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Autore: Knuckster    31/03/2014    1 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #22

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#22

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“L’istinto di sopravvivenza è un richiamo inestinguibile presente in ogni essere vivente, cioè quella voce che ci spinge, al di fuori di qualunque controllo, a preservare la nostra integrità fisica e mentale, a ricorrere anche alla più piccola scintilla di energia che scorre nelle vene per salvaguardare la propria vita, con ogni mezzo necessario. Raramente, quando è in gioco la nostra salvezza, l’istinto decide di non prendere il sopravvento sulla coscienza comune e di costringerci a tirare fuori le unghie per un’autoconservazione senza compromessi. Il sistema non è infallibile, dato che incontra i suoi margini di errore solo quando è in gioco qualcosa di ancora più grande e incontrollabile. Ne ho parlato a lungo in tutti i miei scritti, perché sono convinto sia stato questo “qualcosa” il motore che ha dato il via alla catena di eventi di cui vi sto narrando e, inesorabilmente, a quella che ha dettato la fine di uno per la salvezza di milioni. Gli ho dato molti nomi, nel tentativo di catalogarlo in qualche modo, ma non si può dare una definizione a ciò che è difficile spiegare. Al di là della ragione e della realtà, è il sentimento che spinge un essere vivente a dare la vita per un altro, a combattere il proprio istinto di sopravvivenza e a sancire, in questo modo, la conclusione di un respiro. Finché avremo la certezza che tutto questo esisterà ancora e finché il suo ricordo ci sarà di esempio, potremo sperare in un futuro sempre più… mobiano!”

Dagli scritti dello Storico

LIBRO ZAFFIRO

a.k.a.

La lunga strada del non ritorno


     Per quello che mi è dato sapere, questo fatidico capitolo della nostra storia ebbe inizio nel più semplice dei modi: con un piccolo pezzo di pietra. Nient’altro che un coccio blu intenso che sembrava di vetro, impegnato a beccheggiare e a scivolare agilmente tra le piccole rapide di un rivoletto di acqua fangosa. Tra rametti, foglie e detriti, il sassolino affrontò coraggiosamente la corrente scura di melma virando come una nave da esplorazione tra cumuli di terra e radici nodose. Affondò per un momento, come avvolta dai freddi tentacoli delle pozzanghere paludose per poi piroettare a pelo d’acqua, proseguendo nella sua corsa sfrenata verso l’ignoto. I fangosi ed umidi acquitrini che la circondavano potevano sembrare uno scenario adatto alla sua insignificanza, ma le apparenze spesso sono ingannevoli, tant’è vero che se fosse stata nota la potenza racchiusa in quelle minuscole pareti rocciose, un’energia che faceva gola a chiunque ne concepisse la grandezza, probabilmente quella palude sarebbe stata messa a ferro e fuoco pur di snidare il suo nascondiglio. E non era del tutto escluso che di lì a poche ore una massa non indifferente di contendenti sarebbe stata alle calcagna del famigerato frammento occulto.
     Nonostante tutto, però, molte sorprese orbitavano nell’aria attorno all’oggetto dei desideri comuni, la prima delle quali si svelò di colpo quando un paio di dita si infilarono nel rigagnolo, pescando con successo lo scintillante zaffiro. Il suo brillare intenso tra le ombre cupe degli alberi ammantava i dintorni di una fosforescenza inquietante, tramutando lo scenario in qualcosa di lontano ed irreale. La solitaria figura che aveva effettuato l’importante ritrovamento si compiaceva in silenzio dell’energia acquattata nel palmo della sua mano, ascoltando con attenzione le vibrazioni elettriche attorno a lei.
     - Ora devo solo aspettare! -
     E così fece.

     I filo degli eventi che si affollarono nel giorno che in questo libro ho chiamato “del non ritorno” cominciò ad ingarbugliarsi già poche ore prima che la luce del sole si levasse all’alba. I diversi protagonisti di questa storia che ho portato alla vostra attenzione non erano per niente consapevoli di ciò che era stato preparato per loro in quella giornata apparentemente come tutte le altre. Certo, l’ansia e le preoccupazioni per il difficile conflitto in corso rimanevano pulsanti nei loro petti, ma non avrebbero potuto immaginare che la strada successiva da percorrere li avrebbe condotti tutti ad un passo dalla fine, come mai erano stati più vicini. In futuro, ripensando a tutte le volte in cui, volenti o nolenti, avevano imbracciato le armi da difesa per la salvaguardia del loro mondo, si sarebbero resi conto che mai prima di allora il rischio di una sconfitta definitiva e irrimediabile era stato tanto allarmante. In quel giorno avrebbero tutti fatto i conti con il significato più puro della parola fine, con il freddo respiro del pericolo sul collo, raramente sentito così palpabile. Un importante punto di svolta era in atto nelle vite di ciascuno di loro, anche se ne erano inconsapevoli, e sebbene si sarebbero trovati in altre situazioni da cardiopalma nel corso degli anni, nulla come essere ad un passo dalla morte li avrebbe mai segnati di più nell’animo, aiutandoli a maturare inconsciamente. Anche a distanza di molto tempo, rabbrividisco sottopelle nel momento in cui scrivo la storia che vi sto narrando e, in definitiva, la storia che ci ha condotto al mondo che conosciamo adesso. Se le cose fossero andate diversamente, se la forza di noi mobiani non fosse stata grande quanto la cupa presenza della distruzione con cui abbiamo fatto spesso i conti, oggi probabilmente non ci saremmo più. Se gli eventi non avessero preso quella piega, il cuore e l’anima di Mobius, i due idoli che oggi onoriamo e a cui dobbiamo la nostra sopravvivenza, sarebbero stati infranti senza possibilità di riscatto e un lungo periodo di buio sarebbe calato in ogni dove.
     Ho deciso di stendere questi libri per onorare la memoria del nostro salvatore, ma anche per lasciare un monito, anche alle future generazioni, di ciò che lo ha animato e lo ha spinto fino al suo ultimo respiro a lasciare un ricordo di sé come modello di altruismo e spirito di sacrificio. In questo ultimo trattato, tuttavia, non utilizzerò le mie parole per decantare solo le sue lodi, perché in questa storia ormai lontana, e specialmente in questo punto di svolta, altre anime valorose hanno contribuito a preservare il futuro di cui possiamo godere oggi. Il mio scopo è stato sempre quello di rimarcare con ogni mia forza quello che rende unica e speciale la nostra specie, lo spirito di comunione che da sempre traspare da tutti noi. Non c’è esempio migliore che narrare gli sforzi dei protagonisti del mio racconto, che in definitiva racchiudono, allora come adesso, il respiro del nostro popolo. Il respiro di noi tutti. Lo spirito di Mobius.
     Ecco come sono andate le cose.

     Occhi rossi.
     Occhi rossi nella luce.
     Gli occhi rossi della speranza.
     Erano lì che osservavano con attenzione qualcosa così potente da rapirli senza possibilità di fuga. Eppure era una semplice immagine verde e fredda elaborata al computer, solo che per lui aveva un’apparenza così reale, così bella e splendente… o forse era solo la sua mente a renderla tale? Che fosse il desiderio bruciante nel suo cuore ad ingannargli la vista, a guardare oltre ciò che vedeva con gli occhi e ad amalgamare forme e colori nell’oggetto, o meglio nella persona, dei suoi sogni?
     - Il risultato approssimativo dovrebbe essere questo! -
     La voce rauca interruppe di colpo il filo delle sue fantasticherie, inducendolo a chiudere le palpebre per un istante sufficiente a far sparire ogni visione angelica si fosse posata sulle sue pupille. Shadow si voltò per ricambiare lo sguardo del dottor Eggman, vagamente indispettito della brusca interruzione. L’uomo gli rivolse un sorriso incoraggiante, difficilmente interpretabile come un ghigno soddisfatto. Lo schema radiografico di una ragazza che lampeggiava sullo schermo gigante era tornato ad essere il solito intrico di linee, numeri e dati che era prima che Shadow lo rimirasse con aria assorta.
     - Cosa significa approssimativo? -
     La voce del riccio nero non ammetteva compromessi.
     Eggman sbuffò sonoramente, irrigidendo le spalle come se fosse stato offeso.
     - Significa che per ora si tratta solo di un abbozzo su cui lavorare! Le mie apparecchiature hanno bisogno di più tempo per ricostruire la struttura intera della tua bionda! Non crederai che sarebbe saltata fuori dal cilindro come un coniglio, vero? -
     - E’ più o meno quello che mi aveva fatto credere, dottore! -
     - Ah, sempre la solita storia! Diamo la colpa al dottor Eggman quando qualcosa va storto! E’ il motto di tutti su questo pianeta! -
     La vena sarcastica nella voce dello scienziato non era stata ben accolta da Shadow, arcigno e minaccioso nell’espressione come non mai. Il suo ultimo incontro-scontro con Sonic e Seth aveva avuto come risultato aumentare la sua ferocia e la sua determinazione a livelli mai visti prima. Era tornato trionfante alla Techno Base, lottando con tutte le forze per ignorare il solito dolore che divampava in tutti i suoi muscoli, e aveva letteralmente sbattuto di fronte al naso del suo complice il frammento turchese recuperato quella sera. La sonora vendetta che si era preso sullo sciacallo e il fatto di essere riuscito a sfoderare le unghie nonostante il suo corpo si rifiutasse di collaborare, avevano agito da adrenalina pura, temprandogli il carattere fino a farlo sembrare quasi mostruoso. Il compito che si era prefissato era vicino a sfiorare i confini oltre i quali si sarebbe dovuto chiamare ossessione.
     Il dottor Eggman se ne era accorto subito e i campanelli d’allarme nel suo stomaco avevano cominciato a trillare pericolosamente. Se non avesse fatto qualcosa per tenere buono il suo impaziente alleato, la sua mascherata rischiava di andare a farsi benedire una volta per tutte. In fretta e furia, aveva utilizzato il famoso capello biondo a sua disposizione come pretesto per creare un modello in computer grafica di una ragazza dell’età di Maria. L’ignoranza di Shadow in fatto di ingegneria genetica e clonazione giocavano a suo favore, per cui non fu difficile fargli credere di trovarsi di fronte al prototipo su cui, in teoria, si sarebbe dovuto creare il nuovo essere vivente. Nessun tranquillante avrebbe saputo agire con la stessa efficacia sul leone rampante che era Shadow, trasformato alla sola vista di quel manichino in un pacifico agnello. Era ancora presto, però, per il dottore per compiacersi della sua astuzia, quando doveva recuperare altri pretesti che costringessero il riccio a lavorare ancora per lui.
     - Con un capello non posso fare poi molto! Non sono mica un acconciatore, mi capisci, vero? Ho bisogno di rimettere insieme tutti i pezzi di quella gemma, in modo da avere il motore necessario a far partire il macinino e rimettere insieme la mia cuginetta! -
     Shadow ascoltò attentamente, ma nessuna di quelle parole servì ad ammansirlo ulteriormente. Sollevò il palmo della mano e una piccola carica elettrica ebbe origine tra il pollice e le altre dita, iniziando a sfrigolare sinistramente.
     - Fino ad ora ho obbedito con pazienza ai suoi ordini, dottore, e ho fatto quanto in mio potere per portarle quello di cui ha bisogno! Ma non mi è mai piaciuto aspettare! E’ giunto il momento di darsi una mossa! Mi dica solo dove e scatenerò l’inferno per recuperare quelle pietre! Posso essere il suo alleato più prezioso, ma anche il suo peggiore incubo! Se solo sento puzza di imbroglio, saranno i suoi pezzi che dovrà preoccuparsi di rimettere insieme! -
     - Tutti uguali, voi ricci! - sbottò Eggman, tentando di dissimulare il suo nervosismo - Diffidenza grande come una montagna ed energia sprecata a palate! Non hai motivo di dubitare delle mie intenzioni! Quella pietra ha dato origine all’universo stesso e vuoi che non sia in grado di riportare in vita una minuscola ragazzina? -
     - Non… la chiami… in questo modo! -
     Ora gli occhi del riccio nero lampeggiavano di una furia cieca. Sembrava quasi che non fosse più in grado di dimostrare alcuna emozione se non la rabbia.
     - E’ stata l’unico essere umano che fosse degno di vivere! Non era affatto come tutti voi! Non era affatto come lei! So perfettamente che se ne avesse la possibilità mi schiaccerebbe sotto ai suoi piedi e si terrebbe per sé quel potere! Tuttavia, sono sicuro che non lo farà! -
     - Il vecchio fascino fidato dei Robotnik ha convinto anche te? -
     - Conto sul suo spirito di sopravvivenza! -
     Un gelo pungente calò nel salone dopo queste ultime parole, talmente ghiacciante da atrofizzare anche le convinzioni più brucianti dello scienziato. Più ci rifletteva e più cominciava a temere di stare per scottarsi dopo aver giocato troppo a lungo col fuoco. Si schiarì la voce con un forte colpo di tosse, come se volesse raccogliere tutto il coraggio a disposizione, e raddrizzò la schiena sulla sua enorme poltrona.
     - Non c’è motivo di preoccuparsi! Nessuno di noi ne ha! Ho messo a punto il mio piano definitivo e credetemi quando dico che lo è! -
     Spostò lo schienale alla sua sinistra, in modo che potesse sovrastare le figure di Sparky e Gemerl, rigorosamente sull’attenti e in attesa di ordini. I tre robot assistenti, invece, preferivano rimanere appiattiti contro il muro, stretti l’uno contro l’altro come sempre facevano quando qualcosa, in questo caso Shadow, faceva rabbrividire i loro circuiti.
     Eggman attivò negli altoparlanti un tema militare ed indossò un elmetto verde da generale nell’esilarante tentativo di apparire imperioso. Si tuffò maldestramente dal sedile e cominciò a camminare avanti e indietro di fronte alle sue reclute, con le mani giunte dietro la schiena, sentendo la mancanza di un frustino da cavallerizza.
     - Fino ad ora ci siamo concentrati principalmente sulla raccolta di frammenti dispersi, ma secondo i miei calcoli la quantità del nostro obiettivo è ormai agli sgoccioli! E’ il momento di adottare la tattica che amo chiamare “arraffa e intasca”! I particolari dell’operazione consistono in agguantare il nemico, metterlo a testa in giù e svuotargli le tasche di tutte le caramelle che nasconde! -
     Gemerl e Sparky ascoltavano con molta attenzione a giudicare dall’immobilità della loro posizione. Shadow, come consueto, si riteneva estraneo a tanta obbedienza, limitandosi a spendere la minima concentrazione indispensabile.
     - Normalmente basterebbe rintracciare uno ad uno i nostri avversari e far sentire loro il peso delle nostre opinioni, ma sarebbe solo uno spreco di tempo oltre che di energie! La frequenza su cui sono impostati tutti i nostri radar rende molto difficile l’individuazione di frammenti che sono stati già recuperati, per via di interferenze nel segnale tra un apparecchio e l’altro! Quindi, miei prodi, la soluzione più efficace e attirarli tutti in un’imboscata! -
     - Non perderà mai questo vizio, vero? - intervenne Shadow, con un sorriso divertito - Il vecchio trucco della trappola! Quante volte lo ha provato con Sonic e quante volte ha fallito? -
     - Per tua informazione avevo in mente qualcosa di diverso! - si giustificò Eggman, con un vago rossore sulle gote.
     - Mi faccia indovinare! Prendere un ostaggio? -
     - Sì… cioè no… insomma, fammi finire! Quello che ho pianificato è qualcosa di molto più raffinato! Come si suol dire, prendere più seccatori con lo stesso frammento! Per prima cosa li attireremo tutti insieme nel luogo in cui un altro sassolino attende di essere trovato, poi li metteremo uno contro l’altro e li costringeremo a fare il lavoro sporco per noi! Dopodiché li annienteremo uno dopo l’altro e ci intascheremo il loro bottino! -
     La sicurezza e la fiducia con cui Eggman stava esponendo i suoi propositi aveva qualcosa fuori dall’ordinario. Questa volta sembrava davvero sicuro che i suoi piani sarebbero riusciti e, una volta che ebbe spiegato i dettagli ai suoi subalterni, non poterono fare a meno di esserne convinti anche loro.

