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Autore: aoirghe    07/07/2008    2 recensioni
"Perchè non c'è niente, esatto, nella complessità voluta". Booth e Temperance alle prese col rapporto, finchè un inaspettato nemico minaccerà le loro vite, portando sofferenza e, forse, comprensione. Leggete e recensite!
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Epilogo

 

Insieme.

Lasciò che le labbra di lui scendessero lungo il suo collo, giù sul petto, fino all’ombelico, per tornare sulla sua bocca, a cominciare un altro bacio, lento e profondo.

Lasciò che lui la chiamasse, la toccasse, la respirasse.

Si strinse a Seeley in ogni movimento, aggrappata alle sue spalle larghe, mentre le mani di lui correvano su ogni centimetro della sua pelle, calde, urgenti, tanto familiari.

E poi ogni gesto divenne gesto e basta: le loro gambe allacciate, le dita dei lei tra i suoi capelli, a sfiorare il naso ferito, lungo le sue palpebre, giù verso il ventre, e la bocca di lui aperta su quella di lei, mentre qualcuno, nella notte di fuori, suonava clacson, camminava sui marciapiedi, chiacchierava, nella stessa Washington, nello stesso identico mondo.

Fecero l’amore con tutta la furia e la dolcezza di cui erano capaci: stretti disperatamente l’uno all’altra su un divano, nella penombra densa della stanza, i vestiti ammucchiati per terra.

Fecero l’amore, Seeley Booth e Temperance Brennan: e quando si addormentarono abbracciati, per quel che restava della notte, lei sapeva che erano ancora Seeley Booth e Temperance Brennan, e che erano nudi, sfiniti, sereni.

 

Svegli.

Lasciò, quando gli occhi sgranati di lei gli sorrisero, che gli prendesse tra le labbra un lobo, e che poi respirasse contro il suo collo, mentre le mani correvano a massaggiargli la nuca, i capelli.

Lasciò che Temperance gli baciasse le spalle, e poi appena a destra del cuore, e poi il ventre teso, e ancora più giù. Si concesse di chiudere gli occhi e non sentire più nulla: voleva sentire lei, solo lei, e loro, adesso che c’era un loro.

La coprì con tutto il corpo, spinse, cercò la sua fronte, il naso, il collo morbido.

Seeley la chiamò una volta, due volte, appena sottovoce, e lei si strinse forte al suo petto.

I movimenti stavolta furono solo lenti e soppesati, e Seeley Booth non pensò a nulla e sorrise contro la guancia di lei, annusando la sua pelle, il profumo dei capelli lavati forse solo poche ore prima. Fu dentro di lei e solo in lei, ancora, e le sfiorò le labbra arrossate e dischiuse con la punta dell’indice.

Fecero l’amore per la seconda volta, mentre la luce di un alba appena iniziata pioveva dai vetri, disegnando ombre tenui sui muri bianchi.

 

Mattina.

Lo guardò tornare nella sala, fresco di doccia, con indosso solo un paio di pantaloni neri.

Pensò, Temperance Brennan, che era davvero bellissimo.

- Mi stai mangiando con gli occhi?-.

Ora la guardava con un sorriso sfrontato, infilandosi la cintura.

Temperance, sdraiata sul divano, si sollevò su un gomito e sostenne il suo sguardo divertito:

- Certo che sì, vanitoso-.

- Questa non è vanità, Bones: è consapevolezza-.

Lei rise.

Booth si avvicinò al divano e la guardò a lungo, in silenzio.

- Cosa c’è?- mormorò lei, fissandolo dal basso, soffocando un’ultima risata.

- Niente. Ti sto solo guardando-.

Le si sedette accanto, passandole una mano su una guancia. Temperance gli baciò il palmo:

- Noi … credo dovremmo andare al lavoro-.

Booth fece un gran sospiro:

- Già-.

- E io devo ancora fare la doccia-.

Temperance si mise seduta, coprendosi con una coperta. Gli diede un bacio veloce:

- È meglio che mi alzi-.

Booth scattò in piedi:

- Doccia, hai detto?-.

- Sì, per …-.

Lui le sorrise e la interruppe, sollevando una mano. Cominciò a sfilarsi la cintura, fissandola con uno sguardo dei suoi: uno di quelli che le facevano scottare guance, fronte, ventre.

- Che fai?- sussurrò Temperance, alzandosi dal divano.

Booth si chinò e la baciò il collo:

- Vengo a fare la doccia con te, è chiaro-.

Lei aprì la bocca per azzardare una flebile protesta, ma le labbra di Booth si spostarono sulle proprie.

