Capitolo 42: Verso la resa dei conti
“I |
o
mi auguro soltanto” disse il signor Shinomya, cercando di mantenere la maggior calma
possibile “che tu ti renda ben conto di quello che hai fatto, Sayaka…!!”
“Sì,
papà…” balbettò la reproba[1] con
voce tremante e lo sguardo basso “…io…”
“Tu
che cosa?” ribatté suo padre, alzando di scatto la voce “Te ne rendi conto, sì
o no??!!”
“Calmati, tesoro” intervenne la moglie con
pronta fermezza “ti ha appena detto di sì!”
“Ah,
certo” il marito sospirò rumorosamente, mettendosi di fronte alla finestra, con
le mani in tasca “ha detto di sì…! E questo, secondo te, mette tutto a posto,
immagino!”
“Non
l’ho affatto detto” ribatté la consorte, sempre con voce ferma “cerchiamo però
di considerare l’accaduto nelle sue giuste proporzioni!”
L’uomo
le lanciò un’occhiata sgomenta, seguita da una smorfia ironica: “Benissimo,
consideriamolo pure: il figlio dell’ispettore Asuka si è fermato a dormire a
casa nostra e - giacché c’era - nel corso della notte, si è preso la verginità della
nostra bambina!! Ti pare che l’abbia considerato nelle sue giuste
proporzioni?!”
“Non
è più una bambina!” rimpallò decisa la moglie.
“Come,
come…??” domandò alterato il marito, portandosi la mano a coppa sull’orecchio
“Chi è stato, ieri sera, a ribadire esattamente il contrario? E ad insistere,
soprattutto, affinché quel… mascalzone
rimanesse per infangare la nostra casa onorata?!”
“Papà,
te ne supplico” sbottò la figlia, con le lacrime agli occhi “non parlare così
di Alan… la colpa è stata mia… sono io che sono entrata nella sua camera!”
“È
inutile che tu lo difenda, signorinella: per fare quella cosa, bisogna essere in due!!”
“Sì,
ma lui… era mezzo addormentato” protestò la figlia “e credeva che…”
“Che
cosa…??” domandò il genitore, sempre più sconvolto.
Sayaka
lo fissò intensamente, decisa a dirgli tutta la verità. Però, all’ultimo, un
residuo scampolo di egoismo la spinse a rinunciare: “No… niente!”
Confessare
che il suo beneamato l’aveva resa felice credendo di fare l’amore con un’altra era
davvero troppo imbarazzante… oltre che controproducente!
“Ascolta,
cara” disse dolcemente la madre posandole una mano sulla spalla, mentre esortava
silenziosamente il marito a portare pazienza “rispondi a questa domanda: tu
vuoi bene a quel ragazzo?”
Gli
occhi della figlia guardarono direttamente i suoi: “Sì, mamma: lo amo!”
La
signora annuì, per poi tornare a chiederle, sorridendo: “E lui ti ricambia?”
Stavolta
la “piccola donna” dovette deglutire, facendo appello a tutta la propria
determinazione per rispondere: “Io… gli piaccio molto: me lo ha detto di
persona!”
“Almeno
su questo non ci sono dubbi...!” commentò il capofamiglia, con marcato accento
indignato.
Sayaka
si alzò allora in piedi, stringendo i pugni: “Se vuoi saperlo, papà, mi ha
detto pure di volermi bene, quando è venuto alla mia festa di compleanno!”[2]
“Però
non ti ha detto espressamente di essere innamorato
di te. O mi sbaglio?” insistette ancora il padre.
La
fanciulla dovette stringere anche i denti. Mandando quindi un lampo dai suoi
occhioni ammalianti, esternò la seguente osservazione: “Se non lo fosse, quella
volta non avrebbe lasciato fuggire Seya con quel velo maledetto, che mi avrebbe
costretta a sposare il rampollo degli Hiwatari!”[3]
Il
padre stava per farle osservare che l’impresa della misteriosa ladra era stata
favorita soprattutto dall’energico “contributo” della figlia, che aveva
bloccato fra le sue gentili grinfie il malcapitato detective proprio per impedirgli
di gettarsi subito all’inseguimento di Seya! Tuttavia, i sensi di colpa che lo
tormentavano assieme alla moglie per quel famigerato progetto di matrimonio
combinato, lo spingevano suo malgrado ad assumere, nei confronti della sua
adorata figliola, un atteggiamento forse troppo conciliante.
“D’accordo…”
sospirò “…a questo punto vorrei parlare da solo con tua madre. Puoi ritirarti,
Sayaka!”
“Va
bene, papà!”
