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Autore: Angelic_Girl    02/04/2014    1 recensioni
E' da qualche anno, ormai, che Kurt si è trasferito a NewYork, con una nuova vita e nuovi sogni, alcuni dei quali mai si realizzeranno. Il suo cuore e i suoi occhi appartengono da allora ad un giovane sconosciuto, il suo dirimpettaio, che Kurt osserva suonare la chitarra e vivere la sua vita, appollaiato ora dopo ora, mese dopo mese alla finestra, come ipnotizzato da quel ragazzo che lo attira tanto.
Quanto vorrebbe parlagli, quanto vorrebbe accarezzare i suoi riccioli mori.
E' impossibile, si dice Kurt. Ma niente lo è quando c'è il vero amore.
Chissà che le sue fantasie non diventino realtà.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve gente!!
Ho visto You make me feel so young e stavo tipo urlando alla fine, quando tagliano la scena dove Kurt credo si butti su Blaine ma... okay, sto vomitando arcobaleni u.u
E comunque erano Tracy ed Hepburn u.u
Va bene volevo dire questo perchè cerco comprensione da altre fangirl (o fanboy???) perchè, per esempio, mia sorella non fa altro che guardarmi inquietata e altro che comprensione...
Passo e chiudo.





 

"Quanti anni hai, Blaine?"

Il moro, con le gambe incrociate sulla scrivania, fece una smorfia "23" scrisse, facendo scorrere un pennarello di quello per le lavagne magnetiche sul vetro della finestra.

Lui e Kurt avevano deciso di comune accordo che scrivere nella condenza era scomodo e poco chiaro, perciò ora entrambi si servivano un pennarello di quelli per lavagne, per passare un po' di tempo facendosi quelle semplici domande che avevano il potere di far stare meglio tutti e due i ragazzi, di farli sorridere.

"Wow" scrisse Kurt, sinceramente sorpreso, poi cancellò con un fazzoletto "Non si direbbe che sei più piccolo di me"

Blaine alzò un sopracciglio, sorridendo "Perchè tu quanti anni hai?"

"24"

"Non che ci sia grande differenza" rise il moro, assumendo un'espressione solare che fece battere il cuore a Kurt.

La situazione in cui si trovavano era davvero curiosa. Avevano capito di conoscersi da anni, passati a guardarsi di nascosto e a sapere meglio di chiunque le più piccole cose. Perchè c'era qualcosa che li aveva attirati, da quando Blaine si era trasferito lì. Quel giorno che Kurt avrebbe benedetto per tutta la vita.

Era una mattina di primavera, il biondo stava piegando una maglia.

Di Manila Grace, ricordò Kurt. Se l'era fatta regalare per il compleanno quando abitava ancora a Lima, con la confusione più totale del padre.

-Non è da donna, scusa?- aveva chiesto, fissando il capo in vetrina.

Il ragazzo l'aveva guardata, trasognato -Oh, ti prego papà. E' bellissima-

Kurt sorrise, lasciando perdere per un attimo il messaggio di Blaine.

Insomma, quella mattina aveva notato degli strani movimenti nella casa di fronte. Si era appollaiato su quella mensola, che conosceva da poco, per cercar di capire cosa stesse succedendo.

Blaine si era trasferito lì, e andava in giro per la sua casa nuova con l'eccitazione di un bambino che ha appena ricevuto un colossale regalo.

E Kurt l'aveva notato subito.

"Si che c'è" scrisse il biondo, tornando alla realtà "Tu sei bravissimo con la chitarra, al pianoforte, sai cantare da dio" dopo qualche secondo cancellò "Sembra che abbia passato una vita a studiare musica dopo il liceo... Sembri grande. E poi hai la barba"

"Non vedo collegamento tra le varie cose e.. non è vero" ribattè Blaine ridacchiando "me la rado la barba"

Kurt aggrottò le sopracciglia, sorridendo "Ti divertono un mondo tutte le cretinate che dico, eh?"

"No, cioè, mi piace parlare con te"

Il biondo lesse quelle parole, sentendo di essere arrossito violentemente.

"Sei un ragazzo molto interessante... A dir la verità non speravo altro che riuscire a parlarti, prima o poi"

Blaine osservò la bocca di Kurt, che formava una o rosa. Dopo qualche secondo scosse la mano, notanto che il ragazzo non faceva altro che guardarlo senza battere ciglio.

Kurt allora alzò di scatto il viso, che aveva abbassato leggermente per poter fissare qualcosa che non fosse Blaine. Come per assimilare quello che l'altro gli aveva appena detto, necessitando di qualche momento per capire se se l'era immaginato.

-Si?- sussurrò, rendendosi conto solo dopo che il moro non poteva sentirlo. La sua espressione era leggermente sofferente, angosciata. Aveva la sensazione che tutto quello fosse un sogno, un bel sogno, da cui poteva essere strappato da un momento all'altro.

Oh, ti prego, non svegliarti implorava a se stesso Non svegliarti, fammi vivere questo ancora un po'.

"Che c'è?" chiese il giovane, con un sorriso apprensivo.

