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Autore: NCSP    01/04/2014    3 recensioni
Piccolo Missing Moment ispirato alla quarta stagione, per chi non l'avesse ancora vista state tranquilli, gli spoiler sono minuscoli.
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Jimmy si fa male a un polso, e l'unico medico a disposizione è un certo vice maggiordomo...
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jimmy Kent, Thomas Barrow
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Dannato polso.» imprecò tra i denti.

«Che succede?» chiese una familiare voce morbida.

Si voltò verso la porta e trovò Mr. Barrow – Thomas, per lui era Thomas – appoggiato allo stipite, le braccia incrociate sul petto e un’espressione curiosa sul viso.

«Mi sono fatto male al polso aprendo un barattolo.» borbottò massaggiandosi la parte lesa.

«Aprendo un barattolo?» si morse un labbro ma Jimmy riuscì lo stesso a percepire la sua risata.

«Non proprio aprendolo, ma poi… beh, l’ho lanciato in aria e cercando di riprenderlo siamo caduti sia io che il barattolo. Lui si è rotto, io spero di no.»

Questa volta scoppiò definitivamente a ridere.

«Grazie per la compassione, Thomas.»

«È Mr. Barrow, ora.» lo corresse più per abitudine che per altro.

«Il concetto non cambia.»

Alzò gli occhi al cielo e si staccò dallo stipite della porta «Fammi vedere.»

«Cosa?»

«Un gattino. Il polso, idiota.» sospirò.

«Oh.» realizzò e senza protestare sporse il braccio verso di lui «Cosa pensi di vedere?»

«Che tu ci creda o no mi ero arruolato nel corpo medico, qualcosa l’ho imparato.» gli prese delicatamente il polso tra le mani e Jimmy sussultò «Sono un dottore, Jimmy.» sospirò. Possibile che non fosse ancora riuscito a superare quella storia? Non che lui l’avesse propriamente fatto, ma doveva proprio sobbalzare in quel modo quando stava solo cercando di aiutarlo?

«Sarai anche un dottore ma mi fai male lo stesso.» si lamentò, e guardò confuso lo sguardo stupito che Thomas gli rivolse «Cosa?»

«N-niente.» scacciò via ciò che stava pensando con un cenno della testa «Stai fermo e fammi vedere bene.»

«Ma fa male....» pigolò quasi con le lacrime agli occhi.

«Hai la soglia del dolore di una ragazzina.»

«Non è vero!»

«Quando mi hanno sparato alla mano mi sono lamentato meno.»

«Quando ti sei fatto sparare alla mano. Ahia!» esclamò quando l’altro fece più pressione sulla parte ferita.

«Te lo sei meritato.»

«Vero.» ammise «Ora, prima di staccarmi la mano dal polso, potresti allentare la presa? Penso di aver imparato la lezione.»

«Che lezione?»

«Che non ti si deve dire come stanno le cose.»

«Mi sembra che tu sia piuttosto bravo in questo.» borbottò tra i denti.

«Mi dispiace.» sussurrò guardando le sue dita lunghe e pallide che si stavano prendendo cura del suo polso.

Non disse niente, si limitò solo a studiare le condizioni dell’articolazione con scrupolo, come se si fosse trattato di un paziente sconosciuto «Mi sembra che sia solo slogato, niente di rotto. Se vuoi posso sistemartelo.»

«Come?»

«Bisogna far tornare l’articolazione al suo posto.»

«E fa…?»

«Male? Parecchio.» sogghignò alla sua espressione semi-terrorizzata.

«E… e se lo lasciassimo così?»

«Farà male più a lungo e forse non tornerà a posto.» si strinse nelle spalle «Se non vuoi una mano vado a fare qualcosa di utile.» estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca e si diresse verso la porta che dava sul retro.

«No, aspetta.» lo richiamò «Mi prometti di fare piano?»

Thomas si fermò ma non si voltò, aveva bisogno di un attimo. Quella frase aveva già immaginato di sentirla pronunciare da quelle belle labbra soffici, ma non di certo in quel contesto «Ehm, certo.» si schiarì la gola e tornò da lui «Siediti.»

«Non posso…?»

«Siediti.» consigliò con un sogghigno dettato dall’esperienza.

«Se sei convinto che sia necessario…» prese una sedia con la mano sana e ci si accomodò sopra.

«Conoscendoti e conoscendo cosa devo fare ne sono più che convinto.» si sedette sulla sedia di fronte alla sua e gli fece posare il bracco sul tavolo «Ora non pensarci, cercherò di fare il più piano possibile ma non ti garantisco niente.»

