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Autore: FairLady    02/04/2014    2 recensioni
Una persona può cambiare totalmente per un'altra? Può annullarsi per un'altra?
Questa è la storia di Mark e Marta, gentilmente concessomi da Ohra_W, e del percorso che, in qualche anno, li porterà a capire cosa realmente vogliono e di cosa hanno veramente bisogno.
Dal primo capitolo:
"E, a un tratto, quella donna si era trasformata nella sua ossessione personale. Era possibile che fossero stati sufficienti cinque minuti, in cui, per altro, non era successo assolutamente nulla di anche solo lontanamente rilevante, per farlo impazzire? "
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Owen, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Avevano fatto l’amore tutta la notte, senza stancarsi mai. Più l’uno entrava dentro l’altra, più si faceva largo in quei cuori disillusi una profonda sensazione di calore, di appartenenza. Di abbandono.
A un certo punto Mark si era addormentato, aggrovigliato a Marta come una pianta rampicante. Le gambe nude incrociate a quelle di lei lo facevano sentire protetto e al sicuro come non gli era capitato da troppo tempo – forse mai, nemmeno con Emma. Di solito, quando si portava in camera qualcuna, una volta finito era veloce a mandarla via almeno quanto lo era stato ad invitarla. Invece, con Marta fu diverso: una volta finito, ne aveva chiesto ancora, e ancora, e ancora, e lei glielo aveva concesso senza riserve finché entrambi non ebbero più nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti.
Erano quasi le otto del mattino e Marta era sveglia da un po’. Mark le dormiva appiccicato, tanto che poteva scandire senza difficoltà i battiti di un cuore capace di una passione travolgente che davvero non si era aspettata. Il sonno se n’era andato e l’aveva lasciata in uno stato di molle torpore. Si sentiva indolenzita e rilassata, ma nonostante questo, inquieta.
Le domande che la sera prima vorticavano in quella sua testa matta, e tutte intorno a loro, stavano ancora lì. Poteva quasi vederle, come piccoli folletti dispettosi, con le gambette appoggiate al muro e lo sguardo sospeso tra rimprovero e curiosità. Quelle domande sembravano metterla di fronte a qualcosa di più grande di lei; sembravano dirle: «Te lo avevamo detto, ma non ci hai ascoltato. Hai commesso un errore e ora ne pagherai le conseguenze».
Ma qual era l’errore vero?
Essere andata a letto con una persona che, per quanto ne sapeva, era impegnata e in attesa di un figlio, oppure essersene innamorata?
A quell’ammissione, sfuggita senza controllo dalla sua mente ormai sopraffatta da tutto – anche da se stessa –, sgranò gli occhi ed ebbe un sussulto quasi impercettibile che però Mark, chissà come, riuscì a registrare.
«Sei sveglia?»
«Mm-mm»
«A cosa pensi?» le chiese, premendo delicatamente il suo corpo caldo a quello di lei e stringendola.
Marta si mosse appena, cercando di aderire al meglio contro quella pelle che già era diventata un po’ anche sua. Quanto più vicino lo percepiva, tanto più i pensieri si allontanavo, rumorosi. Deliranti.
«Al niente» gli rispose un po’ asciutta dentro, meno arida fuori a causa delle lacrime che stavano già sgorgando involontariamente. Non sapeva nemmeno perché stesse piangendo. Forse vedeva già la fine di qualche cosa che ancora non era iniziato?
«Al niente?»
«Sì, - lei sospirò, cercando di evitare che Mark si accorgesse dello smottamento interno da ragazzina senza speranza che la stava facendo franare poco a poco - il niente che conosco di te. Il niente che siamo noi.»
Lui lo sapeva che quel momento sarebbe arrivato, anche se dentro sé sperava di no, che si sarebbero potuti chiudere in quella bolla di beatitudine per sempre, senza dover più preoccuparsi del mondo.
E, invece, come tutte le cose belle anche quell’istante di annullamento uno nell’altra era destinato a svanire, perché entrambi sapevano che le cose non dette, in attesa sopra le loro teste, avrebbero finito con l’abbattersi su quella strana relazione un po’ morbosa, un po’ esagerata, un po’ troppe cose per due che in fondo non si conoscevano affatto; e avrebbero finito con il distruggerla.
La mano di Mark accarezzò la spalla di lei, invitandola delicatamente a voltarsi. Quella ragazza meritava più di ciò che lui poteva darle, se ne rendeva conto. Meritava di essere amata nei suoi momenti di felicità e coccolata nei momenti di tristezza. Meritava un uomo presente, in grado di farla sentire come se fosse l’unica al mondo – e la cosa che più lo faceva star male all’idea di doverla lasciare andare era proprio che per lui, da quando l’aveva incontrata, sembrava non esserci nessun’altra.
«Con te è tutto così strano, nuovo… - ammise lui, con gli occhi pieni di lei -, e non ero pronto al tuo arrivo, io… tu mi hai preso alla sprovvista…»
«Mark, dimmi chi sei. Per favore…» e non era una semplice richiesta: lo stava implorando. Per quanto Mark fosse meraviglioso, non poteva permettersi di rimandare ancora le spiegazioni. La sera prima si erano lasciati sopraffare da ciò che per un mese avevano ardentemente desiderato, ma non c’era più il tempo di tirarsi indietro. Erano già andati troppo avanti.
