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Autore: _Cthylla_    28/03/2014    4 recensioni
[ COMPLETA ]
Spezzato il patto, i problemi non sono ancora finiti per la nostra Emerald! Una svolta inaspettata nella sua vita e in quella di altre due ragazze, infatti...
Dal capitolo 6:
"Vuoto. Curioso.
Non appagata la giovane Lancaster tirò fuori l’intero cassetto per verificare se ci fosse qualcosa dietro, o sotto.
«niente. Eppure la cosa non mi convince…» bussò leggermente contro il fondo dell’armadio.
Che suonò a vuoto.
«ah-ha. Un doppio fondo. Mi sa che ho beccato il nascondiglio dei giocattoli» bisbigliò, tastando con le mani guantate per trovare l’apertura. Rimosso il pannello di legno però si trovò davanti una specie di cassaforte in acciaio con uno schermo ed una piccola tastiera alfanumerica sotto.
Ma che diavolo aveva Robin Mask da nascondere?!"
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kevin Mask, Nuovo personaggio, Robin Mask, Warsman/Lord Flash
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di smeraldo'
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«guarda, te lo dico con tutta la cortesia che mi è possibile riservarti considerata la situazione in cui ci troviamo a causa tua…»

«sta’ zitto!»

«sei la prova vivente che Einstein aveva ragione nell’asserire che l’umana stupidità è senza ombra di dubbio infinita».

«la colpa di tutto questa è tua razza di-»

«errata corrige: la colpa è di un certo Robin Mask che alla partenza dall’Inghilterra si è infilato di nascosto nella stiva del mio aeroplano -e ringrazio il Signore che fosse pilotato automaticamente o avresti coinvolto persone innocenti in questo incidente- ed ha aspettato lì fino al mio viaggio di ritorno dall’Australia per decidere di sabotare i motori. Non pensando che così facendo avrebbe coinvolto anche sé stesso nell’incidente, non solo il sottoscritto. E la cosa veramente comica…»

«ti ho detto di stare zitto!!!»

«…è che nella scena da film modello “ti espongo il mio Piano Malvagio” hai perfino dichiarato di avere intensamente pensato addirittura tre mesi e mezzo per riuscire a partorire una simile idiozia. Per fortuna che lo sciocco avrebbe dovuto essere Suguru Kinniku! Confrontato a te è il nuovo Stephen Hawking».

«però in parte ha funzionato visto che sei qui anche tu! E senza cellulare!»

«e anche questo per colpa di chi? Ricordamelo. Ah, già: di nuovo tua».

Ed eccoli lì, su un canotto gonfiabile espansibile fatto di un materiale brevettato Lancaster Technology , dispersi non si sa dove nel Bacino di Wharton, con Robin -bagnato fradicio- che remava a mano perché costretto da Howard Lancaster -perfettamente asciutto- che gli stava puntando contro la pistola e nonostante l’aria tranquilla ed apparentemente assente Mr. Mask sapeva benissimo che il suo ex amico avrebbe potuto sparargli in mezzo agli occhi in una frazione di secondo.

Un’altra cosa comica era che in realtà Howard non riusciva ad essere veramente nero di rabbia nei confronti di Robin. Perché quest’ultimo evidentemente preso dalla frenesia di fargli pagare cara quella faccenda della flebo di antidolorifico staccato -e proprio perché pieno di furia vendicativa incapace di pensare a qualcosa di più sofisticato o almeno più intelligente nonostante il tempo trascorso- aveva fatto qualcosa di così completamente stupido da risultargli addirittura divertente, nonostante Howard stesso fosse rimasto coinvolto.

Nascondersi nella stiva ed aspettare addirittura il viaggio di ritorno -ma perché poi?!- per azionare il detonatore che avrebbe fatto esplodere i motori dell’aereo, non tenendo in considerazione il fatto di esserci sopra.

Cioè. No. Fantastico.

Se proprio voleva utilizzare una bomba perché non una più potente, e da far esplodere a distanza? Ah, ma certo: e poi per la scena della rivelazione del Piano Malvagio come avrebbe fatto?

 

“…e adesso la pagherai, precipitando insieme a questo maledetto aeroplano!”

“ed anche insieme a te, Robin”.

“eh…?”

“non so se l’hai notato ma ci sei anche tu qui sopra. Quindi è logico che se l’aereo precipita ed io precipito anche a te succederà lo stesso”.

“!”

“hai già azionato il countdown”.

“…”

“e magari non puoi nemmeno fermarlo”.

“…”

Howard aveva preso in mano una valigetta con dei documenti cartacei riguardanti il viaggio d’affari appena compiuto e tirato fuori da sotto il sedile qualcosa che a prima vista sembrava un k-way. “permettimi di dirti che sei veramente stupido”.

Poi si era sentito il rumore dell’esplosione, l’aereo aveva iniziato a precipitare, Howard aveva rapidamente aperto il portello approfittando dell’occasione per far fare all’ex collega quello che aveva definito “il volo della vergogna”* , per poi lanciarsi giù a sua volta premendo un pulsante sull’apparente k-way che durante il volo si era espanso e trasformato in un canotto con tanto di due paracadute. Perlomeno non si sarebbe rovinato il completo, contrariamente a Robbie ed il suo povero Armani blu scuro.

