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Autore: Greywolf    29/03/2014    9 recensioni
Una giornata di pioggia come non si vedeva da tempo. Una corsa sfrenata. Un amico in difficoltà. L'inizio di un dramma...un lento cambiamento...fino ad un nuovo inizio.
""-Si può sapere dove mi porti?- gli domandai mentre cercavo goffamente di coprirmi la testa con il braccio libero.
Lui non era infastidito da nulla di quello che lo circondava. Era concentrato solo a correre. L’acqua e il vento sembravano l’ultimo dei suoi problemi.
-Da Naruto!- mi disse.
-Da Naruto? Gli è successo qualcosa?! Dov’è ora?- domandai senza sapere che altro dire.
Rispose dopo un attimo:
-In ospedale…-""
E' la mia prima storia a capitoli e aggiungerei che è una storia delicata. Sperò vi possa interessare e piacere alla fine. Pubblicherò il nuovo capitolo di giovedì e di sabato. Qualsiasi appunto che avete, critiche, apprezzamenti, qualsiasi cosa, fatemi sapere e recensite per dirmi cosa ne pensate. Ci terrei molto! Buona lettura! :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Salve ragazzi! L'unica cosa che posso dirvi è questa: immaginatelo l'extra...vivetelo. Spero che vi piacerà, come il capitolo del resto ^^ Pèrossimo capitolo giovedì ;)

Buona Lettura! :D





I giorni che precedettero l’arrivo di Gaara trascorsero senza troppi problemi.

Le cure e la costituzione robusta di Naruto per fortuna gli vennero in aiuto. Venne dichiarato fuori pericolo non appena fu in grado di respirare di nuovo da solo. Avevano iniziato il trattamento con le arti mediche anche se procedeva decisamente a rilento. Il suo chakra continuava ad essere decisamente instabile per cui si preferì fare le cose un poco alla volta. Di questo passo ci sarebbe voluta almeno una settimana per renderlo in grado di stare nuovamente in piedi.

Nessuno di noi chiese più di entrare a vederlo, ben sapendo che lui non voleva. Continuavamo a stare in Ospedale in coppia dandoci il cambio. Non avevamo perso la speranza che lui prima o poi ci avrebbe chiamati per fargli compagnia. Ma era una possibilità remota.

Ad informarci della condizioni di Naruto era sempre lo stesso medico, quello che lo aveva aiutato quando era andato in iperventilazione dopo aver parlato con me. L’uomo si era presentato a noi con il nome di Kaiza quando l’Hokage gli aveva affidato il caso. Ci teneva costantemente aggiornati su qualsiasi cosa accadesse con Naruto e sul suo stato di salute. Avevamo instaurato un ottimo rapporto con lui, al punto da chiamarci per nome senza formalità e aprendoci a dubbi e pensieri a cui lui rispondeva dimostrando un’umanità incredibile. Me ne accorsi soprattutto una sera in cui si fermò oltre il suo turno per parlare con me e Hinata che quella sera eravamo rimaste lì in Ospedale:

“Sapete ragazze…” aveva detto lui sedendosi vicino a noi “Credo che vi abbiano parlato abbastanza di quello che dovete fare e come dovete reagire a una situazione simile. Però credo che non vi abbiamo detto la cosa più importante, l’unica che vi permetterà di aiutarlo sul serio:  dovete continuare adessere voi stessi.”

“Aspetta…perché dici questo?”

Lui alzò la testa in alto, sospirando ad occhi chiusi. Faceva così quando cercava le parole giuste.

“Vedete…quando una persona cerca di suicidarsi…nelle persone che gli sono vicine iniziano a insinuarsi delle incertezze. Succede a tutti, anche se per alcuni è quasi impossibile da gestire. Per farvi un esempio: Il vostro amico Kiba, di cui mi avete parlato. In lui questi dubbi hanno trovato il modo di sfogarsi con la rabbia. Per farne un altro…tu Sakura, invece lo hai sfogato con il pianto.”

