"Edward, EDWARD!" Anche se nessuno, nessuno tranne Edward, la
sentiva Alice Cullen urlava.
"Scusa Calista, posso andare un secondo a salutare i miei
fratelli che sono appena arrivati?" Chiese gentilmente il vampiro
alla ragazza.
"Oh, certo, li ho notati!" Disse sorridendo. "Comunque ti chiedo
scusa, ma io ora devo proprio andare, domani devo partire per andare
dai miei cugini e quindi devo andare a letto presto. Ci vediamo
lunedì a scuola allora…" Concluse dispiaciuta.
"Va benissimo, non c’è problema. Grazie per avermi fatto da
guida! A lunedì." La salutò e si precipitò verso i fratelli che
stavano leggermente attirando l’attenzione degli abitanti di
Forks.
Alice si precipitò su Edward lasciando bruscamente la mano del
suo amato Jasper che sbuffò.
"Edward, su vieni con me dove nessuno ci può sentire. Parleremo
dopo agli altri."
I due fratelli si appartarono lontani da occhi indiscreti, sotto
una quercia.
"Edward ho visto Victoria che si aggira sul confine tra il nostro
territorio e quello di La Push. Nient’altro.
Secondo me c’è lei sotto a questa storia…" Spiegò angosciata.
"Ma perché adesso? Credi che Gellert sia uno dei suoi
compagni?"
"Non so Edward, ma lei era sola, non ho visto nessun altro."
"Forse hanno un piano e se lo stanno dividendo. Victoria è
esperta."
"Questo Ed non lo so, so solo una cosa."
"Ovvero?"
"Devi andare a La Push."
* * *
Dopo averne accuratamente parlato con Carlisle,
Edward si precipitò a La Push. Sapeva di non poter attraversare il
confine, ma era per una giusta causa dato che aveva perso i contatti
con i nuovi cani della riserva.
Sapeva che, per chiarire alcune cose doveva andare
a La Push. Infondo quello era sempre stato il luogo dei misteri,
delle vere leggende, dell’antichità, di un inizio.
Con la sua mercedes attraversò il confine proprio
quella domenica, nel primo pomeriggio.
Bastarono pochi metri di tragitto per trovarsi di
fronte un ragazzo quileute, simile a tutti gli altri, alto,
muscoloso e con corti capelli neri.
"Non sei gradito qui, succhiasangue." Lo avvertì
minacciosamente il giovane.
"Questo lo so, cane. Ma devo parlare urgentemente
con Jacob Black."
"Cosa ti fa pensare che questo sia un buon motivo
per attraversare il confine?"
"Nulla, ma devo parlare con Black. E’ urgente."
Il ragazzo lo squadrò e infine disse: "Ok,
sanguisuga, aspetta un attimo."
E sparì tra gli alberi.
Tornò dopo pochi minuti con i pantaloni strappati,
senza maglia e a piedi nudi.
"Vieni, ti porto a casa del vecchio Black. Per
questa volta, solo questa, sei autorizzato."
* * *
Edward si trovò di fronte ad una vecchia casa
circondata da una veranda.
Gli venne subito in mente Bella, se la immaginava
lì con Jacob a parlare. Infondo per Bella era diventata una seconda
casa.
Fu scortato alla porta dal giovane, non fecero
nemmeno in tempo a bussare che un uomo molto vecchio aprì la porta.
Era lo stesso vecchio che c’era alla festa di Forks. Aveva un aria
infastidita, ma nello stesso tempo affranta.
Jacob Black.
Quello che era stato il licantropo migliore amico
della ragazza che amava.
"Edward"
"Jacob"
"Rees, grazie, ora puoi andare, non c’è problema."
Disse il vecchio al ragazzo.
"I succhiasangue che bazzicano a La Push! Dove
andremo a finire…" Brontolò Rees voltandosi e sparendo lungo la
strada.
"Entra Edward e dì chiaramente perché sei qui." Lo
invitò sbrigativamente.
Edward varcò la soglia e non si sorprese più di
tanto nel vedere i muri tappezzati di dipinti di lupi e di foto di
Bella diciassettenne. C’era anche la stessa del diploma che aveva
trovato a Casa Swan.