Annuì, spaventato più dall’attesa del dolore che dal dolore stesso, ma lasciò che Thomas prendesse il controllo della situazione, affidandosi alle sue mani.

«Vuoi qualcosa da mordere?»

«Ma figuriamoci se… Ah!» urlò quando iniziò appena a tirargli il posto per far tornare a posto l’articolazione «Avevi detto che facevi piano!» protestò con le lacrime agli occhi.

«Difatti ti ho appena toccato, principessa.» lo prese in giro.

«Smettila, mi stai facendo male e in più ti prendi gioco di me!»

«Cosa sta succedendo qui?» chiese la voce inquisitoria di Carson affacciandosi nella sala comune.

«Niente, Mr. Carson, qualcuno semplicemente non sopporta il dolore.»

«Questo non è vero.» Jimmy tirò su con il naso, rovinando del tutto il senso della propria frase.

«Perché state facendo piangere James?» domandò aggrottando la fronte.

«Io non sto piangendo.»

Fu ignorato.

«Sto cercando di sistemargli il polso in modo che possa tornare a fare il suo lavoro, ma l’unico modo in cui si rimette in sesto un polso slogato è piuttosto doloroso.»

«Quanto meno ora è a posto?»

«Non ho ancora nemmeno iniziato.»

«Ah no?» chiese Jimmy senza riuscire a nascondere un’aria sconsolata.

«Se si sta già comportando così già ora fatemi il favore di allestire la vostra infermeria in un posto più appartato, non voglio che qualche cameriera si spaventi.» lanciò un’occhiata indecifrabile al biondo e poi uscì.

«Ecco, grazie, adesso pensa che io sia una povera ragazzina spaventata.» sbuffò abbandonandosi contro lo schienale della sedia.

«Tu sei una povera ragazzina spaventata.» gli fece notare con una risata accendendosi una sigaretta «Allora, vuoi ancora che ti aiuti o no?»

«Sì, ma non qui.»

Inarcò un sopracciglio «Dove allora?»

«Non lo so, ma non qui dentro, è meglio trovare un posto isolato.»

“Tu? In un posto isolato con me? Sul serio?” pensò cercando però di non darlo a vedere «Hai un’idea sul dove?»

«No. Tu sei qui da molto più tempo di me, non conosci un qualche posto in cui possiamo nasconderci e in cui non ci sia nessuno a prendermi in giro?»

«Io ti prenderò in giro lo stesso, sappilo.»

«Beh, nessuno a parte te, tu vai bene.» si strinse nelle spalle e arrossì vagamente intuendo come avrebbero potuto essere lette le sue parole, ma non fece niente per ritrattare.

«Forse un posto ci sarebbe…» disse dopo qualche momento di silenzio.

«Allora andiamoci. Dove si trova?»

«Un po’ lontano da qui, se partiamo adesso Carson non si arrabbierà nemmeno perché avremo fatto tardi.»

«Perché dovremmo fare tardi?»

«Perché stiamo parlando di Carson: se non sei insieme a lui stai facendo tardi.»

Si mise a ridere, poi si alzò e seguì Thomas alla porta visto che ormai lui si era avviato «Mi dici dove stiamo andando?» chiese dopo un attimo.

«C’è una piccola costruzione nel bosco, un capanno diciamo.»

«E tu come lo conosci? Non sei un giardiniere.»

«Ho… è una storia lunga.» non gli sembrava il momento di raccontargli di quando ci aveva chiuso Isis dentro.

«Quanto ci vuole ad arrivare?» domandò dopo un po’ trotterellandogli dietro.

«Sarà la quarta volta che me lo chiedi. Ancora un po’.»

«Mi devi fare così male al polso per sistemarmelo da dovermi portare in un’altra contea?»

Alzò per l’ennesima volta gli occhi al cielo «No, ma non ci sono posti che siano a metà distanza, quindi fatti andare bene questo o tieniti il polso che fa male e Carson che ti guarda male a ogni pasto che non puoi servire.»

«Non è il caso di essere così acido.»

«Io non sono acido.»

«Ah no? A volte mi sembra di parlare con un limone.»

«Quando la vita ti dà tanti limoni…»

«Ti fai una limonata, non diventi così.»

«Possiamo cambiare discorso?» domandò stanco di affrontare quella conversazione con Jimmy; la sua vita non era stata delle più facili, anzi, era stata costellata da continue delusioni che lo avevano portato a stare ogni volta peggio, ma non aveva assolutamente intenzione di mettersi a parlarne con Jimmy visto che proprio lui era la causa delle ultime sue sofferenze.