"Niente... è che cerco di non farmi notare di solito"

"Ti da fastidio il fatto che parliamo, per caso?" scrisse ancora Blaine, visibilmente a disagio e riferendosi al tormento che rispecchiava il viso dell'altro "Lo so che non ci conosciamo... ma io non ho questa sensazione. Se vuoi posso..."

"No!" il pennarello di Kurt scorse fulmineo sul vetro, cercando di tracciare una N che dall'esterno si leggesse correttamente.

Il suo cuore battè veloce. Gli era sembrato per un momento che avesse dato dato un calcio al palazzo di mattoncini che stava costruendo. Aveva visto per un attimo la sua amicizia con Blaine, se pure ancora in fasce, crollare davanti ai suoi occhi.

Immaginato una vita passata a fissare un paio di tende chiuse, che non intendevano aprirsi per un malinteso, un'offesa accidentale.

Poi Kurt fece un gran respiro.

Rachel gli avrebbe sicuramente urlato di star esagerando. Lo avrebbe rimproverato perchè faceva diventare i suoi piccoli problemi grossi come giganti.

Glielo aveva già detto in passato, i suoi occhi erano come due specchi deformanti. Come la vista di chi si vede grassa pur essendo uno stuzzicadenti, di chi si vede brutta pur essendo una diamante.

"No" scrisse di nuovo, più ordinatamente, in una grafia più ridotta "Io... adoro parlare con te. Se avevo quell'espressione è perchè temo che prima o poi tu..."

Lasciò che Blaine leggesse, per poi cancellare e riprendere a scrivere "che tu possa andare via... con la tua ragazza, o fuori. Io vivo qui dentro, non mi piace uscire. Sei l'unico raggio di sole nel mio cielo nuvoloso"

Dopo un po' pulì di nuovo la scritta "Scusa per la poesia non richiesta..." terminò, rosso in viso più per la foga con cui aveva segnato quelle parole che per l'imbarazzo.

Blaine lesse, le sopracciglia rivolte verso l'alto e un'espressione sollevata sul volto.

"Figurati, anche tu per me sei un po' una roccia. Non avrei mai pensato di dirtelo davvero... ma ora eccoci qui" sorrise.

Kurt rimase in silenzio, mordendosi il labbro. Non smetteva mai di pensare a quanto fossero simili, loro due. Pian piano, parola dopo parola, sembrava che si leggessero entrambi nella mente.

E per lui era sempre una sorpresa.

Blaine socchiuse le labbra, esitando ad alzare di nuovo il pennarello.

"Come fai a..." la sua mano si bloccò un secondo "Come fai a sapere che suono e canto bene?"

Il biondo fissò la scritta confuso da quel brusco cambio d'argomento "Vedo il tuo viso quando tieni la chitarra in mano, quando sfiori le corde e quando muovi le labbra.

Scorgo la passione nei tuoi occhi e non credo che la proveresti se sapessi solo strimpellarlo, uno strumento. Credo che tu sia molto bravo"

"Per quello che mi dicono... sono tenuto a darti ragione" rispose l'altro con un'alzata di spalle, non apparendo arrogante come invece sarebbe successo ad un altro. Quel ragazzo riusciva a far sembrare qualunque cosa facesse, anche muovere un dito, come il gesto più dolce mai compiuto.

Agli occhi di Kurt, poi, l'effetto che faceva era quadruplicato.

"Ti va se suono qualcosa?"

"Sarebbe meraviglioso"

E allora Blaine scomparve per qualche istante, dopo aver fatto un cenno al biondo, per poi tornare alla vista dell'altro con la sua fedele chitarra pronta per essere suonata "Canta con me"

"Non mi sentirai" fece notare Kurt.

"E tu come farai ad ascoltarmi, allora? Tu immagina la mia musica, io immaginerò la tua voce. Scommetto che è alta, melodiosa. Sei un soprano, non è vero?"

Kurt annuì affascinato.

"Di', Kurt, che canzone ti piacerebbe?"





 

Il cellulare continuava a vibrare senza sosta.

Blaine si era sporto, prima, per vedere chi diavolo fosse: "Catherine" appariva sul display ogni minuto, insieme ad una vibrazione insistente.

Oh, l'avrebbe richiamata dopo.

Aveva aspettato tanto di riuscire a parlare con quel ragazzo che lo attirava inspiegabilmente, forse a causa di quel velo di mistero che lo avvolgeva, ed ora non voleva lasciarlo andare.

Aveva capito quanto fosse fragile, quanto avesse bisogno di attenzioni e affetto, e poco prima Kurt gli aveva fatto intendere che ne necessitava da parte sua.

Non voleva negargli ciò che gli chiedeva con tale tenerezza, tra l'altro cosa gli costava dedicargli un po' del suo tempo?

Blaine si era reso conto che quel giovane lo aveva preso. Era talmente immacolato, talmente dolce e particolare... Tanto intrigante quanto innocente e...

Il cellulare vibrava ancora.

