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Autore: Andy Grim    06/07/2008    3 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 42: Verso la resa dei conti

Capitolo 42: Verso la resa dei conti

 

“I

o mi auguro soltanto” disse il signor Shinomya, cercando di mantenere la maggior calma possibile “che tu ti renda ben conto di quello che hai fatto, Sayaka…!!”

“Sì, papà…” balbettò la reproba[1] con voce tremante e lo sguardo basso “…io…”

“Tu che cosa?” ribatté suo padre, alzando di scatto la voce “Te ne rendi conto, sì o no??!!”

 “Calmati, tesoro” intervenne la moglie con pronta fermezza “ti ha appena detto di sì!”

“Ah, certo” il marito sospirò rumorosamente, mettendosi di fronte alla finestra, con le mani in tasca “ha detto di sì…! E questo, secondo te, mette tutto a posto, immagino!”

“Non l’ho affatto detto” ribatté la consorte, sempre con voce ferma “cerchiamo però di considerare l’accaduto nelle sue giuste proporzioni!”

L’uomo le lanciò un’occhiata sgomenta, seguita da una smorfia ironica: “Benissimo, consideriamolo pure: il figlio dell’ispettore Asuka si è fermato a dormire a casa nostra e - giacché c’era - nel corso della notte, si è preso la verginità della nostra bambina!! Ti pare che l’abbia considerato nelle sue giuste proporzioni?!”

“Non è più una bambina!” rimpallò decisa la moglie.

“Come, come…??” domandò alterato il marito, portandosi la mano a coppa sull’orecchio “Chi è stato, ieri sera, a ribadire esattamente il contrario? E ad insistere, soprattutto, affinché quel… mascalzone rimanesse per infangare la nostra casa onorata?!”

“Papà, te ne supplico” sbottò la figlia, con le lacrime agli occhi “non parlare così di Alan… la colpa è stata mia… sono io che sono entrata nella sua camera!”

“È inutile che tu lo difenda, signorinella: per fare quella cosa, bisogna essere in due!!”

“Sì, ma lui… era mezzo addormentato” protestò la figlia “e credeva che…”

“Che cosa…??” domandò il genitore, sempre più sconvolto.

Sayaka lo fissò intensamente, decisa a dirgli tutta la verità. Però, all’ultimo, un residuo scampolo di egoismo la spinse a rinunciare: “No… niente!”

Confessare che il suo beneamato l’aveva resa felice credendo di fare l’amore con un’altra era davvero troppo imbarazzante… oltre che controproducente!

“Ascolta, cara” disse dolcemente la madre posandole una mano sulla spalla, mentre esortava silenziosamente il marito a portare pazienza “rispondi a questa domanda: tu vuoi bene a quel ragazzo?”

Gli occhi della figlia guardarono direttamente i suoi: “Sì, mamma: lo amo!”

La signora annuì, per poi tornare a chiederle, sorridendo: “E lui ti ricambia?”

Stavolta la “piccola donna” dovette deglutire, facendo appello a tutta la propria determinazione per rispondere: “Io… gli piaccio molto: me lo ha detto di persona!”

“Almeno su questo non ci sono dubbi...!” commentò il capofamiglia, con marcato accento indignato.

Sayaka si alzò allora in piedi, stringendo i pugni: “Se vuoi saperlo, papà, mi ha detto pure di volermi bene, quando è venuto alla mia festa di compleanno!”[2]

“Però non ti ha detto espressamente di essere innamorato di te. O mi sbaglio?” insistette ancora il padre.

La fanciulla dovette stringere anche i denti. Mandando quindi un lampo dai suoi occhioni ammalianti, esternò la seguente osservazione: “Se non lo fosse, quella volta non avrebbe lasciato fuggire Seya con quel velo maledetto, che mi avrebbe costretta a sposare il rampollo degli Hiwatari!”[3]

Il padre stava per farle osservare che l’impresa della misteriosa ladra era stata favorita soprattutto dall’energico “contributo” della figlia, che aveva bloccato fra le sue gentili grinfie il malcapitato detective proprio per impedirgli di gettarsi subito all’inseguimento di Seya! Tuttavia, i sensi di colpa che lo tormentavano assieme alla moglie per quel famigerato progetto di matrimonio combinato, lo spingevano suo malgrado ad assumere, nei confronti della sua adorata figliola, un atteggiamento forse troppo conciliante.

“D’accordo…” sospirò “…a questo punto vorrei parlare da solo con tua madre. Puoi ritirarti, Sayaka!”

“Va bene, papà!”

