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Autore: A Modern Witness    29/03/2014    1 recensioni
Affido la vita di mia figlia, la sua felicità e il suo futuro a Jared Leto.
Perché lui?
Perché non i nonni?
Perché non Amelia?
Perché mamma?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pioggia di ricordi'
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Capitolo 9.

La prima cosa che Anthea vide riaprendo gli occhi, fu la solitudine di quella stanza. Triste, asettica e dall’odore nauseante di disinfettante, dipinta con quegli’improponibile colori che solo gli ospedali compravano. Quelle immagini le fecero balenare davanti agli occhi il litigio con Jared. Si sentì una stupida, quando capì di essere svenuta davanti a quell’uomo.
Spostò lo sguardo verso l’enorme finestra coperta da una pesante tenda color grigio, se non per uno spiraglio che mostrava il cielo limpido del primo pomeriggio. Sentì alcuni brividi attraversarle il corpo alla vista dell’ago del flebo che le avevano sistemato nel braccio.
Sospirò pesantemente chiudendo gli occhi. Aveva dormito, eppure, continuava a sentirsi stanca e le palpebre erano pesanti. Sapeva che dormire su quei lettini per lei non era mai stato comodo e non le aveva mai dato modo di ripose abbastanza. Li aveva provati quando sua madre era in ospedale, quando passava giornate chiusa in quell’edificio per farle compagnia.
Strinse gli occhi a quel ricordo. Si era ripromesse di non finire più in un ospedale, di non passarci accanto nemmeno per errore. Mentre, adesso, era distesa su uno di quei dannati lettini bianchi.
Sentì la porta cigolare e si voltò, riconoscendo la figura del batterista.
«Come va? E’ da molto che sei sveglia?» Anthea notò subito il tono di voce: dolce, preoccupato, ma consolatore e così tremendamente rassicurante.
Tuttavia, lei non rispose alla domanda «Torniamo allo studio, per favore?» Gli chiese, cercando lo sguardo del batterista, che intanto si era avvicinato.
Shannon si sentiva come dentro una bolla, completamente stordito e impacciato. Era l’effetto di quella lettera, che aveva riletto così tante volte, che ora le parole gli volteggiavano davanti agli occhi.
Era confuso, senza orientamento, non sapeva cosa fosse più importante in quel momento: Anthea in ospedale, Anthea sua figlia o Jared. Pensare al fratello gli era difficile per le sensazioni che si combattevano dentro l’animo. Era in collera con lui, perché non gli era stato detto che Sophia era incinta quando era partita per Londra, ma ancor più perché Jared non gli aveva detto sin da subito che Anthea era sua figlia. Nel suo cuore, però, la preoccupazione per il fratello era profonda, come la tristezza di aver compreso il motivo del suo comportamento nei confronti di Anthea.
Per Shannon la relazione con Sophia era stata la più importante e significativa che avesse mai vissuto. Quando lei era sparita da un giorno all’altro, senza nessun avviso, ne era rimasto ferito, arrabbiato per così tanto tempo, che a un certo punto la rabbia aveva sostituito la bellezza dei ricordi che aveva di Sophia.
Erano stati anni splendidi. Sophia non gli era mai appartenuta del tutto e proprio quel suo difetto di essere in catturabile, lo aveva condizionato ad amarla giorno per giorno, senza fare progetti. Tuttavia, il batterista, sapeva che quella ragazza lo amava quanto lui amava lei. Però quella precarietà, che con l’andare del tempo era diventata il loro equilibrio, li costringeva a dare il meglio di loro stessi, li aveva anche sempre fatti litigare pesantemente, lasciando un alone di paura, anche per lunghi periodi. Nonostante ciò, per due anni c’erano sempre stati l’una per l’altro, in un rapporto instabile, insano, ma profondo come il regalo che Sophia aveva deciso di donargli, anche nell’inconsapevolezza del batterista.
Jared invece l’aveva sempre desiderata. Per lui Sophia era la sua anima affine, così simile a lui, un’artista così affascinante. Tuttavia lei lo aveva sempre visto come un buon amico, nulla di più. Aveva commesso il grande errore di passare una notte con lui. Jared non tardava mai a mostrarle l’affetto, l’amore che aveva provato per lei, non si risparmiava in abbracci e gentilezze. Shannon, invece era sempre stato un po’ schivo, anche davanti ai famigliari, a differenza di Sophia che lasciava sempre trapelare l’amore per lui, ovunque e con chiunque fossero.
Shannon sorrise ad Anthea.
« Vedo di trovare Jared, deve firmare lui le carte per l’uscita » La rassicurò, i medici avevano detto che non appena si fosse svegliata l’avrebbero potuta riportare a casa.
«Dov’è Jared?» Gli chiese la ragazza, confusa.
Il batterista si strinse nelle spalle «Dovrebbe essere uscito per un boccata d’aria. Ha qualche problema con i germi e di conseguenza non ama molto gli ospedali» Ironizzò il batterista, facendola sorridere.
Si accorse quanto quel sorriso assomigliasse a quello di Sophia, eppure rivedeva anche quello di Costance.
«E’ arrabbiato?» Indagò Anthea.
Shannon scosse la testa, cercando di sembrare rassicurante e calmo «Affatto. E se dovesse essere arrabbiato, non sarebbe a causa tua» Replicò il batterista con leggerezza.
La ragazza non sembrò convinta «E con chi allora?» Era stata lei ad aver passato una notte fuori casa, senza dire dove e con chi. Lei lo aveva fatto arrabbiare con quel disegno sulla parete. Se la colpa non era sua, di chi era?
Shannon le posò una mano sul braccio, come a volerla tranquillizzare da qualcosa di inaspettato «Non è il caso di parlarne adesso. Ci sono delle cose ch turbano Jared da un po’. Una volta che io e lui ci saremmo fatti una chiacchierata, ti spiegheremo. Va bene?» Cercò di essere il più sereno possibile, pacato e calmo, anche se sapeva che la prossima chiacchierata che avrebbe fatto con il fratello, sarebbe stata tutto fuorché innocua.
Anthea non gli chiese altro, era curiosa di sapere cosa avesse Jared. Una piccola parte di lei sperava di poter appianare i loro dissidi, l’astio che alleggiava tra loro due e per questo, si fidò Shannon e di quelle parole.