L’ammaraggio era stato quasi dolce e privo di scossoni, e a quel punto si trattava soltanto di chiamare qualcuno, visto che per fortuna il suo cellulare essendo direttamente collegato ad uno dei tanti satelliti di sua proprietà che galleggiavano nell’orbita attorno alla Terra “prendeva” in qualunque zona.

Solo che poi aveva visto Robin annaspare nell’acqua e si era ricordato che il suo ex amico sapeva giusto stare a galla, se era in una giornata buona.

“la voglia che ho di lasciarti lì…”

Nonostante ciò però Mr. Lancaster si era messo una mano sulla coscienza decidendo di andare a tirare fuori dall’acqua il suo “vicino di casa”, che per divincolarsi -“preferisco annegare che essere in debito con te!!!”- aveva fatto cadere nell’acqua il suo cellulare.

E adesso erano davvero isolati. Non poteva chiamare aiuto, e non poteva nemmeno telefonare a moglie e figlia per dire loro che stava bene nonostante l’ammaraggio improvviso.

“schifos-”

“comincia a remare Robbie o giuro su quel che vuoi che ti sparo in mezzo agli occhi, getto il tuo cadavere in acqua e chi s’è visto s’è visto. Sono stato chiaro?”

 

Ecco com’era andata.

«…per salvarti, oltretutto».

«nessuno te l’aveva chiesto! Meglio morire annegato che dovere la vita ad una iena come te» si voltò brevemente a guardarlo «perché diamine l’hai fatto?!»

«cosa?»

«salvarmi!»

«un po’perché contrariamente a quel che pensi non sono proprio un mostro, un po’perché l’idea che tu fossi in debito col sottoscritto mi divertiva e soprattutto perché mi serviva della bassa manovalanza da mettere “ai remi”…fermo dove sei, lo sai che ho una mira perfetta» lo minacciò, vedendo che stava per alzarsi e saltargli addosso nonostante la pistola ed il rischio di finire di nuovo nell’oceano «parafrasando un vecchio proverbio, “hai voluto l’ammaraggio? Ora rema!”…cielo, non mi sei utile nonostante tu abbia ancora il cellulare in tasca visto che quel dispositivo non è uno della mia casa produttrice e dunque qui non prende» scosse la testa «se anche tu come me sopravviverai a tutto questo vedi di aggiornarti».

Nonostante fosse Howard la vittima e quello che aveva perso l’aereo in quel sabotaggio, tanto per cambiare risultava sempre il più tranquillo. Tanto in occasioni del genere dare di matto era qualcosa di completamente inutile, ed era sicuro che a breve qualcuno l’avrebbe fatto cercare, esplorando il Bacino di Wharton a tappeto, e con i mezzi che sapeva di avere a disposizione, che lui e Robin fossero ancora in acqua o fossero approdati da qualche parte sarebbero stati trovati senz’altro. L’unica cosa che gli dispiaceva era che sicuramente la sua famiglia si sarebbe preoccupata a morte. Sperava solo che sua moglie, sua madre e sua suocera avrebbero tenuto per loro la cosa, così da non far allarmare Emerald per un nonnulla. Quel periodo in particolare non era decisamente adatto, considerando che era il primo viaggio di piacere che lei e Connors facevano come coppia.

E considerata la destinazione era un viaggio decisamente importante…

«piantala di fingere che questa situazione non ti faccia né caldo né freddo!!!»

«e chi finge?...rema, rema» Howard osservò l’orizzonte. E aguzzando la vista gli parve di vedere…«ah-a! Terra! Laggiù!» indicò un punto davanti a loro «a quanto pare ci è andata bene».

«…ma dove la vedi la terra?! Non c’è niente lì!»

«c’è, c’è, solo che tu avresti dovuto mettere gli occhiali già…ventiquattro anni fa, sbaglio?»

«non ti riguarda. Iena».

«si, si, quel che ti pare» si tolse la giacca e rimanendo con la camicia e tirando su la manica destra «continua a remare, Robbie, che forse riuscirai a sopravvivere all’esperienza».

«Lancaster, se non la smetti ti prendo e ti tengo la testa sott’acqua finché non anneghi».

«ah, ma dai, ti gambizzerei immediatamente alla prima mossa e probabilmente saresti tu a fare quella fine» anche lui iniziò a remare «...altrimenti al tuo ritmo arriveremmo domattina. Ma pensa tu…da quando in qua il capitano della nave deve remare?»

«primo, questo è un gommone, secondo, chi ti ha eletto capitano?!»

«la selezione naturale direi, visto che l’artefice di questa seccatura non sono io ma tu».

«sia chiaro che una volta arrivati a terra…»

«da quel che vedo sembra un’isola» puntualizzò Howard.

«quel che è! Una volta lì, ognuno per la sua strada!»