Prima però di abbandonare il salotto, la ragazza gettò uno sguardo fugace verso la signora e, al sorriso rassicurante di quest’ultima, rispose con una complice strizzatina d’occhio.

***

Quando il novello sciupafemmine raggiunse finalmente la propria dimora (mai gli era parsa così bella come quella domenica mattina) dovette constatare che l’ispettore Heiji era di già rientrato, poiché le imposte della loro villetta erano aperte. Dopo essersi fermato un minuto a riprendere fiato e ad attendere che la sezione Cardiaca rallentasse il ritmo di funzionamento, il giovanotto si decise a varcare l’ingresso e a richiuderselo alle spalle il più silenziosamente possibile. Sperando che suo padre stesse ancora smaltendo sul letto la notte in centrale, decise di rifugiarsi nella sua camera per riflettere sul da farsi, quando una voce, proveniente dalla cucina, lo bloccò proprio ai piedi delle scale: “Buongiorno…!”

Sollecitata dal rigurgito di adrenalina, la stazione di Dick Tracy ricominciò a pompare con alacrità e il ragazzo, rassegnandosi al peggio, fece dietrofront per raggiungere il genitore.

“Bentornato, Alan. Fai colazione?” domandò Heiji, affondando la forchetta nelle uova strapazzate. Guardandolo con espressione praticamente vuota, il figlio riuscì solo a mormorare un flebile “No, grazie!”

Dato che l’appetito del figlio, in quel momento della giornata, era sempre stato piuttosto robusto, Heiji gli rivolse un’occhiata indagatrice: “Male” commentò “non lo sai che è il pasto più importante?”

“Lo so… ma proprio non ho fame!” confermò di nuovo, con voce spenta.

L’ispettore corrugò le sopracciglia: “Stai ancora poco bene, per caso?”

“No, no… è che…”

“In effetti non hai una bella cera” osservò il padre, pulendosi col tovagliolo “si può sapere, allora, perché sei uscito?”

“Beh… vedi…”

“Ti è successo qualcosa?” gli chiese ancora, cominciando a impensierirsi, mentre si versava una tazza di caffè.

“Ma no, nulla... cioè… niente di troppo grave… non ci pensare: me la sbroglierò, come sempre!”

Watson e Marlowe si sentirono piegare le ginocchia. Non c’erano molte possibilità che l’ispettore si accontentasse di una simile spiegazione! Avevano almeno sperato in una mezza giornata di quiete per concertare un piano d’azione; ma, nei confronti del loro assistito, la sorte continuava a non essere benigna.

“Avanti sediti” gli ordinò infatti l’ispettore, avvicinandogli una seggiola “proprio stanotte riflettevo che noi due parliamo sempre molto poco… e devo mio malgrado riconoscere di essere stato, finora, un genitore mediocre. Ma voglio rimediare, da oggi in poi!”

“E proprio adesso, vuole rimediare, il piedipiatti!” ironizzò acidamente Watson.

“Che facciamo, Jim…?” gli domandò il collega, piuttosto ansioso.

“Prendiamo tempo, Phil… cos’altro possiamo fare?”

“Grazie” rispose il figlio “sei molto gentile. Però…”

“Dai, approfittane: oggi sono di riposo e ho tutto il tempo che vuoi. Hai qualche problema?”

“Beh… effettivamente… sss… sì…!”

“Forza, allora: di cosa si tratta?”

“Di… di sesso…!”

“Ma Jim, sei impazzito?!” gridò il responsabile della Neuro.

“Ce lo avrebbe tirato fuori comunque, amico mio. Non ti preoccupare, la prenderò alla larga!”

Marlowe iniziò a tamponarsi la faccia col fazzoletto, mentre l’ispettore, che si era appena acceso una sigaretta, l’allontanò dalle labbra, per poi schiacciarla lentamente nel posacenere. Tenere visioni di quando faceva ballare quel marmocchio sulle ginocchia attraversarono fugaci la sua testa…

“Ho…” deglutì “…ho capito bene…?”

“Sì…” confermò il figliolo, al colmo dell’imbarazzo “…ma forse non è il caso che…”

“Come sarebbe non è il caso?! Dico, non vorrai imparare certe cose nel cortile della scuola, spero?!” affermò l’uomo con veemenza, procurando alla superiora del Saint Paulia un’extrasistole telepatica “Vuota il sacco, ragazzino!”

“No, ecco… vedi… così, per pura ipotesi, eh? Ecco… se… una ragazza che ti piace volesse… farlo, con te… insomma… tu ci dovresti stare, oppure no?”

