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Autore: jake84    08/07/2008    1 recensioni
Da quando si è svegliato improvvisamente dal coma, per Scott sono cambiate molte cose.. cosa sono le voci che sente nella testa? e perchè tutti sembrano sapere qualcosa che lui non ricorda? Presto scoprirà verità che non poteva conoscere, troverà amici che non sapeva di avere... e nemici che non immaginava di affrontare..
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Modus Operandi

La marcia degli spettri

 

Riunione straordinaria. Erano di nuovo nella sala  grande, tutti gli agenti nei loro completi impeccabili e con il volto teso. Erano le otto del mattino. Per la squadra β c’erano Iago ed Helen, era impossibile non notarli. Iago, con la sua maglietta rossa senza maniche, con i tatuaggi tribali sui grossi bicipiti, i jeans stracciati e il taglio da marines sembrava semplicemente aver sbagliato stanza. Helen era più discreta, ma aveva tutta l’aria di non voler somigliare agli altri burocrati presenti.

Erano stati convocati all’improvviso. Non sapevano ancora il motivo.

 

Il capo entrò di lì a poco, puntuale da spaccare il secondo. Saltò tutti i convenevoli e andò dritto al punto.

Sugli schermi posti davanti ad ogni membro comparve la foto di una ragazza. Bruttina, con i capelli neri corti e degli occhiali spessi.

“ Josephine Caldone, 23 ani, di origini francesi. Una situazione familiare complicate: padre alcolizzato, madre depressa. Nessun fratello, nessuna relazione stabile. Scappa di casa a 19 anni e da tre anni abita nel pressi dell’università. Poco prima della fuga, tenta il suicidio, lanciandosi dalla finestra di casa, al sesto piano. Si rialza senza nemmeno un graffio. Non ne fa parola con nessuno, a quanto ci risulta. Da quel giorno la stiamo seguendo” il capo fece una pausa, dando a tutti il tempo di assimilare le informazioni.

“ Una possibile agente?” chiese uno di loro.

“ È quello che pensavamo. Ma dal giorno del tentato suicidio, non si sono ripetuti eventi analoghi, né ha dato prova di possedere capacità particolari. Inoltre i test non hanno rilevato tracce del fattore K” spiegò il capo, poi aggiunse: “Stamattina, la ragazza è morta.”

Un attimo di silenzio, poi un altro agente chiese. “ Qualcosa a che fare con il suo presunto potere?”

“ No, il contrario semmai. È morta in seguito ad un’esplosione nel suo appartamento. Si è lanciata dal balcone ed è collassata sull’asfalto. Nessun fattore K rilevato.”

“ Cosa c’entra con noi, capo?” chiese Iago, osservando le altre immagini della ragazza che scorrevano sullo schermo.

“ Alcuni indizi fanno pensare ad un coinvolgimento dell’ATC.”

 

“ Gli agenti della squadra di pulizia hanno analizzato ogni angolo della casa, senza trovare traccia dell’esplosivo. Eppure l’esplosione è stata così forte da abbattere un muro.”

“ La ragazza è morta per l’esplosione o per essersi gettata dalla finestra?” chiese Helen.

“ Non ne siamo ancora sicuri. Le ustioni sul suo corpo erano sufficienti ad ucciderla, a quanto ne sappiamo. È dunque inprobabile che in quelle condizioni si sia lanciata dalla finestra.”

“ Ancora non mi è chiaro l’intervento dell’ATC in questo incidente.” Disse un uomo seduto a due posti dal capo. Si chiamava Colt. Aveva l’aria saccente e parlava come se già avesse risolto la questione e stesse sprecando tempo a spiegarlo a chi non aveva ancora capito.

“ Non è stato un incidente. È stato un omicidio” Rispose un altro agente.

“ Una ragazza si getta dalla finestra e diamo la colpa all’ATC? Avete proprio bisogno di sentire la loro presenza ovunque?” rispose Colt.

“ E come spieghi l’esplosione?”

“ Le indagini lo potranno spiegare. Ma potrebbe essere stata causata dal gas. Convocare un’assemblea sulla base di così pochi dati è solo una perdita di tempo” continuò Colt.

 

Iago guardò Helen e vi lesse i suoi stessi pensieri. Il capo aveva visto giusto, per quanto non gli andasse di ammetterlo. Conosceva quel genere di azione.

“ No, Colt, non è stata una perdita di tempo” disse Iago alzandosi. Sapeva che l’agente Colt avrebbe notato l’omissione del titolo e ne era contento. Detestava quell’uomo. “ C’è l’ATC dietro questo omicidio.”

“ E cosa ne sa la squadra beta? Avete informazioni che non conosciamo?” sbottò l’uomo.

“ No, Colt. Solo buona memoria. Cosa che a te sembra mancare.”

Helen soffocò una risatina.