«Non vedo perché.»

«Perché lo dico io.» lo zittì «Ecco, siamo arrivati.» gli posò una mano sul braccio e lo vece svoltare a sinistra verso il capanno nascosto dalle fronde.

«Non potevamo sederci nel bosco e basta?»

«Non ho voglia di sporcarmi con della terra solo per metterti a posto il polso.»

«Dimentico sempre la tua gentilezza.» gli diede un pugno sul braccio a cui Thomas rispose spintonandolo, e a breve finirono con l’ingaggiare una vera e propria lotta scherzosa sul sentiero davanti al capanno; il moro provò a farlo smettere e a condurlo all’interno, ma Jimmy dopo un paio di passi inciampò e cadde a terra trascinandolo con sé, finendo con atterrare su di lui in mezzo all’erba alta, le labbra premute per sbaglio contro le sue.

Thomas provò subito ad allontanarsi da quel contatto così sconveniente che temeva avrebbe portato l’altro a non rivolgergli di nuovo la parola per chissà quanto tempo, ma Jimmy approfittando del fatto di trovarsi sopra di lui premette con più decisione le labbra sulla sua bocca socchiusa per la sorpresa; facendo attenzione a non appoggiarsi al polso dolorante si spostò leggermente, riuscendo così ad accomodarsi sul petto di Thomas che si alzava e abbassava velocemente sotto il suo peso.

Passò la punta della lingua sul suo labbro inferiore, ma Thomas non rispose nemmeno a quello, rimanendo immobile «Beh?» chiese confuso sollevandosi sul braccio sano.

«T-tu sei solo caduto, niente di più, non c’è niente di diverso, è…» fu zittito dalle labbra dell’altro che andarono a chiudergli la bocca.

«Ora non sono caduto, non sono scivolato, non sono inciampato.» soffiò contro le sue labbra prima che Thomas si sporgesse verso di lui e si decidesse finalmente a baciarlo in modo decente, in un modo che lo fece mugolare di piacere per quel bacio che non aveva niente di simile a quegli sciapi contatti con Ivy o con qualunque altra ragazza prima. Non poté trattenersi dal passargli entrambe le braccia dietro al collo per annullare quella minima distanza che ancora si trovava tra di loro.

«Cosa significa tutto questo?» chiese Thomas quando si separarono, entrambi a corto di fiato.

«Non lo so, giudica tu.» gli posò un bacio sull’angolo della bocca e non lasciò andare la presa delle proprie braccia per quanto il polso gli facesse male in quella posizione.

«Sappiamo entrambi cosa è successo l’ultima volta che sono stato io a giudicare, preferirei non commettere lo stesso errore.» allungò una mano verso il suo viso e Jimmy vi andò incontro come un gatto.

«Posso assicurarti che questa volta sarà diverso. E giuro che se spunta di nuovo Alfred questa volta gli spacco la faccia.»

Thomas rise e gli passò una mano tra i capelli dorati «Quindi cosa devo capire questa volta?»

«Che baciarmi mentre dormo senza chiudere prima la porta non è la migliore delle idee,» si liberò della mano tra i propri capelli solo per poter raggiungere le sue labbra e lasciarvi un lungo bacio «Ma che va più che bene se non c’è nessuno nei dintorni.»

Sorrise felice, e Jimmy si rese conto che quella era forse la prima volta che lo vedeva sorridere in quel modo; non che quando erano insieme non sorridesse, non intendeva questo, ma quello era un sorriso diverso, uno di quei sorrisi che non restavano circoscritti alla zona delle labbra ma che contagiavano anche gli occhi solitamente freddi di Thomas.

«Cosa c’è?» chiese il moro vedendolo assorto, pensando già al peggio.

«Stavo solo pensando.»

«A cosa?»

«A niente.» gli si strinse di nuovo contro andando ancora una volta a baciarlo, scacciando così quell’espressione preoccupata che aveva visto disegnarsi sul suo viso non appena aveva iniziato a pensare che ci fosse qualcosa che non andava. Presto si ritrovò con la schiena appoggiata a terra, e doveva ammettere che anche se pensare di stare in una posizione simile qualche tempo lo avrebbe spaventato il polso andava decisamente meglio ora che poteva posarlo a terra senza doversi appoggiare sopra ad esso; lasciò tranquillamente che Thomas gli facesse stendere le braccia all’indietro sul prato mentre continuava a baciarlo dolcemente ma allo stesso tempo con frenesia, quasi avesse paura che cambiasse idea e volesse assaporare ogni momento. Quello che non sapeva era che Jimmy, dopo aver finalmente trovato il coraggio di compiere quel passo, non si sarebbe più certamente tirato indietro.

