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Autore: casty    31/03/2014    2 recensioni
Cosa ci fanno Sherlock e John travestiti da Merlin e Arthur al Comicon di Londra? Cercano un serial killer, che domande! Se la dovranno vedere con un gruppo di fanciulle furbe, spietate e ossessionate da una strana passione...
[post stagione 3][rapimento]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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John cercò disperatamente di farsi largo tra la folla che spingeva verso le uscite. Avanzava in direzione opposta alla corrente e l’ingombrante armatura di plastica che indossava non rendeva il compito facile.
«Sbrigati John!» gridò Sherlock qualche metro più avanti a lui, agile e scattante nella sua comoda tunichetta scamosciata. «È andato di là!»
John riuscì a strapparsi via lo spallaccio, lo gettò a terra e lasciò che fosse calpestato nella frenesia generale. Senza ingombro sulle braccia riuscì a camminare un po’ più rapidamente. Si massaggiò le spalle con sollievo: perché diavolo il costume da re Artù doveva essere una stupida armatura? Perché non un abito borghese, come quello da Merlino che aveva indosso Sherlock? Accidenti a Sherlock e alle sue idee balzane.
Mentre procedeva John percepiva il panico montare nella mischia man mano che la notizia dell’omicidio si diffondeva.
C’erano alcune parole che ritornavano, nel chiasso assordante e indistinto che lo circondava:
«...omicidio...»
«...killercon...»
«...cadavere...»
«...serial killer...»
«...Steven Moffat...»
«Non dovevamo venire!» gridò una voce maschile da qualche parte alla sua sinistra.
«Non sarà mai più la stessa cosa!» pianse con angoscia una ragazza: John la intravide per qualche secondo, una maschera di trucco nero sulle guance, prima che un fiume di persone la trascinasse via dietro di lui.
«John, stammi dietro!»
Sgomitando John riuscì finalmente a raggiungere Sherlock e gli afferrò una manica per non rischiare di perderlo nel flusso impetuoso di persone. Il teatro, il luogo del delitto, si era ormai completamente svuotato, e la folla di un migliaio di fan si stava riversando sul piazzale antistante la fiera.
La notizia si stava pian piano diffondendo anche negli altri padiglioni: il trambusto era sempre più forte e i colpi e gli strattoni che John riceveva sempre più violenti, rendendo quasi impossibile l’inseguimento. L’assassina, invece, riusciva a sgusciare tra la folla con un’agilità che aveva qualcosa di prodigioso. John lo vide sparire dietro un’uscita di sicurezza. Si stava chiedendo come avrebbero fatto a penetrare quel muro di persone in preda al panico, quando Sherlock, come in risposta ai suoi dubbi, cambiò direzione, sfuggendo alla presa di John e imboccando un corridoio laterale: era un po’ meno affollato e Sherlock accelerò il passo, schivando con destrezza le persone che gli venivano incontro.
«Sherlock! Stai sbagliando direzione!»
«Fidati di me, John!» rispose Sherlock continuando a correre.
John gli tenne dietro a fatica.
«La prossima volta ci scambiamo i costumi», mugugnò tra i denti.
Oltrepassarono uno degli ingressi al padiglione adiacente al teatro.
Il locale era ormai quasi del tutto svuotato, solo un labirinto di stand semi-abbandonati a riempirlo. Mentre si addentravano, John ebbe modo di notare anche qui segni della tragedia che era appena successa: un uomo sbatteva ripetutamente il pugno contro il bancone di uno stand; due ragazze vestite da scolarette giapponesi si abbracciavano piangendo; alcuni agenti della sicurezza intimavano alla gente di procedere verso le uscite.
«Ladro!» gridò qualcuno in sala «Fermatelo!»
John vide un ragazzetto smilzo con un gigantesco scatolone sottobraccio zigzagare tra le poche persone rimaste: quasi certamente uno sciacallo che approfittava della confusione per portarsi via qualche oggetto di valore. «Qui, John!» gridò Sherlock, un attimo prima di scomparire dietro una porta.
John lo seguì e si ritrovò in una sorta di piccolo ripostiglio: c’erano una libreria d’acciaio vuota, alcune scatole impilate e una sedia con delle giacche abbandonate sopra. In un angolino Sherlock stava armeggiando con il lucchetto di una botola sul pavimento.
«Questa botola porta ai garage sotterranei, è una scorciatoia. L'assassina ha imboccato la scala antincendio che porta ai piani inferiori. Togliti quella roba di dosso, non ci serve più e ti intralcerà.»
«Come facevi a sapere di questo passaggio?» chiese John mentre si sfilava il busto dell’armatura dalla testa.
«A differenza tua, John, io non sto con le mani in mano e mi preparo prima di una missione. Ho trovato nei database di Mycroft i progetti edilizi, e li ho immagazzinati qui» disse battendo un dito sulla fronte.
John si slacciò il cinturone e si liberò della cotta di maglia, mentre Sherlock, con l'abilità di un ladro professionista, scassinava la serratura con due sottili fili di ferro recuperati chissà dove.
Si sentì un clack e il lucchetto scattò. Sherlock provò a tirare il coperchio verso l'alto ma quello rimase immobile.
«Vieni qui, aiutami. A giudicare dai depositi di calce e ruggine questa botola è stata chiusa prima della fine del cantiere e mai più aperta.»