«Bene, hai ragione. – sospirò, mettendosi a sedere – È giusto che tu sappia e… beh… decida cosa devi fare, cosa è meglio per te.» Lo disse con la morte che gli scivolava sul cuore, ma era consapevole della verità di quelle parole, per cui lasciò andare un lungo sospiro e tornò a guardarla. Aveva un espressione contrita, un po’ preoccupata. Era stupenda.
«Convivo da circa un anno con una donna e aspettiamo un bambino che nascerà ad Agosto.»
Lo aveva detto, finalmente. Si era tolto quel macigno dal petto, anche se un altro lo aveva già sostituito. Si aspettava che Marta si alzasse dal letto, raccogliesse le sue cose e fuggisse via a gambe levate, lontano da lui, lontano dal caos e da tutto ciò che di sbagliato c’era nell’iniziare una qualunque relazione con un uomo impegnato e famoso, per giunta. Soprattutto per una ragazza come lei. Non la conosceva bene, ma quel poco che aveva capito – ciò che la rendeva così speciale ai suoi occhi – era proprio il genuino bisogno di amore che traspariva dai suoi sguardi… e dal modo in cui l’aveva amato quella notte; non poteva certo desiderare una storia di quel tipo, con una persona impegnata.
Eppure Marta era ancora lì. Il lenzuolo candido in cui gli era stato concesso il privilegio di stringerla fra le braccia continuava ad avvolgerla come prima e il suo corpo non si era mosso di una virgola. Solo la sua espressione era mutata, sapeva di rassegnazione.
«Lo sapevo, Mark. La mia collega me lo aveva accennato.»
In tutto quel casino, l’unica cosa che lui riusciva a provare era sollievo. Di certo non era normale! Era quasi felice perché, nonostante Marta sapesse di Emma e il bambino, si era comunque presentata da lui e lo aveva amato.   
«E sei venuta lo stesso all’appuntamento…»
«Sono stata sul punto di non venire, credimi.»
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?»
Stavano parlando placidamente e anche la tensione di poco prima andava affievolendosi. Le dita di Mark accarezzavano piano il braccio di Marta. I loro occhi si cercavano, si scrutavano e si fuggivano di continuo. Forse nessuno dei due era in grado di ammettere che ciò che provavano l’uno per l’altra era già così forte da impedire qualsiasi decisione ponderata, cosciente. E questo era il problema principale: se lei avesse risposto a quella domanda sinceramente – come era sua abitudine, peraltro – si sarebbe definitivamente esposta. Gli avrebbe concesso l’ultima parte di sé, quella cui teneva di più, quella che le avrebbe impedito di tornare indietro, se mai avesse voluto. Così, con l’ultimo barlume di lucidità che le fosse rimasto, trovò lo sguardo di lui, curioso, quasi speranzoso e gli diede l’unica risposta plausibile in una situazione come quella: una mezza verità.
«Sapevo che sarebbe stato un errore, ma sapevo anche che se non avessi seguito il mio istinto avrei finito con il pentirmene.»
A quelle parole Mark si sentì ulteriormente sollevato: dopotutto, alla fine, non se ne sarebbe andata. Le si avvicinò e non poté fare a meno di baciarla, mordendole piano il labbro inferiore.
«Dovrò ringraziare il tuo istinto, allora.» le sussurrò, tornando ad assaporare quella bocca che non avrebbe mai immaginato così deliziosa.
Allo stesso tempo, però, si malediceva perché avrebbe dovuto sperare il contrario, avrebbe dovuto lasciarla andare perché lui non era giusto per lei; perché lui aveva una donna ad attenderlo a casa, un figlio in arrivo… delle responsabilità che continuava a fuggire.
Ma avrebbe avuto la forza di allontanarla? Ora che aveva scoperto cosa significava averla per sé, sarebbe riuscito a stare senza?
Lo avrebbe scoperto presto, perché Marta si era allontanata quel tanto che bastò per sentire fra i loro visi un’aria gelida che sapeva di abbandono.
«Non credo, sai – replicò soffusamente, incapace forse di completare una frase che avrebbe finito con l’ucciderla – Ora mi sta dicendo di andarmene per non tornare più.»
Immobili, occhi negli occhi, sembravano ghiacciati in quella consapevolezza che dopotutto era di entrambi. Sarebbe stato chiaro anche al più stolto che una situazione come quella avrebbe portato solo dolore, frustrazione e, infine, lontananza. Lui era di un’altra e Marta sapeva già cosa volesse dire condividere un uomo, essere la rivale – talvolta anche la tradita. Sentiva nel cuore che andarsene da lì e chiudere quella strana storia, che altro non era se non un embrione d’amore, sarebbe stata la decisione più difficile che avesse mai dovuto prendere, ma c’era già inspiegabilmente troppo dentro e fare la terza incomoda era decisamente un’alternativa poco attraente.
Se ne sarebbe andata, si sarebbe chiusa quella porta alle spalle, avrebbe sofferto e poi, piano piano, avrebbe ripreso a vivere normalmente. E anche se lo sguardo di Mark chiedeva tutt’altro, lucido e implorante, sapeva di stare facendo la cosa giusta per tutti quando, tra le lacrime nascoste, si rivestì e si allontanò da quella stanza. Si lasciò alle spalle quell’uomo che senza chiedere permesso le si era infilato sotto la pelle, abbattendo immediatamente ogni difesa. 




 
But it's just the end of one more lonely dream
Just the end of one more lonely night

 
 
 
   
 
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