Prima
però di abbandonare il salotto, la ragazza gettò uno sguardo fugace verso la
signora e, al sorriso rassicurante di quest’ultima, rispose con una complice
strizzatina d’occhio.
***
Quando
il novello sciupafemmine raggiunse finalmente la propria dimora (mai gli era
parsa così bella come quella domenica mattina) dovette constatare che l’ispettore
Heiji era di già rientrato, poiché le imposte della loro villetta erano aperte.
Dopo essersi fermato un minuto a riprendere fiato e ad attendere che la sezione
Cardiaca rallentasse il ritmo di funzionamento, il giovanotto si decise a
varcare l’ingresso e a richiuderselo alle spalle il più silenziosamente
possibile. Sperando che suo padre stesse ancora smaltendo sul letto la notte in
centrale, decise di rifugiarsi nella sua camera per riflettere sul da farsi,
quando una voce, proveniente dalla cucina, lo bloccò proprio ai piedi delle
scale: “Buongiorno…!”
Sollecitata
dal rigurgito di adrenalina, la stazione di Dick Tracy ricominciò a pompare con
alacrità e il ragazzo, rassegnandosi al peggio, fece dietrofront per raggiungere
il genitore.
“Bentornato,
Alan. Fai colazione?” domandò Heiji, affondando la forchetta nelle uova strapazzate.
Guardandolo con espressione praticamente vuota, il figlio riuscì solo a
mormorare un flebile “No, grazie!”
Dato
che l’appetito del figlio, in quel momento della giornata, era sempre stato
piuttosto robusto, Heiji gli rivolse un’occhiata indagatrice: “Male” commentò “non
lo sai che è il pasto più importante?”
“Lo
so… ma proprio non ho fame!” confermò di nuovo, con voce spenta.
L’ispettore
corrugò le sopracciglia: “Stai ancora poco bene, per caso?”
“No,
no… è che…”
“In
effetti non hai una bella cera” osservò il padre, pulendosi col tovagliolo “si
può sapere, allora, perché sei uscito?”
“Beh…
vedi…”
“Ti
è successo qualcosa?” gli chiese ancora, cominciando a impensierirsi, mentre si
versava una tazza di caffè.
“Ma
no, nulla... cioè… niente di troppo grave…
non ci pensare: me la sbroglierò, come sempre!”
Watson
e Marlowe si sentirono piegare le ginocchia. Non c’erano molte possibilità che
l’ispettore si accontentasse di una simile spiegazione! Avevano almeno sperato
in una mezza giornata di quiete per concertare un piano d’azione; ma, nei
confronti del loro assistito, la sorte continuava a non essere benigna.
“Avanti
sediti” gli ordinò infatti l’ispettore, avvicinandogli una seggiola “proprio
stanotte riflettevo che noi due parliamo sempre molto poco… e devo mio malgrado
riconoscere di essere stato, finora, un genitore mediocre. Ma voglio rimediare,
da oggi in poi!”
“E
proprio adesso, vuole rimediare, il
piedipiatti!” ironizzò acidamente Watson.
“Che
facciamo, Jim…?” gli domandò il collega, piuttosto ansioso.
“Prendiamo
tempo, Phil… cos’altro possiamo fare?”
“Grazie”
rispose il figlio “sei molto gentile. Però…”
“Dai,
approfittane: oggi sono di riposo e ho tutto il tempo che vuoi. Hai qualche
problema?”
“Beh…
effettivamente… sss… sì…!”
“Forza,
allora: di cosa si tratta?”
“Di…
di sesso…!”
“Ma
Jim, sei impazzito?!” gridò il responsabile della Neuro.
“Ce
lo avrebbe tirato fuori comunque, amico mio. Non ti preoccupare, la prenderò
alla larga!”
Marlowe
iniziò a tamponarsi la faccia col fazzoletto, mentre l’ispettore, che si era
appena acceso una sigaretta, l’allontanò dalle labbra, per poi schiacciarla
lentamente nel posacenere. Tenere visioni di quando faceva ballare quel
marmocchio sulle ginocchia attraversarono fugaci la sua testa…
“Ho…”
deglutì “…ho capito bene…?”
“Sì…”
confermò il figliolo, al colmo dell’imbarazzo “…ma forse non è il caso che…”
“Come
sarebbe non è il caso?! Dico, non
vorrai imparare certe cose nel cortile della scuola, spero?!” affermò l’uomo con
veemenza, procurando alla superiora del Saint
Paulia un’extrasistole telepatica “Vuota il sacco, ragazzino!”
