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Autore: ALEXIANDRAisMe    24/03/2014    1 recensioni
Tom si diverte molto nelle sue notti brave, è cresciuto e il suo rispetto per le donne è calato notevolmente da quando abita a L.A. Il fratello è rimasto il centro focale che lo guida e con il quale passa gran parte della vita privata e lavorativa.
Bill è sempre più triste di fronte all'apatia del fratello e non approva il suo concetto di “divertimento”. Certo, anche lui è cambiato in quegli anni, acquisendo esperienza e diventando più realista, ma rimane ancora legato al suo principio di Amore.
Anche volendo aiutare Tom, Bill non farà mai niente per allontanare da sé il gemello e forse i primi a rimetterci saranno i due ragazzi che apparentemente sono oscurati da queste due figure di rilievo.
Tra due stati ai capi del mondo, Germania e America, riuscirà la band tedesca a trovare la felicità?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1° Capitolo
 
Sentì dei rumori abbastanza chiari e questo bastò a svegliarmi. Provenivano dalla stanza adiacente alla mia, quella di Tom. Sospirai irritato e mi rigirai nel letto sperando che Morfeo mi riattirasse a sé.
Le urla e i gemiti aumentarono portandomi a essere ormai del tutto sveglio. – Oh, ma dai! – borbottai.
Sfilai, con un gesto stizzoso, il cuscino da sotto il capo per premerlo contro il viso. Era uno scudo contro tutto quel.. rumore –non avevo il coraggio di definirlo in altro modo– e una valvola di sfogo per la rabbia che minacciava di uscire attraverso un basso ringhio.
Dopo un ultimo gemito più acuto, seguito da uno strozzato e roco, il silenzio riprese il suo posto in quella notte caotica.
Conoscendo Tom, anche se si era liberato del suo “cruccio”, non avevo la certezza che fosse ancora finita. Perciò, quando scostai il cuscino da dosso fui molto cauto, per paura che la tortura ricominciasse da lì a poco.
Per fortuna sentì una porta cigolare nell’aprirsi e chiudersi con un tonfo, qualcuno scendeva le scale sbattendo i piedi sul legno che rivestiva il pavimento. Quell’attenzione –nel senso che se ne fregava se faceva casino mentre tutti dormivano e lui no– era tipica di Tom.
Decisi di alzarmi, costringendo anche il mio corpo a svegliarmi, per andare a parlargli e intimargli di piantarla.
Se proprio voleva portarsi a letto qualcuno poteva almeno essere più discreto e non svegliare tutta casa. Mi stupivo che Georg non fosse ancora uscito dalla sua stanza –di fronte alla mia-  lamentandosi del mio caro fratellone.
Gustav invece, nella stanza di fronte a quella di Tom, era sicuramente in pieno stato di coma catatonico e poco gli importava dei rumori molesti che lo circondavano.
Lo aspettai fuori in corridoio, poggiato contro la mia porta. Giù c’erano varie sale per la registrazione e la cucina, sicuramente era lì per rifocillarsi.
Quando risalì le scale con un bicchiere di succo d’arancia in mano e mi vide quasi si spaventò al punto di versare il liquido. – Cavolo ma che ci fai sveglio a quest’ora, Bill! – sussurrò con stupore.
Mi limitai a sollevare un sopracciglio – Era impossibile dormire fino a qualche minuto fa. – mormorai ancora innervosito.
- Perché mi hai appostato? – chiese avvicinandosi e rimanendo in attesa vicino alla porta della sua stanza.
- Come ho detto era impossibile dormire. Se vuoi scopare ogni notte come un animale, prendi una stanza in albergo come fai durante i tour con le groupies e basta con questo casino. – spiegai.
Il rimprovero fu preso con sarcasmo da parte del mio caro fratello, che accolse l’allusione al “casino” con riferimento alle urla che aveva provocato nella ragazza con orgoglio. Sorrise – L’hai sentita?! È stata una favola! –
Sbuffai, decidendo che ero fin troppo stanco per partecipare a una conversazione di quel livello. Alzai una mano, come per dare bandiera bianca e mormorai un – Lascia perdere, Tom. – prima di lasciarlo alla sua compagna di letto e tornare a mia volta in camera.