Sentendosi tornare su le uova della colazione, Heiji Asuka pregò gli dei di aiutarlo a mantenere la massima concentrazione e la massima calma. Aveva pensato di dover cominciare tutto dal principio tirando fuori la classica storiella delle api e dei fiori, ma dovette purtroppo constatare di essere arrivato fuori tempo massimo! Maledicendo il progresso e la precocità dell’adolescenza moderna, si alzò quindi dal tavolo facendo cenno alla sua progenie di seguirlo in salotto, dove i due si accomodarono sul divano.

Qui l’ispettore mise un braccio attorno alla spalla del suo rampollo e cominciò a parlargli con tono sicuro e profondamente paterno: “Dimmi tutto, coraggio… immagino volessi riferirti a ieri sera, quando sei uscito con Lisa…”

“Ecco… in effetti… diciamo di sì!”

“Alan… niente giri di parole, per favore: se vuoi che ti aiuti devi dirmi esattamente ciò che è accaduto!”

Il ragazzo emise un lungo sospiro, poi si fece coraggio: “Quando sono rincasato, ieri sera… dopo che tu sei andato via… lei… è venuta!”

“Lei chi…?”

Lei… Seya!”

Le sopracciglia dell’ispettore schizzarono verso il soffitto: “Come?! È venuta qui da noi…??”

“Non lo hai visto il foro, nel vetro della finestra?”

L’uomo scosse il capo: “Quando sono rincasato, alle sei, la porta della tua camera era chiusa, quindi ho creduto che tu fossi a letto. Quando invece ti ho sentito entrare, poco fa, ho pensato che fossi uscito a fare una passeggiata mattutina!”

“E quando, mai, papà?”

In effetti, date le continue uscite serali alla caccia della sua ladra, il figlio non mancava di ronfare di gusto tutte le mattine delle sue giornate libere!

“Hai ragione. Insomma, dicevi che Seya, ieri sera, si è introdotta in casa nostra…”

“Già… appena dopo la mezzanotte!”

“E cosa voleva?”

“Me!”

L’ispettore deglutì di nuovo, cercando di metabolizzare la risposta del figlio. Poi balbettò: “Alla sua età…?!”

Al ragazzino venne quasi da ridere: “Perché? Non sei stato tu a dirmi che le ragazze diventano adulte prima di noi ragazzi?”

“Sono stato io?” rimpallò il padre, lisciandosi lentamente il cuoio capelluto.

“La mamma no di certo…!”

A siffatta affermazione, l’uomo sussultò… sua madre! Il ricordo di una giovanissima Kaori che lo era andato a trovare in ufficio sbattendolo contro il muro per esortarlo a scegliere fra lei e quella fuorilegge esibizionista dal malvagio appellativo, gli era tuttora bene impresso nella mente! Soprattutto perché, il giorno successivo, Heiji Asuka aveva comunicato al commissario del distretto la sua definitiva rinuncia all’incarico di arrestare la famigerata ladra Lucifer.

“Ti capisco” mormorò, con un soffio “in fondo, anche io…”

“Come?! Vuoi dire che anche quella ladra che inseguivi, ti ha…”

“Ma niente affatto” si affrettò a negare l’ispettore “sono un professionista serio, io! Parliamo di te, piuttosto: cosa ti ha fatto, quella ladruncola…?!” il tono di Heiji, più o meno inconsciamente, si era fatto possessivo.

“Niente…!! Cioè… sì, aveva… intenzione di… ma io non ho voluto!” rispose Alan, tenendo lo sguardo basso.

“Non hai voluto…?” insistette suo padre, reprimendo a stento un respiro di sollievo.

“No” rispose flebilmente Alan, sempre cogli occhi a terra “non… non mi sentivo pronto!”

L’ispettore reclinò la testa all’indietro, stavolta non potendo trattenere un lungo soffio liberatorio; ma subito tornò a incalzare il figlio: “Ma… e poi, cos’è accaduto?”

Dalla centrale emotiva non poterono evitare che l’organismo fosse scosso da un brivido forte: finora avevano potuto cavarsela senza mentire, ma adesso era il momento di tirare fuori la faccia più tosta che avessero potuto (quella, per intenderci, dei battibecchi con Lisa) e questo era il campo di Watson, che strizzò pronto l’occhio al collega della Neuro.

“Cosa intendi, esattamente, per poi…?” chiese il ragazzo.

“Senti, non vorrai farmi credere che, dopo il coraggio sfoderato nel cercare di sedurti, Seya abbia rinunciato così facilmente e se ne sia ritornata sui suoi passi, buona buona?!”