Dopo essersi seduto su una sedia del
soggiorno,Edward dichiarò: " Sono qua per sapere qualcosa su Bella,
qualsiasi cosa. Dimmi tutto quello che è successo dopo che me ne
sono andato."
"Non t’interessava così tanto quando l’hai
lasciata, vero?" Fece un ghigno amaro. "Lo stesso giorno in cui te
ne sei andato Sam trovò Bella a notte fonda nel bosco. A quanto pare
si era persa cercando di seguirti. Era praticamente priva di sensi,
ma continuava a ripetere se n’è andato, se n’è
andato…L’ho vista nella mente di Sam e ti assicuro che non era
un bello spettacolo, era ridotta così male…" Abbassò gli occhi.
"Lo capisco." Proferì Edward con voce strozzata dal
dolore.
Jacob Black ricordava a perfezione quel momento,
nitido nella sua mente e Edward poteva vederlo con la stessa
intensità.
Si odiò in quel momento, si accorse veramente di
ciò che aveva fatto.
Jacob sbuffò. "Per quattro mesi non faceva altro
che andare a scuola e stare in casa. Aveva perso tutti gli amici di
scuola, tutti. Sembrava morta, morta dentro. La tristezza, la
disperazione l’aveva spezzata. Me lo diceva sempre…Vedi, Jack,
quando perdi la cosa più importante che hai e sai che non tornerà,
non riesci ad annegare nelle lacrime perché infondo la tristezza non
è così. La tristezza è dura, ti brucia dentro, non ti fa piangere,
ti spinge ad odiare te stesso. E anche se continui a respirare, ad
andare avanti, a mangiare, ad alzarti ogni mattina, in realtà sei
morto.
Bella si odiava, credo non si sentisse alla tua
altezza " Fece una pausa.
"Poi un giorno aprii la porta di casa e magia. Era
lì, tutta eccitata. Mi aveva portato due vecchie moto da riparare.
La vedevo viva, capisci? Il suo aspetto non era ancora del
tutto umano, ma in quel preciso instante lo capii. Io ero il
suo angelo.
Dovevo farla rinascere.
Iniziò a frequentare La Push ogni giorno. Poi un
giorno io diventai licantropo e lei mi accettò. Pensavo mi avrebbe
visto con occhi diversi, che mi avesse visto come un mostro…ma lei
rimase la stessa. Fece subito amicizia con il gruppo, con Emily, la
fidanzata e, successivamente, moglie di Sam.
Ero felice e anche lei lo era.
Ero innamorato, Edward. L’amavo davvero.
Ma spesso quando si ama troppo non si è del tutto
ricambiati.
Era in bilico su un filo sospeso tra due realtà,
quella dei vampiri e quella dei licantropi, quella del passato e
quella del futuro.
Non capivo come potesse preferire il freddo al
caldo.
Diceva sempre che ero il suo sole, la sua
aria che portava via le nuvole che coprivano il suo cielo. Ma
sai, con le nuvole potevo farcela…ma non potevo far nulla contro
un’eclissi.
Io ero qualcosa di puro per lei…tu eri la sua
droga, senza te non viveva.
Charlie mi raccontava sempre che di notte la
sentiva urlare. Inizialmente correva in camera sua e la trovava a
piangere, poi, dopo un po’ ha smesso di andare a vedere se stava
bene. Povero Charlie."
Edward ascoltava ogni piccola parola che Jacob
diceva. Sentiva l’amore nelle sue frasi, ricordava ogni cosa alla
perfezione, ogni singola cosa, come lui.
Era vero, pensò il vampiro, lui era puro, lui era
ciò che Bella avrebbe dovuto avere fin dall’inizio…se lui non ci
fosse stato forse Bella e Jacob si sarebbero innamorati.
Edward sentì il senso di colpa percorrere il suo
corpo freddo come un brivido bollente.
Aveva rovinato la vita di due persone.
"Era come una di noi. Emily la adorava, tutti le
volevano bene. Era bellissimo tornare dai controlli del territorio
con tutti gli altri e trovarla in cucina con Emily che preparava da
mangiare per il branco. Era davvero brava. Ogni tanto, di notte, ci
recavamo sulla spiaggia a fare i falò e mangiare carne alla
griglia.
