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Autore: Matilde di Shabran    02/04/2014    1 recensioni
Seguito di Tonight - L'incontro.
"Don't want you to feel like
I take you for granted"
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tonight '
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“Quindi hai una lista quasi definitiva di chi ci sarà?” domandò Nicky sulla soglia di casa, di ritorno dall'aeroporto. Era andato a prendere Francesca che era arrivata dall'Italia per discutere con lui, mentre si trovava a Dublino per una settimana di pausa del Tour, sugli ultimi dettagli riguardanti l'organizzazione del matrimonio.

“Più o meno. Casa mia ormai sembra un call center: il telefono suona a continuazione e mia mamma risponde come una segreteria telefonica” scoppiò a ridere “Spero solo che non pasticci con gli elenchi...”

“In quanti hanno confermato?” chiese, depositando la valigia di Francesca di fianco al mobiletto dell'ingresso.

“Praticamente tutti.”

“Cioè?”

“Novantuno. E aspetto ancora una ventina di persone che ancora devono avere la certezza delle ferie” rispose, sedendosi al tavolo della cucina, mentre lui le porgeva un bicchiere di succo d'arancia.

“Poi ci sono i miei centosei” disse sedendosi sulla sedia a fianco alla sua “E anch'io aspetto conferma da una ventina di persone. Quindi saremo almeno centonovantasette, e altri quaranta potrebbero aggiungersi” calcolò.

“E meno male che siamo partiti dicendo solo parenti e amici stretti: non invitiamo gente di cui ci ricordiamo a malapena il nome” concluse, imitando la voce di lui.

“Non ci possiamo fare niente! Abbiamo due famiglie super numerose e unitissime, mica potevamo fare i preziosi ed escludere qualcuno! Sai che casini?!”

“Non me ne parlare!” sbuffò fingendosi in ansia “Sono mesi che non dormo perché ho l'incubo di aver dimenticato qualcuno!”

“E poi ci sono gli amici”.

“Sì...”

“Ne abbiamo troppi!”

“Colpa nostra. Siamo troppo simpatici. Dovremmo fare le carogne più spesso, avremmo risparmiato un mare di inviti!” scoppiò a ridere.

“Per fortuna che non siamo partiti dall'idea di fare una cosa al risparmio” rise con lei.

“Anche perché paghi tu, quindi sono affari tuoi...” disse sottovoce, fingendo di non volersi far sentire, ma ben conscia del fatto che lui la sentiva eccome.

“Tornando alla cose serie” riprese, cercando di smettere di ridere “Come siamo messi per il ricevimento?”

“Oh! Mio papà è scatenato! Si sta divertendo come un pazzo! Ogni due giorni va al locale a provare i piatti che gli propone lo chef. Alla fine ne sceglierà alcuni e poi andrò, anzi, andremo, se ce la farai a liberarti per venire in Italia un paio di giorni, ad assaggiare anche noi, per prendere le decisioni definitive. Ma è col vino che sta dando il meglio di se! Fa addirittura i compiti a casa! Si è fatto dare una bottiglia di tutti i vini che gli sembrano adatti ai piatti a cui sta pensando e se le è portate a casa. Adesso ogni giorno ne apre una o due per assaggiare a decidere i suoi preferiti. Per fortuna il più delle volte invita qualche amico a degustare con lui, altrimenti, a forza di collaudi, mi diventa un alcolista!”

Nicky scoppiò nuovamente a sghignazzare. Immaginarsi il padre di Francesca, una persona, ai suoi occhi, piuttosto seria e posata, esibirsi ubriaco in canti da osteria brandendo una bottiglia, era una visione decisamente esilarante.

“Ridi, ridi” lo riprese, fingendosi seria “ma io sto pensando seriamente di far sapere agli invitati di vestirsi comodi o di comprare direttamente abiti di una taglia in più!”

“Perché?” domandò, non riuscendo a seguire il suo ragionamento.

“Con tutto quello che mio papà sta progettando di farci mangiare e bere sarà necessario, credimi...”

“È una festa! È normale che ci sia da mangiare e bere!”

“Certo. Ma tu non conosci gli standard per le feste di matrimonio al mio paese. E soprattutto non hai idea del concetto di esserci abbastanza da mangiare per tutti di mio papà!” ribatté convinta.

“Almeno nessuno sentirà la necessità di andare da McDonald's perché ha mangiato poco! Direi che è positivo!”

“Giusto! Se proprio dobbiamo avere un morto sulla coscienza, che sia per indigestione, non per fame! Sarebbe un'onta che non potrei sopportare” concluse con un enfasi alla Jane Austen.

“Tornando ai vestiti” riprese lui “Il mio è arrivato” disse gongolando.

