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Autore: francescodue    30/03/2014    1 recensioni
Ispirato da "Trust" di Hoshikawa Makoto, ma non è necessario averlo letto. Mi sono chiesto cosa accadrebbe se le due inseparabili amiche venissero contaminate dalle entità dell'equilibrio e come sarebbe la loro vita da allora in poi. E anche prima, nel conflitto tra vita normale e ruolo eroico.
Storia revisionata, perché alcuni punti e la parte finale non mi piacevano.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Honoka Yukishiro/Cure White, Nagisa Misumi/Cure Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ispirato da TRUST di Hoshikawa Makoto (EFP)


Nagisa e Honoka. Due vite per una missione.



Lo stordimento durò poco, anche se non si sentiva perfettamente a posto. Le ferite erano superficiali, ma non aveva avuto il tempo per fasciarle e alcune continuavano a sanguinare: probabilmente aveva perso più sangue del previsto. Ma l'adrenalina non tardò a farla rialzare.

Si trovavano in uno strano posto, sembrava l'interno di un castello, pieno di colonne e corridoi, ma di dimensioni enormi.

E la cosa strana era che non ci fosse alcuna luce, eppure riusciva a distinguere i dintorni.

Come se ci fosse un lieve alone luminoso di cui però non riusciva a distinguere l'origine.

Si guardò intorno rapidamente, incrociando per un attimo gli occhi della compagna.

Fu sufficiente, a Nagisa e Honoka, per rassicurarsi a vicenda.

--State tutte bene? E dove accidenti siamo?--

La prima domanda era rivolta un po' a tutte, ma anche senza una risposta verbale poteva vedere che si stavano tutte riprendendo.

L'altra domanda era invece rivolta ad una sola persona: quella che le aveva portate lì.

Non ricevendo risposta Cure Black provò ad insistere.

--Allora, Cure Sword? Dove siamo?--

La ragazza interrogata finì di guardarsi intorno prima di rispondere.

--Non lo so.--

Ammise alla fine.

--Allora è il caso di chiudere il discorso.--

Annunciò battagliera Cure Black.

Subito Sword si mise in guardia, con la spada minacciosamente puntata.

Le altre guerriere Pretty Cure arretrarono di un passo mettendosi in guardia a loro volta: anche se come guerriere avevano una forza, una velocità e un'agilità superiori ad un normale essere umano, restavano delle combattenti dilettanti.

Qualcuna aveva fatto sport e alcune avevano praticato arti marziali, ma non c'era paragone con Cure Sword, che si era addestrata in un'accademia militare per tutta la vita.

Eppure Cure Black non fece niente di particolare, a parte assumere una posa volutamente aggressiva.

--Tu! Ti sei alleata con il nemico per attaccare le tue compagne!--

Accusò minacciosa.

--Dovevo salvare il mio popolo.--

Replicò la ragazza armata di spada. La sua non era una scusa, e probabilmente non avrebbe risposto ad altre domande.

--E per farlo hai attaccato noi. Messo a rischio i popoli dei nostri mondi.--

Non ci fu risposta.

--Allora sei una stupida! Avresti potuto chiedere aiuto.--

Per un breve istante sembrò che Sword non intendesse rispondere, poi parlò.

--Solo la migliore dell'Accademia può diventare Cure Sword. E come Pretty Cure ho una forza infinitamente superiore a quella che ho normalmente. Le mie compagne e i miei subordinati non potrebbero...--

Cure White la interruppe risolutamente.

--Anche un piccolo aiuto è meglio che niente. Hai detto che il Guardiano ti ha mostrato l'imminente attacco di un nemico soverchiante: avresti potuto organizzare le difese. E un nemico tremendamente forte, beh, ognuna di noi l'ha affrontato. Anche quando sembrava non esserci alcuna speranza.--

--Ma ti rendi conto? Ti sei fidata di quello che diceva uno sconosciuto e lo hai aiutato a combattere altre Pretty Cure. A catturarle o forse peggio? Non hai pensato che potesse ingannarti?--

Aggiunse Cure Black.

--Conosco benissimo il nemico che avrei dovuto affrontare.--

Ribatté stizzita Sword.

--Allora sei indegna di essere una Pretty Cure. Sei solo una vigliacca.--

A queste parole Sword passò all'attacco. Tutte fecero un movimento per proteggersi, ma Black e White rimasero immobili.

Solo all'ultimo istante Black si mosse leggermente, schivando di un soffio la lama della spada, che le graffiò comunque la guancia.

Approfittando del momento, Nagisa afferrò con la mano l'arma e tirò a sé l'avversaria sbilanciandola.

L'attimo dopo il suo pugno fece volare Cure Sword contro una colonna piuttosto lontana.

--Non hai pensato che avresti potuto chiedere aiuto a noi?--

A queste parole Cure Sword si bloccò: forse il suo orgoglio l'aveva accecata, impedendole di vedere alternative. Forse si era lasciata influenzare dalle sue paure e si era lasciata ingannare.

Adesso provava una strana sensazione: come se quel pugno le avesse snebbiato la mente.

Era una stupida: dov'era finito il suo onore? Poteva davvero accettare di salvare il suo popolo condannando altri innocenti? Eppure la sua regina glielo aveva detto più volte, sia all'investitura che successivamente, anche di recente: potevano vivere senza onore?

Ma ormai era troppo tardi per rimediare.

Al momento si sentiva solo confusa.

Percependo che Sword non intendeva più attaccarle, le ragazze si rilassarono leggermente.

I minuti successivi furono tranquilli, almeno per i loro standard.

Tutte cercavano di capire dove fossero, scambiandosi opinioni e teorie.

Tuttavia l'ambiente non dava indicazioni.

E visto che restare ferme non sembrava utile, decisero di muoversi seguendo quello che sembrava un viale tra alte colonne.

Ad intervalli vedevano delle costruzioni simili a nicchie sul muro, anche se muri non ce n'erano.

Sembravano tutte vuote, ma all'improvviso ne trovarono una con all'interno una figura.

Guardando meglio si accorsero che la nicchia conteneva una sfera trasparente, così perfetta da apparire quasi invisibile. Ma all'interno si vedeva una figura umana. La cosa strana era che il costume si vedeva chiaramente, ma il viso restava come offuscato.

--Anche le altre nicchie hanno una sfera trasparente.--

Annunciò Cure Peach.

--A giudicare dal costume questa è una Pretty Cure, anche se non la riconosco.--

Constatò Cure Bloom.

--Potrebbe trattarsi delle ragazze che sono scomparse.--

--Quindi sono prigioniere qui?--

--Proviamo a liberarle.--

Propose Cure Egret.

--Non credo sia una buona idea. Se romperete il cristallo le ucciderete.--

Proclamò una voce alle spalle del folto gruppo di guerriere.

Un nuovo personaggio era comparso improvvisamente senza che nessuna riuscisse ad avvertirlo.

--Bene, bene, bene. Finalmente siete arrivate.--

--E tu chi sei?--

--Sono il quarantaduesimo Guardiano dell'Equilibrio. Sono io che vi ho fatto arrivare qui. E sono anche quello che definite Nemico.--

--Che cosa? E perché ci hai attaccato?--

--Per riportare la pace.--

Tutte lo guardarono stupefatte.

--Che stai dicendo?--

--La verità. Tutti i mondi stanno degenerando, e per salvarli c'è un solo sistema: eliminare il vero nemico che li minaccia.--

--Beh, ma allora perché ci attacchi?--

Chiede Cure Egret anticipando la domanda di tutte.

--Non avete capito: siete voi il nemico.--

Gli animi si scaldano immediatamente, ma ancora le guerriere non attaccarono: prima volevano capire.

E il Guardiano decise di dare qualche spiegazione.

--All'inizio le Pretty Cure erano poche e intervenivano raramente. Ma con il passare del tempo siete aumentate di numero e intervenite sempre più spesso. Basta guardarvi: in nessun epoca si sono mai incontrate così tante guerriere protettrici di mondi diversi. E più voi intervenite più i mondi cambiano e più diventa necessario il vostro intervento. È una spirale senza fine che porta solo a continui conflitti. La soluzione mi pare evidente.--

--Vuoi eliminarci? E chi difenderà i vari Giardini?--

Sbottò Black quasi scandalizzata.

--Pensate di essere le paladine del bene? Quale arroganza! Siete solo delle patetiche ragazzine che non sanno niente del mondo.--

Forse era il tono saccente, ironico e pieno di disprezzo, ma Cure Black si ritrovò lanciata all'attacco.

E dietro a lei Cure White; naturalmente.

A poco a poco anche tutte le altre guerriere si impegnarono nella lotta.

Ma dopo un lungo scontro dovettero fermarsi ansanti.

--È inutile. Vi osservo da molto tempo e conosco ogni vostra mossa. Ogni vostro attacco mi è noto. Non potete battermi.--

Ma nonostante il tono sicuro, il guardiano scomparve improvvisamente.

Tutte si guardarono attorno, mentre rifiatavano, temendo un attacco a sorpresa.

Ma i minuti passavano senza che accadesse nulla.

--Non sembrava spaventato, e nemmeno preoccupato. Escluderei che ci abbia lasciate perché impegnato in qualcos'altro.--

--Sono d'accordo con te, White. Ma non capisco questa sparizione. Ci aveva messo in difficoltà. Perché non ha insistito fino alla nostra disfatta?--

--Non conosciamo esattamente il suo piano, quindi non sappiano quali sono le sue intenzioni. Forse voleva guadagnare tempo, Black. Avrebbe potuto insistere con i suoi emissari, o inviarci contro un'altra Pretty Cure, come Sword.--

White fece una breve pausa osservando la ragazza in disparte: non aveva partecipato alla lotta e sembrava incerta come tutte.

--Ma ci ha portato qui lui!--

Insisté Black.

--Forse abbiamo reagito in modo diverso da quello che si aspettava.--

Intervenne Cure Rouge, dubbiosa delle sue stesse parole.

--Sappiamo troppo poco per ipotizzare qualcosa di concreto. È un vero peccato che Mipple e Mepple non siano con noi.--

Diverse Pretty Cure non capirono subito il significato delle parole di White, tanto tranquillamente le aveva pronunciate.

Ma presto si accorsero che tutti i loro compagni provenienti dai diversi mondi erano spariti.

--Ma allora come possiamo essere ancora trasformate?--

Chiese Cure Egret quando il panico si calmò.

--Beh, è una mia ipotesi, ma probabilmente i nostri compagni fanno da catalizzatori dei Superpoteri per permetterci di trasformarci. Ma una volta che indossiamo i panni di Pretty Cure, possiamo usare i nostri poteri anche senza di loro. Infatti per tornare normali loro non intervengono.--

--Spero che stiano bene. Se il Guardiano voleva solo noi potrebbe aver fatto loro del male dopo averli separati da noi.--

Un certo nervosismo serpeggiò nel gruppo a quelle parole.

--In ogni caso dobbiamo rintracciare quel Guardiano. Ho l'impressione che durante lo scontro stesse arretrando in quella direzione: potrebbe essere una trappola, certo, oppure un invito a procedere.--

--Andiamo allora.--

Corsero a lungo, quasi perdendo la cognizione del tempo.

--Credo di capire perché sia sparito.--

--Davvero White?--

--Stiamo correndo da un bel po' e non siamo ancora arrivate. Se avessimo continuato a combattere avremmo fatto molta meno strada.--

--Hai ragione.--

--È tutto a posto Black?--

Era strano che glielo chiedesse.

Ormai si conoscevano da anni e avevano sempre combattuto assieme. Non avevano neanche bisogno di guardarsi per sapere tutto quello che dovevano sapere l'una dell'altra.

Era ovvio che White si fosse accorta che qualcosa non andava.

--Non sono sicura. Sento uno strano pizzicore sottopelle da quando siamo qui. E più avanziamo più aumenta. Non ho idea di cosa sia. Ma sento che mi sprona ad agire. E tu?--

--Come te, solo che più avanziamo più mi sembra che i miei sensi perdano sensibilità. Ma è più un'impressione che un fenomeno reale.--

--In ogni caso dobbiamo andare avanti.--

--Si.--

Anche se si sentivano fremere, le due amiche si imposero una corsa regolare, in modo da non trovarsi sfiancate in caso di pericolo.

E le altre Pretty Cure si adeguarono al loro ritmo, abituate com'erano a considerarle le loro guide.

Fu una corsa senza tempo, l'unica cosa che indicava un qualche progresso era la presenza ad intervalli delle nicchie che avevano già visto, ma stranamente riuscivano a vedere altri 'viali' più vicini, come se si stessero avvicinando al centro di quell'enorme spazio.

E proprio al centro si trovavano due nicchie enormi: alte colonne delimitavano uno spazio interno vuoto al cui centro si trovava una lucida pedana.

Erano perfettamente simmetriche, ma all'interno di una, vicina al centro della pedana, si trovava un anonimo serbatoio metallico.

E proprio questa differenza rompeva l'armonia del posto e gli conferiva l'aria di un cantiere.

--Sembra che siamo arrivate al centro, ma non c'è nessuno.--

--Restiamo in guardia, Cure Peach. Non credo che il guardiano abbia deciso di andarsene lasciandoci qui da sole.--

Per qualche istante osservarono l'ambiente che le circondava cercando di trarre qualche informazione.

Ma il guardiano ricomparve improvvisamente.

--Che cos'è questo posto?--

Chiese ruvidamente Cure Black.

--È il palazzo che permetterà di riportare la pace.--

--Spiegati.--

Ordinò Cure White.

Il guardiano la guardò perplesso, ma annuì.

--In origine esistevano due entità, Darkness e Light, in perfetto equilibrio e in pace. Ma nel corso del tempo accadde qualcosa e le due entità si frantumarono in quelle che chiamo Schegge di Luce e Schegge di Tenebre. Sfortunatamente le Schegge di Luce, estratte dai corpi ospiti, si dissolvono e non sono più recuperabili. Almeno per me. Ma grazie a voi adesso si possono ricostituire le due entità primordiali.--

--E pensi che ti aiuteremo?--

--Con le buone o con le cattive.--

--Lo vedremo.--

Tutte le Pretty Cure si gettarono all'attacco, pur ricordando il precedente deludente scontro.

Si rendevano conto di intralciarsi a vicenda, anche senza i richiami di Black e White.

Erano tutte abituate ad affrontare nemici ben più massicci che di solito apparivano uno alla volta.

Il Guardiano era un essere umano, o almeno ne aveva l'aspetto, e sembrava abituato ad affrontare molti avversari contemporaneamente.

L'affermazione secondo cui conosceva tutte le loro mosse si stava dimostrando vera: si infilava nei loro attacchi quasi senza essere sfiorato e le colpiva duramente.

In breve tempo restarono solo le guerriere del Giardino della Luce.

Come forza e velocità pura, altre guerriere le superavano; e come agilità non erano ai primi posti.

I loro poteri erano limitati, e anche il fatto di poter attaccare, e persino trasformarsi, solo in coppia le rendeva più vulnerabili.

Quello che restava era solo l'esperienza, anche se in quel caso non valeva molto; l'istinto, che sembrava sempre più un sesto senso; e la ferocia nel combattere.

Tutte se ne stavano rendendo conto mentre riprendevano fiato: non combattevano con l'ingenua illusione di proteggere il mondo, la giustizia o il bene; e nemmeno con il nobile intento di proteggere le compagne o i loro cari. Dai loro movimenti, dai loro sguardi, dai loro respiri, traspariva la feroce volontà di abbattere l'avversario; nient'altro.

Ad un certo punto Cure Black scagliò un pugno violento, ma il Guardiano riuscì a tirare Cure White al suo posto. Pur vedendo cosa stava per accadere, Black non si arrestò ma anzi approfittò dell'istante di sconcerto di fronte alla sua risolutezza per calciare il Guardiano.

E subito dopo White, anche se stordita, afferrò Black e la fece ruotare per lanciarla nuovamente all'attacco con un calcio volante.

L'impatto fu tremendo e l'uomo volò fino ad una delle maestose colonne, che ne interruppero bruscamente la traiettoria.

Immediatamente le due tornarono all'attacco, ma la distanza da percorrere diede al Guardiano un istante per riprendersi.

--Hai colpito la tua compagna.--

Sussurrò stupefatto.

--Non è la prima volta.--

Risposero in coro le due.

--Allora devo cambiare sistema.--

E prendendole in contropiede saltò ai piedi di Black facendola ruzzolare a terra.

Non le fece alcun male, perché in tanti anni aveva imparato a cadere, ma la ragazza si sentì sollevare e lanciare lontano.

White stimò che non fosse necessario il suo aiuto, ma quando calciò il Guardiano non trovò resistenza, anzi: venne sbilanciata e lanciata via.

Atterrò subito al centro di una delle pedane, ma invece di scivolare o rimbalzare via, vi si immerse fino alle ginocchia, come se fosse un fluido denso e trasparente.

Non si spaventò, ma si guardò intorno: il Guardiano si era fermato e osservava anche lui la caduta di Cure Black che atterrò frantumando il serbatoio posto sull'altra pedana.

Un fluido denso e nerastro ne fuoriuscì imbrattando Black, che cominciò a gridare.

--Cure Black!--

Non rispose subito, troppo impegnata a gridare il suo dolore.

--Cure Black!--

Ripeté White cercando di divincolarsi senza successo.

--Che cos'è quella cosa, Guardiano?--

--Non ti preoccupare: non le farà troppo male. Deve essere il suo benvenuto alla sorella maggiore.--

--Che cosa?--

Non ci fu una risposta immediata, ma il grido di Black si esaurì, come se lo stesse soffocando per cercare di sopportare il dolore.

--Stai cercando di resistere, ma è inutile.--

--Maledetto! Che cosa le stai facendo?--

--Niente di particolare. Ormai non devo fare più nulla: tutto procederà da solo. Al di là del mio controllo.--

A questa risposta tutte le Pretty Cure si fermarono.

--Intendi dire che non sei tu a dirigere quella cosa?--

--Assolutamente no. Il processo sarà rapido, ma se mi lasciate spiegare forse capirete ed eviterete di agitarvi inutilmente.--

--E allora fallo.--

Gridarono diverse voci: sentire le urla di Cure Black, che si era sempre dimostrata la più resistente, stava destabilizzando tutte.

--Vi ho già detto che le Schegge di Luce si polverizzano se vengono estratte, per questo le lascio nei loro portatori rinchiusi nei cristalli. Ma le Schegge di Tenebre sono diverse: una volta estratte perdono la loro identità, ma cercano di resistere trasformandosi in una massa informe. Riunendosi spontaneamente con altre Schegge per rafforzarsi e continuare ad esistere. Quel liquido che vedete è appunto il risultato finale di tutte le Schegge che ho raccolto finora. Ed è irresistibilmente attratto da te Cure Black: quello che cerchi di toglierti è solo un aspetto materiale illusorio. Non potrai mai liberartene, perché ormai è entrato in contatto con la più grande Scheggia di Tenebra che sia mai esistita.--

La ragazza si immobilizzò di colpo guardando il Guardiano sbigottita.

--Hai capito bene, ragazza. In te c'è la Scheggia di Tenebra più grande, e unita a quelle che ho raccolto io, ha raggiunto la massa critica per richiamare tutte quelle disperse nel mondo.--

--È impossibile. Black è una Pretty Cure.--

--Sei un'ingenua, Cure Passion. Le Schegge non hanno nulla a che fare con il bene o il male. Perfino tra di voi solo due o tre hanno una Scheggia di Luce, e raramente i vostri nemici avevano una Scheggia di Tenebra. Nemmeno i cosiddetti Sovrani delle Tenebre le avevano.--

--Che cosa succederà adesso?--

Chiese White tenendo lo sguardo fisso sulla compagna e leggendole le domande nello sguardo.

--Niente di particolare: la tua amica è diventata la sede della concentrazione più alta di Schegge di Tenebre. Ora si stanno fondendo e la loro forza riunita sta attirando tutte le altre. Scommetto che se si sforza riesce a vedere le ombre muoversi verso di lei.--

--Ma non avevi detto che cercavi l'equilibrio perduto?--

--Certo. Ma adesso sta giungendo da solo.--

Fece una piccola pausa, comprendendo benissimo la curiosità che suscitava.

--Light e Darkness devono essere sempre in perfetto equilibrio: adesso che Darkness si sta ricostituendo, inevitabilmente lo fa anche Light. Tu ora ti trovi nella focale di questo castello: tanto più cresce la presenza di Darkness, tanto più le Schegge di Luce si riuniscono spontaneamente. Infatti, guardati: stai cominciando a splendere.--

Era vero infatti: tanto più il liquido nero si espandeva sul corpo di Black, rendendola sempre più una figura nera e indistinta; tanto più White sembrava brillare di luce propria.

--Stai dicendo che io ho una Scheggia di Luce?--

--Affatto: tu non ce l'hai. Anzi, non ce l'avevi: come ti ho detto sei sulla focale e quindi sei diventata il loro nido. Il corpo che diventerà Light. Sei stata scelta per puro caso: se ci fosse finita un'altra sarebbe andato bene lo stesso.--

--Eppure prima...--

--La Scheggia in Cure Black reagiva alla presenza di quelle nel serbatoio. Tu invece reagivi alla sua reazione. Penso si tratti di un fenomeno simbiotico che si è instaurato tra di voi.--

--Quello... che stai... facendo... morte...--

La voce di Black si fece sentire, anche se spezzata da qualcosa di diverso del dolore.

Ormai era stata completamente ricoperta dalla strana sostanza e stava diventando sempre più simile ad un'ombra solida.

--Stai resistendo inutilmente Cure Black. Quando Darkness si risveglierà, a momenti ormai, anche tu cesserai di esistere. Sarai l'ultima vittima, e poi tornerà l'equilibrio. Immolati con tranquillità.--

Tutte le guerriere erano paralizzate dall'orrore. Volgevano gli sguardi alternativamente da White, ormai sempre più simile ad una luce solida, a Black, sempre più un'ombra nera.

--Sarà... tempo... morte...--

Ma ciò che Cure Black cercava di dire restò oscuro a tutti.

In brevissimo tempo la possessione fu completa e il silenzio sembrò un sinistro presagio.

--Finalmente! Finalmente l'equilibrio!--

Il Guardiano gridò di gioia.

--Ah! Che cosa mi sta succedendo?--

Il grido di Cure Sword fece voltare tutte. Era rimasta al margine della battaglia, osservando rapita la furia delle guerriere del Giardino della Luce. E si accorse di invidiarle un po': nella loro lotta avvertiva una sorta di gioia selvaggia che lei non aveva mai sentito.

Ma ora, per quanto la sua espressione suggerisse il suo timore, rimaneva immobile.

--Non riesco a muovermi.--

Spiegò la ragazza.

Tutti gli sguardi conversero sul Guardiano, che per una volta sembrò incerto.

--L'equilibrio assoluto equivale alla stasi. Al non scorrere del tempo. Praticamente alla morte.--

La voce sembrava quella di Black, ma con un'eco e un riverbero ultraterreni. In un certo senso faceva accapponare la pelle.

--Era questo che cercava di dirti Cure Black. Devo dire che è molto resistente per essere un'umana.--

L'essere scese dalla pedana e si avvicinò al bordo della nicchia.

--Più noi ci ricostituiamo più il tempo si ferma. Quella ragazza è sul limite dove il tempo ancora scorre, per questo riesce a parlare; ma presto anche tutti voi resterete bloccati.--

--Tu sei Darkness?--

Quella che doveva essere Cure Black non rispose subito, ma si guardò intorno.

--Io sono Dark, se vi serve un nome.--

--E non puoi impedire tutto questo?--

--Sciocca. La mia stessa esistenza determina tutto questo.--

--Ma allora cosa possiamo fare?--

--Nulla. Almeno finché restiamo all'interno di questo castello.--

Un accenno di sollievo percorse i volti delle guerriere.

Ma un'altra voce spazzò via le loro speranze: quella di Light, che aveva ormai preso il posto di White.

--Non illudetevi. Qui dentro i nostri poteri sono incanalati una contro l'altra. Ci paralizzano a vicenda e rinforzano la struttura stessa di questa prigione. E la nostra forza è incomparabile con la vostra: non avete alcuna possibilità di creare un varco.--

Il Guardiano annuì: dall'espressione si capiva che non gli interessava restare bloccato per sempre pur di raggiungere il suo scopo.

Anche se non volevano crederci, tutte si rendevano conto che era davvero così: pur senza averle viste in azione sentivano che quelle due creature erano di gran lunga superiori a tutte loro.

--Forse loro non ne hanno la forza, ma noi possiamo frantumare questo posto.--

La voce di Cure Black risuonò nuovamente, anche se stanca e come soffocata.

La nera sagoma sembrava tremare leggermente.

--Davvero notevole. Ben detto Cure Black. Ma il corpo umano si spezzerebbe nel tentativo. Possiamo sentire chiaramente i vostri corpi, e non hanno la forza per farcela.--

Light rispose con dolcezza, quasi commossa dal tentativo di Cure Black di mantenersi cosciente.

--Allora prestateci la vostra forza per sostenere il nostro corpo. Almeno finché non avremo aperto un varco.--

Parlava più fluidamente, come se Dark le avesse lasciato un po' di spazio.

--La vera domanda è: riuscirete a sopportare la nostra forza?--

--Mettici alla prova e lo saprai subito.--

Per tutta risposta Dark si avvicinò ad una colonna e vi appoggiò la mano.

Subito un urlo di dolore proruppe dal corpo mentre una macchia di sangue si allargava sulla pietra.

--Tu ed io siamo una cosa sola e questo spazio mi blocca completamente. Per me è solo una prigione, ma tu hai sentito cosa può fare al tuo corpo. Inoltre, ammesso che possiamo uscire da qui, cioè che tu resti viva nel passaggio, dovrai sopportare un dolore non inferiore per spezzare le mura del castello. Io posso sostenere il tuo corpo, Cure Black, ma il dolore lo sentirai tu.--

Dark parlava senza difficoltà, ma quando tornò la coscienza di Black si avvertì la sofferenza che ancora provava.

--Mettimi... alla prova.--

Riuscì a dire alla fine d'un fiato.

--Aspetta. Lascia fare a noi.--

Cure Rouge cercò di prendere tempo, ma si accorse che il loro raggio d'azione era ormai limitato: quasi tutte le Pretty Cure erano bloccate.

--Non possiamo aspettare: quando il tempo sarà completamente bloccato allora sarà come essere morti. E per uscire da quella situazione ci sarà un solo modo: rinascere.--

Light parlava sempre dolcemente, e le sue parole non sembravano indicare qualcosa di spiacevole. Eppure alla parola 'rinascere' si fecero tutte preoccupate. Forse per il tono che aveva usato, o forse per quello che voleva implicare: non sembrava una cosa positiva.

--Aspetta Light! Basterà che lo faccia una sola.--

--Cosa intendi Black?--

Cure Egret era incerta.

--Basterà che si muova una sola di noi per rompere l'equilibrio. A questo punto lascia che lo faccia io. Dark!--

--Come vuoi.--

Cure White sembrò tremare, come se cercasse di muoversi, ma Light era un'entità che non poteva essere sopraffatta.

Il corpo di Dark si diresse al lato opposto della nicchia e poi partì di scatto, correndo più veloce che poteva, ben oltre il limite di Black.

Uscire dalla nicchia fu veramente questione di un attimo, eppure l'urlo della Pretty Cure si levò altissimo. La ragazza cadde in ginocchio ansante.

Aveva ripreso il colorito originale, anche se sembrava parecchio pallida, ma aveva i capelli neri e anche il suo costume era completamente nero. Anzi: sembrava quasi tinto con un'assenza di colori.

--No! Non puoi essere uscita.--

Il Guardiano avanzò, ora veramente arrabbiato, per riportare indietro la ragazza, ma le sue compagne si pararono di fronte a lui.

--Sciocche. Avete già visto che non potete fare niente. Questa volta non vi risparmierò.--

Se prima aveva combattuto con un'aria quasi distratta, adesso era minaccioso.

--Non credo proprio.--

Light avanzò tranquilla, uscendo dalla propria nicchia senza apparente difficoltà.

Anche lei ritornò ad essere la Cure White che tutte conoscevano.

Ma anche in lei erano avvenuti i cambiamenti notati nella compagna; solo in bianco.

Il costume era di un candore che abbagliava, e così pure i capelli e l'iride degli occhi.

--Ma cosa...? Come può essere?--

--Sei tu lo sciocco. Senza Dark a bilanciare il mio potere questo luogo non è niente di speciale. Certo io non posso fare molto, ma queste Pretty Cure hanno i poteri adatti.--

Proseguì avvicinandosi alla figura a terra.

Il Guardiano era immobile: per la prima volta non aveva idea di cosa aspettarsi.

--Anche voi Guardiani siete stati molto arroganti. Avete dedotto la nostra esistenza e anche in che modo ricostituirci. Perfino in che modo bloccarci. Ma non vi siete chiesti la cosa più importante: perché.--

--Perché?--

Chiese infine l'uomo con l'espressione di chi non sa nemmeno di cosa parla.

--Il perfetto equilibrio è la stasi. Io e Dark lo avevamo compreso. Per questo avevamo pensato di spezzarlo: qualunque cosa ne sarebbe derivata sarebbe stato molto meglio di quel limbo di morte. Certo, molti eccessi che si sono verificati non piacciono né a me né a lei, ma abbiamo notato molti miglioramenti.--

Proseguì dopo un istante, come rispondendo ad una domanda precisa.

--No, non siamo coscienti del tempo passato nel senso che intendi tu. Semplicemente le nostre Schegge lo hanno vissuto e noi, come loro somma, 'sentiamo' di averlo vissuto. Non è una cosa facile da capire per voi umani.--

--Si. L'essere il mio corpo ospite ti permette di accedere parzialmente al mio pensiero. Io invece ho pieno accesso a te.--

Light si rivolse alla sua controparte che si stava rialzando.

--Come vogliamo procedere?--

--Nel modo più ovvio.--

--No. Non vi permetterò di rompere l'equilibrio.--

--Sei solo un pazzo ossessionato dalla sua follia. E comunque non puoi più muoverti: ormai il tempo resta solo intorno a noi. Le altre Pretty Cure sono soltanto coscienti.--

--Allora non perdiamo tempo.--

Le due entità si presero per mano.

--Gran Fulmine Nero.-- --Gran Fulmine Bianco.-- --Ai nostri ordini.--

I due fulmini scesero immediatamente nel palmo delle mani, ma l'attacco fu diverso da quello conosciuto: due linee di luce distinte, nera e bianca, si diressero contro lo stesso punto del castello, collidendo e creando un'esplosione devastante.

La voragine che si aprì sembrò non avere alcuna conseguenza: all'esterno tutto era immobile.

Le due entità si avviarono senza fretta verso il varco.

--Non preoccuparti per loro: appena fuori di qui provvederemo a scinderci. A quel punto il tempo riprenderà a scorrere. Le tue compagne saranno un po' stordite perché non è normale mantenere coscienza quando il tempo è fermo.--

--Il Guardiano? Lo elimineremo.--

Ci fu qualche attimo di silenzio, come se White stesse facendo qualche rimostranza.

--La mia natura aborre la sofferenza inutile. Ma se è necessario, non vedo perché non eliminare le minacce. Comunque lui non è un essere umano, anche se ne ha preso l'aspetto. Ma vedo che per te non conta, del resto amavi un abitante dell'oscurità. Inoltre si è dimostrato troppo pericoloso per voi e dubito che la tua amica sia disposta ad affrontare di nuovo una prova come questa. Se lo eliminiamo adesso in futuro questa minaccia sarà completamente scongiurata: la storia dei Guardiani tu non la conosci completamente. Tolto di mezzo lui non ci sarà più nessuno a cercare l'equilibrio. Se invece trasmettesse le sue conoscenze ad altri, non sono sicura che altre 'ospiti' avrebbero la vostra forza o il vostro coraggio. Ricordatelo: se la tua amica fosse morta nel passaggio il Guardiano l'avrebbe riportata nella nicchia e saremmo rimaste bloccate.--

--Non è così semplice: con lei morta il potere di Dark sarebbe rimasto concentrato nella focale oscura, in pratica avrebbe continuato a bloccarmi. Certo, avresti potuto provarci anche tu, ma il rischio sarebbe stato lo stesso.--

--Potrebbe aver già trasmesso le sue conoscenze? È vero. E poi i fanatici sono capaci di tutto. D'altra parte non possiamo lasciarlo andare: ricomincerebbe subito a darvi fastidio.--

--Non ci sono altre soluzioni.--

Anche se sentivano solo le risposte di Light, le altre Pretty Cure non avevano difficoltà a comprendere tutto il dialogo. Ma a replicare fu Dark.

--Una soluzione alternativa è lasciarlo andare.--

--Che stai dicendo Dark?--

--Non sono io. È la proposta di Black. Del resto perché no? Abbiamo cercato una soluzione diversa dal limbo per un tempo infinito: possiamo farlo ancora.--

--Non sopporterei un tempo infinito a fissarti, Dark; non dopo aver visto come è diventato l'universo.--

--Perché dopo la fine del tempo, avverrebbe la fine dell'universo, White.--

--Quello che vuoi fare è diventare responsabile di ciò che abbiamo fatto. E io non voglio assumermi questa responsabilità.--

Replicò Dark.

--Lo abbiamo fatto assieme.--

--C'eravamo solo noi. E ti ricordo che il tempo non scorre.--

Le ricordò Dark.

--E va bene. Lo lasceremo andare. E adesso diamoci da fare.--

--Non ci vuole poi molto. Comunque non significa che se ne andrà senza una piccola lezione.--

Il sogghigno sul volto di Black significava che anche la Pretty Cure era d'accordo.

Giunte all'esterno le due sollevarono le braccia e un lampo iridescente esplose attorno a loro.

--Era dall'inizio del tempo che non lo vedevo. E adesso, prima di salutarci, pensiamo a questo individuo.--

Con un rapido movimento Dark scagliò un flusso d'energia contro il Guardiano, scagliandolo in un'altra dimensione.

--Non preoccuparti, Cure White. È ancora vivo. E se è così bravo come credeva, potrà tornarsene a casa. E forse comprenderà la sua follia.--

Rimasero ancora per un po' a osservare il panorama.

--A quanto pare vi siete riprese.--

--Non mi sento per niente bene.--

Ammise debolmente Cure Peach a nome di tutte.

--Addio Light. È stato quasi un piacere rivederti. Vi lasceremo qualche ricordino, ragazze. E adesso, Cure Black, scoprirai cos'è davvero il dolore.--

Fu questione di pochi attimi, ma il dolore che provò la ragazza non fu minimamente paragonabile con ciò che aveva sentito prima.

Quell'urlo divenne un ricordo incancellabile nelle menti di tutte le altre guerriere.

Al contrario Cure White venne liberata da Light molto dolcemente, come un alone che si disperde. Ma all'ultimo istante un sottile raggio raggiunse Cure Black.

Il castello si disgregò svanendo nel nulla, ma nessuna si preoccupò troppo della cosa, tutte troppo provate per fare qualsiasi cosa.

__________________________


Trascorsero le ore successive chi in ginocchio, chi accasciata, chi distesa, chiacchierando e scambiandosi impressioni in attesa che Cure Black si riprendesse.

Quando infine si svegliò era notte fonda, ma si sentiva ancora debole, stordita e dolorante.

--Da quello che posso vedere è molto tardi.--

--Già. Hai dormito parecchio.--

--Eppure non mi sento per niente riposata. Ah!--

--Stai attenta, Black. Non so esattamente cosa abbia fatto Light, anche se sembra che ti abbia ristorato: prima che il suo raggio ti colpisse eri in agonia. Però le ferite non sono guarite.--

Cure Black si tastò il volto e si osservò la mano fasciata.

--Mi sento ancora dolorante, ma niente di grave. E visto che non ci sono più nemici, credo che possiamo tornare alle nostre identità.--

--Hai ragione Nagisa.--

La coppia si voltò verso Cure Sword.

--E tu, come ti chiami?--

--Io... una volta... avevo il nome di Estella.--

--Significa Stella.--

Commentò Honoka dopo un attimo di riflessione.

--È un bel nome. Ascolta: credo che dovrai darmi un paio di giorni.--

Tutte guardarono perplesse Nagisa.

--Se venissi adesso, credo che sarei solo d'intralcio. Altro che aiutarti.--

--Stai... stai dicendo che...--

Cure Sword impiegò qualche istante per capire cosa volesse dire Nagisa. E il suo stupore era immenso.

--Te l'ho detto, no? Se hai bisogno di aiuto, siamo pronte ad aiutarti.--

Sword cadde in ginocchio piangendo.

--Su, su. Non è il caso di fare tante scene. Giusto ragazze?--

Tutte fecero cenni d'intesa. Forse non tutte erano entusiaste, ma nessuna si sarebbe tirata indietro.

--No. Non sarà necessario.--

Cure Sword si rialzò, di nuovo fiera e determinata come non l'avevano mai vista prima.

--Vi ringrazio. Ma mi avete insegnato che non c'è da vergognarsi a chiedere aiuto. Parlerò alla mia regina e allo stato maggiore dell'esercito. Riusciremo a respingere il pericolo che ci minaccia. E se saremo in difficoltà, verrò a cercarvi.--

--Mi raccomando, non esitare.--

--Vi ringrazio.--

Aprì un portale per tornare al suo mondo ma si fermò voltandosi indietro.

Ma il sorriso di Black e White, e di tutte le altre, le riscaldò il cuore e la fece sorridere a sua volta.

--Vi giuro che riusciremo a vincere.--

--Ecco. Questo è lo spirito.--

Sorrise Nagisa.

La salutarono tutte finché non scomparve, poi Nagisa barcollò.

--Avrei bisogno del tuo aiuto, Setsuna. Non penso proprio di poter camminare per tornare a casa.--

--Certo. Ci penso io a portare tutte a casa. Dove volete andare esattamente?--

--Credo sia meglio il giardino di casa mia.--

Suggerì Honoka.

--D'accordo. Voi aspettatemi qui.--

--Aspetta. Vorrei ringraziare tutte.--

--Lascia stare Nagisa.--

Intervenne Peach.

--Siamo noi a dovervi ringraziare.--

--Allora uno dei prossimi giorni organizziamo una festa da qualche parte.--

--Si.--

Si scambiarono saluti ancora per un po', poi Setsuna attivò il suo potere e trasportò Nagisa e Honoka nel giardino.

--Grazie infinite, Passion.--

Disse Nagisa usando per abitudine il nome da Pretty Cure dell'amica: avevano già rischiato un paio di volte di farsi scoprire dai giornalisti, e non ci tenevano a perdere quel po' di tranquillità che avevano ancora.

--Già: da sole non so proprio come avremmo fatto.--

--Scherzate? Siamo noi che siamo in debito con voi. E, onestamente, devo dire che non avrei mai potuto fare quello che avete fatto voi.--

--Non esagerare. È stato solo un caso che fossimo noi...--

--No. Me ne sono resa conto da quando avete affrontato il Guardiano. Noi non abbiamo la vostra forza e il vostro coraggio.--

--Stai dicendo delle sciocchezze, Passion. Se ti fossi trovata al nostro posto avresti fatto lo stesso.--

--Io non ne sono affatto convinta. Non so come spiegarlo, è più una sensazione: ma noi saremmo rimaste schiacciate dalla presenza di Light e Dark. Lo hanno detto anche loro.--

--Guarda, sono troppo stanca per fare discorsi complicati, o anche solo per ascoltarli. Diciamo che è andata bene. E speriamo che non sia necessario mettere alla prova la tua teoria.--

--Sono d'accordo con Nagisa. È inutile discuterne ancora. Ognuna ha fatto la sua parte.--

Passion le fissò in silenzio.

--E va bene.--

--Ecco, brava. Adesso è il momento di riposarsi. E ti ricordo che hai ancora le altre ragazze da riportare a casa.--

--Va bene.--

--E non dimenticate di chiamarci quando avrete organizzato la festa.--

--Contaci Nagisa.--

Meno di un minuto dopo Cure Passion era sparita.

--Cavoli, mi sono dimenticata di Mipple e Mepple. Dove sono?--

--Li abbiamo cercati dappertutto, ma non li abbiamo trovati.--

--Che gli sia successo qualcosa?--

Nagisa litigava spesso con Mipple, ma gli voleva anche molto bene.

--Tranquilla. Abbiamo ricevuto un messaggio dal Giardino della Luce: sono tornati là a causa dell'interferenza del Guardiano. Stanno bene.--

--Meno male. Quindi torneranno subito?--

--Fra un po'.--

Nagisa annuì e si guardò con aria critica.

--Questo costume completamente nero, credevo sarebbe sparito dopo che Dark mi ha lasciato.--

--Credo sia uno dei ricordini di cui parlavano. Per fortuna occhi e capelli sono tornati normali.--

Si concentrarono un momento, lasciando svanire la trasformazione.

--Adesso dobbiamo solo trovare una scusa per le ferite.--

Nagisa si guardò la mano fasciata: la sentiva pulsare più di prima, come gli altri graffi.

--Per quello che può valere.--

Commentò con tono amaro.

--Non sarà necessario.--

La voce alle loro spalle spaventò entrambe le ragazze che si voltarono di scatto.

Non avevano neanche controllato se c'era qualcuno nei dintorni, ma erano così esauste che non ci avevano proprio pensato.

Per questo non riconobbero subito la voce, che si rivelò essere quella del padre di Nagisa.

Accanto a lui c'era tutta la famiglia e la nonna di Honoka.

Il silenzio notturno calò nel giardino per lunghi minuti.

--Sembra una scena da film western.--

La voce di Nagisa voleva essere allegra, ma si sentiva nel tono una grande stanchezza, non certo dovuta alle sue condizioni fisiche.

--Forse dovremmo parlarne dentro.--

Propose Honoka: era incerta perché la nonna non faceva alcun cenno, limitandosi a fissarla stupefatta.

Nel silenzio generale le due amiche entrarono in casa seguite dalle famiglie e si diressero verso la sala dove si riunivano solitamente per le feste.

Nagisa si appoggiò al tavolo, mentre Honoka scelse una poltrona d'angolo lasciando il divano agli altri. Solo Ryota si sistemò su uno sgabello, quasi defilato: negli ultimi anni il rapporto con la sorella era peggiorato, ma ora sperava in qualche miglioramento.

Anche con le luci soffuse si notavano le condizioni delle due ragazze. Ma a parte le ferite e le bende insanguinate, colpiva l'aria esausta delle due.

--Forse dovremmo parlarne domattina.--

Suggerì Rye, il cui istinto materno aveva momentaneamente preso il sopravvento.

--No. Ho solo bisogno di un caffè.--

--Ma, Nagisa...--

--Lo so benissimo che il caffè mi farà stare male, dopo. Ma devo restare sveglia perché parleremo. Adesso.--

Nagisa parlò con tono amareggiato, come succedeva sempre in famiglia ormai, ma la sua voce era ferma, quasi imperiosa. E guardandola negli occhi, la madre capì che non l'avrebbe convinta.

Anche Honoka annuì, andando a preparare la bevanda, e gli altri rimasero in silenzio.

Guardavano chi la figlia, chi la nipote, chi la sorella o l'amica, chiedendosi dove fossero finite le persone che conoscevano; quando fossero state sostituite da queste due sconosciute.

Rimasero in silenzio, mentre il tempo scorreva, incerti su come iniziare la discussione.

--Quindi voi due sareste...--

Iniziò esitante la nonna.

--Io sono Cure Black.--

--E io sono Cure White.--

--Siamo le guerriere del Giardino della Luce.--

Proseguì Nagisa.

--Cure Black e Cure White? Ma sono le prime di cui si è cominciato a parlare!--

--Siamo diventate Pretty Cure alle medie. Diciamo che tra tutte quelle in circolazione adesso, siamo quelle con la maggiore anzianità.--

Ci fu un momento di silenzio, mentre gli adulti cercavano di capacitarsi della rivelazione.

--Sorellona... Com'è... essere una Pretty Cure?--

Nagisa si volse con uno sguardo piuttosto duro, ma che si addolcì.

A causa della sua identità segreta aveva dovuto deludere più volte il fratello, tanto che ormai lui la trattava come una semplice conoscente. Il ragazzo, che ammirava fortemente le leggendarie guerriere, era rimasto spiazzato nello scoprire che proprio una di loro era la sua inaffidabile sorella.

--È strano...--

Per un po' non disse niente, come se quella sola parola spiegasse tutto.

