Rieccomi dopo
un paio di settimane! Non sono sparita, tranquilli! (come
se potesse importare a qualcuno xD). Do subito inizio al capitolo, finalmente
qualcosa di interessante succede! Uh uh uh!
Un grazie
a:
Valeriana: in effetti non avevo pensato ad un confronto con la famiglia
di Icchan… brava che me l’hai fatto notare! ^^ Grazie
mille, gentilissima come sempre! Bacione :*
Ino_chan: vero, Hiroaki è così pucchoso
*_* Son felice
ti piaccia il mio stile, graccie!
Bacione :*
Grazie
anche a chi da un’occhiata e a xCaRolx per i preferiti! A presto,
Kenjina.
Capitolo III
La mattina seguente mi
svegliai con un tremendo mal di testa. Ne soffrivo da quando
ero piccola e, col passare del tempo, sembrava non voler diminuire d'intensità
e, soprattutto, non voleva diminuire le "visite". Mi faceva male
tutta la testa, a partire dalle tempie per arrivare
alla nuca. Forse avevo dormito troppo. E avevo una strana sensazione... avevo
fatto un sogno... un sogno strano e brutto... ma non ricordo esattamente
cosa... solo una figura alta, virile, vista di spalle... ricordo
il colore dei suoi capelli... di un particolare celeste, forse...
Mi stiracchiai per bene e
provai un sollievo immenso nel sentire i muscoli fermi tutta la notte esultare
per il benessere. Rimasi ancora un po’ sdraiata sul letto, fissando immobile il
soffitto. Ero sgombra da pensieri, che fossero cupi o belli, quando come un
flash mi tornarono alla mente gli avvenimenti del
giorno prima.
Allora non era un sogno.
Era tutto vero.
Sospirai, rassegnata,
alzandomi e mettendomi una felpa addosso. Era una mattina molto fresca, sebbene
preannunciasse sole. Finalmente aveva smesso di piovere, dopo settimane in cui
il cielo non finiva di bagnare la terra. Scesi verso la cucina e vi trovai papà, intento a preparare la colazione.
- 'giorno.
- dissi, nascondendo uno sbadiglio.
- Oh, Narumi, ben
svegliata! Dormito bene? - chiese mio padre, mentre si inchinava
per ricevere il mio bacino mattutino.
- Abbastanza. Tu? -
chiesi, sedendomi e rannicchiandomi, per cercare di riscaldarmi un po’.
- A dire il vero no. Ero
preoccupato. - mi confessò, continuando a preparare.
- Preoccupato? - gli
chiesi, studiandolo bene. - Per cosa? -
Non rispose subito,
intento a mettere il latte nel fornetto a microonde. Facevamo colazione
all'occidentale ormai da anni.
- Per te. - disse
semplicemente. Mi fissò con i suoi occhi castano-verdi, così
uguali ai miei, e si sedette davanti a me.
Sospirai, cercando le
parole giuste. Da dove avrei potuto iniziare? Non mi veniva in mente nulla.
- So che è successo
qualcosa... e tu sai benissimo che quando vuoi
parlarne io sono qui. Solo, fammi capire se devo stare tranquillo o meno. - Mi
sorrise.
Era così buffo e tenero
quando cercava di darmi tutto il suo aiuto, anche se non sapeva come prendere
bene le cose, come faceva mamma.
Sorrisi
anche io, avvicinandomi a lui e abbracciandolo forte.
- Ti voglio bene. - gli
mormorai. - Non preoccuparti per me, è tutto a posto. -
Non era vero, ma non
volevo vederlo triste per causa mia. Non sopportavo vedere una persona in pena
per me. Soprattutto se questa persona era mio padre.
- Anche
io ti voglio bene, Na-chan. - Mi chiamava così quando
ero piccolissima. Me lo ricordo ancora.
Nel frattempo scese anche
Hiroaki che, un po’ geloso, si avvicinò anche lui per essere abbracciato.
Scoppiai a ridere e gli schioccai un sonoro bacio sulla guancia, che lo fece
arrossire.
Facemmo colazione
insieme, parlando dei progetti per queste due settimane che stavano iniziando.
Era infatti domenica e le vacanze per la fine
dell'anno scolastico erano appena cominciate.
Andai a lavarmi e a
cambiarmi con calma, indossando un paio di jeans pesanti e una felpa rossa,
così morbida e calda che ricordava quasi un abbraccio.
