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Autore: kenjina    07/07/2008    3 recensioni
Narumi Tomoe è una giovane ragazza alle prese con una situazione decisamente troppo più grande di lei. Tra amici, scoperte e un paio di occhi blu detestabili, ecco le vicende e le percezioni di questa giovane, raccontata in prima persona.
Avviso alla gentile clientela: mi dispiace di essere mesi e mesi senza aggiornare, soprattutto se vedo così tante recensioni di lettrici appassionate che aspettano di leggere il continuo; ma sto prendendo in considerazione l'ipotesi di bloccarla e riscriverla; il tempo passa, cambia il mio stile e anche la mia ispirazione, che purtroppo ultimamente sta escludendo Bleach. Chi scrive conosce bene questi momenti! Spero un giorno di riprenderla in mano con lo stesso entusiasmo di un tempo. Non perdete le speranze, magari Narumi e Grimmjow torneranno, prima o poi.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 3

Rieccomi dopo un paio di settimane! Non sono sparita, tranquilli! (come se potesse importare a qualcuno xD). Do subito inizio al capitolo, finalmente qualcosa di interessante succede! Uh uh uh!

Un grazie a:

Valeriana: in effetti non avevo pensato ad un confronto con la famiglia di Icchan… brava che me l’hai fatto notare! ^^ Grazie mille, gentilissima come sempre! Bacione :*

Ino_chan: vero, Hiroaki è così pucchoso *_* Son felice ti piaccia il mio stile, graccie! Bacione :*

Grazie anche a chi da un’occhiata e a xCaRolx per i preferiti! A presto,

Kenjina.

Capitolo III

 

La mattina seguente mi svegliai con un tremendo mal di testa. Ne soffrivo da quando ero piccola e, col passare del tempo, sembrava non voler diminuire d'intensità e, soprattutto, non voleva diminuire le "visite". Mi faceva male tutta la testa, a partire dalle tempie per arrivare alla nuca. Forse avevo dormito troppo. E avevo una strana sensazione... avevo fatto un sogno... un sogno strano e brutto... ma non ricordo esattamente cosa... solo una figura alta, virile, vista di spalle... ricordo il colore dei suoi capelli... di un particolare celeste, forse...

Mi stiracchiai per bene e provai un sollievo immenso nel sentire i muscoli fermi tutta la notte esultare per il benessere. Rimasi ancora un po’ sdraiata sul letto, fissando immobile il soffitto. Ero sgombra da pensieri, che fossero cupi o belli, quando come un flash mi tornarono alla mente gli avvenimenti del giorno prima.

Allora non era un sogno. Era tutto vero.

Sospirai, rassegnata, alzandomi e mettendomi una felpa addosso. Era una mattina molto fresca, sebbene preannunciasse sole. Finalmente aveva smesso di piovere, dopo settimane in cui il cielo non finiva di bagnare la terra. Scesi verso la cucina e vi trovai papà, intento a preparare la colazione.

- 'giorno. - dissi, nascondendo uno sbadiglio.

- Oh, Narumi, ben svegliata! Dormito bene? - chiese mio padre, mentre si inchinava per ricevere il mio bacino mattutino.

- Abbastanza. Tu? - chiesi, sedendomi e rannicchiandomi, per cercare di riscaldarmi un po’.

- A dire il vero no. Ero preoccupato. - mi confessò, continuando a preparare.

- Preoccupato? - gli chiesi, studiandolo bene. - Per cosa? -

Non rispose subito, intento a mettere il latte nel fornetto a microonde. Facevamo colazione all'occidentale ormai da anni.

- Per te. - disse semplicemente. Mi fissò con i suoi occhi castano-verdi, così uguali ai miei, e si sedette davanti a me.

Sospirai, cercando le parole giuste. Da dove avrei potuto iniziare? Non mi veniva in mente nulla.

- So che è successo qualcosa... e tu sai benissimo che quando vuoi parlarne io sono qui. Solo, fammi capire se devo stare tranquillo o meno. - Mi sorrise.

Era così buffo e tenero quando cercava di darmi tutto il suo aiuto, anche se non sapeva come prendere bene le cose, come faceva mamma.

Sorrisi anche io, avvicinandomi a lui e abbracciandolo forte.

- Ti voglio bene. - gli mormorai. - Non preoccuparti per me, è tutto a posto. -

Non era vero, ma non volevo vederlo triste per causa mia. Non sopportavo vedere una persona in pena per me. Soprattutto se questa persona era mio padre.