Mi vergognai per quelle lacrime. Lui però mi mise una mano sulla spalle e continuò:

“Non è una cosa che ti deve imbarazzare. E’ del tutto normale.”

“Mi scusi Kaiza…i-io continuo a non capire…di che dubbi si tratta?”

“Ci stavo arrivando, Hinata. Allora possono essere di tanti tipi, dipende dal rapporto che si ha con quella persona. Ma ce n’è uno, comune a tutti e che si concretizza in una domanda che si pone a se stessi…”

Nessuna delle due ne aveva idea. Kaiza ce lo disse:

“La domanda è…potrebbe essere stata colpa mia?”

“Credetemi…non c’è dubbio peggiore. Ora ditemi sinceramente…quando avete saputo che stava male…la prima cosa che avete fatto è stato pensare a quando lo avete visto per l’ultima volta …sbaglio?”

Ci pensai…era vero. Avevo pensato alla nostra cena. Dalla faccia di Hinata capì che anche lei aveva avuto un pensiero simile. Come lo sapeva però Kaiza? Annuimmo incredule.

“Quando invece avete saputo del tentato suicidio…vi sarete chieste mille volte il perché….”

Ancora giusto. Pensai che quello fosse normale.

“E  per cercare di rispondere a quel “perché”…avete ripercorso le tappe salienti del vostro rapporto…quello che conoscete di lui e a tutto quello che di lui vi è parso ambiguo o rivelatore di quello che aveva intenzione di fare.
Ricordo mi avete detto di esservi raccontati a vicenda di alcuni suoi comportamenti strani dell’ultimo periodo. Quindi è più che evidente…che nel farlo, ognuno di voi, ha messo in dubbio il proprio comportamento, chiedendosi se comportandosi diversamente…tutto questo si sarebbe potuto evitare. Vi siete esposti, aperti agli altri su una cosa personale perché ne dubitate! In qualche modo…vi sentite i responsabili.”

Io sentivo di essere stata cieca. Di non essermi accorto che il mio migliore amico stava male…Potevo considerarmi una responsabile? Si…perché sentivo di non aver fatto quello che avrei dovuto…

“Ma non è così. Insomma è evidente che c’è stata una mancata conversazione tra voi e lui che invece ci sarebbe dovuta essere. Ma a quanto mi risulta nessuno ha la capacità di leggere nella mente dell’altro così, solo guardandolo. Quindi…penso anche io che se Naruto avesse avuto bisogno…avrebbe dovuto chiedervi aiuto. Ma insomma…credo che qualunque sia il motivo per cui l’ha fatto…ci deve avere pensato molto prima. Non è uno che non riflette su certe cose.”

“In effetti…Però…dicevi che dobbiamo essere noi stessi ma non ci hai spiegato perché.” dissi.

“Oh hai fatto bene a ricordarmelo! Mi sono impelagato in quest’altro discorso e ho dimenticato la cosa più importante! Vi ho spiegato che si ha questa paura di essere i responsabili dell’accaduto per colpa di questi dubbi che iniziano ad affiorare…ebbene questo influenza anche il comportamento.”

“In che senso? A me non sembra di essere diversa…”

“Vuoi dirmi che ti stai comportando con lui come fai di solito?”

Quell’uomo si che riusciva a spiazzare le persone. E a farle ragionare. Se mi fossi comportata come al solito mi sarei messo a urlargli contro, chiedendogli il motivo di quella pazzia e non mi farei mai fatta cacciare in quel modo.

“Dal tuo silenzio, immagino che tu abbia capito. Quando rischiamo di perdere qualcuno per una motivazione del genere, cambia tutto: il modo di parlare, le parole che si usano, i gesti che si fanno…”

Parlava come se sapesse di quelle carezze che gli avevo dato quella sera…

“Ma se si fa in questo modo…la persona in questione non può far altro che sentirsi presa in considerazione solo per l’accaduto…E non penso che ci sia qualcosa di più fastidioso di pensare che gli altri stiano con te solo per compassione. Quindi…ditelo anche agli altri…siate voi stessi, vedrete che anche lui inizierà a venirvi in contro. Bene, direi che si è fatto abbastanza tardi…meglio che vada o mia moglie mi ucciderà.” disse alzandosi.

