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Autore: Benio Hanamura    27/03/2014    1 recensioni
[Mademoiselle Anne/Haikara-san ga toru]
“Il mio nome è Kichiji Hananoya… o meglio, questo è il mio nome dall’età di 15 anni. Fino ad allora ero Tsukiko, la sesta figlia della famiglia Yamada...”
Nel manga originale della Yamato è detto ben poco del passato della geisha Kichiji, che fa la sua prima comparsa come causa inconsapevole di gelosia della protagonista Benio nei confronti del fidanzato Shinobu, ma che poi si rivelerà essere solo una sua ottima amica e stringerà una sincera amicizia con Benio stessa, per poi segnare anche l’esistenza del padre di lei, vedovo inconsolabile da tanti anni.
Per chiarire l’equivoco e per spiegarle quale rapporto c’è davvero fra lei e Shinobu, Kichiji racconta la sua storia del suo passato a Benio, dei motivi per cui è diventata geisha, abbandonando suo malgrado il suo villaggio quando era ancora una bambina, ma soprattutto del suo unico vero amore, un amore sofferto e tormentato messo a dura prova da uno spietato destino…
Dato che questa storia è solo accennata nel manga, ma mi è piaciuta e mi ha commossa molto, ho deciso di provare ad approfondirla e di proporvela come fanfiction!
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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   Quando Sakura mi annunciò la okasan si alzò dalla sua scrivania e mi venne incontro. Era ancora bella come una dama del Genji Monogatari, e si muoveva con la stessa grazia che ricordavo, soltanto aveva qualche ruga in più agli angoli della bocca, forse per l’età, o forse soltanto perché non era truccata. 
   Mi inchinai a lei come lo zio mi aveva raccomandato di fare, e lei mi accolse subito con un sorriso, che le accentuava maggiormente quelle rughe: “Benvenuta, piccola Tsukiko, sono molto felice che tu sia qui, sei diventata ancora più graziosa! Tuo zio ti avrà detto che da tanto avrei voluto prenderti con me, anche se certamente non in queste circostanze…” si rabbuiò “Mi ero molto affezionata a tua sorella, e non solo perché prometteva di diventare una magnifica geisha…  Volevo davvero bene a Kikuko…”
  “AIKO!!!” gridai d’impulso; al che Sakura, che era rimasta dietro di me perché la okasan potesse parlarmi come desiderava, mi strattonò per la manica del kimono per calmarmi: “Tsukiko!” mi richiamò, con un tono più sconcertato dalla mia reazione che di vero rimprovero.
  “MIA  SORELLA  SI  CHIAMAVA  AIKO, NON  KIKUKO!” insistetti, e con le lacrime per troppo tempo soffocate che ora mi scorrevano lungo le guance cercavo di liberarmi da Sakura che mi bloccava per il braccio, mentre la okasan restava in silenzio, come per studiarmi. 
  “Tsukiko, per favore, calmati, non contrariare subito la okasan, o si farà di te una cattiva impressione…” mi supplicò Sakura, che fin troppo bene aveva compreso la mia reazione, ma non poteva dirlo apertamente per via del suo ruolo. Al che finalmente intervenne la okasan: “Ora basta, Tsukiko, comprendo i tuoi sentimenti, ma la situazione è questa!” Il suo tono era dolce, ma anche fermo, deciso, quanto bastò per farmi calmare di colpo. 
La  okasan fece cenno a Sakura di lasciarmi il braccio, ci sedemmo tutte e tre e quindi lei mi offrì un fazzoletto: “Asciugati gli occhi, piccola Tsukiko… tuo zio mi ha accennato qualcosa, ma vorresti dirmi anche tu perché hai deciso di venire in questo okiya?”
   “Io… io ho deciso di venire qui per aiutare la mia famiglia…” riuscii a dire dopo qualche esitazione.
   “Molto bene, questo ti fa molto onore! Tuo zio mi ha detto che ti sei offerta spontaneamente, al contrario di molte altre ragazze che vengono costrette a diventare geishe… D’altra parte la maggior parte delle geishe inizia il suo apprendistato in età molto giovane, in alcuni casi anche a 5-6 anni, quando sono davvero troppo piccole per poter comprendere e decidere da sé… Tu invece hai già 10 anni, sei effettivamente un po’ in ritardo per iniziare l’apprendistato…”
   Sussultai, forse col mio comportamento le avevo fatto cambiare idea? Forse mi avrebbe rimandata a casa, e questo da un lato mi avrebbe resa felice, avrei rivisto il mio villaggio, la mia famiglia e Koji, ma dall’altro sarebbe significato il mio misero fallimento, avrei dimostrato davvero di non essere buona a nulla, ed i miei, anche se certamente non mi avrebbero rimproverata di nulla, come avrebbero potuto far fronte alla loro situazione? 
   Ma a quanto pare non erano quelle le intenzioni della okasan, che dopo una pausa riprese: “Però è anche vero che nel mio okiya difficilmente accolgo apprendiste troppo giovani, preferisco che le bambine non si sentano sottoposte a chissà quale violenza, perché a mio avviso in questo modo sopporteranno più di buon grado l’addestramento, che è davvero impegnativo… Molte mie colleghe disapprovano questo mio modo di agire, perché pensano che quanto più le apprendiste sono giovani più è possibile plasmarle a loro piacimento. Mah, punti di vista: a me pare che dai loro okiya nascano tante bambole tutte uguali, mentre le geishe del mio okiya oltre ad essere magnifiche artiste hanno una personalità, uno spirito particolare nel loro lavoro, e questo ai clienti piace…”
   Si fermò di nuovo, si rese conto che la guardavo perplessa: “Scusami, mi sto addentrando in discorsi troppo complicati, sei più anziana delle altre apprendiste appena arrivate, ma sei pur sempre una bambina, col tempo capirai!” rise, ma non era per prendermi in giro, ed io la ascoltavo attenta, tutto sommato quella donna mi piaceva. Sì, mi aveva praticamente comprata, come aveva fatto con le mie sorelle e con tante altre bambine, come se fossero oggetti, ma era evidente che non era cattiva.