«ottimo. Non avrò una palla al piede di cui occuparmi e ci sono ottime probabilità che tu muoia senza che io abbia alcun rimorso di coscienza, visto che sei stato tu a volere fin da subito “ognuno per la sua strada”. Quindi se morirai di fame e sete, o cadrai in qualche crepaccio, o qualche animale feroce ti mangerà o, ancora, verrai inghiottito da qualche mostro anfibio non sarà un mio problema. Io avevo la pistola e diversi caricatori, ma non è colpa mia se tu sei testardo».

«chiudi il becco uccellaccio del malaugurio, sarò io a sopravvivere, mentre tu morirai o rimarrai confinato su quell’isola per sempre!»

«ne dubito. Al contrario di te, io ho molte persone che mi vogliono bene, s’interessano della mia salute e mi faranno sicuramente cercare. Considerata la grandezza dell’area in cui cercarmi presumo che ci impiegheranno un paio di settimane, ma non è un problema. E probabilmente quando recupereranno la scatola nera dell’aereo e ti sentiranno esporre il tuo “piano malvagio” moriranno dal ridere. Già…quanto ti conviene tornare a casa sapendo che finirai al fresco, Robin?»

«e tu con me, perché se c’è la parte in cui espongo il “piano malvagio” c’è anche quella in cui dico che tu mi hai staccato la flebo di antidolorifico».

«ahahah. Perché a manipolare una registrazione ci vuole molto, mh?» mancavano circa duecento metri all’isola, che da lì si era rivelata per quello che era: decisamente grande, con una fittissima e sterminata vegetazione, e di forma quasi conica al centro cosa che ne denunciava l’origine vulcanica «ah, però. Se il vulcano fosse inattivo sarei quasi per comprarla e costruirci un paio di alberghi…»

Ma Robin non badava più ai progetti di Howard, avendo visto una grotta nell’ammasso roccioso che delimitava la spiaggia, sulla sinistra. Sulla destra, vicino all’altro ammasso roccioso, c’era qualche palma da cocco.

Bastava e avanzava.

«è mia!» esclamò, buttandosi giù dal canotto e correndo verso la grotta «questa è la mia grotta e questa è la mia spiaggia, vattene di qui!»

Howard fece approdare il gommone sulla spiaggia, prese la giacca, scese con quella e la valigetta e premendo un sottile pulsante fece nuovamente comprimere il canotto.

«nessun problema, non intendevo certo rimanere in questo fazzoletto di sabbia» disse l’uomo tranquillo «buona fortuna».

E dopo aver scelto la strada sparì nella vegetazione, pensando che Robin Mask fosse proprio sciocco. Che pensava di fare rimanendo lì, dove non sembrava esserci nemmeno una sorgente di acqua potabile e con giusto qualche noce di cocco da mangiare? Bah. Già guardandosi attorno man mano che avanzava vide un sacco di alberi da frutto come quello dei litchi, dei frutti del pane, delle banane, aranci, lime, anche lì varie palme da cocco e quant’altro.

Gli passò perfino davanti un pollo selvatico!

Se avesse trovato una sorgente d’acqua potabile sarebbe stato a posto; quella, il cibo, una rudimentale casetta su un albero -costruita con attrezzi che avrebbe dovuto fabbricarsi, ma passi- ben in alto ed era a posto. Inoltre essendo un’isola vulcanica non era da escludere che ci fosse qualche sorgente termale da qualche parte.

E Robin era rimasto nella grotta! Oh, buon cielo. Evidentemente non aveva mai giocato a The Sims 2 Island*.

“spero che ad Hammy vada meglio che a me. Di certo la compagnia è migliore! Spero di trovare almeno un paio di scimmie, meglio loro che Robin tutto sommato”.

Che situazione assurda. Mai in tutta la vita avrebbe mai pensato che potesse succedergli una cosa del genere. Tanto più insieme a Robin.

Pensando all’ex amico si voltò un attimo indietro.

Era veramente giusto lasciarlo solo in quella minuscola spiaggetta? Indubbiamente essendo come lui un chojiin avrebbe ben resistito a fame e sete, ma perché subirle se si poteva evitarle?

Scosse la testa.

Quel testardo avrebbe preferito morire che accettare ancora il suo aiuto, e lo sapeva benissimo. Quindi…perché stare a pensarci su?

Riprese a camminare.

“indubbiamente le cose sarebbero state diverse, se non ci fossimo detestati. Innanzitutto non saremmo qui. E se per qualche altro motivo ci fossimo finiti, l’avrei convinto a venire con me” colse un frutto del pane “avrò di che raccontare alla mia principessa, perlomeno…ma io ce l’ho ancora il registratore digitale?...ah! yes. Ottimo”.

«primo giorno sull’isola, Hammy» disse dopo avere acceso l’apparecchio «dopo l’ammaraggio -e credo ti saresti messa a ridere se avessi visto la scena di me e quello sciocco sul gommone- eccoci approdati. Robin ha scelto di rimanere lì su quella spiaggetta, nella grotta. Secondo me ha sbagliato; sto andando verso la parte interna dell’isola, segnando gli alberi con il coltellino così da non perdere la strada, e posso assicurarti che qui sembra esserci davvero di tutto. Non preoccuparti che possa succedermi qualcosa; io sono sempre armato. Magari ti porterò qui, una volta tornato…»

Registrare quella sorta di diario di bordo per Emerald era un altro valido aiuto. Dell’altro, oltre alla propria sicurezza, che lo indiceva a pensare “si, accidenti, io la rivedrò”.

