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Autore: Katara Hira    26/03/2014    3 recensioni
-dai lo sai che quella professoressa ti odia…E’ già tanto no?-
-si, ma io ci ho lavorato tutto sabato su questo dannato paesaggio…guarda sembra una foto!-
-delusa vero?- una voce maschile richiamò l’attenzione delle due ragazze e le fece girare. Il foglio cadde di mano ad Aurora che osservava con gli occhi sgranati la figura di quello che pareva un grosso insetto gigante con sembianze vagamente umane. La ragazza tirò la manica della sua amica anche lei incredula.
-ila, dimmi che lo vedi anche tu…-
Ilaria annuì troppo sconvolta per rispondere
-allora dammi un pizzicotto per dimostrarmi che non sto sognando- un dolore al braccio destro le fece capire che quella era la realtà.
L’insetto gigante continuò- anche io sono deluso, quando mi avevano detto che mi aveva riportato in vita una strega e che sarei stato trasportato davanti alla sua scuola avevo pensato come minimo ad una professoressa. Invece mi ritrovo ad avere a che fare con una ragazzina con una scarsa vena artistica.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Cell
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un fulmine illuminò il nero delle nuvole che si erano riunite oscurando il cielo rendendo l’atmosfera del bosco cupa e tenebrosa come se fosse notte. Gli animali, guidati dal loro istinto, corsero a nascondersi  tra le rocce, negli incavi degli alberi o in qualsiasi altro posto che potesse risultare un rifugio sicuro. Un silenzio assordante precedette il rombo dell’apparizione di un enorme figura che sovrastava in tutta la sua immensità le cime degli alberi. Più in basso, avvolto dalla luce di sette sfere arancioni si trovava l’androide perfetto che, impassibile, osservava il mostro da lui chiamato. Era passato un mese da quando era riuscito a tornare nella sua dimensione attraverso un portale magico. Un mese trascorso nel cercare di tenere la sua aura a zero così da non poter essere rintracciato dai suoi vecchi nemici e compiere la sua missione liberamente: riuscire a radunare le sette sfere che ora si trovavano ai suoi piedi. L’immortalità, l’immortalità era quello che desiderava, e continuava a ripetersi questo suo obiettivo, come una sorta di cantilena, da trentuno giorni. Solo in quel modo avrebbe potuto ottenere la vendetta che tanto desiderava. Avrebbe potuto trucidare gli avversari che in maniera tanto sleale lo avevano ucciso e disonorato. Del dominio della Terra non gli interessava più niente già da molto tempo. Vedeva quel pianeta solo come una ripugnante sfera di fango, abitata da ripugnanti esseri che vivevano vite ancora più ripugnanti. Eppure, non riusciva a smettere di pensare a quei giorni che aveva trascorso in compagnia di quella ragazzina che lo aveva catapultato in una realtà totalmente diversa dalla sua. Non che in quella in cui si trovava in quel momento si sentisse a suo agio, si sentiva diverso e superiore ovunque si trovasse, però almeno era basata su cose che conosceva bene.
-Mi hai evocato…esprimi un desiderio.- il ruggito del drago Shenron riecheggiò in tutto il bosco spaventando ancora di più la fauna presente. I guerrieri Z, pensò Cell, si dovevo essere già messi in viaggio per scoprire chi avesse evocato le sfere del drago. Gli conveniva affrettarsi. Ma le sue mascelle si erano quasi incollate quando aveva udito quella domanda. Un desiderio gli sembrava troppo poco in quel momento, ma non riusciva a capire il perché. Desiderava una sola cosa, voleva una sola cosa, pretendeva una sola cosa… L’immortalità, si ripeté ancora una volta mentalmente, chiedi l’immortalità. Ma quel suo pensiero trovava ancora difficoltà a trasformarsi in un suono. E se non fosse stato davvero quello il suo desiderio? I suoi pensieri tornarono ad Aurora, ma poi un colpo di tosse del drago li interruppe bruscamente. Scosse la testa per liberarsene. No, io la odio…non la voglio più sentire, non la voglio più vedere. È solo una stupida ragazzina! Strinse i pugni e si rimproverò per tutto quel tempo che aveva perso inutilmente.
-L’immortalità…- disse abbassando lo sguardo sulle sfere che emanavano ancora quel bagliore arancio- l’immortalità.-
Il campanello suonò e Aurora chiuse ben volentieri il pesante libro in pelle marrone consumata sul quale spiccava una dorata epsilon greca maiuscola. Si diresse alla porta e la aprì sorridendo alla ragazza che si trovava dinnanzi a lei:-Sei in ritardo…come al solito-
-colpa di mia madre- rispose Ilaria- come al solito-
-dai entra- le due ragazze si diressero in camera.
-uhm…che incantesimi stavi facendo?- la nuova arrivata aprì il libro alla pagina  in cui Aurora aveva lasciato il segnalibro- incantesimi di trasfigurazione- continuò recitando quanto stava scritto- come trasformare un orologio in un canarino-
-divertente, eh?- ironizzò la streghetta.
-un vero spasso…-commentò l’altra aggrottando la fronte-ma mi chiedo che te ne fai di un canarino…non sarebbe più utile il contrario? Insomma…non sai che ore sono e trasformi il primo piccione che incontri per strada in un orologio da taschino, sarebbe comodo-
-sei incorreggibile sai?- replicò l’altra scuotendo la testa.
