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Autore: Ally M    25/03/2014    7 recensioni
Pelle candida come la neve, puntellata da piccoli nei che sembravano quasi formare una costellazione e lui come un astronomo la scopriva, accarezzandola con le mani e con le labbra.
Grandi occhi scuri, languidi e tremanti, catturavano i suoi in una morsa talmente forte e stretta da impedirgli di respirare.
“A volte non ti manca il respiro?”

Post Season 3, basato sugli spoiler della Season 4
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Wonderwall's Series'
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III

Come Home

 

 

 

 

Secrets I have held in my heart

Are harder to hide than I thought

Maybe I just wanna be yours

                I Wanna Be Yours, Arctic Monkeys

 

 

 

 

 

 

 

Era tutto il giorno che non riusciva a stare fermo, al punto che la sua iperattività era arrivata a livelli che mai in vita sua aveva sfiorato. L’ansia e il nervosismo gli avevano impedito di dormire quella notte e il mattino lo aveva trovato steso a letto con gli occhi completamente spalancati.

Che senso aveva dormire se loro stavano tornando? Stavano tornando, Scott era vivo e Derek…

Il suo cuore cominciò a battere talmente forte che pensò di essere sull’orlo di un attacco di panico, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, le sue labbra che si stendevano in un piccolo sorriso. Stiles se si concentrava abbastanza poteva sentire sulla propria pelle il tocco di Derek, il suo profumo, le sue labbra e ancora ogni cosa che era successa trentatre notti prima – le aveva contate, perché i numeri erano una certezza per lui in quel momento in cui il suo mondo era nel caos.

Si concesse una piccola fantasia, la stessa da trentaquattro giorni, perché sapeva perfettamente come sarebbe andata, sapeva come il suo cuore avrebbe cominciato a battere più velocemente alla vista di Derek, come l’uomo avrebbe accennato una smorfia e basta – perché Derek non era il tipo da grandi slanci d’affetto in pubblico – ma gli avrebbe fatto capire che era felice di vederlo, che gli era mancato quando a Stiles era mancato lui, più tardi nel loft, da soli perché quando erano soli era tutta un’altra storia.

Avrebbe davvero voluto che gli rispondesse al telefono in quei giorni, era stata davvero dura per Stiles e mille pensieri spiacevoli  avevano preso possesso della sua mente. Il tarlo del dubbio a rodergli il cervello al punto da farsi venire il mal di testa, perché infondo Derek non aveva mai fatto promesse su loro insieme, aveva solo annuito quando lui gli aveva detto che avrebbero parlato al suo ritorno.

Si alzò di scatto a sedere massaggiandosi le tempie. Non voleva dire niente se non si erano sentiti in quei giorni, era solo la paranoia che si faceva sentire nei momenti più inopportuni, ne era certo. Perché era stato bello e importante per Derek quanto lo era stato per lui, ne era certo, doveva smetterla di incasinarsi la testa in quel modo.

Era come se negli ultimi anni, con tutto quello che era successo, non riuscisse ad aspettarsi altro se non una qualche tragedia, perché aveva visto talmente tante cose da dubitare che per tutti loro potesse davvero esserci qualcosa di buono.

Massacri e vite rovinate per sempre. Come poteva nascere qualcosa di buono da tutto quello?

Si infilò sotto la doccia, rabbrividendo a contatto con l’acqua gelida, s’insaponò con cura il corpo, chiedendosi se, nonostante fossero passati tanti giorni, un lupo mannaro potesse sentire ancora l’odore di Derek su di lui. Ricordava fin troppo bene l’imbarazzo che aveva provato quando Peter, qualche giorno dopo la partenza del nipote, aveva schioccato le labbra in un’espressione carica di ironia e divertimento “Che odore curioso, Stilinski” gli aveva fatto l’occhiolino senza aggiungere altro e il volto di Stiles si era acceso di un rosso talmente intenso da far sembrare la sua felpa quasi scolorita, tutto quello sotto lo sguardo confuso e perplesso di Isaac, che poco dopo gli chiese come mai avesse l’odore di Derek addosso.

