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Autore: Heartline    27/03/2014    7 recensioni
E se Katniss avesse partecipato ai 70esimi Hunger Games? Quattro anni dopo Effie estrae il nome di una persona che Katniss non avrebbe mai voluto vedere nell'arena. Che cosa farà per salvarlo?
Questa è la mia prima ff e spero davvero tanto che vi piaccia :)
Genere: Azione, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Haymitch Abernathy, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
 
Mi sveglio come al solito sudata e con il cuore che batte fortissimo, immagini del mio ultimo incubo ancora fresche nella mia mente: la solita pila ci corpi, solo che questa volta c’era anche quello di Peeta. Vado in bagno e mi faccio una bella doccia rinfrescante e rigeneratrice, mettendoci anche un bel po’ di tempo, perché nonostante tutti questi anni ancora non ho capito come funzionano le docce. Quando finisco di prepararmi, vado in sala da pranzo e sono delusa nel vedere che non c’è ancora nessuno, speravo in un po’ di compagnia che mi distraesse dalle vivide immagini che ancora occupano la mia mente. Sospiro e mi vado a sedere, subito c’è un piatto col del cibo davanti a me e proprio mentre sto per iniziare a mangiare Haymitch mi raggiunge.
“Ci sei mancato l’altra sera”, gli dico una volta che si è seduto. “Sai, Vicky si è rivelata essere davvero una sfida”.
“È troppo uguale a te?”, mi chiede lui sorridendo.
Lo guardo in cagnesco. “Io e lei non siamo per niente uguali. Lei è testarda e cattiva e… e… esasperante”.
“Quindi avevo ragione, è come te”. Sbuffo e mi lascio cadere contro lo schienale della sedia.
“Tu non sai le cose che mi ha detto ieri sera…”, inizio a dire io, ma mi fermo quando sento la porta aprirsi. Parli del diavolo… dico girandomi verso l’entrata. Oh Peeta, alla sua vista un sorriso si fa strada sul mio viso. Da dove è venuto? Ero arrabbiata fino a cinque secondi fa.
Vedo Haymitch guardarmi divertito e rivolgermi un sorriso, inarcando le sopracciglia.
“Buongiorno”, dice Peeta.
“Buongiorno”, rispondiamo io e Haymitch.
Si siede accanto a me e assaporo la sensazione di averlo vicino di nuovo. Subito gli servono la cioccolata calda. “Grazie”, dice Peeta, al che Haymitch mi lancia uno sguardo. So benissimo a cosa sta pensando, perché è la stessa cosa che sto pensando anche io in questo esatto momento: è dolce, troppo dolce. Una caratteristica che in teoria dovrebbe essere considerata positiva potrebbe benissimo essere la causa della sua morte nell’arena.
“È buono”, dice improvvisamente Peeta distogliendomi dal mio filo di pensieri. Gli sorrido.
“È cioccolata calda”, gli spiego, perché al distretto non ce l’abbiamo, “l’ho amata dalla prima volta che l’ho assaggiata”.
Lo guardo immergere dentro la tazza un pezzo di pane.
“Sai, non ho mai pensato a fare una cosa del genere”, gli dico.
“Dovresti provarlo, è davvero buono”, mi dice riemergendo il pane nella tazza e portandolo verso le mie labbra. Guardo prima il pane e poi lui, improvvisamente timida. Mi faccio coraggio e lentamente mordo il pane. Le mie labbra sfiorano le sue dita.
Sono riportata alla realtà quando Haymitch si schiarisce la gola, ricordandoci della sua presenza. Abbasso lo sguardo e praticamente posso sentire le mie guance diventare rosse per l’imbarazzo.
Quando alzo lo sguardo trovo Haymitch che mi fissa con un sorrisetto stampato in faccia. Smettila, gli mimo con le labbra, ma questo sembra soltanto peggiorare le cose, così roteo gli occhi e mi arrendo.
“Oh mio Dio, ci siete anche voi”, dice una voce proveniente dall’entrata. “Menomale che c’è Haymitch questa volta”, aggiunge.  
La tensione cresce per tutto il tempo che Vicky si trova nella stanza insieme a noi, così tutti mangiano la colazione in silenzio. Una volta finito di mangiare Haymitch espone il programma che aveva ideato ai due tributi: “All’inizio sarete obbligati a partecipare alle sessioni al centro di addestramento e una volta finite potrete farne alcune private con me e con Katniss prima che gli Hunger Games inizino”, spiega Haymitch.