   “Stammi a sentire, Tsukiko… Come ti dicevo, ero molto affezionata a tua sorella, ma il cambio del nome è un passaggio inevitabile per diventare geisha, questo come altre cose che scoprirai… E’ la tradizione, e così tua sorella è diventata Kikuko, proprio come tua cugina Sakura ormai è diventata Kiyoko, ed è così che tutti dovranno chiamarla... Anche tu quando arriverà il momento avrai un nuovo nome e col tempo ti ci abituerai…”
   “Ho capito…” annuii a testa bassa “Mi dispiace tanto…” 
   “Non fa niente, è normale che tu sia ancora turbata per ciò che è successo, e poi l’importante è che ora tu abbia capito!  Ora da brava, vai con Kiyoko… Ti accompagnerà da Miyuki…”
   Miyuki… Quanto avevo pensato alla sorella che avrei ritrovato, da quando avevo deciso di andare all’okiya… L’idea mi rendeva felice ovviamente, ma al tempo stesso mi spaventava: ero stata subito avvisata, quella che avrei trovato non sarebbe stata la ragazzina vivace ed allegra che conoscevo, che sapeva sempre strappare un sorriso a tutti: aveva solo 12 anni, 2 più di me, ed aveva già vissuto un’esperienza così terribile... Si era categoricamente rifiutata di allontanarsi da Aiko quando si era ammalata, tanto da essere contagiata dalla sua stessa malattia, anche se fortunatamente grazie alla sua costituzione, che era più forte di quella di nostra sorella, era riuscita a guarire in fretta. Aveva continuato ad aiutarla, anche se soltanto come avrebbe potuto fare una bambina della sua età, finché una mattina al risveglio l’aveva sentita rigida e gelata nel futon che non aveva smesso di condividere con lei, ed all’okiya avevano dovuto faticare molto per convincerla a staccarsene, mentre continuava a stringersi a lei ed a dire che la povera Aiko stava così soltanto perché sentiva troppo freddo e le serviva di essere riscaldata un po’. Anzi, alla fine erano stati costretti a sollevarla di peso per poter prendere la sua salma e prepararla per il funerale!
   Uscita dalla stanza della okasan seguii ancora Sakura (anzi, Kiyoko, avrei dovuto impararlo quanto prima!), ma la paura mi rallentava, tanto che lei dovette fermarsi più volte prima di arrivare, temevo più di rivedere mia sorella come mai l’avevo conosciuta molto più di quanto abbia temuto di incontrare la donna che avrebbe cambiato per sempre la mia vita. Kiyoko mi spiegò che Miyuki non si trovava più nella stanza che per anni aveva diviso con Aiko (Kikuko!): la okasan aveva pensato che spostarla altrove l’avrebbe aiutata a non rievocare troppo quei terribili momenti ed a superare più facilmente il dolore, ma finora la cosa non l’aveva aiutata più di tanto… anche per questo la okasan riponeva molte speranze in me. 
   “Miyuki non aveva il talento eccezionale di Kikuko, è vero… Tua sorella aveva appena debuttato e già aveva fatto parlare tanto di sé, i nostri clienti ne erano rimasti subito incantati, per come cantava, come danzava… Miyuki dimostrava qualità diverse, invece: nel canto e nella danza era meno brillante, apprendeva con maggiore difficoltà ed è stato subito evidente che non avrebbe mai raggiunto i suoi livelli, ma era molto vivace ed allegra, soprattutto aveva la capacità di inventare storie divertenti, e come dice sempre la okasan anche queste doti sono importanti nella nostra professione, per intrattenere i clienti, che spesso cercano da noi proprio un po’ di svago, un sistema per risollevarsi dopo una giornata difficile, dimenticare per qualche ora i problemi di lavoro, le preoccupazioni, i doveri… Una volta mi disse che anche se inizialmente aveva preso anche lei perché lo aveva preventivamente promesso a mio padre e soprattutto perché sarebbe stata di compagnia e di conforto per Kikuko poi non si era affatto pentita della sua decisione, anzi, ne era stata contenta; ora invece la povera Miyuki è come spenta… Io ho provato ad aiutarla, a starle vicino, ma non è servito a niente…” ovviamente non mi avrebbe mai spiegato nei dettagli ciò che mia sorella rischiava e che però io avevo sentito dire dallo zio a mio padre, ciò che mi aveva tanto turbata da togliermi ogni residua esitazione nel prendere la mia decisione.
   Mia cugina bussò alla porta della stanza dove avremmo trovato Miyuki ed entrò, senza che avessimo sentito nessuna risposta; io, facendomi coraggio, la seguii.    



Note:
Genji monogatari: La storia di Genji, è un famosissimo romanzo giapponese scritto nel XI secolo dalla dama di corte Murasaki Shikibu, vissuta nell'epoca Heian. E' considerato un capolavoro e narra la vita del principe Genji, un figlio dell'imperatore del Giappone, anche noto come Principe Splendente (Hikaru Genji, Hikaru=luce), e soprattutto dei suoi amori; inoltre narra la vita di corte dell'epoca.
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