John si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse fungere da leva: rovistò tra le giacche sulla sedia senza trovare nulla, aprì gli scatoloni ma erano vuoti; infine lo sguardo si posò sulla libreria: era un componibile in acciaio. Staccò uno dei sostegni delle mensole e infilò l’asta nell’anello di apertura della botola. Spinse con forza, ma il coperchio non diede segni di cedimento.
«È incastrata» grugnì John mentre continuava a spingere.
«Fa’ attenzione» disse Sherlock, e assestò due violenti colpi all’asta con un piede. La botola si scrostò leggermente. Un ultimo colpo e il coperchio finalmente cedette con uno schianto. John perse l’equilibrio e si aggrappò al braccio di Sherlock per non cadere all’indietro.
Sherlock estrasse una piccola torcia dal borsello di cuoio che aveva legato in vita e illuminò il buco: una scaletta di ferro, annerita dalla ruggine, scendeva per circa due metri in quello che sembrava l’inizio di uno stretto corridoio.
«Sei sicuro che...» John si interruppe quando vide lo sguardo sprezzante che Sherlock gli stava lanciando «Ok. Sei sicuro. Andiamo.»
Scesa la scala, imboccarono a passo svelto una serie di cunicoli bui in cui Sherlock sembrava orientarsi alla perfezione finché, svoltato un angolo, si trovarono davanti un vicolo cieco.
Sherlock fece un passo indietro, come spaventato.
«Era previsto questo?» chiese John, leggermente ansante per la corsa.
Sherlock non rispose. Guardava fisso il muro con le sopracciglia aggrottate e gli occhi lievemente socchiusi. «Sherlock?»
«Non è possibile» disse lui in un soffio. Poi si portò a ridosso del muro e iniziò a studiarlo: era un muro di mattoni, non di cemento come le pareti dei cunicoli: sembrava che il corridoio fosse stato chiuso in un momento successivo alla costruzione. Sherlock ne illuminò gli angoli con la torcia, lo osservò da vicino, lo annusò, tastò le sbavature di malta. «Non è ancora del tutto asciutta,» disse infine «a giudicare dalla percentuale di umidità dell’aria, direi che l’hanno costruito non più di...»
Le parole gli morirono sulla bocca mentre puntava di nuovo la torcia su John.
«Non più di...?» chiese John strizzando gli occhi per la luce improvvisa.
«Due giorni fa.» disse una voce femminile alle spalle di John.
Un sussulto involontario gli risuonò in gola.
Si voltò lentamente ed ebbe un secondo sussulto quando vide chi aveva parlato non era da sola.
Erano in sei, tutte ragazze, tutte fasciate in tute attillate, nere come la notte.
Erano le killercon. Erano loro.
Come avevano fatto a seguirli senza farsi sentire?
«Tu... e tu...» disse John riconoscendo nel gruppo le due ragazze che avevano incontrato meno di un’ora prima, le due... come le aveva chiamate Sherlock?
«Chi non muore si rivede!» esclamò una delle due, quella bionda, quasi con allegria.
«Risparmiateci i convenevoli» disse Sherlock affiancandosi a John «cosa pensate di fare? La polizia sta arrivando, e noi siamo armati.»
«No, non lo siete. Re John ha lasciato la sua Excalibur al piano di sopra, e credo che il nostro mago Sherlock abbia finito tutti gli incantesimi.»
«Questo lo pensi tu» disse Sherlock con un mezzo sorriso.
«O forse sarebbe meglio dire» continuò lei, seria «che i miei incantesimi sono migliori dei tuoi, se sono riuscita a oscurare il tuo potere di precognizione e farti cadere in questa trappola.»
«Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo?» sbottò infine John puntando i pugni contro i fianchi «Cosa volete da noi?»
«Sherlock lo capirà. E te lo spiegherà a tempo debito.» John si sentì confuso. Si volse verso l’amico, alla sua destra, in cerca di spiegazioni, ma Sherlock continuava a fissare con espressione di sfida le ragazze. «Sherlock, che cosa...?»
Un’improvvisa fitta di dolore alla spalla sinistra.
Si girò di scatto e vide con orrore che una delle ragazze gli stava svuotando il contenuto di una piccola siringa nel braccio.
Poi accadde tutto molto velocemente: John diede uno strattone, si strappò la siringa dal braccio e la scagliò sul pavimento.
I suoni iniziarono a farsi ovattati.
Vide due ragazze avventarsi su Sherlock, con coordinazione perfetta: una cercò di colpirlo con un gancio al volto, e Sherlock riuscì ad abbassarsi e schivarlo con agilità. Ma pochi istanti dopo l’altra vorticò un calcio rotante sulle sue gambe andando a segno e facendogli perdere l’equilibrio. John istintivamente si lanciò in avanti per soccorrere l’amico, ma vide le sue braccia brancolare nel nulla, come a rallentatore, e incontrare il pavimento con un tonfo che riecheggiò e si amplificò nella sua testa.
Si sentiva pesantissimo, non riusciva più a sollevarsi. Sto morendo? pensò.
Sherlock! cercò di dire. Non capì se dalla sua bocca era uscito qualche suono.
I rumori della lotta che stava avvenendo accanto a lui erano ormai solo un’eco lontana. Un velo nero era sceso davanti ai suoi occhi.
Sherlock, pensò.
E fu il suo ultimo pensiero compiuto prima del nulla.

***

Le utilissime note dell'autrice
Inizialmente questo era il primo capitolo della storia, l'avevo pensato come un piccolo prologo d'azione agli avvenimenti. Continuando a scrivere la fic mi sono resa conto che flashback e flash forward potevano confondere un po' le idee e ho deciso di spostare i capitoli mettendoli in ordine cronologico esatto. Spero di non aver creato scompiglio tra chi l'aveva già letta! :P
   
 
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