«non sarà un viaggio divertente quanto quello che stai facendo adesso insieme a Michael ma credimi, ne vale la pena» continuò «se trovassi qualche nocciolo sarebbe il massimo…mh…una scimmia. Giusto poco fa stavo riflettendo che sia meglio la compagnia di una di queste piuttosto che del vecchio Robbie, e credo che saresti d’accordo con me. Che dici, sopravviverà?...a parte gli scherzi, mi auguro che anche lui ne esca vivo e che quella grotta non sia la tana di qualche bestia feroce. D’accordo che lui con le bestie feroci ha dimostrato di andare d’accordo…ma sto divagando. È il dodici aprile. Solo le ore undici e ventidue antimeridiane. E va tutto bene».

 

 

:: Washington DC, periferia ::

 

 

Più o meno sempre in quel periodo dell’anno oltre che in quello natalizio, a Michael Connors venivano concesse -a seconda di quanto c’era da fare- due o tre settimane di totale libertà nelle quali l’ex mercenario soleva tornare a Washington dalla propria famiglia.

Quell’anno le settimane erano tre, d’altra parte il suo attuale ed unico dovere era sincerarsi che ad Emerald non accadesse niente. E di certo non aveva problemi ad adempiere a tale compito…

«quindi è qui che vivevi».

…visto che aveva portato con sé la ragazza.

«si. Ho bei ricordi di questo posto, avendo rotto le ossa a parecchia gentaglia in questo quartiere!» disse con un sorrisetto che svanì poco dopo «…era gentaglia, davvero, credimi. Appena arrivati nel quartiere pretendevano di dettare legge».

«Mikey…non ti devi giustificare» disse Hammy con assoluta sincerità «se gliele hai date un motivo doveva pur esserci, ed è meglio darle che prenderle».

Il soldato la guardò con un sorriso.

«non hai poi tutti i torti miz».

Aveva colto quell’opportunità che lei gli aveva offerto, diventare migliore per lei e con lei. Nonostante Emerald stessa non capisse cosa ci fosse da migliorare.

E non poteva dire di essersi pentito, tutt’altro.

In quel periodo avevano proceduto come avevano stabilito, a piccoli passi. Avevano iniziato ad uscire “come coppia”, da soli o -per dimostrarle che lui non si faceva problemi a frequentare nessuno o quasi- con le ragazze del suo gruppo o, ancora, con i lottatori della Muscle League. Anche se quello era successo giusto un paio di volte, e l’atmosfera era stata decisamente tesa, ed Emerald infine aveva capito che forse era meglio andare da sola, quando usciva con loro.

E contrariamente a Kevin, Michael non l’aveva mai stressata riempiendola di chiamate. Sapeva di non avere niente da temere sul fronte “possibili tradimenti”, si fidava di lei, e se mai si limitava ad un sms ogni tanto, giusto per sapere se si stava divertendo.

 

Connors non era uno di quelli che pensava “avere una relazione con una ragazza= chiuderla in casa”. Era necessario che un rapporto si basasse anche sulla fiducia, giusto?

Ed Hammy non gli mentiva praticamente mai. Anche quando era serata di tango col suo Nemico Numero Uno faceva sempre in modo di uscire con qualcuno dei suoi amici prima dell’orario di inizio, così quando diceva a Michael “esco con la combriccola” non era una bugia. Ovviamente avrebbe preferito dirgli la verità, ma…nonostante fosse un uomo intelligente, come anche suo padre Howard, probabilmente non avrebbe capito il motivo per cui lei e Warsman ogni tanto si incontravano di sera per andare a ballare.

«solo una cosa mi lascia perplessa…»

«dimmi».

Hammy guardò i palazzi fuori dal finestrino, mentre l’auto -con Eminem a palla, nemmeno a dirlo. Va’ a sapere come riuscivano a sentirsi!- mangiava la strada.

«si era detto di andare a piccoli passi, e nonostante sia molto felice di poter stare con te anche nel tuo “periodo di libertà”…insomma…» si massaggiò la nuca «ma sei sicuro che i tuoi vogliano davvero conoscermi?»

Connors annuì. «eh si».

Aveva contattato la sua famiglia quattro giorni prima di partire, per dire loro che sarebbe tornato a casa tre settimane. E fin lì tutto ok.

Poi aveva detto loro di avere una relazione con una ragazza da quasi tre mesi e mezzo, e lì era “scattata la tragedia”, in senso buono però. Erano saltati tutti su a chiedere chi fosse, come fosse, e soprattutto “come ha fatto ad acchiapparti?! E chi ci sperava più? Pensavamo saresti rimasto uno sciupafemmine a vita!” e “ma è una cosa seria?”.

E nonostante la politica dei piccoli passi Michael aveva detto loro la verità, ossia che si, era una cosa molto seria. Non una delle sue relazioni da tre giorni al massimo, non qualcosa da toccata e fuga.

