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Autore: Layla    29/03/2014    1 recensioni
Lui sta per sedersi a un tavolo quando la porta si apre violentemente e due rapinatori entrano nel locale puntando la pistola su di noi.
“Consegnaci l’incasso!”
Mi urlano, io corro al ricevitore di cassa, prelevo i soldi e schiaccio l’allarme, poi consegno tutto ai banditi che iniziano a far passare i clienti.
Arrivati a Tom lui si rifiuta di collaborare e tenta di disarmare uno di loro.
È questioni di attimi, il rapinatore – troppo teso ed eccitato, forse un eroinomane – perde il controllo e gli spara. L’altro impreca e lo trascina via, lasciando Tom steso a terra.
Dovrei aspettare l’ambulanza, ma i miei piedi si muovono da soli e con un unico movimento mi inginocchio accanto a lui e gli premo la mano dove è stato colpito.
Mi concentro e una leggera luce scaturisce dalla mia mano, fortunatamente nessuno lo nota e io continuo fino a quando non sento tutti i tessuti e gli organi tornare normali e la pallottola svanire completamente.
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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13) Le peggiori scuse della storia.

 

Tornare a casa dopo una notte trascorsa presumibilmente malata non è un’esperienza bella.
Mia madre mi ha accolto con una  faccia furiosa e ha sgridato prima me per essere uscita nonostante fosse malata e poi mia sorella per aver bevuto con me in quelle condizioni.
Noi rimaniamo in silenzio e dopo il predicozzo ci viene concesso di salire in camera, dobbiamo avere entrambe un brutto aspetto.
Beh, per quanto riguarda me è normale dopo aver avuto un febbrone e aver recuperato i ricordi di una vita passata. Potrei fare soldi a palate se andassi in qualche programma sul paranormale.
Scoppio a ridere da sola immaginandomi in un talk show che parlo tranquillamente del fatto che c’è un altro pianeta di cui ero la principessa e una massa di deficienti mi guarda a bocca aperta e mi crede.
Mi metto sotto le coperte con in testa l’eco della mia risata e dormo fino a mezzogiorno, ossia fino a quando mia madre non sale a chiamare me e mia sorella.
“Forza, ragazze. È pronto il pranzo, scendete.
Hai un aspetto molto migliore rispetto a ieri sera.”
Io sbadiglio.
“Durante la notte devo avere sfebbrato o qualcosa del genere.”
Scendo in pigiama e mi siedo al mio posto, mamma mette due fette di arrosto nel mio piatto. Pensavo di non essere in grado di ingurgitare nulla, invece scopro di avere un discreti appetito e mangio normalmente.
“Sono contenta che tu stia meglio. Da dove arriva quella collana, a proposito?”
Si riferisce alla milleottanta.
“Me l’ha regalata Tom.”
“Ti sta bene.”
“Grazie, mamma.”
L’aiuto con la cucina e poi salgo in camera a fare i compiti, sono tanti, ma ce la posso fare.
Oltre a loro resta in sospeso la questione “Joel”, deve ancora scusarmi e ne sono ancora più convinta dopo aver ritrovato tutti i miei ricordi.
Se vuole la mia collaborazione deve smettere di comportarsi così.
Attacco la montagna di compiti, all’ora di cena è notevolmente diminuita ed è praticamente azzerata alle dieci.
Ho mal di testa, rispondo all’sms della buonanotte di Tom e mi metto a letto anche io.
La mattina dopo torno a scuola guardinga, saluto Keisha da lontano, bacio Tome ed entriamo come al solito mano nella mano, Joel ci guarda corrucciato dal suo angolino.
“Non cede di un millimetro.”
Commenta acido Tom, è strano sentirlo fare l’acido, di solito sono io.
“No, non cede, ma dovrà cedere.
Tom, come mai sei così nervoso?”