- Anche io ti voglio bene, Na-chan. - Mi chiamava così quando ero piccolissima. Me lo ricordo ancora.

Nel frattempo scese anche Hiroaki che, un po’ geloso, si avvicinò anche lui per essere abbracciato. Scoppiai a ridere e gli schioccai un sonoro bacio sulla guancia, che lo fece arrossire.

Facemmo colazione insieme, parlando dei progetti per queste due settimane che stavano iniziando. Era infatti domenica e le vacanze per la fine dell'anno scolastico erano appena cominciate.

Andai a lavarmi e a cambiarmi con calma, indossando un paio di jeans pesanti e una felpa rossa, così morbida e calda che ricordava quasi un abbraccio.

Uscii di casa per pulire il vialetto del giardino dalle foglie secche degli alberi, ormai quasi completamente spogli. Per fortuna stava per arrivare la primavera e sarebbe bastato poco tempo per vedere i primi germogli spuntare. Era così incredibile la primavera. Tutto ciò che era morto nasceva nuovamente, in un trionfo di colori e vivacità.

Sentii una presenza dietro di me, che scodinzolava felice. Era il mio cagnolone! Kaii mi saltò quasi addosso, coprendomi di feste e leccate varie. Era un Akita Inu, molto grande, col pelo morbidissimo e lungo, che lo facevano somigliare ad una palla di pelo color miele e bianca.

- Che c'è, Kaii?! Vuoi fare un giretto? - gli chiesi, giocando con il suo faccione così simpatico.

Mi abbaiò come risposta e, dopo aver finito di pulire il vialetto, lo portai al parco. C'erano alcuni bambini con i propri genitori e un'aria completamente diversa dalla desolazione della giornata prima. Subito i bambini accorsero verso il mio cane, accarezzandolo e chiedendomi come si chiamasse, quanti anni avesse, se fosse buono, ecc ecc! Ogni volta il mio "cucciolo" faceva questo effetto!

Poi, improvvisamente, si fece attento. Non scodinzolava più. Aveva le orecchie tese. E poco dopo iniziò ad abbaiare, arrabbiato. I bambini si allontanarono impauriti, tra i richiami delle madri che li incitavano ad andarsene.

Mi inchinai verso Kaii, cercando di calmarlo. - Che hai? Calmati, su! Hai visto un altro cane? -

Stupida ipotesi. Kaii quando vedeva un suo simile abbaiava poco e niente. Era calmo e tranquillo e giocava con tutti. Potevo dire con certezza che le volte che l'avevo visto arrabbiato erano state due o tre. Questa volta era strano, veramente inusuale il suo comportamento. Iniziò a tirarmi verso l'interno del parco, come se volesse dirmi di seguirlo.

E docilmente mi feci condurre dove voleva lui, mentre continuava ad abbaiare senza sosta.

- Kaii, insomma! Che ti pren... - non finii la frase, perchè alzai gli occhi e lo vidi. Appoggiato sul tronco di un albero, mani in tasca, uno sguardo arrogante e strafottente. I suoi occhi celesti fissarono senza interesse prima me, poi Kaii. Si mosse leggermente, mentre un tono di sfida apparve nel suo viso. Kaii mugolò, spaventato da quel... ragazzo. Era veramente particolare: capelli celesti, lisci e tenuti all’indietro, in modo tale da avere qualche ciocca che gli ricadeva sulla fronte. Sotto gli occhi aveva una sorta di striscia verde, e sulla guancia destra quella che sembrava la parte di una maschera, in particolare di una bocca con denti aguzzi. Indossava un abito strano, bianco nel complesso e nero nel colletto e nelle risvolte delle maniche... in effetti, assomigliava a quello che indossavo io nelle mie trasformazioni. Teneva una spada sul fianco, retta da una fascia nera intorno alla vita; la giacca era aperta, lasciando intravedere il torace scolpito, solcato da una lunga cicatrice, e... un buco nella pancia?!

Lasciai cadere il guinzaglio del mio cane, tanto fu grande lo stupore.

- Chi... chi sei? - chiesi, guardandolo ora con un po’ di timore. Sentivo, sentivo che era potente... non era di certo un umano, quello assolutamente.

Non rispose, muovendosi verso di me. Feci un passo indietro, cercando il calore di Kaii. Non lo sentii più. Mi voltai velocemente e lo vidi nascondersi dietro un cespuglio. Per quanto mi fosse fedele, era anche molto codardo.

Il ragazzo, intanto, mi guardava quasi come se non ci fossi.