L’indomani mattina, quando aprì gli occhi, la sveglia indicava già le 10.58 attraverso la luce rossa a led.
Scesi subito di sotto per un bel caffè, sperando di svegliarmi un po’ poiché quando chiudevo gli occhi vedevo ancora stralci del mondo dei sogni.
Al tavolo erano seduti i ragazzi, già vestiti di tutto punto, che discutevano divertiti. Sembravano così riposati.. ma come facevano? Li invidiavo così tanto!
Gustav aveva in mano le bacchette e usava il tavolo come batteria, dando colpetti lievi ma ritmati.
Georg teneva il tempo con le dita e la gamba.
Sorrisi di fronte a quella naturalezza, accorgendomi che a quel quadretto mancava Tom che sicuramente dormiva ancora.
Mi versai in una tazza del caffè caldo –visto che non mancava mai- e mi sedetti al tavolo con un cipiglio severo che m’increspava la fronte –o almeno, è così che m’immaginavo-.
La mia tazza era quasi a metà quando Georg e Gus avevano ormai rinunciato a farmi divertire dopo i primi tentativi andati male di coinvolgermi nelle loro performance mattutine.
Fu proprio allora che il mio gemello arrivò in cucina con gli occhi ancora impastati dal sonno e un sorriso ebete di chi ha chiaramente passato la notte a fare sesso e ne è stato pienamente soddisfatto.
Mentre le occhiaie, che sapevo di avere, erano una chiava prova di quanto poco serena fosse stata per me quella notte.
Tom si avvicinò alla caffettiera trovandola vuota. Si voltò verso di noi, con il sorriso ebete un po’ meno compiaciuto – Niente caffè? –
- È finito. – rispose Georg.
Sentì Tom sbuffare e avvicinarsi a me. Appoggiò le mani sulle mie spalle e si sporse in avanti, con il busto contro la mia schiena, fino ad avere il viso accanto al mio. Osservò il contenuto della tazza – Oh! Bill me lo lasci? Tu ne bevi comunque troppo, dai! – mi pregò, scuotendomi leggermente.
Quel gesto m’innervosì ancora di più, se possibile – No, se lo vuoi, fattelo! – sbottai.
Tom rimase stupito di fronte al tono acido che usai, soprattutto perché era rivolto a lui. Sembrò capire al volo il motivo della mia irritazione, come spesso succedeva, proprio per questo invece di lasciar correre peggiorò la situazione. – Che c’è, fratellino? Non hai dormito bene? Sentivi freddo, tutto solo nel tuo lettino, stanotte? –
Reprimendo la rabbia mi limitai a scrollarmelo di dosso e rialzandomi mi riferì a Gustav e Georg dicendo – Ora che siamo tutti possiamo iniziare con le prove. –
- David aveva detto che eravamo liberi per oggi ed io ho un impegno con la ragazza che sta di sopra nel mio letto! – rispose Tom.
Guardai gli altri, che fino ad ora non avevano aperto bocca, ma erano stati semplici spettatori di quell’insolito battibecco, cercai sostegno nei loro occhi.
Gustav prese la parola – Bill, che ne pensi di andare a fare shopping? –
Sorrisi, quel ragazzo sapeva esattamente quali tasti toccare per farmi tornare il buonumore. – Mi sembra un’ottima idea! Approfittiamo di quest’occasione per rimanere in centro e mangiare in qualche fast-food. Che ne dici Moritz, ti unisci a noi? – chiesi a Georg.
L’interessato ricambiò il sorriso, un po’ amaramente per via del nome che avevo usato per riferirmi a lui –il secondo nome che tanto odiava- e disse – Sai che non rifiuto mai un buon negozio di musica e di elettronica con contorno di cheeseburger e patatine! –


Quella giornata sarebbe stata perfetta.
Dopo un pranzo veloce da un “mordi e fuggi” trascinai Gustav da un camerino all’altro, rifornendo di t-shirt e felpe nuove il suo armadio.
Nel negozio di musica del centro commerciale Georg ed io ispezionammo la zona Rock in cerca di nuovi artisti interessanti.