     Era strano. Per un attimo avrebbero tutti giurato di aver visto l’ombra di una ragazza dal sorriso gentile baluginare tra le fiamme danzanti del caminetto. L’arancione caldo del fuoco rispecchiava in qualche sfumatura la sua carnagione particolare, anche se il colore dei suoi occhi si perdeva tra la cenere e le scintille che vorticavano come lucciole. Anche se la stanza era avvolta in un piacevole calore, tutti i presenti non riuscivano ad avvertire il suo tepore rassicurante, immersi com’erano in un gelo umido e soffocante che sgorgava dai loro polmoni, impedendogli di respirare normalmente. Come ipnotizzati, fissavano il falò, persi in disperate riflessioni e pensieri angoscianti, avvertendo la familiare e disarmante sensazione di inevitabilità. Si sentivano, forse per la primissima volta, piccoli e insignificanti di fronte al perentorio giudizio del mondo in cui vivevano, non appena si resero conto che gli rimanevano tra le mani solo frammenti di rimorso ormai privi di utilità. La velocità di Sonic, la forza di Knuckles, la determinazione di Amy, l’intelligenza di Tails, erano tutte qualità che, in questo caso, non sarebbero servite a niente, perché nulla sarebbe stato in grado di cancellare la scomparsa silenziosa di un’amica. Questa volta le loro mirabolanti capacità erano del tutto impotenti, lasciando solo spazio alla rassegnazione più cupa, oltre che ad un senso, prima d’ora inedito, di disfatta.
     Il silenzio che seguitò alle parole di Knuckles, quella sera in cui erano tutti riuniti al cospetto del delizioso calore del salotto di casa Prower, era di quelli che difficilmente sarebbero spariti nel nulla. Non c’era battuta né litigata che sarebbero riuscite a risollevare gli animi infranti alla sconfortante notizia della morte di Tikal. Ad aumentare il peso sulle loro spalle, era la consapevolezza che era stata una sparizione annunciata, ma silenziosa. Nessuno si era reso conto delle sue condizioni, troppo presi dalle preoccupazioni della battaglia per rendersene conto o forse, si rimproveravano, troppo presi da sé stessi per guardarsi intorno.
     - Avremmo dovuto accorgerci che qualcosa non andava in lei! - mormorò Tails, mentre si guardava incredulamente le dita intrecciate tra loro - Avremmo potuto aiutarla! -
     - Non sarebbe servito a niente! - commentò Knuckles, secco - Sarebbe comunque finita così! Hai sentito quello che ha detto! E’ inutile stare qui a rimproverarci! -
     Nonostante le sue parole parlassero in un certo modo, dall’espressione dell’echidna era facile capire quanto si colpevolizzasse per l’accaduto.
     - Se solo ce ne fossimo accorti prima, avremmo potuto… dirle qualcosa… - intervenne Amy, asciugandosi le guance umide.
     - Non ce ne ha voluto parlare perché credeva che avremmo distolto la nostra attenzione dalla Gemma! - disse Sonic in tono grave - Siamo stati tutti ciechi! -
     - Le sue ultime parole sono state per noi, Sonic! - replicò Knuckles - Ha sempre avuto grande affetto per noi! Non ci ha dato la colpa per quello che le è accaduto e non dobbiamo farlo neanche noi! Non sarebbe giusto! -
     - Avete detto che Chaos l’ha portata via! E’ già successo prima d’ora! Forse tornerà… un giorno… potremo rivederla! -
     - Io… non ne sono convinto! - rispose Tails mordendosi il labbro - Ha detto che il suo tempo era finito! E’… era… molto vecchia! -
     Non trovando nient’altro da aggiungere, piombò di nuovo il silenzio. Gli unici rumori presenti erano gli scoppiettii allegri del fuoco. Zephir, in tutta la discussione, era rimasta educatamente in disparte, sentendosi leggermente a disagio per non poter condividere il dolore comune. Voleva chiedere se c’era qualcosa che potesse fare, ma la risposta era così ovvia che preferì tenere lo sguardo basso e mantenere il silenzio.
     Non avrebbero saputo dire quanto tempo avevano trascorso in quella religiosa quiete, prima che un forte tonfo, unito allo scricchiolio del legno, li facesse sobbalzare. Quando si voltarono per indagare sulla fonte del botto, capirono che Knuckles aveva scagliato un pugno frustrato sulla fiancata di una libreria. Sebbene si fosse sforzato di modulare la forza del colpo, l’area percossa si distingueva per una concavità deformata a ricalcare la forma della sua mano, e un paio di crepe profonde, ma non troppo marcate. Il volto dell’echidna sembrava ad una prima occhiata sereno e tranquillo, ma era sufficiente un’analisi più accurata per capire che i suoi muscoli facciali erano contratti fino allo spasmo nel tentativo di trattenere la rabbia. Incapace di sopportare oltre quel clima di velenosa rassegnazione, mormorò un debole “Scusa!” in direzione di Tails e si affrettò verso l’uscita. La porta d’ingresso sbatté violentemente e la casa ricadde nel silenzio.
     Lo scatto d’ira di Knuckles aveva in qualche modo dato corpo ai pensieri di tutti i presenti, tant’è che non ci fu bisogno di nessun’altra forma di sfogo analoga. Al contrario, le mosse successive furono tutte molto calme e studiate, cosa che solo un profondo dispiacere poteva causare in qualcuno come Sonic. Fu proprio lui a prendere la parola per primo, dopo che l’echidna aveva deciso di rifugiarsi nella solitudine.
     - Tails! Come suggerisci di procedere? -
     Il suo tono di voce era molto lento e pratico, anche se piatto come quello di una segreteria.
     - Io… io penso che dovremmo andare avanti con la ricerca! E’ il solo modo che abbiamo per… -
     Un improvviso spasmo simile ad un singhiozzo gli impedì di terminare la frase. Mugugnando qualcosa come scusa, frugò tra le sue bretelle e tirò fuori un fazzoletto, prima di tuffarci il viso all’interno.
     - Scusate se mi intrometto! - disse Zephir, reprimendo l’imbarazzo - Non voglio essere sgarbata, ma non credo che abbiate chiesto il mio aiuto solo per farmi fare da soprammobile! Ormai sono diversi giorni che andiamo avanti con questa ricerca e abbiamo cavato solo due ragni dal buco! Senza contare che adesso siamo rimasti solo in cinque! -
     Amy la fulminò con lo sguardo per quella precisazione, ma la riccia azzurra non si fece intimorire. Sapeva che se non avesse preso lei il toro per le corna, avrebbero potuto andare avanti per tutta la notte tra pianti e singhiozzi.
     - Sappiamo anche che ci sono tante altre persone là fuori che stanno dando la caccia a queste pietre e non abbiamo la più pallida idea di quali risultati abbiano raggiunto! Io direi che è arrivato il momento di passare all’attacco! -
     - Intendi dire andare a prendere i frammenti degli altri gruppi? - domandò Amy, leggermente incredula.
     - E’ l’unico modo per chiudere questa storia alla svelta! -
     - Sicuro, ma è anche il modo più rischioso! Insomma, hai visto che per poco con Seth non ci lasciavamo la pelle! Come puoi pensare di andare ad affrontarlo direttamente? -
     - Oltretutto non credo sia una cosa facile! - disse Tails - I dispositivi che usiamo per rintracciare i frammenti creano troppe interferenze di segnale tra l’uno e l’altro! Non riusciremmo ad avere una traccia sicura se tentassimo di individuare un frammento che è già in mano a qualcuno attrezzato come noi! -
     - Un punto di partenza ce l’abbiamo! - esclamò Zephir - L’indirizzo di Eggman lo conosciamo molto bene! E se riuscissimo a convincere la ragazza pipistrello ad unire le sue forze con le nostre… -
     - Vuoi andare a stuzzicare Eggman nella sua tana? - ripeté Amy, adesso palesemente infastidita - Dopo che l’ultima volta ci ha quasi fatto fuori? Abbiamo già perso abbastanza amici senza le tue folli idee! -
     Il pensiero della scomparsa di Tikal, della schiavitù di Geoffrey e dell’allontanamento di Cream erano sufficienti per Amy a negare con tutte le forze qualunque proposta che li conducesse ancora una volta in un pericolo più grande di loro.
     - Però non ho ancora sentito un suggerimento da parte tua! - ribatté Zephir, sforzandosi di mantenere la calma.
     - Io dico di conservare i frammenti che abbiamo già! Insomma, il nostro problema principale è Eggman, giusto? E per quanto ne sappiamo non ha ancora abbastanza pezzi per ricomporre quella pietra! Non può essere così pericoloso senza l’intera Gemma! -
     - Non lo so, Amy! - confessò Tails - Non abbiamo idea di cosa intenda fare né di quale tecnologia abbia sviluppato per usare la Gemma! Può anche essere che non abbia bisogno di ricomporla interamente! -
     - E anche se così non fosse - continuò la riccia azzurra - Prima o poi sia lui che tutti gli altri tenteranno di soffiarci quello che abbiamo raccolto fino ad ora! Qui si tratta di cacciare o essere cacciati e, potendo scegliere, preferisco non essere la preda! -
     Sonic era rimasto in disparte per tutto il tempo della conversazione, osservando con sguardo enigmatico i due pezzi di pietra colorata che luccicavano nella sua mano sinistra, impegnato a punzecchiarli con il pollice come se si aspettasse una reazione fulminea.
     - Faremo tutte e due le cose! - sentenziò infine, placando gli animi delle due ragazze.
     Sostenne i loro sguardi con occhi caparbi e tentò di mostrarsi determinato e sicuro di sé.
     - Proteggeremo i frammenti che abbiamo, ma nello stesso tempo proveremo a prendere quelli degli altri, con la forza se necessario! -
     - Ma, Sonic… -
     Anche se Amy tentò una debole protesta, il riccio blu la mise a tacere con un gesto della mano, salvo poi rivolgersi a lei con il tono più dolce ma deciso di cui era capace.
     - E’ proprio per mettere fine a questa storia che ho deciso così, Amy! Questa Gemma maledetta ha già causato fin troppi guai! Recupereremo quanti più pezzi possibile e la distruggeremo una volta per tutte! -
     - E se ce ne fossero altri là fuori? -
     - Non tralasceremo neanche la ricerca! Tails, domattina cerca di individuare qualche altro segnale! Se troverai qualcosa partiremo al recupero, altrimenti ci prepareremo per andare a far visita ad Eggman! -
     - D’accordo, Sonic! - acconsentì il volpino.
     - Nel frattempo dovremmo tutti cercare di riposare un po’! -
     Detto questo, come a segnalare che non ammetteva altre repliche, girò i tacchi e sparì oltre la porta d’ingresso. Amy lo rincorse all’esterno, dove l’arietta fresca della sera le sferzò sul folto, spandendo i lucciconi che tratteneva negli occhi lungo le guance. Lo vide attraversare il vialetto con una strana andatura lenta e richiamò la sua attenzione con parole che non ricordava di aver pensato.
     - Pensi che sia morta per colpa tua! - affermò, senza lasciare spazio a domande.
     Sonic si fermò, ma decise di non voltarsi. Lei fece lo stesso.
     - E’ quello che ho pensato anch’io! Se solo non fossimo stati così ciechi, se ci fossimo accorti che stava male avremmo potuto fare qualcosa! Non mi importa quello che dice Tails, se non fossimo stati così presi da tutta questa situazione, avremmo almeno potuto rendere felici i suoi ultimi momenti! -
     - Lo so! - acconsentì Sonic, persistendo nel darle le spalle - Ma non l’abbiamo fatto! -
     - Per questo ti dico di aspettare! Non è una soluzione buttarsi allo sbaraglio contro Eggman in una… una… specie di tentativo di soffocare il dolore! E’ un pericolo per tutti! -
     - Che alternative abbiamo, Amy? -
     Questa volta Sonic si voltò e, per la prima volta dacché lo conosceva, Amy poté notare due goccioline brillanti scivolare lentamente sui suoi zigomi tremanti.
     - Dovremmo aspettare che ci vengano a stanare? Mettere la testa sotto la sabbia e fare finta di niente? -
     - E così preferisci lanciarci in una missione suicida! L’ultima volta che abbiamo affrontato Eggman ne siamo usciti solo grazie a Zephir! E se questa volta non fossimo così fortunati? Se succedesse qualcosa a Tails? O a Knuckles? O a me? -
     - Non lo permetterei! -
     - Ma non puoi… proteggerci sempre! Neanche tu… puoi farlo! -
     Entrambi i ricci abbassarono lo sguardo, travolti dal significato inevitabile di quelle parole. Il sentore di fatalità che li aveva schiacciati come un pressa per tutta la sera, aveva finalmente lasciato spazio a tutto quello che non avevano avuto il coraggio di confessare e che ora si stava affacciando prepotentemente davanti ai loro occhi. Il non ritorno. La disarmante certezza che da lì non si poteva più tornare indietro, niente sarebbe servito a rimediare, il dado era tratto.
     - Con Tikal avrei potuto! - commentò piano Sonic - O almeno avrei tentato! Invece è andata via così… in silenzio! E il solo pensiero che potrebbe accadere anche a voi… -
     Ci fu un lungo sospiro, poi un attimo di silenzio.
     - Odio tutto questo! Odio Eggman! Odio Magorian! Odio dover vendere cara la pelle ogni sacrosanta volta e mettere i miei amici nella condizione di fare lo stesso! Ma non posso fare altrimenti! Ho i mezzi necessari per impedire a qualche dannata catastrofe di abbattersi su di noi e, che lo voglia o no, è mio dovere usarli! Perché cosa dovrei fare altrimenti? Starmene buono seduto e aspettare che il disastro colpisca me direttamente? E così mi butto nel pericolo senza pensarci due volte… e salvo il mondo ancora e ancora e ancora… fino a quando qualcuno ci rimette le penne! -
     Sonic scosse il capo piano, in un gesto che voleva comunicare la sua rassegnazione così a lungo nascosta. Amy lo stava ascoltando con attenzione, dato che non si era mai confessato in questo modo con nessuno ed era l’unico modo per riuscire a capire il suo stato d’animo.
     - Sai, anni fa ho sempre affrontato tutto questo con un sorriso, buttandomi nella mischia senza pensarci e cercando persino di divertirmi! Tanto che cosa avevo da perdere? Invece adesso le cose sono cambiate! Ho te, ho tutti gli altri a cui pensare! Senza il vostro aiuto non credo che ce la farei, ma ciò vuol dire anche che siete sotto la mia responsabilità... e che se perdo uno di voi, è come se perdessi me stesso! E’ difficile e ingiusto, ma è così! Tikal è morta e non la posso riportare indietro! Non lascerò che accada a qualcun altro di voi e per evitarlo devo risolvere il problema alla radice! Eggman, Seth e Shadow vanno affrontati e lo farò da solo se necessario, ma non starò con le mani in mano ad aspettare che altri miei amici facciano la stessa fine di Tikal! -
     Amy non riusciva a trovare parole giuste per rispondere a tutto quello che le era stato confessato, ma preferì protrarsi timidamente in avanti per stringere Sonic in un abbraccio. Il riccio, però, aveva improvvisamente tramutato la sua espressione rassegnata in una smorfia profondamente determinata. Il pugno in cui stringeva i due frammenti di Gemma vibrava per quella che sembrava rabbia mista a frustrazione. Prima di aggiungere altro, si affrettò in fondo al vialetto e cominciò a sparire nel buio della sera.
     - Dove stai andando? - fece appena in tempo a chiedergli Amy.
     - A mettere al sicuro queste due bombe in formato ridotto! -

