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Autore: alexis_92    26/03/2014    1 recensioni
Sono stata abbandonata.
Tutti mi hanno abbandonata.
La storia di una Doremi diversa da come la conosciamo... spero vi piaccia =)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 3

 

Due occhi mi fissavano increduli dall'ultima fila. Un ragazzo che conoscevo fin troppo bene mi fissava in piedi davanti a tutta la classe.

Tutte le emozioni che avevo seppellito in me mi travolsero in pieno come un uragano.

“Voglio andarmene. Non voglio restare qui” pensai.

“Signorina Harukaze vedo dalla sua scheda che lei ha già vissuto qui a Misora quindi sicuramente conoscerà qualche studente in questa scuola. Ci sono dei suoi vecchi amici in questa classe?” mi chiese la professoressa Fujika.

“Amici. Io non ho amici qui a Misora” pensai tra me e me.

Quegli occhi mi stavano ancora fissando, in attesa di una mia risposta.

“No professoressa. In questa classe non ci sono miei amici” dissi.

Notai lo sguardo deluso della persona in ultima fila ma non me ne importava.

“Ah peccato. Beh mi raccomando ragazzi aiutate la vostra nuova compagna ad adattarsi nella nostra scuola. Vediamo puoi andarti a sedere in terzultima fila. Vicino alla finestra c'è un banco vuoto”

“Grazie” e andai a sedermi al mio posto.

La professoressa continuò la sua lezione ed io non prestai molta attenzione, anche perché l'argomento che stava spiegando lo avevo già studiato nella vecchia scuola.

Passai l'ora a guardare fuori, senza fare caso alla persona in fondo all'aula che continuava a fissarmi.

Nelle ore successive alcuni miei compagni di classe si presentarono e parlarono un po' con me. Sembravano simpatici ma da tempo avevo deciso di non legarmi più a nessuno. Non volevo più stare male.

Arrivata l'ora di pranzo venni obbligata a mangiare con la mia classe. Non so perché ma tutti erano super curiosi, volevano sapere tutto di me e mi tempestavano di domande.

“Doremì da quanto tempo ti sei trasferita qui a Misora?” mi chiese una ragazza che se avevo capito bene si chiamava Chika.

“Due giorni”

“La prof ha detto che hai già vissuto qui vero?”

“Si vero. Sono nata qui e ho vissuto qui fino a due anni fa”

“Come mai ti sei dovuta trasferire? Per il lavoro dei tuoi genitori?”

Tutti mi fissavano attendendo che rispondessi. Al diavolo la loro curiosità.

“Sono fatti miei se non vi dispiace. Ora scusate ma devo uscire un attimo”

Avevo bisogno d'aria.

Sapevo che i miei compagni ci erano rimasti male per la mia risposta, lo avevo visto nei loro volti.

Arrivai alla terrazza e finalmente ripresi a respirare in maniera normale.

Era una bella giornata e dalla terrazza si vedeva tutta Misora.

Mi appoggiai alla ringhiera e mi misi a fissare le nuvole.

Da piccola mi piaceva guardare il cielo e indovinare che forme avevano le nuvole.

Sentii la porta della terrazza aprirsi. Una persona si stava dirigendo verso di me. Non avevo bisogno di vedere chi era, lo sapevo già.

“Se hai finito di fissarmi, ora puoi anche andartene” gli dissi.

“Doremì..”

“ Vedo che ti ricordi il mio nome, Tetsuya. Sono colpita, davvero” dissi in modo sprezzante.

Ogni mia parola voleva ferirlo e dal suo sguardo capii che ci stavo riuscendo.

“Sei tornata”

“Si ma non per mia scelta. Odio tutto di questa città”

“Ma che ti prende Doremì? Smettila di trattarmi così. In classe hai addirittura fatto finta di non conoscermi! Sono due anni che non ci vediamo e questo è quello che vuoi dirmi?”

Mi voltai a guardarlo. Era diventato più alto e muscoloso di come me lo ricordavo. Era diventato un bel ragazzo ma quello che mi colpì furono i suoi occhi. Quelli erano inconfondibili.

Mi avvicinai a lui a tal punto che riuscivo a sentire il suo profumo.

“Per me tu non esisti Tetsuya. Non sono più la Doremì ingenua e credulona che conoscevi. Non mi importa più quello che pensi o dici già da molto tempo.”

“Ma che diavolo dici?- alzando la voce- Eravamo tutti preoccupati per te, le tue amiche, io e gli altri. Sei sparita all'improvviso e non abbiamo più saputo niente di te. E ora sei ricomparsa dal nulla e non vuoi neanche darci una spiegazione??”

Mentre me ne stavo andando, mi afferrò per un braccio e mi voltò verso di lui.

“Doremì, parlami dannazione!”

Senza rendermene conto il mio corpo reagì inconsapevolmente.

In un'unica mossa mi ero liberata dalla stretta di Tetsuya e lo avevo spinto a terra.

Mi resi conto di tremare e non volevo darlo a vedere.

Nella mia mente comparvero immagini confuse. Mani che mi afferravano, dolore, urla.

La testa mi stava scoppiando. “No non voglio ricordare!” ripetevo a me stessa.

“Doremì.. che hai? Che ti succede?”

Si stava avvicinando a me.

“NON TI AVVICINARE! - urlai – vattene!”

Lo vidi sconvolto e confuso.

“Mah..”

“VATTENE HO DETTO!”

Lui, sconvolto, non se lo fece ripetere e corse via.

Crollai a terra, stringendomi in un triste abbraccio. Continuavo a tremare ed il respiro si era fatto affannoso.

Non era la prima volta che mi succedeva. Erano attacchi di panico. Ormai facevano parte della mia vita ma negli ultimi tempi erano scomparsi.

Odiavo sentirmi così vulnerabile davanti agli altri.

Avevo imparato a difendermi dall'esterno, avevo addirittura imparato a difendermi ma era bastata una mano per far tornare tutto a galla.

“Non dovevo tornare a Misora” pensai.

Non volevo affrontare di nuovo tutto da capo. Non ne avevo le forze.

 

Quando suonò la campanella, diversi minuti dopo, stavo meglio. Non tremavo più e potevo tornare in aula.

I miei compagni non dissero niente della conversazione di prima e Tetsuya non si presentò in classe per il resto della giornata.

Finite le lezioni, presi le mie cose e me ne andai dall'aula. Dovevo ancora trovarmi un lavoro e comprarmi da mangiare.

All'uscita di scuola, però, c'era qualcuno che mi aspettava.

Eccole lì: ci mancavano solo loro. Le mie “amiche”.

Non avevo tempo da perdere anche con loro e per questo le oltrepassai.

“Doremì aspettaci!” disse Melody.

“Doremì!” urlarono le altre ma io ero già lontana.

Ero stanca, decisi di fare la spesa e tornare a casa. Avrei cercato un lavoro il giorno dopo.

Appena arrivata a casa buttai la cartella a terra e mi buttai sul letto. Non cenai neanche. Presi una foto da sotto al cuscino.

“Mi mancate” dissi e mi addormentai stringendo a me quella fotografia.




Ciao a tutti!
Volevo solo ringraziare tutti quelli che mi stanno scrivendo, facendomi sapere cosa pensano della storia etc..
Spero che anche questo capitolo non vi deluda!
A presto,

Alexis_92

  
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