-forse…comunque dov’è questo famoso canarino?- disse Ilaria guardandosi intorno facendo finta di essere alla ricerca del volatile.
-non l’ho ancora fatto l’incantesimo-
-ti manca un orologio per caso?-
-dai smettila di prendere in giro la magia- la rimproverò Aurora guardandola male-insomma tua madre è una strega dovresti portare rispetto…-
-già…mi sembra davvero incredibile che non sia solo una truffatrice. Ma tu mi sapresti leggere il fondo di una tazza di the?- disse allegramente Ilaria prima di notare che un velo d tristezza era calato sul volto della sua amica-ehi, scusa…se non sai leggere il…-
-non è quello che pensi tu!- la interruppe l’altra. Doveva smettere di ricondurre ogni minima cosa a lui…anche se il the era la sua bevanda preferita. –comunque, non lo so se si può fare davvero- rispose per scacciare quel pensiero dalla testa- la cosa con il the intendo.-
Qual era la sensazione per l’immortalità? Nessuna: non si sentiva né più forte, né più resistente, né più divino…solo arrabbiato, molto arrabbiato. Da quando aveva espresso quel desiderio un odio profono gli aveva attanagliato le viscere, e ora che volava verso Gohan a tutta velocità non vedeva l’ora di scaricare su di lui tutta la sua ira. Quando lo vide, mentre si nascondeva dietro ad un albero, quasi non lo riconobbe. Era cresciuto molto dall’ultima volta che si erano incontrati. Si era fatto più alto, più robusto, aveva i capelli più corti e l’aspetto di un adolescente. Era rimasto così tanto tempo negli inferi? La mancanza della notte e del giorno non gli permettevano di determinare il tempo che passava con chiarezza, ma non si sarebbe mai aspettato di trovare un Gohan con quell’aspetto. Ma poco gli doveva importare di futili anni ora che aveva l’immortalità davanti.
Stava riflettendo sulle parole da usare per la sua entrata in scena quando una voce femminile destò la sua attenzione:- Gohan, guarda! Ci sto riuscendo-
Una ragazza dai capelli neri legati in due codini avanzava molto lentamente e con poca sicurezza volando a qualche metro da terra.
-bravissima, Videl!- le rispose il ragazzo incitandola con un applauso.
Sembrava felice. Cell non aveva mai visto quell’espressione di felicità sul volto di Gohan. Rabbia, paura, preoccupazione, sconforto…ma mai felicità. Ma ad un’osservazione più attenta capì che non si trattava di semplice felicità. Era qualcosa di più. Cell restò a guardare il volto del ragazzo con attenzione per capirci di più. Quell’espressione gli era familiare…l’aveva già vista, ma dove?
Gohan volò incontro a Videl e la prese in braccio stringendola. Un’immagine gli balenò in mente. Quello sguardo così perso era stato rivolto anche a lui  da qualcuno, o meglio, da una ragazza. E quella Videl a cui Gohan rivolgeva un tale sguardo sembrava dover essere molto fortunata. Era stato fortunato anche lui? Solo allora riconobbe l’espressione che era dipinta sul volto di Gohan. Non era solo felicità, era amore. Diede le spalle al tronco dell’albero e si lasciò cadere a terra. Non erano né Gohan, né l’immortalità le cause della sua rabbia. Ho sbagliato desiderio…
-questo libro te lo ha dato mia madre?- chiese Ilaria curiosa
-e chi altri, se no?-
- secondo te io ho ereditato le abilità magiche di mammina?- continuò speranzosa.
Aurora scosse la testa-ho i miei dubbi-
-beh se non proviamo non lo sapremo mai!- Ilaria prese un mazzo di carte che si trovava su uno scaffale, mischiandole, e poi rivolgendosi all’amica disse-su, scegline una e concentrati-
La strega si concentrò sul tre di bastoni non nascondendo la sua diffidenza, poi ad un suo cenno l’altra mischiò le carte nuovamente prima di estrarre il sette di denari- è questa la carta che hai scelto?- chiese ammiccando.
-direi proprio di no- rispose Aurora ridacchiando.
-ah…beh fammi vedere che altri incantesimi ci sono- e detto ciò, senza aspettare il permesso, iniziò a sfogliare le pagine del vecchio libro. Una sembrò attirare particolarmente la sua attenzione e dopo averla fissata per qualche istante rivolse il libro verso l’amica. -È questo l’incantesimo che ha usato mia madre?-
Sulla pagina spiccava il disegno di un triangolo che aveva in ogni vertice una candela. Il titolo scritto a caratteri porpora enunciava: “aprire passaggi interdimensionali”.
Aurora annuì con poco entusiasmo.
-Perché non ci provi?- chiese Ilaria- perché non vai e…-
-lo raggiungo?- lo interruppe la strega- ha scelto lui di andarsene…poteva restare, ma non lo ha fatto. Ha visto quanto ci tenevo e gli ho fatto capire quanto mi piacesse…ma non ha saputo apprezzare. Mi ha fatto capire che non potremo mai stare insieme…-
-beh…almeno non ti ha chiesto di restare sua amica- cercò di sdrammatizzare l’altra-dai…cerchiamo un incantesimo più figo-
La streghetta annuì e si stese sul letto. La voce di Ilaria che elencava gli incantesimi faceva da sottofondo ai suoi pensieri.

 
  
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