Lui non mi risponde, chiederò a Mark, lui di solito sa cosa gira nella testa del suo amico, potrei entrare nella sua mente con la telepatia, ma mi sembra poco carino.
L’unica cosa che mi rimane è stringere più forte la sua mano.
Ci lasciamo per la prima ora, io  ho spagnolo, lui matematica.
“Ehi, Izzie. Non ti sembra che Tom sia strano stamattina?”
Lei annuisce.
“Deve essere per quello che è successo sabato, non sono cose che succedono tutti i giorni.”
Io annuisco, ma non sono del tutto convinta, deve essere successo qualcosa.
“Spero che non decida di mollarmi. Ne avrebbe tutte le ragione, non potrei dargli torto, ma mi farebbe dannatamente male.”
“Perché mai dovrebbe farlo?
Non capisco.”
Io non dico nulla.
Per un ragazzo abituato alle storie breve essere coinvolto in una storia seria interplanetaria deve essere un casino.
Tutta la giornata scorre in un modo triste e lento, quando finiscono le lezioni sgattaiolo da Mark e aspetto che possa parlarmi dopo la fine del suo turno.
Rimango un’ora ad aspettare fuori dal negozio e poi non appena lo vedo da solo, senza colleghi, scendo dalla macchina.
“Mark!”
Lui si volta.
“Ah, sei tu.
Ciao!”
“Ciao. Ti va se prendiamo un caffè?”
Lui mi guarda perplesso.
“Devo chiederti alcune cose, non preoccuparti, non c’è nessun secondo fine.”
Lui annuisce e ci infiliamo nel primo bar che incontriamo.
“Cosa c’è, Chia?”
Io mi rigiro nervosa i pollici.
“Tom ha qualcosa di strano e vorrei sapere cosa.”
Lui sospira.
“Niente, ha solo paura che tu ti rimetta con Johnny.”
Io sbarro gli occhi.
“Io e Johnny?
No, è impossibile, è acqua passata, gliel’ho detto.
Perché non mi crede?”
“Non lo so, è rimasto scosso da quello che è successo sabato.
Si è sentito impotente, non sapeva come aiutarti e Johnny sì.”
Io mi porto le mani davanti al viso.
“Lo sapevo che mi avrebbe lasciato per quel motivo.”
“Non ti vuole lasciare! Solo pensa che forse staresti meglio con Johnny!”
“Grazie, Mark. Vado a fare un discorso al mio ragazzo.”
Ci salutiamo e io torno a Poway, purtroppo prima devo passare a casa mia per la cena, la mia visita a Tom è rimandata.
A casa mangio svogliatamente, poi urlo a mia madre che vado da Tom.
“Non è un po’ tardi?”
“Devo parlargli urgentemente.”
Rispondo io, lei alza le spalle.
“Ok, non fare troppo tardi.”
“Va bene.”
Percorro a piedi la strada verso casa di Tom domandomi cosa passi per la mente di quel ragazzo, arrivata suono. Mi viene ad aprire una signora bionda che suppongo sia sua madre.
“Buonasera, devo vedere Tom.”
Lei annuisce e mi indica il garage.
“Sopra il garage c’è una stanza che è il suo rifugio, lo troverai lì.”
Io annuisco soddisfatta.
“Grazie mille, signora.”
Io mi dirigo verso il garage e faccio il giro, sul retro c’è una scala esterna che dà accesso a una stanza sopra il garage. Salgo i gradini e apro la porta, Tom è seduto su un divano e sta suonando una chitarra.
Smette non appena mi vede.
“Sei venuta a lasciarmi?”
Chiede con un tono forzatamente leggero.
“No, sono venuta a dirti che sei un idiota. Non ho nessuna – e sottolineo nessuna – intenzione di lasciarti. È te che voglio e non Johnny, non significa nulla che lui sia stato il mio precedente fidanzato, l’hai sentita mia madre, no?
Johnny per me è come un fratello, non un ragazzo di cui potrei innamorarmi, abbiamo già provato e non ha funzionato.
