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Autore: maiscia    30/03/2014    0 recensioni
E' una storia che cominciai a scrivere qualche anno fa ma che non ho più continuato da allora. Paurosa e a volte macabra, spero che comunque l'apprezzerete. Buona lettura!
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Erano le sei e mezza di mattina. Si sentivano dei rumori sommessi provenire dalla stanza di Claudia che, come al solito, si svegliava per godere di quella poca mezz’ora di pace che le era consentita. Silenzio. La ragazza sospirò all’idea di andare a scuola quella mattina. Sapeva che i suoi compagni non la gradivano molto. Cercò di scacciare quei pensieri negativi dalla mente: così avrebbe pianto un’altra volta e si sarebbe sentita male.- Adesso basta.- mormorò Claudia- Già comincia a farmi male la testa … - pian piano si stava riaddormentando, quando il telefonino appoggiato sulla scrivania squillò. Lei sobbalzò e scese giù dal letto per rispondere.- Pronto?- domandò la ragazza,- Oh, ciao Massimo.- Ciao fiorellino.- salutò in modo scherzoso lui – Hai parlato con Alessia, vero?- Si, non preoccuparti. Davanti al Liceo R. alle sette e mezza, lo so.-Perfetto!- Esclamò Massimo entusiasta,- Te ne prego Claudia, mi vuoi accompagnare?- Ma certo.-rispose lei- Ok, allora ci vediamo cinque minuti davanti al R. prima che Alessia venga, ciao. - non diede neanche il tempo alla ragazza di salutarlo, che lui già aveva riagganciato.- Probabilmente adesso sprizza gioia da tutti i pori- disse con voce malinconica.- E adesso? Non posso nemmeno dirgli quello che io provo per lui.- e una lacrima le scese dagli occhi azzurri, limpidi come il mare; un mare in cui avrebbe voluto affogare. Passò la mezz’ora e iniziarono a svegliarsi i suoi genitori: il padre andò in bagno, mentre la madre, ancora assonnata, andò in cucina a preparare la colazione. Il fratellino di Claudia poteva ancora concedersi un’altra mezz’ora di sonno. E’ ancora piccolo. – disse dolcemente Claudia passandogli vicino e accarezzandolo amorevolmente. Dopo che il papà fu uscito entrò intontita la figlia, portandosi i vestiti appresso. Si sciacquò la faccia, si vestì con un maglioncino azzurro chiaro e un jeans  . Dopodiché si mise le scarpe da ginnastica. Tutto rigorosamente blu. Poi incominciò a pettinarsi e a legarsi i lunghi capelli, legandoli con un fiocco anch’esso blu, che erano di un castano scuro. Si guardò infine allo specchio: tutti la consideravano una strana ragazza, con i suoi problemi e con i suoi strani modi che la tenevano alla larga dagli altri. In realtà aveva un animo dolce e gentile. Ma nessuno l’ avrebbe voluta come amica. Perfino i suoi genitori non le prestavano tante attenzioni … Ormai aveva 15 anni, si era già abituata al Liceo R., ed, al contrario di altri era piuttosto sola. Derivava forse dal fatto che parlava da sola e che diceva sempre cose strane. Aveva un solo amico. Massimo. L’aveva conosciuto quando aveva incominciato il primo superiore e da allora erano inseparabili. Massimo aveva così tante attenzioni per Claudia. E “fiorellino” era il suo soprannome datole da lui. Solo lui la poteva chiamare così. Ma ora le cose stavano cambiando. Massimo si stava allontanando sempre più dall’amica, il che questo era comprensibile.- Chi mai starebbe con una come me?- mormorò Claudia mentre usciva dalla porta d’ingresso di casa sua. Erano le sette e cinque. Avrebbe fatto colazione in un bar. Pioveva.- Speriamo almeno che scampi- mormorò e si allontanò al ritmo del suo mal di testa.