“No,
ecco… vedi… così, per pura ipotesi, eh? Ecco… se… una ragazza che ti piace volesse…
farlo, con te… insomma… tu ci dovresti
stare, oppure no?”
Sentendosi
tornare su le uova della colazione, Heiji Asuka pregò gli dei di aiutarlo a
mantenere la massima concentrazione e la massima calma. Aveva pensato di dover
cominciare tutto dal principio tirando fuori la classica storiella delle api e
dei fiori, ma dovette purtroppo constatare di essere arrivato fuori tempo
massimo! Maledicendo il progresso e la precocità dell’adolescenza moderna, si
alzò quindi dal tavolo facendo cenno alla sua progenie di seguirlo in salotto,
dove i due si accomodarono sul divano.
Qui
l’ispettore mise un braccio attorno alla spalla del suo rampollo e cominciò a
parlargli con tono sicuro e profondamente paterno: “Dimmi tutto, coraggio…
immagino volessi riferirti a ieri sera, quando sei uscito con Lisa…”
“Ecco…
in effetti… diciamo di sì!”
“Alan…
niente giri di parole, per favore: se vuoi che ti aiuti devi dirmi esattamente ciò che è accaduto!”
Il
ragazzo emise un lungo sospiro, poi si fece coraggio: “Quando sono rincasato,
ieri sera… dopo che tu sei andato via… lei… è venuta!”
“Lei
chi…?”
“Lei… Seya!”
Le
sopracciglia dell’ispettore schizzarono verso il soffitto: “Come?! È venuta qui
da noi…??”
“Non
lo hai visto il foro, nel vetro della finestra?”
L’uomo
scosse il capo: “Quando sono rincasato, alle sei, la porta della tua camera era
chiusa, quindi ho creduto che tu fossi a letto. Quando invece ti ho sentito
entrare, poco fa, ho pensato che fossi uscito a fare una passeggiata mattutina!”
“E
quando, mai, papà?”
In
effetti, date le continue uscite serali alla caccia della sua ladra, il figlio non
mancava di ronfare di gusto tutte le mattine delle sue giornate libere!
“Hai
ragione. Insomma, dicevi che Seya, ieri sera, si è introdotta in casa nostra…”
“Già…
appena dopo la mezzanotte!”
“E
cosa voleva?”
“Me!”
L’ispettore
deglutì di nuovo, cercando di metabolizzare la risposta del figlio. Poi
balbettò: “Alla sua età…?!”
Al
ragazzino venne quasi da ridere: “Perché? Non sei stato tu a dirmi che le
ragazze diventano adulte prima di noi ragazzi?”
“Sono
stato io?” rimpallò il padre, lisciandosi lentamente il cuoio capelluto.
“La
mamma no di certo…!”
A
siffatta affermazione, l’uomo sussultò… sua madre! Il ricordo di una
giovanissima Kaori che lo era andato a trovare in ufficio sbattendolo contro il
muro per esortarlo a scegliere fra lei e quella fuorilegge esibizionista dal malvagio
appellativo, gli era tuttora bene impresso nella mente! Soprattutto perché, il
giorno successivo, Heiji Asuka aveva comunicato al commissario del distretto la
sua definitiva rinuncia all’incarico di arrestare la famigerata ladra Lucifer.
“Ti
capisco” mormorò, con un soffio “in fondo, anche io…”
“Come?!
Vuoi dire che anche quella ladra che inseguivi, ti ha…”
“Ma
niente affatto” si affrettò a negare l’ispettore “sono un professionista serio,
io! Parliamo di te, piuttosto: cosa
ti ha fatto, quella ladruncola…?!” il tono di Heiji, più o meno inconsciamente,
si era fatto possessivo.
“Niente…!!
Cioè… sì, aveva… intenzione di… ma io non ho voluto!” rispose Alan, tenendo lo
sguardo basso.
“Non
hai voluto…?” insistette suo padre, reprimendo a stento un respiro di sollievo.
“No”
rispose flebilmente Alan, sempre cogli occhi a terra “non… non mi sentivo
pronto!”
L’ispettore
reclinò la testa all’indietro, stavolta non potendo trattenere un lungo soffio
liberatorio; ma subito tornò a incalzare il figlio: “Ma… e poi, cos’è accaduto?”
Dalla
centrale emotiva non poterono evitare che l’organismo fosse scosso da un
brivido forte: finora avevano potuto cavarsela senza mentire, ma adesso era il
momento di tirare fuori la faccia più tosta che avessero potuto (quella, per
intenderci, dei battibecchi con Lisa) e questo era il campo di Watson, che
strizzò pronto l’occhio al collega della Neuro.
“Cosa
intendi, esattamente, per poi…?”
chiese il ragazzo.
