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Autore: MissHarvelle    27/03/2014    2 recensioni
Dopo cinque anni dalla fine dell' esperienza allo studio ON Beat,molto é cambiato nelle vita dei nostri adorati protagonisti. Violetta, per esempio, é riuscita a coronare il suo sogno di diventare una famosa cantante, ma tutto ciò sembra non bastarle più. In cerca di se stessa e della sua passione che sembra aver perso,la bella argentina si rifugia a Buenos Aires, dove ad attenderla ci saranno grosse sorprese, molte emozioni, ferite che si riaprono piano piano e uno stalker insistente che sembrà determinato a tutto pur di farsi notare da Violetta. PAIRING #leonetta come se non ci fosse un domani!
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico, Francesca, Leon, Violetta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A BLAST FROM THE PAST

 Era una giornata soleggiata a Buenos Aires, una delle più calde che ricordasse. Una leggera brezza di vento sembrò attraversarla da parte a parte, donando un momentaneo sollievo alla ragazza. Violetta si sfilo gli ingombranti occhiali da sole che portava per non essere riconosciuta e imboccò il sentiero acciottolato con un filo di esitazione. Era un po’ agitata ma al tempo stesso emozionata, perché di lì a breve avrebbe rivisto la sua amica Francesca. Erano passati cinque anni dall’ ultima volta che si erano viste e nonostante fosse stata proprio l’ amica italiana ad invitarla, non era sicura di quello che la giovane aveva pensato o provato in quegli anni. Erano cambiate troppe cose, lei in primis. Dopo aver terminato gli studi allo studio ON BEAT Violetta si era data completamente anima e corpo alla musica e i risultati, seppur con grande fatica, erano arrivati quasi subito: a 21 anni era entrata nella top ten argentina dei cantanti pop più amati dal pubblico e appena due anni dopo era riuscita a fare sold out in una serie di concerti estivi in tutta Europa. Gli Stati Uniti non erano ancora innamorati di lei, ma poco ci mancava. La giovane avrebbe dovuto essere felice di tutto il successo che stava riscuotendo e all’ inizio poteva giurare di esserlo stata per davvero. Ma i tempi ora erano cambiati, forse lei stessa lo era. Non le bastavano più le forti emozioni che solo il palcoscenico sembrava procurarle, le canzoni che Marotti le consegnava non dicevano più nulla di lei e di quello che voleva rappresentare con la sua musica. Le sembrava di vivere una farsa…

I pensieri della ragazza si interruppero nell’ esatto momento in cui si ritrovò davanti alla porta di casa Caviglia. Ebbe un attimo di esitazione, ma poi prese coraggio e suonò con decisione il campanello. Aspettò qualche secondo, in attesa di sentire i passi dell’ amica farsi più vicini, ma tutto ciò che ricevette in risposta fu il cicaleccio di alcuni grilli che si trovavano nel giardino adiacente. Non sapendo bene cosa fare, provò a suonare ancora il campanello, ma invano. La casa sembrava abbandonata. Ad un tratto, sentì una voce alle sue spalle che la fece sussultare.
“Ciao. Tu chi sei? Come mai hai i capelli blu?”
Violetta si girò e ciò che si trovò davanti fu un bimbetto non più alto di mezzo metro che la fissava in modo curioso, quasi come se stesse ammirando una fata o una di quelle creature magiche di cui i bambini vanno matti. La ragazza si avvicinò al bambino e gli sorrise.
“ Se ti dico chi sono, poi tu risponderesti a una mia domanda?”
Il bimbo la guardò con sorprendente serietà e assentì vigorosamente con il capo, facendo dondolare per un attimo i bei ricci mori al vento.
“Bene. Sono una amica di Francesca, se sei di qui dovresti conoscerla! È alta, magra e molto simpatica..sono venuta a trovarla ma vedo che non è in casa. Mi potresti dire se abita ancora qui?”
Il bambino in tutta risposta spalancò gli occhi e le sorrise.
“Ho capito chi sei. Ciao Violetta!”
La ragazza, stranita dalla reazione del bambino, non potè fare a meno di chiedergli come facesse a sapere il suo nome, ma non fece in tempo a finire la domande che sentì un rumore di borse della spesa rovesciate. Davanti a lei, vide Francesca, le lacrime agli occhi dall’ emozione.
 