Rumori. Rumori confusi ma assordanti. In un angolo del bar Claudia sorseggiava un po’ di cioccolata calda. Era così buono berlo dato che in quel periodo faceva proprio freddo. Guardò il suo orologio: erano le sette e un quarto. Dopo aver anche assaggiato qualche biscotto al cocco, uscì di corsa per non bagnarsi ed anche per far presto all’appuntamento. Aveva i brividi ma sapeva perfettamente che non era il freddo ad agghiacciarla. Solo a sentir parlare di Alessia le si rivoltava lo stomaco.- Ma come avrà mai fatto ad innamorarsene Massimo? Mah, questo è l’amore!- pensò e per poco non lo disse ad alta voce. Il mal di testa le era aumentato ed anche la pioggia. Erano le sette e venti. Fortunatamente era già davanti all’ingresso della scuola altrimenti si sarebbe fatta una bella doccia. Si strinse il cappotto. Non lo vedeva. Non riusciva a vederlo.- Dov’ è Massimo?- si domandò preoccupata.- Ehi, lasciatemi!- urlò un ragazzo dall’altra parte dell’edificio.- Ma è … - non fece neanche in tempo a terminare la frase che corse a perdifiato dietro la scuola.-Oh no, oh no!- bisbigliò preoccupata. Svoltò a sinistra e lo vide: era Massimo. Ma come temeva non era solo. Erano i suoi compagni che lo trattenevano. – Claudia!- urlò il povero ragazzo che non riusciva a liberarsi dalla loro presa.- Tu non ti muoverai da qui finché quella stramba non si toglierà dai piedi. Perché continui a stare con lei e ad esserle suo amico?-disse uno dei tre che lo assalivano indicando Claudia.-Lasciatemi! Claudia ti prego non dar loro retta!-Ehi tu!-esclamò un altro ragazzo che, con fare accattivante, le si avvicinò- Lui potrà essere si simpatico, amico di tutti quanti noi, ma non lo tenere per  te!  - Ma …. Ma se siete voi che …..- Sta zitta!- e urlandole le diede uno schiaffo; talmente forte che era cadde a terra facendo cadere anche l’ombrello. –Come ti permetti di toccarla! Bastardo!- urlò Massimo in preda all’ira che, svincolandosi dalle braccia degli altri due gli tirò un pugno in faccia. Fece giusto i tempo a scappare insieme a Claudia e a rifugiarsi nella scuola. Entrarono nella loro aula, la 2 A che si trovava al piano terra.- E se ci sgridano?- domandò timorosa Claudia.- Non preoccuparti, l’importante è che li abbiamo seminati. Ma mi ha fatto arrabbiare il fatto che ti abbiano messo le mani addosso. Dapprima erano miei amici, ma da quando sono stati espulsi ne hanno combinato di tutti i tipi. Sei proprio fradicia, eh? Ti senti bene? Vuoi che chiamiamo i tuoi genitori?-domandò lui preoccupato.-Aspetta qui, vedo se c’è qualcuno che ha qualcosa per farti asciugare.- e dicendo questo si allontanò dall’aula. In quel momento Claudia incominciò a piangere. Era troppo, decisamente troppo orribile da sopportare. “ Il fatto che tutti i miei compagni di scuola mi considerino una emarginata, a tal punto da mettermi le mani addosso è insopportabile. Non ce la faccio più!”avrebbe voluto gridare ma era preferibile rimanere in silenzio. Altrimenti lui l’avrebbe sentita. Altrimenti l’avrebbe reso triste solo per uno sciocco pensiero.- Ehi! Guarda qui che fortuna!- urlò Massimo entrando in aula con un asciugamano in mano- C’era già il bidello e mi ha dato un asciugamano che aveva portato con sé per queste evenienze. Tieni!- e glielo porse alla ragazza.-Grazie- sussurrò lei, tanto che aveva paura che se ne sarebbe accorto. E infatti – Ti preoccupano ancora quei tre vero? Sta tranquilla e non pensare che questo mi possa causare dei problemi.- disse lui facendola sedere e asciugandole i capelli – Ma … non erano i tuoi amici? A questo punto penso proprio che dovresti lasciarmi per- ….- Claudia non riuscì neanche a terminare la frase che Massimo  le prese il volto fra le mani guardandola arrabbiato.- Ti ho già detto che erano i miei amici prima che ti avessero messo le mani addosso … anzi … dato che tutti si comportano in malo modo con te posso dire che sarai sempre  e solo tu la mia migliore amica. Parlandone penso proprio che mi basteresti solo tu per tutta la vita. – e dicendo questo avvicinò il suo viso al suo,deciso e chiaro su cosa voler  fare-Ehi, ma Alessia … - cominciò a dire Claudia per scappare da quella situazione.- Alessia? Ma lei che c’entra?