Diceva sempre che mangiavo come un bue, che non
avevo fondo.
Quando eravamo stanchi e non avevo niente da fare
con il gruppo, invece, mi aiutava con i compiti oppure ci dedicavamo
all’escursionismo. Cercava una radura, non so per quale motivo, ma
diceva che per lei era speciale. La trovammo un giorno e l’unica
cosa che disse fu: beh, non è così speciale oggi… ero sicuro
che centrassi tu, ma non le chiesi niente."
Edward se la immaginava, la poteva vedere
attraverso Jacob.
Bella con il grembiule, in cucina con un essere
umano, con questa Emily, che cucinava e preparava la tavola per
quella che era diventata la sua famiglia adottiva.
Quella era la vita che si meritava.
"Il tuo nome era tabù per lei. Se in un discorso
venivi fuori tu si rabbuiava come non mai e non mi piaceva vederla
triste…e poi avrei dovuto ricominciare tutto da capo."
Edward lo fissò con intensità.
"E…la leggenda?" gli chiese.
Jacob sorrise.
"In parte è vera. Si diplomò con il massimo dei
voti e da quel giorno non volle più vedere né parlare con
nessuno.
La pregai, la scongiurai di dirmi cos’aveva, ma si
rifiutava di vedermi.
Non capii mai pienamente perché fece così. Un
giorno, una sera di luglio, Charlie mi telefonò chiedendomi se Bella
si era fermata a La Push, ma da me non c’era. Tutto il branco fu a
Casa Swan dieci minuti dopo. Setacciammo i boschi, tutti, ma di lei
nemmeno l’ombra. Da quella sera aspettai tutte le sere, al limite
del bosco, il suo ritorno, ma non la vidi più.
E’ tutta colpa tua se se n’è andata." Concluse.
"Ascolta, in quei giorni c’erano vampiri a Forks?"
Domandò Edward con ansia.
"Da quando ve ne siete andati di tanto in tanto i
vampiri passano da qua senza timori. Non ci hanno mai dato motivi di
attaccarli."
"Perché dici che è colpa mia, Jacob?"
"Sei arrivato nella sua vita come un fulmine a ciel
sereno. Dal primo istante che ti ha visto lei si è innamorata
pazzamente di te. Anche quando l’hai lasciata lei non ti ha mai
odiato, diamine, odiava se stessa, ti rendi conto?
Se tu l’avessi lasciata in pace da subito e non
dopo un anno, lei non se ne sarebbe mai andata e sarebbe stata con
me tutta la vita.
Se mi avesse amato del tutto, oggi avresti trovato
i nostri figli qua. Il mio amore verso di lei non era dovuto a
nessun imprinting. Sai, alcune persone brillano agli occhi di
altre, non ti so dire perché lei brillava ai miei.
Ma io non ebbi mai alcun imprinting con
nessun’altra. I miei occhi erano ciechi, vedevo solo lei, anche
quando scomparve."
Concluse il vecchio mentre una lacrima scendeva
lenta sulla sua guancia.
Edward lo fissò negli occhi. Gli sembrò di vederla
sorridere dentro di essi.
Jacob sarebbe dovuto essere il suo grande amore,
non lui.
Se n’era andato per salvarla, ma aveva rovinato
tutto.
"Perché credi che se ne sia andata dopo il diploma?
E perché non voleva più vedervi?"
"Vedi, credo che Bella, prima o poi, si aspettasse
il tuo ritorno. Charlie voleva che lei tornasse con sua madre, per
distrarla. Ma lei, per quanto volesse bene alla madre, non lo fece.
Poi, secondo le mie ipotesi, decise di andarsene.
Ma non voleva gli addii, lei li odiava.
Secondo me si isolò per pensare poi se ne andò. Non
tornò più e se lo fece non venne da me. Credo per evitare di
riaprire le ferite.
Come forse hai fatto anche tu."
Edward si alzò.
"Ora è meglio che vada, grazie Jacob." Parlò con la
voce carica di tristezza.