--Scopri di dover affrontare dei nemici di cui non sai niente, e non sai perché sei stata scelta. Non sai esattamente cosa si vuole da te e non sai che cosa devi fare. Scopri di avere dei Superpoteri ma che tutti i colpi li devi sopportare in prima persona. Combatti perché vieni convinta che sia giusto, però non puoi raccontarlo a nessuno. Vorresti vantarti della tua bravura, ma sai che se parli i nemici attaccheranno i tuoi amici e la tua famiglia.--

Fece una pausa, mente i suoi occhi sembravano vedere gli anni passati scorrere.

--Ti rendi conto che la missione che ti hanno affidato è quanto di più importante ti possa capitare, ma ti rendi anche conto che quella missione ti sta distruggendo la vita. Devi abbandonare i compiti, o gli allenamenti, a volte anche saltare la scuola, perché devi intervenire. E poi devi nascondere i segni dei colpi ricevuti perché nessuno ti faccia domande. E alla sera tardi, oppure nei giorni di riposo, devi correre ad allenarti da sola per recuperare il tempo perso. Devi studiare cose di cui hai saltato la spiegazione anche se ti si chiudono gli occhi e vorresti solo dormire.--

Fece un'altra pausa, e poi guardò il fratello con occhi di ghiaccio.

--E, più di tutto, devi sopportare senza scuse la mancanza di fiducia di chi ti sta intorno.--

Non c'era rabbia nella sua voce, ma il suo tono amaro suonava come uno scoraggiato rimprovero.

Si voltò verso Honoka.

--Devi lasciare che ti buttino fuori dai club che amavi perché non sei più considerata affidabile. Lasciare che i pettegolezzi circolino senza neanche provare a smentirli. Accontentarsi di essere nella media quando potresti essere ai primi posti.--

Tornò a guardare il fratello.

--Certo: è esaltante sentire l'energia scorrerti nelle vene; sentire che i tuoi colpi stanno facendo effetto, vedere cadere il nemico di turno. Però l'esultanza del momento ti distrae solo per un po': ti rendi conto che non hai più una vita, e non puoi essere una Pretty Cure a tempo pieno.--

Si voltò un momento verso Honoka.

--Chissà se per Sword è più facile. Forse per Passion e le altre si.--

Scosse la testa, come a scacciare altri pensieri.

--Ecco. Spero di averti risposto Ryota.--

--Ma se è così... doloroso, perché? Perché avete continuato?--

Chiese il padre amareggiato.

--Avreste potuto alternarvi. Ci sono altre Pretty Cure.--

Continuò la madre.

Entrambe le ragazze scossero la testa.

--La nostra non è una partita.-- --Finché i Superpoteri della luce sono con noi, non possiamo far finta di niente.--

Risposero all'unisono.

--Ogni gruppo di Pretty Cure si dovrebbe occupare di un avversario specifico, ma sempre più spesso compaiono nemici che solo in collaborazione possiamo sconfiggere. E noi non possiamo né vogliamo rifiutare il nostro aiuto.--

Continuò Honoka.

--E per tutto questo tempo non avete mai detto niente.--

La nonna era insieme, sollevata, orgogliosa e dispiaciuta: la sua nipotina, ormai un giovane donna, non solo aveva molto buon senso e non aveva preso una cattiva strada; ma era addirittura un'eroina. Quello che la faceva soffrire era che non si fosse mai confidata con lei.

--Mi spiace nonna. Ma la vostra sicurezza veniva prima. E se vuoi, anche la nostra sicurezza: più gente conosce la nostra identità più il rischio che la notizia arrivi alle persone sbagliate cresce.--

--Hai ragione Honoka. Almeno eravate in due.--

--È vero nonna. Se fossi stata da sola non avrei resistito.--

--La penso allo stesso modo. Sarebbe stato troppo pesante se fossimo state sole.--

Aggiunse Nagisa a bassa voce.

Il silenzio era meno teso ora.

--Che cosa farete ora?--

Le due ragazze si guardarono tranquille.

--Niente di particolare. Per fortuna domani non c'è scuola, così potrò dormire e rimettermi un po' in sesto. Anche Honoka ne ha bisogno.--

--No, intendevo... beh, con noi.--

--Cosa dovremmo fare? Voi non parlerete di noi e tutto proseguirà come prima.--

--Ma.--

--Tutto proseguirà come prima.--

La voce di Nagisa era di nuovo fredda e imperiosa: i suoi occhi erano nuovamente neri e i suoi capelli, pur restando castani, erano molto più scuri di prima.

Una certa inquietudine serpeggiò tra i familiari.

--Non c'è bisogno che facciate niente perché non è cambiato nulla. Certo, un po' meno rimproveri sarebbero graditi.--

Aggiunse più conciliante Honoka.

--Volete continuare a combattere?--

--Per il momento non ci sono nemici. E comunque non vedo perché dovreste preoccuparvi: abbiamo già affrontato situazioni molto pericolose e ne siamo uscite vive.--

Nessuno poteva controbattere.

--Adesso non comportatevi in modo strano. Sono quasi le tre di notte e io ho sonno, e tra un po' il caffè farà effetto. Penso che adesso possiamo tornare a casa e dormirci sopra.--

--Vuoi dormire qui?--

--No, grazie Honoka. A casa mi farò un bagno e forse mi rilasserò meglio. Ci sentiamo.--

Le due famiglie si salutarono e i Misumi si avviarono verso casa.

Preoccupati per l'assenza della figlia, i genitori erano andati dalla signora Sanae per cercare di capire dove fossero andate le due ragazze. E anche per discutere della situazione, che negli anni era peggiorata. Erano rimasti più del dovuto, e alla fine, convinti dall'anziana signora, avevano chiamato anche Ryota per cenare tutti insieme.

Per fortuna, prevedendo di rincasare tardi, avevano preso l'auto, perché Nagisa non sarebbe certo stata in grado di percorrere la strada a piedi.

--Adesso se non vi spiace mi faccio un bagno.--

--Se non ti spiace potremmo farlo insieme. Una volta lo facevamo spesso.--

--Mamma... è un modo per verificare come sto?--

--Beh, visto che sei ferita alla mano, un po' di aiuto potrebbe servirti.--

--Va bene. Non ho voglia di discutere.--

Per Nagisa era strano, come ritornare bambina, fare il bagno con la madre.

Poteva immaginare tutti i motivi della richiesta, motivi più che legittimi, e sapeva che avrebbe subito un interrogatorio come alla polizia se lo sognano, ma per una volta decise che non le importava.

Per un po' si lavarono in silenzio: Nagisa aveva tolto le bende e stava controllando le ferite e la mano; e Rye cercava di superare la sorpresa.

--Sei piena di cicatrici e lividi.--

--Non preoccuparti: l'ultimo scontro è stato un po' più duro del previsto, ma guariranno presto.--

--Eppure vedo segni di ferite più vecchie. Alcune di queste cicatrici spariranno fra molto tempo, forse mai.--

--Ve l'ho detto. Anche se possiamo sopportare colpi tremendi, i danni li subiamo lo stesso. Per noi schiantarci contro un muro ha lo stesso effetto di sbattere la testa su una porta per voi.--

--Ma la ferita sulla guancia...--

--È stato un incidente.--

--Pochi centimetri più su e avresti perso l'occhio.--

--Immagino di si.--

Nagisa parlava con calma, cercando di minimizzare.

--È stato uno dei nemici?--

--Queste ferite? No: qualche colpo di Cure Sword che non è andato a segno.--

Rye la guardò sbalordita, così la ragazza aggiunse qualche dettaglio.

--Può succedere nella confusione di una battaglia. Per esempio l'occhio nero di Honoka è colpa mia.--

--E la mano? È arrossata in modo impressionante, ma non sembra ferita.--

--Credo fosse una barriera di energia. Mi fa solo male, anche se non come quando ce l'ho appoggiata sopra. Mi sembra che migliori stando ammollo in acqua.--

--Aspetta: usa questa pomata.--

Per un po' la donna spalmò l'emolliente, poi passò a medicare le altre ferite.

--Grazie mamma. Mi sento molto meglio.--

--E per tutto questo tempo ti sei curata da sola?--

--In qualche caso mi ha aiutato Honoka.--

--E come pensavi di nascondere queste ferite?--

--Non lo so. Onestamente non ci avevo affatto pensato.--

--Adesso come ti senti?--

--Molto meglio. Grazie.--

--Sai, mi dispiace per...--

--Fermati. È inutile parlarne ancora. Voi non avete sbagliato, mi dispiace solo che abbiate dovuto soffrirne.--

--Ma voi..--

--Ascolta: voi avete sempre fatto la cosa giusta. Purtroppo anche noi abbiamo fatto la cosa giusta, o almeno ci sembrava. E le due cose sono andate in conflitto. Non possiamo farci niente.--

--Avremmo dovuto cercare di capirti.--

--Mettendomi nei vostri panni, per quello che ci riesco si intende, non vedo come avreste potuto comportarvi diversamente. Anzi: in un certo senso era anche piacevole.--

Si fermò per guardare negli occhi la madre.

--Si, insomma: sembrava di avere una vita normale. E con i problemi di scuola, le uscite e i ritardi senza spiegazioni, le amiche che mi hanno voltato le spalle e il nemico che non sapevamo come gestire, ne avevo bisogno.--

--Quindi, a parte Honoka, nessuno sa niente?--

La ragazza annuì.

--E le vostre compagne Pretty Cure?--

--Noi siamo le più anziane, anche se sembra ridicolo dirlo per due che devono finire le scuole. Dobbiamo mostrarci forti e determinate. Per la verità ero partita come una guerriera abbastanza brava in battaglia ma non certo adatta a guidare il gruppo. Ma poi, con il passare del tempo, le altre ci hanno visto come una guida. E noi stesse abbiamo preso questo ruolo più sul serio. Sai, le altre credono che le Pretty Cure combattano per grandi ideali.--

--E non è così?--

--Si, certo. Ma fermo restando il nobile desiderio, le nostre sono vere guerre. E in guerra bisogna a volte essere spietati. Specie con se stessi.--

Rye abbracciò la figlia, sentendo il dolore nella sua voce.

--Credo di averlo detto mille volte oggi, ma non devi preoccuparti. Una volta che abbiamo accettato questo ruolo, beh, abbiamo solo stretto i denti e tirato avanti. Non è stato proprio così dura.--

Ma a dispetto delle parole, la ragazza restò abbracciata alla madre.

Fu una parentesi di calore.

--Basta adesso. È molto tardi e dobbiamo andare a letto: io almeno casco dal sonno.--

--Dovrei dirlo io, Nagisa.--

--Almeno potessi dormire tranquilla. Perché poi il caffè mi fa questo effetto? Non potrebbe tenermi sveglia e basta, come fa con tutti?--

--Da piccola avevi avuto una fortissima intossicazione.--

--Davvero? Non me lo ricordo.--

--Eri molto piccola. Ci hai fatto preoccupare davvero, e per un bel po' di tempo ad ogni piccolo disturbo ti portava all'ospedale per farti visitare.--

--Mi dispiace avervi dato tutti questi fastidi.--

--Scherzi? Sei mia figlia.--

--Ma cosa c'entra tutto questo con il caffè?--

--A quanto pare hai sviluppato una sorta di ipersensibilità alla caffeina. Se ne bevi troppa, come stasera, e a stomaco vuoto, attivi una specie di riflesso: il tuo corpo crede di avere un'intossicazione.--

--Cavolo, che fregatura.--

--Comunque non credere di essere la sola a risentirne. Molte persone ne ricavano disturbi di vario genere; c'è addirittura chi ha creduto di avere problemi cardiaci. Tu sei solo un po' più sensibile.--

Nagisa brontolò sottovoce finendo di asciugarsi.

--Aspetta, Nagisa. Prima hai detto che le amiche ti hanno voltato le spalle. Parlavi di Rina e Shiho?--

--Già. Hanno sparso la voce che mi ero montata la testa, e che non ci tenevo alla squadra. Devo dire che ero, anzi sono, molto brava a giocare. Purtroppo con tutti gli impegni come Pretty Cure avevo saltato molti allenamenti, e anche molte partite. Il lato ironico è che era un periodo abbastanza tranquillo, avevo seguito anche abbastanza regolarmente gli allenamenti: avrei voluto giocare quella partita. Non dico che avremmo vinto la finale, ma mi sarebbe piaciuto davvero giocarla. Ma l'allenatore ha detto che il posto da titolare è solo per chi se lo merita. E una retrocessione a riserva si concede solo a chi ha qualche problema ma si impegna per migliorare. Quindi io non avevo il diritto di essere una titolare né mi era concessa una seconda possibilità come riserva. Cosa avrei dovuto fare? Ho preso le mie cose e sono venuta via.--

Parlava con voce distante, asciugando una lacrima che minacciava di scendere.

--Allora avevi detto che ti eri stancata di giocare.--

--Cosa avrei potuto dire? Ma la cosa che mi è davvero dispiaciuta è che nessuna di loro si è più fatta sentire. Anche a scuola non si sono più avvicinate, quasi fossi un'estranea. E lo sai qual è la cosa comica? Che avevo deciso di lasciare la squadra dopo la partita. Mi rendevo conto di stare diventando un peso per tutte, ma speravo di avere un'ultima possibilità per restare almeno amiche. Honoka almeno può dire di aver lasciato lei il club di scienze.--

Rye l'avvolse con un caldo asciugamano e la tenne stretta consolandola in silenzio.

--Immagino che sia stata dura. Ma dall'anno scorso ti sarai fatta dei nuovi amici, mi ricordo come sono le scuole, non sono così vecchia come puoi pensare. Molti compagni non fanno caso ad una certa incostanza, anzi, li attrae. Senza contare che tu sei una bella ragazza, e non lo dico perché sono tua madre. Hai un bel corpo, o almeno lo riavrai quando sarai guarita. Sono sicura che più di qualcuno si è voltato a guardarti.--

Nagisa si irrigidì un attimo, ma poi si rilassò: la sua freddezza di guerriera bilanciava la sua timidezza; o forse quella era una notte di sincerità.

--Beh, può darsi. Non ci ho mai fatto tanto caso. A scuola non frequento nessuno, solo il minimo indispensabile per stare in classe.--

--Ti conosco da quando sei nata, tu non puoi tenere lontane le persone: le attrai.--

--Mi dispiacerebbe deluderli come ho già deluso Ryota, o te e papà. E forse ho anche paura di perderli come le altre ragazze.--

--Capisco che ti bruci ancora, ma potresti provare a darti una possibilità. Farti dei nuovi amici. Non hai detto che non ci sono più nemici?--

--Non so se riesci a capire davvero mamma. A scuola le maldicenze su di me sono continuate anche dopo aver lasciato il club. Sussurravano pettegolezzi su di me, e anche su Honoka, a volte stupidi e a volte cattivi. E con il rendimento scolastico che ho non potevo certo zittire nessuno. Almeno con Honoka sono stati meno cattivi.--

--Già, è vero: la scuola non è diversa dalla società. Ne ho passate anche io qualcuna.--

La donna poi assunse un'espressione maliziosa.

--Dì un po', c'era qualcosa di vero nei pettegolezzi su te e Honoka?--

Nagisa rimase spiazzata dalla domanda, poi cambiò espressione immaginando dove volesse andare a parare.

--Ti dispiacerebbe scoprire che a tua figlia piacciono le donne?--

--Non credo. Per una madre viene prima di tutto la felicità dei figli, anche se potrebbe faticare ad accettarla. Ma ricordo che c'era un ragazzo che ti piaceva, o sbaglio?--

--Parli di Shogo? Io... ecco... potrei chiamarla infatuazione. Lo vedevo bello, intelligente, affidabile, e con un sacco di altre qualità. Forse adesso lo ritengo troppo perfetto per piacermi davvero. Ma allora mi imbarazzavo anche solo a stargli vicina. Credo si sia messo con una di un'altra sezione. Onestamente mi brucia un po', ma non posso farci nulla. Anche volendo non riuscirei a recuperare un'immagine positiva per lui. Mi dispiace solo che ci sia andata di mezzo anche Honoka.--

--A volte parli di Honoka in un modo... particolare: come se fosse la tua metà.--

Nagisa non rispose subito: cercava le parole giuste per esprimersi.

--Credo che ora tu possa capire. Siamo diventate Pretty Cure insieme. E abbiamo sempre combattuto assieme. Abbiamo affrontato insieme tutti i nemici. Abbiamo gioito e sofferto insieme. Abbiamo... si, abbiamo visto la morte in faccia insieme. Due persone che vivono in questo modo, anche se sono diverse tra loro, sviluppano un legame indissolubile. Ti sembrerò arrogante, ma credo che neanche tu e papà abbiate un legame come il nostro.--

--Hai ragione. Dopo quello che ho visto posso capire, almeno in parte. Però toglimi una curiosità: non vi siete mai confidate con le altre Pretty Cure?--

--Ognuna di loro ha affrontato difficoltà diverse. Ma finora non hanno dovuto sostenere il conflitto tra il loro ruolo e la loro vita. Alcune si sono rivelate alle loro famiglie, e questo le ha sicuramente aiutate. Quando ci siamo conosciute avevamo cominciate a confidarci reciprocamente, ed è stato molto bello... Abbiamo fatto anche dei gravi errori... ma loro ci hanno seguito lo stesso... Un po' alla volta ci hanno visto come le loro guide, quelle con maggiore esperienza e che sanno cosa fare, anche quando le situazioni erano sempre più difficili... Non trovavamo giusto caricare su di loro i nostri problemi, anche se qualcosa lo hanno intuito. E poi... non siamo tutte vicine, e quando ci incontriamo, spesso è solo per combattere. Diventava difficile... farsi aiutare. E cosa avrebbero potuto fare? Ci sono state vicine, e questo è stato sufficiente.--

Nagisa parlava ormai a se stessa, più che alla madre, ma dietro le pause e le incertezze la donna riusciva a cogliere i sentimenti di quella figlia così forte e così sensibile.

--Oh, Nagisa. Tu sei una ragazza forte. Sono orgogliosa di te.--

__________________


La scuola. C'era stato un periodo in cui le piaceva andare a scuola. Ma ora era solo un luogo dove veniva tollerata o ignorata dai compagni; dove gli insegnanti la guardavano con un certo disprezzo e dove i suoi sforzi avevano i risultati peggiori.

Certo la ferita alla guancia avrebbe attirato l'attenzione, ma tanto nessuno si sarebbe interessato a lei. E ai rimproveri dei professori aveva ormai fatto l'abitudine.

Quel giorno però si sentiva meglio. Aver parlato con la famiglia la aveva rasserenata più di quanto pensasse.

Per questo la convocazione da parte di un insegnante per dopo le lezioni la lasciò perplessa.

Nell'aula c'era già un gruppo di altri studenti di anni diversi. Qualcuno lo conosceva di vista, ma non riusciva a capire perché fossero tutti lì.

--Vedo che ci siete tutti.--

--Professor Izumi, può spiegarci perché ci ha riuniti?--

Come membro dell'ultimo anno Honoka si sentì autorizzata a parlare per prima e, a giudicare dagli sguardi, gli altri studenti erano d'accordo nel lasciare a lei la discussione.

--Qualcuno di voi mi conosce, visto che sono il suo insegnante responsabile, mentre io mi sono interessato a tutti voi. Tutti voi siete a rischio di bocciatura: o per lo scarso rendimento, o per le troppe assenze, o per entrambe le cose.--

Parlava facendo girare lo sguardo su tutti, facendo capire che conosceva bene la loro situazione.

Ma nessuno abbassò lo sguardo.

--Tuttavia ognuno di voi ha il massimo rispetto per la scuola, infatti non ho chiamato nessuno che avesse problemi disciplinari.--

--Professore, anche le molte assenze vengono considerate un problema disciplinare.--

Lo corresse Honoka.

--Già. Hai ragione Yukishiro. Diciamo allora che ho fatto qualche indagine su di voi. Niente di particolare: solo qualche domanda ai colleghi, ai vostri amici e compagni di classe. E in qualche caso alle vostre famiglie. Quello che ho scoperto, come ho già detto, è che tutti voi avete il massimo rispetto per la scuola. Però tutti voi avete anche un... qualcosa... che ritenete di maggiore importanza. Forse per qualcuno ho capito di cosa si tratta, mentre per gli altri nessuno ne ha idea. Ma non è questo che mi interessa.

Voglio dire che tutti voi, pur avendo il massimo rispetto per la scuola, avete deciso di sacrificarla per questo qualcosa. E tutti voi accettate le conseguenze di questa scelta. È una cosa che vi fa onore.--

--La ringrazio a nome di tutti, ma tutto questo a cosa ci porta?--

--Dritta al punto, Misumi? Bene. Ho parlato con alcuni insegnanti e con il consiglio, e ho ottenuto una possibilità.--

--Una possibilità?--

--Esatto. Si tratta di questo: tutti i giorni, dopo le lezioni, verrete in quest'aula e studierete da soli.--

--Delle ripetizioni?--

Gli studenti si scambiarono occhiate perplesse.

--Nulla vieta che studiate tutti insieme. Ci sarà sempre un insegnante a controllarvi, in realtà per garantire a terzi la vostra presenza. Ma soprattutto, a discrezione dei professori, farete dei test che andranno a fare media. E, inoltre, il tempo che sarete qui verrà conteggiato come presenza, e servirà a scalare le vostre troppe assenze.--

--Perché?--

L'unica studentessa del secondo anno diede voce alla domanda che tutti si facevano.

--Come vi ho detto, questa è una possibilità, sta a voi trasformarla in qualcosa di concreto.--

Non avrebbe aggiunto altro, ma incrociò lo sguardo di Honoka e Nagisa e si sentì obbligato a spiegarsi meglio.

--Questo è un esperimento. Il preside ritiene che molti studenti al giorno d'oggi abbiano troppi problemi per seguire un classico percorso scolastico. Per questo anche quelli più che meritevoli rischiano di rimetterci. Naturalmente molti insegnanti ritengono che sia dovere degli studenti adattarsi e non sono disposti a fare concessioni. Per questo io e il preside abbiamo selezionato un piccolo gruppo di voi per creare questa classe speciale. Tra le altre cose ho dovuto convincere anche altri insegnanti, perché da solo non avrei potuto convincere il consiglio. Ufficialmente non c'è niente, solo il permesso di usare l'aula fuori orario. Ma se otterrete dei risultati, gli insegnanti che vi avranno seguito sono pronti a sostenervi in vista degli esami. E se avrete dei buoni risultati anche là, si potrà trasformare questo esperimento in qualcosa di più.--

Si guardarono tutti un po' preoccupati.

--Avete parlato degli insegnanti, il consiglio studentesco non ne sa nulla?--

--È stato informato, in maniera informale.--

--C'è qualche problema?--

Chiese Honoka osservando attenta l'insegnante.

--Beh, sembra strano, ma non sarebbe molto contento. L'idea di un percorso di studi alternativo viene visto come un affronto per quelli che invece si impegnano nel percorso classico. E inoltre la scelta degli studenti verrebbe vista come un modo per favorirli. In pratica rischiate di passare ad una situazione anche peggiore.--

--Fantastico.--

Mormorò Nagisa.

--Intendiamoci ragazzi: alcuni membri del consiglio studentesco ritengono che sia una buona idea. E non hanno riserve neanche sulla vostra scelta. Ma la maggioranza non è convinta. Se avrete successo, convincerete anche loro.--

--Non hanno sollevato obiezioni irragionevoli.--

Disse uno dei ragazzi del terzo anno.

--Forse hai ragione, Cam. Comunque, se non si oppongono, io intendo provarci.--

Replicò Honoka convinta, mentre Nagisa annuiva decisa.

--Credo che vogliamo provarci tutti. Ma che succede se saltiamo qualche giorno?--

--Beh, come vi ho detto questo è un esperimento: non ci sono regole precise. Se aveste potuto frequentare regolarmente, non avreste avuto bisogno di questa occasione. In realtà è semplice: ogni giorni di presenza qui conta per scalare un giorno di assenza. Ma se non ci siete non succede niente.--

Tutti gli studenti si guardarono annuendo.

--D'accordo. Quando cominciamo?--


--Effettivamente è quasi divertente, Honoka. Possiamo studiare, recuperare i compiti, e recuperare le assenze. Se non fosse che poi a casa devo studiare ancora per rimettermi in pari... Beh, così forse riusciamo a farci ammettere all'esame.--

--Hai ragione. Con queste tre settimane dovremmo riuscire a rientrare nella media. Ma per l'esame è la valutazione dei professori che conta: non tutti sono d'accordo con questo progetto.--

--Tu lo chiami progetto, ma...--

--Yukishiro, Misumi.--

--Dica professor Izumi.--

--Ho sentito il vostro discorso e vorrei aggiornarvi: sembra che i miei colleghi siano riusciti a fare un'ottima opera di persuasione. Voi due, e altri vostri compagni, non dovreste avere problemi. Purtroppo per alcuni sarà difficile, visto che continuano ad essere assenti.--

--Mi dispiace.--

--Non siete voi responsabili. Ognuno di voi è venuto qui sapendo quali erano le condizioni. A volte le occasioni che ci vengono offerte non possiamo sfruttarle. Ma se questo non dipende da noi, nessuno può criticare la situazione.--

--Ha ragione.--

--Voi due invece, mi chiedo per quale motivo adesso siate così presenti. Avete risolto il vostro qualcosa di più importante?--

--Per il momento si.--

--E non ne parlerete nemmeno ora?--

--È meglio di no.--

--D'accordo, come volete. E adesso in aula.--

Stranamente erano presenti tutti, e poiché l'insegnante di controllo era proprio Izumi, passarono un po' di tempo a chiacchierare piuttosto che studiare.

Sembrava una giornata piacevole.

Improvvisamente una serie di vibrazioni attrasse l'attenzione di tutti.

--Un terremoto?--

Una comprensibile tensione si impadronì di tutti.

Ma dopo poco l'espressione di Nagisa e Honoka cambiò.

--Non credo, sentite?--

Chiese la castana.

Effettivamente si sentiva un rumore più sordo ad intervalli regolari.

--Cosa diavolo è questo rumore?--

--Sembrerebbero dei passi.--

Rifletté Nagisa che si diresse alla finestra.

Alcune sirene cominciarono a suonare più o meno in lontananza.

Ad un tratto qualcosa di grosso sembrò precipitare di fronte alla scuola.

--Tutti a terra!--

Urlò la ragazza voltandosi e spostandosi per coprire quanti più compagni poteva.

Il rombo dell'esplosione li avvolse prima che potessero muoversi, ma fortunatamente solo i vetri sembravano averne risentito.

Molti si trovarono pieni di tagli superficiali.

--Nagisa!--

Honoka si precipitò verso la compagna vedendola appoggiarsi pesantemente ad un banco.

--È... quasi... tutto... a posto.--

--Hai una scheggia di vetro nella schiena. Non muoverti o potresti spezzarla.--

Un'ombra oscurò la stanza: un gigantesco... essere... stava crescendo di fronte ai loro occhi.

--Professore Izumi, provi la porta: dobbiamo andarcene da qui.--

Nuovamente il panico aveva agitato tutti, ma la voce tranquilla di Honoka aveva riportato la calma.

Anche i tremori dovuti ai movimenti del Gigante non li spaventarono: erano troppo sorpresi.

--Toglimi questa scheggia, Honoka.--

Chiese Nagisa con voce sorprendentemente normale.

--È troppo pericoloso: potrebbero restare dentro dei pezzi. E toglierla potrebbe aggravare l'emorragia.--

--Lo so, Cam. Ma camminare con questo nella schiena mi sembra peggio. Aiuta Honoka a togliermi la maglietta: la userete dopo per fasciarmi.--

--Ma...--

--Andiamo Cam, non mi dirai adesso che sono la prima ragazza che spogli.--

Il ragazzo esitò, ma non rispose e si diede da fare. In due riuscirono a togliere la maglietta della divisa scolastica, a togliere la scheggia e a fasciare la ferita.

--Ecco fatto. Non è il massimo, ma per un po' reggerà. Devo farti i miei complimenti: non hai fatto un lamento.--

--Questo dolore è poca cosa.--

Rispose distrattamente Nagisa mente si voltava a guardare fuori.

Cam voleva chiedere spiegazioni, ma notò allora che i capelli di Nagisa, solitamente sul castano chiaro, quasi biondi, ora erano molto più scuri.

Da quanto si vedeva c'era altri Giganti in giro e si stavano muovendo seminando il panico e facendo parecchi danni.

Quello davanti a loro sembrava non potesse ancora muoversi liberamente, come se dovesse completarsi.

--Sono laggiù.--

Mormorò Honoka, e Nagisa guardò il punto senza nemmeno guardarla.

--La porta?--

--È bloccata. Stiamo provando a sfondarla, il problema, da quello che si vede, è che anche il corridoio è invaso da macerie.--

--Per fortuna l'aula ha resistito.--

--Non ne sarei tanto convinta: vedo delle crepe nelle pareti e mi pare che si stiano allargando.--

Le due amiche si guardarono a lungo.

--Beh, tre settimane di pausa non sono state male.--

--Ora che ci penso: non ho più visto Mipple e Mepple.--

--Dovrebbero stare bene, ma senza di loro non possiamo metterci in contatto.--

--Però sento che possiamo trasformarci lo stesso.--

--Dici che anche questo è uno dei regalini?--

--Penso di si. Ma tu te la senti?--

--Hei, lo sai con chi stai parlando.--

Nagisa sorrise impertinente.

Il silenzio in aula fece voltare le due compagne: gli altri le guardarono perplessi.

--Adesso vedrete una cosa interessante. Ma non dovrete raccontarla in giro.--

Ora anche gli occhi di Nagisa erano scuri, quasi neri, e la sua voce era improvvisamente imperiosa.

--Appena vi avremo aperto un passaggio lasciate l'edificio e mettetevi al riparo.--

Si presero per mano, come per rassicurarsi, poi alzarono le braccia.

--Gran Fulmine Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...--

--A noi i Superpoteri della luce.--

Per un brevissimo istante non accadde nulla, poi un'esplosione di luce e una di buio avvolse le due compagne. E subito dopo due Pretty Cure erano al loro posto. Per un breve istante rimasero immobili, come se fossero leggermente stordite.

Senza una parola Cure Black si avvicinò alla porta e con un solo pugno la fece saltare.

Poi entrambe si avvicinarono alla finestra.

--Direi di colpirlo dal basso.--

Propose Cure White.

--Andiamo allora.--

Saltarono sul davanzale e poi si lasciarono cadere.

Cure White atterrò con grazia, mentre Black rotolò per attutire la caduta.

--La ferita?--

--È a posto. Avete fatto una buona fasciatura.--

--Direi di saltare i preliminari e colpirlo direttamente.--

--Esatto.--

--Gran Fulmine Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...-- --Doppio Vortice delle Pretty Cure.--

Il mostro, colpito direttamente da sotto, si sciolse letteralmente appena colpito.

--E uno.--

--Andiamo.--

Le due amiche partirono di corsa per raggiungere le compagne impegnate negli altri scontri.

In mezzo alle macerie scoprirono che c'erano altri nemici e anche se non erano molto robusti furono alla fine costrette a dividersi.

Fatalmente uno degli avversari colpì Black alla schiena e il dolore della ferita la fece crollare a terra. Riuscì comunque a rialzarsi, ma sembrava che il suo avversario si volesse adesso concentrare sulla ferita. Per un po' Nagisa cercò di evitare i colpi, visto che l'avversario continuava a girarle alla spalle, ma alla fine si stancò. Strinse i denti e decise di ignorare il dolore: aveva scoperto che poteva farlo, come chiudere il rubinetto dell'acqua, anche se era rischioso. Subì un colpo e poi reagì colpendo a tutta forza l'avversario che sfondò un paio di pareti.

All'esterno riuscì a trovare Honoka che si stava liberando degli ultimi nemici.

--Sembra che tu abbia fatto piazza pulita.--

--E la tua ferita?--

--Credo che la fasciatura resista ancora. Ma non so quanto posso reggere. Dobbiamo finirla alla svelta.--

--Forza allora.--

Si avvicinarono al luogo dove si stavano concentrando i Giganti, cercando di capire la situazione.

A quanto pareva le loro colleghe li stavano tenendo impegnati, ma sembrava che qualcosa le disturbasse impedendo loro di usare attacchi veramente efficaci. Inoltre sembrava che i Giganti potessero rigenerarsi.

Per qualche minuto osservarono la battaglia cercando di comprenderne il ritmo: quel tempismo nei movimenti, negli attacchi e nelle difese che permetteva quasi di prevedere ogni mossa di amici e nemici. Era una cosa che avevano appreso con l'esperienza e che si rivelava come una specie di sesto senso.

--Adesso.--

Lanciarono il loro Doppio Vortice colpendo in pieno uno dei Giganti. Non si sciolse all'impatto, ma comunque crollò a terra iniziando a fumare. Approfittando dell'occasione, le Pretty Cure che se ne stavano occupando si rivolsero ad un altro Gigante che stava disturbando un altro gruppo.

Ora la situazione era più equilibrata, e con un altro attacco di Black e White, che sbilanciò un secondo Gigante, le altre poterono finalmente eliminarli uno per volta senza troppe difficoltà.

--Black! White! Grazie dell'aiuto. Eravamo in seria difficoltà.--

--Sono certa che ce l'avreste fatta da sole.--

--Piuttosto: cosa erano e da dove venivano?--

--Non ne abbiamo idea. Quando sono comparsi non sembravano una minaccia. Ma quando hanno cominciato a muoversi hanno provocato parecchi danni.--

--E probabilmente anche dei feriti.--

--Avete provato a comunicare?--

--Tempo perso.--

--Allora dobbiamo tenere gli occhi e le orecchie aperte.--

Ma a dispetto della decisione nella voce, Black si lasciò cadere pesantemente su un grosso rottame spaventando tutte.

--Black!--

La ragazza non rispose subito, come se stesse recuperando le forze.

--Hai perso troppo sangue.--

--Lo immagino, White. Ho bloccato il dolore, ma non posso bloccare l'emorragia.--

--Se vi serve, hanno sistemato un pronto soccorso mobile di fronte alla scuola superiore, un chilometro da qui.--

Tutte scattarono al sentire la voce sconosciuta.

Era una donna che stava scendendo con cautela da un cumulo di macerie.

--Chi siete?--

--Ispettore Nogami. Voi invece siete le Pretty Cure, giusto?--

--Esatto.--

--Da quanto ho sentito, nemmeno voi sapete che cosa siano questi Giganti e da dove spuntino.--

--C'erano anche delle altre creature. Di dimensione umana.--

La informò White.

--Li avete eliminati voi? I nostri agenti non gli hanno fatto niente. Ed è rimasto qualcosa? Sarebbe utile per le indagini.--

--Non abbiamo controllato, ma probabilmente ci sono dei resti.-- --Vi suggerisco però di fare la massima attenzione quando li esaminate.-- --Sarebbe più prudente che ci fosse qualcuna di noi se troverete qualcosa.--

La donna fece cenno di fermarsi.

--Un momento. Un momento. Se parlate in questo modo non riesco a seguirvi.--

Le due Pretty Cure del Giardino della Luce erano perplesse.

--Sembra che una persona cambi continuamente altoparlante.--

Cure Dream scoppiò a ridere.

--Ha ragione. Noi ormai ci siamo abituate, ma le prime volte faceva un po' impressione.--

--Ehi!--

--Non potete negare che alle volte sembrate una sola persona, specie quando affrontate una battaglia.--

Le due ragazze non risposero, ma si volsero all'ispettore.

--Questo però pone un problema.--

--Beh, con tutti i danni, non credo che qualcuno farebbe domande su una persona ferita alla schiena.--

L'ufficiale rispose intuendo la domanda.

--Certo, ma voi non avreste difficoltà a risalire a noi.--

--Vero. Ma avete detto voi che sarebbe utile la presenza di qualche Pretty Cure nel caso le indagini si complicassero. Un collegamento dovremmo averlo: potrebbe essere di reciproco vantaggio.--

White guardò il resto del gruppo.

--Posso promettervi che non indagherò su di loro.--

Black si alzò di scatto, come non fosse ferita.

I suoi occhi erano nuovamente neri e la sua aura risplendeva oscura.

White al suo fianco, invece, era avvolta nel chiarore.

Entrambe guardarono la donna cercando di capire se e quanto fidarsi. L'ispettore fece un passo indietro, vagamente preoccupata, ma sostenne lo sguardo.

--D'accordo. Voi andate pure ragazze.--

--Vi contatteremo quando le cose saranno tornate normali.--

Appena rimasero sole, Black si accasciò nuovamente.

--Non devi esagerare con quel ricordino.--

--Mi farai la predica un'altra volta.--

Mormorò con voce debole Nagisa mentre scioglieva la trasformazione.

L'ispettore rimase leggermente sorpresa osservandole, poi prese Nagisa per il braccio sano e l'aiutò a camminare.

--Dovremo fare un po' di strada, ma appena vedrò qualche agente ci faremo aiutare. Non credevo che anche voi poteste restare ferite. A proposito, i vostri nomi?--

--Non siamo invulnerabili, ma quella ferita è successa prima di trasformarci. Io sono Honoka e lei è Nagisa.--

--E ha combattuto in queste condizioni?--

--Prima non era messa così male. Ma la fasciatura che le avevo fatto si è aperta.--

--Con un'emorragia come questa mi chiedo come potesse stare in piedi.--

--Lei... può bloccare la percezione del dolore, quando serve.--

Si arrestarono a riprendere fiato, e fortunatamente vennero individuati da una squadra di soccorso.

--I telefoni e gli altri sistemi di comunicazione sono fuori uso. Eppure non credevo che quei... cosi, potessero fare un danno simile. Voi ne sapete qualcosa?--

--Se non c'è stato sabotaggio da parte di quelli Piccoli, probabilmente sono i loro residui a creare interferenze.--

--Hai ragione Honoka. Adesso restate qui: un medico verrà a dare un'occhiata ad entrambe: ne avete bisogno tutte e due.--

--Va bene. Aspetteremo qui.--


La classe speciale era tutta riunita, dopo una settimana: l'edificio scolastico era rimasto parzialmente inagibile, e questo aveva creato un po' di problemi. Cosa che aveva favorito Nagisa, bloccata a letto per tre giorni.

Quando la videro entrare la salutarono tutti e si comportarono nel modo più normale. Come se non sapessero nulla.

--Come va la ferita alla schiena?--

--Bene. Ormai non mi dà più fastidio.--

--Posso vedere?--

Nagisa guardò Cam sorpresa.

--Beh, non eri tanto imbarazzata quando ti ho fasciato.--

--Mettiamo le cose in chiaro. Primo, Honoka mi ha fasciato; secondo, era una situazione di emergenza.--

Rispose quasi seccata per coprire l'improvviso imbarazzo.

--Beh, le ho dato una mano. Non conta qualcosa?--

Nagisa lo guardò irritata, ma guardandolo vide che era davvero preoccupato.

Così si voltò sfilando la maglia dalla gonna.

--Tira su piano la maglietta. Mi dà ancora fastidio.--

Il ragazzo si mosse con attenzione e arrivò a scoprire la ferita.

--Forse dovresti...--

--Cosa c'è? Perché ti sei bloccato?--

--Questo è militare.--

La ferita era chiaramente visibile sotto uno strato di gel che fungeva da cerotto.

--Militare?--

--Già, si versa sulla ferita e in meno di un minuto il gel si indurisce, blocca anche l'emorragia. Funziona come cerotto, benda e disinfettante. Ed essendo trasparente permette di controllare la ferita senza toglierlo.--

--Sei esperto.--

--Non proprio. Come mai te l'hanno messa?--

--Cosa vuoi che ne sappia.--

--Era quasi svenuta. Le hanno fatto anche una trasfusione di sangue. Comunque i medici hanno usato questo gel anche su altri feriti.--

Spiegò Honoka improvvisamente interessata.

--In caso di emergenza immagino che siano a disposizione delle vittime di calamità. Ma di solito è riservata solo alle squadre operative in missione.--

--Non saprei cosa dirti.--

Le due amiche si scambiarono uno sguardo d'intesa.

--Eh, no. Adesso spiegateci.--

--Cosa vuoi dire?--

--Quello sguardo che vi siete scambiate. Ho capito benissimo che sapete qualcosa.--

--Non sappiamo niente.--

--Non mentire Nagisa.--

Le due si guardarono intorno: sentivano gli occhi di tutti puntati addosso.

--Non è che vogliamo sapere i fatti vostri. Ma perdonerete una certa curiosità ora che sappiamo chi siete.--

Nagisa appoggiò una mano sulla spalla di Honoka, che si rilassò.

--Non è che vogliamo... nascondervi chissà cosa. Semplicemente se Cam ha ragione significa che sul posto c'erano anche delle squadre dell'esercito. E per quanto siano veloci, non credo che potessero essere già arrivati.--

--Aspetta un attimo: non mi piace quello che stai pensando.--

--Sarebbe a dire?--

Chiese un altro.

--Può darsi che l'esercito sapesse già qualcosa e si stesse muovendo per controllare quei cosi Giganti. Quindi il governo sa sicuramente più di quello che ha lasciato intendere dai comunicati.--

--E naturalmente c'è anche la possibilità che fosse tutta un'operazione del governo che ne ha perso il controllo.--

--Voi due non parlerete sul serio?--

--Sono solo ipotesi. In questi giorni abbiamo parlato un po' tra di noi.--

--Onestamente non avevamo pensato all'esercito.-- --Ma questo cerotto è una pista che potrebbe essere utile considerare.-- --Credo che l'ispettore non ne sappia niente.-- --Ma potrebbe fare qualche domanda.--

--Ferma. Ferma. Cavolo. Quando parlate in questo modo siete impossibili. Fate venire il mal di testa.--

Honoka sorrise.

--Non è la prima volta che ce lo dicono.--

--E allora cosa farete?--

--Per il momento nulla. Ci sono alcune cose che dobbiamo chiarire.--

--E poi, non sapendo nulla di quei Giganti, non sapremmo che cosa fare.--

--C'è qualcos'altro, vero?--

--Mi spiace Cam. Questa è... questo è qualcosa di cui non possiamo parlare.--

--Va bene. Ma se vorrete parlare, noi saremo qui. Giusto?--

--Certo.--

Rispose il resto della classe.

Il suono di un telefono li distrasse.

A scuola era vietato usare il telefono, ma Honoka rispose senza esitazione.

--Ispettore.--

--Si, siamo a scuola.--

--Certo, contatteremo le altre.--

--Ci saremo anche noi, non è lontano.--

--Ci saremo anche noi.--

Ripeté decisa.

--Aspettate un attimo. Nagisa non è ancora guarita, e nemmeno tu sei in perfetta forma.--

--I Superpoteri della luce ci sosterranno.--

--Un accidente: se fosse così non sareste ridotte in quel modo.--

--Comunque non possiamo lasciare in giro quei cosi. Andiamo Honoka. Tu chiama Passion, io chiamo Dream.--

Avevano già i cellulari in mano mentre uscivano.

Cam guardò gli altri dubbioso.

--Bisogna avere fiducia.--

Si affacciò alla finestra e fece in tempo a vedere un'auto della polizia ripartire a sirene spiegate.

Diede uno sguardo all'orologio e tirò fuori dallo zaino uno strano dispositivo.

--Cos'è quello?--

--Permette di intercettare le comunicazioni della polizia. Non può trasmettere, ma almeno potremo avere un'idea della situazione. Ma non sono sicuro che servirà davvero a qualcosa.--

In effetti servì a poco: capirono dove erano comparsi i Giganti e l'entità dei danni perché Cam conosceva tutti i codici delle forze dell'ordine, anche se non spiegò come li sapesse.

Alla fine l'allarme rientrò, ma le ragazze non tornarono che molto tardi.

--Sono distrutta. E per fortuna che le altre hanno eliminato gli ultimi due.--

--È vero. Ma non credo dipenda dalle nostre condizioni fisiche.--

--L'hai avvertita anche tu, vero?--

--Già. Quella sensazione non è sgradevole, ma è indubbiamente un sintomo di qualcosa.--

--Secondo me è un ricordino di Dark e Light.--

Replicò preoccupata Nagisa.

--Eccovi qui.--

--Cam? Che ci fai qui?--

--Vi ho conservato le cartelle.--

--Grazie.--

--E ne approfitto per vedere se state bene.--

--Nagisa!--

La ragazza si voltò sorpresa.

--Rina, Shiho.--

--Abbiamo saputo che eri ferita gravemente.--

--Non vedo come questo possa interessarvi.--

Rispose la castana con voce neutra.

--Ma Nagisa. Noi...--

--Voi cosa?--

La sua voce era dura.