Il moro fermò di scatto le corde della chitarra, guadagnandosi un'occhiata confusa da parte di Kurt. Non riuscendo a trattenere il nervosismo, che gli si distingueva facilmente sul volto quasi fosse qualcosa di materiale, fece segno all'altro di attendere, mentre prendeva in mano il telefono e accettava la chiamata.





 

Durante l'intero quarto d'ora seguente, Kurt ebbe di fronte un Blaine che non la smetteva di camminare su e giù per la stanza, sembrando lì lì per buttare il cellulare giù dalla finestra. Senza aprirla.

Il biondo scommise che se avesse teso l'orecchio avrebbe sentito la sua voce.

Chi sa cosa stava succedendo, Blaine sembrava un tipo abbastanza calmo, non poteva immaginare qualcosa che lo facesse infuriare a quel punto.

Alla fine i suoi occhi di ghiaccio seguirono l'altro mentre si sedeva, abbandonato, sul letto.

Passandosi stancamente una mano sul viso, Blaine sembrò disfarsi velocemente della rabbia che aveva provato fin poco prima, assumendo un'espressione stremata ed infelice. Quasi si sentisse colpevole di qualcosa, all'improvviso.

L'osservo mentre muoveva poco le labbra, come se avesse addirittura paura di parlare. O vergogna..?

Dopo quella che a Kurt parve un'eternità passata a ficcare il naso nei fatti privati di uno sconosciuto, Blaine sussurrò qualcosa che assomigliò tanto ad un "ti amo".

E l'altro si sentì come se il cuore gli venisse calpestato senza pietà.

Il moro mantenne lo stesso dolce visetto da cucciolo anche dopo aver terminato la chiamata, mentre si tirava pesantemente in piedi e si avvicinava alla finestra.

"Tutto bene?" chiese Kurt sofferente, intanto il volto di Blaine parlava da solo.

Il ragazzo si guardò intorno, come per avere un suggerimento su come rispondere, poi fissò il biondo. Scosse la testa, sussurrando un muto "no" con un'espressione affranta.

"Posso aiutarti in qualche modo?"

Blaine fece spallucce, con gli occhi lucidi, e mosse di nuovo il capo "Scusa io... vado a farmi una doccia"

Kurt annuì controvoglia, aprendo la bocca come per cercar di dire qualcosa. Poi la richiuse.

"Se hai bisogno io sono qui" scrisse.





 

-Sei distante, ecco che c'è- quella voce continuava a riecheggiare, a rimbalzare sulle pareti della mente di Blaine -Sei freddo, parli sempre e solo di quel ragazzo, se ha scritto in stampatello, in corsivo, di come si era pettinato o di come sembrava stare a giudicare dalla sua espressione. Devo preoccuparmi, Blaine? Mi prendi in giro? Sono una copertura per caso?-

Una voce amareggiata, stufa e quasi disgustata.

-Non pensi mai a me da un po' a questa parte, completamente assente. Non te ne frega nulla di quello che ti dico, non ascolti neanche una minima cretinata che invento per attaccare bottone. Dimmi un po', quando sei a casa da solo parli con la parete di quanto sia bello il tuo dirimpettaio?-

Blaine cercò di far scivolare via il senso di colpa insieme al bagnoschiuma. Tentò invano di scacciare quelle parole dalla sua testa, che però continuavano a ripetersi, ad amplificarsi, a fargli male.

Catherine aveva ragione, si era eclissato negli ultimi due giorni. Senza rendersene conto, non le dava retta.

Ma non poteva non pensare più a Kurt. Semplicemente, non poteva. Parlargli era diventato il suo passatempo preferito, lo coinvolgeva anche se non era a casa. Continuava a pensare alle loro conversazioni, continuava ad esserne preso, non riusciva a non averlo in mente, a non vedere l'ora di sedersi ancora lì a parlare con lui.

Stava diventando un incubo. Un meraviglioso incubo dal quale non voleva svegliarsi.

Erano solo due giorni.

Forse aveva desiderato tanto conoscere Kurt -ma conoscerlo davvero, non provando ad indovinare-, che ora che c'era riuscito era semplicemente emozionatissimo.

Forse prima o poi sarebbe passato, abituandocisi.

Aveva solo bisogno di tempo.

Ho solo bisogno di tempo ripeteva ora la sua mente.





Here we are :D
E' sempre un  po' inquietante la situazione, soprattutto ora che Kurt l'ho descritto quasi come uno psicopatico PUAHAHAHAH ma no, poverino ç.ç
Come mi era stato chiesto ci sono i pensieri di Blaine, e per quanto riguarda lui... niente, Blaine ama la sua ragazza e la ragazza ama Blaine, che ci vogliamo fa' u.u Comunque ora che ha iniziato a parlare regolarmente con Kurt è come se avesse preso la sua prima sigaretta *vocine suggeritrici in sottofondo che vociano "diiiiipendenzaaaa"*
Hokey (?) anche se nel capitolo di oggi non è successo granchè (a parte il viaggetto finale nella mente di Blaine... cioè, poi lui era sotto la doccia.... :Q__), spero vi sia piaciuto, fatemi sapere :3
A mercoledìììì ^^

  
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