Ed ecco che l’avevano ricattato col dire “o torni qui con lei…o non tornare affatto!” e lui, con un po’di imbarazzo a dire il vero -il che era stranissimo per uno come Connors- le aveva raccontato tutta la faccenda e le aveva proposto di andare a Washington insieme a lui…

 “mi sa che ti toccherà cedere al ricatto Michael!...ma davvero vogliono…?”

“finora sei l’unica con cui abbia fatto sul serio. Nonché la ragazza con cui sono stato insieme più tempo! Mi sa che i miei parenti avevano perso la speranza che io mi impegnassi seriamente con una ragazza…ovviamente non sei tenuta a farlo per forza, solo se vuoi, al caso dico loro di non rompere ed ecco fatto.”

…ottenendo in risposta un si.

«sinceramente sono un po’agitata».

«aah, tranquilla, i miei vecchi sono gente alla mano».

Alla mano e anche dalla mente aperta per accettare “serenamente” l’idea di avere un figlio ex mercenario e che tuttora lavorava nell’esercito di un privato.

“è la prima ragazza che porto in casa mia…!” pensò.

Infatti tutte quelle con cui era stato, beh, era sempre successo o in casa loro, o in un’auto, o…dove capitava. Ma non aveva mai fatto oltrepassare a nessuna di quelle ragazze la soglia della casa in cui fino ai sedici anni -età in cui era entrato nell’Accademia Militare- aveva abitato con la propria famiglia. Come se fosse stato un luogo “sacro”.

«ok, se lo dici tu».

«anche quei regali non sarebbero stati necessari».

«non arrivo a mani vuote se sto ospite tre settimane in casa di qualcuno!»

Giusto anche questo.

«forse un’orchidea rara da diecimila sterline è un po’troppo».

«ma ai tuoi dovrebbe piacere. L’hai detto tu che sul dietro casa hanno una specie di mini vivaio».

«e anche il cellulare a tema Pac-Man per mio fratello è un po’troppo. Comunque sono convinto che  gli piacerà» vide uno spiazzo dove parcheggiare e si fermò. La vedeva piuttosto tesa, e non gli piaceva quando era tesa; Emerald doveva stare più tranquilla e serena possibile «andrà tutto bene, non vedo perché dovrebbe andare diversamente» le disse accarezzandole delicatamente una gamba «tranquilla, ok?»

Lei alla fine annuì. «d’accordo. Quanto manca all’arrivo?»

«un paio di minuti per arrivare al negozio, un altro paio di minuti per arrivare a casa».

I genitori di Connors infatti avevano una pasticceria/panetteria in quel quartiere periferico. E nonostante la crisi da che era stata aperta aveva sempre continuato ad andare bene, perché il pane e i dolci erano ottimi e non costavano nemmeno un’esagerazione.

«capito…ma che succede laggiù?»

Aguzzando di poco la vista Emerald aveva notato uno di quei classici quartetti di gentaglia avvicinarsi ad un ragazzo che camminava da solo e circondarlo. E la cosa non deponeva affatto bene, perché tutti e quattro erano più grossi di lui.

«dove?»

«lì. Quattro teppisti hanno circondato un ragazzo…»

Appena Connors diede un’occhiata al punto indicato da Emerald scese rapidamente dell’auto.

«ma-»

«quello è mio fratello» la informò velocemente «resta qui» disse per poi procedere verso il gruppetto a grandi passi, scrocchiandosi le nocche e facendo un forte fischio «non avete niente di meglio da fare che infastidire mio fratello, voialtri?»

«e tu che diavolo vuoi?! Fila v-»

Il tizio non fece in tempo a finire di parlare che si trovò col naso rotto.

«ehi ma che diavolo…» allibì un altro.

«se hai tanta voglia di menare le mani ti accontentiamo, non c’è problema!» dalla faccia e l’atteggiamento quello sembrava il capetto «ragazzi, addosso!»

Ma proprio quando furono sul punto di attaccarlo l’uomo che aveva dato l’ordine si trovò ad essere afferrato e sbattuto con violenza contro il muro da Emerald, che di restare in macchina non aveva avuto la minima voglia.

«quattro contro uno, molto leale» commentò «anche se sareste sicuramente andati a finire male ci state facendo perdere tempo» lanciò l’individuo a terra, colpendolo con un bel calcio dritto alla schiena mentre era ancora “in volo” e con un altro di seguito in pieno viso «e a me perdere tempo non piace, soprattutto con gente come voi».

«ma che te l’ho detto a fare di rimanere in macchina, eh miz…» sospirò il soldato «voialtri, spargete pure la voce che Apocalisse è tornato» disse ai due del gruppetto ancora sani.

«Apocalisse!»

«”Apocalisse”?» Emerald sollevò un sopracciglio con un sorrisetto.

«non è un soprannome che mi sono scelto io» si giustificò Connors.

Ma i due tipacci adesso non guardavano più lui, quanto piuttosto il ragazzo a cui prima avevano tentato di fare del male.

«quindi se lui è Apocalisse, e questo è suo fratello…» disse piano uno dei due, per poi scambiarsi una rapida occhiata e correre via più velocemente che potevano.