--Siamo... amiche.--

--Amiche? Amiche che mi fanno cacciare dalla squadra? Amiche che non mi guardano nemmeno se mi incontrano per sbaglio? Amiche che mi hanno creato il vuoto intorno?--

Le due ragazze non risposero. La preoccupazione iniziale lasciò il posto ad un imbarazzo fortissimo.

--Noi... non volevamo.--

--Per fortuna che non volevate, altrimenti cosa mi avreste fatto?--

--La cosa ci è sfuggita di mano e non sapevamo più come rimediare. Ma l'abbiamo fatto per te.--

Esclamò alla fine Shiho.

Nagisa la guardò stupefatta.

--Eri sempre più distrutta, temevamo che volessi strafare, come tuo solito, e che per questo prima o poi saresti morta.--

--Per degli allenamenti troppo intensi?--

Nagisa chiese sarcastica.

--Per... il resto. Quello che fate voi due.--

Nagisa si irrigidì subito.

--Voi... sapete.... che siamo...?--

--Lo immaginavamo. Le vostre assenze coincidevano. Le tue ferite erano le stesse.--

--E per questo avete pensato bene di spargere malignità su di me.--

--Noi volevamo...--

--Avreste potuto semplicemente parlarmi. E avreste almeno potuto restare mie amiche.--

--Ma Nagisa! Noi...--

--È troppo tardi.--

Sbottò Nagisa con un tono a metà tra rassegnato e irato. Si voltò per andarsene, seguita da Honoka e da Cam.

--Aspetta! Honoka! Ti prego falla ragionare.--

--No.--

La risposta netta e senza alcun calore spiazzò tutti.

Rina e Shiho la guardarono ad occhi spalancati.

--A causa delle maldicenze Nagisa non è stata solo cacciata dalla squadra. Ogni circolo, sportivo e non, l'ha rifiutata. La fiducia verso di lei è venuta meno sia da parte degli insegnanti sia da parte degli altri studenti. D'altra parte voi stesse la tenevate a distanza quasi vi vergognaste di lei.--

--Lo sappiamo, ma non sapevamo più come venirne fuori. Shiori ci ha preso la mano.--

--Oh, lo immagino. E quando lei ha volutamente frainteso il mio tentativo di mediare tra Nagisa e Shogo, tentativo che aveva il solo scopo di mantenere almeno la stima sportiva di Shogo verso Nagisa, è sembrato un tentativo di rubare il ragazzo a lei.--

Se possibile le due spalancarono ancora di più gli occhi.

--Non lo sapevate? Loro due si sono messi insieme. Purtroppo devo ammettere che sembrano una bella coppia. Il fatto è che anche la mia amicizia con Shogo si è spezzata. Ma non mi rifiuto di aiutarvi per questo motivo. E naturalmente tutto questo ha avuto delle conseguenze a casa. Provate a passare almeno una settimana isolate e disprezzate da tutti e poi, forse, potrete immaginare. Non credo proprio che possiate capire davvero cosa avete fatto.--

Aggiunse poi in un mormorio.

Honoka non aveva mai alzato la voce: aveva sempre parlato con tono tranquillo. E proprio questo dava un peso tremendo alle sue parole.

Le due compagne di lotta si allontanarono senza aggiungere parola.

--Non c'è che dire. Avete fatto un bel macello.--

Rina e Shiho si volsero verso Cam.

--La soluzione più semplice era parlare con lei. Mi domando perché non l'avete fatto.--

--Non avrebbe mai accettato di rinunciare alla squadra.--

--Voi cosa ne sapete?--

--Tu cosa ne sai? Noi eravamo amiche di Nagisa fin dalle medie.--

--Quindi la conoscete bene? Balle. La conosco da pochissimo, e non è l'irresponsabile che pensate. Da quel poco che ho capito aveva già pensato a ritirarsi dalla squadra. E se sapevate chi era, cosa faceva davvero quando spariva, avreste dovuto parlarle direttamente e sostenerla.--

--Ma tu...--

Cam si guardò intorno per assicurarsi di non essere sentito da altri.

--Il giorno dell'attacco dei Giganti si sono trasformate di fronte a noi per salvarci. Ed erano così dispiaciute di doverlo fare che noi abbiamo fatto finta di niente. Perché trattarle normalmente era la cosa migliore. Comunque, se vi interessa davvero, Nagisa si era ferita prima, per proteggere noi.--

Gettò uno sguardo per vedere se poteva raggiungere le due e poi diede un ultimo consiglio.

--Adesso come adesso Nagisa è ancora troppo arrabbiata. Di certo non vi perdonerà, ma forse, con il tempo, potrete costruire un nuovo rapporto. Ma non pretendete di tornare come prima.--

--Aspetta.--

Ma Cam si allontanò di corsa in cerca di Nagisa e Honoka.

Le raggiunse all'uscita dell'edificio.

--Ci avete messo un bel po' di tempo.--

--Abbiamo incontrato delle ex amiche.--

L'ispettore Nogami le scrutò per qualche secondo.

--Capisco. Se non altro non avete avuto altri malesseri. Vero?--

--No. Niente di che.--

--E non vi siete fatta qualche idea?--

--Probabilmente si tratta di un ricordino di Dark e di Light. Ma dovremmo parlare con la Regina.--

--Solo che non possiamo contattarla.--

--Avreste forse bisogno di Mipple e Mepple?--

Le due guardarono sbalordite la poliziotta.

--Come fate a conoscere questi nomi?--

--Diciamo che si sono presentati loro.--

Disse la poliziotta spalancando la portiera dell'auto.

I due esserini erano seduti con aria preoccupata, ma si lanciarono subito in braccio alle rispettive partner.

Per alcuni minuti i quattro restarono solo abbracciati, scambiandosi l'affetto di rivedere cari amici.

--Ma come siete venuti qui? Se ci fosse stato qualcun altro...--

--Era una cosa della massima urgenza. E la Regina ci ha assicurati che avremmo trovato una nuova amica qui.--

--Beh, fa una certa impressione incontrare degli esseri così bizzarri. Ma dopo aver incontrato voi mi riesce più facile accettare la loro esistenza.--

--Ehi! Chi sarebbe l'essere bizzarro?--

--Buono Mepple. L'ispettore non voleva offenderti.--

--Si, si. Capisco.--

--Piuttosto: cosa c'è di così importante da farvi venire qui e farvi scoprire.--

--È per voi due.--

--Cioè?--

Chiese Honoka perplessa.

--Parla Mepple. Non nasconderci niente.--

Mipple e Mepple si scambiarono uno sguardo d'assenso.

--La Regina vuole vedervi.--

--Trasformatevi con noi.--

Le due ragazze si guardarono intorno, ma a parte Saeko non videro nessuno.

Fecero come era stato suggerito, ma un paio di grida le bloccarono.

--Mepple! Mipple! Che succede?--

--Nulla di grave. Tenetevi ancora per mano, conoscete la procedura.--

Pur preoccupate le due amiche annuirono, ed in breve furono nel Giardino della Luce. Ma questa volta la sensazione fastidiosa era molto più intensa, quasi un vero malessere.

--Venite ragazze.--

La voce della Regina le guidò fino ai piedi del trono.

--Regina. Siamo contente di rivederla. Ma dove sono il Gran Consigliere ed il Custode delle Pietre?--

--Stanno mantenendo attiva la barriera che vi protegge.--

--Barriera?--

--Proteggerci da cosa?--

--Da voi stesse.--

--Maestà, ci spieghi per favore. È qualcosa che ha a che fare con Dark e Light?--

--Esatto.--

Passò un attimo di silenzio prima che la Regina si spiegasse.

--Dark e Light sono entità ancestrali. I Grandi Fulmini sono una loro creazione. Gli esseri umani non potrebbero utilizzarli, oppure ne trarrebbero gravi danni. Ma le Pretty Cure sono protette dai Superpoteri della Luce, quindi non ne risentono. Tra parentesi i Superpoteri non sono una mia creazione: li ho raccolti e purificati, ma credo siano un residuo di Dark e Light. --

--E adesso invece?--

--La possessione di Dark e Light vi ha contaminato. Non molto, ma in modo irreversibile.--

--E questa contaminazione?--

Chiesero all'unisono, preoccupate.

--Vi ha permesso di sopravvivere alla possessione, anche se dubito che per altri sarebbe servito. Ma una conseguenza è che ha legato a voi i Grandi Fulmini. Per questo potete invocarli anche senza essere trasformate, anche se subite comunque dei danni.--

--Per questo possiamo trasformarci anche senza Mipple e Mepple?--

--Esatto. Perché le Pretty Cure esprimano tutta la loro forza ho legato insieme Superpoteri e Grandi Fulmini, quindi, normalmente, quando voi due chiamate i Superpoteri essi vi raggiungono per rpimi e vi proteggono dai Grandi Fulmini. Ma ora voi potete chiamare direttamente i Grandi Fulmini, per fortuna con loro vi raggiungono anche i Superpoteri, che così vi proteggono, anche se non completamente.--

--E questo malessere? Adesso è molto più forte e coinvolge anche Mipple e Mepple.--

--Questa è l'altra conseguenza.--

La Regina aveva un'espressione insolitamente seria.

--Spiegateci maestà.--

--Un essere umano è composto da corpo e spirito, e la contaminazione ha influenza su entrambi. Questo cambiamento impedisce che i Superpoteri si armonizzino perfettamente con voi.--

Le due guerriere erano perplesse, così la Regina aggiunse una spiegazione.

--Quando raffinai i Superpoteri mi resi conto della loro forza e pensai che non dovessero essere utilizzati da Dotsuko. Per questo feci in modo che si armonizzassero solo con gli esseri umani: se fossero caduti preda dei soldati delle tenebre non avrebbero potuto esprimere il loro vero potenziale.

Ma la contaminazione che avete subito impedisce che essi si armonizzino con voi come hanno sempre fatto. E questa differenza corrode il vostro spirito.--

--E Mipple e Mepple?--

--Loro sono le vostre controparti. Quando vi trasformate con il loro aiuto, sono loro a catalizzare i Superpoteri, per questo siete più potenti. Ma allo stesso tempo siete anche più esposte alla corrosione.--

--Quindi anche loro vengono corrosi?--

--Oh no. Rimangono sempre abitanti del Giardino della Luce. Soffrono solo per la forte empatia che hanno con voi due.--

Le due amiche si guardarono negli occhi.

--Quindi, se ho capito bene, se ci trasformiamo con Mipple e Mepple loro soffrono e la corrosione è al massimo; mentre se ci trasformiamo da sole loro non ne risentono, subiamo i danni dei Fulmini e siamo leggermente più deboli.--

--Esatto.--

--E questa corrosione? C'è modo di... invertirla?--

--Sembra di no. Se non vi trasformate può darsi che lentamente i danni guariscano. Ma questa è una cosa che non sappiamo con sicurezza. Finora nessuna Pretty Cure era stato posseduta da Dark e Light.--

Black rimuginò le informazioni a lungo, camminando in cerchio attorno a White, che preferiva riflettere restando immobile.

--A proposito. Perché siamo ancora Pretty Cure?--

La Regina guardò White incuriosita, ma fu Black a chiarire la domanda.

--Ormai sono passati alcuni anni da quando ci siamo trasformate la prima volta. Pensavamo di tornare ad essere ragazze normali, ma abbiamo incontrato sempre nuovi avversari. Non siamo più le ragazze un po' ingenue che eravamo allora. Ci siamo accorte che, rispetto alle altre Pretty Cure, siamo meno... pure. Perfino Passion ha un cuore più puro del nostro.--

--Me lo avevi già chiesto una volta, Nagisa.--

--Ricordo. Lei disse che era per qualcosa nei nostri cuori. Ma ripensandoci, non è una risposta. Non fraintenda: siamo più che orgogliose di essere Pretty Cure, pur con tutto quello che abbiamo passato. Ma proprio per questo forse non siamo più... degne di esserlo. Per questo ci chiedevamo come mai i Superpoteri restano con noi, a parte la storia della contaminazione.--

La Regina sorrise.

--I vostri dubbi sono un motivo sufficiente. Ma la verità è che avete frainteso la mia risposta allora.

Non è qualcosa che si cela all'interno del vostro cuore, ma qualcosa nel cuore stesso.--

Si concesse un altro sorrise vedendo le espressioni perplesse delle sue guerriere.

--I cuori degli esseri umani sono pieni di sentimenti: alcuni positivi e altri negativi. E come molti, voi sapete esprimere i primi e controllare i secondi. Ma tutti i cuori, anche i più puri, sono sempre velati: ciò che si cela davvero in essi non è mai chiaramente visibile. I vostri cuori invece sono limpidi come cristalli. Possono soffrire e graffiarsi, scheggiarsi per le difficoltà e forse spezzarsi; ma nessuna forza potrà mai sporcarli. Anche in pezzi saranno sempre limpidi. È questo a rendere così accecante la vostra luce.--

--Oppure la nostra oscurità.--

Commentò cinicamente Nagisa.

--Tu lo sai, Cure Black: Dark non è un'entità malvagia.--

--No, è il buio prima dell'alba... La notte quieta in cui si riposa... Il buio prima della nascita.--

--Sei diventata anche una poetessa.--

Scherzò Honoka.

--Proprio la limpidezza del vostro cuore vi dà forza e vi protegge.--

--Siamo solo due ragazze.--

--Il male può oscurare un cuore e renderlo cieco gettando ombre su di esso. Ma i vostri sono limpidi: non c'è posto per creare ombre. Per questo i Superpoteri sono ancora con voi.--

Nagisa fece un lungo sospiro.

--Grazie Regina. Vi chiediamo di salutarci il Gran Consigliere e il Custode delle Pietre.--

--Spero che Mipple e Mepple possano venire a trovarci.--

Aggiunse Honoka.

--Che cosa intendete dire?--

Anche Mipple e Mepple apparvero, curiosi e preoccupati.

--Immagino che lo sappiate già: una nuovo pericolo minaccia il nostro mondo. E non possiamo permettere che i nostri amici soffrano a causa nostra.--

--Ma continuare a trasformarvi finirà per uccidervi.--

--Beh, le Pretty Cure combattono sempre a rischio della propria vita.--

--Ma se saremo veloci, forse faremo in tempo a battere questo nemico prima di subire danni eccessivi.--

--È troppo pericoloso.--

Ribatté la Regina.

--Forse. Ma ora come ora solo noi possiamo essere le Pretty Cure del Giardino della Luce. Non possiamo rinunciare a questa forza se ce n'è bisogno.--

--C'è un motivo se le Pretty Cure vengono definite Leggendarie Guerriere. E voi lo dimostrate al meglio. Buona fortuna.--

--Grazie maestà.--

Tornarono sulla terra esattamente da dove erano partite.

--Ispettore! Ci ha aspettato per tutto questo tempo?--

--Non è poi passato molto tempo. Ma voi siete molto pallide. Avete scoperto qualcosa?--

--No. Era una questione che riguardava solo noi.--

--Non aveva niente a che fare con questo caso.--

--E quegli esserini? Sono rimasti nel Giardino della Luce?--

--Si.--

L'ispettore era una donna piena di intuito ed esperienza: capiva che c'era qualcosa sotto ma che le due ragazze non avrebbero parlato.

Ed erano troppo in sintonia per lasciarsi sfuggire qualsiasi informazione.

--D'accordo. Come volete. Venite: vi accompagno a casa e vi aggiorno sulle ultime novità. Magari con il vostro aiuto riusciamo a scoprire qualcosa.--


Collaborare con la polizia era una cosa che non avevano mai immaginato, ma riconobbero che era utile. Sia perché ottenevano molte informazioni che altrimenti non avrebbero saputo come ottenere, sia perché saltuariamente potevano ottenere piccoli favori.

--È vero che Doc non fa domande, ma anche lui guarda la televisione e legge i giornali. Sono convinta che abbia già capito chi siete, ragazze. La tua ferita alla coscia e la tua lussazione sono identiche a quelle di Black e White quando hanno usato la Terapia Arcobaleno.--

--E quando avrebbe visto...--

--Quando? In questa città ci sono telecamere dappertutto. È già un miracolo che nessuno abbia mai scoperto la vostra identità.--

--Hai ragione. Vorrà dire che la prossima volta prima lo stendiamo e poi lo purifichiamo.--

--Almeno ha detto qualcosa?--

--Lo interrogheremo molto presto, il tempo di risolvere una questione di competenza con le forze di difesa.--

Saeko cambiò discorso notando la strana espressione delle due.

--Qualcosa non va?--

--No, tutto a posto.--

--Non mi pare. Quel tizio sembrava guidare i Giganti e quando siete riuscite a catturarlo avete deciso di usare quella vostra Terapia per far sparire quella sostanza verdastra che lo ricopriva.--

--Ci era parso che potesse essere una persona soggiogata da una qualche forza malefica. Per questo abbiamo pensato di purificarlo.--

--L'effetto è stato notevole, anche se avete rischiato grosso.--

--Già, era molto più resistente di quanto pensassimo.--

--Non sembra una situazione nuova per voi.--

--Diciamo che è esperienza.--

La risposta di Honoka era spenta, come se ricordasse qualcosa di molto triste.

--Spero che teniate conto anche di questa esperienza: potrebbe costarvi molto più caro un'altra volta.--

--Hai ragione Saeko. Ma, tornando al discorso di prima, non potremmo certo andare in ospedale senza dare spiegazioni.--

--È vero. Dover inventare qualche scusa sarebbe troppo complicato. E poi tutte le segnalazioni arriverebbero al tuo ufficio e dovresti insabbiarle. Ti risparmiamo un po' di lavoro.--

--Non scherzate ragazze. Avrete capito anche voi che la situazione non è così semplice. Non si tratta di nemici... magici... che potete distruggere senza problemi. Sicuramente c'è qualcuno che sta indagando per scoprire chi siete. E possibilmente mettervi fuori combattimento prima che lo intralciate troppo.--

--Perché, credi che altri nemici non lo abbiano fatto?--

Nagisa era irritata, probabilmente per i punti e la fasciatura che le stringeva la gamba, e stava alzando la voce forse più di quanto intendesse.

Fortunatamente l'ufficio della poliziotta garantiva parecchia riservatezza.

--Non intendevo dire questo.--

Rispose l'ispettore senza esitazioni, anche se con qualche difficoltà: negli ultimi tempi le due guerriere avevano espressioni sempre più dure, che inquietavano perfino le loro compagne.

E nella vita di tutti i giorni erano diventate brusche.

Per Nagisa, anzi, sembrava che tornare al colore naturale di occhi e capelli fosse sempre più difficile.

--Lo sappiamo cosa intendi.-- --Questi esseri sono probabilmente guidati da qualche essere umano, forse un'organizzazione criminale, forse addirittura qualche struttura governativa deviata.-- --E diventa molto difficile individuare delle persone normali.-- --Magari sono dei tuoi colleghi che non si rendono nemmeno conto di cosa stanno per causare.-- --Tuttavia non credere che altri nemici che abbiamo affrontato non usassero sistemi simili.-- --E poi sentiamo di poterci fidare del Doc.--

Saeko alzò una mano in segno di resa

--Ragazze, vi prego, non parlate in questo modo. Ve l'ho già detto.--

Subito l'irritazione delle due svanì.

--Scusaci Saeko. Non lo facciamo apposta.--

--Lo so. È solo difficile abituarsi. Come a tutto il resto. A volte mi sveglio e penso che sia solo un sogno.--

--Purtroppo non è così.--

Nagisa si distese nuovamente sul divano.

--Sai, un lato positivo c'è: almeno abbiamo finito gli esami. E magari non sarò bocciata.--

--Ti eri preparata bene.--

--Lo so. Peccato che avessi un sonno arretrato...--

--Hai ancora difficoltà a dormire, Nagisa?--

--Non proprio, Saeko. Solo che non mi sento molto riposata quando mi sveglio.--

--Dovresti parlarne con Doc.--

--Per dirgli cosa, Saeko? Che la sensazione...--

La donna la guardò, invitandola a concludere, ma la ragazza non aggiunse altro.

Anche Honoka aveva uno sguardo serio, ma non sembrava intenzionata a fare commenti.

Rimase in attesa per un po', infine sospirò scoraggiata.

--Sentite. È il caso che parliamo chiaro.--

Le due amiche la guardarono perplesse.

--Pensate di poter andare avanti in questo modo? In qualche modo sembra che la vostra forza stia aumentando, però anche i momenti in cui siete distratte e come senza forze, stanno aumentando.--

--È solo un po' di stanchezza. Non c'era mai capitato di dover combattere in modo così continuativo.--

Minimizzò Nagisa.

--Nemmeno le vostre compagne ci credono. Mi hanno detto che sembrate più deboli che in passato, anche se state recuperando. Però quei momenti di appannamento non vi erano mai successi.--

--Te lo abbiamo detto.--

La donna sospirò di nuovo: a quanto pareva doveva essere brutale.

--Quanto vi resta da vivere?--

Due paia d'occhi la fissarono di colpo, quasi spaventati.

--Pensate che nessuno abbia notato dei cambiamenti?--

Ancora nessuna risposta.

--E poi Mipple e Mepple mi hanno raccontato tutto.--

Questa volta furono le due ragazze a sospirare.

--Dovevamo immaginarlo che avrebbero raccontato tutto.--

--Perché non volete farlo sapere? Di certo le vostre compagne vi avrebbero coperto assai di più in battaglia.--

--A rischio di scoprirsi loro stesse. Non avrebbe molto senso dare a noi un po' di tempo in più se...--

--Non vi fidate delle vostre compagne? Eppure sapete che anche loro, da quanto mi hanno detto, hanno combattuto battaglie molto pericolose.--

--Lo sappiamo. Tra tutte siamo forse noi le più deboli.--

--E allora?--

--Se vi hanno detto tutto non c'è bisogno di spiegazioni.--

--Invece si. Se temete di non essere affidabili, dovreste restare fuori dalle battaglie.--

--Beh, ti assicuro che non cederemo certo nel bel mezzo di uno scontro.--

--Lo so Nagisa. Ma allora spiegatemi: perché volete andare incontro alla morte? Le altre ragazze sono preoccupate e mi hanno chiesto se so qualcosa. Cosa dovrei rispondere? Che le loro care senpai cercano di suicidarsi in grande stile?--

--Un'idea del genere non ci è mai passata per la testa.--

Si affrettò a chiarire Honoka.

--Non si direbbe. Ragazze, per favore, ditemi la verità.--

Il tono caldo di Saeko convinse le ragazze.

Nagisa guardò Honoka e le fece un cenno affermativo.

--Lo hai detto tu all'inizio: in questa guerra sono coinvolti sicuramente delle persone, degli esseri umani. E quando combattiamo sappiamo benissimo che possiamo ferirli o anche peggio. Non sono cose facili da accettare. È meglio che siamo noi a sopportare.--

--Perché voi e non loro?--

Ci fu un lungo silenzio prima che la risposta arrivasse.

--Eravamo ancora agli inizi della carriera, se si può dire così, quando abbiamo dovuto affrontare un demone assieme a... due compagne. Purtroppo alla fine un loro caro amico è morto. Era stato trasformato in un mostro e non lo sapevamo. È stata una di loro a colpirlo, ma la colpa è nostra: non ci eravamo impegnate abbastanza.--

--Ci hanno accusato di aver causato la sua morte. Cosa avremmo dovuto rispondere?--

--Abbiamo visto il loro dolore, la loro tristezza, il loro odio.--

Ci fu qualche momento di silenzio.

--Con il tempo abbiamo ripreso i rapporti, ma non so se ci hanno davvero perdonato.--

Ammise Nagisa.

--Sappiamo benissimo che il dovere delle Pretty Cure potrebbe richiedere la vita di ognuna di noi. E nessuna di noi teme questa eventualità. Ma vivere con il rimorso di aver ferito o ucciso delle persone, fossero anche degli sconosciuti, vorremmo risparmiarlo a loro.--

Aggiunse Honoka

--Vi sentite colpevoli.--

--Forse si. Anzi, sicuramente. E d'altra parte loro sono ancora delle vere Pretty Cure: perché rovinarle?--

--Cosa intendi dire Honoka? Anche voi lo siete. Dite di essere le più deboli, ma le vostre compagne dicono il contrario.--

--Non è una questione di pura forza. L'esperienza conta. E poi siamo solo in due e la nostra sintonia è molto migliore che in un gruppo numeroso: invece di compensarci, ci rinforziamo a vicenda.--

--Ma ci sono altre coppie tra le altre Pretty Cure.--

--Cosa vuoi che ti diciamo? Sarà che a forza di combattere ci abbiamo preso gusto.--

--Non mentire Nagisa.--

--E va bene. Sarà che vogliamo finirla in fretta, nella speranza che ci resti un po' di spirito e di corpo per vivere. Sarà che abbiamo davvero paura di morire, e per questo saremmo anche disposte ad andare oltre i limiti. Sarà che questo ci sembra comunque sbagliato.--

La ragazza guardò la donna con aria incerta.

--Saeko, noi non possiamo tirarci indietro: non ne siamo capaci. E quello che ci fa davvero paura è che il timore di morire ci faccia fare cose sbagliate. In altre occasioni sapevamo che poteva accadere come una possibilità: adesso invece è una certezza se non facciamo presto. Per questo non vogliamo perdere tempo; prima che la paura ci faccia fare qualcosa di sbagliato.--

Nagisa non sembrava voler aggiungere altro, ma Honoka proseguì, chiarendo il loro pensiero.

--Sai che i Superpoteri della Luce sono legati a noi. Se noi restassimo a guardare sarebbero inutili. L'unico modo, come hai pensato, è che noi moriamo. Ma allora forse toccherebbe ad altre ragazze diventare Pretty Cure. È un grande onore, ma comporta anche molta sofferenza. Vorremmo evitarla ad altre, se possibile.--

--Se vuoi dire che il nostro è egoismo, che non vogliamo rinunciare a fare le protagoniste, accomodati. Forse hai ragione. Il fatto è che ci stiamo perdendo, o forse ci siamo già perse. Chi lo sa?--

Aggiunge Nagisa, spaventata eppure aggressiva.

Sembrava quasi sul punto di piangere.

E Saeko notò che capelli e occhi erano di nuovo del colore naturale.

--Prima... prima di arrivare a questo ufficio sono stata membro di diverse squadre investigative. Ho visto molte cose brutte. Ho anche sparato per difendermi, o per difendere i miei compagni. Non ho mai ucciso, è vero, però posso capire quello che pensate.--

Si alzò e raggiunse le due sul divano abbracciandole.

--Volete farvi carico da sole di questo peso.--

--A chi dovremmo chiedere aiuto? Siamo andate avanti in questo modo perché non potevamo fare diversamente.--

--Ma adesso potete chiedere aiuto.--

--È troppo tardi. Non esiste una cura per la nostra condizione. E non possiamo restare a guardare. Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo e dobbiamo eliminare questa minaccia. E per farlo dobbiamo combattere anche noi. Se questo significa che moriremo presto, beh, te l'ho detto: abbiamo già rischiato in tante altre occasioni.--

--Non è così, ragazze. E lo sapete. Non pretendo di conoscere tutto, ma voi mi sottovalutate. Non sono in questo ufficio perché sono una bella donna. Avete detto di aver paura di perdere il controllo, di fare cose che non vorreste fare. Non sarò la vostra Regina, ma mi vanto di saper conoscere le persone. Anche se camminaste sul limite tra giusto e sbagliato, non vi perdereste.--

Il silenzio era più tranquillo.

--Sei molto gentile, Saeko. Ma cosa sai veramente di noi? Ti hanno raccontato di Cure Sword?--

--Si. E capisco cosa pensate. Ma voi non farete lo stesso errore.--

--Come fai ad esserne sicura?--

--Perché mi fido di voi.--

--Stupidaggini.--

L'ispettore stava per ribattere quando il suono dell'interfono la distrasse.

--Si?--

--È arrivato il Maggiore Kusanagi delle Forze di Difesa.--

--Makoto?--

--Esatto.--

--Due minuti.--

Chiuse il contatto e rimase immobile a pensare: chissà, forse era un segno del cielo.

--Volete incontrarla?--

--È l'ufficiale di collegamento che aspettavi? Quello che dovrebbe aiutarci con le indagini?--

--Esatto Honoka. Spero che ci dia una mano, ma potrebbe anche avere l'ordine di escludere la polizia.--

--Può farlo?--

--Questo non dipende da lei, ma certamente un suo rapporto avrebbe il suo peso, in un verso o nell'altro.--

Per qualche momento le due miche rifletterono scambiandosi solo un rapido sguardo.

--Ti fidi di lei?--

Saeko ponderò le parole.

--È un'amica, Nagisa. Ed è onesta.--

Le due amiche si scambiarono un altro sguardo.

--Incontriamola adesso. Non serve a niente perdere tempo.--

--D'accordo.--

--Falla passare.--

Ordinò Saeko alla segretaria mentre si alzava per andare incontro all'amica.

La donna che entrò era piuttosto alta e con un aspetto grazioso più che bello. Aveva un'espressione felice, ma anche seria, e doveva essere una donna abituata a combattere, a giudicare dal fisico e dal modo di muoversi. Da un certo punto di vista assomigliava molto alla poliziotta.

Abbracciò calorosamente Saeko.

--È un sacco di tempo che non ci vediamo. Ma non eri stata promossa?--

--Si, ma tutti mi conoscono come Maggiore.--

--Dovremmo fare una rimpatriata.--

--Se c'è anche Kaori ci sto, ma le gemelle?--

--Non ti preoccupare: sono troppo impegnate con le loro nuove storie.--

--Allora d'accordo.--

Si voltarono entrambe verso le due ragazze.

--Lasciate che vi presenti. Lei è Makoto Kusanagi, tenente colonnello delle Forze di Difesa. Ufficiale di collegamento per questo caso.--

--Mentre loro sono Nagisa Misumi e Honoka Yukishiro. Alias Cure Black e Cure White.--

Replicò Makoto.

Le due rimasero spiazzate.

--E lei come lo sa?--

--È il mio lavoro raccogliere informazioni. E voi vi siete messe parecchio in mostra in quest'ultimo periodo.--

--Avremmo preferito evitarlo.--

--È una cosa a cui possiamo pensare.--

--Sarebbe a dire?--

--Questi sono gli ordini che ho ricevuto: la questione di quei mostri passa sotto il controllo delle Forze di Difesa. La collaborazione con la polizia resta in piedi, almeno per ora. Cioè fino a quando non scopriamo qualcosa di più. Per quanto riguarda le Pretty Cure, dal momento che sono le uniche che riescono effettivamente ad abbattere quei Giganti, devono essere contattate e convinte a collaborare. Vista la situazione, e fino ad un cambiamento della stessa, cioè fino a quando non avremo risultati senza di voi, dobbiamo trattarvi con la massima cortesia.--

--Sembra tutto chiaro: volete il nostro aiuto finché non riuscirete a distruggere quei mostri in maniera autonoma. Ma durante e dopo?--

Chiese Nagisa.

--Durante e dopo?--

--Le armi tradizionali non hanno efficacia, e non resta molto da analizzare dopo il nostro intervento.-- --Anche il prigioniero ora è completamente purificato, quindi dubito che possa servire a questo scopo.-- --Tutto questo significa che per sviluppare delle armi adeguate dovrete studiare noi. Saremmo le vostre cavie?-- --E una volta che questa storia sarà conclusa torneremo nell'anonimato o saremmo schiave delle Forze di Difesa?--

Makoto non diede segno di essere infastidita dal modo di parlare delle due guerriere.

Le guardò solo con attenzione, notando le espressioni decise e l'apparente calma che conservavano

--Studiarvi sarebbe sicuramente utile, tuttavia il comando ritiene che la priorità sia eliminare quei Giganti: visto che funzionate, conviene usare voi. La sostanza di quei Giganti, una volta colpita, non sembra creare problemi, quindi verranno fatte analisi su quella e su eventuali altri residui. Se riusciamo a trovare la base da cui partono, o che li genera, potremmo sicuramente avere accesso a tutte le informazioni che ci servono. Naturalmente vi daremo tutto il supporto che può servirvi per affrontare le battaglia. Per esempio avreste bisogno di una tuta più protettiva, e anche di qualche lezione di autodifesa. Per il resto, l'idea è quella di una collaborazione temporanea: quando tutto sarà concluso voi sarete libere e non ci saranno più contatti.--

--Sembra troppo bello.-- --Senza nulla togliere alla vostra buonafede, queste condizioni sono troppo buone.-- --Vogliamo avere accesso a tutte le informazioni anche noi.-- --E scegliere noi se e come intervenire.-- --E anche che le altre restino fuori dalla questione.--

--Le altre Pretty Cure, di cui conosco alcune identità, si sono già rivelate indispensabili.--

Replicò Makoto con sguardo dubbioso: aveva notato l'espressione di Saeko e sapeva che le due ragazze non erano così ingenue da poter affrontare da sole quella minaccia.

--Vogliamo essere noi a contattarle. E che non vengano registrate da nessuna parte.--

--Posso capire che vogliate proteggerle, ma...--

--È piuttosto semplice Makoto: è una combinazione tra sensi di colpa ed istinto materno.--

L'ufficiale guardò l'amica perplessa.

--Istinto materno?--

Honoka era perplessa.

--So a malapena che cosa sia l'amore e tu mi parli di...?--

Nagisa si interruppe, vedendo lo sguardo sicuro di Saeko.

--Forse è il caso che ci fermiamo un attimo e chiariamo bene le cose, sia a Makoto che tra di noi. Ci sono alcune cose, però, che vorrei tenessi per te. Va bene?--

--D'accordo: tutto quello che mi direte qui sarà confidenziale.--

La spiegazione dell'ispettore fu lunga, ma chiara.

Honoka e Nagisa dovettero ammettere che la poliziotta aveva indovinato molto più di quanto si erano dette.

--Molte cose non te le avevamo raccontate. Hai contattato le ragazze direttamente, vero?--

--E non parliamo solo della questione che ci riguarda.--

--Potevate aspettarvelo.--

--Si, certo. Non abbiamo mai preteso di essere le uniche a parlare con la polizia. Né di essere le uniche a fornirti informazioni, Saeko.--

A quel punto Makoto intervenne.

--Devo correggere l'opinione che mi ero fatta di voi. Posso capire il vostro modo di agire e alcune vostre scelte. Riconosco che sapete guidare bene il vostro gruppo, e come combattenti non siete male. Un vero allenamento vi sarebbe utile, secondo me, anche se è piuttosto difficile prepararne uno per voi. E in più siete molto realiste.--

--Grazie.--

--Ma pensate davvero, con le condizioni che avete esposto prima, di mettere al sicuro voi stesse e le vostre amiche?--

Nagisa non rispose subito.

--Ci proviamo. Saeko ha detto che siete onesta: credo che possiamo fidarci della vostra parola.--

Honoka annuiva.

Makoto sorrise.

--Mi piacete. Davvero. Dovrò studiare un po' la situazione, ma penso di potervi venire incontro per qualcosa.--

--È già qualcosa.--

--La ringraziamo.--

--Su, su. Niente complimenti: chiamatemi Makoto. Piuttosto: parlate sempre in questo modo voi due? Diventa fastidioso.--

--Scusaci. Ce lo dicono spesso.--

--Immagino che sia normale. Dite un po': non è che, oltre alle vostre compagne e alle vostre famiglie, volete proteggere anche qualche fidanzato?--

Le due rimasero perplesse.

--Istinto materno, eh?--

Chiese ancora Makoto a Saeko.

--Mi pare evidente.--

--Ma a noi no. Cosa intendete dire con questo?--

--Non abbiamo mai... beh, insomma, non abbiamo bambini.--

--Lo so. Scusatemi ragazze. Ma Makoto ha capito subito cosa intendevo. Come voi due vi capite al volo, anche noi abbiamo un nostro gergo per capirci. E poi, non potete negare che il desiderio di proteggere le vostre amiche è molto simile a quello delle madri che vogliono proteggere i propri figli.--

--Può essere. Ma ti pare che noi possiamo avere quell'istinto?--

--Il fatto di essere giovani, o di non aver mai avuto rapporti, non significa nulla. È un istinto naturale.--

--Può darsi. Ma ti stai dimenticando che noi siamo guerriere.--

Makoto le guardò con attenzione.

--Detto da altre, farebbe ridere. Ma voi due lo siete davvero. E non parlo dei Superpoteri. È la vostra anima, prima di tutto, che vi guida e vi spinge. Anche il fatto che vogliate combattere a tutti i costi, non è arroganza. Avete visto una possibilità, per quanto piccola, e volete sfruttarla.--

--Dici?--

Nagisa era scettica.

--Certo: non siete tipi da nascondersi mentre altri risolvono il problema. E sapete bene che il vostro aiuto è necessario. Se anche ci fossero due nuove Pretty Cure non avrebbero la vostra forza.--

--Non ne sai molto di noi.--

--La forza è anche qualcosa che dipende dall'esperienza e dall'istinto. Vi ho viste combattere, e tanto mi basta. E poi non avete alcuna garanzia che due nuove Pretty Cure saranno subito pronte.--

--Puoi girarla come vuoi. Probabilmente è solo la paura che ci fa rischiare il tutto per tutto.--

--Secondo un vecchio detto, quando sfuggi alla morte in realtà le vai incontro.--

--Non è che affrontandola ci siano tante speranze.--

--Forse no. Ma superare la paura è una cosa che pochi sanno fare davvero. E da quanto mi avete detto, la speranza vi ha sempre guidate alla vittoria. Affrontare la morte significa, in un certo senso, sceglierla: decidere come e quando arrendersi. Questa almeno è la mia opinione.--

Makoto guardò entrambe le ragazze con un sorriso.

--E voi due mi date proprio questa impressione.--

Sia Nagisa che Honoka erano incerte, ma non avrebbero saputo come esprimere i propri dubbi, così si limitarono ad annuire.

Fu Saeko ad interrompere il silenzio.

--Sentite: si è fatto piuttosto tardi. Sarete anche le leggendarie Pretty Cure, ma siete anche ferite. Vi faccio accompagnare a casa, così potete riposarvi. Io e Makoto vedremo di chiarire i dettagli di questa collaborazione, se vi sta bene.--

--Va bene. Ma non occorre che ti scomodi: torniamo a casa da sole.--

--D'accordo.--

--Solo un'altra cosa.--

Entrambe si volsero verso Makoto.

--Se potete, evitate di parlare in quel modo: diventa irritante alla fine.--

Ma lo disse sorridendo.


--Che cosa ne pensi Makoto?--

--In questa situazione avrebbero potuto chiedere quello che volevano. Sono due ragazzine fin troppo sagge.--

--Potrai tenerle al sicuro?--

--Ci tieni, Seko?--

--Sono mie amiche. E per quello che le aspetta mi fanno una grande tenerezza.--

--Certo chi ha una malattia terminale non è in una situazione migliore.--

--Non è la stessa cosa: se loro combattono...--

--Si, capisco cosa intendi. E capisco anche il loro punto di vista. Ti ho detto che mi piacciono. E non ho detto per scherzo che le considero vere guerriere. Il generale Bakui, che è stato nominato responsabile delle operazioni, è un tipo a posto. Lo convincerò a darmi carta bianca su come gestire le Pretty Cure.--

--Ti ringrazio, anche da parte loro.--

--Aspetta a ringraziarmi. Io darò tutto l'aiuto possibile, ma saranno loro a combattere e a... consumarsi.--


--Per fortuna abbiamo preso l'ultimo treno. Onestamente non me la sarei sentita di camminare fino a casa.--

--Già. E anche farci accompagnare da un'auto della polizia non mi sembrava una buona idea. Chissà cosa avrebbero pensato i vicini.--

--Vista l'ora, forse penseranno male lo stesso. Senti, visto che tua nonna torna domani perché non ti fermi a casa mia?--

--Sei sicura che non disturbo?--

--Ehi! Sei quasi una seconda figlia per mia madre.--

Replicò allegra la bionda entrando in casa.

--Grazie Nagisa. È bello sentirsi accolta in questo modo. Purtroppo sai che i miei ormai stanno divorziando. Non mi dicono nulla, ma ho quasi l'impressione che mi incolpino di qualcosa.--

--Non devi pensarlo neanche per scherzo, Honoka.--

--Mamma! Accidenti, mi hai fatto prendere un colpo.--

--Tra gli adulti possono venire a crearsi problemi di vario genere, ma non esiste che i genitori si separino dai figli o a causa dei figli. Questo è un legame indissolubile. Certo, possono esserci momenti di alti e bassi, ma non dubitare mai del loro amore. O di essere tu la causa dei loro problemi.--

--Grazie signora...--

--Alt. Cosa ti ho detto e ripetuto?--

--Grazie Rye.--

--Bene. Venite, vi preparo qualcosa di caldo. Immagino che non abbiate neanche cenato.--

--Effettivamente no. Siamo state prese dai discorsi con Saeko e il tempo è volato.--

--Capisco.--

La donna non chiese altre spiegazioni: da quando aveva scoperto la doppia identità della figlia aveva deciso di non forzarla se non voleva parlare.

--Stavo pensando che in realtà non ci hanno risposto.--

--Saeko e Makoto? Riguardo?--

--All'istinto materno.--

--Beh, razionalmente mi sembrava una spiegazione chiara. D'altra parte dubito che potrei capire cosa intendono davvero.--

--Istinto materno?--

Non poté fare a meno di chiedere la signora Misumi.

--Proprio così. In pratica Saeko diceva che il nostro desiderio di combattere è dovuto al nostro istinto materno. Solo che non ci sembrava una risposta molto sensata.--

Rispose Nagisa sedendosi con attenzione.

--Cosa hai fatto alla gamba?--

--Niente di grave mamma.--

Rye la scrutò con attenzione, e poi osservò anche Honoka.

--Nulla di preoccupante, Rye. Ci hanno già rimesso in sesto.--

--Parlavate di istinto materno, e vi chiedevate cosa fosse, se non sbaglio.--

--Dove sono papà e Ryota?--

Chiese Nagisa cercando di sviare il discorso.

--Tuo padre è andato ad una rimpatriata tra compagni di scuola.--

--Cavolo! È vero. La fanno tutti gli anni.--

--E tuo fratello è stato invitato ad una festa.--

--Invitato? Non sarà quella Kasumi?--

--Sei gelosa Honoka? Una volta aveva occhi solo per te.--

--Gelosa? Affatto, Rye. Solo che l'ho incontrata un paio di volte e mi ha fatto una strana impressione.--

--Forse allora è lei ad essere gelosa di te. Ryota le ha parlato in termini entusiastici di te.--

La ragazza guardò dubbiosa la madre della sua amica.

--Mi rendo conto che la vostra... attività, vi ha impedito di avere una vita normale. E tu stessa non ti rendi conto del tuo fascino. Ryota aveva una cotta per te, anche se magari Nagisa non te l'ha mai detto e lui adesso negherebbe. E probabilmente Kasumi teme il confronto con te.--

--Ma io...--

--Non preoccuparti, per una volta posso dirlo io. È una cosa normale. Tu non devi fare niente.--

La donna sorrise rassicurante.

--E adesso posso sapere in che condizioni siete?--

Probabilmente Nagisa avrebbe liquidato la domanda con una risposta brusca, ma qualcosa nel tono della madre le fece cambiare idea.

--Honoka ha avuto uno strappo alla spalla mentre tenevamo fermo un tizio che era stato... contaminato.--

--E tu invece?--

--Ormai lo avevamo purificato quando ha avuto una reazione e... mi ha... pugnalata alla gamba.--

La donna sgranò gli occhi. Ma non disse nulla.

--Ma ci hanno già medicate.--

Si affrettò ad aggiungere.

--Vedi, anche questa frase con cui cerchi di tranquillizzarmi, è un esempio di istinto materno.--

Rye guardò entrambe.

--Una madre, ma anche un padre, cerca sempre di evitare che i figli soffrano inutilmente. Sappiamo benissimo che non si può farli vivere sotto una campana di vetro, che devono farsi la loro vita autonomamente. Per questo i genitori cercano sempre di proteggere i figli. Non tanto perché non soffrano, ma perché invece di un dolore che li distruggerebbe, ne sopportino uno che possa renderli più forti. Non è qualcosa che si può insegnare, ma che viene spontaneo. E voi due avete in abbondanza questo istinto. Anche quando non parlavate della vostra identità, era una conseguenza di questo vostro istinto: non volevate farci preoccupare.--

--Ci fai troppo brave, mamma.--

--Non credo. Posso essere stata cieca, ma sapevo che c'era qualcosa di molto importante. I tuoi occhi sono sempre stati limpidi, anche quando accampavi scuse.--

--Mi dispiace.--

--Beh, non si può tornare indietro. Però non potete nemmeno pretendere che le persone che vi vogliono bene non si preoccupino per voi. Sapere cosa fate, sapere cosa rischiate, ci fa preoccupare. Così come voi vi preoccupate per le vostre amiche, e per noi.--

--Capisco cosa vuoi dire, e mi dispiace. Non è giusto, ecco. Però...--

--Però se non vi vedessimo forse ci preoccuperemmo meno.--

Nagisa spalancò gli occhi.

