13) Le peggiori scuse
della storia.
Tornare
a casa dopo una notte trascorsa presumibilmente malata non è
un’esperienza
bella.
Mia
madre mi ha accolto con una faccia
furiosa e ha sgridato prima me per essere uscita nonostante fosse
malata e poi
mia sorella per aver bevuto con me in quelle condizioni.
Noi
rimaniamo in silenzio e dopo il predicozzo ci viene concesso di salire
in
camera, dobbiamo avere entrambe un brutto aspetto.
Beh,
per quanto riguarda me è normale dopo aver avuto un febbrone
e aver recuperato
i ricordi di una vita passata. Potrei fare soldi a palate se andassi in
qualche
programma sul paranormale.
Scoppio
a ridere da sola immaginandomi in un talk show che parlo
tranquillamente del
fatto che c’è un altro pianeta di cui ero la
principessa e una massa di
deficienti mi guarda a bocca aperta e mi crede.
Mi
metto sotto le coperte con in testa l’eco della mia risata e
dormo fino a
mezzogiorno, ossia fino a quando mia madre non sale a chiamare me e mia
sorella.
“Forza,
ragazze. È pronto il pranzo, scendete.
Hai
un aspetto molto migliore rispetto a ieri sera.”
Io
sbadiglio.
“Durante
la notte devo avere sfebbrato o qualcosa del genere.”
Scendo
in pigiama e mi siedo al mio posto, mamma mette due fette di arrosto
nel mio
piatto. Pensavo di non essere in grado di ingurgitare nulla, invece
scopro di
avere un discreti appetito e mangio normalmente.
“Sono
contenta che tu stia meglio. Da dove arriva quella collana, a
proposito?”
Si
riferisce alla milleottanta.
“Me
l’ha regalata Tom.”
“Ti
sta bene.”
“Grazie,
mamma.”
L’aiuto
con la cucina e poi salgo in camera a fare i compiti, sono tanti, ma ce
la
posso fare.
Oltre
a loro resta in sospeso la questione “Joel”, deve
ancora scusarmi e ne sono
ancora più convinta dopo aver ritrovato tutti i miei ricordi.
Se
vuole la mia collaborazione deve smettere di comportarsi
così.
Attacco
la montagna di compiti, all’ora di cena è
notevolmente diminuita ed è
praticamente azzerata alle dieci.
Ho
mal di testa, rispondo all’sms della buonanotte di Tom e mi
metto a letto anche
io.
La
mattina dopo torno a scuola guardinga, saluto Keisha da lontano, bacio
Tome ed
entriamo come al solito mano nella mano, Joel ci guarda corrucciato dal
suo
angolino.
“Non
cede di un millimetro.”
Commenta
acido Tom, è strano sentirlo fare l’acido, di
solito sono io.
“No,
non cede, ma dovrà cedere.
Tom,
come mai sei così nervoso?”
Lui
non mi risponde, chiederò a Mark, lui di solito sa cosa gira
nella testa del
suo amico, potrei entrare nella sua mente con la telepatia, ma mi
sembra poco
carino.
L’unica
cosa che mi rimane è stringere più forte la sua
mano.
Ci
lasciamo per la prima ora, io ho
spagnolo, lui matematica.
“Ehi,
Izzie. Non ti sembra che Tom sia strano stamattina?”
Lei
annuisce.
“Deve
essere per quello che è successo sabato, non sono cose che
succedono tutti i
giorni.”
Io
annuisco, ma non sono del tutto convinta, deve essere successo qualcosa.
“Spero
che non decida di mollarmi. Ne avrebbe tutte le ragione, non potrei
dargli
torto, ma mi farebbe dannatamente male.”
“Perché
mai dovrebbe farlo?
Non
capisco.”
Io
non dico nulla.
Per
un ragazzo abituato alle storie breve essere coinvolto in una storia
seria
interplanetaria deve essere un casino.
