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Autore: drowninginfables    31/03/2014    1 recensioni
Celeste non ha avuto una vita facile. Dopo un infanzia rubata, all'età di otto anni è stata portata in una casa-famiglia , in cui ora sta passando l'adolescenza. Ha conosciuto persone importarti al Secure Home, persone che l'hanno cambiata in un certo senso. Ma la sua vita dovrà combattere con il mondo reale e lei dovrà iniziare a cavarsela da sola e dovrà imparare l'importanza dei sentimenti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Aprii gli occhi lentamente, il rumore della solita sveglia che rimbombava per tutto l’edificio. Il sole primaverile entrava dalla finestra e illuminava il mio viso quasi fastidiosamente. Ogni stanza al Secure Home ospitava tre o quattro persone dello stesso sesso. Un lato del corridoio era completamente femminile, l’altro maschile. La mia camera era la 67, decisamente lontana da quella di Davide, la 24. Con me dormivano Beatrice, una bambina di 12 anni che aveva perso i genitori in un incidente, e Lucia, abbandonata da neonata e mai adottata per un problema alla gamba che non le permetteva di camminare per lunghi tratti.
Mi misi seduta ancora assonnata e presi i miei vestiti. Le altre avevano già finito di prepararsi. Entrai in bagno come al solito per ultima, mi lavai, mi vestii e mi truccai leggermente. Quando uscii dalla stanza, Davide era appoggiato al muro ad aspettarmi. Era bello come sempre.
- Ciao tesoro, ben svegliata – disse, fissando le occhiaie che avevo cercato di far sparire con un po’ di correttore, senza risultato alcuno.
Misi su la faccia più imbronciata che riuscissi a fare, ma appena lo guardai negli occhi scoppia a ridere.
- Ti odio quando mi prendi in giro –
- Andiamo a fare colazione, forza –
Mi mise un braccio intorno alle spalle e ci incamminammo.
La mensa era una grossa sala grigia che serviva cibo per lo più disgustoso, ma quello era l’unico momento in cui potevamo stare tutti insieme. Ogni giorno avevamo un’ora in cui potevamo uscire dall’edificio, a meno che non dovessimo scontare una punizione. La scuola si trovava all’interno e la frequentavamo solo noi.
Ci avvicinammo al tavolo dove era seduto il nostro gruppo solo dopo mezz’ora di coda, alquanto esagerata per un cibo quasi immangiabile. Eravamo in sei: io e Davide, i due fratelli Edoardo e Luca, gemelli nell’aspetto ma estranei nel gusto, Giulia e Carlotta.
Davide era arrivato al Secure Home quando i servizi sociali avevano scoperto che i suoi si facevano di LSD, aveva 10 anni. I gemelli vivevano con il nonno ed erano venuti quando lui era morto. Giulia non riusciva ancora a raccontare facilmente il suo passato. Dopo essere stata recuperata sulla strada all’età di 7 anni, non aveva più parlato degli anni precedenti, forse non li ricordava più. Questo aveva reso impossibile le adozioni, esattamente come nel caso di Carlotta, il padre morto dopo essere stato accoltellato.
Eravamo un gruppo un po’ problematico, ma il bene che ci legava era unico. Il diciottesimo compleanno di Giulia era vicino, solo più un paio di mesi. Carlotta aveva 16 anni e i gemelli avevano appena compiuto 17 anni. Per il compleanno avevamo completamente addobbato la loro camera e gli avevamo fatto una sorpresa. I regali non erano fantastici, ma per persone umili come loro “contava il pensiero”.
- Ragazzi, come state oggi?-
- Di merda – risposero i gemelli – oggi abbiamo un test di matematica e non ci ricordiamo niente. Ma perché non può imparare a risolversi i suoi problemi da sola?-
- Chi?- chiese Carlotta ancora con la testa tra le nuvole.
- Ma come chi? Ci stavi ascoltando?
- Scusatemi. Stavo pensando… –
- A quando Leonardo ti dichiarerà il suo amore?- la ripresi io. Lei arrossì come un peperone.
- Quante volte devo dirti che a me non piace Leonardo?-
- Dai, andiamo. Quando lo guardi hai gli occhi a cuoricino- fece Davide in mia difesa.
- Ma a lui piace Sara la carota. Cosa ci trovi in quella, proprio non lo so-
- Non è così antipatica. Quando non parla di sé stessa o di quanto è bella, è quasi carina- intervenne Giulia.
- Peccato che parla perennemente di quanto si trova bella-
Il rumore della campanella di fine pasto risuonò nella mensa e poi si disperse nell’aria. Tutti si alzarono e si incamminarono stancamente verso le solite noiose lezioni della giornata aspettando con ansia il pranzo, per poter parlare di nuovo.
  
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