Chissà se Derek poteva sentire il suo stesso odore su di lui, chissà se quella piccola e semplice cosa poteva strappargli un sorriso.

Controllò il telefono cellulare una volta uscito dalla doccia e vi trovò un messaggio di Lydia, per un solo attimo il suo cuore si era fermato nella speranza che a scrivergli fosse una persona del tutto differente. Stiles era sempre stato ottimista, era quello del piano b, quello che riusciva a vedere sempre il lato migliore di ogni situazione, anche quella più catastrofica.

E anche in quel momento, nonostante la parte più razionale di lui sapesse che Derek era ancora in aereo, lui aveva sperato davvero fosse suo il messaggio. Non vedeva l’ora di vederlo perché sapeva che una volta incrociato il suo sguardo tutti i dubbi che aveva avuto in quei giorni sarebbero scomparsi, perché Derek era sempre stato un tipo silenzioso, ma  il suo sguardo avrebbe parlato per lui e avrebbe pronunciato tutte quelle parole che Stiles agognava da quando era partito.

Sì, sarebbe andata così, ne era certo. Sorrise al suo riflesso prima di cominciare a vestirsi.

 

 

 

 

***

 

 

Cards on the table, we’re both showing hearts

Risking it all, thought it’s hard

All of Me, John Legend

 

 

 

 

L’alba aveva bruciato il cielo, scacciando l’oscurità della notte e trovandoli ancora svegli. Perché dormire se potevano avere tutta quella notte per loro?

La sveglia che Derek aveva puntato cominciò a suonare, prima piano, poi sempre più forte, distraendolo per qualche secondo da quello che aveva provato a fare per tutta la notte. Spense la sveglia prima di tornare ad accarezzare la schiena di Stiles con la lingua, riprendendo a contare tutti i suoi nei.

“Sedici”

Lo sentì ridere per poi muoversi piano e sdraiarsi sulla schiena, cercando le labbra dell’uomo nell’ennesimo bacio di quella notte.

“Ancora?” lo prese in giro, ricevendo in tutta risposta un morso sulla spalla che lo fece ridere ancora di più e Derek provò a ricordare se avesse mai sentito un suono più bello di quello in tutta la sua vita.

Stiles lo baciò più lentamente, le sue mani che correvano lungo il suo petto, scomparendo sotto le lenzuola “Ancora?” domandò nuovamente, anche se la domanda era del tutto differente, la voce più roca e tremante.  Derek fu tentato di dire sì, di mandare tutto al diavolo e di rimanere in quel letto con Stiles, fregandosene di tutto,  di  Scott, i cacciatori e gli Argent, cosa erano queste cose se paragonate alle mani del ragazzo che lentamente si muovevano su di lui, convincendolo a restare?

“Devo andare” pronunciò contro la pelle morbida del collo del ragazzo, inspirando il suo odore, il loro odore perché Stiles non aveva più solo il suo solito odore, sapeva anche un po’ di Derek e di eccitazione, gli girò la testa al punto che ringraziò di essere ancora sdraiato. Era tutto troppo intenso e inebriante, il suo cuore prese a battere più velocemente, sentendo qualcosa di molto simile al terrore stringergli la bocca dello stomaco.

“Devi?” chiese Stiles, alzando una mano per accarezzargli lievemente i capelli, per poi con un dito percorrere il profilo della guancia e del mento. Era tutto troppo intimo, troppo… Derek non riuscì nemmeno a finire di formulare quel pensiero, si scostò lentamente da Stiles, quasi avesse paura che un distacco troppo veloce potesse fargli male fisicamente.

“Devo” ripeté alzandosi dal letto e recuperando una manciata di vestiti. Stiles si mise a sedere, il lenzuolo che gli copriva il grembo, i capelli scompigliati e un’aria un po’ persa. La luce del sole nascente cominciava a farsi spazio nella stanza e la pelle del ragazzo sembrava ancora più chiara e morbida illuminata da quella luce leggera. I grandi occhi castani non perdevano nemmeno un movimento di Derek che stava prendendo alcune cose  prima di chiudersi in bagno.