Solo alla fine mi concessi di comprare un cd per Tom, di un’artista rap americano che si rifaceva molto a Samy-Deluxe –il genere preferito di mio fratello-. Questo sebbene non fossi convinto che se lo meritasse ancora.
Passammo anche parecchio tempo fra i negozi di elettronica, avevo una mezza idea di cambiare il Mac e così cercammo tra i nuovi arrivi qualche articolo utile a darci un’idea per orientarci.
Infine cenammo da McDonald’s, passando il tempo a chiacchierare.
- Come va con Krist? – chiesi a Gustav – E tu? Non ho visto Shelly in giro per casa ultimamente.. – stavolta mi rivolsi a Georg.
Gustav sorrise, mettendomi davanti l’iPhone che stava usando proprio in quel momento. Il display era aperto sull’ultimo sms ricevuto: “Buon appetito! =D Vi state divertendo?”
Sorrisi al mio amico – Molto bene vedo! –
Lui annuì e lanciò uno sguardo a Georg, in attesa che anche lui rispondesse.
- Già, bhè.. non lo so.. immagino bene. – borbottò pensandoci sù.
In realtà non ricordavo di aver visto Georg con il cellulare in mano neanche per un momento quel giorno. Persino io non me n’ero separato, aspettando un qualche sms o chiamata di mio fratello o di mia madre. Corrugai la fronte e chiesi - È successo qualcosa? –
Georg fece una smorfia arricciando il naso e sollevando un angolo della bocca, mi sembrò strano perché lui rispondeva sempre con un sorriso e qualcosa di divertente ad accompagnarlo.
Cercai d’incoraggiarlo – Sai che se c’è qualcosa puoi sempre parlarcene, vero!? –
Lui annuì e in tono risoluto rispose – Sul serio ragazzi, non è niente. È da tanto che stiamo insieme ed è normale che non ci sentiamo più spesso come prima. Però a volte mi sembra che questo dipenda molto dal fatto che negli ultimi tempi ci siamo un po’ allontanati! –
Sgranai gli occhi, stupito da quelle parole – Ma come, quando ci siamo sentiti l’ultima volta mentre stavamo ancora in America parlavate di andare a vivere insieme! –
La verità è che ero sotto shock. Conoscevamo Shelly dagli esordi della nostra carriera, erano passati otto anni e il loro rapporto non aveva mai avuto ripensamenti. Certo gli alti e bassi c’erano per tutti, ma noi vedevamo come Shelly mancasse a Georg durante le tournèe e come lei lo accoglieva con calore e amore al ritorno da queste. Tutti pensavamo davvero che Shelly fosse la Lei Perfetta per Georg –io lo pensavo- e ora, sentir parlare di questa “lontananza” creatasi tra di loro.. mi rattristava trasformando in dubbi tutti i miei pensieri relativi all’Amore.
Georg sorrise accondiscendente di fronte alla mia reazione –ero diventato io quello da consolare?- e disse – Potrei anche sbagliarmi, tutto si risolverà sicuramente vedrai! –
Mi chiesi se ci credeva veramente in quello che diceva; mi risposi che sì, doveva crederci, doveva.
Finita la consumazione, dopo aver pagato, sistemammo per bene cappelli, cappucci, giubbotti a bomber e occhiali da sole –sebbene fuori fosse ormai buio- e uscimmo sperando ancora una volta di passare inosservati.
Dovevamo stare molto attenti a non essere riconosciuti. Era un difetto di essere tornati da poco in Germania dopo una lunga assenza, quello di avere un minimo di vita privata. Prendere subito parte a eventi mondani e televisivi non faceva che peggiorare le cose.
L’autista non tardò ad arrivare e sulla strada di ritorno mi fermai per un attimo a pensare con nostalgia ai mezzi pubblici ormai così estranei alla mia vita. Ricordavo quando ero un ragazzino e nei pomeriggi del fine settimana uscivo con Tom e Andreas, il nostro migliore amico. All’ora l’autobus era il nostro unico mezzo di trasporto..
- Bill, tutto ok? Hai un’espressione.. malinconica.. – disse Gustav.
- Oh.. no. Rivangavo solo vecchi ricordi.. – risposi.
Gustav annuì e con queste ultime parole ci lasciammo alle spalle il centro affollato e caotico di Berlino.

  
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