Tutta
la giornata scorre in un modo triste e lento, quando finiscono le
lezioni
sgattaiolo da Mark e aspetto che possa parlarmi dopo la fine del suo
turno.
Rimango
un’ora ad aspettare fuori dal negozio e poi non appena lo
vedo da solo, senza
colleghi, scendo dalla macchina.
“Mark!”
Lui
si volta.
“Ah,
sei tu.
Ciao!”
“Ciao.
Ti va se prendiamo un caffè?”
Lui
mi guarda perplesso.
“Devo
chiederti alcune cose, non preoccuparti, non c’è
nessun secondo fine.”
Lui
annuisce e ci infiliamo nel primo bar che incontriamo.
“Cosa
c’è, Chia?”
Io
mi rigiro nervosa i pollici.
“Tom
ha qualcosa di strano e vorrei sapere cosa.”
Lui
sospira.
“Niente,
ha solo paura che tu ti rimetta con Johnny.”
Io
sbarro gli occhi.
“Io
e Johnny?
No,
è impossibile, è acqua passata,
gliel’ho detto.
Perché
non mi crede?”
“Non
lo so, è rimasto scosso da quello che è successo
sabato.
Si
è sentito impotente, non sapeva come aiutarti e Johnny
sì.”
Io
mi porto le mani davanti al viso.
“Lo
sapevo che mi avrebbe lasciato per quel motivo.”
“Non
ti vuole lasciare! Solo pensa che forse staresti meglio con
Johnny!”
“Grazie,
Mark. Vado a fare un discorso al mio ragazzo.”
Ci
salutiamo e io torno a Poway, purtroppo prima devo passare a casa mia
per la
cena, la mia visita a Tom è rimandata.
A
casa mangio svogliatamente, poi urlo a mia madre che vado da Tom.
“Non
è un po’ tardi?”
“Devo
parlargli urgentemente.”
Rispondo
io, lei alza le spalle.
“Ok,
non fare troppo tardi.”
“Va
bene.”
Percorro
a piedi la strada verso casa di Tom domandomi cosa passi per la mente
di quel
ragazzo, arrivata suono. Mi viene ad aprire una signora bionda che
suppongo sia
sua madre.
“Buonasera,
devo vedere Tom.”
Lei
annuisce e mi indica il garage.
“Sopra
il garage c’è una stanza che è il suo
rifugio, lo troverai lì.”
Io
annuisco soddisfatta.
“Grazie
mille, signora.”
Io
mi dirigo verso il garage e faccio il giro, sul retro
c’è una scala esterna che
dà accesso a una stanza sopra il garage. Salgo i gradini e
apro la porta, Tom è
seduto su un divano e sta suonando una chitarra.
Smette
non appena mi vede.
“Sei
venuta a lasciarmi?”
Chiede
con un tono forzatamente leggero.
“No,
sono venuta a dirti che sei un idiota. Non ho nessuna – e
sottolineo nessuna –
intenzione di lasciarti. È te che voglio e non Johnny, non
significa nulla che
lui sia stato il mio precedente fidanzato, l’hai sentita mia
madre, no?
Johnny
per me è come un fratello, non un ragazzo di cui potrei
innamorarmi, abbiamo
già provato e non ha funzionato.
Non
hai nulla da temere, io ti amo.”
“Sei
sicura?
Non
sarebbe meglio un guerriero come lui invece di un perdente come
me?”
“Sicurissima
e non sei un perdente. Ti aiuterò anche per i poteri, credi
che io sappia
maneggiare alla perfezione questa collana solo perché
l’ho portata in un’altra
vita?”
Lui
non dice nulla.
“Tom,
ti prego dimmi qualcosa.
Se
ti sei stufato di me o non ti piaccio più dimmelo.”
Lui
mi guarda stranito.
“Mi
piaci e non mi sono stufato di te.”
“Allora
ce la faremo insieme, vuoi?
