Fanfic su artisti musicali > The Vamps
Segui la storia  |       
Autore: jamesguitar    01/04/2014    3 recensioni
'Un per sempre è come prendere la luna per me, Brad.'
'E allora riuscirò a prenderti la luna.'
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bradley Simpson, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
     
Chapter 3.
 
Era da tre giorni buoni che Noah rifletteva sulla sua conversazione con Brad. Era arrabbiata con lui per quello che le aveva detto, e non lo avrebbe dimenticato facilmente, nonostante il cuore le ordinasse di correre fra le sue braccia, di cercare di vivere il poco tempo che le rimaneva con lui. Ma sarebbe stato da egoisti.
Aveva convinto la madre a farla uscire da sola, promettendo di camminare lentamente, per non stancarsi.
Era imbarazzante dover sempre uscire con lei, e soprattutto lo era vedere ragazzi spensierati correre per le strade mano nella mano, ridere, fare tutto ciò che lei non avrebbe mai potuto fare, e guardarla storta per la compagnia della donna.
Noah non sarebbe mai stata felice, lo sapeva.
Che poi, in fondo, cos’è la felicità? È la gioia di un bambino quando gli fanno un regalo? Trovare l’amore della tua vita? Raggiungere gli obiettivi che hai sempre voluto?
La felicità era una sensazione momentanea, era questo che Noah pensava. Non si poteva mai essere felice per sempre, riuscire a raggiungere ogni obiettivo, ogni caramella, ogni innamorato.
Innamorato.
Anche l’amore, cos’è, alla fine? Le farfalle nello stomaco quando qualcuno ti parla? Le gambe di gelatina? Il cuore che batte più forte?
Ecco, il punto è che Noah aveva una risposta per tutto, anche se spesso era abbastanza contorta, ma non per questo. L’amore era sempre stato troppo difficile da capire.
Sentiva i suoi passi lenti echeggiare sull’asfalto, nonostante il marciapiede londinese fosse pieno di gente. Era come se il mondo andasse più veloce di lei, come se Noah andasse al rallentatore, o addirittura come se fosse ferma, a guardare il mondo evolversi, andare avanti, sapendo che non avrebbe mai potuto fare lo stesso.
Bradley le aveva detto che era una ragazza che aveva paura di vivere, le aveva detto che vedeva le cose nel modo sbagliato. Ma il fatto era che le sue spiegazioni erano troppo irreali, troppo fantasiose per essere la verità.
Noah aveva pensato tante volte ai problemi del mondo per consolarsi, ma era arrivata sempre ad un’unica, semplice conclusione. Tutta la povertà, le crudeltà, avevano una possibilità di risolversi. La sua malattia no. Era irrecuperabile.
Se fosse stato tutto così semplice, allora Noah non avrebbe avuto problemi. Il problema era causato non da quelle parole di Brad, che si, la avevano offesa, ma non c’entravano nulla.
Il problema erano state delle semplici, quasi insignificanti parole.
“E muoio dalla voglia di baciarti.”
Perché era così difficile ignorarle? Perché non smetteva di pensare a lui e basta?
Noah non lo sapeva, e si tormentava, per questo.
Avrebbe voluto tornare alla sua vecchia, umile vita, in cui si, era triste, ma accettava il suo destino, nonostante le facesse del male.
Adesso era diverso, lei voleva vivere, voleva poter stare con Brad, ignorare tutti i casini che li dividevano.
Noah era così immersa nei suoi pensieri che andrò a sbattere contro qualcuno, rischiando di cadere a terra. Per fortuna lui la prese al volo, sorreggendola per le braccia.
Alzò gli occhi, pronta a ringraziarlo di cuore, ma si bloccò, sorpresa.
Di fronte a lei c’erano dei ricci mori, degli occhi marroni come il cioccolato e un sorriso così bianco da mozzare il fiato.
Potevano appartenere ad una sola persona.