“Grazie Kaiza…Per questo che ci hai detto.” gli dissi.

“Non mi ringraziare. E’ il mio lavoro dopotutto. Prima che me ne vada un’ultima cosa…”

“Si?”

“Dategli un po’ di tempo. Sta soffrendo più di quanto immaginate a starsene da solo. Lo vedo, lo sento quando sto lì con lui. Ma ora è convinto che è questo ciò di cui ha bisogno, anche se non ne ho ancora capito il motivo. Non arrendetevi però…continuate a provare…ma fatelo da voi stessi. Non ha bisogno di compassione o di comprensione. Ha solo bisogno dei suoi amici.”

“Kaiza….”

“Pensateci! Buonanotte e sogni d’oro ragazze!” disse facendoci l’occhiolino prima di sparire lungo il corridoio.


 
Riflettere su quelle parole, mi aiutò molto anche cercando di risolvere “l’altro” mio grande dubbio: i miei sentimenti verso Naruto.

Era difficile per me fare chiarezza in quello che provavo. Si, perché in fondo l’unico sentimento di amore che avevo mai provato era diretto vero Sasuke. Era quella la mia idea di amore.  Il battito del cuore che accelerava senza rendermene conto, quella timidezza che provavo, la sensazione che finché fossi rimasta al suo fianco sarei potuto essere felice.
Ma quell’amore aveva portato con se solo dolore e nient’altro. Era stata una delusione dopo l’altra. Ma non mi importava più…ormai era talmente lontano che mi ero rassegnata. Lo avrei rivisto, forse, tra nove anni ma non ero disposta ad aspettarlo. Non potevo più far dipendere la mia felicità da quella che forse lui avrebbe potuto offrirmi in un futuro molto improbabile.

Però i sintomi dell’innamoramento dovevano essere quelli no? Battito rapido, timidezza, la felicità più grande che ci potesse essere. Ero decisamente confusa…Non riuscivo a mettere ordine ai sentimenti che avevo provato stando con lui. Ma come Ino mi aveva suggerito, era importante che riuscissi a fare chiarezza…per me e anche per lui.

“Sakura!Mi stai ascoltando?!” la voce di Ino mi ridestò da quelle riflessioni.

“Ehm si…cioè no, scusa ero distratta…”

“Me ne sono accorta…immagino che tu non abbia ascoltato quello che ho appena detto…” sbuffò lei.

“No…” dissi imbarazzatissima.

“Te lo ripeto. Secondo te ci sarà anche quella smorfiosa di Temari?”

“Inutile che me lo chiedi. Sai che se Gaara si muove, sua sorella lo accompagna sempre.”

“Grazie, potevi almeno illudermi che non fosse così….” disse lei delusa “Almeno non avrà modo di vedere Shikamaru…per fortuna questa suo raffreddore è capitato a proposito.”

“Ma che dici? Lo sai che farebbe di tutto per poter essere qui ora! A proposito…non sono passata a trovarlo. Tu si, immagino…come sta?” domandai.

“Sta meglio, ma continua a stranutire come una mitragliatrice e ha ancora qualche linea di febbre, ma niente di che. Tra qualche giorno dovrebbe stare meglio.”

“Almeno questa è una buona notizia…”

“Ragazzi stanno arrivando!” ci avvisò Hinata.

Ci alzammo in piedi. Per l’occasione eravamo venuti tutti in Ospedale. Dopotutto Gaara restava un nostro amico anche se ora era il Kazekage.Non mancava nessuno…tranne Kiba. Shino non era stato molto dettagliato nel descriverci il loro incontro. Ci disse solo che aveva raggiunto il suo obbiettivo e che ora dovevamo solo aspettare. Prima o poi sarebbe tornato.  Nessuno era parso convinto, se non Hinata. Così non ci eravamo molto preoccupati che lui non fosse lì con noi ad accogliere il nostro amico del Villaggio della Sabbia.