Si infilò sotto la doccia e per qualche secondo rimase immerso sotto il getto bollente completamente immobile. Che diavolo stava facendo? Nulla di tutto quello che era accaduto era minimamente giusto,  non poteva esserlo perché lui non meritava qualcuno come Stiles. Come poteva essere diventato tutto così intenso nel giro di una notte soltanto? Come poteva la sua pelle già in quel momento urlare per la mancanza del tocco di Stiles? La sua mente era piena di pensieri che si accavallavano l’uno sull’altro, ma non erano fastidiosi perché riguardavano tutti il ragazzo che era ancora nel suo letto.

Scosse il capo, come se solo con quel semplice gesto potesse cancellarli, per poi cominciare a insaponarsi con cura, sfregando con forza dove ancora poteva sentire il tocco di Stiles sulla sua pelle, cercando di cancellarlo.  Non c’era nulla di giusto in tutto quello.

Stiles meritava di meglio: meritava una vita normale, di finire le superiori ed essere ammesso in uno dei college migliori della nazione – perché con un’intelligenza del genere non poteva essere altrimenti – meritava feste fino all’alba in una qualche confraternita, meritava una persona che non lo mettesse in pericolo ogni secondo della sua vita, meritava di meglio di Derek Hale.

Quella gelida consapevolezza gli strinse lo stomaco, una forte nausea a colpirlo, come se il suo corpo si stesse ribellando a quella decisone, come se non potesse concepire il pensiero di allontanare Stiles.

Prese un respiro profondo ed uscì dalla doccia, si asciugò velocemente, lavò i denti e dopo essersi vestito tornò in camera: Stiles si era rannicchiato fra le lenzuola, una manciata di stoffa premuta contro le labbra e il naso, teneva gli occhi chiusi  e Derek era certo che stesse sorridendo, anche se non poteva vedere le sue labbra.

Non appena sentì quei movimenti il ragazzo si alzò di scatto arrossendo vistosamente, Derek non riuscì a trattenere un piccolo sorriso, il suo corpo che continuava a urlare di non fare ciò che si era imposto. “Stavi annusando le lenzuola?” gli domandò mentre si avvicinava al borsone che aveva preparato per il viaggio per controllare di aver preso tutto il necessario.

“C’è il tuo odore” rispose semplicemente con una scrollata di spalle, passandosi poi una mano nei capelli irrimediabilmente scompigliati con fare imbarazzato. “Mi piace il tuo odore” disse ancora piegando il capo e mordendosi la guancia vedendo che Derek non accennava  girarsi verso di lui.

L’uomo a quelle parole rimase fermo immobile, chiuse gli occhi per qualche istante come se stesse cercando di raccogliere le forze,  chiedendosi se in qualche modo Stiles potesse percepire quello che voleva fare e cercasse di rendergli tutto ancora più difficile.

Anche a Derek piaceva l’odore di Stiles, il loft ne era talmente pregno in quel momento che si chiese come avrebbe fatto a respirare dopo avergli detto ciò che doveva.

E’ stata solo la cosa di una notte.

Niente di serio.

Non cambierà niente fra di noi

Quando aveva iniziato a esserci un noi fra lui e Stiles? Quando aveva iniziato a pensare a loro al plurale? Quando avevano smesso di essere Derek e Stiles per essere un noi?

“Tutto bene?” domandò il ragazzo, ancora avvolto fra le lenzuola, le dita che erano andate a torturare la stoffa morbida con nervosismo, sentimento ben diverso da quello che lo aveva costretto a stringerle per tutta la notte appena trascorso.