     Quella stessa sera, in un’altra zona del pianeta, si stava svolgendo una scena singolare quanto inquietante, ambientata nei meandri di una fitta foresta di abeti, rischiarata nel buio che la inghiottiva dalla delicata e surreale luce lunare. Il nero della notte si confondeva col pelo scuro dello sciacallo, lasciando in bella vista solo i suoi due spaventosi occhi di acciaio, questa volta con qualche sfumatura rossastra iniettata di sangue che li rendeva, se possibile, ancora più agghiaccianti. Era rannicchiato sulle ginocchia, con lo sguardo fisso e le mani protese in avanti, come se stesse aspettando di acchiappare qualcosa nell’aria. Una leggera luce azzurrina filtrava tra le sue dita che muoveva delicatamente, tanto che sembrava stesse accarezzando il vento. Una piccola civetta scura fluttuava atterrita nello spazio tra le sue mani, con le ali rigide e immobili lungo i fianchi e le pupille che saettavano da una parte all’altra degli occhi. Sembrava quasi un bambolotto di pezza per come Seth ci giocava liberamente, divertendosi a farla levitare in tondo e a fischiettare un allegro motivetto nel tentativo di imitare il suo richiamo.
     - Che piume lucide che ha stasera, mister Peabody! La sua precisione nella cura del suo aspetto è sempre impeccabile, non è vero? No, no, no, non faccia così! Prometto che non gliele strapperò una ad una! -
     Le parole che sussurrava strisciavano nell’aria notturna, perdendosi tra i tronchi e il fogliame. La sua voce era più acuta del normale e il suo tono era impostato come se stesse parlando con un bambinetto un po’ ottuso.
     A pochi metri da lui, Levine e Getara osservavano la scena con espressioni di incredulità e disgusto. Da quando si erano fermati in quella foresta per la notte, lo sciacallo aveva manifestato segni evidenti di squilibrio, cominciando a parlare e a ridere da solo o, comunque, con qualunque cosa o animaletto che gli capitasse a tiro. Getara avrebbe persino giurato di averlo sentito litigare con una radice, prima che trovassero il posto adatto per accamparsi.
     - Ha completamente perso la testa! - commentò incredulo - Guardalo! Sono quasi dieci minuti che va avanti così! -
     Levine scosse il capo spazientita e si domandò mentalmente cosa avesse fatto di male per ritrovarsi in quella situazione.
     - L’unica parte del suo cervello rimasta sana deve essersi spappolata dopo lo scontro con Shadow! - ipotizzò, intrecciando le braccia.
     - Cosa facciamo? Gli cambiamo i connotati per vedere se si riprende? -
     - Non so e non mi importa! Ne ho veramente le tasche piene di tutta questa storia! Insomma, guardati intorno! Ci siamo fatti trascinare in giro per il mondo da un cane squilibrato alla ricerca di vecchi sassi per dare la caccia ad un fantasma! Ti sembra una cosa normale? -
     Getara annuì piano con il capo.
     - Comincio a spazientirmi anch’io! E io non so neanche cosa sia la pazienza! -
     - La piccola farfallina è arrabbiata con me, ha sentito, mister Peabody? - disse Seth all’improvviso, alzando il tono della voce - Non è affatto gentile da parte della piccola farfallina! No, no! -
     - Stai parlando con me? - replicò Levine, reprimendo il suo disgusto.
     Lo sciacallo si alzò di scatto, così inaspettatamente da strappare un piccolo sobbalzo ai suoi due compagni. La civetta rimase, nonostante tutto, sospesa a mezz’aria, descrivendo con il suo corpo cerchi nell’aria come le lancette di un orologio. Seth si voltò e i denti bianchi e acuminati nel suo sorriso folle brillarono per un istante.
     - Stavo parlando proprio con te! - disse, con la sua tipica parlantina lenta e affilata.
     - Bene! Approfitto di questo tuo momento di lucidità per comunicarti le mie dimissioni! -
     Seth finse in modo esagerato un’esclamazione di sorpresa, senza staccare gli occhi di dosso dalla ragazza neanche per sbattere le palpebre.
     - Oh! Questa sì che è nuova! Anzi, no… per la verità non lo è affatto! -
     - Non è un bello spettacolo vederti delirare in questo modo, quindi io alzo i tacchi e ti lascio a giocare con i tuoi pupazzetti di carne! -
     Lo sciacallo chinò il capo ed emise una breve risatina soffocata.
     - Cara vecchia Levine! Non ti stancherai mai di essere così disperatamente ottusa, vero? Puoi sprecare tutte le energie che vuoi, ma tanto non riuscirai ad andare via! Anche se lo desideri fermamente, il tuo corpo si rifiuta di obbedire alla tua mente! E così sarà fino all’ultimo atto di questa storia! -
     C’era del vero nelle sue parole, perché la ragazza sentiva l’irrefrenabile impulso di rimanergli vicino, anche se avrebbe voluto spiccare il volo e allontanarsi quanto più possibile da quegli occhi freddi e calcolatori. In varie occasioni precedenti era stata tentata di lasciar perdere tutto. Vendicarsi per un torto subito in passato non le interessava o, almeno, non tanto da essere disposta a girovagare senza meta a caccia di pietre. Nonostante questo, quando aveva provato a scappare e a tornare alla sua vita di sempre, le sue gambe non avevano obbedito al comando impartito dal cervello, rimanendo piantate sul terreno, anche se con tutte le forze voleva che si muovessero. Le ali non si dispiegavano come aveva mentalmente richiesto e una specie di paralisi si era impadronita di lei, permettendole di fare qualunque altra cosa ma non questa. Ne era cosciente, ne era consapevole ma non riusciva ad aggirarla, né a spiegarsene il motivo. La cosa ancora più strana era che non avvertiva il desiderio di scoprirne la causa. La sua mente considerava il fenomeno come una cosa di scarsa importanza, su cui non valeva la pena indagare, e di conseguenza anche lei lo accettava a priori.
     - E’ un altro dei tuoi giochetti mentali? - fu il massimo di interrogativo che riuscì a formulare in proposito.
     - Oh, no! Non ho alcun interesse a tenerti qui con me contro la tua volontà… almeno io! -
     Getara avrebbe potuto giurare che la risposta di Seth sarebbe stata enigmatica ed evasiva come al solito. Stanco di tanto mistero, decise di prendere in mano la situazione.
     - Ora basta! Levine potrà anche essere attaccata a te con la colla invisibile, ma per me non è lo stesso! Sono stufo di aspettare che tu ti decida a passare all’azione! Mi hai detto che Magorian è ancora vivo e che avremmo potuto fargliela pagare di tutto, ma fino ad ora quello che abbiamo fatto è andare a caccia di lampadine di roccia! Voglio la testa di Magorian o altrimenti potrei decidere di prendermi la tua! -
     In risposta a quella sibilante minaccia, Seth infilò con calma due dita sotto la sua veste e ne tirò fuori qualcosa che non fu immediatamente visibile a causa del buio. Getara aguzzò lo sguardo e notò un ciuffo di lunghi capelli argentati annodati attorno all’indice dello sciacallo. Li aveva visti fin troppe volte per non riconoscerli.
     - Ho trovato questi capelli nel laboratorio della base spaziale, accanto a dove c’era il frammento! Ti ricordano qualcosa? -
     - Sono suoi! - esclamò Getara, mal celando il suo stupore.
     Anche Levine ne rimase colpita, anche se fece di tutto per nasconderlo.
     - Questo prova che è stato da quelle parti molto prima del nostro arrivo! Posso solo immaginare per quale motivo, ma l’importante è che ora sappiamo che è ancora vivo! Oh, sì! E’ ancora qui da qualche parte, che si nasconde strisciando nell’ombra come il vile verme che è! -
     - Perché non ce li hai mostrati prima? -
     - Li ho conservati per un’occasione come questa! Cioè quando avreste cominciato a dimenticare quello che ci ha fatto, come ci ha usati per i suoi scopi e poi buttati via come carta straccia! Ha giocato con le nostre vite, promettendoci il potere e la gloria, e ha abusato impunemente di noi! La vendetta che consumeremo su di lui dovrà essere lenta e agonizzante, ma sarà servita fredda! Non dovete permettere all’impazienza di farvi dimenticare tutto questo! Lo staneremo presto e useremo le abilità che lui stesso ci ha donato per condannarlo a morte! -
     - Sì! - acconsentì Getara, già pregustando estasiato il momento della rivincita.
     - Per questo abbiamo bisogno di quelle che tu chiami “lampadine di roccia”! Perché non appena le avremo tutte in pugno sarà lui a venire da noi e a incontrare la sua fine! -
     Dal modo in cui la lucertola si sfregava le mani ansiose, era evidente che era stato definitivamente convinto. Levine si mostrava ancora un po’ scettica, ma non riusciva a negare che l’idea di pareggiare i conti la allettasse molto.
     - E come la metti con Sonic, Drake e tutti gli altri? - domandò lei.
     - Abbiamo qualcosa che vogliono anche loro! Se non verranno da soli nelle nostre fauci, faremo in modo di dargli una spintarella… verso il precipizio! -
     Seth strinse il pugno con forza e la povera civetta alle sue spalle esplose in un getto di penne e piume insanguinate.

     Quella fatidica notte fu una delle più inquiete che si fossero mai trascorse a casa Prower. Sebbene fossero tutti consapevoli che avevano bisogno di recuperare le forze in vista dell’indomani mattina, un pensiero fisso e sconfortante che frullava nelle loro teste impediva qualunque tipo di rilassamento che inducesse al sonno. Nonostante il cantare gracchiante dei grilli si spacciasse per una dolce ninnananna, nonostante la stanchezza che avvertivano nelle ossa reclamava riposo per le membra, nonostante l’arietta fresca serale e i letti morbidi e soffici fossero un invito più che allettante ad assopirsi, nessuno dei cinque ospitanti riusciva a racimolare un briciolo di sonnolenza. Il silenzio e la tranquillità erano le garanzie migliori perché potessero rimuginare sui loro pensieri e, in un momento come quello, avevano un affollamento di cose su cui riflettere, tanto da non lasciare spazio a nient’altro; nemmeno al sonno.
     Knuckles era stato il primo a ritirarsi con sé stesso, arrampicandosi sul solito ramo dell’albero su cui si appollaiava per la notte. Da lì poteva godere di una splendida vista del manto stellato e della luna color panna, fissandola intensamente come se aspettasse da lei risposte ai mille quesiti che scorazzavano nella sua testa. Anche se si era sforzato di mostrarsi più che convinto di fronte agli altri, continuava a chiedersi se davvero avrebbero potuto fare qualcosa per impedire a Tikal di scivolare via dalle loro vite. Poteva incolpare sé stesso o chiunque altro, ma in ogni caso non sarebbe servito a cambiare le cose. La sensazione di solitudine che stava provando non era mai stata così acuta. La scomparsa della vestale aveva lasciato un enorme vuoto dentro di lui, perché non aveva mai avuto modo di trascorrere del tempo con qualcuno della sua stessa specie. La sua compagnia, sebbene a volte fastidiosa e irritante, gli trasmetteva un singolare senso di calore, come avrebbe fatto un grande maglione di lana; una sensazione che riusciva a mitigare il raggelante senso di lontananza che il suo compito e la sua vita isolata gli aveva sempre provocato. E adesso che cosa gli restava da fare? Andare avanti per la sua strada, ancora una volta accompagnato solo da se stesso. Era una dura realtà che neanche l’amicizia che lo legava a Sonic e a tutti gli altri poteva ormai cambiare; perché loro non erano Knuckles, non erano come lui e non potevano capire cosa significasse fare quello che faceva lui. Tikal ne aveva un’idea molto precisa. Tikal non c’era più.
     Nel suo letto cigolante, Amy non poteva essere più sveglia di quanto non lo fosse già. Fendendo l’oscurità alleviata solo dalla luce lunare che filtrava dalla finestra, continuava ad osservare il soffitto, studiando distrattamente la sua superficie levigata. Le sue orecchie erano ben ritte e vigili, concentrate attentamente sui piccoli rumori della casa immersa nel silenzio più religioso. Ad esempio, udiva provenire dalla stanza adiacente il passo felpato ed irriconoscibile di Tails, a quanto pare anche lui in preda all’insonnia. Dei clangori metallici soffocati indicavano che stava lavorando a qualcosa, probabilmente per tenere impegnata la mente. Tuttavia, anche se Amy avesse voluto dormire, non ci sarebbe riuscita prima di aver sentito i familiari passi in corsa avvicinarsi alla casa. Dovette attendere un’ora buona prima che i segnali della presenza di Sonic raggiungessero le sue orecchie. Prima sentì un veloce scalpiccio lungo il vialetto, poi un leggero tonfo sul tetto seguito da pochi secondi di fruscio. Immaginò il riccio blu che si sistemava comodamente sulle tegole del tetto, come sempre faceva quando cercava una posizione comoda per dormire. Sorrise debolmente pensando a lui, forse l’unica cosa che riuscisse a strapparle un attimo di serenità nel caotico mare di angoscia in cui tutti erano annegati.
     Non fu una sorpresa per nessuno, dunque, che la mattina successiva, già di buonora, si trovassero tutti in cucina, mogi e silenziosi, con i segni dell’insonnia stampati sui loro occhi. Dopo aver consumato una veloce colazione, immersi in una quiete anormale, si dedicarono tutti ai loro esercizi e compiti mattutini. Sonic e Zephir si lanciarono in una corsa sfrenata per sgranchirsi le gambe, Knuckles diede sfogo all’energia nelle braccia prendendo a pugni tutto ciò che di robusto vedeva, mentre Amy in parte rassettava, in parte assisteva Tails nel lavoro in officina. Non c’era poi molto da fare per il volpino, ma tentava di tenersi impegnato più che poteva, sistemando i rilevatori da polso e qualche altro progetto rimasto in sospeso. Sonic era l’unico che non gli aveva consegnato il radar, ma non ci fece caso. La sua testa era occupata altrove, in attesa di ricevere un segnale sulla prossima destinazione. Non era particolarmente ansioso di andare a muovere guerra contro Eggman, per cui le sue speranze erano interamente riposte nella presenza di un altro frammento perduto.
     Finalmente, dopo due ore trascorse nell’ansia e nell’apatia, i rilevatori diedero vita ad un concerto di bip intermittenti. Il volpino si precipitò a controllare e dal modo in cui i suoi occhi schizzarono fuori dalle orbite, Amy capì che c’era in ballo qualcosa di molto particolare. Dopo aver chiamato a raccolta tutto il gruppo, Tails espose i motivi della sua incredulità.
     - Non ho mai visto niente del genere! - commentò, senza riuscire a scollare gli occhi dal piccolo monitor - Le frequenze sono altissime! Hanno fatto impazzire il rilevatore! -
     - Questo cosa significa? - domandò Sonic, serio.
     - Può voler dire due cose: o i segnalatori hanno captato più di dieci frammenti tutti nello stesso posto, oppure ce n’è uno solo, ma è grande come un uovo! -
     - In entrambi i casi c’è qualcosa di molto grosso che bolle in pentola! - disse Zephir, seria.
     - E sicuramente farà gola a tanti! - concluse Sonic - Conviene darci una mossa prima ce la soffino da sotto al naso! -
     E così, pochi minuti dopo, dopo aver scaldato il motore del Tornado, il gruppo si mise in marcia verso una zona paludosa poco lontana dalla città.