Non hai nulla da temere, io ti amo.”
“Sei sicura?
Non sarebbe meglio un guerriero come lui invece di un perdente come me?”
“Sicurissima e non sei un perdente. Ti aiuterò anche per i poteri, credi che io sappia maneggiare alla perfezione questa collana solo perché l’ho portata in un’altra vita?”
Lui non dice nulla.
“Tom, ti prego dimmi qualcosa.
Se ti sei stufato di me o non ti piaccio più dimmelo.”
Lui mi guarda stranito.
“Mi piaci e non mi sono stufato di te.”
“Allora ce la faremo insieme, vuoi?
Mi vuoi?”
Lui si alza dal divano e si avvicina a me, mi fissa a lungo con quei suoi occhi castani, sembra voglia leggermi l’anima.
In un attimo mi ritrovo nelle sue braccia, avvolta dal calore del suo abbraccio.
“Ti amo, Chia.
Ti amo, scusa se sono un coglione.”
“Non sei un coglione.”
Ci baciamo di nuovo e a lungo.
Per fortuna si è risolto tutto,non potrei vivere senza Tom ora come ora.
 

La mattina dopo mi sveglio più allegra.
Non c’è una vera ragione per la mia allegria, fuori il tempo è grigio e sta piovendo, rendendo il mio quartiere terribilmente anonimo.
Forse è perché ho fatto pace con Tom e ho capito quanto ci tiene a me, cosa che non credevo possibile.
In ogni caso scendo a fare colazione perfettamente lavata e vestita: indosso una mini di jeans con dei ritagli di tessuto leopardato che ricadono in brandelli precisi sulle mie calze a rete, e una maglia nera con degli spacchi sulle maniche.
Penso che basterà mettere una giacca e degli anfibi per combattere questo tempo così brutto.
Mia sorella invece indossa un vestito nero e sbadiglia sonoramente.
“Tutto bene?”
“No, io e Mark abbiamo litigato.”
Lei non dice più nulla e io non indago oltre, glielo chiederò quando saremo in macchina.
Finiamo di fare colazione, recuperiamo gli zaini, salutiamo mamma e ce ne andiamo.
Non appena entriamo in macchina le chiedo cosa è successo con Mark, è una pasta d’uomo, faccio fatica ad immaginarmelo mentre litiga con Izzie.
“Isabel, cosa è successo?”
“Non gli è piaciuto il fatto che gli ho tenuto nascosto di voi, l’ha presa come una mancanza di fiducia.”
Io sospiro.
“Gli parlerò io, capirà.
Sempre se vuoi.”
Lei fissa per un attimo il parabrezza, poi annuisce lentamente.
“Sì, puoi provarci. Forse così capirà che ha sbagliato, io mi fido di lui.”
“Va bene, oggi vado da lui dopo che ha finito di lavorare, magari ci porto anche Tom, almeno lui non pensa male.”
Izzie mi guarda senza capire.
“È geloso di Johnny.”
“Geloso? Non avrei mai creduto che Tom DeLonge potesse geloso di qualcuno, i miracoli accadono!
In fondo però non ha tutti i torti, tu e Johnny vi amavate.”
“In un’altra vita. Adesso io amo Tom e credo che lui ami Anne, vorrei che si decidesse a dirlo a quella povera ragazza perché lei sta dando di matto.”
“Povera Anne, non se lo merita. È sempre così gentile.”
“Lo so, ma lo sai come è fatto Johnny.”
Lei fa una smorfia strana.
“Chia, credo tu sia l’unica persona che sappia come è fatto Johnny, lui non dà confidenza agli altri, nemmeno a me che sono tua sorella.”
“Ok. Allora diciamo che è un ragazzo molto orgoglioso e ha paura delle emozioni che prova, preferirebbe uccidersi che dire “ti voglio bene” o “ti amo”, hai capito il tipo, adesso?”
Lei annuisce.