Derek si girò a guardarlo e fu certo che non ce l’avrebbe fatta. Stiles aveva un’aria stanca ma incredibilmente felice seduto fra le lenzuola, il suo viso arrossato e le labbra ancora gonfie,  i capelli erano un totale casino ma era sconvolgente il modo in cui Derek non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Si limitò ad annuire con un cenno del capo, fece per parlare ma il suono del telefono lo precedette.

“Gli Argent sono qui” gli disse piano mentre Stiles si mordicchiava il labbro e annuiva.

“Parleremo quando tornerai” promise il ragazzino nascondendo uno sbadiglio dietro la mano e sfregandosi gli occhi in modo talmente infantile che all’altro si strinse il cuore. Era una promessa, lo sapeva perfettamente e Derek  ancora meglio sapeva cosa andava fatto, sperò che il viaggio in Sud America lo aiutasse, che passare del tempo lontano da Stiles rendesse tutto più facile.

“D’accordo”

Si guardarono negli occhi per un lungo istante prima che il telefono di Derek riprendesse a suonare.

“Devi andare” gli fece notare Stiles con un piccolo sorriso, l’altro semplicemente annuì, rimanendo immobile come se non riuscisse a fare un passo, continuando a guardare in modo talmente intenso il ragazzo che questo aggrottò le sopracciglia.

“Sei sicuro di stare bene, Derek?”

“Sì, sì, certo” rispose immediatamente, prese a camminare verso la porta e una volta arrivato sulla soglia si girò a fargli un ultimo cenno di saluto con la mano.

“Tornate a casa, tu e Scott”  non era un ordine, era una preghiera, pronunciata piano, ma Stiles sapeva che Derek lo avrebbe sentito.  Semplicemente annuì prima di uscire, chiudendosi la porta alle spalle con un gesto secco.

Avrebbe dovuto baciarlo prima di andare via, fu sul punto di tornare indietro e farlo, ma il suo cervello gli impose di continuare a camminare.

Stiles meritava di meglio.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

"I thought our story was going to be epic, you know, you and me."
"Epic? How?"
"Spanning years and continents, lives ruined, bloodshed - Epic!"
"Ruined lives, bloodshed, do you really think a relationship should be that hard?"
"No one writes song about the ones that come easy."

 

 

 

Erano arrivati a Beacon Hills da mezz’ora quando Derek lo aveva visto entrare in casa. Erano tutti a casa di Scott e Melissa aveva passato buona parte del tempo ad abbracciare e baciare il figlio, Derek aveva pensato che Stiles sarebbe stato il primo ad arrivare, era qualcosa a cui si era preparato per tutte le dodici ore di volo, un momento che aspettava con un’ansia talmente forte che sapeva Scott poteva percepire, al punto che il ragazzo si girò un paio di volte verso di lui guardandolo preoccupato.

Arrivarono Isaac e i gemelli per primi, seguiti a ruota dallo Sceriffo, mentre Stiles, con  Lydia e Peter -  uno strano terzetto che fece corrugare la fronte a Derek per qualche secondo – arrivò dopo trenta fottuti minuti che per l’uomo erano stati l’inferno. Desiderava davvero vederlo, era come un bisogno primordiale, come respirare, qualcosa che persino il lupo dentro di lui reclamava con ferocia, ma d’altra parte sapeva cosa sarebbe successo dopo averlo visto, avrebbero dovuto parlare e non sarebbe stato per nulla piacevole.

Braeden era al suo fianco quando Stiles entrò in salotto e corse ad abbracciare Scott, ma non sentì come Derek aveva trattenuto il respiro, non percepì l’agitazione che prese a scuotergli le membra, impedendogli di rimanere fermo. Quando il suo sguardo incontrò quello di Stiles, così caldo, morbido e felice, il suo cuore si fermò dolorosamente nel petto, leggendo sul suo viso una gioia così pura e luminosa che per un solo attimo pensò di mandare tutto al diavolo, Braeden in primis, e di fregarsene del fatto che avrebbe potuto rendere la vita del ragazzo un inferno.