“Senti,
non vorrai farmi credere che, dopo il coraggio sfoderato nel cercare di
sedurti, Seya abbia rinunciato così facilmente e se ne sia ritornata sui suoi
passi, buona buona?!”
Blackie
Wolfe dovette comandare due deglutizioni…
“Invece
è così… sarà anche una ladra, ma è una persona ragionevole. Inoltre, per strano
che possa sembrare, tiene molto a me!”
“Capisco”
rispose l’altro, non del tutto persuaso “posso chiederti una cosa?”
“Quale?”
“Chi
preferisci, fra le due?”
“Quali
due…?”
“Dai,
piantala: parlo di Seya e di Lisa!”
“Anche
lui…!!” imprecò Marlowe, mettendosi una mano sulla fronte.
“Sta’
calmo, ci penso io!” ribatté Watson, accostandosi al microfono vocale.
Sollecitato
dal suo acuto sguardo indagatorio, Alan guardò di sottecchi il genitore “Beh…
Lisa, è ovvio! Se non fosse così…”
“…avresti
fatto sesso con Seya!”
Il
figlio sussultò, ma strinse i denti: “Non ci avrei fatto sesso… ci avrei fatto l’amore!” replicò.
Per
quanto leggermente turbato, Heiji si compiacque di quella risposta: “Sono
contento che tu sia già in grado di comprendere questa differenza importante!”
Ma
il figlio aveva nuovamente abbassato la testa, provando invece un sentimento di
vergogna… perché, contrariamente a quanto credeva suo padre, la frase che aveva
pronunciato prima non era riferita a Seya, bensì a Sayaka!
“Ad
ogni modo” continuò l’ispettore, seguendo il suo pensiero “ora che sei…
cresciuto… sarà bene che ti informi su certi aspetti del rapporto con l’altro
sesso… e anche su certe precauzioni che…”
“Ho
capito, papà” lo fermò Alan, con gesto stanco “ma non adesso, se non ti
dispiace!”
“D’accordo,
ma non aspettiamo troppo tempo, mm? E intanto continua a dimostrarmi di essere
quell’ometto del quale sono sempre andato fiero!”
Il
giovanotto si alzò e gli sorrise: “Ci puoi contare… e anche la mamma, da
lassù!”
Con
un moto di commozione, anche l’ispettore si alzò e gli tese le braccia: “Forza,
campione: dai un abbraccio al tuo papà!”
Mentre
i due si stringevano affettuosamente, anche Phil Marlowe e Jimmy Watson si
stringevano la mano, con Lew Harper che posava contemporaneamente le mani sulle
loro spalle: “Finalmente avete capito cosa significa collaborare” dichiarò
“spero proprio che continuerete così… e adesso, nel mio ufficio!”
Carezzando
intanto la nuca del figliolo, il buon Heiji mormorava tra i denti: “Ahh…
dannato il tempo che passa…!”
***
Il
Coordinatore dell’organismo fece sedere i responsabili dell’Emotiva e della
Cerebrale di fronte alla sua scrivania; finalmente potevano deliberare in modo
serio su come affrontare la difficile situazione che stava davanti al loro
“battezzato” assistito.
Al
termine dell’ultima drammatica seduta, mentre i tre stavano raggiungendo l’ufficio
di A1,
Tranquillizzato
(almeno momentaneamente) l’ispettore, si trattava ora di affrontare la
beneamata controparte, che aveva ormai tutto il diritto considerarsi la
fidanzata ufficiale del “piccolo detective”… e non solo in virtù dei 2667 punti
conquistati!
Si
dava infatti il caso che per convincere Lisa/Seya a tornare buona buona sui
suoi passi (come aveva dubitato l’ispettore) il novello “principe della notte”
aveva dovuto decidersi a farle una dichiarazione in piena regola proprio davanti
al suo uscio di casa!
Prendendole
le mani, aveva appoggiato un ginocchio a terra e aveva domandato, nel tono più
fermo che potesse: “Seya… Lisa… volete sposarmi…?”
Colta
di sorpresa, non aspettandosi che un semplice affettuoso buonanotte, la ragazza
era arrossita di colpo, balbettando: “Allora… vuoi proprio dire… che tu…”
Il
giovane aveva annuito: “Sì… è voi che voglio! Lisa… Seya… mi concedete la
vostra mano?”
Contenendo
a fatica la gioia straripante, la nostra eroina si era concessa una vena d’umorismo
e, arricciando il suo nasino delizioso, aveva ribattuto: “Detective Asuka… non
le sembra di pretendere un po’ troppo…? Questa è bigamia!!”[4]
Accusando
il colpo, il suo “pretendente” aveva replicato con pacata dignità: “Avete
ragione… ma che posso farci? Vi amo entrambe, con tutto il corpo e con tutta
l’anima!”