****

«Avanti, parla» Lo incitò Shannon, una volta che il minore ebbe chiuso la porta della sala registrazione.
Avevano riportato a casa Anthea e avevano lasciato che andasse a letto, dato che sembrava ancora non essersi ripresa del tutto.
Jared guardò il fratello, non aveva voglia di parlarne.
«Vuoi parlare?» Sbottò Shannon, tirando un mezzo pugno alla scrivania, mentre Jared lo guardava colmo di rabbia anch’esso, verso Sophia che gli aveva passato quell’ingrato compito, verso Shannon che sembrava non volesse capire quanto quella donna condizionasse ancora la sua vita e quanto ne stesse soffrendo.
«L’ha voluto Sophia…» Iniziò a giustificarsi. Dio quanto lo rendeva debole.
Shannon serrò la mascella «E’ sempre stato il tuo problema. L’assecondavi in tutto, quando nemmeno ti considerava» Replicò il maggiore con astio.
«Hai letto la lettera, lei non voleva restare!» Sbottò Jared, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Sophia era sempre stato il loro argomento tabù, non ne avevano mai parlato dopo la sua partenza, poiché era stata la solo capace di intromettersi tra loro due.
Shannon lo guardò serio, soppesando le parole che aveva in testa. Era suo fratello, non voleva aggredirlo, ma Sophia per lui era…stata importante. Tuttavia aveva accantonato tutti i ricordi che la riguardavano, più velocemente del fratello. L’aveva voluta dimenticare, perché il suo ricordo gli era stampato a fuoco nell’animo, nei sogni; tutto per troppo tempo aveva riportato a lei. Shannon, quindi, aveva imparato ad ignorare quei nessi e a passarci sopra, stringendo i denti o annientandoli.
«Cosa sarebbe successo se fosse restata Jared? Pensaci, saremmo qui?» Gli chiese, incrociando le braccia al petto e con saremmo qui, di certo non si riferiva all’essere rinchiusi sala di registrazione a litigare.
Il cantante si sedette su una sedia «L’avresti al tuo fianco Shan, e io la potrei ancora vedere…»
«No» Controbatté il maggiore «Non dopo che ci sei andato a letto» Disse, senza guardarlo.

