REGOLE
DEL BRAVO RAGAZZO/A:
1)
Non
si dicono parolacce in
questa settimana, ma in genere finché siamo qui;
2)
Ci
si
deve aiutare tra di noi: se qualcuno non sa fare qualcosa o non ci
riesce…non lo so, qualsiasi cosa
BISOGNA AIUTARCI!;
3)
Fare le pulizie è
un OBBLIGO e come tale va rispettato
e magari non facciamo pulire sempre gli stessi;
4)
Si
deve
mangiare tutto quello che cucina Nicoletta perché ci
potrebbe rimanere male,
visto che spreca la grande maggioranza del tempo in cucina; e poi
pensiamo ai
bambini poveri, che non hanno neanche l’acqua per bere;
5)
Ci
si deve rispettare, bisogna
soprattutto rispettare gli adulti che gentilmente ci hanno
accompagnati: per
qualsiasi permesso o richiesta di uscita bisogna comunicarlo a Don
Marco,
Nicoletta o alle suore. Bisogna tenere pulito e in ordine i locali in
cui
gentilmente ci stanno ospitando le suore di Gubbio;
6)
I
cellulari si usano solo in certi casi, per esempio per telefonare alle
proprie
famiglie. Se vi vediamo con il telefono in mano, per più del
tempo necessario,
allora provvederemo a ritirarlo (può anche succedere che non
vi venga ridato
indietro!);
7)
Si
pregano TUTT I i
ragazzi di non tardare
per i pasti, le preghiere e gli incontri.
*******
ANDREA
“Ohi,
Andrè….ma hai sentito?”
“mmm…ehm, che tu
sei uno stronzo? no, vabbe’, non serviva ascoltarlo, lo
sapevo già!”
“Era una battuta?
No, vabbè ma lo sai che stasera si va in giro per il
paese?”
“L’ho appena letto,
deficiente!”
Ero davanti alla
vetrata della porta d’ingresso e attaccato c’era un
biglietto:
Chi torna DOPO l’’1:00 di
notte, verrà severamente punito!
( non scriverem0 in questa
sede, la punizione perché alcuni di voi potrebbero essere
turbati!)
Riconoscevo
l’inconfondibile calligrafia di Francesca.
“Vabbè, ma che
c’hai?”
“Fatti i cazzi
tuoi!”
Non mi andava di
spifferare a tutti quello che mi passava per la testa, altrimenti
chissà che
avrebbero pensato…
Oggi, 1 gennaio
dell’anno scorso, il più bel capodanno della mia
vita…
“Ciao…”
Quel cappello le stava proprio bene, la
rendeva ancora più bella di come già
è…
“Beh, ci facciamo una passeggiata, prima che
la neve diventi più alta?”
Le parole mi erano uscite così di bocca, non
ci avevo pensato su neanche un millesimo di secondo: probabilmente era
talmente
tanto tempo che aspettavano di uscire, che si sono precipitate da
sole…
Erano quasi le 18:30 e sembrava già notte
fonda…
Io e lei passeggiavamo fianco a fianco, la mia
mano afferrò la sua istintivamente: era fredda come un
ghiacciolo…
“Che mano fredda! Ma i guanti non ce li hai?”
“Li ho dimenticati dentro...”
Arrivammo fino alla piazza principale, dove al
centro c’era un grande albero, addobbato per Natale e sotto
la neve cadeva…
Non c’era nessuno che ci conosceva lì, anzi
non c’era proprio nessuno…
Perché non provarci adesso?
Mi girai verso di lei e mi accorsi che mi
stava guardando, i suoi occhi castani si andarono a incrociare con i
miei…
Fu un attimo e le sue labbra erano sulle mie:
sentì un tepore caldo invadermi dentro, poi come una lama
tagliente, arrivò uno
schiaffo…
“Come ti permetti!” e scappò via,
lasciandomi
lì con l’unico ricordo di quel bacio…
E
poi, eccola… era appena
entrata: aiutava Nicoletta ad apparecchiare per la cena di capodanno.
Sul tavolo
dell’ingresso c’erano già gli scoppi
pronti per quella notte…
Avrei voluto tanto
baciarla lì, davanti a tutti, ma avevo paura. Paura degli
altri, paura di
quello che mi avrebbero detto.
Ieri l’avevo
trovata in lacrime e non mi aveva voluto dire che cosa la turbava.
Non potevo baciarla
di nuovo,però ne avevo una voglia matta…
Chissà se lei
provava le mie stesse sensazioni, oppure non le importava nulla, se
quei due
baci me li aveva dati così tanto per.
Ma non poteva
essere così:perché poi mi avrebbe dovuto
schiaffeggiare al nostro secondo
bacio?
Forse qualcosa le
interessava di me….
Non era per niente
una brutta ragazza, anzi era alquanto carina: capelli mossi che le
arrivavano
sulla schiena, occhi castani e corporatura normale…
“Andrea,
aiutami a portare questo dentro!”
Una voce mi
risvegliò, una voce profonda: era tornato Don Marco, con un
grosso pacco da
portare in casa.
Lo aiutai velocemente,
anche perché fuori faceva un freddo da morire.
“Che cos’è?”
domandai, cercando di sbirciare dentro il pacco.
“Non è per te!” mi
scansò Don Marco.
“Lo so, ma voglio
sapere…”
“E’ per Nicoletta,
stasera lo aprirà..ma non dirlo a nessuno!” mi
sussurrò Don Marco, spazientito.
“E adesso nascondilo di sotto, nel
salone…”
“Agli ordini, capo!
Ma….di sotto non ce la faccio a portarlo solo io:
è troppo pesante!”
“Uff…Francy, aiuta
Andrea a portare quel pacco sotto in salone!”
NO! NO! NO! NO! NO!
Francesca arrivò
dal refettorio, bella come un fiore: aveva uno stile per vestirsi
mozzafiato.
Era così sexy con queste felpe più grandi di
lei…
“Andrè, ti dai una
mossa?”
“Oh, sì!” mi ero di
nuovo incantato,non dovevo.
Portammo il pacco
sotto in salone e…eravamo soli, dovevo cogliere
l’occasione.
“Francy…” la voce
sembrava magicamente amplificata.
Si girò come
l’ultima volta che ci eravamo trovati soli io e
lei…
Mi ritrovai lontano
da lei in un colpo:” Non ci provare mai
più…
E non provare a
dire che io sono un’esibizionista: lo faccio per il tuo bene.
Prova a fare
qualcosa che vuoi veramente tu e non qualcosa che ti fa comodo fare,
perché
fanno tutti o perché non si può
giudicare.”
Anche la sua voce
rimbombava nel salone e poco dopo nella mia testa:” Prova a
fare qualcosa che
vuoi veramente tu…”
Il caldo tepore non
aveva fatto in tempo a entrare dentro di me: questa volta ero veramente
solo…
NOTE DELL'AUTRICE:
Ecco un altro capitolo! Lo so, ve l'avevo
promesso che avrei pubblicato subito subito, ma veramente non ho potuto!
Potrete mai perdonarmi? Comunque sempre ringrazio coloro che sono
arrivati addirittura a questo capitolo, che hanno letto tutta la storia.
Come vi sembra?
Un bacio, ElenSofy