“Sul
corpo avrei qualcosa da ridire…!”
aveva puntualizzato con sarcasmo la direttrice della Genetica haneokiana…
“Buona,
Calamity” l’aveva zittita Virginia Breed “è il nostro momento!”
Assaporando
l’umida sensazione nei suoi occhi celesti, Lisa Haneoka (in arte Seya) aveva
rivolto al suo bello un sorriso che per poco non aveva fuso tutti i circuiti
della sezione di Marlowe…
“E
noi… ti ricambiamo con tutta l’anima, Asuka Junior… e ti prendiamo come marito
per tutta l’eternità!”
“Esagerata!”
era stato il commento rivolto dalla responsabile cerebrale alla sua collega
emotiva.
“In
certi casi è produttivo calcare un po’ la mano, Rebecca!” aveva risposto
“Complimenti,
Virginia” era intervenuta
“No,
signora” la responsabile della Neuro aveva obiettato con un sorriso “ce
l’abbiamo fatta!”
Tuttavia,
se all’interno dell’organismo haneokiano imperava l’entusiasmo della vittoria
(LS1 aveva convocato tutte le responsabili di sezione per un brindisi
celebrativo), in quello asukiano regnava invece una cupa aria di disfatta…
primo fra tutti, il povero Sam Spade era convinto che, se una volta le raiders organiche di Seya erano venute a
prendersi la chiave di blocco relazionale, una volta che fossero venute a
conoscenza del “fattaccio” sarebbero tornate senz’altro per demolire a calci la
sua centrale… e Julius Chester, suo fidato coadiutore, non ebbe il coraggio di
fargli osservare che a questa bisogna avrebbe potuto benissimo provvedere la stessa
Motoria di Rosanna Speedy, agendo direttamente dall’esterno!
Di
tutt’altra natura erano invece i pensieri dei membri della Triade Decisionale
(Harper, Watson e Marlowe), seduti, come poc’anzi detto, attorno alla scrivania
del Coordinatore.
Harper
aveva delegato i pieni poteri a tutti i restanti capi-sezione per affrontare
qualunque avvenimento interno od esterno che si presentasse, insieme all’ordine
tassativo di non essere disturbato durante il colloquio coi suoi due principali
collaboratori.
“Una
domanda, innanzitutto, signor Marlowe… o meglio una precisazione: il punteggio
del C.R. raggiunto adesso da miss Haneoka (sia pure in virtù dell’artificio
adottato dal signor Watson) sancisce in modo inequivocabile e definitivo la
scelta del nostro individuo riguardo alla sua compagna per la vita?”
Il
capo dell’Emotiva dovette schiarirsi la voce, prima di poter rispondere: “COFF… COFF… assolutamente sì, signor Harper. Sono anzi certo che, anche
senza quel fortuito incremento, la scelta del signor Alan si fosse già
compiuta: la dichiarazione di ieri sera non è stata unicamente formale!”
“Molto
bene” annuì il Coordinatore, con solennità “pertanto…”
“Scusi
se l’interrompo” intervenne di nuovo Marlowe “ma devo aggiungere che il livello
della controparte, avendo superato di oltre 600 punti la soglia passionale, c’impone
il massimo impegno per conseguire il risultato auspicato. Aggiungo infatti che il
mancato raggiungimento dello scopo produrrebbe una cicatrice emotiva di tale
intensità da compromettere l’equilibrio del signor Alan per tutto il resto
della sua esistenza!”
Suo
malgrado, Harper si gelò e dovette respirare profondamente prima di ribattere a
mezza voce: “Addirittura…?”
“Non
sto esagerando, signore!” confermò il subordinato, scuotendo la testa.
“Capisco…
ciò rende più essenziale quanto stavo per dire: il nostro unico obiettivo, da questo
preciso istante, sarà togliere di mezzo l’ultimo ostacolo che abbiamo di fronte:
Sayaka Shinomya!”
Un
brivido assai più forte di quello avvertito poc’anzi dal Coordinatore scosse le
membra dei due subalterni. Dal canto suo, il capo della Cerebrale si lasciò
sfuggire un sarcastico “Buona fortuna…!”
“Non
è alla fortuna che dovremo affidarci, signor Watson” rimpallò A1, fissandolo
severo “bensì alle facoltà che hanno permesso al nostro organismo di raggiungere
la sua fama di ragazzo-prodigio; soprattutto a quelle della sua sezione, se
proprio devo specificarlo!”
