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Autore: Tempie90    01/04/2014    2 recensioni
AU tradotta dal sito di FF fanfiction.net, è un'esperimento che abbiamo deciso di fare io e anitagaia.
La storia parla di una Beckett ancora novellina facente parte della Vice squad del 12° distretto, ovviamente le modalità in cui conosce Castle sono altre! XD
Speriamo vi piaccia e abbiate la pazienza di leggere i nostri aggiornamenti!
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Hola chicas! 
Scusate il ritardo ma ho finito adesso di tradurre...
Spero non ci siano boiate di frasi tradotte XD 
Buona lettura!
Io e Anita siamo sempre curiose di sapere le vostre opinioni. =) 
A presto!

       


           Capitolo 11



Aveva così tante domande.
Kate aveva sperato che uno sguardo ai piani del Vice avrebbe soddisfatto l’uomo, che non ci fosse nulla di interessante in quel luogo.
Non poteva essersi sbagliata più di così!
Castle voleva sapere tutto. Voleva sapere della squadra; cosa facesse tutto il giorno, qual era la parte preferita del suo lavoro, cosa mangiassero a pranzo.
All’inizio ne fu lusingata, lui era il suo scrittore preferito e, anche se non lo fosse stato, era comunque un uomo di bell’aspetto che mostrava interesse nei suoi confronti, quindi avrebbe avuto lo stesso effetto su di lei (almeno questo era quello che si ripeteva).
Ma il flusso interminabile di domande divenne velocemente esasperante, sembrava non stancarsi di farle; inoltre alcune di esse erano decisamente inutili e Kate non era un tipo di persona paziente.
Così, quando chiese se avevano una consegna giornaliera di ciambelle, lei pensò che fosse abbastanza.
“Ok, Castle. Penso che possiamo andare adesso.”
“Cosa?” Esclamò come un ragazzino. “ Ma io non ho ancora visto niente!”
“Mi prendi in giro? Cosa abbiamo fatto nell’ultima mezz’ora?”
Aprì la bocca, uno sguardo ribelle sul suo volto, ma lei non gli diede la possibilità di parlare.
“Forse avresti dovuto evitare di farmi domande se avessi voluto visitare il posto, Castle. Adesso il tuo tempo è scaduto. Andiamo.”
Si voltò di spalle, fece qualche passo verso l’ascensore, e si guardò indietro.
Lui non si stava muovendo.
“ Te le posso dare, lo sai vero?” Disse, la sua voce decisa seppur stanca.
“Oh, questo è sexy.” Sorrise e lei alzò gli occhi.
“Castle.”
“Che ne dici di un compromesso? Tu mi mostri un’ultima cosa e poi andiamo.”
 
Era così fastidioso il modo in cui negoziava costantemente. Ma era imbronciato e le stava facendo quello sguardo e…
“E poi ce ne andremo?”
“Promesso!” Disse con entusiasmo, il suo viso illuminato nonostante la semi-oscurità.
Aveva lasciato le luci spente, non voleva che si sapesse della loro presenza a quell’ora ma sembrava che a Castle piacesse di più, la segretezza, l’essere furtivamente dentro.
Vallo a capire.
“Bene..” Cedette con un sospiro. “Che cosa vuoi vedere?”
“Avete un poligono di tiro?”
Oh no.
“Non ti mostrerò il poligono di tiro, Castle!”
“Ma hai detto…”
Si avvicinò e gli prese bruscamente l’orecchio tra le dita.
“Ow ow ow. Kate mi fai male, per favore…”
Allentò la presa ma non la lasciò completamente. Doveva imparare.
“Io non ti mostrerò il poligono di tiro perché ti conosco, hai intenzione di sparare e non c’è nessun motivo al mondo per cui io ti permetta di prendere la mia pistola e sparare alle undici di sera. O in qualsiasi altro momento. Chiaro?”
“Si, si.” Disse pietosamente, la mano a coprire l’orecchio, come se temesse il prossimo attacco.
Strinse la bocca, ma decise di credergli e indietreggiò.
Stava borbottando qualcosa sottovoce circa il suo essere folle, non conoscendo la sua forza, e non potè fare a meno di sorridere segretamente.
Era troppo curioso, poteva essere fastidioso per questo ma….sicuramente era molto divertente prenderlo in giro.
“Allora, cosa vuoi vedere, oltre al poligono?”
Si stava ancora strofinando la mano sull’orecchio ma l’espressione del suo viso si trasformò velocemente da moscia a riflessiva.
“C’è una stanza per gli interrogatori su questo piano?”
Avrebbe dovuto pensarci.
“Si in realtà. Laggiù” Annuì indicando la loro destra.
Lui la osservò insicuro.
“Posso vederla?”
Si morse il labbro anche se sapeva che lui poteva vedere il suo piccolo sorriso.
“Si Castle, possiamo vederla. Posso anche fare delle domante sulle tue attività della scorsa notte.” Aggiunse sollevando un sopracciglio.
“Ohh, giochi di ruolo.” Mormorò lasciando che lei lo guidasse. “Mi piacerebbe!”
Si, aveva pensato che gli sarebbe piaciuto.
 