“ Oh, questa sì che è buona. Se avete una così buona memoria, come ha fatto l’agente Ian a dimenticare come si porta a termine una semplice missione di recupero?” replicò Colt, con un odioso sorriso sulle labbra.

Iago strinse i pugni, incenerendolo con lo sguardo. Helen era sicura che avrebbe assalito l’agente e un po’ ci sperava quasi. Ma Iago rimase fermo al suo posto, stringendo i pugni tanto da farsi sbiancare le nocche. Helen si alzò in piedi, prendendo la parola.

“ Se avessi letto i rapporti, avresti riconosciuto il modus operandi di una nostra vecchia conoscenza all’ATC. Si tratta di Renin, esperto in arti esplosive. In genere si diverte a… giocare… con le sue vittime, piazzando gli esplosivi in modo da non ucciderle. Questo spiegherebbe perché la ragazza ha avuto il tempo di gettarsi dalla finestra nonostante le ustioni”. Concluse guardandosi intorno.

“ Sono solo congetture! Non è niente di provato. L’ATC non controlla tutto. Non sono dappertutto. Stiamo sopravvalutando il problema.” Disse ancora Colt. Il capo stava per intervenire, quando Iago diede un pugno talmente forte sulla scrivania da incrinarla.

“ Negli ultimi sei mesi abbiamo perso più agenti che negli ultimi 5 anni. Anche questa è una coincidenza, grande figlio di puttana? Anche questo è sopravvalutare il problema? E nonostante ciò, non stiamo facendo niente per intervenire. Ognuno di voi qui dentro sa di avere le spalle al coperto e non gli importa più niente del vero scopo di quest’Agenzia.”

“ Basta così. Questi argomenti verranno discussi nella prossima assemblea. Per ora dobbiamo decidere che misure prendere a breve termine. Per tanto…”

 

Ci misero un’ora per decidere quello che ormai era inevitabile. Attivare tutte le squadre a disposizione, aumentare la perlustrazione e agire in modo rapido ed efficace. L’agente Colt e due agenti seduti accanto a lui sottolinearono l’inutilità di tali provvedimenti e arrivarono persino ad accusare l’assemblea di fare del facile allarmismo.

 

Helen e Iago si allontanarono subito dopo la riunione.

“ Hai anche tu l’impressione che l’agente Colt e la sua cricca stia mirando unicamente a rallentare l’intervento dell’Agenzia?”

“ Burocrati conservatori del cazzo! Sono convinti che solo perché abbiamo vinto, continueremo a vincere per sempre. Cose tipo: mai permettere che i fatti smentiscano i propri pregiudizi!”

“ Dobbiamo trovare un accordo. E dobbiamo farlo in fretta.” Disse Helen. Erano quasi arrivati alla sala comune.

“ Non ci serve un accordo!” proruppe Iago. “ La squadra Beta può fregarsene del protocollo!”

“ Stai cominciando a parlare come Linus!” lo bloccò Helen. Era stanca di quella situazione. “ Sai benissimo che non possiamo fare niente senza il supporto dell’Agenzia. Siamo un’unità speciale, d’accordo, probabilmente la migliore, ma senza la rete d’informazioni centrale, senza gli approvvigionamenti…”

“ Allora dobbiamo passare al comando” la interruppe il ragazzo.

“ Iago!” urlò quasi Helen. “ Abbiamo solo diciotto anni! Come puoi pensare di gestire una cosa tanto grande?”

“ Ian ci riuscirebbe” disse Iago, a bassa voce stavolta.

Entrarono nella sala ed Helen posò i fascicoli sul tavolo. Aveva bisogno di mettere le cose in ordine. Soprattutto se si trattava davvero di Renin.

“ Ian è ricoverato in seguito ad una missione male gestita. Non l’avrei mai ammesso davanti all’assemblea, ma è così! Guardiamo in faccia la realtà e non diamo la colpa al destino.”

Iago fece per contraddirla, ma poi si zittì. Si sedette accanto ad Helen, rinunciando a controbattere. In fondo aveva ragione.

“ Parliamo di cose più urgenti. Pensi davvero che sia stata opera di Renin?”

“ Ha giocato con la sua preda, l’ha ferita, mutilata e l’ha costretta a gettarsi dalla finestra. Sì, è stato Renin.”

 

***

 

Linus vide un agente medico uscire dalla stanza di Ian e subito gli chiese informazioni. Ian stava bene, non aveva riportato traumi di nessun genere. Si era svegliato per qualche minuto, ma era ancora tremendamente stanco. Un altro giorno, forse, e sarebbe tornato come nuovo.