Il
responsabile cerebrale si sforzò di mantenere la sua proverbiale compostezza:
“Con tutto il rispetto, signore… temo che lei abbia dimenticato un particolare abbastanza
rilevante: il rapporto completo che il nostro amico ha poc’anzi consumato con miss velo da sposa!”
“ALT!!
Mozione d’ordine: non si pronunci mai più
quel dannato pseudonimo: anziché rivelarsi scaramantico, si è dimostrato
decisamente malaugurante!”
“Credo
che ormai la parola giusta sia profetico!”
“Jimmy,
per amor del Cielo…!!” gemette il povero Marlowe.
“Senti,
Phil… io non ho nessuna intenzione d’indorarvi la pillola! Come stavo dicendo,
il nostro assistito ha consumato con quella ragazza un rapporto completo. E,
per quanto ne sappiamo, potrebbe addirittura averla messa incinta! Sarà bene
sappiate che, in quest’ultimo caso, le probabilità che i nostri amati piccioncini
riescano a coronare il loro sogno d’amore saranno ridotte a meno di zero!”
Il
capo della Neuro gemette di nuovo coprendosi il volto, mentre A1 ribatté, dopo
un’altra deglutizione: “Ne è proprio sicuro?”
“Signore,
guardiamo in faccia la realtà: le pare che il senso dell’onore di Alan e la sua
spiccata onestà gli consentirebbero di non assumersi le proprie responsabilità
di padre? E crede soprattutto che - in caso contrario - gli Shinomya sarebbero
disposti a fare buon viso a cattivo gioco?”
“Quella
maledetta donna” imprecò Marlowe, con indignazione, riferendosi alla madre di
Sayaka “era tutta una sudicia trappola…!!”
“Già…
e noi ci siamo cascati come polli… io per primo” masticò amaramente Harper,
maledicendo la propria ingenuità[5]
“anche se non immaginavo che quella figliola potesse cadere tanto in basso!”
“Per
essere giusti” intervenne l’ineffabile Marlowe “l’amore di Sayaka parrebbe del
tutto sincero. Sono più che convinto sia stata la madre a tirare le fila da
dietro le quinte!”
“Però,
a infilarsi nel letto di Alan è stata la figlia!” puntualizzò il collega della
Cerebrale.
“Perché,
la tua Rina cos’aveva fatto? Credi forse che, nella medesima circostanza, la
biondina l’avrebbe fermato?! Per non parlare dell’attacco di ieri mattina: se
non avessi provveduto io, sia pure - ne convengo - in modo discutibile, adesso
ci ritroveremmo nella stessa identica situazione… con l’aggravante che, al
posto degli Shinomya, ci sarebbero gli Hiwatari: pensa che bella prospettiva…!”
“Non
credere però che quella attuale sia tanto più rosea: anche i genitori di Sayaka
hanno una certa influenza, specialmente sul primo cittadino… il quale, fra
parentesi, è anche il capo della Polizia, quindi datore di lavoro
dell’ispettore Heiji, nonché mandante di Alan per la cattura di Seya… incarico mai portato a termine, giusto per dipingere
il quadro completo!”
“Ok,
Watson, basta così” lo interruppe A1 “non fasciamoci la testa prima di romperla
e tralasciamo per ora l’ipotesi peggiore. Ritengo che il modo migliore per
uscire da tutto il pasticcio sia quello di procedere per priorità: lasciamo che
il tempo raffreddi il sangue alla focosa Sayaka e l’aiuti a riflettere se
quella per Alan sia solo - come auspico - una semplice, anche se forte
infatuazione. Quello che occorre decidere ora è invece l’atteggiamento che dovrà
tenere il signor Alan nei confronti di miss Haneoka…”
“Della
sua promessa, signore!” precisò il
capo dell’Emotiva.
“…della
la sua promessa” si corresse il Coordinatore, asciugandosi la fronte “allora:
idee?”
Sentendosi
direttamente chiamato in causa, James Watson prese un profondo respiro e
rispose pacatamente: “Per come la vedo io, signore, la cosa migliore da fare per
ora è quella di prendere tempo. Almeno finché non sapremo se… l’incidente della
notte scorsa non comporterà conseguenze… tangibili.
Lei mi capisce!”
“Prendere tempo?” ribatté Marlowe, con
voce alterata “Stai forse dicendo che Alan non dovrebbe dire nulla ad Haneoka…?!”
“Perché,
tu che faresti? Le diresti subito che deve mollarlo, perché Sayaka è riuscita a
portarselo a letto appena dopo che lei
era andata in bianco? Aggiungendo magari che il suo bello sarà costretto a
sposarsela perché c’è anche caso che aspettino un bambino?”