 
“Quindi, questo è il famoso specchio unidirezionale, giusto?”
Bussò sul vetro ma non gli sembrò diverso da uno specchio normale. Impressionante.
“Si.” Gli rispose da dietro le sue spalle.
“Qualcuno potrebbe guardarci proprio adesso da lì dietro, Castle!”
Guardò il vetro quasi spaventato e si voltò verso di lei. Era seduta per metà sul tavolo della stanza, la lunga linea delle sue gambe distese davanti a lei.
“Sul serio?”
Lei lo guardò. “Lo sai che nessuno è qui.  Eravamo soli poco fa.”
“Hey non puoi saperlo se magari qualcuno si è nascosto per tutto questo tempo!”
“Certo Castle. Perché tutto quello che vogliamo fare quando terminiamo il turno è nasconderci al distretto e spiare qualsiasi ipotetico interrogatorio che potrebbe avvenire qui!”
Punto per lei.
“Ne fai parecchi?” Chiese. “Interrogatori?”
“Io no. Solo i detective. E a essere onesti, al Vice, gran parte del nostro lavoro è sulla strada o sotto copertura…Cercando di catturare le persone in flagranza di reato. Questa sala non la si usa molto.”
“Che peccato!” Osservò, la sua voce bassa mentre le si avvicinava. “E’ una bella stanza.”
Lei lo guardò, gli occhi profondi, l’unica luce proveniente dalla porta socchiusa.
“Allora…” Disse a voce alta mentre le si faceva sempre più vicino e lei rimaneva seduta per metà sul tavolo. “Lavorare al Vice non è facile, non è così? Anche per te che passi il tempo fingendoti una prostituta, lo rende difficile.”
Non era sicuro che lei avesse capito quanto gli avesse rivelato quella sera, non volontariamente, certo, ma i suoi silenzi e le sue pause  erano parole se si era in grado di ascoltare.
Aveva una voce molto espressiva. Lei non rispose quindi lo prese come un si.
“Cosa faresti se potessi scegliere? Non riesco a vederti alla narcotici o alla sezione furti…”
“Non posso permettermi di essere pignola, Castle.”
“Ah ma si può sognare, no? E il tuo sogno…” Fece una pausa scrutando il suo viso. “Il tuo sogno è entrare nella Omicidi. Risolvere il caso di tua madre. Dare alla gente le risposte che tu non hai avuto.”
Lei rimase in silenzio ma Castle poté vedere il movimento della sua gola anche nell’oscurità, poté sentirla prendere una grossa quantità d’aria.
“Ho ragione, Kate?”
 