“Sì, ho capito.
Ho capito che per Anne sarà una grana terribile, li direbbe che la ama solo in punto di morte!”
“Non esagerare, Izzie!”
Dico, rabbrividendo.
Arriviamo a scuola, parcheggio la macchina e quando scendiamo vediamo una figura venirci incontro: un ragazzo alto, pallido, con i capelli neri e vestito di nero.
Joel.
Il suo sguardo è freddo come il ghiaccio e la bocca è atteggiata in una sorta di sorriso crudele.
Cosa vuole?
“Joel, sua maestà, cosa le porta al nostro umile cospetto?”
“Smettila con la tua ironia del cazzo.”
“Se vuoi che la smetta porta la tua faccia da cazzo lontano da qui.”
Lui ride sarcastico.
“In certe cose non cambi mai, principessa.
Ti faccio le mie scuse anche se ritengo ancora che tu sia indegna di portare la milleottanta.”
“Joel, impegnati di più.
Scuse non accettate!”
Dico rossa di rabbia, intorno al mio collo sento le palline agitarsi e sento deboli echi di voci.
“Tu non puoi non accettarle!”
Urla furioso lui.
“E invece posso!”
Fa per avvicinarsi come per picchiarmi, ma io uso i miei poteri e lo scaglio via, dimentica di essere a scuola.
Corro verso l’edificio seguita da mia sorella con le lacrime che mi offuscano la vista, cerco di evitare le persone, ma alcune le urto comunque.
Alla fine arrivo all’armadietto che mi interessa, quello di Keisha. Con gesti nervosi mi tolgo la milleottanta dal collo e gliela porgo, lei mi guarda sorpresa.
“Joel ha detto che non ne sono degna, riprenditela.”
Lei non accenna ad allungare la mano, io la lascio cadere a terra e giro i tacchi, con la coda dell’occhio vedo Keisha abbassarsi per raccoglierla e allontanarsi come scottata.
“Chia!”
In un attimo l’aliena è accanto a me e mi porge la collana.
“La milleottanta è tua e solo tua, la collana ti ha riconosciuta come padrona e servirà solo te, in quanto a Joel questa volta mi sente sul serio.
Ha esagerato!”
Ha un’espressione davvero furiosa che mi strappa un sorriso malefico.
La lascio partire alla ricerca del suo riottoso fratellino, spero gli dia una bella strigliata e che lui abbassi la cresta. Lo odio.
“Cosa abbiamo fatto a quel Joel per odiarci così tanto?”
“Non lo so e non voglio saperlo, Isabel.
Dai, andiamo a mate.”
Lei annuisce e mi segue, che bell’inizio di giornata!
Prima mi rifilano un’arma micidiale che quasi mi manda all’altro mondo e poi mi si dice che non degna di portarla.
Mettetevi d’accordo!
Arriviamo in aula troppo tardi, per nostra immensa sfortuna rimangono solo posti davanti, il che significa alto pericolo di essere interrogate o di essere sottoposte a domande random. Il che è esattamente quello che ci vuole per una bella giornata!
Come avevo pronosticato vengo chiamata alla lavagna a fare degli esercizi e faccio una figura misera, non sono molto brava. Per questo motivo cerco sempre di mettermi in fondo, così il prof non mi
vede, fanculo a Joel.
Quello stupido razzista interplanetario mi sta solo causando grane e io dovrei spendere il mio tempo a cacciare alieni con lui!
A pranzo Keisha si siede con il fratello, mentre sto andando al mio solito tavolo la sento sgridare aspramente il fratello nelle sua lingua, Joel sembra scazzato.
Non lo sopporterò mai.
“Keisha lo sta cazziando, eh?”
Mi domanda mia sorella.
“Esattamente e spero che questa volta la predica vada a segno o non li aiuterò mai.”
“No, li devi aiutare!”
Mi dice a bassa voce Tom.