Blackie Wolfe dovette comandare due deglutizioni…

“Invece è così… sarà anche una ladra, ma è una persona ragionevole. Inoltre, per strano che possa sembrare, tiene molto a me!”

“Capisco” rispose l’altro, non del tutto persuaso “posso chiederti una cosa?”

“Quale?”

“Chi preferisci, fra le due?”

“Quali due…?”

“Dai, piantala: parlo di Seya e di Lisa!”

“Anche lui…!!” imprecò Marlowe, mettendosi una mano sulla fronte.

“Sta’ calmo, ci penso io!” ribatté Watson, accostandosi al microfono vocale.

Sollecitato dal suo acuto sguardo indagatorio, Alan guardò di sottecchi il genitore “Beh… Lisa, è ovvio! Se non fosse così…”

“…avresti fatto sesso con Seya!”

Il figlio sussultò, ma strinse i denti: “Non ci avrei fatto sesso… ci avrei fatto l’amore!” replicò.

Per quanto leggermente turbato, Heiji si compiacque di quella risposta: “Sono contento che tu sia già in grado di comprendere questa differenza importante!”

Ma il figlio aveva nuovamente abbassato la testa, provando invece un sentimento di vergogna… perché, contrariamente a quanto credeva suo padre, la frase che aveva pronunciato prima non era riferita a Seya, bensì a Sayaka!

“Ad ogni modo” continuò l’ispettore, seguendo il suo pensiero “ora che sei… cresciuto… sarà bene che ti informi su certi aspetti del rapporto con l’altro sesso… e anche su certe precauzioni che…”

“Ho capito, papà” lo fermò Alan, con gesto stanco “ma non adesso, se non ti dispiace!”

“D’accordo, ma non aspettiamo troppo tempo, mm? E intanto continua a dimostrarmi di essere quell’ometto del quale sono sempre andato fiero!”

Il giovanotto si alzò e gli sorrise: “Ci puoi contare… e anche la mamma, da lassù!”

Con un moto di commozione, anche l’ispettore si alzò e gli tese le braccia: “Forza, campione: dai un abbraccio al tuo papà!”

Mentre i due si stringevano affettuosamente, anche Phil Marlowe e Jimmy Watson si stringevano la mano, con Lew Harper che posava contemporaneamente le mani sulle loro spalle: “Finalmente avete capito cosa significa collaborare” dichiarò “spero proprio che continuerete così… e adesso, nel mio ufficio!”

Carezzando intanto la nuca del figliolo, il buon Heiji mormorava tra i denti: “Ahh… dannato il tempo che passa…!”

 

***

Il Coordinatore dell’organismo fece sedere i responsabili dell’Emotiva e della Cerebrale di fronte alla sua scrivania; finalmente potevano deliberare in modo serio su come affrontare la difficile situazione che stava davanti al loro “battezzato” assistito.

Al termine dell’ultima drammatica seduta, mentre i tre stavano raggiungendo l’ufficio di A1, la Sensitiva aveva registrato la presenza in casa dell’ispettore Asuka e l’urgentissimo summit aveva dovuto essere bruscamente posticipato per affrontare quell’emergenza. Per fortuna, come s’è visto, i due capi-sezione se l’erano cavata in modo discreto.

Tranquillizzato (almeno momentaneamente) l’ispettore, si trattava ora di affrontare la beneamata controparte, che aveva ormai tutto il diritto considerarsi la fidanzata ufficiale del “piccolo detective”… e non solo in virtù dei 2667 punti conquistati!

Si dava infatti il caso che per convincere Lisa/Seya a tornare buona buona sui suoi passi (come aveva dubitato l’ispettore) il novello “principe della notte” aveva dovuto decidersi a farle una dichiarazione in piena regola proprio davanti al suo uscio di casa!

Prendendole le mani, aveva appoggiato un ginocchio a terra e aveva domandato, nel tono più fermo che potesse: “Seya… Lisa… volete sposarmi…?”

Colta di sorpresa, non aspettandosi che un semplice affettuoso buonanotte, la ragazza era arrossita di colpo, balbettando: “Allora… vuoi proprio dire… che tu…”

Il giovane aveva annuito: “Sì… è voi che voglio! Lisa… Seya… mi concedete la vostra mano?”

Contenendo a fatica la gioia straripante, la nostra eroina si era concessa una vena d’umorismo e, arricciando il suo nasino delizioso, aveva ribattuto: “Detective Asuka… non le sembra di pretendere un po’ troppo…? Questa è bigamia!!”[4]

Accusando il colpo, il suo “pretendente” aveva replicato con pacata dignità: “Avete ragione… ma che posso farci? Vi amo entrambe, con tutto il corpo e con tutta l’anima!”