E poi le sue mani furono a pugno sulla camicia dell’uomo, il suo corpo si mosse a una velocità innaturale e prima che potesse fare qualsiasi cosa il suo fondoschiena sbatté su una sedia, il viso della donna su di lui, le sue labbra così vicine…
“Non sei tu che fa le domande qui, Castle!”
Oh merda.
La sua voce era acciaio vellutato, la sua presa su di lui così forte e la reazione del suo corpo fu istantanea.
“Allora, dov’eri la scorsa notte tra le 22 e la mezzanotte?”
Era così sexy. Non riusciva a crederci.
“Io, uh…”
Le dita della donna si strinsero intorno al colletto, la pressione quasi dolorosa, lo stomaco contorto.
La voleva.
“Ti ho fatto una domanda, Castle!”
Merda, voleva giocare, lui lo voleva davvero ma vederla così determinata, così…
Non riusciva  a pensare.
“Casa.” Rispose finalmente. “Ero a casa, agente.”
“C’è qualcuno che lo può confermare?” Gli chiese e, seriamente, quella frase dalla sua bocca suonava come qualcosa di veramente sporco. “Perché non sta andando molto bene per lei, Castle. E’ ancora il principale sospettato in un’indagine d’omicidio!”
Omicidio, uh?
“Ah si, ero con una donna.”
Lei sbuffò, lo fece così bene che sembrò realmente scocciata. “Certo. Dove posso trovarla?”
“Uh, potrebbe…Potrebbe aver sentito parlare di lei.” Inghiottì. Non voleva altro che lei si sedesse sulle sue ginocchia. Andiamo, Kate…
“E’ un poliziotto come lei. Alta, capelli scuri, bella. E davvero molto intelligente. E, wow, a letto..”
Non lo lasciò finire.
Alla parola letto la sua bocca fu su quella dello scrittore, bagnata e selvaggia, e lei fu su di lui, i fianchi incollati, le gambe su entrambi i lati dell’uomo. Avvolse le braccia intorno a lei, all’altezza della sua vita, l’arco della sua schiena…
Mosse i fianchi contro quelli della donna e la sentì gemere contro le sue labbra. Era così sexy, così ‘animale’ che gli venne voglia di prenderla sul tavolo.
E perché no?
Nessun altro era lì. E poteva farlo tutta la notte.
Poteva farla venire fino a quando lei gli avesse pregato di fermarsi.
 
 
Il suo fondoschiena colpì il bordo del tavolo interrogatori e si sentì placcata dalla frenesia delle sue mani.
Era al distretto, nel suo luogo di lavoro, il suo posto sicuro. Era stato già abbastanza brutto che gli avesse permesso di prenderla nel corridoio al piano inferiore, ma qui…Nella sala interrogatori del Vice?
No.
No, no, no.
“Castle.” Lei respirò sentendo il grugnito sul suo collo. “Castle, fermati!”
Era appena riuscito ad issarla sul tavolo, gli diede un adorabile sguardo confuso.
“Huh?”
“Fermati.” Ripeté, non riuscì a dire altro. “Non qui.” Disse alla fine.
“Hai iniziato tu!” Sottolineò sollevando un sopracciglio maliziosamente. Ma fece un passo indietro senza altre obiezioni, e gliene fu grata.
Non era sicura che lei avrebbe fatto lo stesso per lui.
Kate giaceva con una mano tremante sul tavolo spingendosi per rialzarsi mentre Castle si riattaccò i bottoni della camicia.  Egli si passò una mano tra i capelli e l’eccitazione della donna comparve di nuovo con un forte bruciore nelle viscere.
“Andiamo a casa mia.” Disse allora. Il suo bisogno troppo forte per essere represso.
 
 
I suoi occhi incrontrarono quelli di lei, un accordo oscuro e senza parole.
“La mia macchina è fuori.” Disse e la sorpresa per l’auto fu per un attimo dimenticata dalla soddisfazione di avere una rapida via di fuga.
Kate si aggiustò i pantaloni e si avvicinò all’uomo. I suoi tacchi resero più facile dargli un bacio sulle labbra.
“Fai strada allora!”
 
