Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: maiscia    29/03/2014    0 recensioni
E' una storia che cominciai a scrivere qualche anno fa ma che non ho più continuato da allora. Paurosa e a volte macabra, spero che comunque l'apprezzerete. Buona lettura!
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
D’un tratto a Clorinda cadde il libro dalle mani: il cielo era ormai pieno di nuvole grigie ed i tuoni si facevano sempre più cupi. I lampi, invece, le accecarono per un attimo la vista facendola sobbalzare. – Oh, che sbadata!-esclamò Clorinda e riprendendo il libro caduto dal letto guardo l’orologio sul comodino: erano le 23:55. -Oh, è già così tardi?- si chiese la ragazza parlando ad alta voce. Quella stanza era a malapena illuminata dalla piccola lampada che Clorinda aveva posto sul suo comodino per poter leggere, il che spaventava ancora di più la ragazza; se avesse spento la lampada, la stanza sarebbe stata immersa completamente dal buio della notte.- Ma questo … stavolta … non è semplice buio … - mormorò Clorinda che, intanto, riprese a leggere. Deboli. Deboli miagolii sbucarono dal letto:erano quelli del suo gattino nero e bianco, che balzò sul letto e si avvicinò a lei per farsi coccolare.-Sai gattino,- incominciò a dire lei che, scostando le ciocche dei suoi capelli ricci dal viso, prese in braccio l’animaletto e iniziò ad accarezzarlo.- penso proprio che non torneranno stasera i miei genitori. Ma vedi, ho paura di restare qui da sola … – e rise, all’idea che lei fosse stata così folle da aspettarli fino a quell’ora, quando i genitori le avevano detto che sarebbero tornati l’indomani mattina. Se solo avesse saputo che non sarebbero più tornati … All’improvviso un fulmine squarciò il cielo e stavolta fu il gatto a sobbalzare. In fretta, quindi, si rifugiò sotto le coperte. Clorinda, stanca oramai, stava per coricarsi, ma sentì la porta d’ingresso spalancarsi violentemente.- S- sono loro? Oppure no?- e rabbrividì all’idea di chi ci fosse al piano terra.- Tesoro! Siamo tornati!- esclamò una voce femminile: era quella di sua madre.- Ah, siete tornati!- le rispose la ragazza uscendo dalla sua stanza e, percorrendo le lunghe scale, andò ad abbracciare la madre, appesantita da borse stracolme di regali.- Per me?- esitò per un attimo Clorinda guardando tutti quei pacchetti. –Ma certo che sì, tesoro.- le rispose il padre sbucando dalla cucina mentre posava altre borse delle quali il contenuto non s’intravedeva-“Sono andati a fare un viaggio, ed è ovvio che mi abbiano comprato dei regali”- pensò cercando di rilassarsi, ma qualcosa la turbava : non sembravano loro … e per un attimo le sembrarono estranei … - Bè, allora apriamoli!- esclamò la ragazza scacciando ogni dubbio dalla mente; cominciò a scartare il primo, curiosissima, ma aperto lo scatolo non ci trovò niente dentro. Delusione e domande si pose la ragazza mentre scartava altri regali : a mano a mano che proseguiva non trovava mai niente. –Ma sono tutti vuoti!- ribatté Clorinda rivolgendosi ai suoi genitori. D’un tratto loro sorrisero per rassicurarla.- A dire il vero, questo è il tuo vero regalo.- le rispose la madre che le diede in mano un libro tutto ricamato e ricamato era anche il titolo. Clorinda. – Al diavolo! Sono arrabbiata! Siete stranissimi oggi!- urlò Clorinda in preda all’agitazione. Ora aveva davvero paura ed era sicura di ciò. Come poteva non negarlo? – Eh, già … - mormorò ghignando la madre. – T- tu non sei mia madre!- balbettò Clorinda indietreggiando verso le scale. Improvvisamente gli occhi della donna si tinsero di rosso e le vene si ingrossarono su tutta la faccia. Un enorme ghigno si dipinse sul volto e si avvicinò alla ragazza lentamente. – “I miei genitori! Devo chiamare i miei genitori!”- urlò nella sua testa e buttando la donna a terra più forte che poteva corse nella stanza più vicina per prendere il telefono. Digitò i tasti frettolosamente ma non riusciva a comporre il numero : aveva le mani tremanti dalla paura. Finalmente poi avvicinò il telefono all’orecchio. Uno, due, tre squilli … e si accorse che provenivano dalla cucina. Clorinda si sporse cautamente dalla porta : non c’era traccia di quei due individui. -“Demoni, dovevano  essere demoni”- e col fiato fermo in gola si avvicinò alle buste che il “padre” aveva messo sulla tavola. Gli squilli provenivano da lì. Chiudendo gli occhi, Clorinda aprì una busta ma la fece cadere a terra per il troppo spavento. Quando aprì gli occhi emise un urlò tremendo : dalla busta erano uscite le teste di sua madre e di suo padre! E i loro volti mostrarono solo puro terrore! Urlando ancora e facendo cadere il telefono, la ragazza corse nella sua camera e chiuse la porta a chiave. Respirava a fatica e cercava di riprendersi, ma riusciva solo a piangere: quello che aveva visto oramai era impresso nella sua memoria e non riusciva togliersi  quelle orribili immagini dalla mente. Accasciata a terra il suo sguardo si posò sul libro che aveva tra le mani. – “ Perché c’è il mio nome?”- si chiese e alzandosi si sedette sul letto ancora tremante. Asciugandosi le lacrime, cominciò a sfogliare il libro e ne lesse qualche frase. Si stupì notando che erano tutti suoi pensieri quelli che c’erano scritti.- “Possibile che questo sia il mio libro?”- e volendone sapere di più andò all’ultima pagina. Qualcosa intanto si avvicinò alle sue spalle o forse qualcuno : non si riusciva a capire bene. – E io, dopo che lessi  la frase sulla mia morte, venni trafitta dalla falce del mietitore oramai impazzito, che mi trascinò sotto al letto mentre lasciavo dietro di me tracce di sangue. Ma che diavolo … - E le parole divennero realtà.                               
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: maiscia