“Dobbiamo per forza avere sessioni private con entrambi i mentori?”, chiede Vicky irritata.
“Sì. Qualche problema?”, domanda Haymitch.
“A dire il vero sì, non voglio allenarmi con Katniss”.
Stringo i pugni e serro la mascella.
“E perché mai?”.
“Perché con lei non farò altro che sprecare il mio tempo. È inutile e ancora non capisco come abbia fatto a vincere i giochi”.
“Smettila Vicky”, l’avverte Peeta.
“Se ti piace così tanto perché non la prendi tu come mentore e io prendo Haymitch?! Buona fortuna con quella, non è neanche riuscita a salvare il suo ragazzo l’anno scorso, figurati se riuscirà a salvare te”.
Questo davvero non lo doveva dire, la rabbia mi assale e mi alzò di scatto facendo spaventare sia Haymitch che Peeta. “GALE NON ERA IL MIO FIDANZATO, ERA IL MIO MIGLIORE AMICO E NON TI AZZARDARE MAI PIÙ A PARLARE DI LUI HAI CAPITO?”, le urlo contro, cercando con tutte le mie forze di non aggredirla.
“Certo, come se qualcuno potesse crederci. Be’ ho saputo che il tuo migliore amico è stato riportato indietro nel distretto in varie scatole talmente erano i pezzi in cui era stato fatto dai mutanti”.
Sento la mia colazione risalirmi su per la gola e corro in bagno a vomitare.
“Adesso basta!”, sento Haymitch urlare, “hai davvero superato il limite, come punizione non riceverai sessioni private da nessuno dei due, dovrai farti bastare l’allenamento al centro di addestramento. Adesso VA. IN. CAMERA. TUA”.
Sento Haymitch e Peeta parlare e dopo un po’ dei passi si avvicinano alla porta del bagno. Qualcuno bussa, ma sono troppo impegnata a vomitare per rispondere. Chiunque sia entra lo stesso e si avvicina, inginocchiandosi al mio fianco e scostandomi i capelli in modo tale che non si sporchino.
“Lasciala perdere dolcezza, è solo una mocciosetta”.
“Oh Haymitch, non capisco cosa abbia contro di me”, dico scoppiando in lacrime.
Mi stringe forte a sé, perché lui mi capiva, sapeva cosa si provava a essere un mentore, sapeva cosa si provava a vedere un amico entrare nell’arena e non fare ritorno. Così mi culla e io lo lascio fare fino a quando non mi addormento.
 
 
Sento bussare leggermente alla porta.
“Avanti”, dico o almeno ci provo, ma più che altro esce un suono strozzato.
Sento qualcuno entrare. “Ciao”.
Mi metto immediatamente a sedere al suono della voce di Peeta. “Ciao”, gli rispondo. Ci guardiamo per un po’, poi inizio ad attorcigliarmi il lenzuolo intorno alle dita.
“Mi dispiace per prima”, mi dice.
“Non è stata colpa tua”.
Lo sento sospirare. “Lo so”, dice avvicinandosi e sedendosi sul letto di fronte a me, “è solo che vorrei poterti far sentire meglio”. Un senso di calore mi assale, mi sento così protetta, così bene, così… Non lo so, non lo so descrivere, non ho mai provato una sensazione del genere e non sapevo che esistesse qualcuno che poteva farmela provare. Gli prendo una mano e la stringo forte.
“Già lo hai fatto”, lo rassicuro e lui sorride.
“E volevo anche dirti che per me va più che bene averti come mentore”.
“Grazie. E ad essere onesta anch’io preferisco passare più tempo con te che con lei”, mi lascio scappare. Non so quanto tempo rimaniamo a guardarci negli occhi, poi mi riprendo e ritorno alla realtà e mi schiarisco la gola. Anche lui sembra uscire dall’incanto.
“Comunque il pranzo è pronto”, mi dice e insieme ci dirigiamo in sala da pranzo.
Quando arriviamo noto che sia Haymitch sia Effie hanno aspettato il nostro arrivo per iniziare a mangiare, mentre Vicky è già quasi a metà del suo pasto. Mi scappa un sorrisetto sapendo che si sentirà male per aver mangiato tanto velocemente.