“Di già? Mi avevi detto che non sarebbe stato pronto prima della prossima settimana”

“Sì, ma le modifiche da fare non erano poi così grosse, quindi ieri mi hanno avvisato che era pronto e stamattina sono andato a ritirarlo.”

“Magnifico!”

“Vuoi vederlo?” chiese, facendo per alzarsi.

“Perché no?”

“Vieni.” La prese per mano e la accompagnò su per le scale, fino alla sua camera da letto. Dall'armadio estrasse una busta per abiti color panna, che recava a caratteri cubitali il nome dello stilista che firmava l'abito. Aprì la cerniera e delicatamente estrasse i due appendini su cui erano posti giacca e pantaloni.

“Aaaaaaah” la voce solitamente musicale e armoniosa di Francesca, per l'occasione si era trasformata in un latrato gutturale, vagamente rassomigliante al canto di una... cornacchia.

“Che c'è?” domandò, sconcertato dalla sua reazione.

“Cos'è quella cosa?” domandò con gli occhi sbarrati, indicando gli indumenti che teneva tra le mani.

“Il mio vestito!” rispose orgoglioso.

“Sei impazzito?” strillò.

“Perché?”

“È bianco!” strepitò.

“Lo so! Non è splendido?”

“No!”

“In negozio mi hanno detto che è perfetto per me! E lo stilista ne va orgoglioso: è la sua creazione di punta per quest'anno!”

“Lo stilista, allora, è un deficiente!” rispose stizzita.

“Perché?” Nicky non capiva più niente. Lui era soddisfattissimo della sua scelta: credeva fermamente che quello fosse il vestito perfetto per l'occasione. E poi il commesso del negozio aveva ragione, taglio e colore gli donavano.

“È bianco!”

“Allora?”

“TU sei lo sposo. Lo sposo si veste di SCURO!” il suo tono era esasperato. Le sembrava di spiegare l'abc ad un bambino “Io sono la sposa. La sposa si veste di BIANCO!”

“Aaaah, ma non è scritto da nessuna parte! Perché non posso vestirmi di banco anch'io?!”

“Perché no!”

“E perché no?”

“Perché non si fa! Lo sposo in bianco non si può vedere!”sbraitò. In realtà il vestito non era affatto brutto. Il modello era elegante e sembrava che le modifiche che erano state apportate per adattarsi al meglio alla figura di lui, non ne avessero intaccato il taglio. Anche il tessuto sembrava di ottima qualità. Ma il colore... Bianco. Lucido. Un gelataio. Un chierichetto. Una ballerino di danze caraibiche. Il trionfo del kitsch, insomma.

“A me piace!”

“A me no!”

“Infatti non lo devi mettere tu.”

“Nicholas Bernard James Adam Byrne, non scherzare con me su queste cose” disse cambiando tono, passando dall'isterico al perentorio. “Tu non, e ripeto, NON metterai quel vestito al matrimonio!”

“Ma, Francesca!” cerco di farla ragionare.

“No! Ascoltami! Se quel giorno arrivo in Chiesa e ti vedo con quel coso addosso, io giuro che giro i tacchi e me ne vado!”

“Ma Francesca...”

“Ma Francesca un tubo!” lo interruppe “QUESTO è IL MIO MATRIMONIO E NON TI LASCERò ROVINARLO CON QUELL'ORRENDA PALANDRANA!” Aveva concluso urlando talmente forte che ormai i vetri alle finestre vibravano.

“Sarebbe nostro...” le fece notare a bassa voce.

“Hai capito quello che voglio dire.” Si era accorta di averla sparata grossa, ma quel vestito bianco era veramente una sciagura. Fece un respiro profondo e cercò di calmarsi.

“È davvero tanto orribile?” si rassegò lui, avendo capito che forse la sua scelta era stata un po' troppo audace.

“Sì” sospirò.

“Farei meglio a cambiarlo?” domandò, prendendola tra le sue braccia.

“Decisamente” annuì.

Si guardarono per un attimo negli occhi. Poi lei scoppiò a ridere.

“Tu sei tanto bello, ma di vestiti capisci poco...”

“Ma come?! Mi hanno sempre detto che sono quello meglio vestito della band!” fece notare con tono innocente.

“Questo è sparare sulla croce rossa” sghignazzò lei.

“Ok, andiamo” sciolse l'abbraccio, la prese per mano e si diresse verso il piano di sotto.

“Dove?”

“A comprare un altro vestito.”

“Adesso???”

“Sì, andiamo adesso che sono in vena di lasciarti sfogare le tue paranoie!”

“Ooooh povero martire!” sospirò sul vialetto di casa, baciando delicatamente le labbra del novello emulo di Santo Stefano.

 

   
 
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