Noah si affrettò ad allontanarsi dal ragazzo, lisciandosi i jeans sulle gambe, giusto per avere qualcosa da fare.
“Hai visto?” disse Brad. “è semplicemente destino.”
La ragazza fece per andarsene, ma lui le prese il braccio, costringendola a voltarsi. Il sorriso che aveva non cessava di brillare, rendeva ancora più difficile allontanarsi da lui.
“Bradley, lasciami andare.”
“Da quando hai ricominciato a chiamarmi così?”
Sembrava sempre sviare gli argomenti importanti, lo faceva apposta per farla arrabbiare. Eppure, lei non poteva fare a meno di considerarlo dannatamente adorabile.
“Non è la cosa più importante, adesso.”
“Decidi sempre tu cosa è importante, vero?”
Lei lo guardò di traverso, e lo strattonò, fortunatamente con successo.
Infilò le mani in tasca e riprese a camminare, ma lui la seguì, senza tuttavia toccarla nuovamente.
“Per quanto hai intenzione di avere paura?”
La ragazza sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
“E tu quando la smetterai di farmi i discorsetti morali?”
“Quando li capirai.”
Noah si fermò, e guardò Bradley con un’espressione infuocata.
“Hai davvero rotto, Bradley.”
“Ho rotto cosa?”
“Non ho intenzione di dirlo.”
“Giusto, dimenticavo. Sei troppo pura.”
Noah non rispose, troppo occupata a realizzare se quello che aveva detto era un complimento o no. Era arrabbiata con se stessa, per il semplice fatto di non riuscire a mandarlo a quel paese, anche con brutte parole, e a continuare la sua infelice vita.
Che poi, sarebbe stata infelice comunque, con o senza di lui.
“Vuoi venire a casa mia?” ruppe il silenzio Bradley, tirando le labbra in un sorriso che mostrava le sue fossette, che Noah adorava.
“Con me questi giochetti non funzionano, riccio.”
Lui rise, e si passò una mano fra i capelli che la ragazza aveva appena menzionato, senza smettere di fissarla. Di sicuro era il suo tentativo di sedurla, di farla cadere ai suoi piedi, e lei non avrebbe ceduto.
Mai.
Era per il bene di entrambi, in fondo.
“Dico sul serio. Hai dimenticato gli spartiti, l’altra volta.”
Noah alzò gli occhi al cielo, ma non poté fare a meno di sorridere.
Voleva davvero dire di no, sul serio. Lo desiderava con tutta se stessa. Ma come faceva, se lui la guardava in quel modo, se era così bello, così simpatico? Non poteva, ecco tutto.
“Va bene. Ma poi non ci parleremo più.”
“Eh no, così non vale.”
“Prendere o lasciare, femminuccia”
Lui rise, e infilò le mani nel cappotto.
“Ci sto.”
“Allora andiamo, dai.”
Bradley fece un sorrisetto, e la prese per mano, facendola rabbrividire. Tuttavia, pur sapendo che era un gesto fraintendibile, sbagliato, lei non si oppose.
Noah si sentì strana, mentre Bradley la trasportava per la città nella sua mano, al sicuro di ogni pericolo. Si sentì osservata da alcune ragazze sole, si sentì invidiata.
E le piacque.
Per una volta, non era lei ad essere invidiosa degli altri.
Bradley si fermò davanti ad un’auto gialla, e le lasciò la mano, provocando una nostalgia improvvisa, impossibile da spiegare.
Aprì la portiera a Noah, imitando un gesto galante, e facendola ridere.
Poi andò a sedersi al posto del conducente, ed accese il motore, facendosi largo tra i passanti, ed imboccando le vie affollate di Londra.
“Ti avverto, non ho intenzione di darti gli spartiti e lasciarti libera.”
“Bradley!”
Lui rise sotto i baffi, guardando davanti a sé, e ignorando la sua espressione scandalizzata.