Decise così di lasciarlo riposare, ora che era sicuro che stava bene, e si allontanò. Pensò di nuovo a Scott, ormai era diventata un’ossessione. Era dalla sera precedente che ogni pensiero portava alla stessa conclusione: ce la poteva fare. Gli bastava scoprire dove si trovasse Scott di preciso, in qualche parte della sua mente fosse finito, poi sarebbe stato facile. Non una passeggiata, certo, ma ce la poteva fare. Helen si sarebbe ricreduta.

 

Nella stanza di Scott non c’era nessuno. I macchinari erano tutti in funzione, silenziosi come al solito. Non attese oltre e decise di provarci immediatamente. Si sedette sul letto e si concentrò. Si disse che sapeva perfettamente a cosa andava incontro.

Provò ad entrargli nella mente. Incontrò la solita resistenza, ma era molto più debole del solito. Era un po’ come andare incontro ad un lenzuolo gonfiato dal vento. Si limitò a scostarlo, senza lasciarsi trascinare dentro.

Entrare nella mente delle persone era sempre stato un po’ come aprire un baule pieno di cianfrusaglie e mettersi a cercare. Con Scott era diverso. Aperto quel baule non c’era niente, solo l’apertura di un pozzo in cui non si scorgeva la fine. E lì dentro c’era un mondo intero!

Si spostò con cautela per cercare Scott. Corse con la mente in ogni direzione, nel buio, tra gli alberi, si trovò in uno stretto corridoio di pietra, in una piazza, su un monte… non sapeva come fosse possibile, il tempo e lo spazio lì sembravano così sbagliati!

Alla fine lo vide. Era lì, in un deserto di sabbia celeste che si estendeva a perdita d’occhio. Lì era solo deserto e cielo. Linus corse verso l’amico, lasciandosi trascinare completamente nella sua mente.

“ Scott, finalmente! Stai bene?”

Il ragazzo si voltò, con gli occhi neri che luccicavano sul viso quasi del tutto bianco. Era serio, nessuna traccia di un sorriso. “ Non dovresti essere qui” gli disse.

“ Neanche tu, se è per questo. Qualunque cosa sia questo posto…” replicò Linus. Non si era certo aspettato quell’accoglienza.

“ È la Valle. Non dovresti essere qui” ripeté Scott, senza muoversi di un centimetro. Linus ebbe un brivido. No, non sembrava il ragazzo che aveva conosciuto all’Agenzia.

“ Torniamo indietro allora. Sono venuto qui per… be’, per svegliarti.”

“ No. Io devo restare. Questo è il mio posto.” Disse Scott.

“ Scott, questo posto non esiste! È solo nella tua mente!”

Una voce parlò alle sue spalle. Linus non l’aveva sentita arrivare. Era uno spettro. “ Questo posto è sempre esistito. Fin dall’alba dei tempi. E mai è stata tollerata un’anima viva!” doveva essere lo spirito di un vecchio, la sua pelle semitrasparente pendeva dalle ossa. La guancia era stata maciullata, Linus poteva scorgere i suoi denti fantasma.

“ Fermo, Gunt!” disse Scott e lo spettro si fermò. “ È qui per me. Lasciaci soli.” Lo spettro se ne andò. O meglio, sparì.

“ Che significa, Scott? Che sta succedendo?” chiese Linus.

“ Non puoi stare qui. Questo non è posto per i vivi.”

All’improvviso, mentre era perfettamente immobile, Scott si lanciò contro di lui. La sua velocità era sorprendente, Linus non riuscì a distinguere i suoi movimenti. Lo colpì con un pugno allo stomaco, prima che potesse difendersi.

“ Perché?” chiese, mentre era in ginocchio.

“ Torna indietro.” Sibilò il ragazzo, con una voce che non aveva pià niente di umano. “ Scott non vi appartiene.”

 

A quelle parole, Linus cominciò a capire. In quel momento, avvertì intorno a sé altre presenze, questa volta però non erano ostili. Non erano lì per lui. Erano come in marcia, tutti nella stessa direzione.

“ Tu non sei Scott, dunque” disse, rialzandosi.

“ Sì, sono io. Sono quello che Scott dovrebbe essere. Un guardiano di spiriti. Scott non appartiene al vostro mondo” Ripeté ancora il guardiano.

Linus si guardò intorno: era pieno di anime che camminavano nella stessa direzione, lente ma costanti. Il cielo era sereno e… completo, non c’erano nuvole e nessun monte a disturbare l’orizzonte. E non c’era nemmeno il sole. Un azzurro perfetto, ma senza sole. Non c’erano ombre, riflettè Linus. I suoi poteri erano molto limitati, lì.

“ Non mi interessano i tuoi discorsi, spettro. Dimmi dov’è Scott e me ne andrò”

Sono qui… Quella voce gli arrivò dritta alla testa. In qualche modo Scott riusciva a mettersi in contatto con lui. Solo che non aveva idea di dove fosse.

