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Autore: mychemicalfrnk    27/03/2014    3 recensioni
Ti capita mai di sentirti stanca/o di te stessa/o? Di voler cambiare radicalmente la tua vita? Di voler ricominciare? Ecco, Quinn si sente esattamente così, da molto tempo ormai. Finalmente però, ha la possibilità di cambiare le carte in gioco, di cambiare se stessa e di apparire in maniera differente, ed è assolutamente decisa a farlo. Ma questa nuova vita è esattamente come se la aspetta? E tutto perfetto come pensava? Oppure la sua nuova vita si rivelerà un totale disastro?
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Puck/Quinn, Quinn/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La sveglia suonò alle 7 e io prontamente la spensi, già ben sveglia da ore.
La domenica era trascorsa troppo velocemente.
 

 Mi ero svegliata tardi ed ero scesa per la colazione. La scena che mi si era presentata davanti era più o meno la stessa della sera prima: Mia madre mi aveva guardata, aveva emesso una specie di “sgrunt” misto ad uno sbuffo, e si era rimessa a pulire il piano cottura. Mio padre mi aveva guardata scuotendo impercettibilmente la testa e io avevo afferrato una mela al volo ed ero corsa su per le scale nella mia camera.
Avevo passato la mattinata messaggiando con Rachel e leggendo, e a pranzo ero scesa a mangiare. Inutile dirlo: stesso scenario.
 

Ora: mia madre ha un bel carattere: è aperta e socievole, quasi sempre comprensiva e gentile, ma quando qualcosa non le va giù è capace di rimanere in silenzio per giorni, come quella volta che mio padre comprò quell’orribile poltrona senza consultarla. Silenzio di tomba per una settimana
“Mi chiedo quando le passerà” pensai tornando su per le scale dopo il pranzo.

 
Il pomeriggio era trascorso velocemente, ed io ero stata impegnata a scegliere con molta cura i vestiti per il giorno dopo e ad accertarmi che tutto fosse perfetto. La sera avevo un nodo allo stomaco dovuto all’ansia del primo giorno di scuola ed ero andata a dormire presto con solo un pezzo di pane nello stomaco.
 
Mi alzai dal letto e andai in bagno.

Ero consapevole che la mia classe sociale all’interno della scuola sarebbe stata decisa quel giorno, e avrei dovuto portarmela dietro per anni. L’ansia era troppa e mi stringeva lo stomaco.
Come era prevedibile, per colazione non riuscii ad ingoiare nulla se non una fetta biscottata.
 

Sapevo cosa fare, era semplice: Dovevo conoscere Puck e rendermi simpatica, e di sicuro sarei stata nel suo gruppo.
 

Nulla di più facile” dissi ironica a me stessa.
 
Finii di vestirmi e sistemarmi i capelli e mi guardai allo specchio prendendo un respiro.
C’era da dire che avevo fatto proprio un buon lavoro.
 

I capelli erano perfetti con il mio nuovo modo di vestire e mi incorniciavano il viso in un caschetto scompigliato.
Avevo una canotta nera, non attillata, che arrivava sopra il mio ombelico, strappata nella parte inferiore, e una gonna lunga, a sfumature bianche e nere, che mi arriva ai piedi, nascondendo alla vita le scarpe nere e borchiate.
L’orecchino appeso al mio orecchio destro si univa alla collana, e avevo anche trovato un finto piercing da mettere al naso, in attesa di fare quello vero. Occhiali da sole tondi, scuri e smalto nero sulle unghie.
 

Era esattamente questo che mi ero immaginata, e mi piaceva. Avevo chiuso con le gonnelline da ragazzina delle medie, le camicette dai colori pastello e le giacche chiare ed avevo aperto la porta a borchie e giacche di pelle. Ora ero la vera Quinn.
In qualche modo (ancora ora non riesco a spiegarmelo) mi sentivo come se la vera Quinn fosse sempre stata così; era solo rimasta nascosta sotto strati di vestiti e trucchi dai colori chiari e da bambini. Mi sentivo, per la prima volta, veramente io, ed era una bellissima sensazione.
Non dovevo più fingere di essere quella che non ero, ora potevo essere la ragazza che avevo sempre sognato di essere.