Arrivò fianco a fianco dell’Hokage, che lo aveva accolto all’ingresso, e dietro di lui c’erano Temari, a cui Ino rivolse da subito un’occhiataccia, e altri due ninja che non conoscevo ma che dovevano essere la sua scorta.

“Salve ragazzi! E’ un piacere vedervi!” ci salutò lui, sorridendo. Un sorriso semplice ma sincero.

Ci inchinammo tutti e io dissi a nome di tutti:

“E’ un piacere per noi ricevere la sua visita, Kazekage.”

Lui assunse uno sguardo di disappunto.

“Per voi non sono il Kazekage…sono solo Gaara, quindi non voglio vedervi mai più inchinati come se io fossi superiore a voi.”

“Però in effetti lo sei…” disse Rock Lee una volta incrociato il suo sguardo.

Gaara si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.

“Non fuori dal Villaggio. Non qui con voi.”

Lee poggiò a sua volta la mano sulla su di spalla e sollevando il pollice.

Lo salutammo uno alla volta. Strinse la mano a tutti. La sorella Temari ci guardava con aria di sufficienza…era seccata…come sarebbe potuto essere Shikamru. Mi maledì per aver fatto quell’associamento. Ma da quel punto di vista si somigliavano…ma non potevo dirlo ad Ino.

Quando lui arrivò da me mi disse anche:

“Come stai?”

“Ammetto che ho passato giorni migliori.”

“Sono sicuro che si riprenderà presto.”

“Me lo auguro davvero.”

Mi rivolse un sorriso confortante.  Poi si rivolse all’Hokage:

“Posso entrare per vederlo?”

“Tra poco dovrebbe arrivare il responsabile. Preferirei sentire il suo parere, se non le dispiace.”

Per etichetta l’Hokage gli dava del lei. E Gaara faceva altrettanto.

“Come desidera. Aspetterò.”

“Hai fatto un buon viaggio venendo qui?” chiese Choji.

“In realtà ero molto in pensiero anche se per fortuna sono stato rincuorato sulle sue condizioni.”

“Già capisco…”

Kaiza arrivò di corsa con il fiato corto.

“Signor Kazekage , la prego di accettare le miei umili scuse per questo spiacevole ritardo.”

“Non si deve fare alcun problema, sono arrivato da poco in ogni caso.”

Tsunade rivolse al povero Kaiza uno sguardo di biasimo. Lui mimò con le labbra un “Mi scusi.” cercando di recuperare un po’ di ossigeno. Intanto Gaara gli fece la sua domanda:

“Posso vedere Naruto Uzumaki?”

“Allora…le spiego la situazione. Naruto sta affrontando un momento abbastanza delicato per cui ha deciso di non vedere nessuno.  Inoltre attualmente non so se è sveglio. E ammesso che lo sia…non credo che abbia voglia di parlare, temo nemmeno con lei.”

“Non lo sveglierò, glielo prometto. Ma ho viaggiato per tre giorni senza sosta solo per vederlo. La prego…non mi neghi questa possibilità. E’ importante per me.” dicendo questo si inchinò davanti al medico, che rimase stupito e imbarazzato. Poi Kaiza sorrise.

“Capisco che la tua volontà di vederlo è sincera. Va bene Kazekage. Però per favore non lo metta in agitazione. Le chiedo solo questo.”

“La ringrazio dal profondo del cuore, farò come mi ha detto, non se ne pentirà.” rispose lui riconoscente.

Kaiza lo invitò ad entrare. E lui entrò.

Prese la parola l’Hokage e si rivolse a Temari.

“Ho fatto preparare delle stanze per tutti voi se volete potete già andare a sistemarvi.”

“Devo aspettare che mio fratello esca di lì, sfortunatamente.”

“Capisco…allora aspetterò anche io, così che possa accompagnarvi.”