Fu un pensiero fugace, quanto Braeden gli si stringeva al braccio e gli sussurrava qualcosa all’orecchio, posandogli l’altra mano sul petto. Non sentì quello che la donna gli disse, i suoi sensi erano completamente concentrati su Stiles che a quel gesto aveva corrugato in un’espressione confusa, le labbra leggermente dischiuse e il cuore – Derek lo sentì- che perse un battito.

Fece male da morire, un male d’inferno perché vide lo sguardo del ragazzo offuscarsi per qualche secondo, subito Stiles spostò tutta la sua attenzione su Scott che stava parlando dei Cacciatori che lo avevano tenuto prigioniero, senza più degnare nemmeno di una sola occhiata Derek .

Poteva sentire come il respiro del giovane si era fatto pesante e difficile, come la gola gli si era stretta. Sentiva un male tremendo e per qualche attimo si domandò se fosse il grado di percepire il dolore di Stiles o se quello fosse semplicemente il suo.  In ogni caso doveva parlargli, meritava qualche parola, non il trovarsi davanti al fatto che Derek e Braeden fossero una coppia senza nessuna spiegazione.

Il suo sguardo incontrò quello scettico e vagamente perplesso di Peter  mentre Scott continuava a parlare, aiutato dagli Argent che integravano il racconto del ragazzo con ciò che avevano fatto loro per liberarlo.

Stiles non stava ascoltando, guardava Scott, annuiva a tratti ma la sua mente era lontana anni luce da tutto quello, con la testa era nel loft a quando le mani di Derek erano sui suoi fianchi  e non su quelli di Braeden. Era come se fosse un incubo, non riusciva a capire come mai si trovasse a essere spettatore di Derek con un’altra, ma era certo che non fosse vero, aspettava paziente di svegliarsi nel suo letto. Già sapeva che si sarebbe massaggiato il viso rimproverandosi per essere il solito paranoico, perché quello poteva essere solo un incubo.

Lui ne sapeva qualcosa di incubi, dopo il sacrificio al Nemeton aveva passato mesi in una dimensione onirica talmente variegata ma allo stesso tempo oscura da sapere che i sogni potevano essere vividi quanto la realtà.

Quell’incubo però sembrava terribilmente reale, perché il male che provò quando Braeden si alzò in punta di piedi per baciare Derek, dopo avergli sussurrato qualcosa all’orecchio, era reale abbastanza da togliergli il respiro e fermargli il cuore.

Stiles si morse il labbro e si passò una mano sugli occhi, fingendo stanchezza quando in realtà la sua vista si era appannata. Fece finta di niente e nascose il dolore dietro un sorriso che non sentiva e una battuta  che fece ridere Scott e Isaac mentre Allison e Lydia alzavano gli occhi al cielo.

“Parleremo quando tornerai”

C’era veramente qualcosa di cui parlare? Perché l’unica cosa che Stiles desiderava in quel momento era mettere più distanza possibile fra lui e Derek, lasciarsi tutto alle spalle con la stessa facilità con cui l’altro si lasciava toccare da Braeden.

Derek riuscì a parlare con Stiles solo un’ora più tardi, quando il giovane lo raggiunse nella veranda all’entrata di casa McCall. Braeden era rimasta dentro a scambiare alcune parole con gli Argent prima di andare a casa con Derek e Stiles, a pochi passi da lui, abbastanza vicino che bastava solo muovere un braccio per toccarlo,  lo guardava senza dire una parola, forse aspettando che fosse lui a spiegare tutto, forse sperando che fosse tutto un malinteso, o semplicemente accusandolo con lo sguardo.

“Lo sapevi” pronunciò Derek senza rendersene conto, evitando di guardarlo in faccia perché sapeva che sarebbe bastato solo quello per farlo crollare. “Sapevo cosa?” domandò Stiles a voce bassa e roca, tremante, come le dita che erano andate a stringere il polsino della camicia a quadri che indossava. Tremava Stiles, il dolore era talmente forte da impedirgli di respirare ma non voleva più mostrarsi debole agli occhi di Derek, non poteva, perché sapeva che dopo sarebbe stato ancora peggio.