«Dovresti….dovresti farlo.»
«Ma mi è indifferente, perché dovrei?»
«Ne sei sicura? Insomma è… simile a te,  c’è intesa tra voi due.»
«Cosa centra l’intesa? Sei tuo l’uomo con cui mi sento protetta, tu mi
fai sorridere il cuore…»
«E se lo facesse anche lui senza che tu te ne accorga?»
«No, lui… è un’amico Shan. Con lui sorrido per divertimento,
non con amore.»
«Fallo per me.»
«Non ti fidi dei miei sentimenti? Credi siano bugie?»
«Voglio essere sicuro»
«Sicuro di cosa?»
«Che non mi lascerai.»
«Ma ti avrò tradito, con tuo fratello.»
«Non se farei solo sesso con lui.»

 

Jared lo fissò interdetto «Tu..?»
Shannon annuì guardando il fratello negli occhi «L’ho spinta io a farlo. Vedevo come la guardavi, volevo…insomma, doveva avere la possibilità di scegliere.» Infatti tre settimane dopo se n’è andata, pensò.
In quel momento gli era sembrata la decisione più saggia, darle possibilità di assaggiare anche l’amore di suo fratello.

«Mi ha amata.» Le lacrime copiose sul tuo viso.
«Shannon,io… non posso dirtelo» Eri spaventata, stupefatta.
«Non mi arrabbierò, promesso
Mi negasti con la testa, quel mio desiderio.
«Per favore, Sophia
«Mi ha toccata come fai tu. I suoi baci erano così dolci,
desiderosi. Gli brillavano gli occhi.»

Me lo aspettavo.
«Mi ha distrutto. Io non pensavo ad altro che alla fine.
Sono un mostro

«Ti ho costretta io a farlo…»
E finalmente te ne rendesti conto.
Jared ti amava oltre ogni misura.
«Lo sapevi! Sapevi che mi avrebbe tormentata.»
«Conosco mio fratello, ti ha amata per primo.»
Eri in collera, perché non lo accettavi.
Non potevi sopportare quell’amore.
Tu volevi me, amavi me.
«Lo so! Ma non mi ha mai interessato,
perché volevi che lo facessi? Dimmelo.»