“Sul corpo avrei qualcosa da ridire…!” aveva puntualizzato con sarcasmo la direttrice della Genetica haneokiana…

“Buona, Calamity” l’aveva zittita Virginia Breed “è il nostro momento!”

Assaporando l’umida sensazione nei suoi occhi celesti, Lisa Haneoka (in arte Seya) aveva rivolto al suo bello un sorriso che per poco non aveva fuso tutti i circuiti della sezione di Marlowe…

“E noi… ti ricambiamo con tutta l’anima, Asuka Junior… e ti prendiamo come marito per tutta l’eternità!”

“Esagerata!” era stato il commento rivolto dalla responsabile cerebrale alla sua collega emotiva.

“In certi casi è produttivo calcare un po’ la mano, Rebecca!” aveva risposto la Breed.

“Complimenti, Virginia” era intervenuta la Coordinatrice, Lana Orion “ce l’ha fatta!”

“No, signora” la responsabile della Neuro aveva obiettato con un sorriso “ce l’abbiamo fatta!”

Tuttavia, se all’interno dell’organismo haneokiano imperava l’entusiasmo della vittoria (LS1 aveva convocato tutte le responsabili di sezione per un brindisi celebrativo), in quello asukiano regnava invece una cupa aria di disfatta… primo fra tutti, il povero Sam Spade era convinto che, se una volta le raiders organiche di Seya erano venute a prendersi la chiave di blocco relazionale, una volta che fossero venute a conoscenza del “fattaccio” sarebbero tornate senz’altro per demolire a calci la sua centrale… e Julius Chester, suo fidato coadiutore, non ebbe il coraggio di fargli osservare che a questa bisogna avrebbe potuto benissimo provvedere la stessa Motoria di Rosanna Speedy, agendo direttamente dall’esterno!

Di tutt’altra natura erano invece i pensieri dei membri della Triade Decisionale (Harper, Watson e Marlowe), seduti, come poc’anzi detto, attorno alla scrivania del Coordinatore.

Harper aveva delegato i pieni poteri a tutti i restanti capi-sezione per affrontare qualunque avvenimento interno od esterno che si presentasse, insieme all’ordine tassativo di non essere disturbato durante il colloquio coi suoi due principali collaboratori.

“Una domanda, innanzitutto, signor Marlowe… o meglio una precisazione: il punteggio del C.R. raggiunto adesso da miss Haneoka (sia pure in virtù dell’artificio adottato dal signor Watson) sancisce in modo inequivocabile e definitivo la scelta del nostro individuo riguardo alla sua compagna per la vita?”

Il capo dell’Emotiva dovette schiarirsi la voce, prima di poter rispondere: “COFFCOFF… assolutamente sì, signor Harper. Sono anzi certo che, anche senza quel fortuito incremento, la scelta del signor Alan si fosse già compiuta: la dichiarazione di ieri sera non è stata unicamente formale!”

“Molto bene” annuì il Coordinatore, con solennità “pertanto…”

“Scusi se l’interrompo” intervenne di nuovo Marlowe “ma devo aggiungere che il livello della controparte, avendo superato di oltre 600 punti la soglia passionale, c’impone il massimo impegno per conseguire il risultato auspicato. Aggiungo infatti che il mancato raggiungimento dello scopo produrrebbe una cicatrice emotiva di tale intensità da compromettere l’equilibrio del signor Alan per tutto il resto della sua esistenza!”

Suo malgrado, Harper si gelò e dovette respirare profondamente prima di ribattere a mezza voce: “Addirittura…?”

“Non sto esagerando, signore!” confermò il subordinato, scuotendo la testa.

“Capisco… ciò rende più essenziale quanto stavo per dire: il nostro unico obiettivo, da questo preciso istante, sarà togliere di mezzo l’ultimo ostacolo che abbiamo di fronte: Sayaka Shinomya!”

Un brivido assai più forte di quello avvertito poc’anzi dal Coordinatore scosse le membra dei due subalterni. Dal canto suo, il capo della Cerebrale si lasciò sfuggire un sarcastico “Buona fortuna…!”

“Non è alla fortuna che dovremo affidarci, signor Watson” rimpallò A1, fissandolo severo “bensì alle facoltà che hanno permesso al nostro organismo di raggiungere la sua fama di ragazzo-prodigio; soprattutto a quelle della sua sezione, se proprio devo specificarlo!”