“Come preferisce.” disse lei secca mettendosi a sedere con le gambe accavallate. I due ninja rimasero in piedi. Ci sedemmo tutti in attesa del Kazekage. Nessuno parlò tranne che per Kaiza che spiegava i motivi per il suo ritardo sottovoce all’Hokage.

Temari si guardava in giro senza proferire parola. Nessuno di noi aveva di che parlare. Sperai che non se ne accorgesse ma quando fece quella domanda…capì che se ne era accorta. Infatti dopo un po’, domandò:

“Dov’è quel rompiscatole di Shikamaru? E’ strano che non sia qui per quel moccioso.”

Mi diede fastidio sentirla chiamare Naruto “mocciso”. E Ino fu infastidita ovviamente dalla domanda stessa.

“Non sta molto bene, per questo non è qui. Si è raffreddato.” rispose Choji mettendosi una merendina in bocca.

“Capisco…Vorrà dire che poi andrò a trovarlo.”

Ino mi strinse il braccio tanto da farmi male ma cercai di trattenermi. La guardai per dirle di stare calma, a non c’era nulla da fare. Il solo pensarli insieme, per di più a casa di lui,la faceva impazzire.

Passammo un altro pò di tempo in silenzio.

All’improvviso la porta si aprì e Gaara uscì a testa bassa. Si rivolse per primo a Kaiza:

“Vada a visitarlo, credo abbia bisogno di riposare.”

Senza farselo ripetere due volte, lui entrò subito dentro dal suo paziente.

“Dalla tua faccia sembri un cane bastonato. Che è successo?” domandò la sorella.

Lui la ignorò e si rivolse verso di noi.

“Non credevo che stesse male fino a questo punto.”

Ci raccontò della loro conversazione, con gli occhi tristi e rivolti a terra. Non potevo davvero credere che lo avesse cacciato via. Non contava più nessuno per lui. Non erano più le ferite del suo corpo il vero problema…ma era una ferita più profonda che lo tormentava. Bisognava assolutamente scoprire cosa l’avesse procurata.

“Kazekage deve dargli tempo…ora è chiuso in se stesso, ma con un po’ di pazienza sono sicura che riusciremo ad aiutarlo.” gli disse Tsunade.

“Quasi non lo riconoscevo…non è da lui comportarsi così. Sembra essere davvero cambiato…”

“Non farti tutti questi problemi, Gaara…lo conosci, gli piace solo attirare l’attenzione degli altri.” gli disse ancora la sorella.

“Non ti permetto di parlargli così…” la zittì. Lei sospirò.

“In ogni caso, se non vuole parlarti, credo dovresti rispettare la sua decisione. Mettetevi l’anima in pace e aspettate, non credo possiate fare altro.”

Gaara stava per ribattere quando Kaiza si affacciò dalla porta. Era davvero preoccupato.

“Signorina Tsuande…”

“Che succede Kaiza? C’è qualche problema?” domandai preoccupata.

“Kaiza, parla!” lo intimò l’Hokage.

“Naruto Uzumaki…dice di voler parlare con lei…. Urgentemente…”

 

Extra: Perché io ti conosco...

 
Gaara entrò nella stanza dell’amico facendo attenzione a non fare rumore. Non sapeva se l’avrebbe trovato sveglio comunque voleva evitare di disturbarlo in ogni caso. Lo vide su quel letto con gli occhi chiusi e il viso disteso. Constatò che stava dormendo.

Si sedette vicino a lui, adagiando a terra la pesante giara che portava sulle spalle.

Osservò Naruto con attenzione senza lasciarsi sfuggire nemmeno un dettaglio. Principalmente la sua attenzione venne catturata dalle fasciature che coprivano le sue ferite. Capì che aveva il braccio fratturato notando che era immobilizzato tra due stecche di legno, per non farlo muovere. Non tralasciò nemmeno i lividi e i tagli che coprivano l’altro braccio benché adesso fossero stati medicati.