 
Guidò lei. Conosceva la strada dal distretto al suo appartamento, lui ovviamente no.
Ed era un motivo come un altro per tenere le mani lontane da lui.
Era molto sorpresa di quanto Castle riuscisse a controllarsi. Aveva mosso freneticamente la coscia durante tutto il tragitto ma nient’altro, non l’aveva provocata. Solamente il salire e scendere del suo pollice lungo i pantaloni.
Parcheggiò sul lato opposto della strada.
“Ti piace? Una donna che sappia guidare, non lo trovi sexy?”
Poteva vedere il suo pomo d’Adamo muoversi mentre lei si slacciava la cintura di sicurezza, il volto dello scrittore rigato dalle ombre del lampione.
“Qualsiasi cosa tu faccia lo trovo sexy!” Rispose con voce bassa e pericolosa.
Lei rise, aprì la portiera: “Sdolcinato, Mr Writer. Ti ha mai detto nessuno che ci sai fare con le parole?”
Lui sbuffò, per divertimento, indignazione?, non ne era sicura. Si affrettò ad uscire dalla macchina seguendola dall’altra parte della strada. Quando aprì il portone del suo palazzo, era proprio dietro di lei, come se avesse paura che lei non lo facesse entrare, carina ma inutile preoccupazione.
Non ci sarebbe voluto molto a fargli ammettere che era preoccupato ma lei doveva essere onesta con se stessa e riconoscerlo: lei lo voleva!
 
Sembrava avessero raggiunto un tacito accordo, forse perché le cose al distretto erano state così selvagge, veloci, senza preoccuparsi di togliersi i vestiti di dosso.
Questa volta fecero le cose lentamente.
Lasciò che lei lo spogliasse, ipnotizzato dal piacere che sembrava trarne, tutti quei piccoli sguardi, tutti quei piccoli tocchi che sembravano marchi caldi in contrasto con la sua pelle.
Quando il suo petto fu nudo, cadde in ginocchio davanti a lui e il respiro gli si bloccò in gola.
Lui non…
Non era una delle posizioni più comode. Forse per le immagini che gli evocavano, o forse perché era la posizione in cui aveva trovato Meredith con il suo regista, in casa loro, quando Alexis era ancora una bambina piccola.
Ma non poté negare  a se stesso che vedere Kate lavorare sulla sua cintura con dita agili, il modo in cui i suoi occhi guizzavano verso di lui, incorniciati da quelle scure ciglia bellissime e le labbra socchiuse…
Già…Wow.
Valeva certamente la pena provare a superare il trauma.
La cintura cadde sul pavimento con un tonfo, la fibbia metallica contro il legno; poi abbassò la cerniera, con attenzione, lo sguardo della donna non lasciò mai il suo.
Oh, era bellissima!
Abbassò i pantaloni giù fino alle gambe, le sue mani a seguire il materiale fino alle caviglie aiutandolo a toglierli e portandosi con sé i calzini.
Le sue mani si fecero strada nel percorso inverso, accarezzando la pelle sensibile della parte posteriore delle cosce e lui sospirò pesantemente quando le sue dita agganciarono l’elastico dei suoi boxer.
“Kate..” Disse, la voce impastata. Doveva essere sicuro che…
Lei sollevò il tessuto tirandolo verso il basso, giusto qualche centimetro, e si abbassò verso di lui premendo il palmo della sua lingua alla sua base.
Castle rabbrividì violentemente, raccolse tutto il suo autocontrollo per non spingere verso di lei i propri fianchi.
“Kate, non devi farlo..” Sussurrò con urgenza, senza fiato, parlando finchè poteva ancora farlo.
Lei inclinò la testa all’indietro, inchiodandolo con lo sguardo, gli occhi scuri, fiduciosi, trionfanti.
Irradiava potere e sesso, così gloriosa e bella che lui si chiese se avesse mai pensato di…
“E se voglio?” Gli rispose con voce roca.
Abbassò completamente i boxer, lo accolse tra le labbra per tutta la sua lunghezza prima di passare la lingua sulla sua erezione e avvolgendo la sua calda bocca intorno a lui.
Cazzo.
Chiuse gli occhi, le sue mani raggiunsero i morbidi e lucidi capelli della donna.
Roteò la lingua intorno a lui, facendolo gemere, le ginocchia gli tremarono per il piacere che lei gli procurava.
“Se io amassi…” Mormorò, il respiro caldo contro la sua pelle, e le parole, incantevoli parole. “averti in mio potere? Se io volessi mandarti…fuori di testa?”
La sua mano lo afferrò e lui grugnì, non si curò del suono che produsse quando lei lo prese nuovamente in bocca. E questa volta…E questa volta succhiò, lentamente, attentamente ma non importava lui stava per…
“No!” Disse con voce stridula. I suoi occhi si spalancarono, i suoi fianchi si mossero senza il suo consenso.
“Non in bocca Kate! Oh..”
Lei si fermò, le sue labbra ancora attorno a lui rivolgendogli uno sguardo interrogativo.
Non poteva dirglielo, non voleva. Sarebbe stato umiliante. Lei non avrebbe dovuto…
“Voglio essere dentro di te!” Disse infine, e lei vide la sua esitazione sul viso, come se ci fosse una storia più profonda dietro. Ma lo ascoltò, passando però la lingua un’ultima volta facendolo quasi impazzire, poi si alzò.
Indossava solo la propria biancheria intima(lui l’aveva spogliata quando erano entrati nell’appartamento) e il pizzo del suo reggiseno viola gli sfiorò il petto quando gli avvolse le braccia intorno al collo; si alzò sulla punta dei piedi per baciarlo intensamente.
Aprì la bocca per lei, tracciò con una mano la sua schiena solo per sentirla tremare, il pollice lungo la linea della spina dorsale.
“Ok!” mormorò sulle sue labbra e fece un passo indietro, un altro, e lo condusse verso la camera da letto.
 