- domandò confuso Massimo e allo stesso tempo incuriosito; i suoi occhi guardarono quelli di Claudia più intensamente e le sue labbra sfiorarono quelle della ragazza. Solo per un istante. Ma allontanò il viso immediatamente.- Lo sai che Alessia è solo una compagna della mia squadra di calcio, vero? Stamattina ero solo eccitato perché lei mi voleva vedere per farmi confermare l’iscrizione al torneo. Sai è il capitano della nostra squadra, ricordi? E poi … - continuò a dire Massimo con tutta tranquillità riavvicinandosi alle dolce e gentili labbra della ragazza- … e poi … – ma non riuscì a dire altro. Stava per premere le sue labbra su quelle di Claudia che mano a mano diventavano sempre più irresistibili agli occhi di Massimo … -Ehilà! Ecco dov’eri!- urlò a squarciagola Alessia entrando nell’aula dove c’erano Massimo e Claudia. Quest’ultima respinse il ragazzo distratto e indietreggiò vergognata.-Accidenti! Vi ho interrotto, vero?- esclamò Alessia aggiustandosi  i lunghi e fradici capelli biondi: a quanto pare, anche lei se l’era fatta di corsa sotto quella pioggia. Massimo la guardò torvo borbottando qualcosa, mentre lei prendeva un modulo dallo zaino. Dopodiché glielo porse. –Compilalo e ridammelo entro domani, intesi? –gli disse Alessia severamente -Voglio che tu giochi al torneo di quest’anno: gli avversari sono di quel liceo rivoltante di cui ti ho parlato: bleah!- Già- confermò Massimo riguardandola torvo. Le fece un sorriso tirato prima di parlare. – Nient’altro da dirmi?- chiese lui mettendo il foglio nello zaino: dopo quello che era successo era sporco di fango. – Bè, un’ altra cosa ci sarebbe da dire o piuttosto da informarvi. – gli rispose contraccambiando il sorriso. Ma subito si rabbuiò in volto. Sia Massimo che Claudia se ne accorsero e si chiesero il perché. Quest’ultima, intanto, stava disegnando e si bloccò per sentire. – La … conoscete una ragazza che si chiama Clorinda di 2C? – cominciò a dire Alessia toccandosi nervosamente le ciocche dei capelli.- Si, la conosciamo. – le rispose Massimo – E allora?- chiese lui insistente. – E’ da una settimana che chiedo sue notizie, dato che è da una settimana  che non la vedo... - disse lei chinando la testa per nascondere le lacrime che scesero senza sosta sul suo volto pallido e tremante. Solo dopo qualche istante Massimo incominciò a capire, ma non disse nulla per far parlare all’amica. – Solo ieri ho saputo che è scomparsa.- e a quel punto cadde su una sedia singhiozzando. Clorinda, era stata una sua amica, ma in quel periodo avevano litigato. Il fatto è che Clorinda raccontava sempre storie su demoni e angeli della morte talmente rivoltanti per la ragazza che non ne poté più e finì col litigarci. Non riusciva infatti a credere che l’amica fosse così fanatica di queste fantasticherie fino a quel punto.  E continuava a non crederci anche dopo appresa la notizia della sua scomparsa. – E’ ridicola questa storia.- borbottò Alessia prendendo un fazzoletto e soffiandosi rumorosamente il naso. Gli occhi erano arrossati per il troppo pianto e Massimo la stava consolando tra le sue braccia. Claudia, invece, la guardava con un misto di tristezza e curiosità. Clorinda. Chi mai le ricordava? E un lampo di ricordo le attraversò la mente, ma lo rimise dentro cercando di non pensarci. – E’ ridicola, non è vero? – ripeté lei strofinandosi il viso per asciugarsi le lacrime.- Non esistono i demoni, né gli angeli della morte! – urlò lei alzandosi di scatto e facendo cadere Massimo a terra. I passi della ragazza, intanto, si fecero sempre più lontani. – Ehi, aspetta!- gridò Massimo alzandosi in piedi e uscendo dall’aula. – Claudia torno subito.- le disse Massimo cominciando a correre nel corridoio fino a che i passi rimbombanti non si persero nel silenzio. Silenzio. Stava ancora piovendo e Claudia stava ridefinendo un disegno di vitale importanza. O almeno per lei.- Ti sbagli … ti sbagli di grosso … - mormorò lei posando la matita sul banco e guardando il disegno: lì stava piovendo e una ragazza vestita di stracci la fissava. Era una dannata e ghignava mostrandole i denti marci e putridi. Fece una smorfia di disgusto e ripose il disegno nello zaino. – I demoni e gli angeli della morte …. Esistono eccome.-
  
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