Michael sbuffò leggermente. «non è durata molto. Perdonami per l’incidente, Hammy…»

«scherzi? Ha movimentato la giornata».

Disse così, ma più che pensare a quanto era accaduto Emerald era concentrata su altro. Ossia sul fatto che i due fratelli Connors non si somigliavano per nulla, se non in pochi tratti del viso. Michael aveva la pelle abbronzata, quella di suo fratello era bianchissima, e senza lentiggini; Michael aveva dei folti capelli castani, i suoi invece erano anch’essi completamente bianchi. E poi c’era la corporatura magra, ed il fatto che…il fratello di Michael ci arrivava ad almeno 1.70 di altezza? Hammy pensava proprio di no. E poi non dimostrava affatto i ventuno anni che aveva quanto piuttosto sedici, diciassette, o già di lì.

E per finire c’erano quegli occhi impari che aveva, uno marroncino ed uno azzurro chiarissimo, che…beh a dirla tutta Emerald  non sapeva da che parte guardare! Ma era di certo una questione di abituarsi. Tutto sommato il modo di vestire alquanto eccentrico del ragazzo -specialmente quei pantaloni e quel berretto con Pac-Man- era la parte meno strana di tutto il “pacchetto”.

E parlando di cose strane…perché Michael adesso che quelli erano stati sistemati non aveva nemmeno chiesto a suo fratello se era tutto ok? Non che quest’ultimo sembrasse spaventato a dire il vero, però…oh, vabbè.

«allora…Hammy questo è Zachary, mio fratello. Zeke questa è la mia ragazza, Emerald».

“Zeke”, non “Zak”. Ma Connors gliel’aveva detto, ad Emerald, che Zachary odiava essere chiamato in quel modo.

«piacere di conoscerti Z-»

Non riuscì a finire la frase che il ragazzo le era già “saltato addosso” per abbracciarla e salutarla con due baci sulle guance. Che dire, sembrava uno affettuoso!

«finalmente mio fratello porta a casa una ragazza! Tra tutti qui non ci speravamo più. Se l’hai acchiappato devi essere una speciale un bel po’» disse Zachary con un gran sorriso «oltre che bella».

«capito perché ti dicevo di stare tranquilla?» disse Michael ad Emerald che nonostante la sorpresa iniziale apprezzava molto i tipi espansivi come Zeke e indubbiamente adesso si sentiva più rilassata.

«guarda, più chiaro di così non si può!...e, Zeke, ti ho portato un regalino…»

«sul serio?»

«eh si. Spero che ti piaccia» disse Hammy tirando fuori dal marsupio un pacchetto, che il ragazzo scartò immediatamente.

«un…cellulare! Nuovo modello!!! A tema Pac-Man!!!» urlò Zachary per poi voltarsi verso il fratello ed indicare Emerald «sposala. Adesso. Subito».

«buono lì! Ci conosciamo da tredici anni ma stiamo insieme solo da tre mesi e mezzo!»

«si Zeke, io e Michael non abbiamo fretta. Vogliamo andarci piano, ecco. E poi non mi sento granché di sposarmi visto che ho un anno meno di te…»

«da parte tua è comprensibile non avere fretta di sposare Lentiggine, tutto regolare» l’albino fece una linguaccia al fratello, che aveva fatto una smorfia «no, a parte gli scherzi sono contento che tu abbia voluto venire qui a Washington. Solo una cosa, qual è il tuo rapporto con gli animali che strisciano?»

«…eh?»

«gli animali che strisciano. Bruchi, vermi, bisce, larve…serpenti».

Emerald lo guardò perplessa. «non sono una grande amante…»

«perfetto allora! Dov’è la macchina? Andavate in pasticceria? Se mai vengo anche io che ho fame!»

«già ma tu non dovevi essere proprio in pasticceria a lavorare?»

«mattinata libera fratellone».

«ah ecco…comunque…la macchina è là».

Appena indicata l’auto Zachary si avviò velocemente verso di essa, seguito da Emerald e Michael. La ragazza guardava perplessa l’ex mercenario. «sembra a posto, ma…cos’era quella faccenda degli animali che strisciano?»

Connors fece un gesto come a dire “dopo”. «dovrò dirti un paio di cosette in seguito, mi sa».

«non mi avevi detto che qui sei conosciuto come Apocalisse» Hammy ridacchiò «”Apocalisse”, that’s incredible.»

«è che ne ho combinate tante, da piccolo…e non solo da piccolo, a dire il vero» ammise, con la consueta sincerità che le riservava «ad ogni modo ti ho vista piuttosto stupita quando hai visto Zachary».

«è che non vi somigliate affatto. E poi…non mi avevi detto che è albino. Non che sia un problema, eh. Ma non me l’aspettavo».

«nella mia famiglia ci sono stati dei casi di albinismo -non recentissimi- in entrambi i rami. Nulla di sorprendente».

«piccionciniiiiiih vi sbrigate?!»

Ad Emerald venne da ridere un’altra volta. «che tipo però!...ma devo chiederti una cosa».