“Ne va del pianeta, Keisha ha detto che se si risvegliano proveranno ad attaccarci e io non ho voglia di recitare in un film fantascientifico di terz’ordine.”
Io sospiro.
“Anche questo è vero.”
“Che situazione di merda!”
Impreco, infilzando un pezzo di polpettone con la forchetta, che cibo disgustoso!
Non so perché ogni volta che mettono il polpettone nel menù in me sale la sicurezza che non ci mettono solo avanzi vegetali e animali, ma anche umani e qualche rifiuto tossico per dare un po’ di gusto al
tutto.
Le lezioni del pomeriggio sono un po’meno sfortunata, ma ho lo stesso il presentimento della catastrofe che si realizza quando mi trovo davanti Joel. Precisamente io, Izzie e Tom ci troviamo il piccolo lord oscuro davanti alla macchina.
“Ciao, cosa ti porta qui?”
Gli chiedo sarcastica, lo vedo stringere i pugni.
“Penso di dovere delle scuse a tutti voi.”
Io rimango un attimo in silenzio.
“Penso che le tue scuse siano tutt’altro che sincere, ma almeno per una volta ce l’hai fatta a non farci pesare che siamo solo creature inferiori e , visto che la missione riguarda anche la Terra, le accetto.”
“Cosa ci trovi di bello qui?
Lassù è centomila volte meglio.”
Io sorrido enigmatica.
“Amore, Joel, amore.”
Lui sbuffa e poi mi rivolge uno sguardo incredibilmente derisorio, come se avessi detto la cazzata del secolo. Io decido di ignorarlo.
“Oggi, comunque non sei ancora il benvenuto alla casa.”
Lui ci rivolge un ghigno storto.
“Lo so.”
Se ne va, io e gli altri due entriamo in macchina, ognuno è immerso nei proprio pensieri, oggi – per me, Johnny e Tom – è il primo giorno di allenamento nell’uso dei nostri poteri.
“Non sono state le scuse più sincere del mondo, vero?”
Esordisce mia sorella a un certo punto.
“No, non lo sono state, ma Tom ha ragione: se mi rifiuto di combattere ne andrà di mezzo anche la terra e non voglio.”
“Strano che tu mi dia ragione.”
Ride Tom.
“Spero che non mi scatenerai dietro milleottanta uomini pronti a uccidere la prima volta che litigheremo.”
“Beh, se ti trovassi con un’altra non te lo garantisco.”
Arriviamo alla solita piazzola e attraversiamo il deserto, Johnny e Keisha sono già lì.
“Ben arrivati!”
Scendiamo nella sala sotterranea, Keisha mi guarda.
“Ho bisogno che mi evochi due guerrieri dei tuoi, ti ricordi come si fa, vero?”
Io scuoto la testa, mi tolgo la collana dal collo, formo un cerchio perfetto che lancio in aria e poi ci salto attraverso gridando “Demitto!”
Quando una delle mie mani tocca terra sono apparsi due uomini. Il primo viene destinato a Johnny, in modo che possano duellare, il secondo per me.
Io sussurro a bassa voce “Falx” e la falce esce dalla piuma, per ora ha solo la parte argentata non  anche la parte di materia distruttrice che ha Jo nella sua spada.
Lentamente, sotto lo sguardo di Keisha e seguendo le sue istruzioni iniziamo a duellare, dopo un’ora sono già stanchissima e Johnny non è da me.
Keisha decide che è arrivato il momento di farci smettere, io esclamo uno stanco “Redeo” mentre salto nella collana di pietre nere.
I due uomini svaniscono subito.
“Domani ci ritroveremo qui alla stessa ora. Avete fatto molti progressi, soprattutto Tom.
Complimenti!”
Le sorridiamo stanchi.
Non sarà una missione facile, prima la iniziamo e prima la finiamo e torniamo alla nostra vita normale.
 

Angolodi Layla

Ringraziio DeliciousApplePie per la recensione

   
 
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