Uscii di
casa per pulire il vialetto del giardino dalle foglie secche degli alberi,
ormai quasi completamente spogli. Per fortuna stava per arrivare la primavera e
sarebbe bastato poco tempo per vedere i primi germogli
spuntare. Era così incredibile la primavera. Tutto ciò che era morto nasceva
nuovamente, in un trionfo di colori e vivacità.
Sentii una presenza
dietro di me, che scodinzolava felice. Era il mio cagnolone! Kaii mi saltò
quasi addosso, coprendomi di feste e leccate varie. Era un Akita Inu, molto
grande, col pelo morbidissimo e lungo, che lo facevano
somigliare ad una palla di pelo color miele e bianca.
- Che c'è, Kaii?! Vuoi fare un giretto? - gli chiesi, giocando con il suo
faccione così simpatico.
Mi abbaiò come risposta
e, dopo aver finito di pulire il vialetto, lo portai al parco. C'erano alcuni
bambini con i propri genitori e un'aria completamente diversa dalla desolazione
della giornata prima. Subito i bambini accorsero verso il mio cane,
accarezzandolo e chiedendomi come si chiamasse, quanti anni avesse, se fosse
buono, ecc ecc! Ogni volta
il mio "cucciolo" faceva questo effetto!
Poi, improvvisamente, si
fece attento. Non scodinzolava più. Aveva le orecchie tese. E
poco dopo iniziò ad abbaiare, arrabbiato. I bambini si allontanarono impauriti,
tra i richiami delle madri che li incitavano ad andarsene.
Mi inchinai verso Kaii,
cercando di calmarlo. - Che hai? Calmati, su! Hai
visto un altro cane? -
Stupida ipotesi. Kaii quando vedeva un suo simile abbaiava poco e niente. Era
calmo e tranquillo e giocava con tutti. Potevo dire con certezza che le volte
che l'avevo visto arrabbiato erano state due o tre. Questa volta era strano,
veramente inusuale il suo comportamento. Iniziò a
tirarmi verso l'interno del parco, come se volesse dirmi di seguirlo.
E docilmente mi feci
condurre dove voleva lui, mentre continuava ad abbaiare senza sosta.
- Kaii, insomma! Che ti pren... - non finii la
frase, perchè alzai gli occhi e lo vidi. Appoggiato sul
tronco di un albero, mani in tasca, uno sguardo arrogante e strafottente.
I suoi occhi celesti fissarono senza interesse prima me, poi Kaii. Si mosse
leggermente, mentre un tono di sfida apparve nel suo viso. Kaii mugolò, spaventato
da quel... ragazzo. Era veramente particolare: capelli celesti, lisci e tenuti
all’indietro, in modo tale da avere qualche ciocca che gli ricadeva sulla
fronte. Sotto gli occhi aveva una sorta di striscia verde, e sulla guancia
destra quella che sembrava la parte di una maschera, in particolare di una
bocca con denti aguzzi. Indossava un abito strano, bianco nel complesso e nero
nel colletto e nelle risvolte delle maniche... in
effetti, assomigliava a quello che indossavo io nelle mie trasformazioni.
Teneva una spada sul fianco, retta da una fascia nera intorno alla vita; la
giacca era aperta, lasciando intravedere il torace scolpito, solcato da una
lunga cicatrice, e... un buco nella pancia?!
Lasciai
cadere il guinzaglio del mio cane, tanto fu grande lo stupore.
- Chi... chi sei? - chiesi, guardandolo ora con un po’ di timore.
Sentivo, sentivo che era potente... non era di certo
un umano, quello assolutamente.
Non rispose,
muovendosi verso di me. Feci un passo indietro, cercando il calore di
Kaii. Non lo sentii più. Mi voltai velocemente e lo vidi nascondersi dietro un
cespuglio. Per quanto mi fosse fedele, era anche molto
codardo.
Il ragazzo, intanto, mi
guardava quasi come se non ci fossi.
- Grimmjow! Che diavolo
ci fai qui?! - sentii una voce dietro di me. Mi girai
e vidi Ichigo sotto forma di Shinigami, insieme a Rukia, entrambi brandendo la
loro spada, o Zampakuto, come mi avevano detto.
- Ci si rivede,
Shinigami. - disse il ragazzo dai capelli celesti, Grimmjow, con un ghigno
soddisfatto.