Mi
vuoi?”
Lui
si alza dal divano e si avvicina a me, mi fissa a lungo con quei suoi
occhi
castani, sembra voglia leggermi l’anima.
In
un attimo mi ritrovo nelle sue braccia, avvolta dal calore del suo
abbraccio.
“Ti
amo, Chia.
Ti
amo, scusa se sono un coglione.”
“Non
sei un coglione.”
Ci
baciamo di nuovo e a lungo.
Per
fortuna si è risolto tutto,non potrei vivere senza Tom ora
come ora.
La
mattina dopo mi sveglio più allegra.
Non
c’è una vera ragione per la mia allegria, fuori il
tempo è grigio e sta
piovendo, rendendo il mio quartiere terribilmente anonimo.
Forse
è perché ho fatto pace con Tom e ho capito quanto
ci tiene a me, cosa che non
credevo possibile.
In
ogni caso scendo a fare colazione perfettamente lavata e vestita:
indosso una
mini di jeans con dei ritagli di tessuto leopardato che ricadono in
brandelli
precisi sulle mie calze a rete, e una maglia nera con degli spacchi
sulle
maniche.
Penso
che basterà mettere una giacca e degli anfibi per combattere
questo tempo così
brutto.
Mia
sorella invece indossa un vestito nero e sbadiglia sonoramente.
“Tutto
bene?”
“No,
io e Mark abbiamo litigato.”
Lei
non dice più nulla e io non indago oltre, glielo
chiederò quando saremo in
macchina.
Finiamo
di fare colazione, recuperiamo gli zaini, salutiamo mamma e ce ne
andiamo.
Non
appena entriamo in macchina le chiedo cosa è successo con
Mark, è una pasta
d’uomo, faccio fatica ad immaginarmelo mentre litiga con
Izzie.
“Isabel,
cosa è successo?”
“Non
gli è piaciuto il fatto che gli ho tenuto nascosto di voi,
l’ha presa come una
mancanza di fiducia.”
Io
sospiro.
“Gli
parlerò io, capirà.
Sempre
se vuoi.”
Lei
fissa per un attimo il parabrezza, poi annuisce lentamente.
“Sì,
puoi provarci. Forse così capirà che ha
sbagliato, io mi fido di lui.”
“Va
bene, oggi vado da lui dopo che ha finito di lavorare, magari ci porto
anche
Tom, almeno lui non pensa male.”
Izzie
mi guarda senza capire.
“È
geloso di Johnny.”
“Geloso?
Non avrei mai creduto che Tom DeLonge potesse geloso di qualcuno, i
miracoli
accadono!
In
fondo però non ha tutti i torti, tu e Johnny vi
amavate.”
“In
un’altra vita. Adesso io amo Tom e credo che lui ami Anne,
vorrei che si
decidesse a dirlo a quella povera ragazza perché lei sta
dando di matto.”
“Povera
Anne, non se lo merita. È sempre così
gentile.”
“Lo
so, ma lo sai come è fatto Johnny.”
Lei
fa una smorfia strana.
“Chia,
credo tu sia l’unica persona che sappia come è
fatto Johnny, lui non dà
confidenza agli altri, nemmeno a me che sono tua sorella.”
“Ok.
Allora diciamo che è un ragazzo molto orgoglioso e ha paura
delle emozioni che
prova, preferirebbe uccidersi che dire “ti voglio
bene” o “ti amo”, hai capito
il tipo, adesso?”
Lei
annuisce.
“Sì,
ho capito.
Ho
capito che per Anne sarà una grana terribile, li direbbe che
la ama solo in
punto di morte!”
“Non
esagerare, Izzie!”
Dico,
rabbrividendo.
Arriviamo
a scuola, parcheggio la macchina e quando scendiamo vediamo una figura
venirci
incontro: un ragazzo alto, pallido, con i capelli neri e vestito di
nero.