“Fa come vuoi, denunciami per sequestro di persona, ma io e te vedremo un film a casa mia.”
Noah sbuffò, incrociando le braccia al petto, ed appoggiandosi al sedile di stoffa. In effetti, tutta questa ansia la aveva stancata troppo.
Eppure si sentiva bene, per una volta. Era come se ci fosse una piccola luce accesa nell’oscurità del suo cuore, più luminosa e più potente degli eccessivi globuli bianchi nel suo sangue, che la guidava attraverso l’oscurità, che la teneva in vita, che riusciva a farla sentire viva, nonostante fosse in punto di morte.
Perché si, lo era. I medici dicevano che si sarebbe trovato un donatore compatibile, ma ormai lei non ci credeva più così tanto.
“Che film?” domandò, dopo quelli che parvero secoli.
“Non so, cosa ti andrebbe di vedere?”
“Decidi tu, basta che non sia qualche cavolata su gente che è malata di cancro e incontra l’amore della sua vita, perché credimi, non sono affatto in vena.”
Lui rimase in silenzio per qualche secondo, le mani strette sul volante e le labbra serrate. Poi la guardò per un secondo, scuotendo la testa.
“Possibile che tu debba sempre tirare fuori l’argomento?”
“Beh, non ho paura della verità. A differenza di quello che pensi, non mi spavento per qualsiasi cosa.”
“Sei stata tu a dirmi che hai paura di tutto.”
Noah alzò gli occhi al cielo, sentendosi arrabbiata. Lui la faceva impazzire.
“Sei sempre così pignolo?”
Lui sorrise, e alzò le spalle.
“Sempre.”
Noah girò la testa, cercando di non guardarlo, perché avrebbe solo accentuato i suoi sentimenti contraddittori. Da una parte, c’era una specie di odio verso di lui, una rabbia ogni volta che a contraddiva. E dall’altra, c’erano quelle maledette farfalle nello stomaco, quell’idiota nostalgia delle loro mani intrecciate.
Fuori dal finestrino sfrecciavano negozi, bar, ristoranti, monumenti che attiravano milioni di turisti. E poi c’era lei, che osservava tutto, senza una vera ragione, e che si sentiva così piccola, in quel mondo così enorme.
 
 
Arrivarono a casa di Bradley pochi minuti dopo. Era piccola, ma carina. Rivestita da mattoncini rossi, e con una porta in legno lucido verde, con sopra una targhetta con su scritto ‘Simpson’.
Noah sorrise, mentre Bradley armeggiava con le chiavi, ed apriva la porta. Dentro la casa era altrettanto accogliente, ma Noah cercò di non osservarla troppo, per non apparire invadente.
“Mio padre non c’è” disse Bradley, entrando in quello che doveva essere il salotto, e fuoriuscendone con un dvd in mano.
“Come da copione.” Borbottò invece Noah.
Lui rise, e salì delle scale di legno, invitandola ad imitarlo.
“Vieni, la mia camera è di sopra.”
Lei lo seguì, un po’ timorosa di ciò che stava per accadere, di ciò che avrebbero fatto. Le avevano sempre insegnato a non fidarsi dei ragazzi, ad essere diffidente.
Entrarono in una stanza dipinta di blu, con un letto ricoperto da una trapunta rossa, una tv abbastanza grande ed un armadio, vicino ad una scrivania con alcuni libri sopra. Tutto normale, prevedibile per un ragazzo della sua età, se non fosse stato per un pianoforte, appoggiato alla parete, e che occupava abbastanza spazio. Doveva piacergli davvero suonare, se era così importante, per lui.
“Dammi gli spartiti, prima di tutto.” Disse Noah, incrociando le braccia al petto.
Bradley rise, e si avvicinò ad una cassettiera che Noah non aveva notato, iniziando a frugare nel cassetto più in alto. C’era una confusione pazzesca, e Noah era sicura che non avrebbe trovato nulla.