- Non hai risposto alla
mia domanda. - esclamò Ichigo, furente. - Che diavolo ci fai
qui?! -
Grimmjow mi passò
accanto, senza degnarmi di uno sguardo, e andò verso i miei amici. - Girano
voci di un nuovo Shinigami, apparso dal nulla. Aizen mi ha mandato a controllare.
- fece finta di guardarsi intorno. - Io continuo a vedere solo due fecce che
dicono di essere Shinigami. -
Ichigo assunse
un'espressione di rabbia e, in una nuvola nera, lo vidi con una giacca
lunghissima e nera come la notte.
- Oh, vuoi usare nuovamente
quella sottospecie di Bankai? - domandò Grimmjow, sorridendo maligno. - Povero
illuso. -
Ichigo iniziò a correre,
e gridò: - Getsuga Ten Shou!! -
Vidi Grimmjow sorridere
beffardo, allungando un braccio e puntando il dito verso il ragazzo.
- Cero. - mormorò.
Una luce accecante
investì i due, tanto che mi dovetti coprire gli occhi con le braccia per non
rimanere accecata dalla sua intensità. E successivamente
un ombra nera cercò di contrastare il bianco del colpo di Grimmjow.
Quando il tutto si placò un
poco vidi Ichigo respirare velocemente, con uno sguardo di fuoco verso l'altro,
apparentemente calmo e rilassato.
- Vedo che sei migliorato
ancora, Shinigami. - disse Grimmjow, asciugandosi un po’ di sangue che gli
colava dalla fronte. - Ma purtroppo per te non sei
ancora alla mia altezza. -
Estrasse la sua spada e
parò con efficacia e prontezza di riflessi un fendente di Ichigo.
Lo vidi sorridere beffardo, mentre continuavano a combattere.
Chi era quel ragazzo? Che ruolo aveva in tutta questa storia?
Lanciò un altro di quei Cero, ma meno potente di quello precedente. Che volesse soltanto divertirsi un po’ e provocare Ichigo?
Beh, se così era, ci stava riuscendo. Il mio amico, infatti, era molto nervoso,
lanciava attacchi su attacchi, che però nulla potevano
contro il ragazzo dai capelli celesti.
Ma fu
quando ne Ichigo ne Rukia riuscirono a fermare il ragazzo, ormai
visibilmente divertito, che mi accorsi che qualcosa in me stava nuovamente
cambiando. E come il giorno precedente sentii
l'adrenalina a mille, il cuore battere più velocemente e un forte bisogno di
fermare quella situazione, in quel preciso istante.
E avvenne nuovamente.
Una luce bianca si
sprigionò dalla mia persona e di nuovo, per la seconda volta, mi ritrovai
vestita di quel kimono bianco e nero, un po’ simile all'abbigliamento di
Grimmjow a dir la verità, e due spade in mano, puntate
contro il ragazzo.
Ichigo e Rukia mi
guardarono sbalorditi, mentre Grimmjow si voltò lentamente, con una strana
espressione soddisfatta in viso.
- Dunque, sei tu la
persona di cui si parla tanto nell' Hueco Mundo. -
disse. Ricordo lo sguardo interessato e provocatorio che si
leggeva nei suoi occhi. Così come ricordo il brivido che mi attraversò
la schiena nel sentire quello stesso sguardo su di me. Voleva
combattere, era palese. E io avevo paura. Non sapevo
ancora cosa fossi, ne sapevo usare le capacità in mio
potere. Sapevo soltanto andare d'istinto. Quello lo sapevo
fare bene. Ma avevo imparato che giocare d'istinto a
volte non era proprio la scelta migliore.
- Non sembri uno
Shinigami, però. - continuò lui, avanzando di qualche passo. Quegli occhi
beffardi. Quel sorriso arrogante. Tutto di lui mi portava ad indietreggiare.
Ritirò la spada sul
fianco sinistro e infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, larghi e bianchi.
Un
teppista, ecco cosa mi ricordava. Uno di quelli incalliti, che non potrebbe far
altro nella vita, se non rovinare quella altrui.
- Chi... sei? - riuscii a chiedere. Conoscevo il suo nome del resto,
ma non cosa realmente fosse.
- Grimmjow Jaggerjack,
Sesto Espada. - notò la mia espressione interrogativa.
- Oh, bene. Vedo che non sai neanche cosa sia un Espada,
oltre che sembrare innocua. Beh, allora ti ucciderò subito. Non ho voglia di
perdere tempo con moscerini inutili come te. Aizen dev'essersi bevuto il cervello per avere timore di una così.