--Ti conosco. Posso immaginare cosa stai pensando. Per proteggere noi, tu e Honoka siete disposte ad andare via di casa. Così noi dovremmo accontentarci delle poche notizie che si sentono alla televisione o che si leggono nei giornali. E magari un po' alla volta vi dimenticheremmo.--

Le due amiche non replicarono.

--Dovete imparare ancora qualcosa sull'istinto materno: anche senza vedervi continueremo a pensare a voi. Sarà più facile, ma solo un po'.--

--Ecco... noi... Ci dispiace.--

--Quello che ha detto Nagisa, prima, è vero: sei una seconda figlia per me. E vedervi andare via sarà certamente doloroso. Ma se questo servirà a darvi un po' di pace, a nostra volta saremo più tranquilli. E poi non sarà per sempre: conto che possiate andare all'università senza problemi.--

--Ancora scuola? E io che speravo di aver finito.--

Ma nonostante il tono allegro Nagisa piangeva.

--Oh mamma.--

Si ritrovarono tutte e tre abbracciate e in lacrime.

--Dovete ancora crescere, ma sono così fiera di voi.--

Le due amiche sentivano in qualche modo che con le lacrime se ne andava anche una parte della loro vita.

Rye sentiva che c'era qualcos'altro, che non volevano dirle: qualcosa di più importante di tutto il resto. Ma ormai avevano deciso e sarebbero andate fino in fondo.

________________________


--Tutto a posto ragazze?--

--Si Maggiore. I Giganti sono stati distrutti e i Piccoli non si sono visti.--

--Ottimo. Atterreremo tra due minuti al punto convenuto. Avete bisogno di assistenza?--

--No.--

--Bene. Scenderà una squadra di ricognizione: tenete gli occhi aperti.--

--Roger.--

Da quando avevano iniziato a collaborare con i militari era molto più facile intervenire, così i danni restavano limitati. Inoltre potevano mettersi in contatto più facilmente con le altre guerriere, e anche questo era molto utile. Makoto aveva garantito la segretezza di quei contatti e l'intera squadra operativa faceva finta di non sapere niente.

Il generale Bakui pretendeva un rapporto dettagliato di ogni missione, ma aveva lasciato al Maggiore piena libertà di gestire le operazioni.

Makoto inoltre aveva predisposto per loro un allenamento speciale: non sapevano ancora se dipendeva da questo oppure dalla maggiore coordinazione che avevano con le altre guerriere, ma riuscivano ad abbattere i Giganti con maggiore facilità. E anche quando affrontavano i Piccoli risultavano più efficaci.

Visto che la situazione sembrava tranquilla, le guerriere del Giardino della Luce congedarono le loro amiche e in attesa della squadra delle Forze di Difesa fecero un rapido giro nei dintorni.

La zona era in periferia, e a parte l'edificio abbandonato, non c'erano altre costruzioni.

--Notato niente di strano?--

--No Maggiore. Adesso tocca a voi intervenire.--

--Vorrei che restaste in zona finché non avremo concluso la ricognizione. In questo posto non c'è niente, quindi è strano che i Giganti lo abbiamo attaccato. Potrebbe esserci qualcosa di nascosto.--

--Lo pensavamo anche noi.-- --Però potrebbe essere un problema garantire la sicurezza.-- --Questo edificio è piuttosto grande.--

Makoto annuì.

--Procederemo un piano alla volta e poi controlleremo i sotterranei, se ci sono. Cercheremo di fare il più in fretta possibile.--

--Non è la prima missione Makoto. Ormai conosciamo la procedura.--

--Mi dispiace che restiate trasformate.--

--Beh, forse è prematuro parlarne, ma ci sentiamo più in forma. Forse l'allenamento che ci fai fare ci aiuta a sopportare la corrosione.--

--Lo spero. E il nuovo alloggio?--

--Ci troviamo bene. Certo non è come essere a casa. Dobbiamo abituarci a tutto l'ambiente e alle formalità, però non ci dispiace. Ti ringraziamo ancora per avercelo procurato.--

--Sciocchezze. Era il minimo che potessimo fare per voi. E da parte mia, e soprattutto del generale, vi ringraziamo per aver ridotto il vostro modo di parlare in coppia.--

Nagisa sogghignò al ricordo.

--Cerchiamo di fare il possibile, ma è forse la cosa che ci riesce più difficile.--

--Credetemi ragazze: tutta la squadra apprezza i vostri sforzi. Sergente!--

--Mi scusi Maggiore. I ricognitori hanno concluso i controlli dall'esterno per ogni piano e ci prepariamo ad entrare.--

--Procedete: dall'ultimo a scendere. Due per piano con i segnalatori attivi.--

--Sissignore.--

L'ufficiale si allontanò per trasmettere gli ordini, mentre Black e White si avvicinavano, pronte ad intervenire in caso di guai.


Quella sera, il Maggiore e Saeko si riunirono nell'alloggio delle due guerriere.

--Niente. Non abbiamo scoperto niente. Quell'edificio era solo un rudere. E non abbiamo trovato tracce neanche nei dintorni.--

--Eppure, se sono comparsi i Giganti, non può essere stato un caso.--

--Magari era solo un tentativo di depistarci. Tu hai qualche idea nuova, Honoka?--

--Stavo pensando ad un paio di cose, Makoto. Perché i Giganti compaiono sempre in sette? Per noi non significa nulla, ma magari il numero sette ha qualche significato.--

--Sette è il numero di membri di un certo tipo di squadre. Questa è la prima cosa che mi viene in mente. Quelli che avete purificato sembrano soldati, anche se non abbiamo ancora scoperto chi siano esattamente. Sembra che la contaminazione serva per creare i Piccoli, come se la sostanza 'succhiasse' le capacità e le caratteristiche di una persona per creare un corpo invulnerabile alle armi comuni.--

--Il risultato non sembra un granché.--

--No, ma forse è solo l'inizio del processo. Oppure è ancora in fase sperimentale.--

--Potrebbero essere mercenari.--

--Io non credo Saeko. Se l'idea è quella di contaminarli per ottenere dei soldati potenziati, il rischio è notevole. Le truppe mercenarie non possono buttare i loro uomini in questo modo. Da quello che abbiamo visto le persone contaminate perdono gran parte delle loro capacità.--

--Allora qualche esercito nazionale?--

--Più che altro qualche ramo deviato, Nagisa.--

--Siamo al punto di partenza.--

Sbottò la castana aprendo il frigorifero e prendendo una lattina.

--Volete una birra?--

--Ehi! Da quando ti sei messa bere?--

--Questo è succo. Ma abbiamo qualche birra per gli ospiti.--

Le due ufficiali accettarono di buon grado le lattine.

--E l'altra cosa che pensavi, Honoka?--

--Ti ricordi il primo Gigante, quello davanti alla scuola?-- --Certo. Non sembrava completo, come se dovesse finire di crescere.-- --Però prima abbiamo sentito una specie di boato.-- --Quindi sarebbe un proiettile che viene sparato e quando si apre la sostanza comincia a crescere?-- --Avrebbe senso. Ma non abbiamo mai trovato traccia di proiettili.-- --Forse perché non li abbiamo mai cercati.-- --Potrebbero anche non essere proiettili: vengono sparati così come sono.-- --E cominciano a crescere al momento dell'impatto perché si svegliano allora.--

Nagisa e Honoka si volsero verso le altre due e si bloccarono.

Saeko si copriva la fronte con la mano e Makoto stava facendo cenno di fermarsi.

Le due capirono subito di cosa si trattava.

--Scusate.--

--Chiederò ai nostri esperti se avevano considerato questa ipotesi. Probabilmente, con le cose strane che fa quella sostanza verdastra, non avranno preso in considerazione questa ipotesi.--

--Mi avete detto che qualcuno è rimasto contaminato dalla sostanza.--

Chiese Saeko.

--Esatto. Alcuni membri della squadra erano stati investiti da quella sostanza quando le altre Pretty Cure hanno distrutto uno dei Giganti e avevano cominciato a reagire in modo strano. Non si sono trasformati, ma qualche effetto lo hanno subito. Pensi che abbia importanza, Saeko?--

--Forse. Ci sono alcuni interrogativi da chiarire: primo, perché i prigionieri sono stati trasformati e i tuoi sottoposti no; secondo, da quanto mi avete detto le altre Pretty Cure hanno una specie di allergia per quella sostanza, ma non causa loro reazioni strane; terzo, perché a voi due non fa niente?--

--Qualche idea ragazze?--

--Le Pretty Cure sono protette dai Superpoteri, che siano della luce o meno non cambia.--

--E quella sostanza probabilmente agisce per accumulo, ne occorre una certa quantità; oppure deve essere trattata in modo specifico per causare la trasformazione.--

--E voi due invece?--

Ci fu un attimo di indecisione prima che rispondesse Honoka.

--Beh, noi due siamo già state contaminate da Dark e Light. Su di noi non fanno effetto altre contaminazioni. Lo sai.--

--Aspetta un attimo. Come fa a saperlo Makoto? Cosa avete combinato?--

Chiese leggermente allarmato la poliziotta.

--Non ti scaldare Saeko. Quando abbiamo riunito la squadra per questa emergenza abbiamo pensato anche a loro. Potrebbe accadere che debbano combattere in posti pericolosi, dove potrebbero esserci sostanze tossiche. Abbiamo fatto alcuni test per vedere se c'erano reazioni allergiche; e anche per prepararle ad eventuali intossicazioni. È stato allora che ci siamo accorte che loro sono immuni alla maggior parte delle sostanze.--

--Non me l'avete mai detto. Quindi sareste invulnerabili?--

--Invulnerabili proprio no, lo sai anche tu. Solo che la soglia di effetto è altissima. Quello che farebbe effetto a loro ucciderebbe qualche centinaio di persone. Tuttavia alcuni tipi di danni li subiscono ugualmente.--

Saeko sospirò: la sua amica aveva agito in modo corretto, doveva aspettarselo da lei. E conoscendo anche le ragazze, doveva aspettarsi che le avrebbero dato corda.

--D'accordo. Ammettiamo che le sostanze normali non vi fanno niente. Come potete essere sicure che quella robaccia verde è comunque innocua per voi? Con l'allenamento che seguite avete superato la debolezza e gli effetti collaterali della vostra contaminazione, ma sapete che c'è e che aumenta progressivamente. Non potrebbe essere lo stesso per questa sostanza? Potrebbe addirittura accelerare il processo.--

Fu Nagisa a rispondere, con voce fredda e gli occhi completamente neri.

--Sentiamo perfettamente la corrosione e a che punto si trova. E sentiamo che siamo immuni alla 'verdaccia'. Ma questa immunità dipende dal modo in cui siamo legate ai Grandi Fulmini e ai Superpoteri.--

--In pratica la stessa corrosione ci protegge.--

Saeko abbassò gli occhi, dispiaciuta.

--Ciò che vi protegge è anche ciò che vi uccide.--

--Puoi metterla in questo modo, se vuoi.--

Rispose tranquilla Honoka.

--Siete anche in grado di stabilire quanto...--

--Quanto ci resta? No. Non arriviamo fino a questo punto. Dipende anche da quanto combatteremo in futuro.--

Makoto guardò entrambe con attenzione, ma non vide traccia di esitazioni.

--Sarebbe meglio se non vi trasformaste, ma purtroppo sembra che solo la vostra Terapia Arcobaleno abbia effetto sui soldati contaminati. I tentativi delle altre sono stati piuttosto deludenti.--

--Forse perché non sanno ancora tutta la verità. Impegnandosi molto di più forse...--

Aggiunse Saeko.

--Credo che Passion, Dream e qualche altra sospettino già qualcosa. Ma non dipende dall'impegno che ci mettono. La mia impressione è che la 'verdaccia' sia sensibile ai nostri poteri di purificazione. Forse perché anche noi siamo contaminate da qualcosa.--

--Che cosa suggerite?--

--Niente. Dobbiamo intensificare le indagini, tutto qui.--


--Come avevi detto, Black? Dobbiamo solo intensificare le indagini?--

Chiese l'ufficiale ad una delle due ragazze presenti che indossavano una tuta tattica completa di casco integrale. Non era la prima volta che le due indossavano quelle tute, che tra le altre cose avevano il vantaggio di nascondere le loro identità. Solo quelli della squadra sapevano chi erano veramente; per tutti gli altri erano solo “Black” e “White”, raramente Cure Black e Cure White.

--Ehi, io il mio suggerimento lo avevo dato. Che ne sapevo che fosse così complicato? E poi, scusa Maggiore, ma mi sembra di aver fatto qualcosa anche io. Non sarò all'altezza di White, ma ho cercato di essere utile.--

--Purtroppo non è abbastanza.--

--Scusami tanto. Ma questo non è il mio campo. Dovrei essere là fuori ad abbattere Giganti e Piccoli.--

--Tutta da sola?--

--Oh, senti: sai benissimo quello che possiamo fare. Tenerci qui non ha molto senso.--

--Ha un senso: è un ordine, Black. Quindi torna su quei monitor e controlla la situazione. White si occuperà degli aggiornamenti.--

Cure Black soffocò una protesta.

--Agli ordini, Maggiore.--

La sala operativa si svuotò lentamente, e solo nel tardo pomeriggio rimasero da sole.

--Bene: adesso che siamo sole, vuoi spiegarci qualcosa, Maggiore?--

--Com'è la situazione, Black?--

--Com'era cinque minuti fa. In questa zona non c'è nulla, a parte quel laboratorio abbandonato.--

--E là dentro è tutto deserto e abbandonato. La traccia che abbiamo seguito era falsa.--

Aggiunse Honoka, altrettanto stanca della situazione ma meno scortese.

--Questo lo sapevamo anche prima, White. Ma dovevamo averne la certezza. Adesso possiamo restringere il campo nell'altra zona. E possiamo essere quasi certi che là troveremo qualcosa.--

--Non intendevo questo, Maggiore. Perché ci hai tenute qui? Potevamo fare la ricognizione noi: ormai abbiamo imparato e saremmo state molto più veloci.--

--Lo so. Ma ognuno ha il suo compito.--

--Il nostro compito è combattere, non fare indagini. O sostituire i tuoi tecnici quando fanno finta di non stare bene--

Lo sfogo di Black ottenne solo un sorriso ironico del Maggiore.

--Ti sei calmata, Nagisa?--

--No. È da dieci giorni che ci tieni al guinzaglio con delle scuse. Cosa c'è sotto?--

--Niente di particolare. Voglio solo vedere se sapete davvero cavarvela. Combattere è la parte facile, dovreste saperlo ormai.--

--In questi ultimi mesi ti abbiamo dimostrato quello che sappiamo fare. Non puoi pretendere che siamo all'altezza degli altri della squadra nei loro compiti: hai scelto i migliori.--

Rispose Honoka, palesando la sua irritazione.

--Lo so, e tutto sommato non ve la cavate male.--

--E allora dicci la verità.--

La donna guardò entrambe le Pretty Cure, ma non notò niente di particolare, a parte che i loro occhi erano sempre più neri, o bianchi, così come i loro capelli.

--D'accordo: la verità è che dieci giorni fa avete avuto un malore.--

Le due amiche sbiancarono di colpo.

--Siete cadute a terra come due sacchi di patate e ci siete rimaste per qualche minuto. E prima che accampiate scuse: lo so perché vi ho viste io.--

Osservò le due con attenzione, cercando di ignorare l'inquietudine che provava osservando degli occhi completamente neri o bianchi.

--È per questo che ho ordinato delle analisi per tutti: ho fatto finta che ci fosse un rischio di contaminazione, così voi non avreste fatto storie. E l'ho fatto anche per sapere se qualcosa avesse avuto effetto solo su di voi, giusto per stare sul sicuro. Bene, non abbiamo riscontrato nulla, e per voi ha quasi senso, ma significa anche che c'è una sola spiegazione.--

Ancora il silenzio fu l'unica risposta.

--Black, White... Anzi: Nagisa, Honoka, ditemi la verità. La contaminazione si è aggravata?--

--Anche se fosse? Cosa pensi di fare? Tenerci fuori? Ci siamo trasformate il minimo indispensabile di volte, ma continueremo a farlo quando sarà necessario.--

--Non c'è un'altra soluzione?--

--Dopo tutto questo tempo dovresti saperlo, Makoto: per distruggere quei cosi sono necessarie le Pretty Cure, e per purificare i soldati ormai possiamo intervenire solo noi. Non ci sono soluzioni alternative.--

--Possibile che la vostra Regina non abbia qualche idea?--

--Teoricamente si potrebbe usare un oggetto particolare che faccia da catalizzatore e che potrebbe essere usato dalle altre.-- --Era un oggetto costruito moltissimo tempo fa per le prime Pretty Cure. Sfortunatamente non è stato ritrovato.--

--Ma allora...--

--Non pensarci nemmeno: per costruirlo venne impiegato un bel po' di tempo. Molti anni. Provare a rifarlo adesso sarebbe inutile.--

--Cure Passion, Cure Dream, Cure Bloom e Cure Egret mi hanno chiesto se state bene. Hanno notato qualcosa di strano in voi. Cioè, di molto più strano di quello che avevano notato in precedenza.--

--Lo sappiamo.--

--Cure Egret e Cure Bloom sono molto preoccupate. C'è qualcosa di particolare che vi lega a loro?--

--Una vecchia storia.--

Rispose amara Nagisa.

--Non è necessario rivangarla adesso.--

Troncò il discorso Honoka.

--Come volete. Ma come pensate di fare? Mi rendo conto del vostro problema, ma mi rendo conto dei miei ordini. Usare la Terapia Arcobaleno su più persone invece che su una sola cambia qualcosa?--

--Non più di tanto.--

--Stai pensando di far catturare i Piccoli dalle altre e poi portarceli tutti assieme?--

--Qualcosa del genere. Problemi?--

--Come li trattieni?--

Makoto non rispose subito: l'idea che aveva esposto le era appena venuta in mente, ma non l'aveva ancora analizzata. L'obiezione di Honoka non era sbagliata: solo le Pretty Cure riuscivano ad abbattere i Piccoli; non c'erano prigioni adatte che potessero trattenerli in attesa di una purificazione in massa.

--La situazione di qualche giorno fa non fa testo.--

Riprese Nagisa chiudendo il casco e avviandosi fuori della tenda.

--Come sarebbe a dire?--

--Ricordati il nostro accordo: decidiamo noi se e quando intervenire.--

--E non crolleremo certo in mezzo ad uno scontro.--

Makoto dovette annuire: che stessero male o che fossero ad un passo dalla fine, erano ancora le loro uniche carte da giocare per scoprire qualcosa.

Anche se i soldati catturati finora erano stati inutili, sembrava che avessero subito il lavaggio del cervello, non si poteva escludere che qualche altro prigioniero non si dimostrasse utile.

Inoltre le altre Pretty Cure non riuscivano a purificare i soldati: per quanto ci provassero i loro poteri non riuscivano a dissolvere quella sostanza, che Nagisa aveva ribattezzato “verdaccia”, senza distruggere anche il corpo ospite.

Per fortuna la prima volta erano intervenute Black e White, altrimenti forse le loro colleghe avrebbero ucciso il prigioniero. Ed avere delle Pretty Cure in crisi era l'ultima cosa che serviva.

Makoto sospirò: anche senza tutte queste considerazioni sapeva che non poteva fermare Nagisa e Honoka. La volontà che trasmettevano con quei loro occhi inquietanti piegava anche la sua, senza contare che nessuno avrebbe potuto fermarle se avessero deciso di agire diversamente.

Se non altro aveva guadagnato dieci giorni.


L'esplosione che investì l'elicottero rischiò di farlo precipitare.

A quanto pareva erano arrivati in qualche posto importante: i Giganti presenti ne erano la prova.

--Chiama le altre.--

L'ordine venne da Nagisa, ma l'operatore non esitò a mandare il segnale indicato.

Intanto Honoka aveva già aperto il portello.

--Coordina il trasporto delle altre e organizza la sicurezza.--

Makoto annuì semplicemente.

--White, Black. In bocca al lupo.--

--Crepi.--

Saltarono giù tenendosi per mano e trasformandosi durante la caduta.

Contavano di abbattere il primo gigante con quell'attacco di sorpresa, ma quest'ultimo si mosse con insolita prontezza.

Pur sorprese le due guerriere tornarono subito alla carica, ma questa volta i movimenti dei Giganti erano molto più fluidi e coordinati del solito.

Saltando in mezzo a loro riuscivano a metterli in difficoltà, ma non riuscivano a mettere a segno colpi efficaci.

--Cinque minuti prima che il resto del gruppo arrivi.--

--Roger.--

Black e White comunque non tentarono di prendere tempo: sentivano che era pericoloso.

--Cavolo! Si muovono troppo in fretta.-- --Sembra che anche loro si siano allenati.-- --Piuttosto direi che chi li guida è migliorato.-- --Ho avuto la stessa impressione.--

Si interruppero per evitare la controffensiva dei Giganti.

--Allora è meglio farli fuori in fretta.-- --No. Aspettiamo. Se chi li guida è migliorato, forse possiamo ricavare qualche informazione.-- --D'accordo. Staniamolo.--

Continuarono a combattere con maggiore difficoltà, come se i Giganti riuscissero a metterle in gravi difficoltà.

Le altre Pretty Cure arrivarono nei tempi previsti, ma anche loro si trovarono in difficoltà contro quei Giganti: evidentemente la loro particolare sensibilità veniva aggravata dalla grande quantità di “verdaccia”.

Finalmente però ne riuscirono ad abbattere due.

Stavano ancora esultando quando apparve uno dei Piccoli.

E subito si dimostrò un avversario molto più pericoloso.

--Dobbiamo eliminare alla svelta i Giganti, oppure siamo spacciate.--

Richiamarono i Grandi Fulmini e scagliarono il Vortice contro il gigante più vicino.

Il mostro però si spostò all'ultimo istante schivando l'attacco.

Tuttavia le guerriere non si preoccuparono e con maggiore determinazione aumentarono la stretta delle loro mani. Il Vortice incredibilmente deviò dalla sua traiettoria e andò a colpire un secondo Gigante.

--Questo non me lo sarei mai immaginato.--

La voce forte, profonda e distorta proveniva dal Piccolo.

Rimasero tutte sconcertate, ma Black e White annuirono.

--Pensate voi ai Giganti.-- --A questo pensiamo noi.--

Dall'elicottero Makoto poteva seguire i vari scontri, ma si concentrò su quello di Black e White.

Per quanto le avesse fatte allenare, singolarmente esprimevano forse un terzo della loro forza, e a quanto pareva lo sapeva anche quel Piccolo, che combatteva cercando di tenerle separate.

Tuttavia l'impegno di quello scontro doveva influire sul controllo dei Giganti, perché si dimostrarono ora molto più gestibili, anche se sempre molto agili.

Ad un certo punto il Piccolo si trovò in posizione favorevole e calciò in aria a tutta forza Black.

Se il pilota non fosse stato più che attento la ragazza sarebbe stata ridotta a pezzi dalle pale del velivolo, ma fortunatamente inclinò il mezzo in tempo.

Black comunque urtò violentemente la fiancata, sbalzando indietro l'elicottero e proiettando fuori Makoto e l'operatore.

L'operatore restò a penzoloni, fissato alla corda di sicurezza, mentre il maggiore riuscì ad aggrapparsi al pattino del mezzo.

Era una posizione scomoda, ma poteva ancora seguire la battaglia.

Quasi tutte le Pretty Cure si erano bloccate vedendo l'impatto.

White invece accusò un colpo violento, ma riuscì a difendersi da tutti i successivi.

Per un istante Makoto fu distratta da un pensiero estraneo alla battaglia.

Sebbene le due avessero uno stile molto simile, Cure White preferiva i colpi volanti; ma soprattutto aveva una grazie nei movimenti che sembrava danzasse, anche se in realtà la sua difesa era impenetrabile.

Ma tutto questo durò pochi istanti.

Anche se il pilota manteneva l'elicottero inclinato, Cure Black scivolò giù, afferrandosi all'altro pattino.

Per un lungo momento la donna poté osservare la giovane: la bocca era sporca di sangue, così come altre ferite macchiavano il nero del suo costume, ma i suoi movimenti erano agili come al solito; probabilmente aveva usato la sua facoltà di bloccare completamente il dolore. Ma soprattutto vide i suoi occhi, stranamente del colore naturale.

Qualunque cosa avesse pensato di fare, o di dire, la ragazza aveva già eseguito una capriola per usare il fondo del velivolo come appoggio e piombare contro il Piccolo.

White era l'eleganza e Black era la forza, ma in quel momento il termine esatto era furia.

Per quanto il nemico fosse ben addestrato, veloce, agile e potente, si ritrovò in balia di una belva che difende il suo cucciolo.

Era un paragone calzante, pensò Makoto, notando anche che i Giganti si erano fermati: un facile bersagli per le altre Pretty Cure.

Il Piccolo invece veniva incalzato con colpi sempre più pesanti e non trovava modo di replicare o fuggire nella combinazione perfetta di Black e White.

L'ultimo colpo infine lo fece crollare.

Black forse avrebbe voluto infierire, ma White la tenne saldamente per la mano senza parlare.

Infine le due amiche cambiarono posizione.

--Gran Fulmine Nero.-- --Gran Fulmine Bianco.-- --Terapia Arcobaleno delle Pretty Cure.--

Il lampo iridescente come al solito sembrò implodere verso il loro bersaglio e dopo pochi attimi scomparve, rivelando un altro soldato svenuto.


La prima cosa che vide Nagisa aprendo gli occhi fu un soffitto bianco.

Poi vide Honoka addormentata che le teneva una mano.

Solo allora si rese conto di essere più o meno completamente bendata.

--Come ti senti?--

Honoka aveva percepito all'istante il suo risveglio.

--Piuttosto male.--

--Lo immagino.--

--Tu invece? Vedo una fasciatura.--

--Qualche costola incrinata. Per fortuna sei arrivata a salvarmi: un altro colpo e mi avrebbe uccisa.--

--Ti stavi difendendo bene.--

--Diciamo che è andata bene.--

--Aggiornami.--

--Il soldato che abbiamo purificato è stato identificato: si tratta di un tenente delle Forze di Difesa.--

--Uno dei nostri?--

--Esatto. A quanto ha detto il generale, che mi ha fatto un breve riassunto, si tratta di un ufficiale messo in un ufficio per manifeste turbe psichiche che è stato convinto a collaborare con un laboratorio sperimentale per creare un super soldato.--

--Come avevamo pensato. E la 'verdaccia'?--

--L'idea di Bakui è che si tratti di scorie raccolte da uno dei nostri combattimenti. Oppure materiale fornito da qualche vecchio nemico. Comunque stanno ancora raccogliendo dati e ci terranno informate in caso di novità.--

--Quindi stanno già intervenendo presso il laboratorio?--

--Purtroppo no: il tenente ha le idee piuttosto confuse e i suoi superiori hanno fatto un buon lavoro di copertura. Ma i nostri sono molto fiduciosi. Anche che tu ti rimetta in sesto.--

--Che cos'ho esattamente?--

--Qualche costola rotta, stiramenti e lussazioni, per la maggior parte. Oltre ovviamente a contusioni varie. Avevano qualche dubbio sugli organi interni, visto che avevi sputato sangue, ma quelli sembrano a posto. Intendono fare qualche altro esame per essere sicuri. Hai dormito per due giorni, per la cronaca io mi sono svegliata stamattina, e adesso devi dormire.--

--Allora ne approfitto.--

--Vado a dormire anche io: sono stanchissima.--

--Honoka.--

--Si?--

--Questo è un ospedale militare?--

--Si. Ci hanno portate qui con l'elicottero subito dopo la battaglia. Tu eri svenuta e io mi reggevo a stento.--

--Chi altro sa delle nostre condizioni?--

--Solo le altre ragazze, la squadra e ovviamente il Generale.--

--Siamo sicuri che non ci sia altro?--

C'era una nota di preoccupazione nella sua voce.

Honoka esitò un attimo, ma poi si chinò su di lei per guardarla dritta negli occhi.

--Le operazioni per rimetterti in sesto sono state un po' complicate perché anche svenuta continuavi a tenere bloccato il dolore, ma perché questo fosse un problema dovrai chiederlo ai medici. Anche gli esami fatti in quel momento davano risultati assurdi, così li hanno ripetuti. Gli ultimi li hanno fatti un'ora fa, ma non so ancora nulla. Per questo hanno voluto fare gli stessi esami anche a me, per avere un confronto. Ma non so quanto siano stati utili.--

--Avevi parlato solo di lussazioni e fratture.--

--Una frattura nel posto sbagliato può fare parecchi danni. Così come un urto violento. E io ho detto 'per la maggior parte': c'erano anche ferite più o meno profonde. Il timore era che avessi subito dei danni agli organi interni.--

--Anche se blocco il dolore riesco comunque a sentire il mio corpo: se avessi subito un danno interno me lo sentirei.--

--Certo, ma lo terresti nascosto. Fidati: una persona normale sarebbe come nuova in un paio di mesi.--

--E noi?--

--I medici parlando di tre settimane, ma secondo me ci metterai molto meno.--

--Grazie Honoka.--

Scese un silenzio tranquillo tra le due.

--Stavo pensando che nemmeno Valdés ci aveva conciate così male.--

--Già.--

--Quindi la spiegazione è una sola.--

--Corrosione.--

Sussurrò Honoka.

--Mi è passato il sonno. Vado a fare una passeggiata.--

La ragazza si alzò lentamente, cercando di capire esattamente quanto fosse ferita e in breve tempo si vestì.

--Vengo con te Nagisa.--

Honoka impiegò pochi minuti per prepararsi ed entrambe si diressero all'uscita.

--Ehi! Dove credete di andare?--

La voce di un medico le fece voltare.

--Non potete andarvene in giro. Anzi: dovreste restare in camera.--

--Ci porti il modulo per le dimissioni: non ha senso restare qui.--

--Ma non vi rendete conto che...--

Il medico si zittì appena vide gli occhi delle due.

--Va... va bene. Vi preparo subito i documenti.--

--Ci prendiamo noi la responsabilità, dottore.--

Aggiunse conciliante Honoka.

--Ma guarda. Non sapevo che ci fosse un ospedale nel quartier generale.--

--Perché non hai studiato tutto il materiale che ci hanno fornito.--

--Ehi! Sai benissimo che studiare non è il mio forte.--

--Secondo me a volte fai finta di annoiarti.--

--Cioè in realtà sarei una secchiona come te? Guarda che mi offendo.--

Passeggiarono tranquillamente, come due ragazze qualsiasi.

--È un vero peccato che Akane abbia cambiato città: avrei mangiato volentieri qualcuno dei suoi Takoyaki.--

--E avrei rivisto volentieri anche Hikari. Anche senza Superpoteri resta una cara amica.--

--Vero. Ma ha preferito seguire Akane e aiutarla a crescere suo figlio.--

--L'avrei rivista volentieri un'ultima volta.--

--Ti dispiace, Nagisa?--

--Mi dispiace per te. Ho come l'impressione che la corrosione proceda più in fretta a causa delle mie condizioni: se combattessi con maggiore attenzione mi ferirei meno.--

--Non è così, lo sai benissimo. Mi chiedo anzi come fai a combattere ridotta come sei: le tue ferite impiegano sempre più tempo per guarire. Certo paragonata alle persone normali guarisci ad un velocità notevole, ma rispetto al solito sei lentissima. E bloccare il dolore...--

--In realtà lo blocco raramente. Penserai che sono una stupida masochista, ma a volte è piacevole sentire il dolore scorrere nelle vene e pulsare fino ad essere quasi insopportabile. Mi fa capire di essere ancora viva.--

--Contro il Guardiano avrei dovuto impegnarmi di più: se tu non fossi finita contro il serbatoio delle Schegge di Tenebra non saresti rimasta contaminata da Dark.--

--Ma forse sarebbe stato peggio. Mi dispiace invece che tu sia stata investita da Light.--

--Ehi! Siamo sempre in coppia. Non potrei desiderare di meglio.--

--Grazie Honoka.--


Rientrarono negli alloggi verso sera.

--Accidenti a voi. Dove eravate andate?--

--A farci un giro, Makoto.--

--Ah si? Ve ne andate senza dire niente a nessuno? E se ci fosse stata un'emergenza?--

--Potevi chiamarci sul cellulare.--

--E se vi foste sentite male?--

--Avremmo chiamato.--

Le ragazze erano tranquille, ma l'agitazione del maggiore le fece preoccupare.

--Vuoi spiegarci cosa succede?--

--Succede che vi ho lasciato troppa corda. Non potete andare e venire come se niente fosse.--

--Abbiamo accettato un accordo con voi per reciproco interesse. Ma non siamo diventate militari. E nemmeno schiave o cavie da laboratorio.--

Replicò con fermezza Honoka.

--Questo è vero. Ma nell'accordo sono comprese anche delle regole da rispettare. E voi due vi siete dimostrate delle irresponsabili.--

--Ascoltami bene Makoto. Abbiamo fatto tutto quello che ci hai chiesto, anche quello che non c'entrava niente con le battaglie. Abbiamo seguito le tue direttive senza discutere; certo, i tuoi allenamenti ci hanno aiutato parecchio, ma sono serviti soprattutto a non sprecare qualcuno dei tuoi soldati.--

Lo schiaffo della donna troncò la replica di Nagisa.

--Non osare Nagisa! Chi credi di essere? Questa è una vera guerra, non c'è posto per gli eroi.--

La ragazza non fece una piega.

--Non c'è posto per gli eroi? Hai ragione. Ti servono solo due burattini da usare per spianare il campo.--

La donna afferrò la maglietta della bionda, ma esitò prima di colpirla.

--Perché esiti? Ti fa male la mano? Non lo sento nemmeno lo schiaffo di prima, pensi che ti servirebbe darmene un altro? Oppure sai che siamo solo delle pedine.--

Makoto rimase immobile.

Honoka intervenne cercando di calmare la situazione.

--Vorresti farci credere che non ci hai fatto seguire? Sono sicura che hai chiesto a Saeko di tenerci d'occhio tramite gli agenti di polizia. E se ci fosse stata un'emergenza ci avresti recuperate al volo; non sarebbe la prima volta. Ti preoccupi davvero delle nostre condizioni?--

Makoto si ricompose.

--Si. Mi preoccupo perché non state bene.--

--Te lo ha già detto Nagisa: arriveremo fino in fondo.--

--Accidenti a voi! Non vi rendete nemmeno conto...--

--Di che cosa? Ti hanno forse dato l'esito degli esami che ci hanno fatto? Ti sei spaventata perché secondo i medici siamo spacciate?--

La donna inorridì alla completa indifferenza con cui parlava Honoka.

--Voi due... Voi due...--

--Non abbiamo bisogno di esami per sapere in che condizioni siamo.--

--I medici hanno rilevato dei valori molto strani: secondo loro dovreste stare a riposo assoluto e fare una robusta cura ricostituente. Per iniziare.--

--Makoto, sai benissimo che non servirebbe a nulla.--

--Honoka ha ragione. E se la nostra esperienza e il nostro sesto senso hanno ragione, appena scoprirete dov'è questo laboratorio dovremo attaccare con tutte le nostre forze. Hanno tirato fuori questo tenente solo adesso: non possiamo rischiare che ci siano altri soldati a questo livello.--

--Come accidenti fate ad essere così tranquille?--

--Perché ti stupisci? Con la tua esperienza immagino che abbia incontrate persone in condizioni simili alle nostre.--

Makoto annuì.

--È vero. Ma ognuna di loro era rassegnata, o arrabbiata, o frenetica, oppure in pace. Voi due invece... è come se per voi il momento... non...--

Tacque, incapace di esprimere quello che pensava.

--Non pensarci.-- --Come noi non ci pensiamo.-- --Se ci sarà un dopo.-- --Ci penseremo allora.--

Il silenzio che cadde era stranamente tranquillo, come se non ci fosse posto per la tristezza.

--Volete... volete salutare qualcuno?--

--Abbiamo lasciato delle lettere. Le troverai quando dovrai sgombrare il nostro alloggio. Per il resto, ci affidiamo a te e Saeko.--

Qualcuno bussò alla porta.

--Avanti.--

--Sergente! Ci sono novità?--

--Ho i documenti richiesti. Inoltre il generale chiede la sua presenza in ufficio. Ha detto di riferirle che ci sono novità da analizzare con attenzione.--

--D'accordo. Andiamo. E voi due... non andate in giro senza avvertire.--

Aggiunse quasi chiedesse un grosso favore.

--D'accordo.--

--Maggiore: posso parlare in privato con loro?--

Makoto esitò, ma annuì lasciando la stanza.

--Sergente? Qualche problema?--

Chiese Honoka vedendo che il sergente restava in silenzio.

L'ufficiale cominciò esitante.

--Ecco. Poco fa vi ho sentito mentre discutevate ad alta voce con il Maggiore.--

In fondo tutta la squadra sapeva chi erano Black e White; molti forse conoscevano i dettagli della loro collaborazione; ma nessuno sapeva quali fossero le loro reali condizioni.

--Ci spiace avervi disturbato.--

--No. Anzi. Sono io che mi scuso: in tutto questo tempo ho sempre mantenuto un atteggiamento diffidente verso di voi, supponendo che potevate permettervi di rischiare più di tutti perché, a parte qualche lieve ferita, non correvate particolari rischi.--

--Beh, in un certo senso avevate ragione: possiamo permetterci certe cose perché possiamo sopportare molto più di voi.--

--Tuttavia, pur senza conoscere i dettagli, abbiamo avuto, tutti noi, un atteggiamento piuttosto negativo verso di voi.--

--Immagino che sia normale quando due novellini entrano in una squadra affiatata.--

--Questo si. Ma...--

Questa volta fu Nagisa a replicare.

--Niente ma. Invece sono io che devo ringraziarti: se non avessi spostato l'elicottero mi avresti triturato.--

--Era il minimo che potessi fare.--

--E lo stesso vale per noi.--

Il sergente non riusciva a capirle: parlavano con indifferenza di quello che avevano rischiato e neanche sapere che non sarebbero vissute a lungo sembrava scalfirle.

--Come fate? Vi ho sentite dire al Maggiore che non ci pensate, ma è impossibile! Davvero non avete paura di morire?--

--Perché: tu hai paura di morire?--

--Maledizione. Si! Ho paura di morire. È normale no?--

--Allora forse non dovresti fare questo lavoro, non ti sembra?--

--Un accidente. La paura mi mantiene attento. E anche se so che è rischioso, non è affatto detto che morirò. Voi invece...--

--Noi siamo un caso a parte.--

--Consideraci dei mostri, se ti fa stare tranquillo.--

Gli occhi delle due amiche stavano cambiando colore, così il sergente decise di lasciar cadere il discorso: non sarebbe mai riuscito a sopportare i loro sguardi minacciosi.

--Scusate se vi ho disturbato.--

--Solo una cosa: non raccontare a nessuno quello che hai saputo. Chiaro?--

La voce fredda di Nagisa incuteva timore.

--Lo hai spaventato Nagisa. In fondo era solo preoccupato per noi.--

--Mi faccio una doccia e poi andiamo a mangiare.--

Rispose sviando il discorso.

--Ricordati che quei cerotti si sciolgono con l'acqua troppo calda. Io mi faccio un bagno. Chiamami quando hai finito.--

--Va bene.--

La mensa era quasi deserta, data l'ora non era strano, ma per abitudine presero un tavolo d'angolo lontano da tutti.

--Ora che ci penso è strano: a scuola ho sempre cercato i tavoli centrali.--

--È vero: eri sempre al centro di ogni attività. Makoto ci ha insegnato che è più prudente prendere posizioni vicino ai muri, per essere più protette, ma non credo sia normale cambiare così abitudine. In fondo diversi membri della squadra sono certamente più addestrati di noi, e hanno anche più esperienza, eppure si siedono sempre ai tavoli centrali.--

--Chissà: forse vediamo questo posto come estraneo e non vogliamo inserirci troppo. Anche se sono passati quasi tre mesi, qui praticamente non conosciamo nessuno. Certo loro sanno chi siamo e noi sappiamo quali sono i loro compiti, ma non c'è altro.--

--Vorresti andare a mangiare da un'altra parte?--

--Forse Makoto non sarebbe contenta.--

--Adesso ti preoccupi della sua reazione Nagisa?--

--Non proprio. È solo che sono stanca.--

Guardò l'amica, che annuì: comprendeva benissimo a cosa si riferiva.

--Posso unirmi a voi?--

--Capitano. Prego. Solo che non siamo molto di compagnia stasera.--

--Ho sentito dire che il Maggiore vi ha strigliate.--

--Voci che girano.--

Si limitò a commentare Honoka.

--Voi due come vi sentite?--

Due paia di sguardi indagatori si fissarono sul capitano.

--Ha saputo qualcosa?--

--A che proposito? So che eravate ricoverate in ospedale per i postumi dello scontro e adesso vi trovo qui. O hanno esagerato sulle vostre condizioni oppure avete deciso di non curarvene.--

--Un po' e un po'.--

Replicò dopo un po' Nagisa.

Il Capitano le aveva sempre trattate in modo piuttosto familiare, a volte contrastando Makoto per lasciare loro un po' di respiro, e con lui non riuscivano ad essere brusche. Anche quando erano particolarmente irritate lui non si scomponeva. Forse per questo si trovavano in difficoltà a parlare con lui: si comportava sempre in modo diverso dagli altri.

--Non dovreste ignorare le vostre condizioni: per quanto siate forti potrebbero mettervi in difficoltà.--

--Lo sappiamo. Ma non è niente di troppo grave. Tra qualche giorno saremo come nuove, giusto in tempo per il prossimo scontro.--

--Sapete qualcosa?--

--Sappiamo che Makoto è stata convocata dal generale e che stanno interrogando l'ultimo prigioniero. Immagino che a breve sapremo da dove saltano fuori quei Giganti e a quel punto chiuderemo la partita.--

--Ci sperate davvero?--

--In che senso?--

--Che tra poco colpiremo la sede del nemico?--

--Direi che tutti qui vogliamo finire presto questa storia.--

--Si certo. Ma finora abbiamo solo sconfitto Giganti senza cervello. Credete davvero che con le ultime informazioni potremo chiudere la storia?--

--Dobbiamo crederci.--

Ammise Nagisa.

--Perché?--

--Non abbiamo tempo.--

Rispose dopo una lunga pausa Honoka.

Il Capitano non fece una piega.

--Lo avevo immaginato. Dalle vostre conversazioni, con il Maggiore e tra di voi, e dai suoi commenti avevo capito che si trattava di qualcosa di grave.--

Le due amiche non risposero.

--Anche molti altri nella squadra hanno capito qualcosa. Con voi però è difficile parlare.--

Ancora nessuna risposta.

--C'è una cosa che vorrei chiedervi. Non avete qualche rimpianto?--

--Rimpianti? Che rimpianti dovremmo avere?--

Nagisa fu la prima rispondere, dopo un lungo momento. Ma la sua risposta non smosse l'espressione del Capitano.

Guardò Honoka, che semplicemente si concentrò sul piatto.

--Abbiamo parecchie cose da rimpiangere, ma non possiamo farci niente. Tutti i nostri poteri non possono cambiare le cose. Quindi tanto vale non pensarci.--

La sua risposta era amara, ma la sua voce era sicura.

--L'ho pensato altre volte guardandovi. Il nome di Leggendarie Guerriere vi calza a pennello.--

Nagisa sospirò.

--Cos'è questa specie di interrogatorio, Capitano? Vi ha mandato il Maggiore per sondarci? Oppure è il vostro modo di dire addio?--

I suoi occhi erano nuovamente neri e la sua voce suonava aggressiva, tanto da spaventare il Capitano per una volta.

--Vi lascio.--

Continuarono a cenare in silenzio per un po'.

--Vuoi tagliare tutti i ponti Nagisa?--

--Almeno non mi faranno pensare a quello che perderò.--

--Sei pessimista.--

--Perché, tu pensi che supereremo anche questa?--

--La speranza è l'ultima a morire, no?--

Nagisa sorrise, gli occhi nuovamente normali.

--Sei sempre la solita Honoka. Cosa farei se non ci fossi tu?--

--Quello che fai sempre: stringere i denti e andare avanti.--

--Senza di te?--

--Ci riusciresti.--

--Non credo proprio. Comunque è un discorso inutile. Siamo qui insieme, e andremo avanti insieme. Fino alla fine.--

--Fino alla fine.--


La base operativa ferveva di attività e diversi elicotteri erano pronti a partire.