In quel momento, davanti allo specchio, mi erano tornati alla mente tutti i vecchi ricordi, le ragazze a scuola che mi chiamavano sfigata e mi guardavano dall’alto in basso, I ragazzi che mi ridevano dietro e mi sfottevano. Tutti che mi insultavano.

 
Ma ora era la mia rivincita.
 

Di colpo tutte le insicurezze sparirono e fu come se un peso mi si togliesse dallo stomaco. Alzai il mento e tirai indietro le spalle, assumendo l’espressione più arrogante e dura che potessi assumere.
 

Ero finalmente io.
 

Feci un mezzo sorriso e afferrai la borsa.
“Mà, io esco!” urlai mentre aprivo la porta, cercando di evitare un'altra crisi a causa del mio abbigliamento.
 

La scuola era vicina e avevo già memorizzato la strada nei giorni precedenti. Infilai le cuffie nelle orecchie e mi avviai con molta calma.
Era buffo. In un momento tutte le mie preoccupazioni erano sparite. Ora ero rilassata e tranquilla, sapevo esattamente cosa dovevo fare. Quella era la mia rivincita.
 

Arrivai davanti a scuola. Tolsi le cuffie, presi un respiro, tirai su il mento di nuovo ed entrai.


I corridoi erano grandi, con schierati ai lati tanti armadietti. Gli studenti erano tantissimi: andavano in tutte le direzioni: c’era chi era di fretta e correva verso la classe, chi camminava con una amica o un amico, chi prendeva i libri dagli armadietti chiacchierando con i vicini, ma la maggior parte di loro smise di fare quello che stava facendo per girarsi a vedere, almeno di sfuggita, Quinn Fabray camminare per il corridoio. Tenni lo sguardo dritto davanti a me, ignorando tutti gli studenti che mi guardavano, e trovai il mio armadietto.
 

Solo una volta arrivata, mi guardai intorno e notai con piacere che al mio sguardo tutti abbassavano il loro.
Feci un mezzo sorriso e misi i libri in ordine. In quel momento la campanella suonò e mi diressi nella classe della mia prima lezione: storia.
 

Dopo alcuni minuti di giri a vuoto per la scuola trovai la classe, vicino alla mensa. Appena varcai la soglia però, mi bloccai.
Seduto nel penultimo banco c’era il ragazzo biondo che avevo visto nella macchina il sabato precedente. Sam, quello della banda degli Skanks. A quanto pare alcuni membri erano di quella scuola allora, se non tutti.


Mi diressi verso un banco all’ultima fila, non lontano da quello del biondo. I banchi erano separati e la cattedra era della lunghezza di almeno due di quei banchi. Dietro alla cattedra c’era appesa al muro una gigantesca lavagna, grande quasi quanto l’intera parete.
Quattro finestre poste sulla parete sinistra della classe la rendevano una delle più illuminate della scuola. La luce entrava dai vetri chiusi e scaldava i banchi e le sedie più vicine.
 

Mi sedetti e poggiai la borsa a terra, cercando di non guardarmi intorno con troppa curiosità.
Quasi tutti gli studenti erano entrati nella classe: a parte un paio di banchi vuoti, la classe era al completo.
Una donna sulla cinquantina, con i capelli biondi sciolti sulle spalle, il portamento elegante e dei tacchi dodici che producevano un sordo “toc toc” ogni volta che posava un piede a terra entrò nell’aula.
 

“Buongiorno ragazzi” disse sedendosi e inforcando gli occhiali.
Un brusio confuso rispose alla frase della professoressa.
 

Fece velocemente l’appello. Quando arrivò alla F e di conseguenza a Fabray alzò lo sguardo su di me.
“Benvenuta nella scuola signorina Fabray, siamo lieti di averla in classe” disse abbassando gli occhiali sul naso per vedermi.
“La ringrazio” dissi con una nota di ironia nella mia voce, come a voler fare intendere che la cosa non era reciproca. Gli studenti che la colsero al volo risero, ma lei sembrò non farci caso, e andò avanti con l’elenco.
 