     Il viaggio, sebbene non fosse durato più di una mezz’ora, sembrò durare molto di più a causa del nervosismo che permeava palpabile tra di loro. La guida esperta di Tails accompagnava Knuckles ed Amy in una solcata dei cieli veloce e sicura, mentre Sonic e Zephir permettevano ai loro piedi di fare strada, con una scia di polvere che ondeggiava dietro le loro code. Non una parola fu pronunciata in nessuno dei due gruppi di marcia, forse per l’urgenza di arrivare a destinazione il prima possibile, forse perché la priorità della missione non lasciava spazio ad altro che non fosse un’inossidabile concentrazione. Ognuno rimuginava in segreto sui propri pensieri e, nonostante sapessero che il tempo sembra interminabile quando ci si perde nel labirinto della mente, rimasero comunque stupiti dalla lentezza con cui la prateria cedeva il passo alla palude.
     Sonic fu il primo ad accorgersi di essere in rapido avvicinamento quando avvertì il terreno sotto ai suoi piedi farsi più instabile e accidentato. Anche Tails se ne rese conto non appena il forte odore di acqua salmastra bruciò nelle sue narici e i suoi occhi scorsero l’intricata vegetazione rinsecchita di mangrovie. Le operazioni di atterraggio non richiesero più di cinque minuti, quindi ben presto furono tutti e cinque pronti ad addentrarsi nell’area palustre. L’organizzazione era stata breve e concisa e i dialoghi ridotti allo stretto indispensabile. La tensione che si respirava era persino più forte dell’odore del sale nell’aria.
     Il sentiero che si apriva davanti a loro era semplicemente una sottile scia di terra battuta che stava lentamente soccombendo di fronte all’avanzata del fango e delle mangrovie. Rami intricati e spinosi si annodavano come contorsionisti per buona parte della superficie calpestabile, spuntando dai maleodoranti acquitrini e creando un efficace sbarramento. Knuckles era in testa al gruppo, in modo che potesse usare i suoi guanti ungulati per farsi strada tra i cespugli spinosi e i rami secchi alla stregua di una ruspa. Gli schiocchi delle lacerazioni si univano al gracidare di alcuni rospi, dando vita ad uno strano ritmo regolare. Oltre alle mangrovie c’era da fare attenzione a dove si mettevano i piedi, dato che la terra si faceva man mano sempre più fangosa e meno resistente. Sonic ed Amy, immediatamente dietro all’echidna, dovettero faticare un paio di volte per tirare fuori le gambe dai pantani melmosi in cui inciampavano. La pazienza della riccia rosa, in particolar modo, fu messa a dura prova. Il ronzio delle zanzare che svolazzavano da quelle parti e i rovi che si impigliavano nei vestiti ogni dieci passi che faceva erano un inconveniente decisamente fastidioso. Nonostante questo, avanzare si rivelava meno complicato del previsto. L’area era parecchio vasta, concedendo in diversi casi strade alternative che non prevedessero intrichi di rovi o pozzanghere. La cosa che attirò la loro attenzione, ma che nessuno osò menzionare ad alta voce, fu che in alcuni punti le mangrovie erano già state sradicate o tranciate, probabile segno della presenza di altri visitatori. I tratti di strada spianata in cui si imbattevano avevano il potere di spingerli ad aumentare il ritmo di marcia, seguendo attentamente i segnali che comunicava Tails.
     Dopo essere venuti fuori da un groviglio particolarmente caotico, spuntarono tutti e cinque in un’area più grande di terra battuta, che ospitava qua e là qualche albero spoglio e delle piccole polle di acqua stagnante.
     - Ci siamo! - esclamò il volpino, emozionato - Qui il segnale è fortissimo! Dovrebbe essere da queste parti! -
     Il suono del suo segnalatore che trillava ad intermittenza ad alto volume confermava la sua affermazione in modo inequivocabile. Con i nervi a fior di pelle e le orecchie pronte a captare qualunque rumore anomalo, si prepararono a setacciare accuratamente la zona. Non avrebbero potuto immaginare che dopo pochi passi una sgradita sorpresa gli si sarebbe parata davanti. Di fronte ai loro occhi apparve all’improvviso uno stuolo di persone, senza produrre il minimo suono esattamente come se fossero stati fantasmi. Inconfondibile era il faccione ghignante del dottor Eggman, come sempre adagiato sulla sua navicella per l’occasione riciclata ad Egg Walker. Geoffrey e Gemerl erano rigidi ai suoi due lati, come due zelanti guardie del corpo. Una dozzina di robot pesantemente armati si allargava lungo il perimetro della zona, chiudendo ogni possibile via di fuga. Quello che però più li sorprese fu la presenza di altri volti che conoscevano bene, in piedi e in fila alle spalle del dottore, controllati a vista da un altro terzetto di automi. Rouge e Drake aprivano il gruppetto, seguiti da Vector ed Omega, per poi chiudere con Espio, Mighty e Charmy. Sul petto di tutti quanti spiccava un dispositivo dalla forma rettangolare munito di bracci meccanici che si avvinghiavano attorno al loro torace, immobilizzando loro gli arti lungo ai fianchi. Le dimensioni variavano a seconda di quelle degli ostaggi, più lunghi e robusti per Vector e Omega, più sottili e corti per Charmy.
     - Di grande effetto, non è vero? - commentò Eggman - Si chiama perturbatore cristallino! E’ la mia ultima geniale creazione! Rende qualunque cosa nel suo raggio d’azione perfettamente mimetizzato con l’ambiente circostante e ammortizza qualunque vibrazione sonora! -
     Il dottore faceva riferimento ad un sifone metallico a forma di capsula poco lontano da lui. Aveva un rivestimento rosso sul quale lampeggiavano diverse luci azzurre e una griglia forata che emanava nuvolette di vapore.
     Le espressioni atterrite dei cinque malcapitati non avrebbero saputo comunicare meglio il loro stupore e il loro sconforto nel vedersi esaudire le loro peggiori previsioni senza alcun preavviso.
     - Per un attimo ho davvero pensato che sarebbe stato facile! - disse Knuckles, digrignando i denti.
     - Desolato di averti deluso! - replicò Eggman, la soddisfazione dipinta in ogni piega del viso - Benvenuti nel vostro peggiore incubo! -
     Gli occhi di Sonic saettavano da una parte all’altra del sito, mentre il suo cervello si arrovellava di elaborare una strategia per tirare tutti fuori dai guai.
     - Va bene, testa d’uovo! - cominciò, sperando di prendere tempo - Questa volta sei stato un po’ più previdente del solito, ma l’idea di fondo non cambia! Non sei stanco di provare e riprovare il solito vecchio trucco della trappola con ostaggi? -
     - Per una mente primitiva come la tua può sembrare così, ma questa volta ti ho preparato qualcosa di veramente speciale! -
     - Ma il segnale… - protestò debolmente Tails, in preda alla confusione.
     - Esattamente dove volevo arrivare! -
     Eggman protese una mano verso l’alto, in modo che tutti potessero vedere l’apparecchio che stringeva. Era simile ad un piccolo telefono con molti più tasti e un paio di antenne sottili che sporgevano dagli angoli. Al posto dello schermo aveva una concavità in cui era comodamente adagiato un frammento di pietra dal colore turchese.
     - L’ho chiamato amplificatore di frequenza! E’ capace di aumentare a dismisura l’intensità di qualunque segnale radio, perfino più di quelli per le telecomunicazioni! Niente male, vero? -
     - Ha usato quello per attirarci in trappola! - comunicò Rouge, amareggiata come non mai.
     - Ci è sbucato alle spalle come un fantasma e ci ha immobilizzato! - completò Vector - E’ stata una cosa da brivido! -
     - E immagino che noi eravamo i prossimi in lista! - disse Sonic, stringendo i pugni per la rabbia.
     - Non voglio dire che ve lo avevo detto! - esclamò Zephir, tentando di mitigare la sua preoccupazione - Bé, in realtà sì! Io ve lo avevo detto! -
     - Suvvia, non c’è bisogno di allarmarsi tanto! - intervenne Eggman - Tutto quello che voglio è che mi consegniate i frammenti di Gemma che avete racimolato fino ad ora! Non è opportuno che dei bambini giochino con il fuoco di questi tempi! -
     - C’era da aspettarselo! - sentenziò Amy.
     Sonic allargò le labbra in un ampio sorriso canzonatorio e scrollò le spalle.
     - Spiacente, baffone! Ho dimenticato quelle pietruzze nell’altro paio di jeans, più o meno dall’altra parte del continente! -
     - Vi siete fatti furbi, eh? - commentò il dottore, seccato - Anche gli altri vostri compari hanno preferito nasconderle da qualche parte! Poco male! Ho in mente qualcos’altro per divertirci tutti insieme! -
     - Ti è sfuggito un piccolo dettaglio, doc! Siamo ancora tutti e cinque liberi! -
     Sonic ebbe appena il tempo sufficiente a terminare quella frase che un rumore di cingoli arrugginiti si udì alle loro spalle. Fecero appena in tempo a voltarsi per vedere, con la coda dell’occhio, degli oggetti quadrati venire sparati contro di loro. Tails, Amy e Knuckles furono presi in pieno petto dai dispositivi rettangolari e subito i bracci metallici provvidero ad impedirgli i movimenti. Zephir non fu più fortunata, anche se aveva cercato di schivare il proiettile in un primo momento. La sua contromossa non era stata abbastanza veloce e si ritrovò suo malgrado con le braccia bloccate. Sonic, piegando la schiena rapidamente all’indietro, riuscì ad evitare il colpo per un soffio. Una specie di bidone cingolato con una canna rettangolare era spuntato alle loro spalle sparando quegli aggeggi come palle da tennis.
     - Quelli sì che si chiamano riflessi! - si sentì dire da Vector.
     Quando il riccio blu si rimise in posizione eretta guardò i suoi compagni che si divincolavano nel tentativo di sfuggire alla stretta morsa, con scarso successo.
     - Stavi dicendo? - lo schernì Eggman, ghignando trionfalmente.
     - Non darti tante arie! - replicò Sonic - Non è certo la prima volta che prendo a calci il tuo sedere con le mie sole forze! -
     - Solo che la posta in gioco questa volta è molto più alta! -
     Lo scienziato spense l’amplificatore di frequenza e lo mise via; nello stesso istante il bip incessante proveniente dal segnalatore di Tails cessò di risuonare per un secondo, salvo poi riprendere a più basso volume e con maggiore intervallo.
     - Per non rendere infruttuosa la nostra rimpatriata vi propongo un nuovo ed esplosivo gioco da fare tutti insieme! Una caccia al tesoro mai sperimentata prima! Vi spiego come funziona! -
     Dopo che Eggman ebbe premuto un pulsante sulla sua console, i legacci che tenevano intrappolati Drake ed Espio si ritirarono e i due blocchi metallici piombarono pesantemente al suolo. Il lupo colse al volo l’occasione e, arrabbiato com’era, incendiò in un istante le sue mani, avvicinandosi minacciosamente ad Eggman. Geoffrey, Gemerl e tutti gli altri robot caricarono le loro armi e le puntarono di rimando contro di lui, costringendolo ad arretrare a passi lenti.
     - A cuccia, Fido! - sbottò il dottore - Non vorrai mica perderti il divertimento? -
     - Non ho nessun interesse per i tuoi giochi malati! - replicò in tono velenoso.
     - Io dico che ti interessa! Soprattutto dopo che avrai visto questo! -
     Eggman tirò fuori un altro macchinario; questa volta era un piccolo telecomando a distanza. Premette un paio di pulsanti e gli schermi neri dei dispositivi attaccati al petto di tutti i prigionieri si accesero di colpo. Su ognuno di questi lampeggiava lo stesso segnale in caratteri verdi luminosi… 30:00.
     Un unico orribile pensiero trapassò la mente di tutti quanti come una freccia saettante nell’istante in cui si resero conto che si trattava di un timer.
     - Da qualche parte in questa palude è nascosto un altro frammento che non aspetta altro di venire dal suo paparino! - spiegò Eggman, con voce chiara e squillante - Il caso ha voluto che tu, Sonic, il cagnolone e la lucertola rappresentiate le vostre rispettive marmaglie in quella che amo chiamare “La maratona boom boom di Eggman!” -
     - Cos’è? Un tuo nuovo ballo di gruppo? - ribatté Sonic.
     - E’ l’occasione che avete per dimostrare il vostro eroismo! Vi addentrerete nella palude e userete i vostri mezzi per localizzare quella pietra! Chi di voi tre riuscirà a riportarmela otterrà la liberazione della propria squadra, mentre per tutti gli altri… bé, ci sarà un bello spettacolo di fuochi d’artificio questa mattina! -
     Si sentirono trasalire alcuni dei malcapitati prigionieri alle loro spalle, ma non si riuscì a capire di chi si trattava. L’attenzione di tutti era concentrata su Eggman e sul suo sadico ricatto.
     - Abbiamo trenta minuti di tempo per fare quello che ci chiedi, altrimenti farai saltare in aria quelle bombe! - concluse Drake - E il risultato sarà lo stesso se non accetteremo le condizioni! -
     - Precisamente! Hai un ottimo intuito, cagnolone! -
     - Conosco fin troppo bene voi umani! Siete fatti tutti allo stesso modo! -
     La punta di amarezza nella voce di Drake era evidente.
     - Cosa ci assicura che li libererai una volta riportata la pietra? - domandò Espio.
     - Non mi sembra che abbiate altre alternative, o sbaglio? Vi conviene darvi una mossa, ragazzi! Il gioco comincia adesso! -
     Eggman pigiò un altro pulsante sul telecomando e il conto alla rovescia sulle bombe si attivò inesorabilmente. Il cuore dei tre prescelti fece un tuffo quando la pesante consapevolezza che la vita di altri dipendeva da loro gli piombò addosso. Espio fu il primo a muoversi; corse verso Vector e prese dalla tasca dei suoi calzoni il rilevatore arrivato per posta, quindi, dopo una breve occhiata, si addentrò nella palude. Drake, al contrario, si avvicinò a passi lenti verso una Rouge dagli occhi supplichevoli e prese il segnalatore rubato tempo prima a Shadow.
     - Fidati! - le mormorò laconicamente prima di mettersi in marcia anche lui.
     Sonic rimase paralizzato per qualche secondo, esattamente come se fosse stato una statua. Sudori freddi colavano sulla sua fronte e fu solo un debole richiamo di Amy a scuoterlo da quello strano torpore. Scuotendo la testa per prendere coraggio, si avvicinò a Tails e gli slacciò delicatamente dal polso il rilevatore. Se prima il volpino si era chiesto il motivo di quel gesto, immediatamente dopo realizzò che Sonic non aveva con sé il suo dispositivo, dando però in quel momento scarsa importanza alla cosa.
     - Non vi preoccupate! - disse il riccio blu, rivolto ai suoi amici - Vi tirerò fuori da questa situazione! Tutti quanti! -
     Si voltò per scagliare un’occhiata avvelenata verso Eggman, il quale rispose con un sorriso di superiorità.
     - Non la farai franca neanche questa volta, Eggman! -
     - Spiacente! Già fatto! -
     Senza trovare nient’altro da rispondere, Sonic si allontanò a grandi passi. Solo quando era ormai lontano, il dottore pronunciò le parole che ridussero drasticamente le speranze di tutti i prigionieri.
     - Forse avrei dovuto specificare che anche Shadow sta cercando quel frammento! -