--Allora Generale, quali notizie ci porta?--

--Abbiamo individuato il laboratorio. Tuttavia non possiamo sapere con certezza quanti avversari troveremo. Potremmo trovare Giganti, Piccoli normali, Piccoli speciali come il tenente Ham, e semplici soldati armati fino ai denti.--

--Sembra che sarà una battaglia molto impegnativa.--

--Dovrete stare più che attente: non siete invulnerabili e nemmeno antiproiettile. Noi cercheremo di coprirvi al meglio, ma dovrete fare la massima attenzione.--

--Come al solito.--

--Più o meno.--

--In che senso?--

Nagisa avvertì subito che qualcosa non andava, ma quando venne afferrata da ambo i lati rimase sorpresa.

Honoka subiva lo stesso trattamento.

--Voi resterete qui. Il Colonnello Kusanagi farà da collegamento con le vostre colleghe e gestirà l'attacco.--

--Ma generale...--

--Niente ma. La missione è troppo importante e non possiamo rischiare di vedervi crollare al momento sbagliato. Inoltre non abbiamo bisogno di purificare nessuno, le vostre compagne potranno abbattere quei Giganti senza tante difficoltà. Quindi è inutile che proviate ad insistere. Per sicurezza verrete rinchiuse in due stanze diverse.--

Fece un sorriso malizioso: ovviamente era al corrente del fatto che solo tenendosi per mano potevano trasformarsi.

Le due ragazze guardarono prima lui, poi si scambiarono un'occhiata e infine chinarono la testa cessando ogni resistenza.

--Molto bene. Comunque voi fate attenzione: sono fin troppo furbe per non tentare qualche trucco.--

Vennero condotte in due stanze da interrogatori e chiuse a chiave.

Anche se fossero state in piena forma, e non ancora convalescenti, non sarebbero riuscite a fuggire.

Dai vari rumori riuscivano comunque a farsi un'idea dei preparativi e quando tornò la quiete capirono che la missione era iniziata.

Senza di loro.

Per un po' girarono in tondo attorno al tavolo, poi decisero di sedersi in attesa di qualche novità.

A prima vista sembrava che si fossero messe comode e stessero fantasticando ad occhi chiusi, ma le guardie ebbero una sgradevole impressione: come se le due ragazze fossero completamente esaurite.

Non passò molto tempo prima che si riprendessero.

--Ehi. Si può avere qualcosa da mangiare?--

--Si può avere qualcosa da leggere, per cortesia?--

--Mi spiace ragazze. Ma il Generale ha dato ordini tassativi.--

--Saeko? Cosa ci fai qui?--

--Non mi pareva ci fosse un'altra sala per gli interrogatori.--

Scherzò Nagisa.

--Non sono agli arresta, scema. Ero passata per alcune questioni importanti e mi hanno informata sulla situazione.--

--Quegli stupidi sono partiti e ci hanno lasciate qui.--

--Lo hanno fatto per il vostro bene.--

--Si, come no. Sono solo dei malfidati che pensano possiamo schiattare a metà missione.--

La voce di Nagisa suonava allegra, ma Saeko sentì gli occhi farsi lucidi pensando a quanto poteva essere profetica quella frase.

--Comunque che ci fai qui? Oppure siamo già diventate delle pedine da scartare?--

--Non pensarlo nemmeno Honoka. Abbiamo ricevuto alcuni rapporti aggiuntivi, sollecitati da Makoto, e dovevamo discuterne. Ma il Generale ha deciso di anticipare i tempi.--

--Possiamo sapere di cosa si tratta?--

--Si tratta di rifornimenti di materiali chimici per il laboratorio.--

--E cosa hanno di straordinario?--

--Le quantità sono enormi, molto di più di quanto era stato prospettato in un primo tempo. Purtroppo non sono al corrente degli ultimi dati raccolti. Sembra che la Difesa voglia tagliar fuori la polizia.--

--Benvenuta nel club.--

Commentò acida Nagisa.

--Insomma Nagisa! Perché ce l'hai così tanto?--

--Ho un brutto presentimento.--

--E tu Honoka?--

--Anche io.--

Saeko esitò un istante.

--Siete talmente affiatate che potrebbe essere un trucco per farvi liberare.--

--Almeno facci leggere quei rapporti. Mandali a video su questi terminali.--

--D'accordo.--

La lettura dei documenti portò solo al rabbuiarsi delle loro espressioni.

--Avete trovato qualcosa?--

--Solo la conferma al nostro presentimento.--

--Potete spiegarvi meglio?--

--Per quanto ne sappiamo una delle prime cose che ha studiato quel laboratorio è il modo di coltivare le 'verdaccia'. Non sappiamo niente del metodo usato né delle reali necessità, ma, come hai detto, tutte queste sostanze chimiche sono troppe. Là dentro c'è molta più 'verdaccia' di quanto pensiamo.--

--Sempre che sia ancora là.--

Aggiunse Nagisa.

--Che vuoi dire?--

--Secondo questo rapporto sono stati consegnati anche una serie di veicoli elettrici del tipo usato per i controlli nelle condutture sotterranee. Da qui non possiamo controllare, ma tu puoi verificare se quell'edificio è collegato con le fognature, oppure se sono stati fatti dei lavori che potrebbero averlo collegato.--

--Datemi qualche minuto.--

--Allora?--

Chiesero ansiose in coro.

--Potrebbe essere come dite. Ma è solo un'ipotesi. Dobbiamo fare altri controlli.--

--E quando pensi di poterli fare? Saranno là fra poco.--

Replicò sarcastica Nagisa.

--Sapete anche voi che in questi casi vige il silenzio radio.--

--Certo. Ma dobbiamo avvertirli.--

--Si troveranno di fronte una forza superiore a quella che credono.--

--Dobbiamo raggiungerli al più presto.--

--E come pensate di fare?--

--C'era un elicottero che aveva dei problemi al motore: anche se è stato revisionato non credo l'abbiano usato. Con quello potremmo farcela.--

--In ogni caso dovete restare qui.--

--Cosa?-- --Hanno bisogno di tutto l'aiuto possibile.--

--Appunto. E voi due non date garanzie in proposito. Inoltre, anche se non avevano questi ultimi dati, dubito che non abbiamo preso in considerazione questa ipotesi. Conosco Makoto.--

--Tu conosci Makoto, ma il Generale aveva anche troppa fretta. Come fai ad essere sicura che hanno preso tutte le precauzioni?--

--Ti sbagli Nagisa. Conosco di fama anche il Generale. Per queste cose è molto prudente.--

--E il nostro presentimento?--

--Per quanto ne so potrebbe essere solo la vostra smania di combattere. Inoltre Makoto mi ha aggiornato sulla vostra situazione fisica.--

Non aveva bisogno di aggiungere altro.

--Non sarebbe la prima volta che combattiamo a rischio della vita.--

--Sentite: potete avere tutti i poteri che volete, ma non vi farò uscire da lì per sprecare la vostra vita.--

--Non la sprecheremo.--

La voce delle due era cambiata: c'era una sicurezza che spaventò l'ispettore.

--Cosa intendete dire?--

--Mipple e Mepple non sono stati abbastanza chiari, oppure tu non hai afferrato un punto.--

--Il Gran Fulmine Nero è legato a me, mentre quello Bianco è legato a Honoka.--

--Lo so. E allora?--

--Un Fulmine per ognuna di noi.--

Saeko impallidì, scossa da un'intuizione.

--Ma i Grandi Fulmini vi distruggeranno. Se vi tenete per mano il Fulmine di una protegge l'altra, anche se solo in parte. Avevo capito che funzionava in questo modo, e subite comunque dei danni. Ma così... Fermatevi.--

--È l'unico modo per convincerti.--

--Mettiti al riparo.--

Si appoggiarono al muro che divideva le due stanze, praticamente sullo stesso punto.

--Gran Fulmine Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...-- --A noi i Superpoteri della luce.--

Questa volta ci fu un'esplosione terribile, fortunatamente circoscritta.

Le vetrate erano andate in frantumi, ma nessuno era rimasto ferito.

Saeko si riprese subito e avanzò nella prima stanza.

Individuò Nagisa inginocchiata a terra che si stava riprendendo e attraverso il foro sul muro poteva vedere Honoka nelle stesse condizioni.

Anzi: nella stanza ora c'erano Black e White.

--Voi due siete delle pazze. I Grandi Fulmini avrebbero potuto uccidervi questa volta.--

--Ci farai la predica in volo. Andiamo.--

--La tua autorità ci sarà utile.--


--La mia autorità? Avete fatto tutto da sole! Certo che avete proprio spaventato i soldati della base.--

Saeko si interruppe: vide che le due guerriere avevano gli occhi chiusi ed erano come abbandonate, esauste: due bambole con i fili tagliati.

--Voi due cercate davvero di suicidarvi.--

--Ce lo hai già detto una volta.-- --E ti abbiamo risposto che non ne abbiamo la minima intenzione.--

La voce di Black e White era debole, ma ferma.

--Se anche vi addormentaste e decidessi di riportarvi indietro non servirebbe a niente. Ormai siete al limite. Vero?--

--Quasi. Abbiamo ancora un po' di margine.--

--Ma tu non pensare di fare scherzi.--

Saeko le guardò in silenzio: per quanto apparissero esauste sentiva che erano in guardia. E per la prima volta notò quanto i due colori che le caratterizzavano fossero intensi.

--Avete qualche rimpianto?--

Chiese con voce dolce.

--Tutti a chiederci se abbiamo rimpianti. Potremmo farti una lista lunga un chilometro.--

--Ma servirebbe a poco. Solo a farci venire paura.--

Rimasero in silenzio per il resto del volo.

--Ci siamo quasi.--

Istantaneamente le due amiche si alzarono.

--C'è un favore che vorremmo chiederti.--

--Dovresti riferire a Cure Bloom e Cure Egret che ci dispiace. Ancora e sempre.--

--E se mai in futuro si sentiranno meglio, chiediamo che ci concedano il loro perdono.--

L'ispettore guardò entrambe in cerca di altri dettagli, ma Black e White saltarono dall'elicottero.


Il loro arrivo inaspettato fu comunque salutato con gioia: il laboratorio era difeso da decine di Giganti e centinaia di Piccoli. Tra loro c'erano anche soldati addestrati che tempestavano di colpi chiunque tentasse di avvicinarsi.

Se i membri della squadra sprecavano colpi, le Pretty Cure, dovendo continuamente proteggersi, non potevano sferrare i loro attacchi con la massima potenza.

--Black, White, come avete fatto?--

Makoto era stupefatta.

--Ne parliamo dopo.--

--Dobbiamo togliere di mezzo i Giganti, no?--

--Ci sono anche parecchi Piccoli e almeno uno di speciale. Inoltre ci sono soldati là in mezzo che sparano a tutto quello che si muove.--

--Vediamo se sanno colpire dei bersagli mobili.--

--Non riuscirete mai a distruggere tutti i Giganti.--

Tentò di fermarle.

--Donna di poca fede.-- --Forse ci siamo arrugginite, ma ci stai sottovalutando parecchio.--

Black e White scattarono in mezzo alla battaglia, schivando proiettili e colpendo tutti i Piccoli che incrociavano.

L'idea era quella di penetrare nell'edificio e da lì colpire i Giganti, contemporaneamente avrebbero distrutto parte delle difese. Anche senza usare i loro poteri le due guerriere, al pari di tutte le altre, erano molto più forti di un essere umano: sfondare un muro con un pugno era piuttosto facile per loro, così come schivare una pallottola.

Il piano sembrava buono, ma quello che Makoto chiamava Piccolo speciale arrivò ben presto.

Si trattava di un essere all'apparenza simile a quello che avevano già affrontato, ma molto più pericoloso.

I suoi colpi e la sua tecnica erano molto superiori, ma a quanto pareva anche questo non poteva attaccare loro e guidare i Giganti contemporaneamente.

Le due guerriere decisero così di alternare i loro attacchi difendendosi dal Piccolo e colpendo i Giganti. Anche se non li colpivano in pieno, li lasciavano in balia delle loro compagne.

Inoltre in questo modo distruggevano le difese del laboratorio e i soldati nemici non potevano più difendersi dalla squadra.

Le due amiche alla fine decisero di concentrarsi solo sul Piccolo: non avrebbero resistito oltre con quella tattica.

Fortunatamente gli altri erano ormai in una condizione abbastanza sicura e non correvano troppi pericoli.

Un po' alla volta i difensori vennero distrutti o resi inermi, ma intromettersi nello scontro che infuriava all'ultimo piano era impossibile.

Persino le altre Pretty Cure faticavano a seguire i movimenti dei tre.

Alla fine comunque White riuscì a sbilanciare il Piccolo e Black a calciarlo oltre il tetto rendendolo finalmente un bersaglio.

Senza perdere un istante scagliarono il Doppio Vortice per poi convertirlo nella Terapia Arcobaleno.

Sapevano benissimo che così facendo rischiavano di uccidere l'uomo che vi era all'interno, ma non c'era altro per metterlo fuori combattimento.

L'impatto con il terreno fu tremendo, ma quando il polverone si attenuò poterono vedere il corpo immobile al suolo.

L'espressione delle due era impenetrabile, mentre alcuni membri della squadra si avvicinavano e controllavano le sue condizioni, ma si rasserenarono alquanto quando venne fatto cenno che era ancora vivo.

--Direi che ce l'abbiamo fatta.-- --Il resto lasciamolo alle altre.-- --Dovevo portarmi dei tappi per le orecchie: già sento gli strilli del generale e di Makoto.-- --Siamo ancora vive: il resto vedremo di sopportarlo.-- --Hai ragione Honoka.--

Si sedettero stancamente su una delle tante macerie che costellavano i dintorni e rimasero a guardare l'edificio.

Anche se avevano distrutto tutto quello che aveva a che fare con la 'verdaccia', Giganti e Piccoli, non si sentivano tranquille.

La squadra e le Pretty Cure si erano divise in gruppi ed erano penetrate all'interno.

Sembrava una ricognizione come tante altre e a giudicare dai primi rapporti sembrava che non ci fossero problemi di sorta.

Come previsto, il Generale era andato su tutte le furie, prendendosela anche con Saeko.

Ma lei e il Maggiore avevano alzato le spalle e avevano raggiunto le due ragazze.

E invece di rimproverarle si erano semplicemente sedute accanto a loro.

--Tutto a posto ragazze? Forse è il caso che torniate in infermeria.--

--Dipende: teoricamente siamo evase, anche se il Generale non ha alcuna autorità su di noi.--

--Lasciatelo sbollire e dopo non si ricorderà nemmeno di avervi messo agli arresti.--

--È già qualcosa.--

Rispose leggermente tesa Black

--Non sembrate molto soddisfatte. Eppure il successo dell'operazione è merito vostro.--

--Ci hai insegnato tu che si parla di successo solo quando un'operazione è conclusa.--

--Avete ancora un brutto presentimento?--

Intervenne Saeko.

--Esatto.--

--Forse avremmo dovuto andare anche noi ma...--

--Riposatevi un po'.--

Saeko non aveva ancora finito di parlare che un tremore seguito da un forte boato scosse l'intera zona.

I vari gruppi di ricognizione spuntarono come topi in fuga mentre una massa di 'verdaccia' filtrava all'esterno.

Alcuni soldati dovettero essere trascinati in salvo mentre si contorcevano dagli spasimi dovuti dal contatto con la sostanza. E anche le altre Pretty Cure risentivano al massimo livello della strana 'allergia' che quella sostanza causava loro.

Mentre in qualche modo tutti venivano soccorsi, la sostanza si riunì sulla sommità dell'edificio assumendo la forma di un Gigante veramente immenso.

I due ufficiali erano letteralmente a bocca aperta e sentirono appena il commento delle due guerriere.

--Peccato.--

Si volsero appena in tempo per vederle saltare in una posizione più isolata.

--Gran Fulmine Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...--

Ma questa volta i due Grandi Fulmini risposero con una forza immensa.

--Doppio Vortice delle Pretty Cure.--

L'attacco era infinitamente più potente: il bianco era accecante, sembrava di guardare direttamente il sole, e il nero era piuttosto l'assenza di ogni colore, così buio da dare l'idea di essere ciechi.

Il mostro sembrò resistere all'impatto, ma immediatamente cominciò a vaporizzarsi finché non ne rimase nulla.

Questa volta era davvero finita, ma lo sguardo di tutti si concentrò in quello che sembrava un cratere. All'interno di esso un'apparente foschia nascondeva Black e White, ma tutti i presenti sentivano in cuor loro quale fosse stato il destino delle due Guerriere del Giardino della Luce.

Saeko e Makoto si precipitarono all'interno e trovarono quello che temevano: le due ragazze non erano più trasformate, ma si tenevano ancora strettamente per mano.

--Morte?--

Chiese Makoto facendosi forza.

--Vorresti provare a rianimarle?--

Replicò Saeko.

--No. Vuoi occupartene tu?--

--Si.--

--Grazie.--

Non c'era bisogno di altre parole.

_______________________________


--Maggiore! Come stanno Na.. Voglio dire Black e White.--

Passion fu la prima a parlare, ma l'identica domanda e la stessa angoscia si leggeva in tutte le Pretty Cure e in tutti i membri della squadra.

Makoto prese un respiro profondo, cercando di ingoiare l'amarezza.

--Il loro intervento è stato determinante. Hanno combattuto anche se erano ancora in convalescenza. Non so se questo può aver influenzato...--

--Maggiore!--

Cure Dream a volte sembrava una ragazza piuttosto leggera, ma ora parlava con l'autorità di leader del proprio gruppo.

Anche se aveva gli occhi lucidi, come se immaginasse già la risposta, la sua voce rimase ferma.

Makoto esitò, incerta se parlare chiaramente oppure cercare di indorare la pillola.

--Per quanto ne sappiamo, non sono più vive.--

Quelle parole fecero l'effetto di una doccia gelata.

--Che cosa significa?--

--Quello che ho detto. Se preferite: Black e White sono morte. Va meglio così?--

Si volsero tutti verso l'ispettore, che stava chiudendo un sacco di plastica.

Era chiaro dalla sua espressione che qualcosa di spaventoso era davvero accaduto.

--Non è possibile...--

--Non possono essere...--

--Sono... sono...--

--Avevamo vinto... perché?--

Erano tutte sconvolte, ma Saeko ritenne che dovessero conoscere la verità.

--Ascoltatemi. Vi dirò quello che so di Black e White. La possessione di Dark e Light le aveva contaminate: i Superpoteri della Luce corrodevano i loro corpi e i loro spiriti. Questo lo aveva rivelato la Regina della Luce. Inoltre, sempre a causa della contaminazione, questi Superpoteri erano legati a loro due; non era possibile toglierli e trasmetterli ad altre. Per questo hanno combattuto con tutta la loro forza: speravano di concludere questa missione prima di essere completamente corrose. Ma così non è stato.--

Aggiunse con la voce che tremava leggermente.

--C'è solo un'ultima cosa. Bloom, Egret.--

--Si?--

Le due compagne si riscossero leggermente.

--Mi hanno affidato un messaggio per voi due: quando e se vi sentirete pronte, loro chiedevano il vostro perdono.--

La coppia di guerriere sbiancò al sentire quelle parole.

Per anni avevano punzecchiato le due amiche rivangando quella storia.

Certo all'inizio le avevano odiate, ma avevano capito in fretta non solo che l'odio non avrebbe risolto nulla, ma anche che non era colpa di nessuno. Era stato un incidente.

E con questa certezza erano andate avanti abbastanza tranquille.

Non pensavano che le loro senpai si tormentassero ancora.

Comprendevano improvvisamente che la loro era stata una sottile tortura, non voluta certo, ma comunque una tortura.

Chinarono la testa per piangere.

--Ma certo. Noi le avevamo perdonate da tanto tempo.--

--Ma... siamo state ingiuste verso di loro.--

Continuarono a piangere, imitate da tutte le altre.

--Saeko...--

--Le faccio portare da Doc. Poi vediamo come dirlo alle loro famiglie.--

Makoto annuì.

--Sentite ragazze. Black e White non volevano coinvolgervi in questa storia più dello stretto necessario. Sapevano benissimo di aver bisogno del vostro aiuto, ma volevano anche evitare che restaste legate alle Forze di Difesa. Vi conviene ingoiare il dolore ancora per un po' e andarvene. È la cosa più saggia che potete fare adesso. L'intera squadra eviterà di parlarne in giro e io farò in modo che le loro famiglie non vengano coinvolte. Se proprio sarà necessario potrete contattare Saeko. Andate adesso.--


Erano tutti riuniti. Pretty Cure e abitanti dei mondi fatati insieme a Saeko.

Era stata l'ispettore ad organizzare l'incontro, sapendo che le ragazze avevano bisogno di spiegazioni.

Al centro Mipple e Mepple stavano riferendo quello che avevano già spiegato tempo prima a Saeko.

--Quindi loro hanno combattuto sapendo che...--

Mepple annuì.

--Ma perché non ci hanno mai detto nulla.--

--Perché se lo aveste saputo vi sareste distratte per proteggere loro.--

Rispose Saeko.

--Lei lo sapeva.--

Accusò Saki

--Si. Me lo avevano raccontato. Ma sapevo anche che Nagisa e Honoka avevano ragione. Avreste rischiato la vita per salvare loro. E questo non lo avrebbero mai accettato.--

--Ma...--

--Io non sono una Pretty Cure, ma non crediate che le persone normali non debbano affrontare situazioni come questa. Personalmente mi è capitato alcune volte. Non è mai facile, ma bisogna farsi forza e andare avanti.--

Il silenzio era carico di dolore.

--Allora, ispettore, perché hanno scelto la morte? Perché non hanno rinunciato?--

--Tu dovresti capirlo, Saki.--

La ragazza restò immobile.

--La morte di un amico per propria colpa è devastante. Loro non avrebbero mai accettato che qualcuna di voi morisse a causa loro. E rinunciare a combattere significava aumentare le probabilità che questo accadesse.--

--Quindi è colpa nostra?--

--Sia Nagisa che Honoka non lo avrebbero mai pensato. E non dovete pensarlo neanche voi. Se qualcuna fosse morta durante gli scontri, la colpa non sarebbe stata di nessuno. Loro mi hanno detto che ognuna di voi è pronta a sacrificarsi per la propria missione, ma se fosse accaduto per proteggere loro, per dare loro solo un po' più di vita, come avrebbero sopportato questa colpa?--

Saeko girò lo sguardo su tutte.

--I Superpoteri erano legati a loro, non usarli sarebbe stata una fuga. E voi che le conoscevate, sapete che non sarebbero mai fuggite. Hanno scelto liberamente.--

--Non possiamo davvero fare niente per loro?--

Setsuna era quella più sconvolta.

--E cosa vorresti fare? La morte è l'unica cosa che non può essere cambiata.--

--Per noi umani la morte è così, ma forse la Regina della Luce, o qualche altra Principessa...--

--Ti rendi conto di cosa stai dicendo?--

Cure Passion stava per replicare quando la mano di Cure Peach la fermò.

--Io... ho detto una sciocchezza. Vi prego: scusatemi.--

--No. Noi tutte comprendiamo. E se fosse possibile credo che ognuna sarebbe pronta a fare l'impossibile.--

Tutti gli sguardi si volsero verso la coppia di creature del Giardino della Luce.

Non era una vera richiesta, ma piuttosto una speranza.

--Anche noi avevamo fatto questa richiesta alla Regina. Se la Fiamma della Vita si spegne, l'unico modo sarebbe che altri infondessero una scintilla.--

--Tante scintille fino a ricreare una nuova Fiamma.--

Per un istante la speranza si fece largo nei cuori di tutte, ma si spense subito.

--Ma la Regina non sa come sarebbe possibile ottenere delle scintille. E una volta che le avessimo? Sarebbe una nuova Fiamma, quindi una nuova vita, nel loro corpo. È questo che vorremmo? Solo un corpo che si muove e respira ma con uno spirito che non ha niente a che fare con loro?--

--E poi anche il loro corpo è stato corroso. Daremmo una Vita ad un corpo per vederlo morire di nuovo?--

Mipple e Mepple parlavano lentamente, con la voce spezzata.

Rimasero in silenzio, cercando di soffocare un dolore troppo grande.

Fu Makoto a parlare, sorprendendo se stessa.

--Una volta mi hanno detto che le Pretty Cure credono che con l'aiuto reciproco si possono risolvere i problemi di tutti. Però non volevano crearne. Si sentivano strane, come se da un lato avessero ragione nel loro voler mantenere il segreto e da un altro stessero tradendo la loro natura. Temevano che questa fosse una conseguenza della contaminazione che le stava cambiando più di quanto credessero.--

--Una volta mi dissero che temevano di perdersi, o di essersi già perse.--

Aggiunse Saeko.

--Loro... non si sarebbero mai perse. Posso capire perché non volevano parlarne con noi. Possiamo capirlo tutte. E comprendiamo quale sofferenza è stata andare avanti con questo dubbio. Quello che vorremmo, è che non fosse mai successo!--

Esclamò Cure Dream dando sfogo alle lacrime.

Il tempo perse ogni significato in quella stanza, eppure, dopo un tempo che parve infinito, un suono aspro spezzò l'incanto.

Saeko rimase sorpresa per qualche istante, prima di riconoscere il suo telefono.

Distrattamente lesse chi era a chiamarla. Non si sentiva di affrontare problemi in quel momento, ma si costrinse a rispondere.

--Doc?--

La telefonata si protrasse mentre la donna restava in silenzio, accennando qualche domanda.

--Cosa succede ispettore?--

Saeko era trasognata, tanto che dovettero ripeterle la domanda.

--Doc.. mi dice che...--

--Che cosa ispettore? Riguarda Nagisa e Honoka?--

Scosse la testa cercando di convincersi.

--Si tenevano ancora per mano, e non c'era modo di sciogliere la stretta. Avevo detto a Doc di lasciarle così, piuttosto che ferirle per separarle. Solo che adesso ha chiamato e mi ha detto che...--

--Che cosa?--

--Il loro corpi sono ancora caldi.--

--Che cosa?!--

--Aveva provato a separarle, e toccandole aveva sentito la pelle ancora calda ed elastica.--

--Ma allora vuole dire che...--

--Non illudetevi. Non respirano e i loro cuori non battono.--

--Che cosa significa allora?--

--Vi dirò la verità, ma voi non fatevi illusioni. Doc sta controllando perché gli era parso di sentire un battito, ma un battito spartito tra le due. Come se avessero un solo cuore in comune. Però non vorrebbe aver avuto un abbaglio. Inoltre non dimenticate che sono state contaminate da Dark e Light: anche i loro capelli e i loro occhi cambiavano colore quasi senza motivo. Non possiamo sapere se quello che constatiamo adesso non sia una conseguenza, uno di quelli che chiamavano 'ricordini'.--

--Non importa.--

Replicò risoluta Cure Dream, con gli occhi scintillanti di fiducia.

--Se questa è una possibilità, loro sapranno sfruttarla. Noi pregheremo perché riescano ancora una volta vincitrici. È deciso. Giusto ragazze?--

Tutte annuirono convinte.

_________________________


In realtà qualunque altro medico sarebbe impazzito cercando di capire cosa stava succedendo.

Doc invece si limitava ad annotare i fatti senza cercare di trarre conclusioni.

Trattandosi di due Pretty Cure sospettava che la logica non avesse molto senso.

Per prima cosa aveva notato che i loro corpi erano ancora caldi, nonostante fossero passati tre giorni dal decesso.

Poi aveva notato che la pelle era rimasta elastica e non c'erano alterazioni visibili dovute alla decomposizione.

Il fatto che la stretta di mano non si sciogliesse lo stupiva meno: in altre occasioni aveva visto qualcosa di simile, anche se non a quel livello.

Ma quello che restava davvero sorprendente era che il battito cardiaco era spartito tra le due, come se un cuore si contraesse e l'altro si rilassasse. Era una cosa fisicamente impossibile, ma non si sentiva certo di sezionarle per scoprire se era davvero così. Del resto l'ecografia non aveva rilevato nulla: c'era un battito ma non c'era movimento.

Curiosamente il battito stava aumentando, come se si stesse normalizzando.

Probabilmente per questo non si vedeva ancora il respiro.

Aveva anche pensato di graffiarle, ma non era uscito sangue se non dopo alcune ore.

Infine aveva applicato due encefalografi per rilevare l'attività cerebrale.

Come si aspettava tutte le linee erano piatte, ma con il passare delle ore qualcuna mostrava delle strane oscillazioni.

Per usare la sua espressione: sembrava che qualcuno cercasse di sintonizzare una vecchia radio analogica.

--Saeko! Non ti aspettavo.--

--Ero qui vicino per un'altra questione e ho pensato di passare per avere notizie.--

--Non ci sono state variazioni in questa settimana. Solo un progressivo stabilizzarsi delle condizioni vitali. Abbiamo battito, respiro e attività cerebrale; solo che non sono costanti. A questo ritmo presumo che impiegheranno almeno un altro mese per poter dire che sono soltanto in coma. A quel punto penso potrai trasferirle in qualche centro attrezzato.--

--Mi spiace crearti tutti questi fastidi.--

--Non è poi un problema: a parte occupare quei due letti è solo da ieri che le flebo hanno cominciato a funzionare. Purtroppo non sono attrezzato per una lunga degenza.--

--Quando riterrai che possano andare in qualche clinica senza destare troppa attenzione organizzerò il trasferimento.--

--Solo una cosa Saeko. Queste due ragazze saranno in coma. Non c'è modo di sapere quando e se si sveglieranno.--

--Io confido che lo faranno. E comunque si meritano ogni cura.--

--D'accordo. Spero che non succeda niente nel frattempo.--

--Hai qualche notizia?--

--Niente di certo. Solo chiacchiere da bar. Purtroppo ultimamente devo fare spesso delle visite fuori e non mi piace lasciarle sole per troppo tempo. Tu sai che qui sono già entrati degli estranei in passato. Non vorrei che gli capitasse qualcosa. E anche se dubito che si sveglieranno, non vorrei che avessero strane reazioni.--

--Vedrò di fare qualche controllo aggiuntivo.--

--Ti ringrazio.--

--E tienimi informata.--


Honoka tornò alla coscienza come se si svegliasse da un semplice sonnellino.

Lasciò vagare i propri sensi e per un fuggevole istante pensò di avere quattro gambe.

La stranezza della sensazione la fece svegliare completamente.

In realtà sentiva forte la stretta di mano che si scambiava con Nagisa, che riconobbe dal respiro al suo fianco.

--Da quanto sei sveglia?--

Chiese con tranquillità.

--Pochi minuti. Stavo osservando questa stanza, non sembra un ospedale. Riesci a muoverti?--

--Penso di si.--

--Mentre mi svegliavo ho avuto la sensazione di “sentire” anche il tuo corpo.--

--Io invece ho sentito il tuo, Nagisa. Non so cosa dirti però: forse è uno dei ricordini che ci hanno lasciato. Oppure, come diceva il Guardiano, è una specie di simbiosi che si è instaurata tra di noi.--

--Ti dirò: lo trovo utile e... bello. So come stai e come ti senti; non ho bisogno di interrogarti o guardarti. Se stai male o se ti succede qualcosa di bello. Forse manca un po' di privacy, però non è una sensazione così... precisa.--

--Lo so. Sento se qualcosa ti turba o ti fa stare male, oppure se ti rende felice, ma non va oltre. È bello, si. Hai ragione. Tuttavia non è vero che manca la privacy: se tu sei felice in qualche modo lo sento, ma non posso sapere perché lo sei. Se stai mangiando un takoyaki o se stai baciando Cam.--

--Ehi, che esempi fai?--

Chiese Nagisa stupita ma non irritata.

--Ti ho vista baciarlo con una certa passione.--

Nagisa non rispose subito, ma replicò con voce stranamente tranquilla.

--Forse cercavo di tirarmi su il morale. Cercavo un po' di coccole. E lui è stato così dolce che... beh, ho trovato naturale baciarlo.--

Anche senza vederla, sapeva che Honoka aveva inarcato un sopracciglio.

--Non dirmi che siete andati...--

La replica dell'amica fu limpida.

--No.--

--Come mai?--

--Non è che non mi sentissi pronta. Solo che non volevo farlo come fosse uno sfogo, oppure un ricordo in più di una cosa fatta per non averla persa.--

Cercò di spiegarsi la castana.

--Gli hai detto così?--

--In realtà sono stata anche più chiara. E lui mi ha confessato di aver saputo tutto da Saeko.--

--Saeko? Certo che per una che pretendeva il massimo segreto è una gran chiacchierona.--

--Cam mi ha detto che Saeko non voleva rivelargli nulla, ma poi ha capito che era serio. Per questo gli ha raccontato tutto.--

Honoka ci rifletté per un po'.

--Tuttavia Cam mi sembra un ragazzo che non si ferma prima di aver raggiunto il suo scopo. Non aveva detto una volta che non si deve rinunciare a qualcosa solo per la paura o la certezza che poi la si perderà? Come l'ha presa?--

--Ha detto che non capiva, ma se questo era il mio desiderio lo avrebbe rispettato.--

--Dì un po', se la situazione fosse stata diversa, lo avresti fatto con lui?--

--Forse non ci saremmo mai conosciuti. E comunque, forse si. E tu invece?--

--Io cosa?--

--Non fare la santarellina con me, Honoka. Anche io ti ho vista, e con più di qualcuno.--

Honoka rimase spiazzata: non pensava che la sua compagna l'avesse scoperta.

--Non voglio restare legata ad un fantasma. Kirya è sparito e non ho alcuna garanzia che ritorni. E anche se tornasse, mi sono chiesta molte volte cosa provavamo veramente l'uno per l'altra.--

--Quello che provava lui non puoi saperlo per certo.--

--No, infatti. Ma io mi sono convinta di aver avuto un'infatuazione per lui. Lo vedevo come simile a me, forse anche più di te. E ci tenevo, esattamente come tengo a te. Però... adesso è tutto cambiato. Credo che lo vedrei come un caro amico, un fratello.--

--Capisco.--

Rimasero in silenzio per un po'.

--Chissà quanto tempo è passato. Teoricamente dovremmo essere morte, e non credo che ci abbiano resuscitate. E se fossimo state in coma...--

--C'è uno schermo sopra di me, vedo il riflesso. E mi sembra che la data sia di due settimane dopo quel giorno. Secondo te è possibile?--

--Non mi sento tanto diversa, se questo ha qualche importanza. Chissà cosa è accaduto veramente?--

--Mi sento di nuovo piena di energia, e riesco ad avvertire ancora la forza dei Superpoteri della Luce.--

--Pensi che sia opera della Regina? Diceva che non c'erano speranze.--

--Ho una teoria.--

--Sentiamo.--

--La corrosione era dovuta ad una mutazione dovuta alla possessione. Questa mutazione ci rendeva non perfettamente compatibili con i Superpoteri. Può darsi che con l'ultimo attacco abbiamo superato questa mutazione. L'abbiamo strappata via. Oppure può essere che ci siamo adattate meglio. Hai presente quella storia del rodaggio degli ingranaggi?--

--Quel fenomeno per cui solo dopo un certo tempo di lavoro tutte le parti dell'ingranaggio raggiungono la posizione ottimale?--

--Esatto. Certo per una macchina attuale il rodaggio è praticamente nullo. Ma per noi c'è voluto un po' di tempo.--

--E anche uno sforzo niente male per adattarsi. Quindi secondo te adesso non corriamo più rischi legati alla corrosione?--

--Penso di no. Ma per averne la certezza...--

--Dovremmo trasformarci. Però spero che non ci siano più minacce. Almeno per un bel po'.--

--Sono d'accordo.--

Le due amiche cambiarono espressione nello stesso istante.

--È entrato qualcuno.--

--E dal rumore direi che ha forzato la porta. Potrebbe aver solo perso le chiavi.--

--Ma perché adesso è così silenzioso? Non senti qualcos'altro?--

--Sembrano dei gemiti, ma sono troppo deboli.--

--Non mi sento molto a mio agio con solo questo camice. Dici che suona qualcosa se ci togliamo questi cosi di dosso?--

--Ho paura di si.--

Bisbigliavano continuando ad ascoltare i vari rumori che provenivano da oltre la porta.

Sembrava che chiunque ci fosse stesse cercando qualcosa.

Dopo un po' sentirono dei rumori più forti, come dei colpi.

--Allora vuoi deciderti a parlare?--

Il rantolo che rispose alla domanda fece decidere le due guerriere.

Il dispositivo medico iniziò immediatamente a suonare appena le ragazze si strapparono di dosso i vari sensori e gli aghi delle flebo.

Quando spalancarono la porta si trovarono di fronte una scena terribile.

Una donna che portava i segni di un pestaggio veniva scossa violentemente da un uomo piuttosto agitato che la minacciava con un coltello.

--Ehi! Cosa pensi di fare?--

La voce minacciosa di Nagisa fece voltare il malvivente che restò prima stupito e poi spaventato vedendo le due ragazze: Nagisa aveva gli occhi completamente neri, così come i capelli; mentre Honoka aveva entrambi bianchi. Ma soprattutto entrambe emanavano un'aura minacciosa che avrebbe spaventato chiunque.

Il criminale rimase paralizzato per qualche attimo, poi, appena le due allentarono la loro aura, fuggì dalla porta senza curarsi di nulla.

--Va tutto bene?--

Chiese Honoka alla donna.

La donna aveva tentato anche lei la fuga, ma era inciampata e si era rannicchiata tremante.

Ma alla gentile domanda aprì gli occhi riconoscendo le due degenti.

La paura era ormai passata e anche se debole a causa delle percosse, la donna si medicò con grande perizia.

--Voi due vi siete appena svegliate, vero? Mi era parso di sentire gli allarmi poco fa.--

--Si. Abbiamo pensato di venire ad aiutarvi.--

--Avreste corso un bel rischio.--

--Non credo proprio.--

Replicò sorridendo Nagisa.

--A proposito. Io sono Nagisa e lei è Honoka, ma forse lo sapete già.--

--Io sono Kaori. Doc mi ha raccontato qualcosa di voi. Nell'ultimo periodo sono stata impegnata e quindi non ci siamo mai incontrate prima. Scusate un attimo: devo avvertire Doc di quello che è capitato.--

--Non sarebbe meglio la polizia?--

--Beh, teoricamente si, ma la vostra presenza potrebbe essere difficile da spiegare.--

--Nemmeno se chiami l'ispettore Nogami?--

--Saeko? Hai ragione Honoka.--

Kaori compose subito il numero privato della poliziotta.

--Ah! Se cercate dei vestiti c'è qualcosa nel ripostiglio in una scatola con i vostri nomi. Altrimenti dovrete pazientare un po'.--

--Grazie.--

Sentirono la donna iniziare la conversazione, ma non vi prestarono molta attenzione.

Trovarono la scatola senza difficoltà, ma i vestiti non erano proprio in buone condizioni.

--Cavolo, sono ridotti piuttosto male.--

--Probabilmente dopo l'ultimo colpo siamo cadute da qualche parte. Onestamente ho i ricordi leggermente confusi.--

Nagisa annuì.

--A quanto pare non credevano che ci saremmo svegliate.--

Kaori le raggiunse in quel momento.

--Da quello che mi hanno raccontato Doc e Saeko dovreste essere morte. Comunque quando avete cominciato a dar segni di miglioramento tutti si sono detti certi del vostro recupero. Solo che si pensava al mese prossimo. E onestamente nessuno ha preso in considerazione i vestiti.--

--Niente di grave.--

--Saeko sarà qui entro mezz'ora, o anche meno se guida come al solito. Doc invece sta salendo adesso. Penso vorrà visitarvi, tanto per essere sicuro.--

Subito dopo entrò proprio il medico.

--Tu stai bene Kaori?--

--Si. Solo qualche livido. Quel tizio pensava che tenessimo chissà cosa, qui.--

L'uomo scrutò attentamente la donna osservandone le condizioni e il modo in cui si muoveva.

--Niente di grave sembra. Te l'ho detto altre volte di stare attenta e di farti accompagnare dal tuo uomo.--

--Insomma, non sono una donnicciola.--

--Va bene, va bene. Tanto poi ci penseranno le tue amiche a farti la predica.--

Si volse verso le due ragazze.

--È un vero piacere vedervi in piedi. Spero che il vostro risveglio non sia stato causato dall'incidente capitato a Kaori.--

--No Doc. Ci eravamo svegliate da un po'. Ma ci siamo mosse quando abbiamo sentito che era in pericolo.--

--Siete state voi a far scappare quel tipo?--

--Si è solo spaventato. Forse non si aspettava che ci fosse qualcun altro.--

Cercò di minimizzare Nagisa.

Doc le osservava attentamente.

--Faccio finta di crederci. Ora, se non vi spiace, vorrei farvi una visita.--

--Se proprio deve.--

Sospirò Nagisa suscitando le risate di tutti.

Quando Saeko arrivò aveva un diavolo per capello.

--Voi due! È tutta colpa vostra! Ve la metto in conto.--

--Di che parli Saeko?-- --Ci siamo appena svegliate.-- --E non siamo andate da nessuna parte.-- --E a proposito di conti.-- --Ti ricordiamo che non abbiamo un soldo.-- --A meno che non ci paghi qualcosa Makoto.--

Kaori rimase spiazzata dal modo di parlare delle due ex-pazienti. Sentiva solo che se continuavano le avrebbero fatto venire il mal di testa.

Anche Doc non sembrava molto contento.

Saeko invece alzò una mano in segno di resa.

--Va bene. Va bene. Basta, per carità. Lo sapete che non sopporto quando parlate in questo modo.--

Guardò prima una e poi l'altra, e infine le abbracciò insieme.

--Saeko. Saeko!--

--Lasciaci respirare.--

--Scusate ragazze. Ma sono così felice che vi siate riprese.--

--Beh, grazie. Anche noi siamo contente di essere ancora qui.--

--Piuttosto, cos'era la sfuriata di prima? Spero non ti sia successo nulla.--

--No, no. Niente di grave. Ho solo sbattuto la macchina. Non preoccupatevi.--

--Stai bene?--

--Ma si. Quando si è di fretta succede di non fare attenzione alle distanze. Ho parcheggiato male, tutto qui.--

--Ci dispiace.--

--Scherzate? Adesso dobbiamo solo avvertire le altre e le vostre famiglie.--

--Aspetta Saeko. Le nostre famiglie cosa sanno?--

Chiese preoccupata Honoka: la nonna non era in buone condizioni e temeva che la preoccupazione la facesse aggravare.

--Nulla. Che avete partecipato ad una missione piuttosto impegnativa e che adesso siete impegnate in una seconda indagine.--

--Pensavi di tenere nascosto il nostro decesso?--

Chiese Nagisa piuttosto sorpresa.

--Ehi! Sono ottimista io.--

Ribatté scherzosa la donna.

--La verità era che avrei avvertito le vostre famiglie personalmente. Ma per fortuna Doc mi ha chiamato per informarmi dello strano comportamento dei vostri corpi. E le altre Pretty Cure mi hanno assicurato che ce l'avreste fatta anche questa volta. Perciò ho aspettato. Ed è andata bene.--

--Aspettate un attimo. State dicendo che loro due sono...--

Chiese perplessa Kaori.

--Cure Black e Cure White. Ma non raccontarlo in giro Kaori.--

--E dovevano essere morte? Ma...--

--È una cosa un po' complicata.--

--Aspetta Saeko, anche noi vorremmo essere informate. Vorremmo sapere cosa è successo dopo.--

--Dovrei contattare anche Makoto.--

--Prima c'è un'altra cosa.--

Intervenne Nagisa con aria seria.

--Sarebbe?--

--Potresti procurarci dei vestiti? Quelli che avevamo non sono utilizzabili.--

L'ispettore sorrise.


Il generale Bakui le osservò attentamente mentre si avvicinavano alla scrivania.

--Quindi siete ancora vive.--

--Esatto generale.--

--Sono maledettamente contento.--

--Beh, grazie.--

--Purtroppo non abbiamo molto tempo, quindi salterò i preamboli: siete ancora Pretty Cure?--

--Si.--

--E non ci sono più controindicazioni?--

--Se intende problemi derivanti dall'uso dei Superpoteri della luce, no.-- --Se intende un uso senza criterio di questi, si.--

Il generale rimase in silenzio per un attimo.