«dimmi».

«è vero che sei andato lì subito quando hai visto quei quattro tizi che l’avevano circondato, ma in realtà non sembravi preoccupato».

Connors occhieggiò il fratello e fece il suo “sorrisetto da schiaffi”.

«precisamente, e in queste tre settimane capirai perché. Perché io sono Apocalisse…ma lui è Armageddon!»

«ma chi, Zeke?» allibì Emerald.

«oh si. Ma te l’ho detto, ne parliamo dopo, e man mano capirai quel che intendo. Non che per te costituisca un pericolo, ovviamente».

“Apocalisse e Armageddon…chissà che avrebbero detto a riguardo, tra tutti. I ragazzi, le ragazze…il Sorcio, poi…”

E dalla Pantegana Pazza di Madre Russia finì a pensare un attimo a Kevin.

Lasciarlo era stato difficile, ma…chiusa una porta, si apre un portone. E adesso come adesso Michael non le aveva dato motivo di rimpiangere il suo ex fidanzato. Certo, man mano che la rabbia nei suoi confronti era sbollita ovviamente si era augurata che nella situazione in cui si trovava avesse un sostegno adeguato, ma…poco altro. La rottura era recente, che ogni tanto ricollegasse qualche fatto attuale con dei ricordi della sua precedente relazione non era poi così strano, no? In fin dei conti con quel ragazzo era stata insieme diversi mesi, era stata innamorata di lui, ed anche quella era stata una cosa seria. Poi che fosse finito tutto a carte quarantotto era un altro discorso, ma gli augurava di riuscire a trovare la serenità e soprattutto di non ripetere gli errori che aveva commesso con lei, altrimenti avrebbe fatto la fine di suo padre Robin.

«e dai che ho fame!...Emerald, tu sei una che mangia?» Zeke le diede un’occhiata «mh, mica tanto…»

«non mette su un grammo ma è un pozzo senza fondo» lo contraddisse Michael.

«buono a sapersi, perché i nostri dolci sono i più buoni della città».

«addirittura!…effettivamente ho un po’fame» disse la ragazza salendo in macchina con Zeke.

«ed ecco come la Connors Bakery finì sul lastrico» Michael salì sul posto del guidatore «andiamo…»

 

 

:: Tokyo ::

 

 

«quindi Hammy è davvero partita con quell’idiota di uno yankee?»

Eh no, a Terry Kenyon continuava a non piacere Michael Connors, nonostante fosse uscito con loro un paio di volte, insieme ad Hammy naturalmente.

«eh si!» annuì Roxanne.

«parte tre settimane e staranno a casa dei genitori di lui. E per fortuna che avevano parlato di piccoli passi!» Jacqueline sollevò un sopracciglio «di questo passo tornerà da sposata».

«io non credo, Hammy è sempre Hammy e quello non sembra tipo da volersi sposare» disse Jeager.

«a pensarci bene però non è poi chissà cosa. Non parlo delle eventuali nozze, eh» specificò Crea «parlo dell’andare a Washington insieme a lui e conoscere i suoi. In fin dei conti lui ed Emerald si conoscono da tredici anni, e Connors la famiglia di Hammy la conosce benissimo; tutto sommato si tratta di un…andare a pari!»

«a beh, anche questo è vero».

«io però sono ancora perplesso» si intromise Meat «lei e Kevin Mask avevano faticato moltissimo per riuscire a mettersi insieme, non mi sembra ancora possibile che possano essersi lasciati. E che Emerald possa essersi messa con un altro dopo neanche una settimana».

«chiodo scaccia chiodo» disse Dik Dik con solennità «e poi se si erano sbaciucchiati nel bosco l’americano non doveva esserle indifferente già da prima».

«è una cotta infantile, da quel che ha detto a noi» rivelò Fiona «che adesso sembra essersi concretizzata».

«si, ma lasciare Kevin proprio in questo periodo…» disse piano Chichi «a me sinceramente è dispiaciuto molto anche per lui, nonostante da quanto ho capito la colpa della rottura sia stata sua».

«le ha fatto le valigie e l’ha cacciata di casa senza motivo, vedi tu! Io avrei sfondato la porta e gliele avrei tirate in testa» Kirika finì -con sommo dolore di Kid che ululò come un lupo ferito- l’ultima lattina di Cola «ha fatto benissimo a piantarlo, mamma morta o non mamma morta».

«ma lui come sta adesso?» Kid aveva ancora i goccioloni di lacrime penzolanti dagli occhi «ne sapete niente?»

«a detta di mamma non bene».

«ma se io l’ho visto giusto ieri con una ragazza!» esclamò il texano.

«…mora con gli occhi verdi?»

Terry ammutolì. Cavoli, era vero. «si».

«appunto. Per i primi tre mesi è stato chiuso in camera sua, poi a un certo punto ha iniziato ad andare in giro e portarsi a casa quattro o cinque ragazze diverse la settimana, tutte more con gli occhi verdi».

«quello a casa mia non è un segno di ripresa. Piuttosto è un grido di aiuto» mormorò Meat «e quanto a Warsman…»

«sempre a detta di mamma cerca di stargli vicino ma alla fine non può fare molto».