 

Un instante e il guardiano lo attaccò di nuovo. Questa volta però Linus non si fece trovare impreparato. Schivò l’attacco e indietreggiò di un passo. Era troppo veloce. Non poteva far altro che difendersi.

Scott dove diavolo sei?

Parò un pugno, saltò, indietreggio di qualche altro passo. Si guardò intorno con disperazione. Se Scott gli aveva parlato era perché l’aveva visto. E se l’aveva visto, doveva essere lì intorno.

 

Ad un tratto lo vide. Il guardiano lo centrò con un pugno e lo mandò al suolo. Linus sputò sangue, ma quasi non se ne accorse. Scott era lì, a nemmeno cento metri da lui. Si meravigliò di non averlo visto prima, ma pensò che forse prima non c’era. Come non c’erano tutte quelle anime in marcia. Doveva raggiungerlo… ma il guardiano non l’avrebbe lasciato andare facilmente. Doveva trovare una soluzione.

In quel momento gli tornò in mente Karen. Smettila di pensare all’onore. Gli uomini d’onore sono quelli che muoiono per primi. Qui siamo in guerra… non importa quello che fai, l’importante è abbattere il nemico. A qualunque costo, con qualunque mezzo.

 

Il guardiano si avvicinò minaccioso. Il suo volto era identico a quello di Scott, ma non era lui. Quello sguardo omicida non apparteneva al suo amico. Linus affondò le dita nella sabbia. Finse di rialzarsi e il guardiano lo attaccò di nuovo. Linus fu più veloce: gli lanciò la sabbia sul volto e corse via. Non aveva molto tempo.

 

Scott era a terra carponi. Tossiva. Era chiaro che non riusciva a mettersi in piedi.

“ Scott! Cosa diavolo sta succedendo?” gli disse Linus.

“ Non lo so. Non riesco a muovermi. Mi hanno portato qui. Vogliono che faccia qualcosa” disse Scott ansimando.

“ Chi sei Scott? Il guardiano… ha detto che tu appartieni a questo mondo…”

“ Gli spettri mentono, Linus. Non hanno nessuna ragione per dirti la verità. Aiutami adesso.” Disse Scott. Riuscì ad alzare lo sguardo e Linus non ebbe dubbi che fosse il suo amico.

Provò a sollevarlo, ma non ci riuscì. Era diventato incredibilmente pesante! Non riusciva a sollevarlo nemmeno di poco.

Un attimo dopo, notò qualcosa di strano. C’era qualcosa intorno a Scott, come una lastra di vetro che distorceva il paesaggio al di là.

“ Hai combattuto contro Crin, vero?” chiese Linus, allontanandosi di qualche passo.

Scott non rispose, ma non ce n’era bisogno.

“ Scott… quello che sto pensando va contro ogni logica… ma sei ancora dentro la barriera dimensionale!”

La barriera dimensionale era una tecnica minore, che inibiva rapidamente tutte le capacità motorie e creava uno stato confusionale che poteva durare giorni. Era efficace, ma rimaneva comunque una tecnica statica, non poteva avere altri effetti. “ Com’è possibile che sia arrivata fin qui! Siamo nella tua mente, cavolo, perché la barriera è ancora attiva?”

“ Non… è… la mia… mente… tirami fuori… per favore…” riuscì a farfugliare Scott.

Sapeva come fare. Si voltò e vide che il guardiano stava correndo verso di loro. Non c’era tempo. Bastava colpire il punto nevralgico della barriera. Linus lo individuò subito e lo colpì con tutta la forza di cui era capace, come gli aveva insegnato Iago. La barriera andò in frantumi.

“ Andiamo! Sta arrivando il guardiano! È troppo forte per me!” disse Linus aiutandolo ad alzarsi.

“ Ci penso io a lui” disse Scott.

Linus avvertì uno spostamento d’aria, poi all’improvviso vide apparire tre spettri che si interposero tra loro e il guardiano. Erano spiriti guerrieri, armati di tutto punto. A differenza degli spiriti che marciavano in quella valle, questi non barcollavano, non arrancavano. Erano lì, pronti a combattere.

“ Gar, tora, pund… è tutto vostro” disse Scott e gli spettri attaccarono. Il guardiano provò a colpire, ma gli spettri furono letali.

“ Linus, andiamo via di qua. Tieniti forte.”

 

Prima che potesse replicare, si trovò scaraventato attraverso foreste e laghi, monti e città. Fu solo un attimo, ma sembrò eterno.

Si svegliarono nella stanza, Linus si alzò di scatto dalla sedia, senza rendersene conto e cadde a terra. Sputò sangue di nuovo.

Anche Scott era sveglio, drizzandosi al centro del letto, rischiando di strappare i tubi che lo collegavano ai macchinari. Si guardò intorno e poi disse semplicemente:

“ Cazzo, che fame!”

  
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