Una volta finito di mangiare Haymitch dice: “Allora, avete delle abilità particolari?”.
Vicky lancia un coltello e riesce a centrare il numero 12 disegnato sulla porta dall’altre parte della camera. Effie fa una faccia shockata. “Tu signorina, non sai proprio quale sono le buone maniere”, ed esce dalla stanza
“Ok, tu te la cavi con i coltelli”, dice Haymitch rimanendo indifferente, “e tu?”.
Peeta scrolla le spalle. “Non ho nessun talento particolare”, risponde lui.
O è bugiardo o si sottovaluta, è sono pronta a mettere la mano sul fuoco che sia la seconda.
“Peeta è forte, lancia in aria sacchi da mezzo quintale, l’ho visto io”, mi intrometto.
“Ma non ucciderò nessuno colpendolo con un sacco di farina”, commenta lui abbassando lo sguardo. Sembra rassegnato.
No, non può partire sconfitto, e la promessa? Ok, tecnicamente non gliel’ho fatto promettere, gli ho solo proposto di combattere per me, e se io non fossi sufficiente? Se io non sono un motivo abbastanza valido per restare in vita? Una morsa mi chiude lo stomaco e l’ansia mi assale di nuovo, ma cerco di nasconderla. Gli afferro la mano e gliela stringo forte, così forte che le mie nocche sono diventate bianche, così forte che è costretto a girarsi e guardarmi in faccia. Posso leggere benissimo sulla sua faccia che è sorpreso dalla mia azione.
“È abbastanza da darti una possibilità”, dico, non potendo aggiungere altro, non potendo ricordargli di quello che mi ha “promesso” senza far capire a Vicky che ho già fatto la mia scelta.
Haymitch deve aver percepito la tensione che si è venuta a creare perché si schiarisce la gola e dice: “Alzatevi e andate lì”, indicando il centro della stanza. Haymitch si alza insieme a loro e inizia a camminargli intorno esaminandoli da ogni angolo, quando ha finito ritorna a sedersi.
“Be’ quest’anno ci è andata bene per quanto riguarda l’aspetto”, dice rivolgendosi a me e ha ragione. Vicky, nonostante il suo caratteraccio, si può definire una ragazza attraente con le sue labbra carnose e i suoi boccoli neri. Alta, magra, con la quantità giusta di curve, sicuramente riceverà un grande supporto da quelli della Capitale. Poi il mio sguardo si posa su Peeta e lo studio attentamente. Gli anni passati a lavorare con il padre lo hanno reso robusto con braccia forti e spalle larghe. Con i suoi capelli biondi e occhi azzurri sarà sicuramente uno dei preferiti nella Capitale, e solo il suo sorriso potrebbe procurargli dozzine di sponsor. Sorride quando nota che lo sto esaminando al che arrossisco, abbassando lo sguardo. “Sì, Portia e Cinna hanno fatto meraviglie con molto meno”, dico.
“Ok, ora ascoltatemi. Tra poco arriveremo nella capitale e verrete affidati ai vostri team di preparazione. Quello che vi faranno non vi piacerà. Ma qualunque cosa sia, non opponete resistenza”.
“Cosa potrà mai essere?”, dice Vicky e io devo strozzare una risata pensando a tutto il dolore che sentirà.
“Sono sicuro che te la caverai benissimo”, le risponde Haymitch, ma noto che sta reprimendo un sorriso. Haymitch si alza di nuovo e si affaccia dalla finestra. “Ragazzi… ecco a voi la Capitale”.
Sia Peeta che Vicky si avvicinano alla finestra, lei si allontana non appena vede tutte quelle persone di Capitol City puntarli e fissarli, mentre Peeta inizia a sorridere e a salutare.
“Perché lo stai facendo?”, gli chiede irritata.
“Be’... tra di loro c’è gente con i soldi, possibili futuri sponsor e quindi ho pensato che è meglio fare una buona prima impressione”.  Sorrido alla sua astuzia e intelligenza.
Ad un tratto sento Haymitch afferrarmi il braccio e trascinarmi fuori la sala da pranzo.
“Sai dolcezza, sembra quasi che potremmo effettivamente essere in grado di salvarlo”, mi sussurra,  in modo tale che solo io lo possa sentire. 
  
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