     I minuti successivi furono forse i più angoscianti e tormentati che Sonic ricordasse di aver vissuto in tutta la sua esistenza. Correva a più non posso nella palude, fendendo gli intrichi di rovi con azioni rotanti ad alta velocità e sollevando schizzi di fango al suo passaggio. Con quel ritmo di corsa sarebbe stato difficile per chiunque individuare un piccolo pezzo di pietra tra acquitrini maleodoranti e rami spinosi, pur seguendo il segnale di un rilevatore, ma quella era l’ultima cosa a cui il riccio blu stava pensando. La sua mente era immersa nel caos più totale, nella preoccupazione che lo divorava ogni secondo di più. Le facce dei suoi amici gli vorticavano davanti agli occhi, come sinistri fantasmi che era impossibile afferrare. Un’unica idea che lo affliggeva e lo torturava come migliaia di punture incandescenti occupava interamente lo spazio della sua razionalità: la vita dei suoi compagni dipendeva da lui. Aveva poco tempo per assecondare la richiesta di Eggman, altrimenti avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni con il rimorso per non aver salvato le persone a cui teneva. Il suo cuore batteva all’impazzata e i sudori freddi del panico colavano lungo la sua fronte. La sicurezza e la faccia tosta con le quali affrontava sempre i pericoli più grandi si era dissipata in un battito di ciglio di fronte ad una tragica prospettiva di morte. E se non ci fosse riuscito? Se non avesse trovato il frammento o qualcun altro l’avesse fatto prima di lui? La scomparsa di Tikal lo aveva gettato nell’insicurezza più totale; non era più sicuro di poter proteggere i suoi amici dall’incombente minaccia, non confidava più nelle sue capacità e ad aggravare la situazione era arrivato questo tremendo ricatto. In un momento in cui la tristezza e la sfiducia si erano impadroniti di lui, un simile peso e una simile responsabilità erano piombati sulle sue spalle, soffocandolo lentamente, e dover lottare contro le magre speranze di tirare fuori tutti quanti da quel pericolo, pensava, era quanto di peggio gli potesse capitare.
     Aggrappandosi alle ultime briciole di determinazione rimastegli, strinse i pugni e tentò di individuare la posizione della pietra maledetta che gli stava causando tante sofferenze. L’area era molto ampia, ma fortunatamente il segnalatore restringeva di molto lo spazio di ricerca. Si guardò intorno mentre correva, accertandosi di non essere seguito né di avere altri concorrenti in gara con lui. Superò con un agile balzo un fitto cespuglio di mangrovie e atterrò su di una pozzanghera che schizzò melma da tutte le parti. Proseguì nella sua marcia frenetica, tenendo d’occhio il segnale e l’orario per sapere quanto tempo gli rimaneva.
     Non appena fu sbucato su di un piccolo viottolo di terra che si faceva strada tra i rovi, sentii dei tonfi ritmici provenire da dietro le sue spalle. Non fece neanche in tempo a voltarsi che si trovò a correre a quattro zampe accanto a lui un lanciatissimo Drake. Gli sguardi dei due si incrociarono per un momento e fu inequivocabile il messaggio che si lanciarono. Sonic decise di distanziarlo, aumentando la velocità, ma il lupo previdente, avendo intuito quella mossa, spiccò un lungo salto e, all’apice dell’elevazione, scagliò un getto di fiamme ad alta temperatura su un tratto del sentiero. Un muro di fiamme si innalzò di fronte al riccio blu, costringendolo ad una brusca frenata, anche se dopo pochi secondi il fuoco si placò, in mancanza di materiali combustibili per alimentarlo.
     Sonic si voltò allora per affrontare il suo avversario, deciso come non mai ad averla vinta.
     - Vuoi una scazzottata in ricordo dei vecchi tempi? - domandò, prima di lanciarsi all’attacco senza neanche aspettare risposta.
     Drake schivò i due pugni che gli arrivarono contro, ma non approfittò del vantaggio per sferrare un attacco a sua volta. Indietreggiò di qualche passo e protrasse le mani infuocate in un gesto di difesa.
     - Non serve combattere! - disse in tono chiaro - Specialmente adesso! -
     - Certo! E io sono un ramarro viola! -
     Sonic si scagliò in azione rotante contro il lupo, che non poté evitare di essere colpito in pieno stomaco. I suoi muscoli e la sua mole, però, offrirono un’imponente resistenza che gli permise di rimanere in piedi. Afferrò la palla di aculei rotante e la gettò lontano, storcendo la bocca per la sensazione pungente avvertita nelle sue mani. Sonic, deciso a non darsi per vinto, approfittò dello slancio per rimbalzare contro un tronco secco e partire nuovamente all’attacco. Questa volta, Drake fu più previdente e si chinò in avanti per evitare il proiettile spinoso, quindi concentrò una cappa di fuoco rovente davanti a se stesso alla stregua di scudo protettivo.
     - Raffreddati, blu! - esclamò Drake, seccato - Non è il momento di perdere la testa! -
     - Se credi di soffiarmi il frammento, cambia aria! - fu l’immediata risposta - Non lascerò che i miei amici saltino in aria a causa tua! -
     L’approccio successivo che adoperò il riccio blu fu una carica in avanti con tutto il peso del corpo, incurante delle fiamme che avvolgevano l’avversario, incurante di qualunque altra cosa che non fosse il suo obiettivo. Purtroppo per lui, Drake riusciva a ragionare a mente più lucida in quella situazione, per cui gli fu sufficiente spostarsi di pochi centimetri e tendere una gamba per far inciampare il riccio e scaraventarlo di faccia nella melma. Deluso e umiliato, Sonic tentò di rimettersi in piedi, ma si sentì afferrare alla gola da Drake e sollevare di peso.
     - Sta zitto e ascoltami una buona volta! - ringhiò il lupo, guardando il riccio dritto negli occhi - Nessuno salterà in aria se giocheremo bene le nostre carte! -
     Un forte fruscio si sentì improvvisamente alla loro destra. Drake puntò la mano libera in quella direzione, pronto a fare fuoco se ci fosse stato qualche pericolo in vista. Dal labirinto di mangrovie spuntò un malconcio Espio che si reggeva a fatica al suo bastone allungabile. Drake lasciò andare subito Sonic e corse ad offrire il suo aiuto al camaleonte stordito. Aveva alcuni lividi vistosi sul volto e dei graffi rossastri su buona parte del corpo, i suoi vestiti erano sporchi e sgualciti, quasi come se fosse stato centrifugato in lavatrice. Dal modo in cui respirava affannosamente si capiva che aveva sostenuto un durissimo combattimento.
     - Shadow! - riuscì a dire con un filo di voce - E’ qui! Sta cercando… il frammento! -
     Prevedendo che sarebbe crollato da un momento all’altro, Drake gli offrì una spalla su cui appoggiarsi, mentre recuperava le forze, quindi lo aiutò a sedersi su una zolla di terreno asciutto dove poteva riposare i muscoli affaticati. Non appena Sonic sentì pronunciare il nome del suo sosia, avvertì l’agitazione arrivare di nuovo a livelli allarmanti. Si ripulì velocemente dal fango appiccicato sulla faccia e si preparò a riprendere la corsa, sentendo il tempo scorrere inesorabilmente verso il punto critico.
     - Non provarci! - sbottò Drake furente - Tu non ti nuovi da qui! -
     - Ah, sì? E chi me lo impedirà? -
     - Questo! -
     Un poderoso pugno si infranse sulla mascella di Sonic, talmente potente da atterrarlo con un solo colpo e mandarlo di nuovo a fare un bagno di fango. Stordito e arrabbiato, il riccio si massaggiò la guancia indolenzita, meditando una tremenda vendetta contro il suo aggressore, sebbene gli mancassero le forze per metterla in atto.
     - Sono stufo marcio di psicopatici che si divertono a manovrarmi come una marionetta! E sono stufo di quelli che sono talmente stupidi da assecondarli! -
     - Hai sentito quello che ha detto! - protestò Sonic - Farà esplodere quelle bombe se non gli portiamo il frammento! -
     - No! - esclamò Espio a quelle parole - Non posso lasciarli morire! -
     - Non morirà nessuno! - ribadì il lupo, sempre più convinto.
     - E’ facile dirlo per te! - replicò il riccio, inviperito - Tu non hai nessuno a cui tieni, per cui preoccuparti! -
     Il lampo di furia cieca che brillò nelle pupille di Drake ebbe il singolare effetto di incutere timore in Sonic. Che si fosse spinto troppo oltre? Anche se fosse stato vero, le parole successive del lupo furono comunque pronunciate in tono calmo e rassicurante.
     - Sono in ansia per gli altri esattamente quanto voi, ma non per questo accetto di fare il gioco di Eggman! Non capite? Ci ha messo l’uno contro l’altro per impedirci di reagire e l’ha fatto colpendoci nel punto più debole: i nostri affetti! In questo modo, comunque vada, avrà il suo frammento e avrà vinto la partita! Combattendo tra di noi non faremo altro che aiutarlo! -
     - Non abbiamo altra scelta! - affermò Espio - Solo uno di noi può portargli la pietra e liberare gli altri! -
     - E’ quello che possiamo fargli credere, ma se vogliamo uscire tutti interi da questa situazione dobbiamo collaborare! Mi stupisce che debba essere io a dirvelo, maledizione! -
     Sonic valutò con attenzione le sue parole. Il suo tono di voce era calmo e convincente, un qualcosa che aveva il potere di placare la sua agitazione e gli permetteva di ragionare con tranquillità. La prospettiva di ingannare Eggman e di passare al contrattacco era molto rischiosa, ma non vedeva altro modo per impedire che fossero mietute vittime. Probabilmente, si diceva, avrebbe dovuto pensarci prima, ma l’impulsività e la paura delle conseguenze avevano preso il sopravvento senza che se ne rendesse conto.
     - E’ molto pericoloso! - disse Sonic - E se qualcosa andasse storto? -
     - Dobbiamo solo impedire ad Eggman di detonare le bombe! Tu sei super veloce e lui può mimetizzarsi! Unendo le nostre forze possiamo liberarli tutti prima che accada il peggio! -
     Ci furono pochi secondi di silenzio, poi sia Espio che Sonic si rimisero in piedi con un’espressione risoluta dipinta in volto.
     - D’accordo! - acconsentì il riccio - Abbiamo ancora venti minuti di tempo a disposizione! Usiamoli come si deve! -
     - Abbiamo bisogno del frammento come esca per distrarre Eggman! - spiegò Drake - Va trovato e in fretta anche! -
     - E come la mettiamo con Shadow? - domandò Espio.
     - Se ci sbarrerà la strada… allora dovremo neutralizzarlo! -

     Era una sensazione meravigliosa la soddisfazione di avere la vittoria stretta in pugno, una cosa che innumerevoli volte aveva provato, ma che mai si era portata a compimento definitivo. Adesso invece, comodamente spaparanzato sul suo Egg Walker, con una bibita in mano e i suoi robot panciuti a fargli vento con degli enormi ventagli, il dottor Eggman si sentiva letteralmente il re del mondo. Era così sicuro della riuscita del suo brillante piano che non aveva remore a festeggiare anzitempo la sua sfolgorante vittoria. Dopo tanti anni per lui, finalmente, le cose cominciavano a prendere la giusta piega. Mentre aspettava pazientemente il ritorno dei suoi accondiscendenti nemici, gli capitava di alzare ogni tanto lo sguardo dal giornale che stava tranquillamente leggendo per controllare lo stato d’animo dei prigionieri. La sua serenità in ogni più piccola azione faceva a pugni con l’aria di paura e di ansietà che si respirava tra di loro.
     Il timer sulle loro bombe scorreva inesorabile, contando i minuti che restavano loro da vivere, senza che nessuno dei presenti se ne curasse. Erano stati radunati dai robot armati al centro dell’area, seduti sul terreno polveroso uno accanto all’altro, il viso rivolto verso Eggman. Ad eccezione di Omega, erano tutti stanchi e spaventati, con il terrore che gli si leggeva in ogni lineamento. Altri, come Knuckles e Vector, stavano tentando in tutti i modi di liberare le braccia, facendo attenzione a non essere scoperti, solo che non avevano fatto i conti con la robustezza degli arti meccanici. Era come tentare di smuovere una montagna con un cucchiaino per quanto i loro sforzi erano inutili e, dopo fatica e sudore, potevano solamente sfogare la frustrazione lanciando occhiate furiose alla volta del dottore.
     - Lascia perdere, dolcezza! - sussurrò ad un certo punto Rouge ad Amy, sedutale accanto - Sono troppo resistenti per allentarsi! -
     La riccia rosa stava tentando in tutti i modi di liberare almeno un braccio, facendo forza sui legami che la tenevano ben salda, ma senza ottenere niente. Il suo respiro era affannoso e la sua fronte era imperlata di sudore.
     - Dobbiamo fare qualcosa! - protestò Amy - Non ce la faccio più ad aspettare! -
     - Non è una passeggiata neanche per me, ma non c’è niente che possiamo fare in queste condizioni! Possiamo solo aspettare e sperare! -
     Amy lanciò un’occhiata a Knuckles e a Vector, poco più in là, che nonostante la loro forza e i loro continui tentativi non riuscivano in alcun modo a liberarsi. Tuttavia, questo non fu sufficiente a far demordere la riccia e continuò con tutte le forze a spingere le braccia contro le funi in metallo, tanto che il suo corpo vibrava per lo sforzo. Dopo una prova parecchio estenuante, cedette allo sforzo e cadde di lato sul terreno, ormai priva di resistenza e di equilibrio. Il tonfo fu abbastanza forte da giungere alle orecchie di Eggman che si guardò intorno allarmato alla ricerca della fonte di quel colpo.
     - Che spreco di energie! - commentò con un sorriso sollevato - State ancora cercando di liberarvi? Potete risparmiare le forze! Nessuno si muoverà da qui finché non avrò quel frammento di Gemma tutto per me! Sparky, vai a raddrizzare riccio in gonnella! Non voglio che i fuochi d’artificio inizino prima del tempo! -
     La lince annuì con il capo e si affrettò a raggiungere Amy, con il solito sguardo fisso e la camminata rigida e impettita. Chinandosi sulla ragazza immobilizzata, la afferrò per le spalle e la rimise in posizione diritta. Amy si aspettava che lo avrebbe fatto alla maniera robotica, cioè bruscamente e frettolosamente; invece, il suo tocco era stato delicato e premuroso, esattamente come quando lo aveva conosciuto, ma non poteva essere di nuovo cosciente di sé se assecondava i desideri di Eggman. Era forse uno scherzo della sua mente vederlo strizzarle l’occhio in un istante fugace? Credeva di aver notato quel gesto amichevole con la coda dell’occhio, ma quando si soffermò con più attenzione sul suo volto scorse con delusione la solita vacua e obbediente espressione.
     In quel frangente, dalla console di comando dell’Egg Walker provenne un trillo elettronico, simile a quello di un telefono, ma meno squillante e più cantilenante. Infastidito dall’interruzione, il dottore borbottò qualcosa su dei tostapane smontati e rispose alla chiamata.
     - Chi osa interrompere le importanti riflessioni di un genio? - sbraitò.
     La voce meccanica di uno dei suoi assistenti gli giunse di rimando, più altisonante del solito.
     - Dottore, dottore! Deve tornare immediatamente alla Base! Abbiamo tanta paura! -
     - Mi hai chiamato per dirmi di esserti guardato allo specchio? - ringhiò Eggman.
     - La Techno Base è infestata dai fantasmi, dottore! Venga a salvarci! -
     - Ti si sono forse fusi i transistor? Di cosa vai blaterando? -
     - I suoi appunti sugli esperimenti del bio-duplicatore, le sue registrazioni e tutto il resto del materiale sono spariti! La stanza è stata saccheggiata completamente! -
     Dal modo in cui i baffi dell’omaccione tremarono per un istante si poteva dedurre che la notizia non era servita a mantenere il suo buonumore.
     - Controllate il video delle telecamere a circuito chiuso! Chiunque sia stato a portare via il materiale sarà inchiodato sullo schermo! -
     - Già fatto, dottore! Le telecamere hanno smesso di funzionare per un’ora la notte scorsa e quando hanno ripreso a filmare era già tutto sparito! -
     - Come è possibile che qualcuno dall’esterno abbia potuto disattivarle? - si domandò lo scienziato, preoccupato.
     - E’ sicuro che non si tratti di ectoplasmi spiritici o metamorfosoidi fantasmali? -
     - Non dire assurdità! Non è stato un fantasma a rubare i miei appunti, ma un ladruncolo codardo! E poi… ehm… se davvero si tratta di un fantasma lascio a voi il compito di catturarlo prima del mio ritorno! -
     Senza dare spazio ad ulteriori proteste, Eggman chiuse la comunicazione e scacciò in fretta l’idea inquietante di uno spirito che gli sbucava da sotto le coperte nel suo lettone facendogli schizzare in alto la berretta da notte a cuoricini.