Andres si aggirava per lo studio di Leon nel suo solito modo goffo e impacciato. Continuava a rimuginare sulle parole che avrebbe dovuto dire alla sua ragazza per piantarla definitivamente, ma tutte le scuse sembravano banali e squallide.
“mm vediamo, potrei dirle che devo partire per una missione top secret in Africa, oppure.. no questa meglio… che ho scoperto la cura definitiva per il cancro e che quindi non posso dedicarmi più a lei…”- il viso del ragazzo si illuminò.
“tu sei il solito matto!” disse Leon non appena entrò nello studio, il suo avvocato appena dietro di lui. Il ragazzo, ormai diventato uomo, indossavo un elegante completo nero ma la camicia bianca era sbottonata per quasi un terzo della lunghezza, un chiaro segno di ribellione per il ruolo di imprenditore che sapeva fare tanto bene quanto poco gli piaceva.
“ehi amico!”- replicò Andres – come va? Scusami il disturbo ma avrei proprio bisogno di un tuo consiglio su Debbie! Prometto che poi ti lascio lavorare in pace!”.
Lo sguardo supplicante dell’ amico intenerì il bel messicano, il quale congedò con uno sguardo gelido il suo avvocato.
“Ma veramente.. signor Vargas.. dobbiamo ancora definire i dettagli sulla questione Di Pietro… il suo amico potrebbe anche aspettare non crede?”
Nulla servirono le deboli proteste del signor Heredia, poiché Leon non era per nulla intenzionato a sottostare ai suoi ordini. Non che l’ affare Di Pietro non fosse importante, ma ultimamente non riusciva più a reggere il suo avvocato… e quale migliore distrazione dal lavoro se non sentire Andres parlare delle sue peripezie amorose? In quel periodo Leon aveva proprio bisogno di una boccata di ossigeno, perciò fu grato di quel diversivo pomeridiano.
“allora Andres dimmi tutto! Innanzitutto siediti pure!”
“Grazie Leon… sei un vero amico! So che hai molto da fare con il lavoro ma ho proprio bisogno di confidarmi con qualcuno… Debbie sta diventando davvero esasperante…pensa che- il ragazzo fece un profondo sospiro di rassegnazione prima di continuare- pensa che ora le è venuto in mente che dobbiamo comprare le mutande uguali! Cioè ma come cavolo faccio io a mettere i suoi tanga? Mi ci vedi con quel filo di spago in mezzo al sedere?”
L’ espressione scioccata e scandalizzata di Andrsi fece ridere a crepapelle l’ amico, il quale dovette contenersi per non rotolarsi sul pavimento nell’ immaginare l’ amico in intimo. Ma dove diavolo le trovava questa ragazze? Erano una peggio dell’ altra!
“Dai Leon non ridere… lo so che dall’ esterno la situazione può sembrare divertente ma ti assicuro che qui le cose stanno precipitando… bisogna trovare una soluzione!”
“Certo certo… scusami hai ragione!- Leon cercò di darsi un contegno e poi proseguì- però certamente la situazione non è così facile.. perché non provare a dirle la verità scusa? Magari lei pensa che a te piaccia condividere tutto con lei, ma se le fai capire che sta un po’ esagerando, magari ritorna sulla retta via…”
Il consiglio che aveva appena dato al suo amico non era dei più convincenti, ma in quel momento sembrò bastare all’ amico.
“Dici? Quindi niente scuse del tipo che ho trovato la cura per il cancro o che devo partire per una missione top secret? Cavolo a me sembrava ottima come idea…”
“Amico… direi di no. Mi sembra altamente improbabile che uno speaker radiofonico possa essere un luminare della medicina. Sarebbe un po’ come dire che gli asini volano, non credi?”
Leon sorrise all’ amico, riconoscente per la fedeltà che egli aveva saputo dimostrare nei suoi riguardi in quegli ultimi cinque anni. Era felice poi del fatto che quell’ amico di infanzia conosciuto nei giardinetti vicino al comune fosse ancora una delle poche certezze che gli rimaneva, se non l’ unica. Non era certo il ragazzo più sveglio e intelligente del pianeta, però era di buon cuore e uno di quegli amici di cui si potrebbe raccontare davanti al fuoco di un camino ai nipotini. Era il suo migliore amico, da sempre e per sempre.
“in effetti hai ragione. Ma davvero gli asini non volano?”
“A quanto pare. Mi dispiace avere deluso le tue aspettative!”
I due amici si scambiarono una occhiata di intesa. Andres si stava per congedare quando a un tratto il suo cellulare squillò. Prese il telefono e rispose prontamente.
“Ciao Maxi! Sto arrivando in radio.. ah non mi hai telefonato per questo…quindi-la sua voce di colpo si affievolì- .ah ok ho capito. Grazie per l’ informazione! A dopo..”. Nel dire questo, pose fine alla conversazione telefonica e mise il cellulare in tasca. Leon notò che Andres era diventato leggermente pallido e sembrava evitare il suo sguardo. Incuriosito, chiese spiegazioni.
Il ragazzo, fattosi coraggio, guardò il bel moro e gli disse semplicemente queste parole.
“ Leon è tornata. Violetta. È di nuovo a Buenos Aires”.
Il giovane Vargas lo guardò con gli occhi sbarrati e un leggero senso di malessere sembrò pervaderlo dalle punta dei capelli fino alle unghie dei piedi. Il sorriso si piegò in una smorfia di sofferenza, la lingua non riuscì a proferire parola.
Troppi ricordi. Troppe emozioni. Troppo dolore.
 