-
- Non ti azzardare a
toccarla, dannato bastardo! - gridò Ichigo, quando vide Grimmjow puntarmi una
mano contro. Lo vidi sorridere, cattivo, e contemporaneamente spostare il
braccio all'indietro, per colpire di sorpresa il ragazzo dai capelli arancioni.
- Ichigo!! - gridai,
spaventata. Rukia, a terra senza forze, non poteva nulla; Ichigo men che meno,
se non cercare di limitare i danni. Mancavo solo io... Che
avrei potuto fare con le mie due spade?
Agisci d'istinto....
Incrociai le spade e le
rivolsi verso Grimmjow, che sembrava non essersi accorto di me. Pensai a
qualcosa di non precisato, ad un attacco potente che non conoscevo ma che avrei
voluto lanciare. E improvvisamente dalle mie due lame fuoriuscirono due fasci
distinti di luce, uno verde acceso, l'altro blù scuro,
che confluirono in un unico campo spirituale. Si formò una sfera accecante, che
fluttuava in aria, davanti a me. Guardai Grimmjow che, accortosi della luce
alle sue spalle lasciò perdere Ichigo, e voltò di tre
quarti il viso, per vedere che accadeva dietro di lui. Mi bastò guardarlo negli
occhi e la sfera si diresse verso di lui a tutta velocità.
Cercò di ripararsi con le
braccia, ma non fu in grado fare più di tanto, perchè lo colpii in pieno. Si
alzò una nuvola di polvere e fumo, e notai qualcosa di scuro per terra, una
macchia che pian piano si allargava sempre di più... sangue. L'avevo per caso
ucciso?
Fu quello che vidi subito
dopo che rispose alla mia domanda: Grimmjow era ferito in più punti del corpo,
completamente sporco di sangue e gli abiti strappati, ma ancora stava in piedi,
con un'espressione che variava tra lo stupito e l'arrabbiato.
- Tu... come hai osato? -
chiese furente. Lo guardai incredula e un po’ intimorita. Faceva davvero paura.
Ma non dovevo scoraggiarmi, dovevo farcela...
E invece mi lasciai prendere alla sprovvista, proprio come una stupida. Mi tirò
un pugno in pieno addome, lasciandomi senza fiato. Le mie due lame volarono via
dalle mie mani e, mentre cercavo di far prendere aria
ai miei polmoni che imploravano pietà, lui mi prese per il collo e mi buttò
contro un albero, guardandomi con occhi di fuoco. Tossii sangue e lui strinse ancora di più la mano sul mio collo. Non avevo più forze, non riuscivo neanche ad alzare un dito. Era
un avversario estremamente forte, cento volte più
forte di me. E io non potevo nulla contro di lui.
Guardai quasi con pietà
in quei suoi occhi celesti, di quel colore così
vivace, ma tremendamente arrabbiati. Rabbrividii al pensiero di quello che
sarebbe potuto accadere. Un colpo secco e mi avrebbe potuto spezzare il collo.
Oppure mi avrebbe potuto continuare a tenere così, fino a che non fossi morta
per mancanza di ossigeno.
Sentii le sue dita
rafforzarsi sulla mia pelle, e cercai di allentare la presa con le poche e
flebili forze che mi rimanevano. Una sorta di formicolio mi lasciò interdetta quando le mie mani sfiorarono le sue.
Poi lo vidi
irrigidirsi, gli occhi si fecero stupiti per poi diventare due fessure.
- Ulquiorra. - mormorò.
Riuscii a vedere alle sue
spalle un ragazzo particolarmente strano, anche lui vestito come Grimmjow. Il
buco che quest'ultimo aveva nell'addome, lui lo aveva sulla base del collo.
Aveva due occhi di un colore verde smeraldo, bellissimi, ma particolarmente
tristi, accentuati ancora di più da due lacrime verdi scuro che gli
attraversavano le guance. Aveva un'aria incredibilmente malinconica, ma a tutto
mi faceva pensare fuorchè ad una persona triste. Era apparentemente calmo, mani in tasca, e fissava Grimmjow immobile. Una parte
di maschera gli copriva quasi tutto il capo. Era un Espada
anche lui?
- Grimmjow, che stai
facendo? - chiese il nuovo arrivato. Grimmjow mi lasciò cadere per terra senza
grazia, mentre si voltava verso Ulquiorra.