Joel.
Il
suo sguardo è freddo come il ghiaccio e la bocca
è atteggiata in una sorta di
sorriso crudele.
Cosa
vuole?
“Joel,
sua maestà, cosa le porta al nostro umile
cospetto?”
“Smettila
con la tua ironia del cazzo.”
“Se
vuoi che la smetta porta la tua faccia da cazzo lontano da
qui.”
Lui
ride sarcastico.
“In
certe cose non cambi mai, principessa.
Ti
faccio le mie scuse anche se ritengo ancora che tu sia indegna di
portare la
milleottanta.”
“Joel,
impegnati di più.
Scuse
non accettate!”
Dico
rossa di rabbia, intorno al mio collo sento le palline agitarsi e sento
deboli
echi di voci.
“Tu
non puoi non accettarle!”
Urla
furioso lui.
“E
invece posso!”
Fa
per avvicinarsi come per picchiarmi, ma io uso i miei poteri e lo
scaglio via,
dimentica di essere a scuola.
Corro
verso l’edificio seguita da mia sorella con le lacrime che mi
offuscano la
vista, cerco di evitare le persone, ma alcune le urto comunque.
Alla
fine arrivo all’armadietto che mi interessa, quello di
Keisha. Con gesti
nervosi mi tolgo la milleottanta dal collo e gliela porgo, lei mi
guarda
sorpresa.
“Joel
ha detto che non ne sono degna, riprenditela.”
Lei
non accenna ad allungare la mano, io la lascio cadere a terra e giro i
tacchi,
con la coda dell’occhio vedo Keisha abbassarsi per
raccoglierla e allontanarsi
come scottata.
“Chia!”
In
un attimo l’aliena è accanto a me e mi porge la
collana.
“La
milleottanta è tua e solo tua, la collana ti ha riconosciuta
come padrona e
servirà solo te, in quanto a Joel questa volta mi sente sul
serio.
Ha
esagerato!”
Ha
un’espressione davvero furiosa che mi strappa un sorriso
malefico.
La
lascio partire alla ricerca del suo riottoso fratellino, spero gli dia
una
bella strigliata e che lui abbassi la cresta. Lo odio.
“Cosa
abbiamo fatto a quel Joel per odiarci così tanto?”
“Non
lo so e non voglio saperlo, Isabel.
Dai,
andiamo a mate.”
Lei
annuisce e mi segue, che bell’inizio di giornata!
Prima
mi rifilano un’arma micidiale che quasi mi manda
all’altro mondo e poi mi si
dice che non degna di portarla.
Mettetevi
d’accordo!
Arriviamo
in aula troppo tardi, per nostra immensa sfortuna rimangono solo posti
davanti,
il che significa alto pericolo di essere interrogate o di essere
sottoposte a
domande random. Il che è esattamente quello che ci vuole per
una bella
giornata!
Come
avevo pronosticato vengo chiamata alla lavagna a fare degli esercizi e
faccio
una figura misera, non sono molto brava. Per questo motivo cerco sempre
di
mettermi in fondo, così il prof non mi
vede, fanculo a Joel.
Quello
stupido razzista interplanetario mi sta solo causando grane e io dovrei
spendere il mio tempo a cacciare alieni con lui!
A
pranzo Keisha si siede con il fratello, mentre sto andando al mio
solito tavolo
la sento sgridare aspramente il fratello nelle sua lingua, Joel sembra
scazzato.
Non
lo sopporterò mai.
“Keisha
lo sta cazziando, eh?”
Mi
domanda mia sorella.
“Esattamente
e spero che questa volta la predica vada a segno o non li
aiuterò mai.”
“No,
li devi aiutare!”
Mi
dice a bassa voce Tom.
“Ne
va del pianeta, Keisha ha detto che se si risvegliano proveranno ad
attaccarci e
io non ho voglia di recitare in un film fantascientifico di
terz’ordine.”