"Ciao Edward."
Il vampiro si alzò e voltò le spalle al
vecchio.
"Un ultima cosa." Disse quest’ultimo.
"Se ti chiedi se provo odio nei tuoi confronti la
mia risposta al momento è no. Ti ho odiato abbastanza e ho capito.
Ho capito che anche se Bella fosse rimasta, avrebbe continuato a
soffrire."
"Jacob, sei sicuro che non sia stata rapita?"
"Non credo."
Con lunghi passi affrettati, ma di una grazia
immensa, il vampiro se ne andò.
* * *
Edward Cullen varcò la soglia di casa e tutta la
famiglia era seduta sul divano ad aspettare il suo arrivo.
"Vieni qui e dicci tutto" Cominciò subito
Carlisle.
Edward raccontò tutto.
"C’è qualcosa che non mi torna." Disse subito
Emmet. "Per prima cosa non ce la vedo Bella a girare il mondo.
Secondo, Bella non avrebbe mai abbandonato così
tutte le persone che amava."
"Io l’ho abbandonata anche se l’amavo." Intervenne
Edward
"Secondo me centra Victoria."
"Probabile. Ma non capisco cosa ci fa Victoria qui
adesso."
"Alice, hai più visto quel Gellert?" Domandò
Carlisle.
"No, non ci riesco diamine, non vedo niente di
niente…non so perché…" Rispose Alice con voce isterica.
"Fa niente, davvero. E invece, Victoria?"
"La vedo sempre sul confine tra il nostro
territorio e quello di La Push e nient’altro. Mi dispiace, non so
perché non riesco a vedere cosa fa a La Push."
"Allora cosa facciamo?" Chiese Rosalie
annoiata.
"Jasper, sono d’accordo con te" Sorrise Edward.
"Ci rendete partecipi?" Li interpellò con un po’ di
stizza la sorella bionda.
"Jasper ha il compito di trovare una
strategia." Le rispose Edward.
"Allora sì che siamo fregati."
* * *
Quel lunedì fu piovoso, come del resto quasi tutti
gli altri giorni.
A scuola, durante inglese, Edward e Alice si
sedettero vicini e si aggiunse anche Calista. Parlarono del più e
del meno come si fa con i normali compagni di classe. Gli stava
anche simpatica.
Intanto Rosalie stava creando un po’ di problemi
nell’istituto.
Quella mattina aveva fatto la sua entrata in scena
con l’ultimo completo di Calvin Klein e le ragazze, ex ragazze, più
belle della scuola avevano avuto una crisi di inferiorità,
maledicendola con tutte le sciagure possibili, non essendo a
conoscenza della sua immortalità.
Subito dopo scuola, invece, - mentre i ragazzi
della famiglia Cullen discutevano nel parcheggio dell’eventualità di
comprare una moto – un ragazzo si avvicinò a Rosalie.
Edward ridacchiò tra se e se.
"Che c’è? La nuova onda non ti piace?" Gli domandò
Jasper.
"Nono. La nuova onda può andare…"
Con passo lento e armonioso due secondi dopo Alice
era affianco a loro.
Emmet la guardò. "Dov’è Rose?"
"Emmh…beh sta parlando con…con un ragazzo." Spiegò
cautamente Alice.
"COSA??? Non ho capito bene…ripeti."
"Sta parlando con un ragazzo a un metro di
distanza, stai tranquillo." Gli ripetè la sorella.
"Tranquillo? Un metro? Avevo messo ben in chiaro
che i metri dovevano essere almeno DUE!"
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
* * * * * * * * *
Eccomi con il terzo capitolo! L’ho scritto in
questi due giorni, un po’ di fretta! Avrei voluto mettere
direttamente anche il 4 (l’ho appena iniziato), ma preferisco
metterlo più avanti perché devo ancora pensarci bene. ^^
Spero che questo non vi sia sembrato noioso
rispetto ai primi due per via dei racconti di Jacob (si l’ho so,
molte frasi le ho un po’ copiate dai libri…sorry).
Vi dico il nome del prossimo capitolo, tanto per
mettervi un po’ di curiosità…"