“Oh,
mio Dio…!!” languì ancora il responsabile emotivo.
“Jimmy
ha ragione, Phil” convenne A1 “se dobbiamo sconquassare la centrale della sua
malcapitata omologa, facciamolo almeno qualora la faccenda si riveli
ineluttabile!”
“Esattamente”
confermò il capo della Cerebrale “se invece il rapporto con
“Sei
dannatamente ottimista a pensare che Sayaka rinuncerà al nostro assistito,
anche senza dolci attese di mezzo. A parte la probabilissima richiesta di
riparazione da parte dei suoi!”
“Riparazione?”
chiese perplesso Watson.
“Le
ha pur sempre soffiato la verginità, zuccone che non sei altro” esclamò Marlowe,
battendo il pugno sul tavolo “credi che una famiglia come quella passi sopra
alla cosa? Inoltre stai escludendo del tutto un’eventuale reazione negativa
della sua fidanzata!”
Il
collega alzò le spalle: “Se è per questo, anche tu stai dando per scontato che
debba venirlo a sapere per forza!”
“Ma
allora sei proprio rimbambito! Credi davvero che uno come Alan possa riuscire a
nasconderglielo per sempre?!”
“Oh,
insomma! Ma tu che ci stai a fare?
Fa’ uno sforzo, perdio: tostagli un pochino la faccia, nell’interesse della
loro stessa felicità! Che ci vuole?”
“Lo
ritiene davvero impossibile, Phil?” gli chiese A1.
“Più
che impossibile, signore” sospirò il capo-sezione “sarebbe completamente inutile!”
“E
perché, di grazia?” insistette Watson.
Marlowe
gli rivolse un’espressione esasperata: “Hai mai sentito, anche solo vagamente,
parlare di qualcosa come prima notte di nozze?”
Il
collega accusò il colpo. Poi ribatté, dopo aver fatto mente locale:
“Certamente, carissimo! Ma ho anche sentito parlare di anatomia sessuale. E mi
risulta che, per i maschietti, fra prima
e dopo non vi sia proprio nessuna differenza!”
“Fisicamente
no. Ma emotivamente sì, e come!”
“Che
intende dire?” s’informò Harper.
“Che
una donna, anche se illibata, lo capisce benissimo quando il partner non si
trova alle prime armi. Fatevelo spiegare da Spade, se non mi credete: ci sono
delle sostanziali differenze, soprattutto nei preliminari!”
“Non
c’è bisogno di scomodare Spade” replicò A1 che, fra l’altro, giusto in quel
periodo, meno lo vedeva e più era contento “le crediamo sulla parola. Ne
conclude?”
“Ne
concludo che far conoscere alla controparte la verità in un modo come quello sarebbe
eufemisticamente avventato...!”
“E
va bene, allora” esclamò scocciato il capo della Cerebrale “sbattiamoglielo in
faccia domattina, mentre l’accompagniamo a scuola… anzi, perché non stasera? La
invitiamo a cena un’altra volta, poi le diciamo, così, semplicemente: cara, è successo un piccolo contrattempo… ho
tocciato il biscottino con Sayaka! Vuoi ridere? Mi sono fermato a dormire da
lei, mi ha sorpreso nel primo sonno e l’ho scambiata per te! Dopotutto,
come ha detto Alan a suo padre, Seya è una ragazza ragionevole: probabilmente
capirà! Se no pazienza: se lo spupazzerà
“La
smetta di essere così drastico” sbuffò A1, nervosamente “è di Lisa che stiamo
parlando, mica di Rina…!”
“Guardi
che non sono poi così tanto dissimili, signore: ho esaminato più volte i
campioni di Chandler e le elaborazioni di Marlowe!”
Harper
volse lo sguardo verso il capo della Neuro, che ammise sospirando: “In effetti
è abbastanza vero, signore; per diversi aspetti: coraggio, tenacia,
passionalità… il fatto poi che non si siano mai detestate, pur essendo rivali,
dimostra che quelle due non si sentono molto distanti!”
“E
quindi?” chiese A1, intuendo che il responsabile emotivo voleva aggiungere dell’altro.
“E
quindi… non è da escludere che… se si verificassero particolari situazioni… le
sue reazioni potrebbero anche…” tossicchiò “…avvicinarsi a quella della sua
nuova amica!”
Il
Coordinatore soffiò rumorosamente, volgendo la testa da un lato… poi tornò a
guardare il subalterno: “E allora cosa mi consiglia di fare, Marlowe?”