Vederlo riposare gli diede sollievo. Infatti immaginava che se riusciva a dormire significava che dopotutto non stava soffrendo troppo in quel momento. Immaginava…ma sapeva che non era così. Qualcosa di terribile era accaduto a Naruto. Qualcosa di forte, più forte di lui, lo aveva portato alla disperazione. Gaara si domandò cosa potesse essere stato così potente da piegare la sua volontà di ferro che mai aveva vacillato al punto di spingerlo a un gesto tanto estremo.

E si chiese anche come avesse potuto affrontare quella situazione da solo. Il rosso sapeva che ferirsi in quel modo era estremamente complesso. Il corpo lotta contro il dolore e se questo non si attenua impazzisce. Naruto aveva lottato contro ogni istinto, ogni impulso di arresto per arrivare a procurarsi quelle ferite che erano tutt’altro che superficiali. Un nuovo brivido gli percorse il corpo…quanto dolore…quante lacrime dovevano aver accompagnato quel terribile atto…

“Perché ti sei fatto tutto questo, amico mio?” si domandò, senza trovare risposta.

Ripensò al momento in cui aveva letto il messaggio che lo informava delle sue condizioni. Aveva faticato a credere a quelle parole, tanto che lo aveva riletto diverse volte per potersi convincere. Però senza esitazione aveva subito preso una decisone…sarebbe andato quanto prima al Villaggio della Foglia. Non poteva certo restarsene con le mani in mano mentre il suo amico più caro era in quello stato. Se non avesse potuto fare nulla per farlo stare meglio fisicamente, gli sarebbe stato vicino dandogli tutto il suo appoggio.

Convocò suo fratello maggiore Kankuro, pregandolo di amministrare il Villaggio in sua assenza. Il fratello aveva mostrato diverse perplessità in merito che, una volta saputo il motivo di quella partenza improvvisa, sparirono. Il marionettista sapeva infatti quanto il fratello tenesse a quel ragazzo di Konoha, quindi accettò l’incarico permettendogli di lasciare il Villaggio.

Così, insieme a sua sorella Temari e altri due ninja, era partito per la Foglia. Era stato un viaggio pieno d’ansia perché il Kazekage temeva seriamente per la sorte di Naruto e per questo motivo non avevano fatto nemmeno una sosta. Per fortuna arrivato lì in Ospedale, lo avevano rassicurato dicendogli che Naruto era fuori pericolo.

Però sapeva che non sarebbe stato salvo finché non avessero capito cosa lo aveva fatto soffrire fino a quel punto.  Gaara era determinato a scoprirlo per poter aiutare Naruto, come lui aveva aiutato lui anni prima facendogli scoprire il significato e il valore dell’amore per le persone che gli erano più care, liberandolo dall’odio e dall’oscurità che avevano avvolto il suo cuore. Era consapevole che senza le sue parole sarebbe ancora come un guscio vuoto…e destinato a morire da solo. Ora era Kazekage, aveva degli amici, l’affetto degli abitanti…Lo doveva tutto a lui.

Avrebbe voluto tanto parlargli ma non voleva svegliarlo per nessun motivo. Avrebbe aspettato con pazienza, non era un problema. Facendo piano, gli strinse delicatamente il polso accarezzandolo con il pollice. Si sentii strano a fare un gesto del genere, non era abituato. Nona aveva mai dei veri e propri e contatti nemmeno con i fratelli. Verso Naruto provava un affetto profondo per cui si era trovato a fare quel gesto automaticamente, senza pensarci. Voleva che sapesse che poteva contare su di lui e che li era vicino…

Rimase un po’ così a pensare: al  loro primo incontro, a quando si erano scontrati, a quando era cambiato…a quando lo aveva salvato dopo che gli era stato estratto il demone e al momento in cui nella guerra aveva avuto la possibilità di restituirgli il favore.

Ad un certo punto, lo vide muovere lentamente la testa e strinse un poco la presa sul suo polso.

Il braccio sussultò percependolo.

“Naruto?” lo chiamò.

Senza aprire gli occhi, lo sentì sussurrare:

“K-kaiza?”