--Se non altro, parlando lentamente, non è fastidioso. Comunque verrò subito al punto. Abbiamo continuato le indagini mentre voi... beh, non eravate tra i vivi.--

--Bella espressione generale.--

--Non interrompere, Black. Dicevo, dalle indagini risulta che una parte della 'verdaccia' è stata portata via. Probabilmente venduta.--

--Venduta? Trafficanti d'armi? Terroristi?--

Bakui annuì a White.

--L'uomo che avete catturato sa parecchie cose, ma non era a capo dell'organizzazione e non è un esperto. Vi ricordate della missione al centro commerciale abbandonato?--

Le due amiche annuirono rabbrividendo internamente: quella volta era rimaste coinvolte in un vero inferno di esplosioni. Se non ci fossero state tutte, probabilmente non si sarebbero salvate.

--Bene. Il punto è che quello era una specie di campo di prova. Tra i vari esperimenti del laboratorio c'era anche quello di potenziare gli ordigni. I dettagli non sono ancora chiari, ma aggiungendo quella sostanza a qualsiasi esplosivo, la potenza aumenta di venti volte.--

Passò qualche istante prima che Nagisa replicasse.

--Non sono sicura di capire il punto. Può spiegarsi meglio generale?--

Bakui sorrise all'onestà di Nagisa.

--Certo. La 'verdaccia', come la chiami, sfugge tuttora ai mezzi di controllo usati normalmente. Se qualcuno la rivelasse, la scambierebbe per un semplice agente contaminante. Le precauzioni prese sarebbero insufficienti perché l'ordigno non verrebbe visto per quello che è davvero: una bomba ad alto potenziale. Inoltre, potendo farla passare per altro, potrebbe essere aggiunta in un secondo momento. Forse riuscite ad immaginare cosa significherebbe per le agenzie di sicurezza: finora si concentravano su carichi di una certa importanza, ma da adesso ogni piccolo carico è importante.--

--Capisco che la cosa diventa molto complicata.--

--Diventa ingestibile, Black.--

--Immagino che lei abbia una soluzione.--

--Non proprio, White: soltanto logica. Dobbiamo recuperare quella sostanza prima che faccia disastri. E prima che qualcuno impari a moltiplicarla.--

Le due lo guardarono preoccupate, così aggiunse qualche altro dettaglio.

--Non è certo di origine naturale. Da qualche parte deve arrivare. E come è arrivata questa, potrebbe arrivarne dell'altra. Qualcuno sostiene che ha un comportamento organico, quasi vivo. E se è viva, può moltiplicarsi.--

--È una cosa inquietante. Tuttavia potrebbe essere vero.--

--Bene. Il punto è questo: abbiamo distrutto il laboratorio e stiamo raggiungendo tutti i componenti dell'organizzazione che lo sosteneva. Purtroppo quella venduta e quella scartata sono difficili da gestire.--

--Questo è solo il preambolo, generale.--

Lo interruppe Nagisa.

Il generale notò che i suoi capelli erano più scuri di prima.

--Il colonnello Kusanagi mi ha informato che alcune Pretty Cure ora sono senza poteri.--

--È così. Quando una minaccia viene sconfitta di solito i Superpoteri tornano nel mondo di origine.--

--Il vostro caso è diverso, però.--

--Esatto.--

--In realtà questo semplifica la questione.--

--Generale...--

--Hai ragione Black. Il punto è questo: il Ministero della Difesa ritiene che sia prioritario recuperare o distruggere con certezza quella sostanza. Per questo ha autorizzato la squadra a continuare le indagini e intervenire a discrezione. E nella squadra siete comprese anche voi due.--

--Un momento generale. Noi non siamo militari.--

--Per il bene dello Stato.--

--Per il bene di tutti.--

Replicarono ad una voce le due Pretty Cure.

Una aveva i capelli estremamente scuri, mente l'altra li aveva di un candore innaturale.

Bakui represse un brivido.

--Sia come volete. Tuttavia sarete d'accordo con me che la soluzione adottata finora fosse la migliore per affrontare il problema.--

--Certo. Ma sembrava una situazione temporanea.--

--Lo so. Ma nella vita le cose si complicano sempre. Immagino lo sappiate.--

Prese alcuni documenti e li controllò brevemente.

--Non cambierebbe molto rispetto ad ora. Continuerebbe ad essere una missione speciale: quindi non strettamente ligia ai regolamenti. Con l'aiuto dell'ispettore Nogami sarebbe possibile acquisirvi in un modo piuttosto elastico. Tecnicamente potreste essere inquadrate come agenti di collegamento.--

--Le ricordo che non siamo nemmeno agenti di polizia.--

--Questi dettagli lasciateli a me, al colonnello e all'ispettore.--

--Non è che non ci fidiamo. Ma non vogliamo essere obbligate in qualche modo a fare quello che non vogliamo.--

--Andiamo! Avete sempre fatto tutto quello che avete voluto? Sapete benissimo cosa vi aspetta se accettate.--

--Vogliamo che ci resti garantita la nostra libertà d'azione. Libertà di agire o meno.--

--Accordato.--

--E vogliamo che le nostre famiglie restino fuori da tutto questo.--

--Anche nel nostro interesse conviene che non venga rivelata la natura di questa missione. Accordato.--


Le aprirono la porta due persone dall'aria vagamente inquietante.

--Si?--

--Sto cercando Cam.--

--Chi lo cerca?--

--Nagisa.--

La porta venne spalancata e senza sapere come, la ragazza si trovò stretta in un forte abbraccio.

--Meno male. Sei viva.--

--Cam. Ehi! Lasciami respirare.--

--Scusa. Entra dai.--

--Pensavo davvero che non ti avrei più rivista.--

--Beh, ho impiegato una settimana per trovare il coraggio di venire qui.--

--Una settimana?--

Cam le alzò il viso per guardarla negli occhi.

--E nelle settimane precedenti?--

Nagisa esitò prima di rispondere.

--Diciamo che... non eravamo tra i vivi.--

Il giovane sbiancò a quelle parole.

Si guardò intorno, e tutti i presenti nella sala si allontanarono con discrezione.

--Ma adesso stai bene? E Honoka?--

--Si. Siamo in forma entrambe. Anzi, Honoka mi ha detto di salutarti.--

--Sapeva che saresti venuta qui?--

--Sapeva che volevo incontrarti. Si può dire che mi ha dato la spinta finale per decidermi.--

--Sembra quasi un addio.--

Nagisa esitò per un attimo.

--È qualcosa del genere.--

--Perché? Da quanto si è saputo dai notiziari avete distrutto il laboratorio e arrestato i colpevoli.--

--Questo è quello che raccontano. Non posso spiegarti i dettagli, ma ho deciso di continuare a collaborare con le Forze di Difesa.--

--Con l'esercito?--

--Si.--

Nagisa si voltò per andarsene, ma Cam la afferrò per la mano.

--Aspetta. Riesco a capire che ti senta responsabile, anche se non so bene di cosa. Ma perché vuoi andartene? Possiamo ancora vederci, no?--

--Non capisci Cam. Questa storia potrebbe andare avanti per dei mesi, o degli anni.--

--Ma non sarai perennemente impegnata.--

--Si. Magari sarò libera una volta ogni due mesi; oppure una all'anno.--

--Mi basta. Se puoi concedermi questo, mi basta.--

--Cosa stai dicendo Cam?--

--Sto dicendo che ti amo.--

--Ci conosciamo appena.--

Tentò di replicare la ragazza presa alla sprovvista.

--Storie! Non è una questione di tempo. Tu mi hai mostrato il tuo segreto e mi hai salvato la vita; e io ti ho mostrato il mio: e tu non sei scappata, non mi hai deriso. Hai cercato di capire.--

--Cam, non farmi migliore di quello che sono.--

--Non ti sto idealizzando. Tu sei la prima che dovrebbe saperlo.--

--Vedi? Stiamo già per litigare.--

--Lo fai apposta Nagisa. E lo sai che non è vero.--

Cam la abbracciò più strettamente.

--Non mi importa di quello che pensa la gente. Stai con me: solo questo.--

--Cam, ti prego.--

--Cosa c'è Nagisa? Anche tu mi ami.--

Nagisa si sentì tremare. Raccolse le idee prima di rispondere.

--Anni fa avevo una cotta per Shogo Fujimura. Non avrei esitato un secondo a dire che lo amavo, anche se vicino a lui mi bloccavo sempre. Ma adesso non ci riuscirei.--

--Pensi ancora a lui?--

--No.--

--Allora lasciati andare Nagisa. Forse ci conosciamo appena, ma possiamo scoprire tante cose di noi un po' alla volta.--

--Non posso farlo Cam. Io ho degli obblighi.--

--Sei obbligata a rinunciare alla tua vita?--

--Non forzarmi Cam. Sono una Pretty Cure, non posso pensare a me stessa, a quello che mi piacerebbe.--

Cam la zittì con un bacio, a cui la ragazza rispose con passione. Ma poi si tirò indietro, spaventata.

Il ragazzo sorrideva.

--Guardati Nagisa. Tu mi vuoi, come io voglio te.--

--No. Non è così.--

Tentò di negare.

Cam si raddrizzò e infine si sedette su un divanetto tirandosi dietro Nagisa.

--Guardati Nagisa. Intendo guardati allo specchio.--

Nagisa obbedì, ma poi si volse cercando spiegazioni.

--I tuoi capelli e i tuoi occhi. Sono ancora del colore naturale.--

--Cosa vorresti dire?--

Chiese senza capire.

--Se davvero volessi allontanarmi avresti assunto un aspetto diverso.--

--Non è una cosa automatica. E poi...--

--Non cercare scuse. I tuoi capelli e i tuoi occhi cambiano colore in base al tuo animo. E adesso non l'hanno fatto.--

--Cosa vorresti sentirti dire? Che mi è piaciuto il bacio? Ebbene... si: mi è piaciuto. Che le... coccole... dell'altra volta mi sono piaciute? Si. Non sono esperta come te in queste cose, ma mi piaceva. Vorresti sentirti dire che vorrei rifarlo? Si. Va bene?--

Si fermò, cercando di calmare i battiti del cuore.

--Allora perché ti freni? Credi che ti voglia esperta in certe cose?--

--Quelle esperte ti hanno stancato?--

Cercò di scherzare Nagisa. Ma il suo ghigno triste, invece, commosse Cam.

--No Nagisa. Voglio che tu non fraintenda te stessa.--

--Cosa... cosa stai dicendo?--

--Tu pensi di essere forte perché sei una Pretty Cure, non hai pensato che è il contrario?--

--Non capisco.--

Mormorò la ragazza.

--È la tua forza ad averti permesso di diventare Cure Black. Tu sei una guerriera nata, per questo hai attirato i Superpoteri della Luce.--

--Anche se fosse, cosa...--

--Nagisa. Poco fa ti sei tirata indietro da sola, non hai dovuto ricorrere ai tuoi poteri.--

--Non ci voleva molto.--

--Scherzi? Hai detto che sono esperto. Beh, ho sentito la tua passione. Pensi che altre sarebbero riuscite a fermarsi come te?--

La sua voce aveva un tono malizioso, ma dolce, che fece sorridere la ragazza.

--Direi che sei tu che stai fraintendendo te stesso. Cosa c'entra il nostro... desiderarci, con...--

--Quando sorridi sei molto più carina.--

--Piantala Cam. Non farmi arrabbiare.--

--D'accordo. Ascolta. Tu sai che in una battaglia c'è tempo solo per combattere, ma in una guerra questo tempo è sorprendentemente limitato. Per questo si può vivere anche in guerra. Tu sei una Pretty Cure, e come tale senti la necessità di intervenire in questa situazione. Bene. Ma sai anche che la maggior parte del tempo non dovrai fare nulla. Nulla come Pretty Cure, intendo.--

Nagisa cercò di replicare, ma Cam le fece cenno di attendere.

--Posso immaginare che dovrai comunque occuparti di tante cose, ma ti resterà sempre del tempo. Potrai contattare la tua famiglia, e i tuoi amici. Potresti contattare anche me.--

Il silenzio tra i due era tranquillo e sereno, ma Nagisa sentiva che doveva chiarire ancora qualcosa.

--Ti ringrazio Cam. Sei molto gentile con me. Per questo voglio dirti quello che sento. Potrei fare quello che dici. Ma potremmo avere una relazione a distanza? Un po' alla volta non ti sentirai trascurato? O meglio, sarò sincera, non ti sentirò così lontano da trascurarti?--

--Vorresti fare una partita a lacrosse?--

Gli occhi di Nagisa si illuminarono all'istante, ma poi la sua espressione si fece curiosa.

--Questo cosa c'entra?--

--È un vero peccato che tu non possa guardarti: avresti visto la risposta nei tuoi occhi. Ciò a cui tieni veramente non lascerà mai il tuo cuore. Come tu non lascerai il mio.--

__________________________________


--Dovrebbe essere da queste parti.--

Commentò Nagisa guardandosi intorno.

--Si, infatti. Eccolo laggiù.--

Replicò una ragazza di pochi anni più anziana. Anche se indossava abiti civili, non poteva nascondere un certo atteggiamento marziale.

--Ora che mi guardo intorno mi rendo conto di quanto siamo vicini alla mia scuola. Ma non ero mai venuta da queste parti.--

--In due anni hanno cambiato parecchie cose.--

Fu il commento della sua compagna.

--Già. Se ci penso mi fa uno strano effetto tornare qui adesso.--

--Nostalgia?--

--Forse.--

Entrarono nel piccolo locale e ordinarono qualcosa da bere.

--Spero che almeno non dobbiamo aspettare molto.--

--Tutto dipende da quanto ci metterà a vuotare il sacco.--

--Potevamo incontrarci da un'altra parte.--

--Non essere impaziente Nagisa.--

--Nagisa!--

La voce suonava dolorosamente familiare, e per un istante la ragazza si sentì in subbuglio.

Ma dopo tanto tempo aveva imparato a controllarsi, quindi si volse senza lasciare trasparire le proprie emozioni.

Davanti a lei stavano tre persone.

--Shogo?--

--Ciao! Come stai? È da parecchio che non ci vediamo.--

Il giovane la salutò sorridente, ma la risposta di Nagisa lo gelò sul posto.

--È vero. Ci siamo appena intravisti l'ultimo anno. L'ultima volta che abbiamo parlato sei stato piuttosto sbrigativo: hai detto, se non ricordo male, 'questi metodi sono talmente vergognosi che anche tu dovresti vergognarti ad usarli'.--

Shogo arrossì di colpo.

--Forse eri di fretta e non avevi tempo per ascoltare le nostre “patetiche scuse”. Sei fortunato che Honoka non porti rancore, di solito.--

Lo guardò per qualche istante, sentendo il suo cuore freddo.

Poi fece un cenno alla ragazza che lo accompagnava.

--Ciao Shiori. Spero che la sfortuna ti abbia abbandonato: da quando sei entrata titolare al mio posto non avete più vinto una partita. E anche nel club dove sei adesso avete grosse difficoltà, o sbaglio?.--

Shiori si sentiva a disagio, ma replicò con una punta d'astio.

--Vorresti dire che tu le avresti vinte tutte?--

--Chissà? Di sicuro mi sarebbe piaciuto giocare quelle partite. Che ne dice, professor Sarutani? La trovo bene.--

Il suo ex professore di educazione fisica, nonché vice allenatore, la squadrò con attenzione.

--Ti trovo bene anche io, Misumi.--

--Grazie. Se volete farci compagnia, non fatevi problemi. Giusto Kari?--

La sua compagna si sentì leggermente imbarazzata, ma rispose cordiale.

--Perché no? Tanto dobbiamo aspettare Honoka e Kusanagi.--

A sentire il nome dell'ex compagna di scuola, sia Shogo che Shiori ebbero un sussulto.

--Ecco. Scusaci ma abbiamo un altro impegno e non possiamo tardare.--

--Si, infatti. Quindi scusateci.--

Uscirono dal locale quasi sfondando la porta.

Nagisa fece un sorriso un po' triste.

--Beh, professore. Ci faccia compagnia almeno lei.--

--Volentieri.--

--Allora professore, come va la vita dell'insegnante? Ho sentito dire che è lei, adesso, l'allenatore ufficiale.--

--Infatti. Il professore Tadashi è andato in pensione. Ci sono studenti che si impegnano, e altri svogliati. Ragazzi negati per lo sport e qualcuno con una buona attitudine. Ma con la tua bravura non ne ho trovati altri.--

--Grazie professore. È un bel complimento detto da lei.--

L'uomo la osservò ancora.

--Che c'è? Ho detto qualcosa di sbagliato?--

--Oh, no. È che sei stranamente tranquilla.--

--Tranquilla? Diciamo che mi contengo, vero Kari?--

L'altra ragazza annuì sorridendo.

--Forse tranquilla non è la parola adatta. Serena, piuttosto.--

Nagisa lo guardò incuriosita.

--I tuoi ex compagni che sono appena usciti.--

--Beh?--

--Ho sentito anche io le voci che giravano. E so che tu e la tua amica siete sempre state corrette. Eppure adesso non c'era ombra di astio verso di loro.--

--Mi sembra di averli punzecchiati per bene.--

Osservò la ragazza.

--Questo si. Al tuo posto avrei fatto lo stesso--

Sorrise l'insegnante.

--Però non c'era cattiveria.--

--Forse ho capito che non ne valeva la pena. Lei mi conosce: non saprei portare rancore a lungo.--

--No certo. Ma in questo caso, pochi saprebbero andare avanti e buttarsi alle spalle un'esperienza del genere.--

--Beh, magari sono solo la superficiale che diceva il professor Tadashi e le cose importanti mi scivolano via.--

L'uomo la osservò ancora prima di rispondere.

--E adesso sei qui, con un professore che ti ha praticamente cacciato dalla squadra di lacrosse, a bere con lui, come se non fosse successo nulla.--

--Per quanto all'epoca sia stato doloroso, lei si è comportato correttamente. E poi non credo che lavorare con il professor Tadashi sia stato facile.--

--Devo ammettere che hai ragione. Ma anche tu sei stata altrettanto corretta. Purtroppo non sono riuscito a farti riammettere in squadra. --

--Non sarebbe stato molto gentile verso tutte le altre giocatrici. Erano successe un po' di cose, forse non ha saputo tutto, e dubito che mi avrebbero accolta nuovamente.--

--Io invece credo che ti avrebbero accolto a braccia aperte. Come giocatrice tu facevi la differenza. Anzi, se giocassi ancora potresti arrivare alle nazionali. E come amica, tutte ti rimpiangevano.--

--Tutte?--

Chiese ironica Nagisa.

--Quasi tutte. Shiori Minamino è una buona giocatrice, ma non è capace di amalgamarsi alla squadra. Per quanto glielo abbia detto e ripetuto non ci riesce. Né a scuola né nella nuova squadra.--

--Non mi aveva mai parlato di certe cose quando ci allenava.--

--Perché tu non ne avevi bisogno. Te l'ho detto: lei è brava, ma non alla tua altezza.--

--Mi dipinge migliore di quello che sono.--

--Io non credo. Comunque ho anche io degli impegni e ora devo andare. Sono felice di aver potuto parlarti. Mi dispiace solo che non possa fare niente per rimediare.--

--Il passato non si può cambiare. Si può rimediare solo al futuro.--

L'uomo sorrise.

--In ogni caso, fatti sentire qualche volta. Potrei aver bisogno di aiuto.--

--Le ricordo che non mi riteneva affatto affidabile.--

Replicò con un sorriso impertinente.

--Ho riconosciuto da tempo i miei errori. Vi saluto.--

--Mi sembra di capire che quel ragazzo fosse il tuo primo amore, Nagisa.--

--Non far domande, Kari.--

--Fa ancora male?--

--Non ci penso. Tutto qui.--

--Davvero?--

Nagisa fece girare il bicchiere per prendere tempo.

--Ha fatto parecchio male. E anche a Honoka.--

--Lei come c'entra?--

--Era una sua vecchia amica, amica d'infanzia. Lei voleva aiutarmi a spiegargli i problemi che avevamo e lui ha travisato. Beh, in realtà credo sia stata Shiori a farlo travisare. Il risultato è stato che la sua amicizia si è spezzata in modo brutale.--

--Non sarà stato facile andare avanti.--

--Non metterti a fare psicologia su di me, adesso. E neppure su Honoka.--

--Non intendevo farlo. So bene quanto siate forti. Volevo solo sapere come avete fatto ad andare avanti.--

--Nel solito modo: stringendo i denti.--

Rispose un'altra voce.

--Honoka! Ciao. Non ti avevo sentito entrare.--

--Tutto bene?--

Chiese rivolta all'amica di sempre, che non si era minimamente scomposta nel sentirla.

--Ho incontrato Shogo e Shiori. Li ho un po' stuzzicati.--

--Allora è vero che l'età porta consiglio: in passato non so cosa gli avresti fatto.--

--Molto spiritosa.--

Kari intervenne per stemperare la tensione che si era creata.

--C'era anche un vostro ex insegnante, il signor Sarutani. Ha detto che non ha mai incontrata nessuna all'altezza di Nagisa.--

--È un bel complimento. Che mi ricordi, si lamentava sempre dei risultati.--

--Ha detto... che gli dispiace non poter rimediare.--

Honoka tacque, cercando le parole giuste.

--Tu stessa lo ritenevi una persona onesta e corretta. Credo sia la miglior cosa che potesse dire, no?--

--Hai ragione. Bene. Se Makoto non arriva entro cinque minuti andiamo a cercare una bancarella che venda takoyaki.--

Le due amiche risero, conoscendo la sua golosità.

Comunque non dovettero attendere.

--Tieni Nagisa. Basta per farmi perdonare il ritardo?--

--Takoyaki? Ottimo. Basta e avanza. Ho il tempo di mangiarli?--

--Spero che ne offrirai qualcuno anche a noi. Possiamo cominciare a muoverci intanto.--

--Evviva.--

Si incamminarono tutte e quattro gustando lo spuntino e ridendo ai ricordi scolastici che Nagisa raccontava.

Infine entrarono in un palazzo in costruzione.

--Il posto è quasi quello giusto. Il bersaglio è quello dietro.--

--Ottimo Maggiore.-- --Noi siamo pronte.--


La prima media stava facendo riscaldamento in palestra quando avvenne il fatto.

Così velocemente che nessuno poté vederlo completamente: alcuni sentirono la grande vetrata che dava luce a tutto lo stanzone andare in frantumi; qualcuno poté vedere qualcosa di nero sfondare la vetrata; altri videro il supporto del canestro volare via, colpito da qualcosa di scuro; altri infine videro una sagoma nera schiantarsi sul muro e poi scivolare a terra.

Era stato tutto così veloce che nessuno si mosse per qualche secondo ancora.

Poi ci furono delle urla di panico, ma subito vennero sovrastate dai richiami dell'insegnante.

--Tutti qui, forza. Non c'è da avere paura. È tutto passato.--

Gli studenti non si fecero ripetere l'invito, radunandosi spaventati e continuando a guardare la sagoma sul pavimento che cominciava a muoversi.

Sentirono tutti distintamente il gemito che sfuggì alla ragazza quando si girò per rialzarsi.

E poi videro tutti il sangue che colava dalle ferite.

La ragazza, vestita con un costume completamente nero, si mise dapprima in ginocchio e cercò di schiarirsi le idee.

Si pulì il sangue che le colava dalla fronte e dalle labbra con una certa lentezza.

Passò qualche minuto immobile, come a valutare le proprie condizioni, e poi decise di alzarsi.

--Cavoli che volo.--

Il suo mormorio strappò un lieve sorriso a più di uno studente.

--Dove accidenti...--

Si fermò, riconoscendo il locale.

--La palestra della scuola?--

Appena riconobbe il posto Black si alzò di scatto, per bloccarsi bruscamente a metà del movimento, come se qualcosa la trattenesse.

La ragazza comunque si guardò intorno.

--State tutti bene? Si è fatto male qualcuno?--

--No. Noi stiamo bene, a parte lo spavento.--

--Per fortuna.--

La sua voce esprimeva vero sollievo, e forse per questo l'intera classe si rilassò, spingendo il professore per avvicinarsi e guardare meglio.

Black si concentrò sul braccio sinistro, dove uno spuntone metallico sporgeva dopo aver attraversato i muscoli.

La ragazza fece solo un profondo sospiro, dopodiché forzò il braccio finché non fu libero e a quel punto strappò un pezzo di costume cercando di fasciarsi al meglio.

--Forse dovresti lasciare fare a me.--

Propose l'insegnante avvicinandosi ulteriormente.

--Non occorre. Grazie. Deve resistere solo per un po'.--

Rispose dopo aver stretto il nodo con i denti. Mosse il braccio per un po' per saggiare la fasciatura.

--Bene. Può andare.--

Si pulì l'occhio dal sangue che colava dalla fronte e si diresse verso l'uscita.

--Mi dispiace davvero per il trambusto.--

Si interruppe sentendo un rumore sordo: al suo orecchio suonava come la raffica di una pistola.

--Cavoli. Spero che White stia bene e che l'abbiano preso.--

Affrettò il passo e stava per lasciare l'edificio quando una voce la chiamò.

--Black!--

--Sono qui.--

Per la seconda volta qualcuno piombò nella palestra, ma questa volta senza creare danni.

--Tutto a posto?--

--Qualche graffio. Ho sentito sparare.--

L'altra annuì, mentre si scrutavano velocemente a vicenda.

--Grazie al tuo intervento che l'ha sbilanciato ho potuto sopraffarlo senza troppe difficoltà. Purtroppo si è ripreso prima che lo bloccassero e così...--

C'era una nota triste nella sua voce.

--Mi dispiace.--

--Non preoccuparti, non è colpa tua. È sgusciato come un'anguilla e stava per sfuggirci. Per fortuna lo hanno colpito prima che sparisse.--

--Mi dispiace per lui.--

--Andiamo adesso: abbiamo disturbato anche troppo. Te la senti?--

--Ehi, lo sai con chi hai a che fare, no?--

Si volsero entrambe verso gli studenti e il professore.

--Scusate ancora il disturbo.--

Dopodiché con un salto sparirono.


L'ufficio del Maggiore era molto più spazioso di una volta. Ma con loro quattro riunite dava sempre una sensazione familiare.

--Tutto a posto, Nagisa?--

Chiese Saeko osservando le condizioni delle due guerriere.

--Abbastanza. Quella bestiaccia mi ha fatto fare un bel volo. Per fortuna non ci è andato di mezzo nessuno. A parte qualche attrezzatura sportiva.--

--E il braccio?--

--Tornerà a posto in poco tempo. Lo sai no? Certo quest'ultimo periodo è davvero nero per me.--

--Già. Al tuo posto andrei a visitare qualche santuario.--

Commentò Honoka.

--A volte penso che sei un po' masochista.--

--Ehi! Potrò anche bloccare il dolore, ma non è per niente bello, sapete?--

--Sto scherzando Nagisa. Il fatto è che in tutto questo tempo sei tu quella che più si è fatta male.--

--Non è che voglia fare un record.--

Ribattè imbrociandosi.

--Voi due mi logorate: mi fate preoccupare troppo.--

--Lo sai quello che possiamo fare, Saeko.--

--Lo so. Per questo mi preoccupo: voi due avete la tendenza ad andare sempre troppo oltre.--

--Non è che ci buttiamo nelle missioni senza pensarci.--

--È solo che riteniamo di poter accettare rischi maggiori.--

--Lo so ragazze. Però dovreste saperlo anche voi che ci preoccupiamo per voi.--

--Sai che non sopporto questi discorsi, Saeko. E, ora che ci penso, cosa fai qui?--

--Ti dispiace?--

--No, anzi. È solo che quando ci siete tutte e due di solito ci sono problemi.--

--Allora: cosa succede?--

Anche Honoka era curiosa.

Le due donne si scambiarono un cenno d'intesa.

--Il ministero ha ricevuto il rapporto del generale Bakui e ritiene che non sia più necessario mantenere questa squadra operativa.--

--Cosa?--

--In pratica la squadra verrà sciolta a fine mese.--

--State scherzando?--

--Purtroppo no.--

--Ma...--

--Calmati Nagisa. E siediti, gli scatti di nervi non servono a nulla.--

--Generale?--

L'ufficiale era entrato seguito da Kari, la sua attendente per le questioni della squadra.

--Già. Ho ritenuto fosse il caso di partecipare a questa piccola riunione.--

--Quando lei partecipa noi dobbiamo preoccuparci. Come intende procedere? Ha preso in ostaggio i nostri familiari per tenerci buone?--

--Niente di tutto questo.--

Rispose il generale con una nota ironica nella voce sedendosi a quella specie di tavola rotonda.

--Per la verità lo avevo pensato, senza offesa Nagisa. Ma so che siete in grado di capire la situazione.--

--Per la verità no. Nessuno ci spiega niente qua dentro.--

Nagisa sbuffò imbronciata.

--Vorresti farmi credere che hai pensato di andare avanti in questo modo per sempre? Che non hai mai pensato a cosa sarebbe successo quando la minaccia della “verdaccia” fosse stata ridimensionata?--

Nagisa si sedette ancora di malumore.

--Abbiamo pensato anche noi a queste possibilità. E abbiamo ipotizzato diversi scenari. Ma...--

--Immagino che secondo voi sia troppo presto, giusto Honoka?--

--Esatto.--

--In effetti è difficile da capire per chi si trova in prima fila o al margine delle questioni burocratiche. Sappiate che il ministero chiedeva la chiusura ancora tre mesi fa.--

Questa volta erano tutti stupiti.

--Sono riuscito a persuaderli a tirare avanti finora, ma adesso è un ordine formale che non posso discutere.--

--E come pensate di procedere? Con tutti gli animali contaminati, intendo?--

--Credo che immaginiate già la risposta.--

Honoka si rabbuiò.

--Dovete capire che non ci sono altre soluzioni. Persino voi avete dovuto eliminarne diversi.--

--Come ultima risorsa.--

Replicò a bassa voce Nagisa.

--Lo so. E sono d'accordo con voi. Ma in questa realtà vengono prese decisioni in base ad altre priorità.--

--Quindi a fine mese torneremo a casa.--

--Esatto. Avevo pensato inizialmente di proporvi di entrare nelle Forze di Difesa, ma da alcune comunicazioni ho capito che non sarei in grado di accaparrarvi, quindi rischiereste di andare a finire chissà dove.--

--Se non sbaglio avete raccolto parecchio materiale contaminato.--

--Anche questo è vero. Ma non pensateci nemmeno: se lo purificherete quasi sicuramente avrò l'ordine di catturarvi per alto tradimento.--

Anticipò il generale intuendo i pensieri delle due.

--Sta dicendo che il governo vuole utilizzare la “verdaccia”?--

Chiese Honoka con tono tranquillo, ma il colore dei suoi capelli, come quelli di Nagisa, stava già cambiando.

--Il governo ritiene che quella sostanza deve essere analizzata e conservata nel caso in futuro, malauguratamente, si rendesse necessario poterla sfruttare.--

--E non si ricordano più cosa è successo con il Capitano Holmer e con il tenente Shui?--

Sbottò Nagisa. Il ricordo di quella storia le fece rabbrividire dall'orrore.

--Erano soldati normali, non certo i mostri che sono diventati. E tutti siamo d'accordo che la causa è la vicinanza a quella maledetta sostanza.--

Honoka aveva parlato con voce calma, ma sembrava quasi che stesse cadendo in trance.

Nagisa invece era ormai una macchia di oscurità.

--Erano due persone normali, come hanno potuto fare quelle porcherie... costringere quelle donne... obbligare quei bambini...--

Sembrava stesse rivivendo attimo per attimo tutta la storia: da quando avevano scoperto cosa facevano i due ufficiali a quando loro stesse erano state minacciate con il ricatto. Il disgusto, la rabbia e la paura le avevano dapprima paralizzate. Non osavano nemmeno parlarne con Saeko e Makoto, sicure che non avrebbero mai fatto in tempo ad intervenire senza causare delle vittime. Ma quella storia le stava divorando, se ne erano accorti tutti. Alla fine avevano deciso di reagire: non avrebbero mai potuto permettere che un simile orrore continuasse. Avevano raccontato tutto alle due amiche e si erano dirette verso quelli che sarebbero presto diventati loro vittime.

Sentivano qualcosa di oscuro bruciare nei loro cuori e sentivano che ciò che stavano per fare le avrebbe condannate per sempre. Eppure non riuscivano a fermarsi, quasi che avessero esaurito ogni sentimento positivo.

Il tenente Shui era in quel momento in permesso, a trattare con qualche vittima dei suoi ricatti probabilmente, ma non avrebbe fatto molta strada.

Holmer invece era in caserma, e quando se le trovò di fronte sentì che la sua ora era arrivata.

Tuttavia cercò di mostrarsi sicuro e arrogante, solo per provare di persona la furia delle Pretty Cure.

Erano arrivate davvero vicino ad ucciderlo, ma con uno sforzo incredibile si erano fermate.

Fuori dall'edificio dove si erano scatenate, ormai un rudere da demolire, li aspettavano parecchie persone.

Erano tutti intimoriti, vedendole in quelle condizioni, e anche Makoto fece un passo indietro prima di avanzare.

Non disse nulla, si limitò a raccattare il corpo esanime del soldato e portarlo in prigione.

Poi le cose si erano sistemate, in qualche modo: Shui era stato arrestato e molti si erano fatti avanti per denunciare vari crimini.

I due ufficiali e tutti quelli che li avevano appoggiati rischiarono di essere linciati, e anche i giudici erano propensi a condannarli senza processo. Furono Black e White a salvarli; anche se esse stesse volevano vendetta, anche se le loro parole suonavano vuote a loro stesse, anzi, forse per questo.

Tutti si chiedevano come potessero cercare di salvarli, chiedendo una giusta condanna, quando avvertivano la loro rabbia e il loro odio. Ma se le due ragazze riuscivano ad aggrapparsi ad un barlume di giustizia, tutti loro avrebbero cercato di fare lo stesso.

C'era voluto del tempo, e molti avevano ancora gli incubi.

Nell'ufficio il silenzio era opprimente. I quattro adulti attendevano con un certo timore che le ragazze si calmassero.

--Siamo riusciti a distruggere quella congrega di bastardi.--

Sussurrò infine Saeko.

--E senza che altre vittime si aggiungessero.--

Anche se avevano sentito, Nagisa e Honoka non sembravano volersi riprendere.

--A parte voi due.--

Aggiunse il generale.

Attesero ancora, fino a quando le due ragazze tornarono presenti. O almeno sembravano meno distanti.

--Quella storia vi ha segnato più di quanto chiunque possa pensare. Eppure siete riuscite a superarla.--

--È per questo che ci ha affiancate Kari?--

Sibilò Nagisa guardando storto la ragazza.

--Puoi chiederlo a lei. Ho pensato che non vi avrebbe fatto male parlare con qualcuno di nuovo. Lei voleva conoscervi, e penso che la vostra amicizia sia sincera.--

L'altra ragazza annuì.

Fece una pausa guardando entrambe.

--Quella storia è nota a tutta la squadra, anzi, a chiunque fosse in sede quel giorno. E ognuno, posso dirvelo sinceramente, ne è rimasto disgustato. E ognuno, dopo, vi ha ammirate: perché avete fatto la cosa giusta, anche se stavate rischiando voi stesse e i vostri familiari. Quello che molti si chiedono è come avete fatto a fermarvi. Nessuno, al posto vostro, lo avrebbe fatto.--

Tutti le guardavano con attenzione e preoccupazione: erano passati dei mesi, ma i postumi riuscivano ancora a vederli.

--Forse vi farebbe bene parlarne.--

Aggiunse Saeko con tono dolce.

--E cosa dovremmo dire?--

--La verità Nagisa. Solo la verità.--

Rispose Kari. Era stata informata dettagliatamente sulle due Pretty Cure, quando era entrata come supporto alla squadra, ma alla fine era diventata davvero loro amica. E per quanto di quella storia avesse solo sentito parlare, aveva passato un giorno intero a vomitare.

Nagisa si distese distrattamente guardando il soffitto, lasciando che fosse Honoka a parlare.

--In realtà... non ci volevamo fermare. La rabbia e l'odio erano troppo grandi. All'inizio avevamo pensato solo di... ucciderlo. Ma poi ci siamo... ricordate, che la morte è fin troppo rapida. Si: volevamo torturarlo e farlo soffrire al punto di implorare pietà. E poi finirlo.--

La voce di Honoka era stranamente dura e compiaciuta: mai la avevano sentita parlare in quel modo.

--E stavamo quasi per farlo. Quando ha cominciato ad implorare di risparmiarlo, quando ha detto che ci avrebbe raccontato tutto pur di essere salvo, allora, veramente, ho desiderato ucciderlo.--

Nel silenzio che seguì alla sua pausa tutti ebbero un moto di compassione per la ragazza: quella storia l'aveva quasi trasformata in un mostro.

--Allora, perché?--

Tornò a chiedere Kari.

Questa volta rispose Nagisa, sempre guardando il soffitto.

--Perché quello che avevamo davanti era solo un patetico infame. E all'ultimo istante ci siamo scambiate uno sguardo... e non ci siamo più viste. Eravamo diventate uguali ai nemici che abbiamo combattuto in passato.--

--È stato allora che ci siamo chieste 'perché?'-- --I mostri che abbiamo combattuto erano forse diversi da quel soldato?-- --Forse no.-- --Forse gli altri erano nati malvagi mentre quell'uomo era stato contaminato?-- --Avremmo dovuto trattarlo diversamente solo perché era umano?-- --I crimini che aveva commesso non meritavano una punizione?--

Nagisa finalmente guardò in faccia i suoi interlocutori. Il colore dei suoi occhi era normale, ma di una limpidezza incredibile.

--Abbiamo combattuto guerre in cui era facile capire chi era il nemico. In cui non c'erano alternative. In cui noi eravamo ancora innocenti.-- --Forse stavamo sbagliando, ma forse c'era un'alternativa. Noi non la vedevamo, ma qualcun altro forse si.--

Concluse Honoka con la stessa luce negli occhi.

--Abbiamo anche pensato che avremmo potuto eliminare quei due in qualunque momento. E anche riprendere a torturarli se ci fosse piaciuto. E qualche volta lo pensiamo ancora.--

Fece una breve pausa, come se stesse esprimendo un dubbio che già da tempo la tormentava.

--È una sensazione strana, sapere di poter fare del male senza che nessuno possa impedircelo. Forse è questo che provavano Re Jaku e tutti gli altri... Forse, se i Superpoteri non fossero legati a noi in questo modo, ci avrebbero già bruciate e rigettate. Siamo indegne di essere Pretty Cure.--

Aggiunse Nagisa leggermente a disagio.

--No. Non è vero. Siete solo due brave ragazze.--

Commentò Makoto mentre Nagisa sbuffava.

--La vostra regina aveva ragione.--

Tutti fissarono Saeko curiosi.

--Aveva detto che anche se andassero in pezzi, i vostri cuori resterebbero limpidi. E io credo che questa ne sia la dimostrazione più evidente.--

Le due guerriere non risposero, ma sentirono, dopo tanto tempo, un po' di calore.


--Quindi qual è lo scopo di questa riunione? Se avete deciso di chiudere la squadra bastava una semplice comunicazione.--

--Hai ragione Honoka. Tuttavia non possiamo lasciare quella sostanza incustodita. L'idea ufficiale è di prendere tutte le precauzioni del caso, cercando di studiare la 'verdaccia' a distanza. Io stesso sorveglierò tutta la gestione, dal personale che la custodirà ai ricercatori che la analizzeranno. Inoltre provvederò che ci sia una turnazione lunga, in modo da ridurre il rischio di contaminazione. Da quello che abbiamo visto, quando la sostanza viene utilizzata per potenziare un'esplosione si disintegra completamente. E una delle idee ufficiali è proprio questa.--

--Costruire un deposito farcito di esplosivo?--

--Buona idea, Nagisa. Se mi riesce proverò ad attuarla.--

La ragazza guardò il generale perplessa.

--Parlo sul serio. Anche io mi rendo conto della pericolosità della cosa. Per questo voglio una garanzia in più: voi due.--

--Ma non ha detto prima che se proviamo a purificarla ci arresta?--

Intervenne Honoka.

--Infatti. Se agite di testa vostra. Ma se sarete autorizzate da me, e per quantità non più utili agli esperimenti, non ci saranno problemi.--

--Io resto della mia idea.--

--Attenta che resti solo un'idea, Black.--

--E come penserebbe di procedere?--

--Ecco, questa è una cosa da definire.--

--Vi dico subito che la polizia non è il posto per voi due. Non ho i poteri del generale, quindi avrei ancora meno possibilità di gestirvi.--

--Intanto date un'occhiata a questa.--

Intervenne Makoto posando sul tavolo un palmare.

--Di cosa si tratta?--

Chiese Nagisa incuriosita.

Lesse le notizie del sito che aveva indicato il Maggiore e cominciò a fare qualche ricerca.

--Qualcosa non va?--

Chiese Honoka, vedendo l'espressione perplessa dell'amica.

Prese il dispositivo e fece ulteriori ricerche.

Alla fine anche lei era perplessa.

--Cosa ne pensate?--

--Cosa dovremmo pensare? Si tratta della notizia di un torneo di pallavolo organizzato da alcune aziende.--

Replicò Nagisa.

--L'occasione è l'anniversario di rifondazione della città dopo un'alluvione di cinquanta anni fa. Alcune aziende che partecipano al comitato promotore della festa hanno selezionato sette squadre, di cui due cinesi, una americana e una brasiliana. Sono tutte squadre di studenti universitari, oppure del terzo anno. E a parte quella che gioca in casa, le altre sono qui sfruttando le vacanze oppure un viaggio studio. Non c'è niente di particolare nelle squadre, a parte che una è stata rifondata dopo un non meglio precisato scandalo interno che fece cambiare completamente sia il personale di gestione che i giocatori. Inoltre quattro giocatori di quattro squadre diverse circa due anni fa si sono trovati nella stessa formazione per un altro torneo organizzato durante una combinazione di gite scolastiche. In origine dovevano essere dieci squadre, ma due hanno dovuto rinunciare perché non avrebbero potuto partecipare a tutto il torneo e l'ultima per alcune difficoltà con i documenti, visto che si tratta di persone con cui il nostro paese non è in buoni rapporti.--

Si fermò, lasciando proseguire Honoka.

--Teoricamente le ditte che hanno organizzato la cosa sono quattro, ma due sono riconducibili alla stessa proprietà. Si occupano tutte del settore alimentare, ma una è specializzata nei cibi precotti, una di succhi e marmellate, una di insaccati e l'ultima di pizze, settore che la prima non tratta. Questa poi sembra in difficoltà economica, ma nulla di troppo grave; e le altre sono in discrete condizioni, anche se non sono proprio in crescita. L'unica nota interessante è che una delle due è in realtà proprietà di una finanziaria che fa capo ad un'altra società, ma qui il gioco finisce, perché si tratta di una organizzazione no profit estera. A prima vista sembra tutto regolare, ma se vuoi un esame approfondito devi darci un po' di tempo.--

--Se questo era uno dei tuoi test, penso proprio che non l'abbiamo passato.--

Concluse Nagisa.

--Scherzi? Avete raccolto un bel po' di notizie. E in poco tempo.--

--Non mi pare. Sumire e Dai avrebbero fatto di meglio in molto meno tempo.--

--Ti dimentichi, Nagisa, che loro sono i migliori.--

--Va bene, ma tutto questo non ci porta da nessuna parte, mi sembra.--

Makoto e Saeko si scambiarono un breve cenno d'intesa.

--In realtà avevo già pensato ad una situazione come questa.--

--Sospettavi già qualcosa Saeko?--

--No. Ma se ci pensate un attimo, da estranee, capirete subito: i Superpoteri sono legati a voi, quindi resterete per sempre Pretty Cure. Mentre la missione della squadra prima o poi doveva concludersi. Bene o male. Che cosa vi sarebbe rimasto?--

--Una vita tranquilla? Così che Honoka potesse andare all'università.--

--E tu invece? Cosa pensavi di fare?--

--Forse avrei cercato qualche squadra di lacrosse.--

--E con i vostri poteri sareste rimaste inerti?--

Le due amiche si sentirono a disagio.

--Cosa vorresti insinuare?--

--Nulla. Che voi due non sareste capaci di restare a godervi la vita senza intervenire qualora lo riteneste necessario. O anche solo utile.--

--Comunque: ancora non ci hai dato una spiegazione.--

--Beh, la mia è solo un'idea. Le Forze di Difesa non sarebbero un ambiente adatto a voi. E nemmeno la polizia. Credo che il vostro ruolo sia di fare da consulenti.--

--Consulenti? Di che cosa?--

--La scelta è ampia. C'è un sacco di gente che ha bisogno di informazioni, dal sapere qualcosa dei suoi vicini, al sapere se la ditta che ha scelto per fare un lavoro è affidabile. Oppure ha bisogno di qualcuno di fidato per custodire documenti o altro. E c'è anche chi ha bisogno di controllare con discrezione che i propri figli non facciano sciocchezze o non si caccino nei guai. Spesso la polizia non ha tempo per fare questi controlli, oppure ha le mani legate.--

--Un'agenzia di investigazione e vigilanza?--

Nagisa era dubbiosa.