E tanto bastò per zittirla definitivamente.

 

 

 

Angela Montenegro tamburellava con le dita sul tavolo da lavoro, pensosa.

Non riusciva, ad ogni modo, a non sorridere.

Accavallò le gambe e si appoggiò allo schienale della sedia, contemplando in pace ciò che vedeva a pochi metri dalla sua postazione, nell’ufficio di fronte.

Stavano in piedi, uno di fronte all’altra, senza toccarsi: Booth aveva le mani infilate nelle tasche e ascoltava, mentre Brennan parlava intensamente, gesticolando a tratti, la testa abbassata.

Non c’era molto spazio, tra i loro corpi: Angela poteva immaginare qualche pugno d’aria, pochi centimetri, e pensò che un’assenza completa di distanza, tra i quei due, sarebbe stata figurativamente perfetta.

Non per niente, Angela Montenegro era un’esteta.

E poi Booth fece quello che Angela si aspettava, nell’armonia di quella scena: mentre il sole scaldava le vetrate, illuminando l’ufficio, Seeley Booth allungò una mano e sfiorò delicatamente il mento di Brennan, costringendola ad alzare la testa.

E fu in quel momento che Angela, a malincuore, decise di tornare al proprio lavoro.

Le era bastato un niente, per capirlo: un conto era osservare un quadro vivente, un conto una coppia d’amanti, che avevano appena scoperto di esserlo.

 

 

- Allora siamo d’accordo, no?-.

Booth l’aveva costretta a sollevare gli occhi, e con le dita le carezzava piano il mento.

Lo fissò:

- Sì-.

Rimasero per qualche istante in silenzio, guardandosi negli occhi.

Seeley sentì il cuore pulsargli contro lo sterno, e lasciò le sue dita si spostassero sulla bocca di lei. Le sfiorò il labbro inferiore, leggermente dischiuso.

Temperance lo lasciò fare, la testa che ronzava e una strana sensazione di calore nel petto: per un attimo, desiderò essere a casa propria, sul letto, a fare l’amore con l’uomo che aveva di fronte.

- Un cassetto dove te ne potrai dimenticare andrà benissimo- mormorò lui, con un sospiro.

- Dovremmo dimenticarcene, dici?-.

- La lettera è pur sempre di uno psicopatico, Bones-.

La guardò con gli occhi pieni di qualcosa che, lì per lì, Temperance non riuscì a definire:

- Saremmo quello che siamo comunque. Con o senza quella lettera-.

Lei annuì:

- Va bene-.

Il pollice di Seeley le dischiuse le labbra con dolcezza:

- Tanto tu non hai mai creduto nella psicologia, no?-.

- No, infatti-.

Ancora quella cosa nello sguardo di Booth: si sentì mozzare il respiro, vi si perse dentro.

Cos’era?

Calore, spazi scuri, voglia di urlare e sussurrare insieme.

A Temperance Brennan non era mai piaciuto avere a che fare con cose che non riusciva a definire. La disorientavano, la spaventavano con quella loro assenza di chiarezza e confini.

E quando Booth si chinò a baciarla lo accolse col cuore in gola, una sensazione di gioia e paura ed eccitazione insieme, senza sapere che sarebbe bastato chiederla a lui, quella definizione, che sarebbe bastato solo domandare, e Booth avrebbe avuto la risposta.

Non sapeva nemmeno che Angela non ce l’aveva fatta a trattenersi, e alla fine era rimasta a ossevarli al di là delle vetrate, mentre si baciavano e le mani di Temperance correvano dietro la nuca di Booth.

Seeley, invece, aveva percepito quella domanda nella pelle di lei, non appena le loro fronti si erano sfiorate: aveva sentito i suoi timori, e avrebbe voluto dirle che erano anche i suoi, ma che in fondo non importava. Perché c’era una definizione, per ciò che Seeley Booth teneva chiuso negli occhi.

Lo conosceva bene, e ora più che mai.

Ci sarebbe stato tutto il tempo, per spiegarlo a Bones.

Per dirle, magari coprendo il corpo di lei con il suo, in mezzo a una notte di quiete e lenzuola e luci spente a ingannare l’arrivo inevitabile del giorno, che si chiamava amore.

Amore e basta.

Libero. Gratis.

 

Fine

 

Grazie a tutti voi che avete avuto la pazienza di leggere fino a qui e, soprattutto, di recensire.

Spero tanto che la storia vi sia piaciuta, così come è piaciuto a me scriverla. ;-)

  
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