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Autore: Inathia Len    29/03/2014    2 recensioni
Ognuno ha dei segreti o cose che non racconterebbe mai a nessuno. I nostri personaggi non sono da meno, perché c'è sempre qualcosa che nessuno di vi dirà. In questa raccolta, si raccontano, svelando quattro segreti su di loro e le loro vite...
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si ammalava di raffreddore almeno una volta al mese

Con una puntualità imbarazzante, ormai da anni l’ultima settimana del mese Molly era una zombie gocciolante e dal grosso naso rosso. Se poi quella maledizione coincideva con il ciclo, Molly si chiudeva in casa ed era capace di non uscirci per tutta la settimana. Qualsiasi cosa pur di non sgnaccolare in faccia a Sherlock, il quale, ne era certa, si sarebbe limitato solo a guardarla –neanche interrogativo, l’avrebbe solo guardata- e poi avrebbe ripetuto la sua richiesta quotidiana, facendo un commento volante sulla sua condizione. No, Molly non poteva permetterselo. Quel poco di dignità che ancora le rimaneva doveva preservarla gelosamente. E così preferiva quella clausura autoimposta agli sguardi pietosi/scocciati della gente quando attaccava la sua raffica di starnuti di mezzogiorno. Perché a casa non correva il rischio di finire i fazzoletti.

 

Aveva chiamato il gatto come il suo primo ragazzo

Clark. Era quello il nome della palla di pelo che aveva salvato dall’essere investito in una fredda sera di novembre di qualche anno prima. Clark-ragazzo aveva avuto i capelli rossi e Clark-gatto aveva il pelo fulvo, ma le somiglianze finivamo lì. Perché se Clark-ragazzo l’aveva scaricata dopo appena due settimane per un’oca più disponibile, mentre Clark-gatto non l’avrebbe mai abbandonata. E così Clark-gatto era diventato il suo nuovo migliore amico, l’unico che l’aspettava la sera quando tornava da lavoro. Non era l’unico ad avere bisogno di lei, ma era il solo a riconoscere il fatto che lei gli fosse necessaria. E così, da quella sera di novembre, quella palla di pelo era diventata il suo microcosmo. E chiamarlo Clark era stata la vendetta più dolce e sottile di cui Molly fosse capace.

 

Beveva sempre e solo dalla sua bottiglietta

L’essere un medico legale l'aveva riempita di manie assurde, nel corso degli anni, ma la peggiore di tutte era quella di non fidarsi delle bottigliette. Molti dei corpi che le era capitato di esaminare erano finiti tra le sue mani proprio a casa del veleno e lei non ci teneva a finire i suoi giorni sul tavolo gelido di un obitorio. Per quello aveva cominciato a girare con una bottiglietta che non perdeva mai di vista e che riempiva solo o a casa o da fontane di cui si fidava ciecamente. Questa era la sua unica mania che Sherlock non riteneva inutile e idiota e per questo Molly si sentiva molto intelligente. All'inizio, si credeva ridicola, ma era bastata un'occhiata di approvazione del consulente detective per farla ricredere. E ora non riusciva più a ricordare se il tutto fosse cominciato perché davvero non voleva finire avvelenata o perché Sherlock l'aveva ritenuta una cosa furba.

 

Odiava l'arte moderna

Non poteva ritenersi una grande esperta, il suo poco tempo libero non lo passava di certo a studiare storia dell'arte, ma anche lei aveva i suoi gusti, come chiunque al mondo. Non andava in giro a sbandierarlo per non sottomettersi al giudizio altrui, ma l'arte moderna proprio non le piaceva, la trovava brutta e riteneva i vari artisti solo dei perditempo imbrattatele. Tom, invece, era un grande appassionato e l'aveva convita ad andare a una mostra, una volta. Inutile dire che avevano finito di litigare neanche a metà della prima sala. La mite e dolce Molly Hooper aveva cominciato a borbottare -non troppo a bassa voce- sull'assurdità del costo dell'esposizione e il timido Tom le aveva urlato contro -non troppo timidamente-. Avevano fatto la pace, certo, ma si erano promessi di non andare mai più a una mostra insieme.

 

  
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