 
Violetta e Francesca erano sul divano, acciambellate l’ una all’ altra. Dopo essersi stritolate di abbracci sul vialetto di casa per un quarto d’ ora abbondante, Francesca le aveva presentato con evidente emozione Marco, il suo pestifero figlioletto e in quel momento le due amiche stavano parlando proprio di lui, mentre il bimbo dormiva tranquillo nel suo lettino.
“Fran.. scusami ma non l’ avevo proprio riconosciuto… assomiglia più a …”
“Già.. purtroppo assomiglia a lui – Francesca la interruppe prima che pronunciasse il nome del padre di Marco, perché il solo pensiero di quell’ uomo la disgustava enormemente.
Vilu, comprendendo il disagio dell’ amica, cercò di cambiare discorso. “comunque ti sei sistemata proprio bene qui. La casa è accogliente e spaziosa e poi guarda che bel colore che hanno le pareti della cuc…”
“Vilu. Apprezzo il tuo sforzo, ma non hai mai capito un acca di architettura ed edilizia, quindi ti prego lascia perdere- l’ italiana fece un respiro profondo- oggi non me la sento proprio di affrontare l’ argomento e ti prego di scusarmi per questo..”
“Fran. Non devi neanche pensarlo. Anzi sono io quella a doverti chiedere scusa per non esserci stata in questi cinque anni. Mi rendo conto solo ora di quanto tu avessi avuto bisogno di me mentre io ero la fuori a pensare solo a me stessa e alla mia carriera…”- una nota di dolore nella voce di Violetta sembrò per un attimo spezzarle la voce- ma ti prego di credermi che ora penserò io a te e Marco! Non ti lascerò più da sola!”.
La popstar prese le mani dell’ amica tra le sue e le strinse con tutto il calore e l’ affetto possibile. La guardò negli occhi e in quel momento comprese fino in fondo quanto le fosse mancata la presenza di una amica come Francesca. Lei era fondamentale già ai tempi dello studio On Beat e lo sarebbe stata per sempre.
L’ italiana guardò con sincera commozione l’ amica e una lacrima solitaria le rigò il viso. Non c’ era bisogno di altre parole tra di loro. La profonda amicizia che le legava era tutta lì, in quegli sguardi di gratitudine e di conforto.
Fran si asciugò il viso con il dorso della mano e poi cercò di cambiare argomento, per sopraffare tutta quella marea di emozioni che sembrava stessero per travolgere.
“Okay ora basta sentimentalismi!cambiamo argomento perché se mi commuovo troppo sono guai! Allora Vilu raccontami un po’ di te e della tua carriera.. sono tanto orgogliosa e felice per te! Forza forza.. e non risparmiarti i dettagli mi raccomando!”.
Violetta, che non si aspettava quell’ improvviso cambio di discorso, non potè fare a meno di corrugare la fronte. E ora che le avrebbe detto? L’ amica si aspettava un discorso appassionato ed entusiasmante sull’ incredibile percorso che aveva compiuto in quegli anni, sulla quantità di star internazionali che aveva conosciuto e con cui era pure uscita a cena, magari pure dettagli piccanti sulle sue avventure estive. Violetta avrebbe potuto raccontare una miriade di cose, eppure dalla sua bocca non riuscì ad uscire nulla.
Francesca la guardava in modo curioso e più i secondi passavano, più la sua eccitazione si trasformava in preoccupazione.
“Vilu ho detto qualcosa che non va?”
La popstar, dopo qualche secondo di esitazione le rispose in tono cupo queste parole.
“Credo di avere perso la voglia di cantare…”.
 