     - Shadow! -
     Il suo nome risuonò nella pesante aria paludosa che lo circondava. Si voltò di scatto, con gli occhi che gli brillavano di un fuoco combattivo, e scorse immediatamente gli ostacoli sulla sua strada che si aspettava di trovare e che non vedeva l’ora di scalzare. Sbucati all’improvviso dal sentiero alla sua destra, c’erano Sonic, Drake ed Espio, una combinazione che non prevedeva di incontrare ma che non gli suscitava nessun timore particolare. Sapeva benissimo che avrebbe incontrato qualcuno desideroso di fermarlo, primo fra tutti il camaleonte in cui si era imbattuto poc’anzi. Ci aveva messo pochissimo a liberarsi di lui e non dubitava che sarebbe stato altrettanto facile con chiunque altro, fossero anche organizzati in un esercito armato. Non c’era timore né esitazione sul volto del riccio nero, anche se i suoi tre avversari avevano tutta l’aria di volerlo ostacolare ad ogni costo. Il piano diabolico che il dottor Eggman gli aveva riferito implicava necessariamente il coinvolgimento di altri pretendenti al frammento di Gemma e, sebbene in cuor suo sapesse che in questo modo avrebbe mietuto delle vittime, gli interessava solamente portare a termine il suo obiettivo. Come era accaduto anche in precedenza, ogni fibra del suo corpo era tesa e pronta a dare del suo massimo per raggiungere il suo scopo, senza curarsi del prezzo o delle conseguenze.
     Il segnale del frammento lo aveva condotto fino al limitare della zona paludosa, ai piedi di un modesto rilievo montuoso che si estendeva a nord per diversi chilometri. Era rimasto vagamente perplesso del fatto che la traccia lo conducesse nella pancia della montagna, ma non appena scorse l’ingresso di una galleria naturale che si faceva strada nelle viscere della terra capì che avrebbe dovuto recarsi lì dentro. Era proprio in procinto di farsi strada nel buio della caverna, quando avvertì la presenza dei suoi avversari, prontamente annunciata dal risuonare del suo nome.
     - La festa è finita! - esclamò Drake, minaccioso - Quel frammento lo prendiamo noi! -
     - Non vi basterebbe un carro armato per fermarmi! - replicò il riccio nero - Provate a fare una sola mossa e vi garantisco che non tornerete a casa sulle vostre gambe! -
     - Finiscila, Shadow! - intervenne Sonic, serio più che mai - E’ una faccenda importante questa volta! Eggman ha degli ostaggi e se non gli riportiamo il frammento li farà fuori uno ad uno! -
     - Lo so benissimo e la cosa non mi riguarda affatto! Ho un lavoro da svolgere e niente mi impedirà di portarlo a termine, né voi, né nessun altro! -
     Dopo queste ultime parole fu immediatamente chiaro che non c’era una via di dialogo contro la risolutezza assoluta di Shadow. L’unica soluzione che avevano era metterlo in condizione da non poter nuocere a nessuno. Come se lo avessero letto tutti e quattro nei loro occhi, lo scontro era aperto in quell’istante senza che fosse necessario aggiungere altro. Shadow si vide attaccato simultaneamente da tre lati ma fu in grado di respingere ogni colpo con una velocità sorprendente anche per lui. Afferrò con una mano il bastone di Espio, diretto pericolosamente verso il suo collo, e glielo strappò di mano, allontanandolo subito dopo con un calcio in pieno petto. Con l’arma appena acquisita, atterrò Sonic con una sonora mazzata sul volto e, saltando, evitò il getto di fiamme scagliato da Drake per poi piombare su di lui a gamba tesa come un falco, costringendolo ad indietreggiare. Quando il lupo tentò un nuovo approccio, Shadow gli lanciò il bastone per farglielo afferrare e tenergli occupate le mani mentre lo colpiva con una serie di rapidi colpi stordenti sul collo. I suoi sensi sviluppati gli riferirono l’avvicinamento rapido di Sonic ed Espio e gli fu sufficiente un doppio calcio girato per sventare la duplice minaccia. Carico di energia e di collera, concentrò la potenza che aveva in corpo e la rilasciò in uno smorzato Chaos Blast che produsse comunque un’onda d’urto tale da scaraventare a pochi metri di distanza i tre malcapitati.
     Per quanto riguardava Shadow, lo scontro era già finito, poiché era inutile perdere altro tempo a misurarsi con loro. Rapido come un gatto, si precipitò all’interno della grotta e, una volta al riparo, scagliò un paio di frecce d’energia sulla volta di pietra. Ci fu uno schianto pauroso e un rombo assordante mentre le rocce prive di sostegno franavano e rotolavano giù dalla fiancata, sollevando un nuvolone di polvere e ostruendo completamente l’entrata ad arco della galleria.
     - No! - esclamò Sonic dopo il crollo.
     Tentò di smuovere i massi che bloccavano il passaggio ma erano davvero troppo pesanti da spostare a mani nude. Abbassò lo sguardo e sferrò un pugno di frustrazione contro la pietra. Il dolore alle nocche gli servì ad alleviare per un solo istante quello bruciante che stava provando nel petto.
     - E’ finita! - sentenziò Espio con voce rotta - Non ce la faremo mai a liberare l’ingresso da soli! -
     - Dobbiamo trovare un’altra entrata! - propose Sonic - Deve essercene una! -
     - Non abbiamo abbastanza tempo! - replicò Drake - Non ce la faremo mai a trovare un’entrata, sconfiggere Shadow e tornare da Eggman prima che scada il tempo! -
     - Vuoi forse arrenderti adesso? -
     - Mai detto questo! -
     Il lupo sollevò una mano, in modo da mostrare il piccolo lapislazzulo azzurro dalla forma irregolare che teneva tra le dita.
     - E’ di Rouge! L’ho sfilata dal suo guanto senza che se ne accorgesse quando ho preso il suo rilevatore! Ho pensato che avrebbe potuto essere una buona esca per Eggman nel caso ci fosse sfuggito il frammento! -
     - Questo sì che è usare la testa! - commentò Espio, ammirato.
     - Va bene, ma come lo usiamo? - chiese Sonic impaziente - Come gli impediamo di far saltare in aria i nostri compagni? -
     - Ve lo spiego strada facendo! Andiamo, presto! -
     Il tempo stringeva e l’improvvisato trio si affrettò a ritornare nell’accampamento dove la vita dei loro amici era sempre più in bilico.