Non voleva dormire.
Lei non gli permise di farlo. L’aveva riempito di una strana e potente energia.
Il lenzuolo le copriva la vita e lui lo spinse in basso così da poter contemplare la splendida linea del corpo, la morbida pelle e le audaci curve, le sinuosità dei muscoli che sempre lo avevano abbagliato.
Forte. Lei era così forte.
“Mi piacciono le tue ossa iliache!” Le disse pigramente seguendo la curva di uno di essi col pollice.
Kate aveva la testa poggiata sulla mano; lo stava osservando dalla parte opposta del letto, le palpebre pesanti per il sonno, il suo viso più dolce di quanto non avesse mai visto.
“Le mie ossa iliache…” Gli fece eco. La bocca piegata in un sorriso e lui poté vedere come tentasse di contenere una risata.
“Che gran bel complimento, Castle. Voglio dire, credo sia la prima volta che riceva un complimento del genere!”
“Dico sul serio.” Rispose e si chinò a baciarle le ossa del bacino assaporando la pelle tesa. Aveva la mano sul suo addome e poté sentire il movimento di quest’ultimo nel tentativo di prendere aria.
“C’è qualcosa di bello nelle tue ossa pelviche. Sono particolari, non come se fossi anoressica o qualcosa di simile solo…abbastanza da catturare la luce e questo piccolo spazio…” Egli lo tracciò con il dito. “ E’ sempre in ombra per questo. Come una pozza d’oscurità. Che fa venir voglia di porvi la lingua per sentire il sapore che ha.”
Gettò lo sguardo verso di lei vedendo come l’eccitazione le attraversò gli occhi, il petto sollevarsi ed abbassarsi più velocemente di prima. Si chiese se potesse farla venire di nuovo prima di farla addormentare.
Premette la lingua contro lo spazio delicato che aveva appena descritto, con le dita piegata intorno alla vita di Kate per tenerla ferma e sentì l’improvviso sollevamento dei suoi fianchi.
Oh, si. Poteva.
“Vedi?” Sorrise contro il fianco, sfiorandole le ossa con i denti mentre le mani le afferrarono le cosce aprendole.
“Bellissima!” 

 
 
  
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