L’altro
voltò i palmi delle mani all’insù: “Una confessione onorevole… forse!”
“Forse?” lo incalzò A1, perplesso.
“Sì,
se Alan trovasse il coraggio di farlo… ma finora non ho ricevuto segnali in
questo senso!”
***
“Alan,
stai dormendo…?” la voce del padre, preceduta da due colpi alla porta, strappò
bruscamente il ragazzo dalle sue elucubrazioni.
Con
un certo sforzo, dovuto anche al torpore della digestione (avevano pranzato da
poco) il giovane si alzò in piedi, rispondendo: “No, papà… che succede?”
L’ispettore
entrò nella stanza, con il cordless in mano: “C’è la tua ragazza!” gli
annunciò, porgendoglielo.
La
notizia, anziché un guizzò di gioia nel cuore, gli procurò una fitta allo
stomaco. Afferrò macchinalmente l’apparecchio, mentre il padre se ne usciva
richiudendo l’uscio e facendogli l’occhiolino.
“Pro…
pronto…?”
“Ciao,
Alan!” il calore di quella voce era sconvolgente.
“Cia…
ciao… Lisa…!”
“Che
cos’hai? Stai male…?”
“Io…
perché?” prese tempo lui, maledicendo il dannatissimo intuito femminile.
“Hai
una voce così strana… non hai dormito bene?”
Gli
ci volle un certo sforzo per rispondere a quella domanda: “In… insomma. E tu?”
“Non
c’è male. Anche se… con te avrei sicuramente dormito meglio…!” precisò, con
dolce malizia; al che Watson commentò: “Sfacciata…!”
“Blackie,
fa’ qualcosa” gridò un allarmatissimo Tracy “qui non arriva più aria…!!”
Per
fortuna, dopo tre deglutizioni e quattro colpi di tosse, il capo della
Metabolica riuscì a sciogliere il groppo che bloccava la trachea.
“Ca…
capisco. Sei… davvero buona…!”
“Ma
che cos’hai…? Sento un peso, nella tua voce! Alan, cos’è successo?!”
Il
telefono gli stava scivolando dalle dita sudate e, all’improvviso, il detective
dovette accorgersi che il suo corpo stava tremando tutto.
*Non
posso perderla…! Non voglio
perderla…!!!*
“Alan…?
Ci sei…?!” chiese la ragazza, preoccupata di non sentirlo più.
“Sì,
sì… sono qui!”
“Tesoro,
non tenermi sulle spine: dimmi che cos’hai…!!”
Il
ragazzo introitò più aria che poté, poi riuscì a dirle: “Lisa… io… ho bisogno
di vederti…!!”
Udì
un sospiro nel ricevitore, seguito dalla risposta: “Ne hai bisogno sì,
accidenti!! Vengo subito da te!”
“No…
c’è mio padre… al parco A, va bene?”
“Forse
è meglio al giardino della scuola” rifletté la fidanzata “oggi pomeriggio non
ci sarà nessuno!”
“Bene…
arrivo subito!”
“D’accordo…
e stai calmo, tesoro: vedrai che sistemiamo tutto!”
L’affetto
che coglieva nel suo tono era quasi materno. Gli occhi di Alan erano già inumiditi.
“Sì…
certo… a fra poco!”
“A
fra poco, amore mio!”
Terminata
la comunicazione, Alan posò il cordless e andò in bagno a sciacquarsi la
faccia. Tornò poi in camera a prendere il giubbotto e, dopo un frettoloso
saluto al padre, varcò la porta di casa diretto verso l’istituto Saint Paulia.
Ad
ogni passo c’era sempre più piombo nelle sue gambe… ma la determinazione del
giovane uomo prevaleva senza problemi. Alan Daiki Asuka andava incontro al suo
destino, qualunque fosse stato. A testa alta, come tutti i suoi antenati.
Philip
Marlowe aveva avuto il segnale che attendeva.
[1] Colpevole.
[2] Vedi capitolo 16: l’esperienza certamente più traumatica per i poveri Watson e Marlowe!
[3] Ricordo sempre ai lettori di avere “preso a prestito” l’identità del misterioso pretendente di Sayaka dal racconto Le fiamme del Destino di Lord Martiya.
[4] Embè…? Avrebbe ribattuto un certo Ataru Moroboshi… ma quella è un’altra storia (e un’altra equipe organica)!
[5] Nel capitolo 29 il Coordinatore di Asuka Jr. aveva infatti giudicato che Sayaka Shinomya non rappresentasse più un pericolo, concetto ribadito poco prima dell’assalto di Seya (v. capitolo 36).