--Quello potrebbe essere un passo che potreste fare alla fine. Ma è stata emanata la nuova legge di regolamentazione, e questa potrebbe crearvi dei problemi. Comunque potete leggerla e decidere.--

--Quindi?--

--Quello che pensavo è qualcosa di meno formale. In fondo per controllare che alle feste non circolino sostanze illegali o pericolose basta tenere gli occhi aperti. E lo stesso vale per controllare se qualcuno è seguito.--

Honoka la fissò con attenzione mentre rispondeva.

--Stai proponendo un lavoro nel quale abbiamo un po' di esperienza, grazie a Makoto, ma non mi pare che sia adatto a noi.--

--Forse. Ma non sottovalutate mai le richieste dei clienti. Chi vuole sapere cosa combinano i figli, spesso sa benissimo cosa fanno: in realtà cerca qualcuno che cambi la situazione. E chi cerca informazioni extra sulle ditte, può spesso suscitare un po' di confusione.--

--In pratica ci stai dicendo di occuparci di casi un tantino particolari.--

Sogghignò Nagisa.

--Non vi sto dicendo di fare le giustiziere notturne. Anche se, nel caso, mi fiderei del vostro giudizio. Voglio solo dire che a volte ci sono problemi difficili da affrontare: chi li ha non sa come comportarsi e non vuole ufficializzarli rivolgendosi ad un professionista. Anche perché in quel caso il problema potrebbe aggravarsi. Voi potreste verificare e magari suggerire qualche soluzione.--

--Qualcosa di più leggero del tuo amico?--

Chiese curiosa Makoto.

Saeko non rispose subito, riflettendo su come rispondere senza esporsi troppo.

--Il mio amico si muove ad un livello molto basso: quando già in partenza viene esclusa una soluzione legale. Non pensavo proprio a lui o al suo ambiente quando ho avanzato il mio suggerimento.--

Nagisa si alzò per sgranchirsi.

--Onestamente non saprei nemmeno da che parte cominciare. L'unica cosa che so è che dovrebbe servire un ufficio.--

--Per quello non preoccuparti. In questa città ci sono un sacco di abitazioni e uffici vuoti per i motivi più disparati. Alcuni lo sono per motivi economici e altri per motivi familiari: ad esempio un mio amico ha chiuso l'attività perché si trasferisce. E poi ci sono quelli che sono stati teatro di qualche crimine o di qualche scandalo. Se non vi fate problemi potreste ottenere dei buoni prezzi.--

Le due amiche si guardarono perplesse.

--Tenete conto anche di questo: non sarà un lavoro di copertura da fare a tempo perso in attesa di intervenire per purificare la “verdaccia”.--

--Sarà un lavoro a tutti gli effetti, ma con l'elasticità necessaria per intervenire in caso di emergenza. Inoltre potrete anche andare all'università. Anche se ho qualche dubbio sul poterti iscrivere ad una squadra sportiva.--

Aggiunse Makoto.

--Io non mi pronuncio: al vostro posto non saprei proprio cosa fare. Però credo che sia una strada da tentare.--

Intervenne Kari.

--Non c'è che dire: volete tutti che ci mettiamo a fare i consulenti. E lei Generale? Non vuole dirci niente?--

Il generale non rispose subito.

--La scelta spetta voi. Quello che posso dirvi è che avete ancora del tempo per pensarci: potreste anche dedicarvi agli studi senza pensare ad altro.--

--Ha ragione Generale. Non dobbiamo agire di fretta, per una volta possiamo fare le cose con calma.--

Honoka si sentiva molto più tranquilla ora.

--Avete ragione. Comunque ragazze: se avete bisogno, chiamatemi.--

--D'accordo. Grazie Saeko.--


L'ultimo ponte, il più in alto, regalava una vista mozzafiato. Ma anche se gli ospiti erano numerosi, pochi ci tornavano una seconda volta.

Probabilmente era solo la sensazione di essere naufragati che disturbava.

Infatti quella era la prima nave delle Crociere Immobili. Una vera nave da crociera, svenduta perché doveva essere smantellata, fatta arenare e ancorata saldamente su un'isola artificiale.

Aveva tutti i comfort di una vera crociera, ma costava molto meno. E aveva il vantaggio indubbio che si poteva lasciare la nave in qualsiasi momento in caso di emergenze.

Infatti era diventata la meta preferita di tutti quei professionisti che non potevano lasciare con certezza i propri impegni per lungo tempo.

--Certo che qui il panorama è straordinario. Fa quasi paura.--

--Paura?--

--È una sensazione strana, Cam. Mi fa pensare all'ultimo panorama che vedrò.--

--Devo dire che io invece preferisco il tuo di panorama, Nagisa.--

La ragazza si volse verso il nuovo arrivato.

--Shu! Honoka! Finalmente!--

--Sei troppo impaziente Nagisa. Potevi aspettarci.--

--Beh, non vedevo l'ora di tornare qua sopra.--

Replicò la bionda con un sorriso.

--E tu la smetti di guardarmi in quel modo?--

Shu continuò invece a fissare la ragazza scrutandola attentamente.

--Ehi. Potrei essere gelosa, sai?--

Finalmente Shu si riscosse.

--Non è come pensi, Honoka.--

--Ma se ti stavi mangiando con gli occhi Nagisa.--

--No! Cioè: si, la stavo guardando, ma... Insomma. È la prima volta che la vedo in costume.--

--E allora?--

--Stavo osservando il suo corpo, le sue cicatrici. Dà l'impressione di mostrarle con orgoglio, come se dicesse: dietro ogni segno c'è una storia di cui vado fiera. Tu invece, hai delle cicatrici diverse, meno evidenti. A meno di non guardare da vicino.--

Aggiunse con un pizzico di malizia.

--E l'impressione che dai è più misteriosa.--

Concluse con un sorriso.

Honoka invece si voltò corrucciata.

--Non sono sicura che sia vero.--

Replicò prima di allontanarsi.

--Honoka! Aspetta! Accidenti, lo sai che ho occhi solo per te.--

Cercò di giustificarsi il ragazzo correndole dietro.

--Dici che si è offesa sul serio?--

--Ha solo voglia di stuzzicarlo. E di farsi coccolare un po'.--

--Beh, spero che non intenda farsi coccolare fino a notte fonda.--

Nagisa guardò perplessa il compagno.

--Abbiamo le cabine vicine e... beh, insomma, li ho sentiti fino a molto tardi.--

Nagisa arrossì leggermente, ma sorrise.

--Avresti da criticare?--

--Beh, no. Buon per loro. Però a parte il sonno li invidio un po'.--

--Sciocco.--

--Può essere. Sai, stavo osservando una cosa. Shu ha ragione, sul tuo corpo intendo. Anche così dai un'impressione di energia.--

Nagisa si ritrasse leggermente.

--Lo so che non ti fai problemi a metterti in costume, ma ti dà un po' fastidio quando gli altri osservano le tue cicatrici. Forse perché ti conosco da tempo, ma non avevo più fatto caso a quante ne hai.--

--Già. Sono parecchie.--

Rispose la ragazza accarezzandosi distrattamente quella che aveva sul lato destro dell'addome.

--Ti ricordi come te le sei procurate tutte?--

--Scherzi? Come potrei. Mi ricordo solo di alcune.--

Per un po' non aggiunse altro.

--Questa qui me la fece il primo soldato che purificammo. E per fortuna che Honoka fu pronta a stordirlo: con quel pugnale mi avrebbe aperta mezza coscia e probabilmente sarei morta dissanguata. Queste altre sulla gamba sinistra me le fece invece un felino affamato che mi voleva come spuntino. Ho ancora i segni del morso sul braccio, vedi? Per fortuna che non aveva una mascella robusta altrimenti mi avrebbe staccato il braccio.--

--E quella all'addome?--

--Questa è opera di un pazzo. Eravamo arrivate a lui per sbaglio, ma si scagliò contro Honoka come una furia. Per fortuna c'erano anche Kari e Makoto, altrimenti mi avrebbe aperto la pancia. Dopo sono stata parecchio male per l'infezione. E anche perché aveva toccato diversi organi.--

--Beh, al giorno d'oggi si può vivere anche con qualche organo in meno.--

--Può darsi, ma se non ti dispiace sono contenta di averli ancora tutti e funzionanti al loro posto.--

--Scusami. È rimasta davvero una brutta cicatrice, ma in qualche modo rende più vere anche le altre. Quel graffio sotto l'occhio è talmente preciso che sembra finto.--

Nagisa lo accarezzò con nostalgia.

--Questo me lo fece Sword.--

--Che era anche lei...--

--Già. E sai la cosa curiosa? Che il pazzo che mi fece questo sulla pancia era infinitamente meno pericoloso di Sword. Eppure mi fece molta meno paura lei.--

--La gravità della ferita...--

--No. O meglio, quando restai ferita ebbi davvero paura di morire. Con nessun altro nemico provai una simile paura. Ma la sensazione di paura ce l'avevo anche prima, come se avvertissi a pelle che quel pazzo sarebbe stato pericoloso. Anche Honoka ebbe la stessa sensazione.--

--Ma tu sei intervenuta per salvarla.--

--È stato un caso, se ci fossimo scambiate di posto sarebbe stata lei a salvarmi.--

Per un po' rimasero abbracciati in silenzio, cullandosi felici.

--Comunque tra tutte, quella che più mi piace è questa.--

Aggiunse con dolcezza Cam accarezzandole il bordo irregolare che aveva sulla schiena.

--Ricordo che quando Honoka ti estrasse quello spuntone di vetro dapprima rimasi stupito da quanto era lungo. E poi mi chiesi come potevi essere ancora viva.--

--Fortuna sfacciata penso.--

--Immagino di si. Ma ricordo che allora vedevo una fontana di sangue che scorreva. E tu che non battevi ciglio. Devo confessarti che per un momento ho avuto paura di te.--

--Comprendo.--

--E quando ti sei trasformata... ho pensato che fossi una pazza scriteriata a voler combattere.--

--Grazie.--

--Poi ho pensato che con la trasformazione tu fossi magicamente guarita. Ma quando sei saltata giù, non so, un impulso mi ha costretto ad affacciarmi per guardare e ti ho vista rotolare a terra. Ho pensato al peggio.--

--Mi dispiace.--

--No. Non c'è niente da scusare. Io non sapevo niente di te, a parte che eri una grande giocatrice di lacrosse. Avevo sentito delle voci su te e Honoka, ma vedervi di persona dava una strana impressione di tranquillità e forza. Mi ero sempre chiesto perché.--

--Dopo tante battaglie i problemi a scuola sembravano molto più semplici da affrontare. In realtà erano anche più... logoranti, perché pensavamo che solo i mostri potessero farci del male.--

Per un po' Nagisa si lasciò cullare dalle carezze senza pensare a nulla di particolare.

--Beh, ora andiamo a farci un giro. Ci sono ancora tanti posti da visitare e tra un paio di giorni dobbiamo tornare a casa. Non avrei mai pensato che una nave potesse essere così enorme.--

--Questa è una nave da crociera, anche se non può muoversi. Anzi, proprio per questo ci sono molti più posti da visitare. In una vera nave non ti lascerebbero visitare la sala macchine o il ponte di comando.--

--È vero.--

--Senti. Perché non ti fermi un po' di più?--

--Non posso, lo sai. Devo prepararmi per l'esame e Honoka ha promesso di aiutarmi. E poi devo fare un paio di sopralluoghi.--

--Quell'attività di consulenze sta diventando sempre più ingombrante.--

Si lamentò il ragazzo.

--Può essere. Però non me la sento di rinunciarci.--

--Lo so. Tu non puoi stare senza darti da fare per aiutare qualcuno.--

--Non esagerare adesso. È solo che...--

--Non intervenire, tu che puoi, ti fa sentire in colpa. Lo so. Ti conosco, no?--

La ragazza sorrise.

--A proposito: e Shu?--

Nagisa guardò il suo ragazzo perplessa.

--Intendo dire: cosa ne pensa?--

--Non è che abbia molta voce in capitolo.--

--È pur sempre il ragazzo di Honoka, no? E mi sembra anche piuttosto ansioso.--

--Oh, certo. Ma ha dovuto arrendersi: Honoka gli ha dato un ultimatum. O così o niente.--

--Per come l'avevo conosciuta, Honoka è molto cambiata.--

--Lei si sforza sempre di essere responsabile, è normale che con le persone che ama si lasci andare.--

--Lo conosce da poco.--

--Qualche mese. Ma non eri tu che dicevi che non importava il tempo? Sei geloso di lei? Sembri quasi uno zio preoccupato.--

--Ma no. È solo che anche io mi preoccupo per lei. È la tua amata sorella, no?--

Nagisa sorrise tristemente.

--Vorrei che fosse così: si sentirebbe meno sola, adesso che sua nonna è venuta a mancare.--

Cam sorrise per sollevarle il morale.

--È una ragazza molto forte. Non mi hai detto una volta che è una guerriera pari a te? E sono sicuro che Shu saprà renderla felice. Ha già cominciato no?--

--Adesso non essere sfacciato. Spero che loro due saranno una vera coppia.--

--Lui lo sa? Chi è lei intendo?--

--Si. Ha voluto dirglielo. Io ero un po' preoccupata perché non sapevamo come l'avrebbe presa. E se avrebbe mantenuto il segreto. Ma lei ha avuto fiducia in lui, e aveva ragione.--

--E tu Nagisa? Hai fiducia in me?--

--Certo. Perché me lo chiedi?--

--Perché vorrei chiederti di sposarmi.--

La sorpresa mutò Nagisa in una statua di sale.

--Ma... stai scherzando?--

--Mai stato più serio.--

--Tu... tu... tu...--

Nagisa rimase bloccata, incapace di dare una qualsiasi risposta coerente. Alla fine fece un profondo respiro.

--Ti rendi conto di cosa mi hai chiesto?--

--Certo.--

Rispose tranquillo Cam.

--E ti rendi conto di cosa succederebbe se ti dicessi di si?--

--Secondo te cosa succederebbe? Vivremmo insieme. Ma a parte questo non cambierebbe niente altro. Tu continueresti a studiare e a fare le tue consulenze in coppia con Honoka e continueresti ad aiutare il Generale. Non vedo niente di diverso.--

--Allora potremmo anche farne a meno.--

Cam rimase tranquillo.

--Non vuoi sposarmi per qualche motivo preciso?--

--Vorrei essere anticonformista.--

--Al giorno d'oggi, sposarsi è essere anticonformisti.--

Nagisa rimase calma.

--Immagino che tu avrai già pensato ad ogni possibile obiezione.--

--Esatto.--

--E sei convinto che ti sposerò.--

--A meno che tu non voglia.--

--Sai dirmi anche perché?--

--Solo la tua volontà.--

Nagisa non rispose.

I suoi occhi e i suoi capelli stavano diventando neri.

Alla fine si volse leggermente.

--Tu che ne pensi, Honoka?--

--Cam non l'ha chiesto a me. E io non ti dico di seguire il cuore: siamo guerriere, quindi dobbiamo seguire il nostro spirito.--

Le due amiche si fissarono a lungo, infine Nagisa tornò al suo colore naturale.

--Prima di tutto devo dirti che non sei per niente romantico. Ma questo lo sapevo già. Quindi adesso ti dirò la mia risposta.--

Fece una pausa avvicinandosi al giovane per accarezzargli una guancia con affetto.

--Si. Voglio sposarti Cam.--

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Dall'esterno il locale sembrava poco affollato, e Shiori sperò di trovare un tavolo a cui sedersi: ne aveva proprio bisogno.

Il gestore e il personale avevano un'espressione inquietante, ma la accolsero con cortesia e le indicarono l'unico tavolo disponibile, anche se occupato da un'altra giovane donna con i capelli neri.

--È libero?--

La donna scrollò appena le spalle, indifferente, senza nemmeno guardarla.

Sul tavolo vide diverse tazze di tè, ormai freddo, ancora colme. Solo da una sembrava mancare un sorso di liquido.

--La ringrazio. Purtroppo questa gravidanza mi sta uccidendo.--

Continuò facendo cenno ad un cameriere e sistemandosi vicino le borse che portava.

Non si aspettava una risposta: la giovane di fronte a lei continuava a fissare l'esterno e pur senza vederla in viso dava l'impressione di essere assente. Come se niente avesse importanza per lei.

--Auguri.--

Fu l'unica risposta che ricevette dopo un tempo lunghissimo con una voce spenta.

Finalmente Shiori si concentrò sull'occasionale compagna di tavolo e la riconobbe.

--Nagisa!--

L'esclamazione, ad un orecchio attento, avrebbe rivelato lo stupore e il disappunto.

Immediatamente si ritrasse dal tavolo.

Ma Nagisa non rispose. Semplicemente, lentamente, girò la testa dalla finestra per guardare distrattamente Shiori.

Anche la sua espressione era spenta. E così terribilmente triste che superò l'astio dell'ex compagna di scuola.

--Cosa è successo?--

Non poté fare a meno di chiedere con sincera premura. Ora che la osservava vedeva quanto fosse smagrita e sfinita: probabilmente non aveva mangiato niente da... da quanto?

Non ottenne subito risposta, come se la domanda non fosse stata compresa. Anzi: come se non l'avesse raggiunta. Come se ci fosse una distanza infinita da superare prima che qualcosa, qualsiasi cosa, raggiungesse Nagisa.

Infine sussurrò un nome.

--Cam.--

--Cam?--

Ripeté come una domanda Shiori.

Anche se la detestava profondamente, o forse proprio per quello, Shiori si era tenuta informata su Nagisa.

Sapeva che dopo il diploma era sparita per due anni, probabilmente aveva vissuto all'estero in diversi paesi. E sapeva che quando era tornata si era iscritta all'università, sempre in coppia con Honoka. E sapeva anche che aveva aperto un'agenzia di consulenze, anche se non sapeva esattamente di cosa si occupasse.

E naturalmente sapeva che si era sposata con Cam poco più di un anno prima.

--Cam... cosa?--

Chiese ancora. Cominciava a preoccuparsi: la sua rivale non era mai stata così passiva.

--È morto.--

Per un istante Shiori rimase immobile, incerta, sicura di aver capito male.

Poi si sporse di scatto verso la ex bionda in cerca di spiegazioni.

--Cosa? Come... è morto? Cosa è successo?--

Ancora un lungo silenzio.

--Un attacco di cuore... un semplice attacco di cuore.--

La futura mamma si sentì cedere le gambe.

Non poteva crederci.

Il silenzio non venne interrotto nemmeno dal cameriere che posò l'ordinazione sul tavolo.

Shiori stava riflettendo: aveva parlato delle difficoltà della sua gravidanza con un'espressione davvero inappropriata. Non che qualcuno potesse biasimarla per questo.

Del resto come poteva immaginare una cosa del genere?

Ma questi futili pensieri vennero cancellati mentre osservava Nagisa.

La ragazza che aveva sempre dimostrata un'energia inesauribile, adesso sembrava un manichino senza fili.

Shiori detestava profondamente Nagisa, quindi non poteva dire di provare compassione per lei.

Ma adesso, quella che aveva di fronte, era davvero la Nagisa che odiava?

--Nagisa. Credo che il minimo che possa fare sia farti le mie condoglianze. So benissimo che non hanno molto valore per te. Noi non siamo amiche.--

Il tono era diventato duro, e Nagisa sembrò in qualche modo riprendersi. Un breve lampo attraversò i suoi occhi neri. Da quando li aveva neri?

--Già. Noi non siamo amiche. E non lo saremo nemmeno in futuro. E non capisco come ti senti perché non mi è mai successo qualcosa di simile. Io ti ho sempre odiata, lo sai. Però adesso non mi sento di... gioire per questa tua disperazione.--

Un altro breve lampo passò nello sguardo di Nagisa. In qualche modo sembrava essere più presente.

--Può darsi che in futuro... vorrò rinfacciarti questo dolore. Mi conosci e sai che potrei farlo. Però mi rendo conto che ci sono cose che non vanno prese alla leggera.--

Fece una pausa, come se un'intuizione improvvisa le rivelasse un segreto.

--Credo che il motivo per cui ti detesto sia la... leggerezza con cui prendi, prendevi, la vita. Io non avrei mai potuto farlo. Tutto quello che facevo, l'ho sempre fatto seriamente. Impegnandomi al massimo. Per questo non posso accettare una come te, che scherza su tutto. Ma adesso guardati: chi sei tu? Non sei neanche l'ombra della Nagisa che conoscevo.--

Rimase in attesa, finché la sua silenziosa interlocutrice non fece un profondo sospiro.

--Forse la mia leggerezza, come la chiami, era solo una maschera. Che cosa ne sai tu? Non ti immagini nemmeno le difficoltà che ho sopportato o i dolori che ho patito.--

--No. Non le immagino. E nemmeno voglio farlo. Quello che però so, è che rialzarsi è sempre la parte più difficile. E forse anche questo invidiavo di te: la capacità di rialzarsi tanto facilmente.--

--No. Non è mai stato facile.--

--Ma l'hai sempre fatto.--

Questa volta lo sguardo di Nagisa era limpido e vitale, anche se stanco.

Shiori la guardò in silenzio: ancora una volta Nagisa si era rialzata.

Stava per chiederle se il suo amore era così debole da guarire così in fretta. Sapeva che era una cattiveria, ma il suo astio non le avrebbe permesso una conclusione così tranquilla.

--Credo che dovrei ringraziarti, Shiori.--

Ammise dopo un po' Nagisa spiazzandola.

--Ti ricordo che noi non siamo amiche. Questa breve conversazione non ha cambiato le cose.--

Rispose con tono battagliero.

--Hai ragione. Ma sai: ho imparato che, a volte, anche un nemico può aiutarti.--

Shiori voleva replicare, ma lo sguardo di Nagisa continuava a inquietarla.

C'era in lei qualcosa di... pericoloso, ma non minaccioso. Qualcosa che era meglio non stuzzicare.

Non ricordava di aver mai visto quella luce nei suoi occhi, o forse non l'aveva mai cercata prima.

Ma la cosa più strana era che in qualche modo la rassicurava.

Non poteva dipendere dal colore degli occhi o dei capelli: era più qualcosa che bruciava in lei e che traspariva all'esterno.

Un vago ricordo le tornò in mente: una candela antivento, di quelle vecchie, costituita da una sfera metallica piena di combustibile e uno stoppino esterno; anche sotto un acquazzone violento continuava a bruciare; fumava, si piegava fin quasi a spegnersi, ma la fiamma continuava ad ardere.

Questa era anche Nagisa.

--Beh, adesso che mi sento meglio me ne vado.--

Annunciò per liberarsi dalla strana sensazione che l'aveva colta.

--Vuoi un aiuto con quelle borse?--

--No. Non voglio sentirmi in debito con te.--

--Forse per il bambino?--

Shiori stava per rispondere bruscamente, ma si incantò per un attimo a guardare Nagisa: adesso non era più spenta e lontana. C'era ancora qualcosa di oscuro in lei, ma faceva pensare al manto protettivo della notte.

--Faccio fatica a credere che tu abbia perso tuo marito in un modo così... banale, e che ora tu ti stia offrendo di aiutarmi. E se non fosse assurdo... penserei che sono contenta che tu ci sia, per lui, o lei.--

Aggiunse accarezzandosi distrattamente il ventre.

--Comunque non occorre.--

--Allora... vi auguro ogni bene.--

Shiori si fermò un attimo, prima di lasciarla.

--Sarebbe più facile, odiarti, se non fossi così.--

Raggiunse il bancone per pagare la sua consumazione e si accorse che durante il loro colloquio il locale si era svuotato.

--Se mi permette, signora, la cosa più facile è smettere di odiare.--

Shiori gli lanciò un'occhiata a metà tra il curioso e lo stizzito.

--Mi scusi: ho ascoltato le sue parole senza volerlo. Ma ho visto che parlava con Nagisa e...--

--La conosce?--

--Viene qui spesso con la sua amica.--

--Honoka! Certo. Le due inseparabili.--

Commentò seccamente la ragazza. Ma il tono, sotto un certo astio, era quasi di invidia.

--Ho visto che, grazie a lei, si sta riprendendo.--

Aggiunse il gestore.

--Che cosa ne sa?--

--Nulla. Nagisa è arrivata qui ieri, ed è rimasta sempre là senza muoversi e senza parlare. Non ha preso nulla da allora.--

Shiori non rispose subito: fino a poco prima ne avrebbe approfittato per sparlare di lei.

Ma ora si sentiva... strana.

--Ha un buon motivo per essere così triste.--

--Allora la ringrazio per averla aiutata.--

--Non ho fatto nulla. Lei per me resta una nemica. Ma è una cosa che non credo lei possa capire.--

--Forse no. Ma un vecchio proverbio dice che puoi sempre contare sul tuo nemico.--

Shiori non comprese la risposta.

--Comunque ora mi sembra stia un po' meglio.--

Aggiunse il gestore.

--Nagisa? Oh, lei sta benissimo ora. Si riprenderebbe anche dalla propria morte.--

Aggiunse uscendo. In qualche modo si sentiva sollevata, quasi in pace con se stessa.


Quando Nagisa rientrò in casa fu accolta per prima da Honoka, che la abbracciò strettamente.

Si scambiarono solo uno sguardo, ma fu sufficiente.

--Sorellona?--

Ryota era rimasto indietro, ma il sorrise triste che ricevette in risposta era già un netto miglioramento.

--La mamma?--

--È andata a fare la spesa. Tornerà presto.--

--Posso prepararti qualcosa intanto. Mi sembri affamata.--

Intervenne Honoka.

--In effetti ho fame. Non so esattamente quando o cosa ho mangiato.--

In cucina trovarono un'altra ragazza, coetanea di Ryota.

--Kasumi? Ciao.--

--Ciao Nagisa. Ecco, ero venuta a trovare Ryota, e... ecco... mi dispiace se sono inopportuna.--

--Inopportuna? Per quale motivo?--

--Ecco... forse non sarei dovuta venire... a così breve distanza da...--

La ragazza era abbastanza imbarazzata, anche perché Nagisa non aveva alcuna reazione.

Alla fine rimase in silenzio.

--Non importa. Sei venuta a trovare Ryota. Hai fatto bene. Non preoccuparti per me.--

La voce era ancora fredda e distante, ma a tratti si avvertiva un po' di calore. La naturale allegria della giovane vedova aveva bisogno di ancora un po' di tempo per ritornare.

--Nagisa? Stai bene?--

Rye era entrata in silenzio, scrutando l'atteggiamento e lo sguardo della figlia.

--Dire bene è forse eccessivo, ma mi sento meglio.--

--Eravamo preoccupati, ma Honoka ci ha convinti tutti a lasciarti il tuo spazio.--

--Lo immaginavo. E vi ringrazio. Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare, ma è stato un brutto colpo.--

--Non devi scusarti: hai reagito come ti sentivi. Ma adesso, vederti di nuovo così, mi solleva.--

--Grazie mamma.--

--In realtà solleva tutti noi. Io... non posso dire di sapere cosa hai provato, ma potevo sentirlo.--

--Lo so Honoka. E mi dispiace che la nostra simbiosi ti abbia fatto soffrire.--

--Ehi. Siamo amiche. Sorelle. E con tutto quello che abbiamo passato credi che questo possa spaventarmi? L'unica cosa che mi dispiace, è che non potevo portare via una parte del tuo dolore.--

--Non lo avrei voluto.--

Rispose Nagisa dopo un attimo di silenzio. La voce era dura, ma proseguì con maggiore dolcezza.

--Questo dolore, come i sentimenti, come i ricordi con Cam, sono una parte di me. E voglio che restino con me, nel mio cuore. Il luogo più sicuro dell'universo. Scusami se per questo sono egoista.--

--No. Hai ragione.--

Le due amiche si abbracciarono nuovamente, mentre la madre e Ryota sorridevano sollevati.

Solo Kasumi osservava la scena con un'espressione incerta.

--Adesso però datemi da mangiare perché ho veramente fame.--

--Qualche minuto di pazienza e ti preparo qualcosa.--

--Grazie mamma.--

--Naturalmente sei invitata anche tu Kasumi.--

--Non vorrei disturbare.--

--No. Resta. Non dovevi parlare con loro?--

Intervenne Ryota, suscitando la curiosità di tutti, Kasumi compresa.

--Cosa stai dicendo?--

--Credo che dovresti parlare con loro. Seriamente.--

L'espressione del ragazzo era convinta, così Kasumi annuì, anche se con qualche incertezza.

--È un po' difficile...--

Honoka comprese che si trattava di una cosa estremamente delicata, così cercò di mettere tutti a proprio agio.

--Ascolta Kasumi. Se non è una cosa urgente, lasciamo a Nagisa qualche ora per rimettersi in sesto. E poi ci ritroviamo qui. Oppure al parco, se preferisci. Intanto potresti fare una passeggiata con Ryota e parlarne con lui.--

--Buona idea Honoka.--

--Ma...--

Intervenne Ryota, interrotto però dalla sorella.

--Aspetta.--

Nagisa posò una mano sulla spalla guardando con attenzione Kasumi, tanto che la ragazza si sentì quasi impaurita.

--Credo proprio che dovremo parlare.--

Disse con un piccolo sorriso. La sua voce non era autoritaria, ma non c'era modo di rifiutare la sua richiesta.

--Va bene.--


--Allora, eccoci qui.--

--Di cosa volevi parlarci?--

Kasumi esitò un istante, incerta su come spiegarsi e farsi credere.

Inoltre avvertiva qualcosa, in loro, che la metteva in soggezione. Era davvero una strana sensazione.

Ma Ryota le strinse leggermente un braccio per rassicurarla.

--Beh, ecco. Ne ho parlato con Ryota e lui ha insistito perché parlassi con voi.--

--Ti ascoltiamo.--

--È un po' difficile da credere.--

Honoka sorrise.

--Ti potremmo stupire. Dai: parla adesso. Come possiamo aiutarti?--

L'atteggiamento amichevole di Honoka convinse Kasumi.

--È cominciato con un sogno, alcune settimane fa. Sempre lo stesso sogno. Sento una voce che chiede aiuto. Che mi chiama, ma con un nome che non è il mio. Però rispondo come se lo fosse.--

--Un nome?--

--La voce mi chiama Violet. Cure Violet.--

Le due amiche si irrigidirono all'istante.

--E cosa ti chiede questa voce?--

Chiese Nagisa.

--Di aiutarla. Di liberarla da chi la opprime insieme al Giardino dei Sette Colori.--

--Sembra solo un sogno.-- --Oppure c'è qualcos'altro?--

--La prima volta pensavo che fosse solo un sogno. Solo che quando mi sono alzata ho trovato nel letto questo.--

In mano teneva un astuccio particolare, molto simile ad altri che avevano già visto.

--E non hai ricevuto nessun... segnale... da questo astuccio?--

--No. Però è strano: non riesco a lasciarlo a casa e da un po' di tempo provo una strana sensazione. Come se qualcosa mi fosse stato portato via.--

--Hai provato a parlarne con qualcuno? Magari altri hanno fatto un sogno come il tuo.--

Kasumi fu sorpresa dalla comprensione delle due senpai.

--Ne ho parlato a scuola, senza accennare a questo astuccio. E altre due ragazze che frequentano la mia scuola hanno detto di aver fatto lo stesso sogno. Anzi, mi hanno confidato di aver ricevuto lo stesso astuccio.--

--E loro come vengono chiamate nel sogno?--

--Orange e Green.--

--Violet, Orange e Green.--

--Ti viene in mente qualcosa, Honoka?--

--I colori dell'arcobaleno.--

--Quindi dovrebbero essere in sette.--

--Già.--

--Di cosa parlate? Sembra che ne sappiate qualcosa.--

--Più o meno quanto te. Vorrei solo farti una domanda: come mai Ryota ha detto che dovevi parlarci? Gli hai raccontato tutto?--

--Beh, ecco...--

Kasumi stava diventando rossa per l'imbarazzo. E anche il ragazzo.

--Non è il momento di essere imbarazzati. Per quanto ti conosco non sei il tipo. Però è importante. Lui ti ha detto qualcosa di noi?--

--Di voi? No. Ha solo insistito che dovevo raccontarvi tutto. Il fatto è che con Mayu e Akane non facevamo progressi e non sapevamo cosa fare.--

--Sarebbero loro Orange e Green?--

--Esatto. Così una notte ho pensato fortemente che se dovevo sognare ancora la stessa voce, avrebbe potuto darmi un consiglio, altrimenti non avrei saputo cosa fare. E incredibilmente nel sogno la voce mi diceva di parlarne con chi mi sta vicino.--

--E tu hai scelto Ryota.--

Kasumi annuì arrossendo d nuovo.

--Per voi due, posso solo augurarvi tanta felicità.--

Aggiunse Nagisa sorridendo al fratello.

--Per il resto, invece, mi sembra abbastanza evidente.--

--Cioè?--

--Forse è meglio se chiami le tue amiche, così vi raccontiamo la storia una volta sola.--

--Va bene. Ci eravamo già accordate di incontrarci, quindi saranno qui tra poco.--

--Ottimo.--

L'attesa fu veramente breve.

Le due nuove arrivate furono sorprese che la loro compagna avesse raccontato il loro piccolo segreto, ma anche loro sentivano che potevano fidarsi.

--Allora, la vostra situazione è piuttosto semplice: siete state scelte, voi tre e sicuramente altre quattro, per proteggere una qualche principessa che è attualmente in grave pericolo.-- --Lo so che detta così sembra una sciocchezza, ma ricordatevi che non lo è.-- --Sicuramente ci saranno degli avversari molto pericolosi che cercheranno di eliminarvi.--

Honoka sussultò, come se avvertisse qualcosa, e Nagisa tacque.

Le altre ragazze rimasero perplesse.

--Non sentite nulla?--

Chiesero le due amiche.

--No.--

Rispose Ryota.

--Io si: una sensazione sgradevole.--

--Direi che il vostro primo nemico è arrivato.--

Annunciò Nagisa.

L'aria era cambiata e anche l'ambiente.

Le tre ragazze rimasero sbigottite vedendosi in un luogo sconosciuto.

E rimasero spaventate quando un individuo vagamente umano ma alto una decina di metri si avvicinò a loro.

--Siete voi le Pretty Cure?--

Chiese con una voce strana.

--Eh?--

Tutte e tre si guardarono perplesse.

--Beh ragazze, pensavo che fosse evidente, visto come vi chiamano nei sogni.--

Intervenne Nagisa con un sogghigno divertito.

--Stai dicendo che noi..?--

--Cure Violet, Cure Green e Cure Orange. Alias Pretty Cure del Giardino dei Sette Colori. Immagino che se ne aggiungeranno delle altre.--

Rispose Honoka.

--Intanto vedete di schivare il vostro nemico. E poi, se vi serve una prova, provate a trasformarvi.--

--E come dovremmo fare?--

--Forse quel vostro astuccio potrebbe aiutarvi. Non è che in sogno vi hanno dato delle indicazioni?-- --Pensateci con attenzione. Ne va della vostra vita.--

Il mostro intanto non era rimasto immobile ma si era avvicinato e aveva cominciato a colpire con pugni e calci. Fortunatamente non sembrava molto convinto, come se prima di impegnarsi volesse assicurarsi di avere di fronte le giuste avversarie.

Pur con qualche difficoltà le tre amiche riuscirono a trasformarsi.

--Direi che questa è la risposta. Adesso dovete solo sconfiggere il mostro.--

--E come dovremmo fare?--

--Lotta libera?-- --E poi forse vi verrà qualche ispirazione.--

Le tre “reclute” se la cavavano abbastanza bene, ma in qualche modo i loro colpi non sembravano infliggere danni rilevanti. E, naturalmente, incassarono qualche colpo piuttosto violento.

--Su su. Non è il caso di lamentarsi. Come Pretty Cure avete una forza e una resistenza molto superiori. E anche la vostra agilità è nettamente superiore.--

Le incitò Nagisa, provando la strana sensazione di essere diventata allenatrice.

--Quindi non restate a terra e datevi una mossa.--

--Anche perché lui non aspetterà di certo.--

Aggiunse Honoka.

--Voi due la fate facile, senpai. Vorrei veder voi al nostro posto.--

Nagisa e Honoka si scambiarono uno sguardo perplesso.

--Attente!--

Gridò Cure Violet, vedendo il mostro voltarsi minaccioso verso di loro.

Ma le due amiche si spostarono quasi a passo di danza afferrandolo per il braccio che le voleva colpire e facendolo ribaltare.

Rimasero tutte a bocca aperta.

--L'hai sentita anche tu Nagisa?--

--Si. Questo mostro ha qualcosa a che fare con la verdaccia.--

--Non è il caso di restare a guardare. Osservatelo bene.-- --Alla cintura porta degli astucci simili ai vostri.-- --Dovete toglierglieli, così forse le vostre compagne potranno aiutarvi, appena le troverete.-- --E forse potrete avere un aiuto inaspettato.--

Il modo di parlare delle due ragazze più adulte mandò momentaneamente in confusione le “matricole”, ma presto si ripresero e dopo un accanito scontro riuscirono a togliere gli astucci misteriosi al mostro e a consegnarli alle senpai.

Questo fatto però non sembrò cambiare la situazione.

--Ehi! Non doveva succedere qualcosa?--

--Non dovevamo avere un aiuto?--

--E, ora che ci penso, perché voi due siete ancora qui mentre tutti gli altri sono spariti?--

--Occupatevi del mostro, prima, poi parleremo.--

Rispose Nagisa, che si volse poi all'amica, intenta ad esaminare gli astucci.

--Assomigliano a Mipple e Mepple. Ma sembrano vuoti. Forse gli abitanti del loro Giardino non sono arrivati. O peggio.--

--Potremmo chiedere a Mipple se sa qualcosa. Questo Giardino dei Sette Colori mi fa pensare al Giardino dell'Arcobaleno.--

--Lo pensavo anche io.--

Pur conversando tra loro, non avevano perso di vista lo scontro.

Poterono così vedere le tre nuove Pretty Cure schiantarsi contro una parete e rimanere doloranti al suolo.

--Non restate a terra.-- --È troppo pericoloso.--

--È troppo forte.--

--Non ce la facciamo.--

--Non possiamo sconfiggerlo.--

--Che cosa state dicendo?-- --Se non combattete verrete uccise!-- --È questo che volete? Violet! È questo che vuoi? Morire?--

--No. Ma non possiamo fare niente.--

La voce della ragazza era disperata.

Il mostro si avvicinava lentamente, certo ormai di essere il vincitore.

--Forse senza le loro controparti non possono sviluppare i loro veri poteri.--

Suggerì Honoka.

--Allora non resta che intervenire direttamente. E poi andare a fare due chiacchiere con Bakui e poi la Regina.--

--Sono d'accordo.--

Si cambiarono un cenno d'intesa.

--Ehi mostro!-- --Chi stai cercando?-- --Ci sono altre Pretty Cure qui.--

Il mostro si voltò, come se avvertisse una minaccia.

--Gran Fulmine Bianco...-- --Gran Fulmine Nero...-- --A noi i Superpoteri della Luce.--

--Emissaria della Luce, Cure White.-- --Emissaria del Buio, Cure Black.-- --Noi siamo le Pretty Cure del Giardino della Luce.-- --Soldato delle tenebre...-- –...Ora tornerai da dove sei venuto.--

Il mostro esitò un istante, ma fu un istante di troppo: Black e White si avventarono su di lui e lo allontanarono dalle colleghe più giovani.

E appena lo videro cadere lo colpirono con il loro Doppio Vortice.

Era stata un'azione rapidissima, da manuale si sarebbe detto.

E appena il mostro si dissolse, l'ambiente circostante cominciò a mutare per tornare un normale parco cittadino.

Black e White sciolsero la trasformazione, esaminando con circospezione i quattro astucci in cerca di informazioni.

Ma Cure Violet, Cure Orange e Cure Green rimasero immobili stupefatte.

--Vi conviene sciogliere la trasformazione, oppure qualcuno potrebbe fare troppe domande.--

--E mettervi nei guai.--

Ancora stupite le tre ragazze seguirono il consiglio, rimanendo poi ferme, intimorite.

Kasumi in particolare era scossa.

Conosceva la sorella di Ryota da parecchio tempo; all'inizio solo come un nome; poi era diventata una persona da cui non aspettarsi molto, almeno a detta di Ryota; poi era stata definita una persona fantastica.

Certo tutto poteva dipendere da un rapporto familiare un po' burrascoso.

Tuttavia, da quando l'aveva conosciuta personalmente, l'aveva sempre considerata una ragazza energica e positiva. Sempre pronta ad aiutare.

Ed ora scopriva che era Cure Black.

Non si era mai interessata molto a fatti “strani”, ma da quando lei stessa ne era diventata protagonista aveva cercato informazioni ovunque.

E la sorella del suo fidanzato, e la sua amica più cara, ora si rivelavano come le due Pretty Cure del Giardino dell'Arcobaleno.

Quelle che venivano spesso citate come leggende tra le leggende.

Si sentiva intimorita. E così pure le sue compagne.

Ryota ricomparve insieme con le altre persone che frequentavano il parco.

Aveva l'aria incerta, come se sapesse che era accaduto qualcosa ma non sapesse cosa.

Si guardarono perplesse prima di volgere una muta richiesta alle senpai.

--Questa è quella che si può chiamare distorsione spaziale.--

Iniziò a spiegare Honoka.

--In pratica il mostro vi porta in una specie di dimensione parallela. Se lo sconfiggete tutto torna alla normalità e quando tornate, come adesso, il tempo è trascorso normalmente. Tenetene conto.--

--Ma perché?--

Chiese Mayu incerta.

--Se intendi perché succede, non lo sappiamo di preciso nemmeno noi. Supponiamo che in quella dimensione distorta loro sono più forti. Oppure sperano che là noi siamo più deboli. Un'altra ipotesi è che combattendo in una zona come quella, nessuno disturberà il combattimento.--

--Nel senso che nessuno verrà a salvarvi.--

Aggiunse Nagisa.

--Ma perché noi?--

--Teoricamente questi astucci dovrebbero essere una specie di corpo virtuale per gli abitanti del Giardino dei Sette Colori. Io non avverto nulla, ma può darsi che, adesso che sono tutti liberi, possano reagire alla vostra presenza. Loro potranno spiegarvi sia la vostra missione, che i vostri poteri.-- --Di solito comunque le Pretty Cure vengono scelte dal destino: nessuna viene scelta specificamente da qualcuno. La richiesta di aiuto viene sentita e raccolta da chi è disposta ad intervenire. Quindi, in un certo senso, voi avete già deciso implicitamente di soccorrere chi vi sta chiamando.--

--Ma noi siamo solo ragazzine.--

Nagisa sorrise.

--Lo abbiamo detto anche noi, all'inizio. E spesso avevamo discusso anche di voler rinunciare al nostro compito. Ma, beh... ogni volta ci siamo dette che non potevamo abbandonare il mondo in mano ai malvagi che lo minacciavano.--

--Se avete il potere di trasformarvi, significa che avete anche la forza per intervenire.--

Aggiunse Honoka per rassicurarle.

--Ma cosa potremmo fare? Io non sono una sportiva.--

Replicò Akane.

--Nemmeno io. Ma quando vi trasformate acquisite forza, velocità e agilità superiori. Voi forse non ve ne siete accorte, ma è così.--

Rispose Honoka.

--Acquisite anche un'altra cosa importante.--

Aggiunse Nagisa.

--Cosa?--

--La resistenza. Guardatevi: vi siete schiantate contro un muro, e non avete un graffio. Potete fare cose sovrumane e sopportare colpi tremendi.--

--Ma sentiamo lo stesso il dolore.--

--Questo è inevitabile. Per quanto siate forti, non siete invulnerabili. I danni che sarebbero mortali ad altri, per voi sono poca cosa. Però potete essere uccise. Non dimenticatelo.--

--Stai dicendo che se è troppo pericoloso dovremmo fuggire?--

Né Honoka né Nagisa si arrabbiarono per la domanda.