     I timer lampeggianti sulle bombe che portavano al petto ormai segnavano ancora cinque minuti prima dell’inimmaginabile conclusione di tutto. Anche i più tenaci avevano rinunciato al tentativo di liberarsi, troppo stanchi e sfiduciati per proseguire. Ogni energia residua che avevano in corpo era stata sbriciolata da quell’incessante ticchettio che scandiva inesorabilmente il loro tragico destino. In un silenzio tombale e in uno stato di profonda apatia angosciante, aspettavano l’inevitabile con le speranze ormai scarse che andavano fuggendo. Anche Eggman cominciava a dare segni di irrequietezza, guardandosi intorno ogni minuto e controllando l’orario nervosamente.
     Dopo quella che sembrò un’eternità, si udirono degli scalpiccii nell’acqua fangosa che amplificavano dei passi in avvicinamento. L’attenzione generale si riscosse immediatamente e, come era prevedibile, tutti i presenti puntarono gli occhi nella direzione da dove provenivano i rumori, i cuori che martellavano nel petto e un grosso nodo che bloccava loro la gola. Quando spuntò davanti a tutti un provato Drake, le reazioni successive spaziavano dal sollievo di alcuni, allo sconforto di altri al puro terrore di terzi. Lo sguardo di tutti era fisso sul lupo, che avanzava a passi lenti con un’espressione seria e inflessibile. Nessuno notò un lampo blu che aveva investito uno dei robot armati trascinandolo silenziosamente, ma con violenza, lontano dalla portata di chiunque.
     - Ti sei fatto attendere molto, cagnolone! - disse il dottore con il solito ghigno - Spero almeno che tu non sia tornato a mani vuote! -
     Con la semplice pressione di un pulsante sul suo telecomando, il conto alla rovescia sulle bombe si arrestò di colpo e tutti poterono tirare un momentaneo sospiro di sollievo.
     Drake non proferì parola, ma si limitò a mostrare un piccolo gioiello colorato disteso nel palmo della sua mano. Il sorriso maniacale di Eggman si allargò ancora di più di fronte al frutto per lui inequivocabile della sua geniale pensata. Erano tutti così occupati a rimirare la pietruzza da non rendersi conto che un altro robot stava collassando a terra privo di vita, abbattuto da una forza invisibile.
     - E che fine hanno fatto gli altri due concorrenti? - domandò ancora lui, dando voce ai pensieri di tutti i prigionieri.
     - Sono stati resi inoffensivi! - rispose il lupo, mentre con la coda dell’occhio contava gli automi che stavano silenziosamente andando giù.
     - Splendido! Tutti quelli che puntavano su di te saranno molto soddisfatti! Adesso puoi consegnarmi quel frammento! -
     Eggman tese la mano, sicuro del fatto suo, solo che Drake lo ricambiò con un sorriso beffardo.
     - Questa è la parte in cui la tua vigliaccheria viene fuori, non è vero? Non avevi forse detto che avresti liberato i miei compagni? -
     - Quanta diffidenza al giorno d’oggi! La parola d’onore non vale più un soldo bucato da queste parti! -
     - Se si tratta della tua vale ancora meno! -
     Concentrato ad osservare attentamente la situazione, Drake stava ottenendo esattamente quello che voleva: distrarre il dottore il tempo necessario a Sonic e ad un invisibile Espio per ridurre di soppiatto il numero della fazione avversaria. Finché avessero continuato a parlare, il campo era libero per una veloce e studiata sommossa.
     - In ogni caso non ti conviene sfidare la mia pazienza! - lo avvertì Eggman, brandendo il telecomando a distanza - Mi basta un semplice click e l’allegra brigata alle mie spalle finirà in brodo come spezzatino! -
     - E’ altrettanto vero che basterà a me una semplice pressione per frantumare la tua preziosissima pietra magica! Forse è il caso di scendere a un compromesso! -
     Della dozzina di robot armati che pattugliavano il perimetro, ne erano rimasti meno della metà. Sonic ed Espio stavano facendo un ottimo lavoro dato che nessuno si era ancora accorto di niente.
     - Adesso basta! - sbraitò il dottore, inviperito - Dammi quel frammento immediatamente o ti trasformo in una pelliccia di tendenza! -
     - Se ci tieni tanto, eccoti accontentato! -
     Era il momento giusto. Con il cuore che batteva come un tamburo, Drake lanciò la pietruzza a descrivere un arco in aria, diretta verso Eggman. L’uomo alzò lo sguardo per seguire la traiettoria e afferrarla al volo, rimanendo così per un attimo scoperto e dando un’occasione appetitosa perché lo spettacolo cominciasse. Approfittando del momento, il lupo sparò un getto di fiamme poderoso contro la facciata dell’Egg Walker. Il colpo fu così forte da sbalzarlo all’indietro e farlo precipitare con un forte tonfo. Il contraccolpo prese Eggman completamente alla sprovvista e, ritrovandosi con il suo supporto semovente a gambe all’aria, si lasciò sfuggire il telecomando e la pietra sul terreno battuto.
     - Ora! - urlò Drake, lanciando il segnale per l’attacco.
     L’aria era carica di tensione. Sonic sfrecciò più veloce che poteva verso il centro dell’accampamento, le mani bramose di afferrare il telecomando.
     - Sparky! Gemerl! Fermateli! -
     I suoi piani dovettero cambiare quando le due guardie del corpo furono interpellate. Sparky caricò di energia il suo braccio meccanico e cominciò a scagliare scariche ad alto voltaggio nel tentativo di colpire Sonic. Nonostante questo, furono sufficienti al riccio delle minime mosse per evitare i raggi abbaglianti. La mira non era proprio il forte di quella lince, tanto che uno dei suoi fasci di elettricità si abbatté per sbaglio sul macchinario per l’invisibilità di Eggman, mandandolo in corto circuito e facendolo saltare in aria in un tripudio di scintille luminose.
     - No! Fermo, Sparky! Il mio povero perturbatore! -
     Ringhiando come un cane rabbioso, il dottore protese il braccio per afferrare il comando a distanza, ma lo sferzare delle stellette appuntite di Espio ad un centimetro dalla sua mano gli fecero cambiare idea. Gemerl e i robot superstiti si stavano preparando minacciosamente a fare fuoco, anche se non avevano fatto i conti con la prontezza di riflessi di Drake. Fu proprio quest’ultimo a lanciare un palla di fuoco contro Gemerl, neutralizzandolo per qualche secondo, e a raggiungere con un agile balzo l’unica artiglieria di cui disponeva.
     - Tutti a terra! - urlò, afferrando Omega per i fianchi e tenendolo ben saldo.
     Quelli che erano ancora intrappolati, obbedirono all’istante, e chinarono il capo verso il basso, spaventati e in preda all’agitazione. Una volta assicuratosi che tutti avessero obbedito, puntò i piedi sui talloni di Omega e si lasciò cadere all’indietro, atterrando al suolo ma mantenendo l’enorme robot nella posizione più orizzontale che l’enorme peso e i muscoli delle sue braccia riuscissero a sostenere.
     - Omega, i mitragliatori! -
     E-123 obbedì prontamente all’ordine ricevuto ed estrasse dalle sue braccia i fucili di cui disponeva. Non avendo mobilità a causa dell’esplosivo che bloccava i suoi arti ai fianchi, poteva affidarsi solo a Drake per gli spostamenti necessari a prendere la mira. Esattamente come se stesse pilotando un veicolo armato in una maniera un po’ inusuale, Drake impartì il via e una raffica di proiettili sferzò l’aria trapassando i robot nemici prima che potessero rispondere al fuoco. L’ampiezza del raggio d’azione fu appena sufficiente a colpire le loro gambe metalliche, ma si rivelò comunque una mossa efficace quando questi piombarono a terra privi di sostegno.
     - No! No! - continuava a sbraitare Eggman - Fermateli! Schiacciateli! Sedateli! Sparky, perché non stai combattendo? -
     In effetti, la lince si era comodamente appoggiata con la schiena ad un albero ad osservare tranquillamente lo scontro che infuriava. Si voltò a guardare il suo padrone con aria vagamente stupita e gli diede un’equivocabile spiegazione.
     - E’ stato lei a dirmi di stare fermo! -
     - Ma non intendevo in questo senso! - replicò Eggman, reprimendo un urlo di rabbia.
     Dopo aver preso a calci l’ultimo paio di robot, Sonic decise che poteva tornare ad occuparsi del telecomando. Nella pioggia di proiettili scatenata da Omega, nessuno aveva osato arrischiarsi a fare una mossa avventata per recuperarlo, ma grazie alla sua velocità sarebbe stato in grado di impadronirsene facilmente. Eggman ebbe la stessa idea una volta che il pericolo delle pallottole vaganti fu sparito ed individuò l’apparecchio a pochi metri da lui con l’occhio del predatore affamato. I due nemici giurati si lanciarono al recupero nello stesso frangente, anche se il risultato era facile da prevedere. Doppiare la rapidità di un uomo come il dottor Eggman era meno di uno scherzo per Sonic ed infatti nell’istante di un battito di ciglio il riccio supersonico glielo soffiò da sotto al naso.
     - Spiacente, doc, ma ti è andata male anche questa volta! -
     La sicurezza di Sonic avrebbe fatto ben presto i conti con il bruciante desiderio di riscatto della sua arcinemesi. Piombò di nuovo a bordo del suo Egg Walker e lo rimise faticosamente in piedi, quindi, con le pupille lampeggianti di una furia cieca, utilizzò la strumentazione per tracciare gli spostamenti del riccio. Sapeva esattamente cosa fare per fermare la sua fuga in corsa e gli bastava premere uno dei tanti pulsanti sul suo quadro di comando. Un’onda sonora ad alta frequenza scaturì dalle piccole casse sotto ai fari dell’Egg Walker, stridendo così forte da far gemere di dolore tutti i presenti. Come previsto, il frastuono fu troppo anche per Sonic, il quale si fermò di colpo e si coprì le orecchie con le mani, lasciando cadere incustodito il telecomando.
     - Preso! - esclamò Eggman dopo aver stretto le dita sul suo apparecchio.
     Digrignando i denti per trattenere l’ira accumulata, scalzò via Sonic dalla sua strada colpendolo con il piede metallico gigante dell’Egg Walker, un colpo spaccaossa che lo proiettò ad una distanza da dove non poteva più nuocere. La prospettiva del suo piano perfetto era andata a monte nel giro di pochi minuti e poteva sentire la rabbia ribollirgli nello stomaco, trasformandolo in una pentola a pressione. La scorta dei suoi robot era stata neutralizzata interamente, Gemerl era stato atterrato da Drake e Sparky continuava a rimanere comodamente seduto ad osservare lo scontro. Era arrivato il momento di assaporare finalmente una vendetta esplosiva che avrebbe cancellato per sempre dalla sua vita quelle pesti fastidiose.
     - Ve la siete proprio cercata! - esclamò furente - Addio per sempre, marmocchi! -
     L’istante che intercorse tra la minaccia di Eggman e l’attivazione del detonatore sul suo telecomando fu forse il momento che più sarebbe rimasto impresso nella loro memoria. Sonic avvertì un moto di paura misto a delusione sommergerlo dalla testa ai piedi nel suo gelo, la tipica sensazione di sconfitta che si prova quando tutto ciò per cui si è combattuto e tutto ciò a cui si tiene si sgretola in un secondo davanti ai tuoi occhi. Il suo cuore e quello di tutti gli altri si fermò di colpo, il loro respiro morì nel loro petto e, con gli occhi chiusi, si prepararono per quanto possibile alla fine di tutto. Il click del pulsante rimbombò come una campana nel silenzio atterrito, una volta, due volte, tre volte… ed erano ancora tutti lì. Chi ebbe il coraggio di aprire gli occhi rimase sorpreso e ammutolito nel vedere Eggman che premeva a ripetizione l’innesco, sempre più forte, fino a prendere a pugni il telecomando con la forza di tutta la sua frustrazione.
     - Perché non funziona? - ringhiò feroce.
     Sonic non aspettava altra occasione per passare all’azione. Scattò come un ghepardo verso il suo obiettivo e saltò in braccio al dottore come un bambino affettuoso.
     - Abbasso l’obesità! - esclamò festoso prima di piombare addosso allo scienziato.
     Il suo peso scagliato a tutta forza ebbe il risultato di far beccheggiare l’equilibrio già precario dell’Egg Walker e di farlo schiantare al suolo completamente inerme per la seconda volta. Il riccio blu afferrò Eggman per la gola e con le nocche dell’altra mano grattò più veloce che poteva la sua pelata, sollevando proteste e maledizioni furibonde.
     - La festa è finita, doc! Liberali o il guscio di questa testa d’uovo potrebbe consumarsi totalmente! -
     Il dottore era completamente in balia delle torture di Sonic e non poteva fare altro che obbedire per far cessare quel tormento. Attivato il comando apposito, i dispositivi esplosivi ritirarono i loro arti metallici, piovvero inermi sul terreno e furono tutti di nuovo liberi di muoversi. Si sgranchirono finalmente le braccia e festeggiarono con un urlo di gioia e di sollievo.
     - Adesso sperimenterò una nuova ricetta: polpette all’uovo baffuto! - disse Vector, ansioso di menare le mani.
     - Lasciane un po’ anche a me! - gli fece eco Knuckles.
     - Gemerl! - esclamò il dottore, all’improvviso.
     Il robot, di nuovo operativo all’insaputa di tutti, tornò all’attacco e allontanò Sonic dal suo padrone con un calcio rapido. Le pesanti gambe dell’Egg Walker si separarono dal supporto volante e il dottore poté tornare a solcare i cieli sulla sua navicella. Gemerl e Sparky saltarono a bordo, aggrappandosi a due ali metalliche appositamente spuntate ai fianchi.
     - Prima o poi la vostra fortuna si esaurirà! - dichiarò Eggman, puntando un dito contro Sonic - E quando avrò la Gemma tutta per me farò in modo di cancellarvi dalla faccia di Mobius senza lasciare traccia! -
     - Non dimenticare di cancellare anche la tua cellulite! - aggiunse Sonic, cercando di raggiungere con la voce il suo nemico di sempre che si stava allontanando con la coda tra le gambe.
     E così, tutto ad un tratto, il pericolo era cessato. Ci vollero alcuni secondi perché tutti realizzassero di essere sani e salvi e il loro battito cardiaco riprendesse ad una frequenza rassicurante. Amy si precipitò tra le braccia di Sonic, in un abbraccio rassicurante per entrambi.
     - Probabilmente non te lo dirò mai più! - disse Rouge, stampando un bacio sulla guancia di Drake - Ti adoro! -
     L’effetto curioso che quel gesto di affetto ebbe sul lupo fu di costringere le sue mani a produrre una breve fiammata senza controllo che spaventò entrambi. Drake spostò lo sguardo verso l’alto e agitò le dita per spegnere le fiamme cercando di sembrare naturale e non imbarazzato.
     - Quello era uno dei miei gioielli? -
     - Dev’essere stato traumatizzante per una ladra essere derubata, vero? - la punzecchiò lui.
     - Finché è utile a salvarmi le penne puoi anche farmi ballare nuda su di un tavolo! -
     - State tutti bene? - domandò Sonic abbracciandoli con uno sguardo.
     - Questa giornata non entra nella top ten delle mie preferite! - commentò Zephir - Ma poteva andare molto peggio! -
     - Quindi Eggman ci ha ingannato un’altra volta! - intervenne Knuckles.
     - Sembrava piuttosto serio quando ha tentato di farci saltare in aria! - confessò Mighty - Non credo che stesse bluffando! -
     - Allora perché siamo tutti interi? -
     Deciso ad indagare più a fondo, Tails raccolse uno dei dispositivi, maneggiandolo con cura, e lo esaminò da ogni angolazione. Svitò il rivestimento esterno e aprì la scatola con delicatezza.
     - Non c’è esplosivo qui dentro! - sentenziò il volpino, sbalordito.
     - Quindi… ha finto che fossero bombe e ci ha creduto anche lui? - riassunse Vector.
     - Va bene che è un pazzo, ma non fino a questo punto! - replicò Mighty.
     - Se non altro nessuno si è fatto male! E’ già un grande risultato! - concluse Espio.
     - Ero sicura che insieme sareste riusciti a tirarci fuori dai guai! - esclamò Amy, stringendo ancora più forte il braccio di Sonic.
     - E il frammento? - chiese Zephir - Siete riusciti a recuperarlo? -
     - A quest’ora Shadow lo starà riportando come un cagnolino fedele alla sua cuccia da Eggman! - rispose Sonic, amareggiato.
     - In fondo, grazie a voi, possiamo vivere ancora a lungo per riprenderlo! -
     Solo in quel frangente il clima cominciò a cambiare lentamente. La sorte del frammento fece ricordare a tutti loro che, in fondo, erano rivali e che tutti avrebbero voluto impossessarsi di quella pietra per i loro personali motivi. Si sentirono improvvisamente a disagio, facendo a pugni con l’idea che il gruppo con cui avevano condiviso gioia e dolore era un gruppo con cui avrebbero dovuto scontrarsi. Drake fu il primo ad assorbire questo pensiero e lo manifestò irrigidendosi nella sua posa statuaria e guardandoli tutti dall’alto in basso.
     - Abbiamo lavorato bene insieme! - disse Sonic - Non è necessario continuare a farci la guerra! Il nostro nemico comune è Eggman! -
     - So dove vuoi arrivare! - intervenne Drake - E’ stata un’alleanza proficua, ma la mia squadra lavora meglio per conto proprio! -
     - Non ti fidi di noi? -
     - Mi dispiace, mi fido solo di una persona! Quella con cui stai parlando! Ci vediamo! -
     Senza lasciare spazio ad ulteriori risposte, si voltò con un fare vagamente teatrale e cominciò ad allontanarsi. Omega lo seguì a ruota senza aggiungere nient’altro e a chiudere la fila c’era Rouge, l’unica tra di loro che forse aveva qualche cosa da dire in contrario, ma che si uniformò ai suoi compagni dopo aver lanciato uno sguardo a metà tra il triste e il malinconico.
     - E voi, ragazzi? - insistette Sonic, rivolgendosi a Vector.
     Il coccodrillo si mostrò parecchio imbarazzato. Pensava di avere un debito nei suoi confronti, dato che aveva salvato la vita a lui e al suo gruppo, ma non per questo poteva mandare all’aria il lavoro con cui avrebbe potuto risolvere parecchi problemi.
     - Mi dispiace, blu! Apprezzo quello che avete fatto per noi, davvero, ma abbiamo un incarico importante da portare a termine! I Chaotix non si tirano mai indietro! -
     Espio piegò la schiena in un leggero inchino di rispetto, Mighty fece un cenno e un sorriso di saluto mentre Charmy sventolò la mano festoso.
     - Ci si becca in giro! - disse Vector, prima di arretrare a passo svelto e togliere il disturbo.
     E così, improvvisamente, si ritrovarono in cinque, da soli nella palude e con un pugno di mosche in mano.
     - Almeno ci hai provato! - disse Tails, con fare consolatorio.
     - Ci avrebbe facilitato molto avere il loro aiuto! - commentò Knuckles - Quelle maledette pietre stanno mandando in fumo il cervello a tutti quanti! -
     - La proposta gliel’ho lanciata! - affermò Sonic - Può darsi che pensandoci su cambieranno idea! Tutto quello che mi importa ora è che stiate tutti bene! -
     I suoi compagni gli sorrisero di rimando e lui non poté che fare altrettanto, ora che sentiva un delizioso calore vibrare nel suo petto.
     - Torniamo a casa! -
     Durante il tragitto per arrivare al Tornado, avrebbe preso in disparte Amy e le avrebbe detto quello che aveva imparato dalla drammatica esperienza di quella mattina.
     - Avevi ragione! Non posso proteggervi sempre! Ma finché potrò provarci, non mi tirerò mai indietro! -
     E quindi l’avrebbe baciata.