- Grimmjow! Che diavolo ci fai qui?! - sentii una voce dietro di me. Mi girai e vidi Ichigo sotto forma di Shinigami, insieme a Rukia, entrambi brandendo la loro spada, o Zampakuto, come mi avevano detto.

- Ci si rivede, Shinigami. - disse il ragazzo dai capelli celesti, Grimmjow, con un ghigno soddisfatto.

- Non hai risposto alla mia domanda. - esclamò Ichigo, furente. - Che diavolo ci fai qui?! -

Grimmjow mi passò accanto, senza degnarmi di uno sguardo, e andò verso i miei amici. - Girano voci di un nuovo Shinigami, apparso dal nulla. Aizen mi ha mandato a controllare. - fece finta di guardarsi intorno. - Io continuo a vedere solo due fecce che dicono di essere Shinigami. -

Ichigo assunse un'espressione di rabbia e, in una nuvola nera, lo vidi con una giacca lunghissima e nera come la notte.

- Oh, vuoi usare nuovamente quella sottospecie di Bankai? - domandò Grimmjow, sorridendo maligno. - Povero illuso. -

Ichigo iniziò a correre, e gridò: - Getsuga Ten Shou!! -

Vidi Grimmjow sorridere beffardo, allungando un braccio e puntando il dito verso il ragazzo.

- Cero. - mormorò.

Una luce accecante investì i due, tanto che mi dovetti coprire gli occhi con le braccia per non rimanere accecata dalla sua intensità. E successivamente un ombra nera cercò di contrastare il bianco del colpo di Grimmjow.

Quando il tutto si placò un poco vidi Ichigo respirare velocemente, con uno sguardo di fuoco verso l'altro, apparentemente calmo e rilassato.

- Vedo che sei migliorato ancora, Shinigami. - disse Grimmjow, asciugandosi un po’ di sangue che gli colava dalla fronte. - Ma purtroppo per te non sei ancora alla mia altezza. -

Estrasse la sua spada e parò con efficacia e prontezza di riflessi un fendente di Ichigo. Lo vidi sorridere beffardo, mentre continuavano a combattere.

Chi era quel ragazzo? Che ruolo aveva in tutta questa storia?

Lanciò un altro di quei Cero, ma meno potente di quello precedente. Che volesse soltanto divertirsi un po’ e provocare Ichigo? Beh, se così era, ci stava riuscendo. Il mio amico, infatti, era molto nervoso, lanciava attacchi su attacchi, che però nulla potevano contro il ragazzo dai capelli celesti.

Ma fu quando ne Ichigo ne Rukia riuscirono a fermare il ragazzo, ormai visibilmente divertito, che mi accorsi che qualcosa in me stava nuovamente cambiando. E come il giorno precedente sentii l'adrenalina a mille, il cuore battere più velocemente e un forte bisogno di fermare quella situazione, in quel preciso istante.

E avvenne nuovamente.

Una luce bianca si sprigionò dalla mia persona e di nuovo, per la seconda volta, mi ritrovai vestita di quel kimono bianco e nero, un po’ simile all'abbigliamento di Grimmjow a dir la verità, e due spade in mano, puntate contro il ragazzo.

Ichigo e Rukia mi guardarono sbalorditi, mentre Grimmjow si voltò lentamente, con una strana espressione soddisfatta in viso.

- Dunque, sei tu la persona di cui si parla tanto nell' Hueco Mundo. - disse. Ricordo lo sguardo interessato e provocatorio che si leggeva nei suoi occhi. Così come ricordo il brivido che mi attraversò la schiena nel sentire quello stesso sguardo su di me. Voleva combattere, era palese. E io avevo paura. Non sapevo ancora cosa fossi, ne sapevo usare le capacità in mio potere. Sapevo soltanto andare d'istinto. Quello lo sapevo fare bene. Ma avevo imparato che giocare d'istinto a volte non era proprio la scelta migliore.

- Non sembri uno Shinigami, però. - continuò lui, avanzando di qualche passo. Quegli occhi beffardi. Quel sorriso arrogante. Tutto di lui mi portava ad indietreggiare.

Ritirò la spada sul fianco sinistro e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, larghi e bianchi.

Un teppista, ecco cosa mi ricordava. Uno di quelli incalliti, che non potrebbe far altro nella vita, se non rovinare quella altrui.

- Chi... sei? - riuscii a chiedere. Conoscevo il suo nome del resto, ma non cosa realmente fosse.