“Scusa” disse infatti. “Credo di averli lasciati a teatro.”
Lei alzò gli occhi al cielo, e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
“Oddio, ma lo fai apposta?”
Il ragazzo rise nuovamente, cosa alquanto seccante.
“Seriamente, te li porterò un’altra volta.”
“Si, certo.”
Noah fece per andarsene, stanca dei suoi giochetti, ma lui le bloccò il braccio, deciso a non lasciarla andare via.
“Bradley, lasciami!”
“No.”
“Ti approfitti in questo modo solo perché non ho abbastanza forza per liberarmi.”
Lui la liberò dalla sua presa, con un’espressione triste, delusa.
“Non lo farei mai. Sai cosa penso. Tu puoi fare tutto ciò che vuoi.”
Noah abbassò gli occhi, imbarazzata, senza tuttavia arrossire.
Rimasero in silenzio per un po’, finché Noah spezzò il silenzio, cercando di farsi perdonare per la sua recente insinuazione.
“Allora.. che film hai preso?”
Gli occhi di lui si illuminarono, e le fece segno di sedersi sul letto, mentre andava ad infilare il dvd nel lettore.
Quando finì, si sedette vicino a lei, prendendo il telecomando. Era più felice che mai.
“Divergent. Credo sia il più adatto a te.”
“E perché?”
“Lo scoprirai guardandolo, mia cara.”
Il ragazzo schiacciò il tasto PLAY, e il film iniziò. Noah pensò subito che fosse molto bello. Aveva sentito parlare di quella saga, ma non la aveva mai letta. Aveva letto molti altri libri, ma quello mai.
All’inizio non capì a cosa si riferisse Bradley, ma, andando avanti con il film, diventò tutto più chiaro.
La ragazza, Tris, sceglieva di entrare nella fazione degli intrepidi, perché ne ammirava il coraggio. E lì conosceva Quattro, che la aiutava ad affrontare le sue paure, ad imparare che la paura non deve abbatterti, ma accenderti, deve diventare il tuo punto di forza.
Nel film, la protagonista sapeva di essere speciale, di essere diversa dagli altri. Imparava ad accettarlo.
Ora si che capiva perché era adatto a lei.
Quando il film terminò, Noah si girò a guardare il ragazzo, che aveva un sorrisetto ebete stampato in faccia.
Per tutta la durata della pellicola, la ragazza si era tenuta a distanza da lui, attenta a non sfiorarlo nemmeno con mezzo dito, e lui non aveva insistito a toccarla.
“Perché ridi?”
“Perché mi sento in imbarazzo.”
Noah rise, e incrociò le braccia al petto. “E perché, scusa?”
“Mi.. mi metti in soggezione tu, non posso negarlo.”
La ragazza smise di ridere, ma un accenno di sorriso rimase impresso nel suo volto, nonostante facesse di tutto per spegnerlo.
“Tu non sei mai in imbarazzo.”
“Invece si. Quando ci sei tu in continuazione, per di più. Sono solo bravo a nasconderlo.”
Smise di tenere le distanze da lei, intrecciando le dita alle sue. Dal canto suo, Noah non si mosse, incapace di agire, perché aveva paura.
Ma era davvero paura di vivere? Bradley aveva ragione?
“Ti ho già detto come la penso, lasciami, per favore.”
Slegò le dita dalle sue, nonostante fossero improvvisamente fredde, bramose della presenza di quel ragazzo, che riusciva a farla sentire unica, speciale, come nessuno aveva mai fatto.
Lui rise amaramente, e guardò fuori dalla finestra per un secondo, come per trattenersi dal piangere, dall’impazzire.
Le dispiaceva fargli del male così, ma era più che convinta che, stando con lui, o baciandolo, esattamente come il cuore le diceva di fare, avrebbe sofferto di più.
Era davvero così? Sarebbe stato bene quando sarebbe morta, se non stavano insieme?