Gaara sorrise appena:

“Mi spiace deluderti…temo dovrai accontentarti di me…”

Il biondo capì che quella voce non apparteneva alla persona che aveva chiamato. Però la conosceva, anche se non riuscì subito a capire a chi apparteneva.

Lentamente aprì gli occhi per vedere di chi si trattasse. Si stupì quando lo mise a fuoco.

“G-gaara?” chiese sorpreso.

“Proprio io…Non ti aspettavi di vedermi vero?”

Lui scosse piano la testa. Gaara non voleva assolutamente farlo stancare ma vederlo sveglio lo riempì di gioia, così continuò:

“Sono venuto appena ho saputo…come ti senti?”

“Meglio.” rispose lui secco.

Forse stava risparmiando le forze o forse non aveva voglia di parlare…Ma quando lo sentì sottrarsi alla sua mano, il rosso iniziò a preoccuparsi.

“C’è qualche problema, Naruto?” chiese.

“Stai…sprecando tempo qui…”

“Perché dici così?”

“Hai un Villaggio…da gestire…” il biondo faceva diverse pause per concedersi qualche lungo respiro “Non dovresti…perdere tempo…stando qui…”

“Non temere per il mio Villaggio, è in ottime mani.”

Era strano si preoccupasse del Villaggio, in quel momento.

“Non…le tue…Sei solo tu…il Kazekage…”

“Lo so, ma mi sono organizzato in modo che non ci siano problemi mentre non ci sono. Però…non capisco perché ti stai facendo tutti questi problemi. Sembra quasi che tu voglia che me ne ritorni a casa…” scherzò.

“Si…”

La risposta fredda del ragazzo, lo lasciò sorpreso.

“Vuoi che me ne vada?” chiese.

L’altro annuì. Era cupo e serio come non lo aveva mai visto.

 “Non capisco…perché vuoi che me ne vada?” chiese.

La riposta che ottenne, lo lasciò senza parole e lo fece preoccupare come mai gli era capito prima di allora.

“Voglio stare da solo.”
 
“Come hai detto?” chiese incredulo.

“Mi hai sentito…Vai via…”

“Spiegami almeno…perché?”

“Non ho…nulla da spiegarti…esci di qui.”

Naruto era davvero serissimo. Ma Gaara non gli credeva…al punto che si lasciò scappare una piccola risata amara.

“Stai mentendo…”

“E’…la verità…”

“No, Naruto…e questo lo sai.”

“E tu… come fai a saperlo?”

“Perché io ti conosco Naruto. E proprio per questo so che non puoi volere davvero la solitudine.”

“Se dici così…significa…che non mi conosci affatto…”

Quell’affermazione ferì il Kazekage. Decise cosa dirgli. L’unica cosa che poteva scuoterlo…

“La sofferenza di sentirsi soli…è davvero insopportabile…”

Naruto si irrigidì.

“Te le ricordi? Sono parole tue, Naruto! Tu come me conosci il profondo significato della solitudine perché l’hai vissuta per anni! Sai che è il peggiore dei mali! Non puoi davvero desiderare quella sofferenza…”

“Le persone…cambiano, Gaara…così come le idee…”

Non poteva davvero star dicendo una cosa del genere…

“Ma che ti è successo, Naruto?”

Lui fece per girarsi sulla destra, anche se il braccio bloccato glielo impediva.

“N-non…intendo…portare avanti…q-questa conversazione inutile, sono stanco…vattene…”

Gaara si appoggiò contro lo schienale della sedia, incrociando le braccia.

“Va bene…aspetterò che ti sia riposato e avrai voglia di parlare ancora.”

Il biondo si innervosì.

“Non puoi…restare qui…p-per sempre…”

“Aspetterò tutto il tempo necessario…” rispose .

Vide l’amico stringere i pugni quasi a farsi male. Era arrabbiato.

