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Autore: drowninginfables    28/03/2014    1 recensioni
Celeste non ha avuto una vita facile. Dopo un infanzia rubata, all'età di otto anni è stata portata in una casa-famiglia , in cui ora sta passando l'adolescenza. Ha conosciuto persone importarti al Secure Home, persone che l'hanno cambiata in un certo senso. Ma la sua vita dovrà combattere con il mondo reale e lei dovrà iniziare a cavarsela da sola e dovrà imparare l'importanza dei sentimenti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era normale essere come me, insieme a loro. Eravamo quei bambini troppo grandi per venire adottati ma troppo piccoli per avere le nostre libertà. Quei bambini tra i 12 e i 17 anni che nessuno desiderava. Eravamo in quella casa-famiglia da molti anni ormai, ci facevamo forza a vicenda anche se avevamo poche speranze per il futuro. Chi raggiungeva la maggiore età , nonostante le promesse di tornare a trovarci, non si faceva più vedere. Tutti rimanevano delusi quando non si manteneva la parola data. Eppure continuavamo a fidarci l’uno dell’altro, nonostante tutto.
Avevo 15 anni ed ero lì da sette. Il mio nome è Celeste, il mio cognome solo da dimenticare. Mia madre era morta di parto e mio padre, se così si può chiamare, mi picchiava e, quando avevo 7 anni, aveva tentato di soffocarmi con un cuscino. Un’assistente sociale, una donna di nome Marzia, mi aveva salvato dicendomi che avrebbe sicuramente trovato una nuova famiglia per me. Quante promesse non mantenute…
Ero magra, quasi scheletrica, e non molto alta per la mia età. Avevo grandi occhi azzurri, color del mare, un piccolo nasino alla francese e la bocca a forma di cuore. I miei capelli era biondo cenere, corti e rasati. Mettevo spesso bracciali borchiati, jeans larghi e scarpe bombate. Il rock era una delle poche cose che mi aveva sempre aiutata nei momenti difficili. Ovviamente non ero mai andata ad un concerto, né avevo fatto molte cose normali per gli adolescenti. Odiavo la mia situazione, ma la consideravo normale. Lì dentro ero solo una tra le tante. Tutti avevano una storia da raccontare, un passato difficile.
Spesso mi sentivo sola . Nelle uggiose giornate autunnali, quando non ci era permesso uscire, rimanevo sdraiata sul letto a leggere o ad ascoltare la musica. Mi mancava la mia infanzia rubata. Non era mai stata in un ristorante, in piscina, in vacanza, al mare, non avevo mai bevuto coca cola, mangiato una vera pizza. Non mi ero mai divertita sul serio, non era mai andata al circo, non avevo mai vissuto a pieno.
Nella casa-famiglia avevo trovato un vero amico, Davide, l’unico che mi capiva in ogni tipo di situazione. A volte litigavamo, ma non riuscivamo a starci lontani per più di una giornata. Sapeva tutto di me, ogni parte del mio passato, ogni dettaglio del mio carattere. Il giorno che era diventata “donna” ero corsa a dirlo a lui. Lui, importante quanto una madre per me. Aveva 17 anni, quello era l’ultimo periodo che avrei passato avendolo sempre vicino, poi anche lui mi avrebbe lasciato, avrebbe preso la sua strada. Era alto e muscoloso, i capelli lunghi, mori, spesso raccolti in una coda dietro la testa, gli occhi erano verde smeraldo con mille riflessi. Era decisamente bello, forse se ci fossimo incontrati fuori mi sarei innamorata di lui. Ma lì dentro non c’era tempo per i sentimenti. Non c’era tempo per essere felici. 
  
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