Fanfic su artisti musicali > Bruce Springsteen
Segui la storia  |       
Autore: MagicRat    27/03/2014    2 recensioni
"Ripensò alle numerose case dove aveva abitato. Di alcune conservava solo una vaga memoria, appartamenti che aveva condiviso per brevi periodo con alcuni amici.
Ad altre invece era più affezionato e le collegava a particolari ricordi"
Genere: Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bruce si chiese come avesse potuto dimenticarsene.
Il periodo che aveva trascorso ad Asbury Park era stato fondamentale per la sua vita e soprattutto per la sua carriera di musicista.
Eppure l’appartamento dove aveva abitato con Little Steven quando erano poco più che adolescenti gli era totalmente uscito di testa.
Era un vero buco, un forno in estate ed un frigo in inverno, dove l’unica cosa che non mancava mai erano gli spifferi. Ma a lui non era mai importato molto.
La cosa davvero importante era il posto in cui si trovava e la gente che si poteva incontrare.
 


Se qualcuno lo avesse visto in quel momento, avrebbe detto che se ne stava semplicemente seduto sul divano a fissare il muro.
Invece Bruce il muro non lo vedeva neanche.
Tutta la sua attenzione era rivolta ad una melodia che nella sua testa rimbalzava tra alcune strofe che aveva scritto la sera prima. Era infastidito, perché non riusciva a trovare il giusto ritmo e sentiva che mancava qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
Steve lo stava osservando dalla cucina.
“Bruce”
L’altro non diede segno di avere sentito.
“Bruce?”
Il ragazzo si batté il pugno sul ginocchio “Ma non sembra anche a te che manchi qualcosa?”
“Dove?” chiese Steve senza capire. Bruce impiegò qualche istante per comprendere che Steve non poteva sentire la musica che stava suonando solo nella sua testa. Liquidò la questione con un gesto della mano.
“Dobbiamo andare” disse ancora Steve.
“Andare?”
“Si. Sai, a suonare. Abbiamo un concerto questa sera”
Bruce fece un largo sorriso. Scattò in piedi, rinvigorito dalla prospettiva della serata che lo attendeva. Si vestì, prese la chitarra e dopo pochi minuti era in strada con Steve al suo fianco.
Gli altri ragazzi erano già al Student Prince, il locale dove suonavano, impegnati a montare gli strumenti.
“’Giorno! Freschi e riposati per questa sera?” chiese Bruce ancora sorridente.
“Stanchi e affamati, piuttosto” fu la risposta che ottenne.
“Ottimo. Ottimo! È questo lo spirito giusto” saltò sul palco e iniziò a preparare la sua chitarra per le prove.
In realtà, non avevano molto da provare. Suonavano quasi ogni sera, ed erano più bravi di gran parte dei gruppi che circolavano da quelle parti, ma Bruce continuava a sostenere che non si poteva mai smettere di migliorare e che quelle erano le situazioni migliori per sperimentare nuove cover o far nascere pezzi originali. E gli altri lo assecondavano, perché sapevano che era vero ma soprattutto perché era dannatamente divertente.
Il concerto filò via senza particolari intoppi, tranne qualche regolare rissa tra il pubblico. Come sempre ricevettero numerosi complimenti e, come sempre, nessuno si presentò offrendo loro un miracoloso contratto discografico.
Intascarono il magro incasso e si salutarono, alcuni di loro diretti in altri locali, Bruce  e Steve alla ricerca di un posto economico dove poter mangiare.
Si sedettero in un fast-food semi deserto, davanti ad un cheeseburger con patatine e Steve osservò l’amico divorare a grandi morsi la sua cena.
“Tu non perdi mai la speranza, vero?” gli chiese.
“Per cosa?” Bruce aveva parlato con la bocca piena, il mento lievemente sporco di ketchup.
“Per… per questo” Steve indicò le custodie delle chitarre, non sapendo spiegare in altro modo quello che voleva dire.
“Ah. Capito” il ragazzo si pulì con il tovagliolo “Ma abbiamo appena iniziato”
“E siamo già mezzi morti di fame”
“Non devi avere fretta. Altrimenti finisci solo per incazzarti. Devi avere pazienza e prima o poi arriverà quella cosa che ti renderà… ci renderà diversi dagli altri. Bisogna solo avere un po’ di pazienza” masticò l’ultimo boccone e con un ruttino dichiarò di aver gradito il pasto.
“Si va?” chiese a Steve.
Fuori aveva iniziato a piovere. Camminavano ingobbiti per cercare di ripararsi almeno un po’ dall’ acqua, con le custodie delle chitarre in mano.
Non stavano camminando da molto quando Steve lanciò numerose occhiate alle sue spalle, prima di accostarsi a Bruce.
“C’è un tizio che ci segue da un po’. Un tizio molto grosso”
Anche Bruce guardò e vide che effettivamente sotto la luce fioca dei lampioni e sotto l’acqua, un’ombra scura stava avanzando verso di loro.
Senza dirsi niente, affrettarono il passo. Dietro di loro però, l’ombra continuava ad avvicinarsi sempre di più.
La pioggia aumentò di intensità.
Con uno scatto, Bruce e Steve si ripararono sotto l’entrata di un palazzo.
“Ok. Ok” disse Bruce ansimando “Se viene qui…”
Sta venendo qui” lo corresse Steve.
“Ok. Quanto hai?”
“Tre dollari. Tu?”
“Due… tre dollari anche io. Se vuole…”
“Ehilà!” Era stata una voce profonda alle loro spalle ad aver parlato. E come risposta Bruce e Steve si rannicchiarono contro il muro, totalmente terrorizzati.
Sotto il loro sguardo incredulo, una specie di gigante stava avvolgendo con cura una custodia in una borsa di nylon, per proteggerla dall’acqua.