     Il passaggio nel cuore della montagna era stretto e umido. Non avrebbe saputo dire da quanto tempo vi stava strisciando all’interno, guidato e rassicurato solo dalla luce di una piccola carica elettrica tra le sue dita. Il segnalatore stretto nell’altra mano continuava ad indicare incessantemente che l’obiettivo della ricerca si avvicinava sempre di più. Era una strada obbligata, non c’era margine di errore, eppure Shadow aveva la strana sensazione di stare per avventurarsi nell’ignoto. L’atmosfera cupa e silenziosa aveva il potere di farlo sentire più solo di quanto non lo fosse già. Sapeva che doveva proseguire, sapeva che doveva resistere con tutte le forze ai malori frequenti che continuava a sentire come pugnali ardenti conficcati nei fianchi. Era l’unica scintilla che rimaneva a dare senso alla sua altrimenti inutile esistenza.
     C’era una luce più in là, il riccio nero poteva vederla chiaramente. Alzò il passo per quanto il cunicolo glielo permetteva e, in men che non si dica, si ritrovò in uno spazio più ampio dalla forma irregolare. Era una strana grotta umida che sembrava essersi formata naturalmente nelle viscere della terra. La volta del soffitto era molto alta, ma si poteva scorgere una grande apertura circolare che proiettava fasci di luce intraprendente a rischiarare l’ambiente altrimenti tenebroso. Si respirava una strana aria lì dentro e Shadow aveva la sensazione di essere osservato. Il fastidioso bip dell’apparecchio aveva cominciato a risuonare ancora più rumorosamente, segno che c’era davvero molto vicino.
     Un respiro spezzato. Un passo felpato. C’era qualcuno lì con lui. Non gli interessava sapere di chi si trattasse, gli avrebbe piegato le gambe come faceva con chiunque lo ostacolasse. Non aveva la più pallida idea di cosa stava per affrontare. Shadow si voltò. E’ buffo ricordare le prime impressioni che ti comunica il cervello quando entri in contatto con qualcosa di molto inusuale. Da quando avevano messo uno specchio in quella caverna? Il suo riflesso gli ricambiava lo sguardo con un’espressione di disgusto e collera che non gli apparteneva. Era un po’ troppo veritiera per essere una semplice immagine. Non aveva mai saputo di specchi che respirassero e si muovessero in totale autonomia. Cancellato questo pensiero nella frazione di secondo tra l’incontro sbalorditivo e il calcio che lo fece piombare dolorosamente sulla roccia, Shadow cominciò a realizzare di trovarsi davvero di fronte a sé stesso.
     - E tu chi diavolo sei? - domandò il riccio nero, irritato per l’essere stato messo al tappeto e per quello che vedeva.
     L’impostore piegò le labbra in un leggero sorriso privo di allegria.
     - La domanda più esatta è chi sei tu! -
     Se era la guerra che voleva, Shadow non si sarebbe tirato indietro. Lo avrebbe potuto disintegrare in meno di un minuto, ma c’era qualcosa che lo bloccava dall’attaccare sé stesso. Era davvero identico a lui; stesso manto color d’inchiostro, stesse striature scarlatte e occhi di fuoco, stessi pantaloni mimetici e scarpe a reazione, persino la stessa macchiolina di pelo rado alla base della mascella, il punto in cui una volta aveva ricevuto un forte pugno da Seth.
     - Sono Shadow the hedgehog! - dichiarò, come per affermarlo senza lasciare dubbi al riguardo.
     - Buffo! Potrei dire la stessa cosa! -
     Quelle parole ebbero l’effetto di aumentare il suo disorientamento e la sua rabbia. Stanco di quei giochetti, si fece avanti per colpire ma una fitta particolarmente dolorosa al fianco lo costrinse a piegarsi in avanti, con il respiro mozzato. L’impostore ne approfittò per colpirlo con una sferzata poderosa della mano destra e farlo rotolare tra la polvere, agonizzante.
     - Che delusione! - commentò - Non potevo aspettarmi di meglio da uno come Eggman! -
     Shadow tossì forte. Il suo corpo tremava come se fosse immerso nell’acqua gelida.
     - Cosa stai dicendo? - chiese, mentre il suo cuore batteva all’impazzata.
     Non ottenne risposta dallo sconosciuto che si limitò ad estrarre dalle tasche due pezzi di pietra luminosa di colore blu intenso.
     - Se stavi cercando queste - disse in tono lento, senza smettere di guardare Shadow con sufficienza - Scordatele! -
     Avvicinò i due frammenti l’uno a l’altro e questi si fusero in un unico pezzo brillante e irregolare. L’impostore lo strinse nel pugno e lo scagliò con tutta la forza che possedeva fuori dall’apertura sul soffitto. I bip del segnalatore abbandonato sulla roccia andarono scemando a poco a poco fino a diventare lenti e deboli.
     - No! - esclamò Shadow, straziato - I frammenti! Questa me la pagherai! -
     - Non sei nella posizione di fare minacce a me! Precisiamo subito una cosa! Avrei potuto farti fuori immediatamente, ma ritengo che tu abbia il diritto di conoscere la verità prima di morire! Consideralo un mio regalo di addio e apprezzalo! Io non ho avuto questa fortuna! -
     Oramai nulla aveva più senso. Shadow non si mosse né rispose, troppo confuso e dolorante per agire in alcun modo. Il suo sosia, quindi, tirò fuori un paio di oggetti da una nicchia quadrata nel muro seminascosta dall’oscurità. Uno di questi lo aveva già visto; era la cartelletta in cui si era imbattuto mentre frugava tra le cianfrusaglie di Eggman. Lo sconosciuto gliela lanciò accanto cosicché potesse di nuovo leggerne alcune righe. Le parole “tentativo di bio-duplicazione” e “soggetto scartato” gli balzarono immediatamente agli occhi. Il secondo oggetto era un registratore a nastro verde, marchiato con il logo del faccione di Eggman, come tutto ciò che gli apparteneva. Senza dire una sola parola, il riccio sconosciuto lo attivò.
     La voce gracchiante del dottore rimbalzò forte e chiara tra le pareti di quella grotta.
     - Annotazione preliminare! Lo studio e la ricerca sugli appunti e i diari di mio nonno Gerald sono proseguiti sin da quando ho rimesso piede su Mobius dopo il mio viaggio sulla Terra! E’ trascorso parecchio tempo da allora, ma finalmente i risultati cominciano a vedersi! Ho tentato di replicare e migliorare la tecnologia che ha permesso al nonno di creare la Forma di Vita Perfetta sull’ARK e sono pronto a testarne i frutti! Sebbene la mia specialità sia la robotica, non è nulla in confronto al potere dell’ingegneria genetica e della clonazione! Se riuscissi a produrre un esercito di soldati perfetti con il bio-duplicatore che ho costruito, questo pianeta cadrebbe senza ombra di dubbio ai miei piedi! Lunga vita all’Eggman Empire! -
     Una pausa di pochi secondi. Poi la voce riprese a parlare.
     - Annotazione numero uno! Siamo pronti a cominciare l’esperimento di bio-duplicazione! Il soggetto preso in esame è il capolavoro di nonno Gerald: Shadow the hedgehog! Proveremo a clonare il riccio a partire da un campione di DNA cutaneo ottenuto durante un precedente scontro! Il processo è molto simile a quello che fu incaricato dalla GUN a mio nonno durante la prigionia a Prison Island! Partiremo da questo campione per ricreare l’intera struttura cellulare di Shadow, il quale una volta svegliato avrà gli stessi ricordi e gli stessi comportamenti di quello vero! Speriamo che non mi chieda il biberon! -
     - Annotazione numero due! Il processo è in fase avanzata, tuttavia mi sono reso conto che i rischi del progetto sono parecchi! La stabilità della struttura cellulare potrebbe collassare in tempi indefinibili! Lo Shadow da cui ho preso il campione è di per sé una copia di quello creato da mio nonno sull’ARK e, naturalmente, le copie delle copie non sono mai perfette al cento percento! Le disfunzioni che potrebbe patire possono manifestarsi sotto forma di debolezza, emicrania e degradazione prematura dei tessuti! In poche parole rischiamo che in seguito a numerosi sforzi si polverizzi come pan grattato! Questo però non mi impedisce di tentare il tutto per tutto! Se questo prototipo resisterà alla sperimentazione, procederò con ulteriori esperimenti! In caso contrario, dichiarerò il progetto di bio-duplicazione un fallimento e andremo a prenderci tutti un gelato alla doppia panna! -
     In sottofondo si udivano le urla di gioia dei suoi assistenti. Il riccio nero mandò avanti il nastro brevemente e l’annotazione che seguì vedeva il dottor Eggman parlare con voce euforica.
     - Annotazione numero sette! L’esperimento è completato! Abbiamo qui di fronte a noi una replica esatta di Shadow the hedgehog! Non posso crederci di essere riuscito ad eguagliare il lavoro del mio nonnino… ehm, ma… naturalmente ne ero sicuro! Dai test effettuati abbiamo visto che il tono muscolare è nella norma e possiede la stessa energia e gli stessi poteri di quello vero! Il marcatore genetico di Black Doom è rimasto intatto anche nella produzione del clone! Ho costruito un paio di scarpe a reazione proprio come quelle di Shadow e l’ho vestito come fece mio nonno a suo tempo! Ora attendiamo solo che si svegli! -
     Alcune interferenze erano state registrate sul nastro. Poi Eggman parlò di nuovo e questa volta il suo tono era scoraggiato e demoralizzato.
     - Annotazione finale! Il battito cardiaco del soggetto è stato molto debole per tutto il pomeriggio e nonostante le stimolazioni ottenute ha cessato di battere pochi minuti fa! Il prototipo è morto! Evidentemente il suo DNA non è abbastanza forte da sopravvivere! Abbiamo speso fin troppo tempo in questo progetto, senza ottenere un risultato soddisfacente! Il bio-duplicatore sarà smantellato il prima possibile e l’intero progetto andrà in cantina! Scaricheremo il corpo senza vita nella rete fognaria sotto la Techno Base e non ne sarà fatta più parola! -
     Un piccolo scatto avvertì che la registrazione era arrivata alla conclusione. E, arrivati a questo punto della nostra storia, quello che abbiamo conosciuto come Shadow non sentì più niente. La concentrazione con la quale aveva udito quelle agghiaccianti annotazioni stava andando pian piano scemando. Un formicolio curioso si era impadronito della sua mano destra. Quasi quasi non avvertiva più il dolore lancinante al fianco. Sì, quel dolore. Era quello il sintomo della degradazione cellulare di cui parlava il dottore? Era dovuto a questo quello strano fenomeno che lo aveva spaventato qualche giorno prima? Il suo pelo e la sua pelle si stavano sfaldando come fango a causa delle sue cellule di clone in rapido disfacimento? Non credeva ci fossero altri dubbi al riguardo. Doveva ammettere che sulle prima aveva sospettato di non essere lui il clone, ma di essere caduto in un tranello della vera replica che lo sovrastava davanti a lui. La sua identità e il suo desiderio di rivedere Maria erano le sole cose di cui era certo ed erano bastati quei pochi minuti a privarlo della prima. Tutti i tasselli combaciavano perfettamente, ma ciò che più lo convinse della verità non furono i bizzarri fenomeni a cui aveva assistito sul suo corpo. Erano i sogni…
     Ora capiva cosa Maria aveva voluto dirgli con i sogni che aveva fatto. Lei non c’era più, era diventata polvere. Lui era come se non esistesse, era l’ombra di cui lei parlava. L’ombra di Shadow, nient’altro che una fredda e scialba copia dell’originale. Era per questo che lo stava avvertendo. Era per questo che gli chiedeva di farla rimanere polvere, di farla rimanere solo un ricordo. Non voleva diventare come lui, non voleva diventare la pallida imitazione di qualcuno che esisteva un tempo e che non c’era più. Sarebbe stato il misfatto peggiore, ora lo capiva bene. Forse si era aggrappato con tutte le forze al desiderio di riportare indietro Maria, al desiderio di rivederla, era disposto ad accettare qualunque costo e conseguenza per fare ciò, solo perché inconsciamente sapeva di non essere nessuno. Il suo unico bisogno era sentirsi accettato in un mondo che non aveva programmato di dargli la vita. Era semplicemente un estraneo nella folla di anime che si agitavano su quel pianeta. Nei suoi sogni gli era stato comunicato. Lo capiva solo adesso.
     Il riccio che rispondeva erroneamente al nome di Shadow represse un conato di vomito, sommerso com’era da quella valanga di dolorose verità. Le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi, bagnandogli le mani tremanti. Ora sapeva che esisteva qualcosa di peggiore della morte. Era la negazione della nascita. La sua prima reazione istintiva fu quella di ridere sommessamente, ripensando a tutte le cose per cui aveva lottato e che gli erano sembrate vere quanto lui. Tutti gli affanni e le difficoltà che aveva affrontato erano state solo uno scherzo senza senso, in una vita senza senso, ammesso che si potesse chiamare vita.
     - Pensavo… di essere caduto in un tombino… e di aver perso i sensi… quando mi sono svegliato nelle fogne! - sussurrò con la voce rotta dal pianto - Piuttosto stupido… eh? -
     Il vero Shadow lo ascoltò silenziosamente, ma non si fece intenerire da quello che vedeva. Mai come in quel momento il suo cuore era stato più freddo della pietra.
     - Negli ultimi mesi ho girato molto per il pianeta! Sono stato lontano da qui! - spiegò in tono piatto - Mi sono imbattuto in una tribù di manguste che stava subendo grosse perdite a causa di una lucertola enorme e molto affamata! Dopo averla eliminata ho scoperto che aveva subito una grottesca mutazione a causa di un piccolo frammento di pietra che possedeva un’energia molto strana e pericolosa! Sono tornato qui pochi giorni fa ed immagina il mio stupore quando alcuni informatori mi hanno detto che io, Shadow the hedgehog, stavo lavorando per il dottor Eggman per recuperare i pezzi di un gioiello molto raro e potente! Mi è bastato fare due più due per capire di quale… Gemma si trattasse! Mi sono infiltrato nel covo di Eggman e ho scoperto questa documentazione e questo nastro! Mi è stato tutto molto chiaro! -
     Il clone continuava a singhiozzare piano, stringendo le dita impolverate. Avrebbe potuto avere un collasso da un momento all’altro. Shadow si chinò su di lui, in modo da parlargli direttamente all’orecchio.
     - Sai perché sei qui? Sai perché non mi sono limitato ad entrare nella tua stanza e ad ucciderti? Volevo vedere quello di cui eri capace! Sono stato creato esattamente come te! Sono anch’io una copia di qualcuno che non c’è più! Sono nato per compiere una vendetta e ho visto la morte in faccia! Nonostante questo, oggi sono quello che sono! Sono io, Shadow, un riccio con una sua identità e una sua morale! Non obbedisco agli ordini di nessuno se non ai miei! Ero curioso di vedere se possedessi la mia stessa forza, se potessi diventare come me! -
     Shadow si mise di nuovo in posizione eretta. La vista di quel riccio nero così simile a lui che piangeva come un pupetto lo infastidiva.
     - Sapevo che stavate cercando quello che rimaneva della pietra di Magorian! Ho usato il frammento in mio possesso per localizzarne un altro e ieri notte l’ho trovato nella palude qui fuori! Ho cercato un punto in cui aspettarti dove nessuno potesse infastidirci! Avevo il bruciante desiderio di conoscerti, di studiarti, di combattere con te! Ero stato informato che anche altri gruppi stavano cercando questi frammenti, ma ero sicuro che se tu avessi avuto un briciolo della mia determinazione, niente al mondo ti avrebbe impedito di raggiungere il tuo scopo! Di questo ti do atto, sei arrivato fino a me, ma quello che vedo adesso mi lascia francamente inorridito! -
     Le parole del suo sosia lo trafiggevano come chiodi arrugginiti e ne era contento. Voleva che lo insultasse, che lo picchiasse brutalmente, che lo gettasse nel fango, che gli dicesse che era solo uno sporco impostore. Se se ne fosse convinto lui stesso, forse quell’insopportabile dolore che provava nel cuore sarebbe sparito, avrebbe potuto perdere quell’ultima briciola di speranza che lo teneva attaccato ad una identità e che lo feriva mortalmente, per poi morire in pace.
     - Sei una debole e incolore caricatura! Un burattino senza spina dorsale! Se ti sei ridotto a lavorare per uno come Eggman, non puoi essere che questo! Se ti sei ridotto a fare il suo gioco, non sei meglio di qualunque suo robot senz’anima! Sei solo un guscio vuoto… il mondo non piangerà per te se ti uccido qui e adesso! -
     - Fallo! - esclamò il riccio - Ti prego… uccidimi! -
     Shadow annuì, privo di ogni pietà nel suo volto.
     Si avvicinò a lenti passi.    
     Occhi rossi.
     Occhi rossi nel buio.
     Gli occhi rossi della furia. 
   
 
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