--No. Vi stiamo dicendo che questa missione non è un gioco. Se vi fate male, le ferite resteranno anche dopo aver sciolto la trasformazione. Per questo dovete combattere credendoci. Morire è l'ultima scelta.--

--E voi? Vi è mai capitato...--

--Abbiamo visto la morte in faccia diverse volte, ma abbiamo sempre tenuto duro. Il segreto è tutto qui.--

--Cosa dovremmo fare adesso?--

--Di solito c'è un po' di pausa tra un mostro e l'altro. Questo valeva per noi, almeno. Nel vostro caso non possiamo essere sicure di nulla. Comunque, adesso che avete anche gli altri quattro astucci, credo che dovreste continuare le ricerche per trovare le vostre compagne.--

--E provare a chiedere alla voce qualche altra informazione.--

--Voi non potete dirci qualcosa in più riguardo alla missione?--

Nagisa scoppiò a ridere.

--Scusa. Scusa. Non ho mai incontrato una Pretty Cure che sapesse tutto fin dall'inizio, che sapesse cosa doveva fare. Di solito lo si scopre un po' alla volta. Anche perché di solito le controparti, cioè gli abitanti del Giardino che ha chiesto aiuto, non sono molto affidabili da questo punto di vista.--

--Ma perché non mandano qualcuno di affidabile?--

Sbottò Akane.

Nagisa divenne seria.

--Perché anche per loro è un rischio. Di solito non è facile vivere qui.--

--Scusa senpai Nagisa. Ma tutta questa storia dobbiamo tenerla segreta? Non possiamo rivelarla a nessuno?--

--Vi suggerisco di mantenere il segreto. Per vostra sicurezza: questo mostro non sembrava particolarmente pericoloso, mentre altri potrebbe attaccarvi di sorpresa, o tramite le vostre famiglie e i vostri amici. Quando ne saprete di più potrete decidere diversamente.--

--Parlate come se non voleste intervenire.--

Honoka sorrise.

--Di solito ogni gruppo di Pretty Cure affronta da solo il suo nemico. A volte può succedere che debbano riunirsi più gruppi per affrontare una minaccia. Ma anche in quei casi, ogni Pretty Cure sa che deve impegnarsi personalmente fino in fondo. Anche se dovesse affrontarlo da sola, sa che non può ritirarsi.--

--Naturalmente non significa che dobbiate suicidarvi. Solo che non potete pensare di ricevere aiuto se non siete voi le prime ad impegnarvi ed offrirlo.--

--Questo mostro lo abbiamo avvertito solo perché siamo “sensibilizzate” contro la sostanza che lo ricopriva. Ma non abbiamo avvertito niente altro. Quindi può accadere che siate sole e noi non ci accorgiamo nemmeno che siete state attaccate.--

--Quindi è meglio che vi prepariate a combattere da sole.--

In quel momento uno degli “astucci” cominciò a muoversi e improvvisamente si trasformò in un buffo esserino.

Le tre ragazze più giovani rimasero a bocca aperta.

--E tu... chi sei? O cosa sei?--

--Ehi! Io non sono una cosa! Sono Meporii. E tu dovresti essere Cure Violet.--

La ragazza rimase ammutolita, ma riuscì ad annuire.

L'esserino sembrava abbastanza stanco, ma si guardò intorno osservando gli altri “astucci” ancora inerti.

--A quanto pare sono il primo a risvegliarsi. Tuttavia ho sentito altre energie familiari. Voi due chi siete?--

--Io sono Mayu, Cure Green.--

--E io sono Akane, Cure Orange.--

--Eppure c'era qualcun altro.--

Infine Meporii, guardandosi intorno scorse gli altri tre spettatori.

Si agitò immediatamente.

--Voi! Voi...--

--Calma Meporii. Non c'è bisogno di spaventarsi.--

--In un certo senso ti conosciamo già.--

--Cosa vorresti dire? E chi siete?--

--Io sono Cure Black e lei è Cure White.--

L'esserino si bloccò di colpo, osservando con attenzione le due amiche.

Poi, senza preavviso, si inginocchiò.

--Che stai facendo?--

Chiese nervosa Nagisa.

--La tradizione vuole che ci si inginocchi di fronte alle Leggendarie Guerriere Cure Black e White.--

--Beh. In questo caso, la nostra tradizione è che ti rialzi.-- --Non c'è bisogno di tutto questo: siamo due ragazze normali.--

Per un lungo istante Meporii non si mosse.

Poi si rialzò lentamente.

--Rispetto il vostro desiderio, perché corrisponde a ciò che si racconta di voi. Ma non è vero che voi siete ragazze normali. Io e i miei compagni sappiamo tutto quello che avete fatto. Lasciate che sia il primo a ringraziarvi.--

Nagisa e Honoka si guardarono incerte per un istante.

--Se proprio vuoi ringraziarci, sii un valido compagno per Cure Violet e per Kasumi.--

Replicò Honoka.

--Ma è la stessa persona.--

Rispose Meporii incerto, ma poi un largo sorriso lo illuminò.

--Capisco. Si. Farò tutto il possibile.--

--Bene. E questo vale anche per i tuoi compagni.--

Meporii annuì solennemente.

--Adesso però spiegaci qualcosa. Se loro sono Pretty Cure come noi, perché non sono mai apparse prima?--

--Perché i loro poteri derivano indirettamente dalle Pietre Prismatiche.--

--Capisco. Questo spiega perché non si sono fatte vedere contro Re Jaku.-- --Ma dopo?--

Kasumi, Mayu e Akane ascoltavano la discussione senza comprenderla completamente.

--Scusate. Potreste spiegarvi meglio?--

--Hai ragione Mayu. Però forse sarebbe meglio parlarne anche con la Regina.--

--Ma non si può.--

--E per quale ragione? Venite anche voi dal Giardino della Luce, quindi potreste portarci fin là senza problemi, no?--

--Sarebbe una scortesia verso la Regina.--

--Potresti spiegarti meglio?--

Chiese gentilmente Honoka con una certa curiosità.

Meporii annuì, ma non rispose subito: come se cercasse le parole per spiegarsi correttamente.

--La Regina della Luce emette perennemente un'enorme quantità di energia. Gli esseri umani non potrebbero sopportarla e ne verrebbero danneggiati. Cure Black e Cure White sono protette dai Superpoteri della Luce anche quando non sono trasformate, anche prima di adesso.--

Calcò su quest'ultima parte.

--Quindi voi due non correte pericoli. Ma le Pretty Cure Rainbow non sono difese allo stesso modo. Solo se sono tutte assieme possono presentarsi al cospetto della Regina.--

--Stai dicendo che siamo Pretty Cure di seconda categoria?--

Chiese con un lieve disappunto Mayu.

--No. Solo che i vostri poteri hanno un'origine diversa e si comportano diversamente dai loro.--

--Ma tu hai detto che è una scortesia verso la Regina. Cosa intendevi dire?--

--Potrei portarvi nel Giardino della Luce anche adesso. Ma per proteggere voi la Regina sarebbe costretta a ridurre l'emissione della sua energia. Lo farebbe certamente, e non ci sarebbero problemi se fosse un'emergenza. Ma sarebbe scortese costringere la Regina ad un impegno così gravoso. Senza contare che altri malvagi potrebbero approfittarne.--

--Prima hai detto che i loro poteri derivano indirettamente dalle Pietre Prismatiche.--

Disse Honoka, invitando Meporii a dare maggiori spiegazioni.

--Esatto. L'energia delle Pietre, voi lo sapete, è immensa. Si irradia ovunque e raggiunge anche il Giardino dell'Arcobaleno. Qui l'energia di ogni pietra viene assorbita da una Principessa che ne è anche la custode. Ed è grazie alle Principesse che esistono le Pretty Cure Rainbow.--

--Ma quando abbiamo sconfitto Re Jaku le Pietre sono tornate alla normalità.--

--Infatti. Ma le Principesse hanno bisogno di più tempo per recuperare le energie. Inoltre qualcosa, che non abbiamo mai compreso esattamente, ha sempre creato un'interferenza.--

--Un'interferenza?--

Chiese Akane.

--Si. È diventata sempre più intensa fino a circa tre anni fa. Poi ha subito un brusco calo e adesso è molto limitata. Però in qualche modo è diventata più pericolosa: infatti il mostro che avete affrontato è solo uno dei nemici che hanno attaccato il nostro santuario. Stavamo per essere fatti tutti prigionieri, anche perché la vicinanza dei mostri ci indeboliva, ma noi tre siamo riusciti a fuggire prima di perdere i sensi.--

--E le Principesse?--

--Sono al sicuro per ora. Ma la loro difesa non durerà a lungo.--

--Allora dobbiamo muoverci!--

Esclamò Kasumi prendendo in braccio Meporii.

--Solo in tre?--

La voce di Nagisa era stranamente fredda.

--Nagisa ha ragione. Dovete prima trovare le vostre compagne e scoprire qualcosa di più. Pensi di portarle adesso da dove sei fuggito, Meporii?--

L'euforia iniziale sparì, sommersa dalle preoccupazioni.

--No, certo. Hai ragione. Andare laggiù adesso sarebbe troppo pericoloso e anche inutile. Devo prima spiegarvi parecchie cose. E anche risvegliare i miei compagni, altrimenti non potrete combattere al meglio.--

--D'accordo. Ci affidiamo a te Meporii.--

Le tre ragazzine si scambiarono uno sguardo complice, sorridendo tra loro: sapevano che la loro missione era pericolosa, ne avevano appena avuto la prova, però erano certe di farcela.

E quella loro allegria colpì in qualche modo Nagisa che alzò la testa al cielo.

--Sentite, vi spiacerebbe lasciarmi sola?--

--Ma certo. Venite ragazze. E anche tu Ryota.--

Rispose dopo un solo istante Honoka trascinando via tutti.

Nagisa rimase immobile finché non sentì più i loro passi, poi si lasciò cadere sulla panchina chinando il capo e lasciando che le lacrime semplicemente scorressero.

--Cosa è successo alla senpai?--

Chiese Akane cercando spiegazioni nello sguardo di Honoka e di Kasumi.

Anche Ryota aveva uno sguardo strano.

--Nulla. Anzi... una cosa positiva.--

--Positiva? Ma... sembrava che stesse piangendo.--

Insistette Mayu.

--È un bene. Vedete, suo marito è morto dieci giorni fa.--

Parlarne la faceva stare ancora male, ma si costrinse a non fermarsi.

--Fino al funerale è stata... impeccabile, anche se la sua espressione era vuota. E poi, anche se è sparita per una settimana, sono sicura che non ha mai pianto. Adesso finalmente sta sfogando il suo dolore.--

Sia Mayu che Akane si fermarono imbarazzate.

--Ecco... noi...--

--Non dite nulla. Sono certa che le farà bene. E quando avrà smesso di piangere si rialzerà.--

Arrivarono all'uscita del parco in silenzio.

--Ascoltate: Kasumi può contattarci, in caso vi serva aiuto. Ma per il momento abbiamo un paio di cose urgenti da fare. Credo vi convenga cominciare ad organizzarvi. E farvi spiegare tutto da Meporii.--

--Va bene senpai.--

--Allora ci vediamo. Torno da Nagisa.--

--Tu ci spiegherai tutto?--

Chiese Kasumi a Meporii.

--Certo.--

--E conosci anche tutta la storia delle Pretty Cure? Di Cure White e Cure Black?--

Intervenne Ryota con espressione seria.

--Tu sei il fratello di Nagisa, vero?--

--Esatto. Puoi raccontarmi la loro storia?--

Meporii esitò un istante.

--Non è una bella storia.--

--Per favore. Io vorrei capire. Per poterla aiutare.--

--Non puoi farlo. Solo Honoka ne è in grado.--

La risposta ferì il giovane, ma cercò di insistere.

--Lo so che loro due hanno un legame straordinario. Ma io sono suo fratello. L'ho già fatta soffrire e vorrei rimediare se posso.--

--Per favore, Meporii. Te lo chiedo anche io.--

Kasumi lanciò uno sguardo d'intesa a Mayu e Akane.

--Vorremmo sapere anche noi cosa è successo in passato.--

--Non credo vi sarebbe utile.--

--Però qualcosa possiamo raccontarla.--

Replicò una nuova voce.

--Mauporee! Ti sei svegliato?--

--Poco fa. Ma ho reputato inutile palesarmi.--

--Dici che dovremmo raccontare una parte della storia di queste Pretty Cure?--

--Quasi tutte le Pretty Cure di quest'epoca ne sono a conoscenza in modo più o meno completo. Non credo sia giusto lasciare solo loro all'oscuro. E poi potrebbe essergli utile.--

--Forse hai ragione.--


--Come va adesso?--

--Meglio.--

--Ne sono felice.--

--Grazie.--

--Non ho fatto nulla.--

--Grazie di esserci.--

--Ehi! Mi hai aiutato sempre tu per prima. Sia nella lotta che a scuola. E anche nella vita. Quando i miei si sono separati, quando la nonna è morta, quando Shu mi ha lasciato: tu ci sei sempre stata. So che non è la stessa cosa, ma...--

--Non è vero. So quanto amavi Shu. E mi è molto dispiaciuto.--

--Io lo sapevo che non sarebbe rimasto, me lo sentivo. Eppure mi ero illusa. Per un momento ti ho invidiata: perché Cam era con te; perché aveva scelto te. Però poi mi sono sforzata di ragionare e ho capito che tra me e Shu non sarebbe mai potuto succedere quello che era accaduto, che accadeva, tra te e lui.--

Nagisa non rispose, lasciando che le lacrime continuassero a scorrere.

--Ancora non riesco a crederci. Morire in modo così stupido.--

--Non avresti... Purtroppo a questo mondo succede.--

--Lo so. Ma dopo tante battaglie sono pronta a sacrificarmi in qualunque momento, ma non riesco ad accettare che muoia qualcun altro. Che lui sia morto.--

--È una cosa che devi fare.--

La voce di Honoka era fredda e imperiosa, e Nagisa si voltò di scatto. Sorpresa.

Tuttavia la sua amica non aggiunse nulla, mantenendo un'espressione seria.

Dopo un lungo momento Nagisa sospirò e si asciugò gli occhi.

--Lo so. Hai ragione. Ma è tanto difficile.--

--Ce la farai. E io sono pronta a sostenerti.--

Nagisa sorrise.

--È la stessa cosa che mi ha detto Shiori. Meno l'ultima frase.--

--Non me lo sarei mai aspettato da lei.--

Ammise dopo un lungo silenzio Honoka.

--Nemmeno io. Però è stato un bel gesto, anche se continuiamo a restare nemiche.--

Honoka si limitò ad annuire.

--Bene. E adesso andiamo a fare qualche domanda.--

Decise Nagisa alzandosi.

--Da chi cominciamo?--

Chiese all'amica.

--Direi nell'ordine: Saeko, Makoto, Bakui. Ma forse è meglio prima la Regina.--

--Mipple e Mepple dovrebbero venire a trovarci domani: possiamo approfittarne.--

--Hai ragione. Piuttosto, come ti è sembrato Meporii?--

--Per certi versi è più affidabile di Mepple. Ma devo riconoscere che io non ero certo la persona più giusta per essere Black. E lui è dovuto adattarsi ad una situazione di emergenza.--

--Che fosse una situazione di emergenza è innegabile. E che abbiamo dovuto muoverci spesso al buio è altrettanto vero. Ma che tu non fossi la persona giusta, questo non è vero.--

--Non farmi i complimenti Honoka. Sai che mi imbarazzano.--

--Va bene. Adesso andiamo a casa. Tua madre vorrà controllare se ti sei ripresa davvero e anche tuo padre era molto preoccupato.--

--Mi dispiace.--

--Noi tutti, più o meno, comprendiamo.--

--Grazie.--


--È una cosa frustrante. Saeko non sa niente; Makoto sembra sparita; Bakui non vuole riceverci. E perfino la Regina non sa nulla.--

--Ci ha solo chiarito la questione delle Pretty Cure Rainbow.--

Aggiunse tranquilla Honoka.

--Almeno quello. Purtroppo adesso sappiamo che ci sono almeno sette principesse prigioniere in un qualche santuario, ma non abbiamo la minima idea di dove sia. Inoltre mancano ancora due Pretty Cure. E non siamo riuscite a capire chi siano questi nemici e da dove vengono.--

--La Regina sembrava piuttosto preoccupata.--

--Già. Ma non ha voluto dirci niente. Secondo lei non è un problema che ci riguarda.--

Rispose con tono di disapprovazione Nagisa.

Rimasero in silenzio per un po', cercando di gustare la cena ormai fredda che Rye aveva lasciato loro.

--Almeno Kasumi e le altre fossero venute, stasera.--

Sbottò ad un certo punto Nagisa.

--Immagino che trovi più interessante andarsene a passeggiare con Ryota.--

--Questo vale per Kasumi. Ma le altre? Sembra quasi che abbiano paura di avvicinarci.--

Era vero: dopo un iniziale entusiasmo le Pretty Cure Rainbow tendevano a mantenere le distanze dalle senpai. Non era qualcosa di ostile o negativo, a spingerle, piuttosto qualcosa che assomigliava alla venerazione.

--Penso che ci vedano come degli esempi inarrivabili. Qualcosa di troppo superiore per poter essere trattato normalmente.--

--Stai scherzando Honoka?--

--Per niente.--

--Ma, dico, è assurdo! L'unica cosa davvero superiore rispetto a loro è l'esperienza nel combattere. Per il resto sono brave quanto noi. Forse anche di più. E i loro Color Attack non sono male. A proposito: ho notato che ogni mostro ha una pietra di un colore particolare e contro di lui non funziona il potere della Rainbow dello stesso colore.--

--Si. L'ho notato anche io. Probabilmente quelle pietre hanno qualche potere particolare che annulla i poteri corrispondenti allo stesso colore.--

--Noi non abbiamo mai avuto questo problema. Ma a parte ciò, loro sono anche intelligenti e con un discreto spirito di squadra.--

--Esatto. Devo ammettere che sono sicuramente più intelligenti di noi alla loro età.--

--Appunto, senza offesa: superare me non è una grande impresa. Quindi non vedo perché debbano vederci superiori. Abbiamo raccontato anche alcuni aneddoti curiosi e divertenti dove non facevamo una grande figura. Beh, almeno io non la facevo. E anche in altre occasioni non abbiamo avuto un grande ruolo. Hanno legato di più con le altre nostre amiche!--

Concluse lievemente risentita Nagisa.

Honoka sorrise lievemente.

--Credo sia normale: noi siamo le prime Pretty Cure, quelle che fanno da metro di riferimento. E con cui si possono confrontare direttamente.--

--Stai dicendo che non vogliono sentirsi inferiori a noi?--

--Qualcosa del genere.--

--Ma è assurdo! Anche nell'ultimo scontro sono state loro ad aiutarci.--

--Lo so. Ma vedi...--

--Allora?--

La incitò l'amica.

--Ricordo una serie di racconti che leggevo quando andavamo a scuola. In uno di questi la protagonista era una ragazza che non sapeva di essere una principessa. Dopo lunghe avventure riusciva a salvare il suo regno e a sposare il suo principe.--

--Una bella favola.--

--Già. Era una storia forse banale ma avvincente. La cosa interessante è stata che ne hanno scritto una serie. Il primo racconto successivo parte con il figlio di questa principessa: anche lui si trova a dover affrontare una serie di pericoli per salvare il regno. Per riuscirci chiede aiuto alla madre, che è ancora giovane e battagliera. Sembra che vada tutto bene, ma nel regno il malcontento verso la principessa cresce: viene accusata di voler tenere in ombra il figlio. E alla fine scopre che era proprio suo figlio a spargere queste malignità.--

--Perché?--

--È quello che chiede anche la principessa. E suo figlio le risponde dicendo che non potrà mai sapere il suo vero valore se lei continuerà ad intervenire.--

Questa volta Nagisa non parlò, ma la sua espressione era inequivocabile.

--La principessa aveva dovuto imparare da sola tutto quello che la riguardava e non aveva potuto chiedere l'aiuto di nessuno, perché nessuno si era mai trovato in quelle circostanze. Il figlio invece poteva contare sulla madre, aveva un aiuto dai suoi genitori, e questo lo faceva dubitare del suo valore.--

--Quindi Kasumi e le altre pensano questo?--

--Suppongo di si. Anche se non le abbiamo aiutate più di tanto, non possiamo negare di aver dato loro almeno un discreto riassunto della loro situazione e di quello che avrebbero affrontato.--

Nagisa rimuginò a lungo su queste informazioni.

--Ma questo dovrebbe valere anche per le altre nostre amiche.--

--Purtroppo no. È vero che ogni gruppo ha sempre dovuto affrontare il proprio nemico senza alcun aiuto da parte nostra. Ma ci hanno raccontato loro stesse che sapevano della nostra esistenza.--

--E allora perché non hanno mai avuto questo atteggiamento?--

--Perché eravamo molto più giovani. Quasi coetanee per loro. Le Pretty Cure Rainbow... sono o potrebbero essere... nostre figlie.--

--Tu ci pensi mai, Honoka?--

--Ad avere bambini? Qualche volta, si. Anche dopo che Shu se ne è andato, ho pensato che prima o poi avrei trovato qualcuno di speciale come... e avrei potuto avere una famiglia mia. E tu?--

--Pensavamo che avremmo avuto tempo. Adesso invece mi chiedo cosa resterà di me.--

Per quanto Nagisa si sforzasse, nella sua voce vibrava una nota triste.

--Credo che il suo pensiero fosse la tua felicità.--

La rassicurò l'amica.

--Lo so. E so che lo incontrerò ancora. Ma non intendo anticipare i tempi, se è questo che temi. Io voglio vivere.--

Ora aveva un tono dolce.

--Però, non so perché, ho questa sensazione. È difficile da spiegare: è come se sentisse che il mio futuro non sarà lungo.--

--Nagisa?--

C'erano mille domande in quel nome. Tutte domande che la ragazza comprese.

--Non è una premonizione. Te l'ho detto: non so spiegarlo. Magari è solo la speranza di incontrare qualcun altro.--

Eppure dalla voce, Honoka comprese che non ci credeva nemmeno lei.

--Tu mi hai sempre guidata. Prima di conoscerti la mia non era vita.--

--E tu mi hai sempre sostenuta. Prima di conoscerti la mia era solo un'illusione.--

Si fissarono con un lieve sorriso.

--Quindi la prossima sfida...-- –...sarebbe vivere da sole.--


Il trasferimento nel Giardino della Luce era stato diverso dal solito.

Questa volta ad accompagnarlo c'era stata una strana sensazione di disagio.

--Ben arrivate ragazze. Mi spiace solo che abbiate dovuto raggiungerci così in fretta.--

--Non è un problema, Gran Consigliere.-- --Anzi, è stato utile, visto che stavano per arrestarci.--

--Ragazze.--

--Regina. A cosa dobbiamo questa convocazione? E cosa sta succedendo?-- --Abbiamo avvertito una strana sensazione durante il trasferimento.--

--Lo so. E mi dispiace.--

--Può spiegarci cosa sta succedendo?-- --Ci sono molte cose che non capiamo ancora.--

--Lo immagino. Ditemi intanto cosa avete scoperto.--

--I malvagi che stanno affrontando le Pretty Cure Rainbow utilizzano la verdaccia che ci ha già creato parecchi problemi in passato.--

--Secondo noi è proprio lo scontro tra di loro che dà origine alla verdaccia: come se fosse una sostanza prodotta dal loro scontro. O meglio, è un residuo originato dal contrasto dei loro poteri. Non siamo ancora sicure della sua esatta origine.-- --Il fatto è che più gli scontri diventano pesanti più la verdaccia reagisce. Per questo, dopo essere state allertate da Makoto e aver visto in che condizioni si stava riducendo il generale Bakui, abbiamo deciso di purificare tutta la verdaccia che era stata conservata.-- --Purtroppo crediamo che in alcuni casi la... contaminazione dovuta alla verdaccia sia troppo grave. E potrebbe essercene dell'altra chissà dove.-- --Infatti Bakui ha dato ordine di arrestarci o spararci a vista.--

--Mi dispiace ragazze. Quello che avete pensato è esatto. Qualcuno ha trovato un antico talismano di cui io stessa dubitavo dell'esistenza. È questo talismano che contrasta i poteri delle Pietre Prismatiche. Sue copie parziali sono in grado di indebolire o annullare i poteri delle singole Principesse che assorbono il potere in eccesso che si riversa dalle Pietre.--

--Per questo a turno ognuna di loro è quasi senza poteri?--

--Esatto Nagisa.--

--Ma quando sono tutte assieme l'effetto è molto limitato.--

--Certamente Honoka. Perché il potere Rainbow completo supera l'effetto su un singolo Colore. Ma contro il talismano originale non so cosa accadrebbe.--

--Quindi quel pazzoide che si faceva chiamare Neo Re Jaku non aveva il vero talismano: le Rainbow sono riuscite ad abbatterlo, anche se con difficoltà, ma la verdaccia intorno ha continuato a reagire.--

Concluse Nagisa.

La Regina non rispose, ma entrambe sapevano che c'era qualcos'altro.

--Regina?--

La domanda, posta all'unisono, era chiarissima.

--Mie care ragazze. Avete ragione: il talismano è ancora integro e attivo. Purtroppo il suo effetto non si limita ad originare quella sostanza che chiamate verdaccia.--

--Che altro c'è?--

--La sostanza è solo una condensazione dell'energia negativa che viene generata. Il vero effetto è quello di creare delle distorsioni che interferiscono con i confini dei vari Giardini.--

--Sarebbe a dire che il vero effetto della verdaccia è quello di destabilizzare il Giardino della Luce?--

--E anche diversi altri Giardini. Ma principalmente questo.--

Aggiunse il Gran Consigliere.

Nagisa e Honoka si guardarono intorno, cercando negli sguardi di Mipple, Mepple e di tutti gli altri qualche suggerimento.

--Cosa possiamo fare?--

--Queste distorsioni possono essere sanate solo usando i Superpoteri della Luce--

Rispose il Custode delle Pietre.

--Ma... noi non sappiamo come fare.--

--Infatti voi non potete farlo.--

Ci fu solo un attimo di silenzio, prima che Honoka comprendesse.

--Quindi avete trovato un modo per toglierci i Superpoteri della Luce?--

Ancora una esitazione prima della risposta.

--Si.--

--E allora cosa aspettiamo?--

--Non è così semplice, Nagisa. Anzi: in realtà è molto pericoloso per voi.--

--Spiegatevi meglio. Lo sapete che non abbiamo paura.--

La Regina sorrise a questa spavalda dichiarazione.

--Lo so. Purtroppo la situazione è questa: le distorsioni stanno creando parecchi problemi e non possiamo più soltanto contenerle. Dobbiamo eliminarle. Per farlo devo usare la mia energia al massimo livello e con essa attivare i Superpoteri della Luce in un modo che voi non potete padroneggiare.--

--Va bene, ma per restituirli a lei?--

--Alzando il livello della mia energia, e chiedendo lo stesso a tutti gli abitanti del Giardino della Luce, possiamo superare il legame che si è stabilito tra di voi, a quel punto i Superpoteri si libereranno.--

--Ma?--

--Ora sono legati a voi: al vostro corpo e al vostro spirito. Toglierveli significa indebolire enormemente il vostro corpo e ridurre il vostro spirito.--

--Sta dicendo che moriremmo?--

--Sareste debolissime. Con il tempo potrete riprendervi, ma non raggiungerete più la forza che avete adesso.--

--Non mi sembra un grosso problema.--

Rispose di slancio Nagisa, mentre Honoka annuiva.

--C'è un'altra cosa che dovete sapere: il legame sarà spezzato, ma se voi resterete qui potrebbe ricrearsi. Voi però non tornereste comunque come prima.--

--Quindi dobbiamo andarcene subito?--

--Dovrete riuscire a farlo da sole. Lascerò aperto un passaggio che potrete percorrere, ma dovrete riuscire a raggiungerlo da sole, perché tutti gli abitanti di questo Giardino dovranno assistermi. La loro luce servirà per oscurare la vostra e impedire che i Poteri vi riconoscano.--

--Questo significa che non potremmo più tornare qui? Ma Mipple e Mepple potranno venire a trovarci?--

--Certamente, ma non subito. Quando inizierò ad usare i Superpoteri per sanare le distorsioni non potrò fermarmi finché non avrò concluso il lavoro, altrimenti c'è il serio rischio che queste ultime si cristallizzino e non siano più riparabili.--

Le due amiche si guardarono per un solo istante.

--Allora, buon lavoro. Procediamo.--

Replicarono all'unisono.

Forse per la prima volta la Regina della Luce esitò. Ma uno sguardo serio di tutti i presenti la fece decidere.

La sala del trono cominciò ad illuminarsi sempre più, finché le due amiche non poterono fare altro che chiudere gli occhi e tenerli stretti.

Dopo un tempo che parve infinito sentirono qualcosa dentro di loro strapparsi e gridarono dal dolore.

Tuttavia la luce continuava a splendere accecante.

--Nagisa. Come ti senti?--

--Debole. Ma il dolore non lo sento nemmeno, lo sai. Tu piuttosto?--

--Nemmeno io: troppo dolore diventa anestetico. Ma non riesco nemmeno a stare in piedi. Come facciamo per andarcene?--

--Vi guideremo noi. Ma dovete riuscire a muovervi da sole.--

--Grazie Mipple, Mepple.--

Impiegarono quelle che sembrarono ore, sempre strisciando. Ma alla fine arrivarono a quello che potevano percepire come una zona con meno luce.

--Adesso non dovete fare altro che tuffarvi e tornerete nel Giardino dell'Arcobaleno.--

--Grazie Mepple.-- --Grazie Mipple.--

--Siete sicure di stare bene?--

--Ti ho abituato troppo bene, amico mio. Comunque ci sentiamo un po' meglio rispetto a prima. Speriamo di rivederci, prima o poi.--

--Ma certo. Non sappiamo quanto ci impiegherà la Regina ma...--

I due compagni di tante avventure si fermarono di colpo, percependo una sensazione di distacco mai provata prima.

--Nagisa! Andrà... andrà tutto bene?--

Ci fu un percepibile momento di esitazione.

--Ma certo.--

--State tranquilli. Ricordatevi che vi vogliamo bene.--

Aggiunse Honoka con un filo di voce.

Poi entrambe fecero un ultimo sforzo e si spinsero oltre il bordo del passaggio.


--Ahio! Ma dove accidenti siamo capitate?--

--Non lo so Nagisa, sono ancora abbagliata.--

--State bene?--

Una voce sconosciuta echeggiò nell'aria. Sembrava preoccupata.

--Chi sei?--

--Sono Princess Orange.--

--Princess Orange?-- --Ma allora siamo nel santuario delle Rainbow?--

--Esatto. E voi siete Cure Black e Cure White, vero? Nessun altro avrebbe potuto entrare qui.--

--Non lo siamo più. Abbiamo lasciato i nostri poteri alla Regina.--

Un brusio di disappunto serpeggiò nell'ambiente, così entrambe si sforzarono di guardarsi intorno.

L'ambiente era molto vasto, con sette troni disposti in cerchio. Ma le principesse non erano sedute ai loro posti. Alcune entravano e uscivano mentre due restavano accanto a loro.

--Come siamo finite qui?--

--Non lo sappiamo di preciso. Crediamo che l'attacco che stiamo subendo abbia interferito con il passaggio aperto dalla Regina.--

--Attacco?--

Solo a quel punto sentirono dei rombi provenire dall'esterno.

--Cosa sta succedendo?--

--A quanto pare il nostro nemico ha deciso di attaccare direttamente il santuario.--

--Violet? Ci siete tutte?--

--Si.--

--E come sta andando?--

--Siamo bloccate.--

--Cosa?--

Nagisa fece un salto, ma ricadde subito senza forze.

--Non devi sforzarti. Non abbiamo più energia.--

Nagisa scrollò le spalle all'avvertimento dell'amica.

--Allora?--

Chiese ancora.

--Il nemico ha creato una barriera attorno al santuario. E noi non riusciamo a sfondarla.--

--Nagisa! Honoka! Come state? Non dovreste essere qui.--

--Ciao ragazze. A dir la verità non siamo venute qui di nostra volontà.--

In fretta spiegarono alle giovani amiche cosa avevano saputo e fatto.

--Quindi adesso voi siete due persone normali?--

--Già. Comunque non credo che cambi qualcosa: finora avete combattuto senza di noi.--

--È vero, ma non riusciamo a sfondare quella barriera.--

Cure Blue indicò attorno al santuario un lieve luccicore, che rendeva debolmente visibile una sfera che inglobava l'intera costruzione.

--Non riuscite a sfondarla?--

--Abbiamo provato con il nostro Rainbow Attack, ma non è servito.--

--Contro Neo Re Jaku avete fatto una cosa particolare.--

Suggerì Honoka.

--Ci abbiamo già provato, ma non serve a nulla. L'attacco normale si schianta sulla barriera e genera un'esplosione tremenda, ma non riesce a passare. L'attacco a colori invertiti, invece, si ferma sulla barriera e non succede altro.--

--Eppure ci sarò il modo di passare.--

--Anche le Princess non sanno cosa fare. È la prima volta che succede una cosa del genere.--

--Allora non resta che chiedere spiegazioni al nostro nemico.--

--Che cosa?--

Guardarono tutti Nagisa, che si avvicinò lentamente alla barriera.

--Puoi sempre contare sul tuo nemico, non è così che si dice?--

Sembrava che avesse parlato al vuoto, ma poco dopo apparve qualcuno che avevano già incontrato.

--Il Custode, se non ricordo male. Immaginavo che ti fossi salvato. Vuoi darci qualche spiegazione?--

--Perché dovrei farlo?--

--Per la tradizione: di solito i cattivi quando si credono vittoriosi raccontano tutto.--

Suggerì la ragazza.

--È una tradizione pericolosa: di solito il tempo delle spiegazioni viene usato per recuperare le forze e tentare un contrattacco.--

--Anche questo è vero. Tuttavia, che contrattacco ti aspetti?--

Chiese Honoka affiancandosi all'amica.

--In effetti non corro pericoli: voi non potete uscire e nessuno può arrivare ad aiutarvi.--

--Immagino che l'intera zona sia inondata da verdaccia, e quindi chi si avvicina verrebbe contaminato.--

Il Custode annuì.

--Mi ero sempre chiesta come mai le altre Pretty Cure avessero una reazione allergica mentre le Rainbow no. Ma adesso credo di avere capito: visto che è originata in parte da loro, non può dar loro fastidio.--

Anche questa volta il Custode non rispose, facendo solo un cenno.

Mentre ascoltava, Nagisa si concentrò sulle sensazioni che provava di fronte a quell'individuo.

Sembrava un essere umano, ma sapevano che non lo era. In qualche modo gli sembrava familiare.

--E immagino che non ci siano e non possano esserci altre Pretty Cure.--

Continuò Honoka.

--Cosa stai dicendo Honoka?--

Chiese sorpresa Cure Orange.

--La verità, credo. Tutti i mondi stanno trattenendo i poteri delle Pretty Cure.--

--Stai dicendo che, visto che non sono in pericolo, non intendono aiutarci?--

--Magari.--

Rispose desolata Nagisa.

Ancora una volta tutti gli sguardi si concentrarono su di lei, anche quelli del nemico.

--Se dipendesse dalla loro volontà, potremmo pregare o implorare le principesse dei vari Giardini. Ma stanno facendo la stessa cosa della Regina della Luce: usano i Superpoteri per eliminare le distorsioni prima che creino disastri sia da loro che da noi.--

--La cosa interessante è che voi siete bloccate qui, e quindi fungete da generatore per la verdaccia. E questa crea le distorsioni che impediscono alle Pretty Cure di aiutarvi. In pratica voi stesse bloccate chi può aiutarvi.--

Aggiunse sicura Honoka.

Gli sguardi passarono alternativamente da lei al Custode in cerca di una conferma.

--Tu sei un Guardiano dell'Equilibrio, vero?--

Chiese improvvisamente Nagisa.

--Esatto.--

Rispose con un certo stupore l'essere.

--Come te ne sei accorta?--

--Non so, tutto questo mi ricorda il piano del tuo predecessore.--

--È vero. Io sarei dovuto essere il Quartantatreesino Guardiano dell'Equilibrio. Ma la fine ingloriosa che ha fatto il mio maestro mi ha fatto capire l'assurdità di questo progetto. E il destino ha voluto che proprio quando avevo abbandonato questa idea, io abbia potuto realizzarla.--

--Quindi la tua è solo fortuna.--

--Oh, no. Quando ho trovato la Pietra Irocol ho capito come potevo usarla per raggiungere l'equilibrio. Ma in realtà ora non mi importa più di tanto: voglio la conquista.--

Per alcuni minuti nessuno parlò, ognuna cercando di capire fino in fondo le nuove informazioni.

--Quindi, se non ho capito male, basterebbe che le Pretty Cure fossero fuori di qui per poterti sconfiggere.--

--Ottimista come sempre, eh, Cure Black? Anzi, Nagisa? Ora ho la forza di tutti i miei compagni. E anche quella del mio signore. Le Rainbow non possono più sconfiggermi.--

--Forse. Ma cosa accadrebbe se fosse colpita la Pietra Irocol che porti al collo?--

--Non è così fragile: occorrerebbe un Superpotere della Luce per danneggiarla. Quindi non corro alcun pericolo.--

--Ma se venisse ridotta in pezzi, cosa accadrebbe? La barriera si alimenterebbe dei suoi resti?--

--Oh, no. Diversamente da quello che pensano molti, una cosa rotta non può essere riportata allo stato iniziale. Ma questa, come vi ho detto, è una cosa che non potrà accadere. La vostra stessa forza lo rende impossibile.--

--Chissà?--

Nagisa sorrise malignamente, poi si avvicinò all'amica per sussurrarle qualcosa.

--Ascolta Honoka: voglio una promessa. Anche se ci fosse una sola possibilità, voglio che tu la raccolga.--

Per un momento la ragazza sembrò non capire, poi anche lei rispose sussurrando.

--Se ci fosse una possibilità che solo tu potrai cogliere, voglio la stessa promessa.--

Si guardarono negli occhi con un'espressione sicura.

--L'ultima sfida.--

Dissero all'unisono.

--Sapete ragazze? Sono stata molto contenta di conoscervi, sia come Pretty Cure che come amiche.--

--Nagisa?--

--Chissà perché in questi momenti non si sa mai esattamente cosa dire. Siete delle ottime guerriere, e il vostro potere, quello che avete in fondo al cuore, non è secondo a nessuno.-- --Il vostro attacco è potente come il nostro, forse anche più potente per certi versi. Ma almeno in un punto non potete confrontarvi con noi.--

--Che state dicendo?--

Nagisa avanzò di qualche passo, appoggiando la mano sula barriera.

Immediatamente delle forti scariche si irradiarono mentre una smorfia testimoniava quanto male facesse un gesto così semplice.

--Io non lo farei, Nagisa. È una barriera molto simile a quella che vi aveva bloccate nel Castello dell'Equilibrio. Allora sei potuta passare solo perché Dark ti aveva posseduta, ma un istante di troppo ti sarebbe stato fatale. Temevo che poteste fare qualcosa di strano, per questo ho interferito con il passaggio della Regina e vi ho fatto arrivare qui.--

--Siamo senza poteri.--

Gli ricordò Nagisa.

--Ma il vostro legame potrebbe riattivarsi se la Regina si impietosisse. È meglio avervi sotto controllo. E per sicurezza, ho bloccato con una barriera identica anche le vostre ex colleghe. Nessuno può liberarvi.--

--Hai detto che è simile, ma non uguale: Dark e Light non sono qui per alimentarla. E poi ti stai scordando dei loro ricordini. Posso bloccare il dolore.--

Con uno sforzo la ragazza spinse la mano all'interno della barriera. Anche se non sentiva nulla, poteva vedere la pelle bruciare e i muscoli contorcersi in modo involontario.

--Cosa stai cercando di fare? Anche se potessi superarla moriresti subito. E comunque non avresti alcun modo per combattermi.--

--Davvero? Forse non ti sei accorto di una cosa.--

Rispose Nagisa mantenendo lo sguardo sulla mano.

Erano tutti paralizzati dallo strano comportamento della ragazza, e di Honoka che apparentemente non faceva nulla, come se aspettasse qualcosa.

Infine la curiosità fu troppo forte e il Custode si avvicinò.

--Non c'è niente di particolare. Tutto è come deve essere.--

--Certo. Tutto.--

Replicò Nagisa con voce fredda. Il Custode era sconcertato, ma notò distrattamente che i capelli e gli occhi delle due erano tornati normali.

Honoka si avvicinò e piantò anche lei la mano nella barriera trattenendo un urlo.

--Pensate di aprire la barriera a forza? Siete impazzite?!--

Le due amiche si presero per mano.

--Gran Fulmine Nero...-- --Gran Fulmine Bianco...-- --Doppio Vortice!--

Fu una questione di istanti.

Nel primo non accadde nulla; nel secondo due energie, una bianca e una nera, le avvolsero completamente; e nel terzo, se mai si fossero potuti contare, un'esplosione travolse l'intera zona.

Le Pretty Cure Rainbow riuscirono a ripararsi, ma perfino il Santuario venne scosso fino alle fondamenta.

Lo stordimento passò presto e tutti poterono percepire un'energia benefica irradiarsi raggiungendo ogni Giardino.

E tutti quelli che avevano conosciuto Nagisa e Honoka, ovunque fossero, vennero colti da un brivido e rivolsero un pensiero alle due.

Quando finalmente il fumo si dissolse a sufficienza videro che la barriera era sparita e una voragine si apriva dove le loro senpai si trovavano. Ma di loro non c'era traccia.

Solo più lontano videro il corpo del Custode rantolare.

--Cosa è successo?--

Chiesero raggiungendolo.

--Chi poteva immaginarlo?.. I Grandi Fulmini non sono un'emanazione dei Superpoteri. Che errore... Ma chi pensava che avrebbero rischiato tanto... Ma ora non ho più energia per trasmettere questa informazione.--

Sembrava che non le avesse sentite.

E il suo corpo si stava sgretolando.

--Cosa sta succedendo? Stai andando in pezzi.--

Chiese Cure Green.

Finalmente lo stupore lasciò il loro avversario, che si concentrò sulle Pretty Cure Rainbow.

Sembrava essersi leggermente ripreso.

--Niente di particolare. Avevamo legato la nostra vita alla Pietra Irocol per poter accrescere i nostri poteri. E potevamo assorbire la forza dei compagni caduti, per questo diventavamo sempre più forti. Ma ora che la pietra è distrutta, lo è anche il mio corpo.--

--Ma allora Nagisa e Honoka?--

--Credete che gli esseri umani possano usare i Grandi Fulmini senza danni? Ciò che le ha sempre salvate, nel loro modo anomalo di usare i Superpoteri, era che appunto i Superpoteri curavano la maggior parte dei loro danni. Ma adesso...--

Non parlò più, frantumandosi completamente e diventando polvere.

Erano tutte a capo china, troppo sconvolte per piangere.

--Piangete pure ragazze.--

Disse una voce proveniente da tutto attorno a loro.

La riconobbero subito.

--Regina?--

--Si. Con la distruzione della Pietra tutti i danni sono spariti.--

--Allora..?--

--No Cure Violet. Nagisa e Honoka hanno salvato tutti. Ma non loro stesse.--

Il silenzio che ne seguì sembrava... sbagliato.

--È tutto qui? Non dite altro? Loro sono morte per salvare tutti, anche lei!--

La rabbia che traspariva nella voce di Cure Yellow era strana: tutte sapevano che andava poco d'accordo con le senpai; ma ora comprendevano che era solo una forma di timidezza. E che tra tutte era proprio lei a fidarsi maggiormente di Black e White.

Ci fu un lungo silenzio prima che giungesse una risposta.

--Nagisa e Honoka. Erano amiche inseparabili, forti di un'amicizia incrollabile. Era il loro cuore limpido a dare loro forza. Una forza che superava persino quello dei Superpoteri della Luce.

Loro due erano Leggendarie Guerriere prima ancora di essere Cure Black e Cure White.

Il loro gesto è simbolo del loro coraggio. Non intendevano sacrificarsi inutilmente: avevano visto una possibilità e hanno cercato fino all'ultimo di sfruttarla. Per avere la vittoria e per poter vivere... Purtroppo sono riuscite solo in parte. Io non ho il potere di salvarle o di ritrovarle o di riportarle in vita. Ma se qualcuno può, prego che esaudisca il loro desiderio.--

--Non possiamo fare niente?--

Si sentì un sorriso nella voce della Regina.

--Quello che vi hanno sempre detto: tenere duro e andare avanti. Se resterete fedeli ai vostri principi, loro ne saranno liete. E poi... chissà... un giorno...--


FINE

  
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