A venti minuti dall’inizio della lezione la porta si aprì.
Un ragazzo con i capelli scuri e una cresta entrò nell’aula. Lo avevo già visto.
Di colpo mi ricordai.
Era il ragazzo della foto sul giornale, quello che aveva diviso le due ragazze che litigavano sulla strada sotto casa mia, il leader degli Skanks.
 
“Signor Puckerman, è sempre in ritardo vedo” disse la professoressa abbassando ancora una volta gli occhiali sul naso e guardandolo scocciata.
 

Puckerman. Puck. Impiegai pochi secondi per capire:
Artie aveva detto che era il gruppo di Puck a comandare in quella scuola, ma non aveva accennato al nome. Quindi era nel gruppo degli Skanks che stavo cercando di entrare.
 

“Quante volte le ho detto di non darmi del lei?” rispose Puck sorridendo alzando solo un angolo della bocca, come nella foto segnaletica del giornale “Mi chiami solo Puck” la classe rise. Quel ragazzo doveva essere l’anima della festa.
 

La professoressa sbuffò “vada a sedersi” disse.
Puck camminò fino al banco del biondo e lo salutò con una pacca sulla spalla, poi si sedette nel banco dietro il suo, di fianco al mio.
Mi mostrai indifferente e continuai a guardare davanti a me.
 
“Puckerman, ma puoi chiamarmi Puck anche tu se vuoi” disse ammiccando.
 
“Quinn” risposi alzando un sopracciglio divertita.
 
“Sei quella nuova, vero?” mi disse mentre tirava fuori il libro e lo apriva ad una pagina a caso.
 
“Sì, sono arrivata mercoledì” risposi con noncuranza.
 
“Ti troverai bene” disse, chiaramente ironico.
 
“Oh, ne sono certa” risposi, ancora più ironicamente di lui.
Sorrise
 
“Ti sei già fatta degli amici qui?”
 
“Nessuno che meriti” risposi. Mi presi a schiaffi mentalmente per quella risposta. “Nessuno che meriti”?! che razza di frase era? Stavo improvvisando, speravo non si notasse troppo.
 
Fortunatamente lui emise un “mmh” di comprensione, per farmi capire che la pensava come me.
 
“Hai ragione” disse poi “la maggior parte di quelli che abitano qui sono sfigati”
 
Questa volta toccò a me emettere il mio “mmh” di comprensione.
 
Puck si mise a parlare con Sam per il resto della lezione fino al suono della campanella.
 
Ci alzammo tutti quanti e in men che non si dica Puck e Sam erano alla porta.
 
Prima che uscisse però, Puck si girò verso di me e ammiccò di nuovo

“Ci vediamo in giro Fabray!” urlò per farsi sentire da un capo all’altro della classe
 
Sorrisi di rimando e annuii, mentre lui sparì dietro la porta.
 
Non male per il primo giorno.
 
Buonasera a tuttii!
Sono super di fretta quindi sarò breve:
Finalmente il nostro Puck entra in scena! (tra l'altro, manco a farlo apposta, c'è stato un ritorno dei Quick anche nella serie, quanto possono essere belli insieme? lol)
Quinn sembra essere più che a suo agio con il suo nuovo, come dire... comportamento?

Per le persone che chiedono di Santana.. ci sarà da aspettare ancora un pò! Fortunatamenre non molto però, solo un paio di capitoli :)
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito i precedenti capitoli e che hanno messo la storia nelle preferite e nelle seguite, vi amo :'))

Che dire ancora? Direi che ho finito.
Al prossimo capitolo <3 
-Alice

N.B. La professoressa del capitolo non è presente nella serie: mi serviva un personaggio di un certo tipo e non ho potuto usare nessuno degli insegnanti già presenti :)


 
  
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