Il responsabile cerebrale si sforzò di mantenere la sua proverbiale compostezza: “Con tutto il rispetto, signore… temo che lei abbia dimenticato un particolare abbastanza rilevante: il rapporto completo che il nostro amico ha poc’anzi consumato con miss velo da sposa!”

“ALT!! Mozione d’ordine: non si pronunci mai più quel dannato pseudonimo: anziché rivelarsi scaramantico, si è dimostrato decisamente malaugurante!”

“Credo che ormai la parola giusta sia profetico!”

“Jimmy, per amor del Cielo…!!” gemette il povero Marlowe.

“Senti, Phil… io non ho nessuna intenzione d’indorarvi la pillola! Come stavo dicendo, il nostro assistito ha consumato con quella ragazza un rapporto completo. E, per quanto ne sappiamo, potrebbe addirittura averla messa incinta! Sarà bene sappiate che, in quest’ultimo caso, le probabilità che i nostri amati piccioncini riescano a coronare il loro sogno d’amore saranno ridotte a meno di zero!”

Il capo della Neuro gemette di nuovo coprendosi il volto, mentre A1 ribatté, dopo un’altra deglutizione: “Ne è proprio sicuro?”

“Signore, guardiamo in faccia la realtà: le pare che il senso dell’onore di Alan e la sua spiccata onestà gli consentirebbero di non assumersi le proprie responsabilità di padre? E crede soprattutto che - in caso contrario - gli Shinomya sarebbero disposti a fare buon viso a cattivo gioco?”

“Quella maledetta donna” imprecò Marlowe, con indignazione, riferendosi alla madre di Sayaka “era tutta una sudicia trappola…!!”

“Già… e noi ci siamo cascati come polli… io per primo” masticò amaramente Harper, maledicendo la propria ingenuità[5] “anche se non immaginavo che quella figliola potesse cadere tanto in basso!”

“Per essere giusti” intervenne l’ineffabile Marlowe “l’amore di Sayaka parrebbe del tutto sincero. Sono più che convinto sia stata la madre a tirare le fila da dietro le quinte!”

“Però, a infilarsi nel letto di Alan è stata la figlia!” puntualizzò il collega della Cerebrale.

“Perché, la tua Rina cos’aveva fatto? Credi forse che, nella medesima circostanza, la biondina l’avrebbe fermato?! Per non parlare dell’attacco di ieri mattina: se non avessi provveduto io, sia pure - ne convengo - in modo discutibile, adesso ci ritroveremmo nella stessa identica situazione… con l’aggravante che, al posto degli Shinomya, ci sarebbero gli Hiwatari: pensa che bella prospettiva…!”

“Non credere però che quella attuale sia tanto più rosea: anche i genitori di Sayaka hanno una certa influenza, specialmente sul primo cittadino… il quale, fra parentesi, è anche il capo della Polizia, quindi datore di lavoro dell’ispettore Heiji, nonché mandante di Alan per la cattura di Seya… incarico mai portato a termine, giusto per dipingere il quadro completo!”

“Ok, Watson, basta così” lo interruppe A1 “non fasciamoci la testa prima di romperla e tralasciamo per ora l’ipotesi peggiore. Ritengo che il modo migliore per uscire da tutto il pasticcio sia quello di procedere per priorità: lasciamo che il tempo raffreddi il sangue alla focosa Sayaka e l’aiuti a riflettere se quella per Alan sia solo - come auspico - una semplice, anche se forte infatuazione. Quello che occorre decidere ora è invece l’atteggiamento che dovrà tenere il signor Alan nei confronti di miss Haneoka…”

“Della sua promessa, signore!” precisò il capo dell’Emotiva.

“…della la sua promessa” si corresse il Coordinatore, asciugandosi la fronte “allora: idee?”

Sentendosi direttamente chiamato in causa, James Watson prese un profondo respiro e rispose pacatamente: “Per come la vedo io, signore, la cosa migliore da fare per ora è quella di prendere tempo. Almeno finché non sapremo se… l’incidente della notte scorsa non comporterà conseguenze… tangibili. Lei mi capisce!”

Prendere tempo?” ribatté Marlowe, con voce alterata “Stai forse dicendo che Alan non dovrebbe dire nulla ad Haneoka…?!”

“Perché, tu che faresti? Le diresti subito che deve mollarlo, perché Sayaka è riuscita a portarselo a letto appena dopo che lei era andata in bianco? Aggiungendo magari che il suo bello sarà costretto a sposarsela perché c’è anche caso che aspettino un bambino?”