“Tempaccio, eh?” chiese il gigante prima di rituffarsi sotto la pioggia.
I due ragazzi restarono rannicchiati ancora per un po’ e poi, esitanti e sospettosi si affacciarono esitanti all’entrata e lo guardarono scomparire lungo la strada.
“Se mai qualcuno dovesse venire a sapere di questa storia” disse Steve “nessuno di noi ha urlato. Ci siamo comportati in modo coraggioso e…”
“Io quello lo conosco” lo interruppe Bruce.
“Cosa?”
“Ma si! È quello che suona il sax con i …come si chiamava il gruppo dell’altra sera?... I Joyful Noyze!”
“Ah. Mitico. Ce la siamo fatta sotto per un sassofonista” poi aggiunse “Un sassofonista molto grande”
Bruce non lo stava più ascoltando. Non lo capì subito neanche lui, ma da qualche parte, nella sua testa, stava iniziando a formulare l’idea che forse era proprio un sassofonista molto grande che gli mancava per fare la differenza.
 

La porta si staccò come un pezzo di cartone.
Bruce dovette fare un notevole sforzo per continuare a cantare senza restare imbambolato a fissare la scena.
Aveva continuato a piovere per giorni e quella sera era scoppiato anche un temporale, così quando la porta venne via nel locale entrò una ventata di aria fredda mista a spruzzi di acqua.
Un uomo alto e scuro – Bruce lo riconobbe subito e a giudicare dalla faccia di Steve capì di non essere l’unico – restò  fermo sulla soglia indeciso sul da farsi, prima di sistemarsi in uno dei tavolini in fondo con una scrollata di spalle.
Restò  a guardarli perfettamente immobile fino alla prima pausa, quando si avvicinò al gruppo.
“Suonate bene” fu la prima cosa che disse a Bruce.
Il ragazzo scese dal palco e al cospetto di quel gigante si sentì ancora più basso del solito.
“Uh. Grazie”
“Sono Clarence” l’uomo allungò una mano e Bruce la strinse.
“Bruce”
Clarence si chinò su di lui per osservarlo meglio “Ci siamo già visti, noi due?”
“Si! Si, noi due ci…” da qualche parte sul palco, Steve tossicchiò un paio di volte per ricordare a Bruce di fare molta attenzione a quello che avrebbe detto “Ero al concerto della tua band, poco tempo fa”
L’altro annuì poco convinto “Beh, mi hanno detto che valeva la pena passare a sentirvi. Ho portato il mio sax. Vi andrebbe di suonare un po’ insieme?”
Gli altri non avevano nulla in contrario e Bruce non aspettava altro d quando si erano incontrati qualche sera prima.
Furono sufficienti solo pochi minuti.
Pochi minuti e Bruce capì che quello che cercava per completare la canzone che aveva in testa, per rendere completa la sua musica era in piedi al suo fianco, proprio in quel momento. Era come se suonare insieme fosse una cosa normalissima che facevano da sempre e avrebbero sempre continuato a fare.
Alla fine della serata andarono nell’appartamento di Bruce e Steven. C’era anche Danny con loro.
Entrò in casa saltellando e si diresse verso il divano con l’idea di occuparlo tutto come suo solito.
“Il divano è mi…” si interruppe appena vide che Clarence vi si era già seduto “…iiitico! Il divano è proprio mitico!” poi si sistemò facendo molta attenzione a non dare nessun fastidio al nuovo ospite. Steve ridacchiò soddisfatto di non essere il solo intimorito dalla presenza di Clarence, che, con la sua mole, faceva sembrare l’appartamento ancora più piccolo.
Trascorsero gran parte della notte a parlare di musica e dei concerti che avevano fatto.
Bruce e Clarence continuarono a parlare anche quando gli altri si addormentarono, con lo stesso luccichio negli occhi di quando avevano suonato insieme poche ora prima.
Quando il sole iniziò a sorgere, si scambiarono i numeri di telefono e Clarence se ne andò via.
Bruce lo guardò allontanarsi lungo la strada con la custodia del sax sottobraccio.
“Quello” disse mentre Danny  e Steve si risvegliarono stiracchiandosi “Quello deve suonare con noi”
“Certo. E pensi di attirarlo con la straordinaria paga o con la promessa di gloria eterna?” chiese Danny.
“Voi non capite. Clarence è… è il nostro Ringo Starr”
“Scusa, Bruce” questa volta fu Steve a parlare “ma dove la vedi al somiglianza tra quel tizio grande e grosso e un batterista di Liverpool con l’aria malaticcia  e la barbetta da topo? Senza offesa per Ringo”
“Ecco, ecco! Ho trovato!” disse ancora Danny “ Vai da lui e gli dici ‘sai mi ricordi tanto quello che gran parte della popolazione mondiale ritiene il più sfigato dei Beatles. Ti va di suonare con noi?’ Vedrai che non saprà dirti di no”
Bruce fece una smorfia “Non intendevo che sarà letteralmente il nostro Ringo. Volevo dire che… non so come spiegarlo bene, però sento che con lui saremmo completi”
“Mah, un sax non starebbe male. Avete qualcosa da mangiare?” chiese Danny più interessato a fare colazione.
“No. Mi sa che dobbiamo andare fuori. Vieni anche tu Bruce?” domandò Steve
Lui però non rispose. Stava ancora guardando fuori dalla finestra.
Guardò fino a quando Clarence non svoltò in una laterale scomparendo dalla sia vista.
“Bruce, vieni?”
“”Uh? Si, si arrivo”
Prese la giacca e raggiunse gli altri.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bruce Springsteen / Vai alla pagina dell'autore: MagicRat