Io
sospiro.
“Anche
questo è vero.”
“Che
situazione di merda!”
Impreco,
infilzando un pezzo di polpettone con la forchetta, che cibo disgustoso!
Non
so perché ogni volta che mettono il polpettone nel
menù in me sale la sicurezza
che non ci mettono solo avanzi vegetali e animali, ma anche umani e
qualche
rifiuto tossico per dare un po’ di gusto al
tutto.
Le
lezioni del pomeriggio sono un po’meno sfortunata, ma ho lo
stesso il presentimento
della catastrofe che si realizza quando mi trovo davanti Joel.
Precisamente io,
Izzie e Tom ci troviamo il piccolo lord oscuro davanti alla macchina.
“Ciao,
cosa ti porta qui?”
Gli
chiedo sarcastica, lo vedo stringere i pugni.
“Penso
di dovere delle scuse a tutti voi.”
Io
rimango un attimo in silenzio.
“Penso
che le tue scuse siano tutt’altro che sincere, ma almeno per
una volta ce l’hai
fatta a non farci pesare che siamo solo creature inferiori e , visto
che la
missione riguarda anche la Terra, le accetto.”
“Cosa
ci trovi di bello qui?
Lassù
è centomila volte meglio.”
Io
sorrido enigmatica.
“Amore,
Joel, amore.”
Lui
sbuffa e poi mi rivolge uno sguardo incredibilmente derisorio, come se
avessi
detto la cazzata del secolo. Io decido di ignorarlo.
“Oggi,
comunque non sei ancora il benvenuto alla casa.”
Lui
ci rivolge un ghigno storto.
“Lo
so.”
Se
ne va, io e gli altri due entriamo in macchina, ognuno è
immerso nei proprio
pensieri, oggi – per me, Johnny e Tom –
è il primo giorno di allenamento
nell’uso dei nostri poteri.
“Non
sono state le scuse più sincere del mondo, vero?”
Esordisce
mia sorella a un certo punto.
“No,
non lo sono state, ma Tom ha ragione: se mi rifiuto di combattere ne
andrà di
mezzo anche la terra e non voglio.”
“Strano
che tu mi dia ragione.”
Ride
Tom.
“Spero
che non mi scatenerai dietro milleottanta uomini pronti a uccidere la
prima
volta che litigheremo.”
“Beh,
se ti trovassi con un’altra non te lo garantisco.”
Arriviamo
alla solita piazzola e attraversiamo il deserto, Johnny e Keisha sono
già lì.
“Ben
arrivati!”
Scendiamo
nella sala sotterranea, Keisha mi guarda.
“Ho
bisogno che mi evochi due guerrieri dei tuoi, ti ricordi come si fa,
vero?”
Io
scuoto la testa, mi tolgo la collana dal collo, formo un cerchio
perfetto che
lancio in aria e poi ci salto attraverso gridando
“Demitto!”
Quando
una delle mie mani tocca terra sono apparsi due uomini. Il primo viene
destinato a Johnny, in modo che possano duellare, il secondo per me.
Io
sussurro a bassa voce “Falx” e la falce esce dalla
piuma, per ora ha solo la
parte argentata non anche
la parte di
materia distruttrice che ha Jo nella sua spada.
Lentamente,
sotto lo sguardo di Keisha e seguendo le sue istruzioni iniziamo a
duellare,
dopo un’ora sono già stanchissima e Johnny non
è da me.
Keisha
decide che è arrivato il momento di farci smettere, io
esclamo uno stanco
“Redeo” mentre salto nella collana di pietre nere.
I
due uomini svaniscono subito.
“Domani
ci ritroveremo qui alla stessa ora. Avete fatto molti progressi,
soprattutto
Tom.
Complimenti!”
Le
sorridiamo stanchi.
Non
sarà una missione facile, prima la iniziamo e prima la
finiamo e torniamo alla
nostra vita normale.