“Oh, mio Dio…!!” languì ancora il responsabile emotivo.

“Jimmy ha ragione, Phil” convenne A1 “se dobbiamo sconquassare la centrale della sua malcapitata omologa, facciamolo almeno qualora la faccenda si riveli ineluttabile!”

“Esattamente” confermò il capo della Cerebrale “se invece il rapporto con la Shinomya non avrà conseguenze del genere e noi riusciremo a strappare il signor Alan dalle sue grinfie, la nostra ex antagonista si sarà risparmiata un’inutile quanto dolorosa frustrazione!”

“Sei dannatamente ottimista a pensare che Sayaka rinuncerà al nostro assistito, anche senza dolci attese di mezzo. A parte la probabilissima richiesta di riparazione da parte dei suoi!”

“Riparazione?” chiese perplesso Watson.

“Le ha pur sempre soffiato la verginità, zuccone che non sei altro” esclamò Marlowe, battendo il pugno sul tavolo “credi che una famiglia come quella passi sopra alla cosa? Inoltre stai escludendo del tutto un’eventuale reazione negativa della sua fidanzata!”

Il collega alzò le spalle: “Se è per questo, anche tu stai dando per scontato che debba venirlo a sapere per forza!”

“Ma allora sei proprio rimbambito! Credi davvero che uno come Alan possa riuscire a nasconderglielo per sempre?!”

“Oh, insomma! Ma tu che ci stai a fare? Fa’ uno sforzo, perdio: tostagli un pochino la faccia, nell’interesse della loro stessa felicità! Che ci vuole?”

“Lo ritiene davvero impossibile, Phil?” gli chiese A1.

“Più che impossibile, signore” sospirò il capo-sezione “sarebbe completamente inutile!”

“E perché, di grazia?” insistette Watson.

Marlowe gli rivolse un’espressione esasperata: “Hai mai sentito, anche solo vagamente, parlare di qualcosa come prima notte di nozze?”

Il collega accusò il colpo. Poi ribatté, dopo aver fatto mente locale: “Certamente, carissimo! Ma ho anche sentito parlare di anatomia sessuale. E mi risulta che, per i maschietti, fra prima e dopo non vi sia proprio nessuna differenza!”

“Fisicamente no. Ma emotivamente sì, e come!”

“Che intende dire?” s’informò Harper.

“Che una donna, anche se illibata, lo capisce benissimo quando il partner non si trova alle prime armi. Fatevelo spiegare da Spade, se non mi credete: ci sono delle sostanziali differenze, soprattutto nei preliminari!”

“Non c’è bisogno di scomodare Spade” replicò A1 che, fra l’altro, giusto in quel periodo, meno lo vedeva e più era contento “le crediamo sulla parola. Ne conclude?”

“Ne concludo che far conoscere alla controparte la verità in un modo come quello sarebbe eufemisticamente avventato...!”

“E va bene, allora” esclamò scocciato il capo della Cerebrale “sbattiamoglielo in faccia domattina, mentre l’accompagniamo a scuola… anzi, perché non stasera? La invitiamo a cena un’altra volta, poi le diciamo, così, semplicemente: cara, è successo un piccolo contrattempo… ho tocciato il biscottino con Sayaka! Vuoi ridere? Mi sono fermato a dormire da lei, mi ha sorpreso nel primo sonno e l’ho scambiata per te! Dopotutto, come ha detto Alan a suo padre, Seya è una ragazza ragionevole: probabilmente capirà! Se no pazienza: se lo spupazzerà la Shinomya… sempre che rimanga qualcosa da spupazzare!”

“La smetta di essere così drastico” sbuffò A1, nervosamente “è di Lisa che stiamo parlando, mica di Rina…!”

“Guardi che non sono poi così tanto dissimili, signore: ho esaminato più volte i campioni di Chandler e le elaborazioni di Marlowe!”

Harper volse lo sguardo verso il capo della Neuro, che ammise sospirando: “In effetti è abbastanza vero, signore; per diversi aspetti: coraggio, tenacia, passionalità… il fatto poi che non si siano mai detestate, pur essendo rivali, dimostra che quelle due non si sentono molto distanti!”

“E quindi?” chiese A1, intuendo che il responsabile emotivo voleva aggiungere dell’altro.

“E quindi… non è da escludere che… se si verificassero particolari situazioni… le sue reazioni potrebbero anche…” tossicchiò “…avvicinarsi a quella della sua nuova amica!”

Il Coordinatore soffiò rumorosamente, volgendo la testa da un lato… poi tornò a guardare il subalterno: “E allora cosa mi consiglia di fare, Marlowe?” 