“Il film ti è piaciuto, comunque?” ruppe il ghiaccio Bradley, tornando a guardarla con gli stessi occhi marroni di sempre, solo un po’ più lucidi.
“Era bellissimo.”
“Bene.”
Aveva un sorrisetto stampato sulle labbra, ma era falso, Noah avrebbe potuto giurarci.
Sapeva che aveva detto che non avrebbero più dovuto vedersi, che sarebbe stato sbagliato, avrebbe reso tutti i suoi sforzi per tenerlo lontano da sé completamente inutili. Ma le faceva male vederlo così triste, in quello stato.
“Possiamo rivederci domani? Così mi puoi dare gli spartiti.”
Gli occhi di Bradley si accesero di meraviglia, e la fissò così intensamente che pensava si sarebbe sciolta da un momento all’altro.
“Ti rendi conto che quello che fai va contro quello che dici?” sbottò, levandosi in piedi, infilando le mani in tasca.
Lei anche si alzò in piedi, e abbassò un po’ gli occhi.
“Cercavo solo di essere gentile.”
“Quindi di me non ti importa nemmeno un po’? non provi niente? Guardami, per favore.”
Noah rialzò lo sguardo, incatenandolo al suo, come sempre incapace di liberarsi.
Non voleva rispondere, non poteva. Era arrabbiata con se stessa, ancora una volta, per non riuscire a smettere di pensare a quel ragazzo, per non essere indifferente a lui.
Per provare emozioni.
“Brad.. sono complicata, okay? Nessuno mi capirà mai, nemmeno tu.”
Lui sospirò, sorridendo amaramente, e poi alzò un sopracciglio, liberando le mani dalle tasche.
“Mi hai richiamato Brad. Posso festeggiare.”
Lei rise, e lui si avvicinò. “Vieni domani mattina davanti al teatro, d’accordo? Ti darò gli spartiti, e ti farò fare qualcosa di divertente.”
“Le cose divertenti non fanno per me.”
“Hai paura anche di queste?”
Noah arrossì, ed aprì la porta, borbottando un ‘devo andare’.
Scese di sotto, e prese il cappotto, che aveva lasciato lì quando era entrata.
“Verrai, vero?”
Brad la aveva seguita di sotto,  e ora i suoi occhi erano speranzosi, ansiosi.
Era incredibile come la sua espressione facesse intendere ogni suo pensiero, anche il più profondo.
Noah voleva rifiutare, lo voleva davvero. Almeno credeva. Ma era stata lei a proporre tutto, e sarebbe stato da pazzi.
“Si, ma se non porti gli spartiti giuro che ti uccido.”
Lui rise, e la tensione e l’ansia di poco prima scomparirono in un attimo.
“Certamente.”
Noah sorrise, e, arrossita un po’, non sapeva il motivo, aprì la porta, uscendo dalla casetta accogliente del ragazzo.
Brad la raggiunse, ridendo di gusto.
“Dove credi di andare? Non sai la strada, ti accompagno io a casa.”
Noah si voltò verso di lui, guardandolo bene, e facendolo arrossire a sua volta.
Fissò le sue fossette, il suo naso, le sue labbra, i suoi capelli.
E pensò che le sarebbero mancate davvero molto.


 
#ANGOLOAUTRICE
Eccomi qui, belli. Ho avuto zero recensioni al capitolo due, e mi dispiace, ma ovviamente aggiorno, perchè sono agli inizi della storia, e spero che qualcuno prima o poi verrà a leggerla :)
Brad è tipo la persona più dolciosa dell'universo aksjdhdh
E Noah ha paura, anche se non vuole ammetterlo è insicura, e solo lui può aiutarla *-*
Va bene, mi dileguo sennò vi spoilero tutto lol
Alla prossima! (Molto presto, se tutto va bene)
Tribute92
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The Vamps / Vai alla pagina dell'autore: jamesguitar