Tossii ancora e cercai di
prendere fiato dopo una lunga apnea. I polmoni mi bruciavano e a mala pena
riuscivo a trovare la forza per prendere aria. Alzai lo sguardo verso i due,
che ora si guardavano in silenzio.
Vidi Ichigo e Rukia che
cercavano di alzarsi, e velocemente corsero verso di me.
- Tomoe, tutto bene? - mi
chiese il ragazzo. Annuii piano, mentre mi appoggiavo al tronco dell'albero
alle mie spalle. Chiusi gli occhi, cercando di calmarmi un po’. Non solo avevo
bisogno d'aria, ma anche il mio cuore stava chiedendo pietà. Mi batteva
fortissimo, così tanto da farmi quasi venire capogiri
tremendi.
- Rukia, occupati di lei.
- disse Ichigo alla ragazza, che mi guardò e mi sorrise.
- Va tutto bene, Narumi-san. - mi tranquillizzò, scostandomi una ciocca di
capelli dal viso sudato.
Ichigo intanto si era
alzato e, incurante delle ferite, si diresse verso i
due.
- Fermo lì, Shinigami. -
sentii dire da Ulquiorra.
- Non mi farò certo dare ordini da te. - replicò Ichigo, con tono di sfida.
Aprii leggermente gli occhi, e vidi Ulquiorra che, lentamente alzò un braccio
in direzione di Ichigo, pronto per un Cero,
probabilmente. Poi si voltò verso di lui. - Non credi di dover controllare una
cosa, prima di attaccarmi? -
Ichigo lo guardò senza
capire, e anche Rukia alzò lo sguardo verso Ulquiorra.
- Dovresti badare meglio
alle persone a cui tieni. E alle persone che tengono a te.
- continuò Ulquiorra.
Vidi Ichigo sbarrare gli
occhi e iniziare a correre, verso quella che sembrava la direzione per la casa di Orihime.
- Se le hai fatto
qualcosa giuro che ti ammazzo!! - gridò il ragazzo dai
capelli arancioni, sparendo poi alla nostra vista.
Ulquiorra tornò a
guardare Grimmjow, che nel frattempo si era spostato un po’ dalla portata del
ragazzo.
- Devi seguire gli ordini
di Aizen-sama, Grimmjow. Si sta stancando delle tue
continue azioni senza permesso. -
L'Espada
dagli occhi azzurri gli lanciò un'occhiata di disprezzo, per poi guardare me.
Mi sentii sprofondare nel sentirmi il suo sguardo addosso.
- Quella è una nullità,
Ulquiorra. Non è di nessuna utilità. - disse Grimmjow.
- Non ammetto repliche.
Non sei stato autorizzato ad ucciderla. E se Aizen-sama dice
che quella donna è potente, allora lo è. -
Rukia, che stava come me ascoltando il discorso, mi guardò velocemente e mi
mormorò qualcosa. Annuii e, aiutata da lei, cercai di alzarmi. Recuperò le mie
lame, con l'intenzione di andarcene. Ma fummo bloccate dalla voce gelida e
piatta di Ulquiorra.
- Nessuno vi ha dato il permesso di andarvene. -
Rukia stava per
rispondere, quando un'ombra le si parò davanti. -
Urahara-san? -
Un uomo dai capelli
biondi e che uscivano senza un preciso ordine da un cappello da pescatore,
stava davanti a noi, con un bastone in mano e un ventaglio nell'altra. Si voltò
lentamente verso di me. - Tutto bene Narumi-chaaan? -
chiese con un tono allegro e per niente spaventato.
Annuii, più tranquilla.
Quel ragazzo mi mise uno strano senso di sicurezza addosso. Mi sentivo più
protetta con lui, e neanche lo conoscevo. Aveva un'aria allegra,
ma determinata. Sembrava innocuo.
Ulquiorra e Grimmjow lo
guardarono quasi allarmati.
- Andiamo. - disse il primo.
Entrambi si alzarono in aria, e sparirono velocemente
in un'apertura nel cielo.
- Che
maleducati. Non mi hanno neanche fatto parlare! - esclamò Urahara. Si voltò
completamente verso di noi, e coprì un sorriso con un ventaglio. - Deliziosa.
Sei decisamente deliziosa! Ora vieni
con me, voglio parlarti un po’. - cinguettò felice.
Mi fece sorridere
l'occhiata mesta che Rukia gli riservò. Ero meno tranquilla però per Ichigo e
per il motivo che l'aveva spinto ad andarsene così.
Sentivo che i guai erano
solo iniziati.