«Ah!» esclamò mentre lacrime di dolore iniziavano a pungergli gli occhi «Cosa hai fatto?» chiese confuso riportando verso il basso il polso dolorante.

«Ti ho sistemato il polso mentre non te ne accorgevi.» sogghignò soddisfatto puntellandosi su un gomito.

«Per tua sfortuna me ne sono accorto…» borbottò massaggiandosi il polso che a ben vedere però non faceva più tanto male.

«Io non mi sono accorto di niente.»

«Oh, certo, tu no.»

Alzò gli occhi al cielo e gli prese il polso tra le mani, lasciandovi una serie di baci che fecero arrossire il biondo «Meglio?»

«Forse…» sorrise incapace di trattenersi dal farlo «Toglimi una curiosità: questo metodo lo usavi con tutti i pazienti?»

«No.» rise «Ma devi ammettere che ha funzionato. Da come hai reagito prima quando ho provato anche solo a esaminarti il polso ho pensato di doverti far ubriacare e svenire per poterti sistemare senza che qualcuno pensasse che ti stavo ammazzando.»

«Sappiamo entrambi che non è un bene quando io bevo troppo… E poi non ho fatto così tante storie.»

«Se ti fa piacere crederlo…» gli concesse baciandolo perché non ribattesse «Forse siamo rimasti un po’ troppo qui.»

«Mi piace stare qui.» protestò catturando le sue labbra tra le proprie ancora una volta.

«Ma qualcuno ci verrebbe a cercare, e questa volta non ci sono cariche disponibili da assegnarmi per non licenziarmi visto che il posto di maggiordomo è occupato, ma forse sapendolo a Carson verrebbe un infarto, quindi…»

«Ho capito, torniamo.» rise.

«Ecco.» si alzò e gli porse una mano che Jimmy accettò, e una volta rialzatosi non poté fare altro che finirgli di nuovo tra le braccia.

«Qualcosa mi dice che avrei dovuto slogarmi il polso prima.» sussurrò contro le sue labbra.

«Mai stato più d’accordo.» gli passò le braccia attorno alla vita e lo strinse ancora una volta a sé «Andiamo.» sospirò, desiderando che quel momento non finisse mai «E inoltre devo ancora fasciarti il polso.»

«Altrimenti?»

«Potrebbe tornare com’era prima e dovrei di nuovo sistemarlo.»

«Che ne dici di lasciarlo così?» nei suoi occhi celesti passò un lampo di malizia e Thomas fu costretto a spingerlo contro un albero e a baciarlo fino a quando entrambi non rimasero a corto di fiato.

«Poi chiamerebbero Clarkson credendo che io non ne sia capace, quindi no.»

«Come preferisci, ma stasera posso venire in camera tua?»

Sgranò gli occhi e si limitò ad annuire, a corto di parole.

«Perfetto, allora possiamo andare.» si avviò lungo il sentiero e fu subito seguito da Thomas che si affrettò a raggiungerlo.

«Hai presente il tuo proposito di non sistemarmi il polso sedendoti da qualche parte nel bosco per non sporcarti di terra? Sembra non abbia funzionato bene.» ridacchiò indicando la sua giacca e la sua camicia, notando che i propri vestiti erano però ridotti nelle stesse condizioni.

«Tutta colpa tua.» lo accusò sorridendo, di nuovo quel sorriso caloroso che coinvolgeva anche gli occhi che aveva tanto stupito Jimmy.

«E come pensi di spiegarlo a Carson?» lo sfidò inarcando un sopracciglio.

«Semplice: gli dirò che avevi paura come un bambino di farti sistemare il polso e che ho dovuto rincorrerti per mezzo il bosco e placcarti per farti stare fermo e non farti scappare ancora.»

«Non scapperò ancora.» gli passò le braccia dietro al collo e si concesse un ultimo bacio prima di uscire dal riparo degli alberi.

 

 

 

 

 

Note della Vecchia Volpe

Non chiedetemi come mi è venuta in mente tutta questa cosa, ma guardando la quarta stagione ho notato che Jimmy, dopo essersi slogato il polso, lo aveva fasciato, ma non da Clarkson. Quindi… quale medico rimane a Downton? Esatto, Thomas.

Ringrazio la mia nonnina per avermi suggerito l’idea del capanno e tutti colore che hanno letto <3

  
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