L’altro voltò i palmi delle mani all’insù: “Una confessione onorevole… forse!”

Forse?” lo incalzò A1, perplesso.

“Sì, se Alan trovasse il coraggio di farlo… ma finora non ho ricevuto segnali in questo senso!”

 

***

“Alan, stai dormendo…?” la voce del padre, preceduta da due colpi alla porta, strappò bruscamente il ragazzo dalle sue elucubrazioni.

Con un certo sforzo, dovuto anche al torpore della digestione (avevano pranzato da poco) il giovane si alzò in piedi, rispondendo: “No, papà… che succede?”

L’ispettore entrò nella stanza, con il cordless in mano: “C’è la tua ragazza!” gli annunciò, porgendoglielo.

La notizia, anziché un guizzò di gioia nel cuore, gli procurò una fitta allo stomaco. Afferrò macchinalmente l’apparecchio, mentre il padre se ne usciva richiudendo l’uscio e facendogli l’occhiolino.

“Pro… pronto…?”

“Ciao, Alan!” il calore di quella voce era sconvolgente.

“Cia… ciao… Lisa…!”

“Che cos’hai? Stai male…?”

“Io… perché?” prese tempo lui, maledicendo il dannatissimo intuito femminile.

“Hai una voce così strana… non hai dormito bene?”

Gli ci volle un certo sforzo per rispondere a quella domanda: “In… insomma. E tu?”

“Non c’è male. Anche se… con te avrei sicuramente dormito meglio…!” precisò, con dolce malizia; al che Watson commentò: “Sfacciata…!”

“Blackie, fa’ qualcosa” gridò un allarmatissimo Tracy “qui non arriva più aria…!!”

Per fortuna, dopo tre deglutizioni e quattro colpi di tosse, il capo della Metabolica riuscì a sciogliere il groppo che bloccava la trachea.

“Ca… capisco. Sei… davvero buona…!”

“Ma che cos’hai…? Sento un peso, nella tua voce! Alan, cos’è successo?!”

Il telefono gli stava scivolando dalle dita sudate e, all’improvviso, il detective dovette accorgersi che il suo corpo stava tremando tutto.

*Non posso perderla…! Non voglio perderla…!!!*

“Alan…? Ci sei…?!” chiese la ragazza, preoccupata di non sentirlo più.

“Sì, sì… sono qui!”

“Tesoro, non tenermi sulle spine: dimmi che cos’hai…!!”

Il ragazzo introitò più aria che poté, poi riuscì a dirle: “Lisa… io… ho bisogno di vederti…!!”

Udì un sospiro nel ricevitore, seguito dalla risposta: “Ne hai bisogno sì, accidenti!! Vengo subito da te!”

“No… c’è mio padre… al parco A, va bene?”

“Forse è meglio al giardino della scuola” rifletté la fidanzata “oggi pomeriggio non ci sarà nessuno!”

“Bene… arrivo subito!”

“D’accordo… e stai calmo, tesoro: vedrai che sistemiamo tutto!”

L’affetto che coglieva nel suo tono era quasi materno. Gli occhi di Alan erano già inumiditi.

“Sì… certo… a fra poco!”

“A fra poco, amore mio!”

Terminata la comunicazione, Alan posò il cordless e andò in bagno a sciacquarsi la faccia. Tornò poi in camera a prendere il giubbotto e, dopo un frettoloso saluto al padre, varcò la porta di casa diretto verso l’istituto Saint Paulia.

Ad ogni passo c’era sempre più piombo nelle sue gambe… ma la determinazione del giovane uomo prevaleva senza problemi. Alan Daiki Asuka andava incontro al suo destino, qualunque fosse stato. A testa alta, come tutti i suoi antenati.

Philip Marlowe aveva avuto il segnale che attendeva.

 



[1] Colpevole.               

[2] Vedi capitolo 16: l’esperienza certamente più traumatica per i poveri Watson e Marlowe!

[3] Ricordo sempre ai lettori di avere “preso a prestito” l’identità del misterioso pretendente di Sayaka dal racconto Le fiamme del Destino di Lord Martiya.

[4] Embè…? Avrebbe ribattuto un certo Ataru Moroboshi… ma quella è un’altra storia (e un’altra equipe organica)!

[5] Nel capitolo 29 il Coordinatore di Asuka Jr. aveva infatti giudicato che Sayaka Shinomya non rappresentasse più un pericolo, concetto ribadito poco prima dell’assalto di Seya (v. capitolo 36).

  
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