«già, ma una cosa: quindi Kevin adesso, sapendo di avere sua madre viva su Nettuno, non è ancora andato da lei?»

«non che io sappia».

«come si fa ad essere così presi da sé stessi da non andare a cercare la propria madre che per vent’anni ha creduto morta? Io rimango» allibì Wally «se la mamma fosse la mia…»

«si beh…Kevin Mask adesso è una persona che sta male. Non so se sia davvero giusto dare giudizi su quel che fa o non fa, perché non trovandoci in una situazione come la sua non possiamo sapere cosa faremmo noi al suo posto» disse Fiona, zittendo tutti quanti.

«o beh…vedremo un po’come si mettono le cose, no?»

 

 

Warsman non era tornato a vivere da Kevin. Il ragazzo non gliel’aveva chiesto, lui non si era offerto. Ed avevano perfino discusso, di recente.

“guarda che stai sbagliando”.

“perché?! Sono single e faccio quel che mi pare, non voglio più stare a struggermi perché lasciato da una stronza”.

“già, peccato che le ragazze che ti porti a casa siano tutte more con gli occhi verdi. Come Emerald”.

fatti gli affari tuoi”.

Kevin aveva cominciato a fare così appena saputo che Hammy aveva iniziato una relazione con l’americano. Una cosa estremamente seria, a quanto pareva.

“e se non l’avessi scoperto da solo probabilmente Emerald non l’avrebbe detto nemmeno a me”.

Infatti lo aveva scoperto per caso un mese prima, vedendoli baciarsi su una panchina in un quartiere vicino a quello di Shibuya, nel quale lui si era recato per andare a fare spesa. Nel supermercato di quella zona c’era un’offerta, e in tempi di crisi era meglio approfittarne, no?

Aveva telefonato alla ragazza la sera stessa, chiedendole di incontrarsi, cosa che era avvenuta tranquillamente perché “Mikey non ha problemi se esco da sola o con degli amici, ovviamente, dato che non è uno schizzato paranoico”.

Flash non poteva dire di essersi sentito poi così bene alla notizia nonostante in quel periodo, per l’appunto, non avessero avuto problemi ad incontrarsi.

Il fatto era che…lei, con lui!

Proprio con lui!

L’americano a stringerla, baciarla, abbracciarla, farci l’amore…

“ne ho viste di cose brutte in guerra ma questa le batte tutte”.

Proprio quel bastardo.

“però per noi non è cambiato niente, visto. Anzi, abbiamo meno difficoltà ad incontrarci di quante ne avessimo prima”.

Eppure sapere che stavano insieme lo aveva…come dire? rattristato, irritato? E anche altro, che non avrebbe saputo definire.

Un conto era che stesse con Kevin o qualcun altro, chiunque altro, ma con Connors…poi per carità, quella puttanella poteva fare quel che le pareva, però gli seccava. E parecchio. Forse proprio perché Michael l’aveva torturato e, tra l’altro, era tra quelli che anni e anni prima gli avevano dato la caccia.

“e poi checché Kevin ne dica, sta male. Ma male veramente. Considerava quella ragazza l’amore della sua vita, non è qualcosa che si può cancellare con un colpo di spugna” pensò “e idem lei. Anche con Kevin era una cosa seria, mi risulta difficile credere che l’abbia dimenticato così di punto in bianco. E non mi ha nemmeno risposto quando le ho chiesto da quant’è che lei e Connors stanno insieme!”

E adesso erano entrambi a Washington.

Per tre settimane, a Washington, dai genitori di LUI. Con la benedizione paterna, per giunta.

Già, Lancaster doveva essere contento adesso che aveva ottenuto quel che probabilmente aveva sempre voluto, Kevin ed Emerald lontani e lei con suo uomo di fiducia. E tutto senza che lui muovesse realmente un dito, perché Kevin si era rovinato benissimo da solo. L’unica cosa buona era che anche tutti gli altri soldati erano finalmente andati via dal quartiere, già da tre mesi e mezzo.

Pensare che lui, sciocco, aveva creduto che anche l’americano se ne fosse andato e si era perfino concesso un intimo “evviva”.

E invece no. Aveva solo cambiato posto.

In tutti i sensi…

 

***

* non sono un'amante di Total Drama ma per colpa di mia sorella so cos'è il volo della vergogna...
* l'isola in cui sono naufragati i nostri due capofamiglia, per la cronaca, è ispirata moltissimo al modello dell'isola numero tre in quel videogioco per ps2. Quindi ci si trova più o meno di tutto, alberi da frutto di ogni tipo, spezie, frumento, caffè, polli selvatici, perfino dei cinghiali.

Bam! Ed ecco un paio di altri piccoli colpi di scena, con Howard e Robin su un'isola deserta (decisamente avrebbero preferito un altro tipo di compagnia!) e Hammy&Michael-andiamoci-piano-Connors a Washington.
Più l'ingresso di Zeke (Zzik, si pronuncia così), ovviamente, del quale vi lascio un'immagine creata con questo gioco qui http://www.azaleasdolls.com/game_geekboy.html


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