- Grimmjow Jaggerjack, Sesto Espada. - notò la mia espressione interrogativa. - Oh, bene. Vedo che non sai neanche cosa sia un Espada, oltre che sembrare innocua. Beh, allora ti ucciderò subito. Non ho voglia di perdere tempo con moscerini inutili come te. Aizen dev'essersi bevuto il cervello per avere timore di una così. -

- Non ti azzardare a toccarla, dannato bastardo! - gridò Ichigo, quando vide Grimmjow puntarmi una mano contro. Lo vidi sorridere, cattivo, e contemporaneamente spostare il braccio all'indietro, per colpire di sorpresa il ragazzo dai capelli arancioni.

- Ichigo!! - gridai, spaventata. Rukia, a terra senza forze, non poteva nulla; Ichigo men che meno, se non cercare di limitare i danni. Mancavo solo io... Che avrei potuto fare con le mie due spade?

Agisci d'istinto....

Incrociai le spade e le rivolsi verso Grimmjow, che sembrava non essersi accorto di me. Pensai a qualcosa di non precisato, ad un attacco potente che non conoscevo ma che avrei voluto lanciare. E improvvisamente dalle mie due lame fuoriuscirono due fasci distinti di luce, uno verde acceso, l'altro blù scuro, che confluirono in un unico campo spirituale. Si formò una sfera accecante, che fluttuava in aria, davanti a me. Guardai Grimmjow che, accortosi della luce alle sue spalle lasciò perdere Ichigo, e voltò di tre quarti il viso, per vedere che accadeva dietro di lui. Mi bastò guardarlo negli occhi e la sfera si diresse verso di lui a tutta velocità.

Cercò di ripararsi con le braccia, ma non fu in grado fare più di tanto, perchè lo colpii in pieno. Si alzò una nuvola di polvere e fumo, e notai qualcosa di scuro per terra, una macchia che pian piano si allargava sempre di più... sangue. L'avevo per caso ucciso?

Fu quello che vidi subito dopo che rispose alla mia domanda: Grimmjow era ferito in più punti del corpo, completamente sporco di sangue e gli abiti strappati, ma ancora stava in piedi, con un'espressione che variava tra lo stupito e l'arrabbiato.

- Tu... come hai osato? - chiese furente. Lo guardai incredula e un po’ intimorita. Faceva davvero paura. Ma non dovevo scoraggiarmi, dovevo farcela...

E invece mi lasciai prendere alla sprovvista, proprio come una stupida. Mi tirò un pugno in pieno addome, lasciandomi senza fiato. Le mie due lame volarono via dalle mie mani e, mentre cercavo di far prendere aria ai miei polmoni che imploravano pietà, lui mi prese per il collo e mi buttò contro un albero, guardandomi con occhi di fuoco. Tossii sangue e lui strinse ancora di più la mano sul mio collo. Non avevo più forze, non riuscivo neanche ad alzare un dito. Era un avversario estremamente forte, cento volte più forte di me. E io non potevo nulla contro di lui.

Guardai quasi con pietà in quei suoi occhi celesti, di quel colore così vivace, ma tremendamente arrabbiati. Rabbrividii al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere. Un colpo secco e mi avrebbe potuto spezzare il collo. Oppure mi avrebbe potuto continuare a tenere così, fino a che non fossi morta per mancanza di ossigeno.

Sentii le sue dita rafforzarsi sulla mia pelle, e cercai di allentare la presa con le poche e flebili forze che mi rimanevano. Una sorta di formicolio mi lasciò interdetta quando le mie mani sfiorarono le sue.

Poi lo vidi irrigidirsi, gli occhi si fecero stupiti per poi diventare due fessure. - Ulquiorra. - mormorò.

Riuscii a vedere alle sue spalle un ragazzo particolarmente strano, anche lui vestito come Grimmjow. Il buco che quest'ultimo aveva nell'addome, lui lo aveva sulla base del collo. Aveva due occhi di un colore verde smeraldo, bellissimi, ma particolarmente tristi, accentuati ancora di più da due lacrime verdi scuro che gli attraversavano le guance. Aveva un'aria incredibilmente malinconica, ma a tutto mi faceva pensare fuorchè ad una persona triste. Era apparentemente calmo, mani in tasca, e fissava Grimmjow immobile. Una parte di maschera gli copriva quasi tutto il capo. Era un Espada anche lui?

- Grimmjow, che stai facendo? - chiese il nuovo arrivato. Grimmjow mi lasciò cadere per terra senza grazia, mentre si voltava verso Ulquiorra.