«Volevo sapere di potermi fidarmi di te. Se eri quella giusta,  quella per cui avrei potuto cambiare i miei sogni…» Quella conversazione era il ricordo più indelebile che Shannon aveva di Sophia. Il peggiore, la verità per cui lei aveva deciso di andarsene. Si era giocato il suo futuro, con quella sola frase, perché all’epoca avrebbe davvero riversato tutto il suo amore in Sophia, dando una nuova forma ai suoi sogni, incastrandoli con la sua relazione.
Jared l’aveva ascoltato in silenzio, continuando a chiedersi perché il fratello glie ne stesse parlando solo in quel momento. Se l’era domandato fino a quella frase, quelle ultime parole.
Non avrebbe mai pensato suo fratello capace di tale azioni, eppure Sophia l’aveva fatto vacillare.
«Perdonami Jared, è stato un atto puramente egoistico. Sophia doveva sapere cosa perdeva ad avere me, ma doveva darmi anche la prova che lei valeva tutto i miei sogni, che non sarebbe stata capace di tradirmi, che nessuno l’avrebbe portata lontano da me. Nemmeno tu.» La voce bassa, mentre Jared ancora non reagiva.
In quel momento, il minore, si chiese se davvero tutta rabbia che aveva riserva in quel periodo a Sophia, fosse legittima.
«Lo avresti fatto davvero?»
Shannon annuì «Sì. Avevo deciso darti una mano con la band, con il tuo sogno, ma… che non ne avrei fatto parte, mi ero convinto di questo» Si morse un labbro, ripensando a quello che c’era scritto sulla lettera che aveva letto poche ore prima «Forse, come ha scritto, me ne sarei pentito più avanti … » Eppure una parte di lui, anche in quel momento, cosciente di quanto la musica gli avesse dato, sarebbe stato capace di scegliere ancora Sophia.
Jared era sorpreso, spaventato da quell’amore che suo fratello gli aveva appena confessato. Si diceva, che lui al posto di Shannon, non avrebbe mai rinunciato ai suoi sogni per una donna, avrebbe cercato di avere il meglio da entrambe. Avrebbe forzato quel rapporto. Tuttavia suo fratello, gli aveva appena rivelato di non vederla allo stesso modo: lui, che in tutti quegli anni aveva evita l’amore, la stabilità che ne comportava, gli impegni, i doveri, come la peste, aveva appena dichiarato di essere stata a un passo dal farlo.
Eppure, Jared, non riusciva a immaginare il fratello da nessun’altra parte, se non dietro la batteria.
Un sorriso gli increspò le labbra: Sophia, lo sapeva.
Shannon si sentiva sempre più confuso e, a sommarsi, c’era la consapevolezza che avrebbe dovuto dirlo ad Anthea. Lui era suo padre.
«Come glie lo dico ad Anthea?» che lei è mia figlia. Era spaventato. Non voleva perderla, non avrebbe voluto perderla nemmeno quando non sapeva di essere suo padre, figurasi ora.
Jared si alzò, si sentiva quasi più libero, anche se gli rimaneva una profondo tristezza al centro del petto, consapevole che quell’amore giovanile, non aveva forma concreta, non era una realtà che aveva avuto la possibilità di vivere. Tuttavia, aveva anche capito, che la rabbia per Sophia la doveva limitare all’inganno che gli aveva rifilato per tutti quegli anni. Ora voleva aiutare il fratello.
«Dovrebbe leggera la lettera. Spiega tutto quello che Sophia ha fatto, i motivi per cui non le ha mai detto nulla…» Propose il cantante.
Shannon rimase in silenzio. Un dubbio reale a distrarlo , su cui Jared non aveva riflettuto. Forse era solo paura inconsistente «E se non fosse mia figlia?» Sibilò, cercando di organizzare le idee.
Il cantante si accigliò «Perché non dovrebbe?» Era confuso. Quella conclusione lo inquietava, era davvero troppo e lui era stanco, disintegrato da quella situazione, che continuava a saltare da una parte all’altra.
« Sarebbe venuta a letto con te se fosse stata in incita?» Domandò, tormentato. Come si poteva spiegare una storia simile ad Anthea?
«Glie l’hai chiesto tu, Shan» Jared provò ad essere razionale, obbiettivo, dando il giusto peso ad ogni piccolo dettaglio del loro passato «E poi, forse non lo sapeva ancora» Era una conclusione plausibile, si disse il cantante. Non aveva più intenzione di rimanere illuso.
«Non c’è un test di paternità…» Pensò a voce alta il batterista, che non aveva prestato attenzione alle parole del fratello. Tutto era possibile a così tanti anni di distanza, senza nessuna conferma concreta. Tuttavia, Shannon non voleva affezionarsi troppo all’idea che Anthea fosse la somma di lui e Sophia. Alzò gli occhi sul fratello. Per quanto gli dispiacesse per Jared, non osava lontanamente immaginare come si doveva essere sentito, quando la convinzione di essere padre gli era stata distrutta senza pietà.
Non voleva quella tristezza; quel dolore. Voleva la felicità di Anthea.
Jared sospirò, quel discorso stava degenerando in un ipotesi che a quel punto lui non voleva nemmeno prendere in considerazione.
«E’ tua figlia Shannon» Sentenziò con troppa decisione, che mise in allarme Shannon «Farai gli opportuni esami dopo che glie lo avrai detto. Sei suo padre, accettalo» Lo fissò negli occhi e il maggiore rabbrividì, avvicinandosi senza nemmeno pensarci. Quelle parole sembravano una supplica prepotente da parte del cantante, stanco di tutto.
«Va bene» Non volle rimarcare il dubbio, anche se per lui era concreto.
Abbracciò Jared, senza lasciargli tempo di obbiettare e lo sentì sospirare, debole sotto la protezione del fratello, che in quel momento gli era necessaria. Per tutto quel tempo gli aveva mentito e non ricordava nemmeno se avesse mai tenuto un segreto per così tanto senza parlarne a Shannon, la reputava una cosa impossibile.
«Non soffrirai più Jared» Mormorò Shannon.
«Grazie.» 


NDA:
Ecco il capitolo…Shannon vs Jared, che ne pensate? Sarà finita qua tra i due?

Alla prossima,
Silence:)



 

  
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