Mani che gli artigliavano i fianchi, labbra bollenti che non accennavano a lasciare le sue e gli occhi di Derek spalancati fissi sul volto di Stiles, come se non volesse perdersi nulla di lui.

“Io e te” due soggetti distinti, come a voler mettere un muro fra ciò che era stato e quello che poteva essere. “E’ stato un errore, lo sai anche tu”

Si fermò quando il suo sguardo incontrò quello dolorosamente lucido di Stiles, che si morse le labbra a sangue, un singhiozzo in gola pronto ad esplodere ma abbastanza forza ed orgoglio per trattenerlo.

“Derek”  aggrappato alle sue spalle come se da quello dipendesse la sua vita

“Dillo ancora” un ordine, una preghiera

“Un errore” ripeté Stiles, come se solo articolando quelle parole queste potessero avere senso nella sua testa, i suoi piedi senza nemmeno che se ne rendesse conto facevano un passo indietro, allontanandosi da Derek.

Notò quel movimento e l’uomo quasi fu sul punto di fare un passo in avanti, ma si trattenne, continuò a parlare, allontanandolo ancora di più. “Non ci può essere niente fra noi, niente” sapeva quando male provava Stiles in quel momento perché era lo stesso che sentiva anche lui, ma era l’unica cosa che poteva fare. Allontanarlo prima che fosse troppo tardi.

Stiles meritava di più di un’esistenza trascorsa a Beacon Hills a rischiare la vita per lui.

Derek era pronto a qualsiasi reazione, era pronto a prendersi un pugno da parte di Stiles, a sentirsi urlare contro tutta la sua rabbia, qualsiasi cosa, ma non quello, perché il ragazzo rimase fermo immobile, guardandolo con gli occhi pieni di lacrime e il respiro spezzato. Non fece nulla, si limitò a fissarlo, tutte le sue aspettative, le fantasticherie, ogni cosa che aveva reso quel mese sopportabile crollarono su di lui, curvò le spalle e abbassò il capo, tirando su con il naso.

Sti-

“Eccomi, andiamo a casa?”

Braeden rivolse a Derek il più luminoso dei sorrisi, mentre Stiles si passava una mano man sul viso, cercando di cancellare il dolore che sapeva essere sin troppo visibile. L’uomo annuì con un cenno del capo mentre la donna  salutava Stiles e si avviava verso la macchina.

Derek guardò un’ultima volta Stiles, il cuore che faceva talmente male che lo spinse a domandarsi se quella era veramente la scelta giusta, perché non poteva essere giusto tutto quel dolore. Scosse il capo e seguì Braeden verso la Camaro senza voltarsi, lasciando Stiles solo nella veranda.

“A volte non ti manca il respiro?”

Sì, adesso mi manca il respiro.

 

 

And all I want is that you stay, land your hand to me
Oooh, I want show me where it hurts, we'll make ok
Tell me that you'll stay

Silhouette, Active Child feat Ellie Goulding

 

 

 

 

Ed eccoci qui con l’ultima parte, lo so, lo so, è tremenda, lo so, ha fatto malissimo anche a me scriverla, qualche piccola noticina:

-          La storia avrà un seguito, si chiamerà Ripped e sarà di tre o cinque capitoli, devo ancora decidere, ma ci sarà un seguito quindi non odiatemi troppo per questo finale.

-          La citazione all’inizio dell’ultima parte non è una canzone, come avrete notato, ma è un dialogo preso da una delle mie serie preferite di sempre, Veronica Mars, mi è capitato sotto mano per caso e ho pensato “ Cavoli, è perfetto per Derek e Stiles” quindi ecco che l’ho inserito.

 

Grazie a tutti voi che avete seguito la storia, che avete recensito o anche solo l’avete seguita silenziosamente,  spero che vi sia piaciuta quanto a me scriverla e spero di sentirvi ancora con Ripped!

Al prossima!

   
 
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