“Perché non capite? Voglio ...starmene da solo. Lasciatemi in pace…”

“Se non insistessi significherebbe che non conti nulla per me. Invece sei una persona importante nella mia vita, Naruto…sei mio amico! Il mio primo amico! E ti aiuterò anche contro la tua volontà.”

Non ottenne da lui nulla. Lo vide agitarsi e tentare nuovamente di girarsi per non averlo più davanti.

“Vattene..” diceva.

Il rosso non sopportava vederlo in quello stato. Sarebbe tornato alla carica sicuramente…per ora però preferì lasciarlo tranquillo.

Mentre Naruto era quasi riuscito a mettersi di fianco, gemendo per il dolore, Gaara si alzò, gli mise una mano sulla spalla e gli disse vicino all’orecchio:

“Va bene, per ora ti lascio in pace, ma non farti ancora del male in questo modo. Ricordati una cosa però : tu mi hai salvato mi trovavo sull’orlo del baratro, dopo il quale sarei stato perso per sempre. Ho paura che tu ti stia avvicinando a quel baratro…ma non ti lascerò cadere. Te lo ripeto sei mio amico…troverò il modo di aiutarti.”

Lui non rispose. Lasciò che Gaara lo aiutasse a rimettersi sdraiato. L’amico lo salutò, riprese la sua giara e lo lasciò in quella stanza. In silenzio, da solo.

Chiuse gli occhi beandosi di quella pace e cercando di calmare i battiti che gli erano aumentati per l’agitazione.

Purtroppo un bussare alla porta, lo interruppe:

“Chi è ancora?!” disse stanco e alterato.

“Ehi tranquillo ragazzo, sono io!”

Narto fu sollevato vedendo Kaiza.

“Finalmente…” sospirò.

“Come stai?” domandò il medico controllandogli il battito.

“Ora…meglio.”

“Immagino che il motivo sia perché hai avuto una discussione abbastanza accesa con il Kazekage. Che a quanto ho notato, devi aver cacciato..”

“Perché…lo hai fatto entrare?”

“So che non volevi vedere nessuno. Ma ha viaggiato tre giorni e tre notti senza sosta solo per vederti perché era preoccupato. Potevo non farlo entrare?”

Il ragazzo sbuffò. Poi chiese:

“Ho sete…posso bere?”

“Ma certo, aspetta!”

Dalla caraffa vicino al letto riempì un bicchiere d’acqua. Poi gli alzò piano la testa e gli avvicinò il bicchiere alla bocca.

“Ehi piano! Te la do…bevi con calma!” gli disse Kaiza ridendo.

Naruto bevve più lentamente. Lo finì comunque in un attimo.

“Scusa…”

“Tranquillo, non c’è problema.” riadagiandolo sul cuscino. Poi chiese:

“Mi domandavo una cosa….come mai sembra che io sia l’unica persona con cui tu abbia voglia di parlare?”

“Perché non mi conosci…quindi…non mi giudichi…”

“Capisco. Comunque…”

Si fermò un attimo per passargli una mano carica di chakra curativo sull’addome.

“Per essere uno che non giudica…vorrei darti un consiglio…se mi permetti.”

“Sono stanco…”

“Lo so. Però ascoltami…allontanare le persone che più tengono a te…non potrà mai farti sentire meglio.”

Il biondo distolse lo sguardo. Kaiza sospiró:

“Almeno ci ho provato…” pensó.

Velocemente controlló lo stato del braccio e gli cambió le fasciature. Naruto glielo lasciò fare. Alla fine di tutto, il medico gli consiglió:

“Ora faresti meglio a riposarti. Io ti cambio la flebo e ti lascio riposare.”

Stava per alzarsi ma la sua mano venne bloccata da quella del ragazzo.

“Kaiza?”

“Che c’è? “ gli domandó preoccupato.

“Devi aiutarmi…”

“Certo! Dimmi cosa posso fare per te.”

“Aiutami a mettermi seduto…e poi…chiama l’Hokage.”

“Per quale motivo, scusa?” chiese ancora curioso Kaiza.

“Devo parlarle…ho…ho una richiesta da fare…”
  
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