Tossii ancora e cercai di prendere fiato dopo una lunga apnea. I polmoni mi bruciavano e a mala pena riuscivo a trovare la forza per prendere aria. Alzai lo sguardo verso i due, che ora si guardavano in silenzio.

Vidi Ichigo e Rukia che cercavano di alzarsi, e velocemente corsero verso di me.

- Tomoe, tutto bene? - mi chiese il ragazzo. Annuii piano, mentre mi appoggiavo al tronco dell'albero alle mie spalle. Chiusi gli occhi, cercando di calmarmi un po’. Non solo avevo bisogno d'aria, ma anche il mio cuore stava chiedendo pietà. Mi batteva fortissimo, così tanto da farmi quasi venire capogiri tremendi.

- Rukia, occupati di lei. - disse Ichigo alla ragazza, che mi guardò e mi sorrise.

- Va tutto bene, Narumi-san. - mi tranquillizzò, scostandomi una ciocca di capelli dal viso sudato.

Ichigo intanto si era alzato e, incurante delle ferite, si diresse verso i due.

- Fermo lì, Shinigami. - sentii dire da Ulquiorra.

- Non mi farò certo dare ordini da te. - replicò Ichigo, con tono di sfida. Aprii leggermente gli occhi, e vidi Ulquiorra che, lentamente alzò un braccio in direzione di Ichigo, pronto per un Cero, probabilmente. Poi si voltò verso di lui. - Non credi di dover controllare una cosa, prima di attaccarmi? -

Ichigo lo guardò senza capire, e anche Rukia alzò lo sguardo verso Ulquiorra.

- Dovresti badare meglio alle persone a cui tieni. E alle persone che tengono a te. - continuò Ulquiorra.

Vidi Ichigo sbarrare gli occhi e iniziare a correre, verso quella che sembrava la direzione per la casa di Orihime.

- Se le hai fatto qualcosa giuro che ti ammazzo!! - gridò il ragazzo dai capelli arancioni, sparendo poi alla nostra vista.

Ulquiorra tornò a guardare Grimmjow, che nel frattempo si era spostato un po’ dalla portata del ragazzo.

- Devi seguire gli ordini di Aizen-sama, Grimmjow. Si sta stancando delle tue continue azioni senza permesso. -

L'Espada dagli occhi azzurri gli lanciò un'occhiata di disprezzo, per poi guardare me. Mi sentii sprofondare nel sentirmi il suo sguardo addosso.

- Quella è una nullità, Ulquiorra. Non è di nessuna utilità. - disse Grimmjow.

- Non ammetto repliche. Non sei stato autorizzato ad ucciderla. E se Aizen-sama dice che quella donna è potente, allora lo è. -

Rukia, che stava come me ascoltando il discorso, mi guardò velocemente e mi mormorò qualcosa. Annuii e, aiutata da lei, cercai di alzarmi. Recuperò le mie lame, con l'intenzione di andarcene. Ma fummo bloccate dalla voce gelida e piatta di Ulquiorra.

- Nessuno vi ha dato il permesso di andarvene. -

Rukia stava per rispondere, quando un'ombra le si parò davanti. - Urahara-san? -

Un uomo dai capelli biondi e che uscivano senza un preciso ordine da un cappello da pescatore, stava davanti a noi, con un bastone in mano e un ventaglio nell'altra. Si voltò lentamente verso di me. - Tutto bene Narumi-chaaan? - chiese con un tono allegro e per niente spaventato.

Annuii, più tranquilla. Quel ragazzo mi mise uno strano senso di sicurezza addosso. Mi sentivo più protetta con lui, e neanche lo conoscevo. Aveva un'aria allegra, ma determinata. Sembrava innocuo.

Ulquiorra e Grimmjow lo guardarono quasi allarmati.

- Andiamo. - disse il primo. Entrambi si alzarono in aria, e sparirono velocemente in un'apertura nel cielo.

- Che maleducati. Non mi hanno neanche fatto parlare! - esclamò Urahara. Si voltò completamente verso di noi, e coprì un sorriso con un ventaglio. - Deliziosa. Sei decisamente deliziosa! Ora vieni con me, voglio parlarti un po’. - cinguettò felice.

Mi fece sorridere l'occhiata mesta che Rukia gli riservò. Ero meno tranquilla però per Ichigo e per il motivo che l'aveva spinto ad andarsene così.

Sentivo che i guai erano solo iniziati.

   
 
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