 
L’ uomo si aggirava furtivo nelle vicinanze di casa Caviglia. Era ormai da un’ ora che capelli blu (che parrucca orribile tra l’ altro!) era entrata con quella petulante della sua amica a chiacchierare come se non ci fosse un domani e lui era francamente stufo di starsene li impalato, senza fare nulla. D’ altronde il suo capo le aveva ordinato di seguire capelli blu fino a che fosse arrivata a destinazione e lui non poteva fare altro che eseguire i suoi ordini. Non capiva la ragione di questo pedinamento così serrato, ma d’ altronde con persone come lui era meglio non dire e soprattutto non chiedere più del necessario. Una parola è poca e due sono troppe. I suoi pensieri furono interrotti dallo squillo del cellulare, che per un attimo fece trasalire il pover’ uomo.
“Pronto capo.. si certo.. Violetta è a casa della sua amica.. ok… va bene.. quindi metto la busta nella cassetta delle lettere e poi posso andare?… va bene capo… ci vediamo al mio ritorno”.
Detto ciò, interruppe la comunicazione ed estrasse dalla tasca della giacca una busta voluminosa, che sembrava contenere un plico di foto. Leggermente perplesso per quella strana missione, ma grato al tempo stesso di poter rientrare a casa prima del previsto, infilò la busta nella buca delle lettere e se ne andò via tutto contento, pensando con l’ acquolina in bocca allo stufato con patate che la moglie gli avrebbe preparato per cena.
 



NOTE DELL' AUTRICE: ciao a tutti, sono Fabiola e come voi amo moltissimo Violetta e in particolare la coppia LEONETTA. Per adesso é tutto molto misterioso e non si sono ancora visti i personaggi, però piano piano cercherò di introdurre tutti in modo da farvi scoprire che cosa  ne é stato di ciascuno di loro. Come vi sembra questo capitolo? Mi scuso già fin da ora se questo capitolo sarà pieno zeppo di errori e se non sarà il massimo... ma abbiate venia.. sono tre anni che non scrivo più, quindi diciamo che sono parecchio arrugginita! Spero di avervi incuriosito almeno un pò con questa storia... fatemi sapere se vi va le vostre opinioni, ve ne sarei molto grata *_______* a presto, spero. :)

  
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