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Autore: Pikachu97    03/04/2014    11 recensioni
Non fatevi ingannare dal titolo.. è esattamente l'opposto di quello che pensate che sia, fidatevi. Come faccio ad esserne così sicura? Già il fatto che adesso, o mio caro lettore, continui a leggere quello che sto scrivendo, prova il fatto che ti conosco un po'. E adesso stai anche sorridendo tra te e te dicendo 'C'ha ragione!' con una punta di frustrazione per la mia insolenza ;).
Bene ora che hai scoperto di esserti innamorata/o di come scrivo, che ne dici di leggere la mia storia? L'Auslly non mancherà tranquillo/a.
Rating Arancione per il linguaggio e per la mia paranoia.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ally Dawson, Austin Moon, Dez, Trish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Capitolo 3: Ma che cazz..? –
 
 
NOPOV
 
Ally Dawson.
 
Altrimenti conosciuta come autrice di tutti i singoli di Austin Moon. E’ una 17enne con una passione per la musica, che in quanto a metri quadri, può essere espressa con le dimensioni della Russia. E voi sapete quanto sia grande la Russia. Già, solo 17098242 Km² e se considerate che la Terra è 5 volte questo stato, beh.. Potete capire che è un’enorme misura. Fin da piccola ha sempre mostrato un interesse arguto in questo campo. Per quanto sia brava, nonostante la sua giovane età, se qualcuno le complimenta i lavori, lei non ammetterà mai con arroganza e confidenza la loro ben riuscita, piuttosto con deliziosa umiltà vi risponderà che è merito anche del ragazzo dalla folta chioma bionda che co-scrive e interpreta, degli amici sempre presenti e della famiglia sostenitrice della sua passione. Ma lei non è solo questo. No, la signorina Dawson è molto di più. Oltre ad essere un persona piuttosto minuta, con castani capelli setosi che scendono a cascata sulla sua schiena, e con due occhi così grandi, di quel color del cioccolato al latte in cui potresti nuotare nell’oblio, come li definisce un certo bipede biondo, Ally Dawson è una ragazza dal cuore molto, molto grande. Concede sempre una seconda possibilità, anche nei peggiori de casi.. uno volta ha perdonato qualcuno che aveva rubato una SUA canzone; Non abbandona nessuno in difficoltà ed è sempre gentile con tutti, non importa quanto tragica o spregevole possa essere la situazione, lei non abbandonerà la sua dolcezza. Questo un piccolo assaggio di quanto compassionevole può essere la sua anima. Se non fosse per i suoi bizzarri amici dai gusti strani in fatti di divertimento, la sua vita tranquilla, noiosa agli occhi di molti, consisterebbe in lettura di libri, partecipazioni a club scolastici e molte altri attività dedite alla perfezione dell’intelletto umano. Già, molto noioso. Ma, come già detto in precedenza, la sua vita, da ormai 2 anni a sta parte, è totalmente lontana dall’essere definita tale. E questo lo deve anche alla sua migliore amica, e manager, Patrisha De la Rosa. Ora questo nano malefico, come viene definito già dal precedente incontrato testa-rossa, è una ragazza piuttosto rumorosa, che non ci pensa due a volte ad informare il mondo di ciò che pensa. Infatuata dal cosiddetto Dio denaro, la suddetta ragazza trova lavoro con una velocità pari a quella di una macchina da formula uno all’ultimo giro di pista, ma altrettanto velocemente lo perde. Ciò non vuol dire che ne non le venga recapitato un guadagno monetario. Il suo armadio pieno di vestiti, leggins, scarpe con macchie di animali esotici sopra, ne sono la prova, e questo conferma la sua conosciuta passione per la moda. La pigrizia spesso è il motivo per cui non riesce a mantenere un lavoro, ma quanto si parla di business musicale, può essere molto velenosa e insidiosa; Manager non solo di Ally, ma anche dal rubacuori slash figo della madonna, a detta delle fan, slash mangiatore accanito di pancake, a detta di se stesso, diventa molto persuasiva quando si tratta dei suoi due clienti nonché migliori amici.
 
Ora, ritornando alla già presentata Ally Dawson, vi starete chiedendo come mai siamo passati dai ragazzi/cani a queste due ragazze. Non essendo di natura una ragazza a cui piace andare a ballare e divertirsi, in quel modo in particolare, era più che normale che lei fosse a casa quel Sabato sera, a leggersi un buon libro. Seduta, con le gambe piegate sotto di lei e la schiena tra l’angolo creatosi dallo schienale e dal bracciolo sul divano in salotto, lei leggeva un manoscritto. L’indice in bocca mangiucchiato nervosamente per lo svolgersi delle vicende narrate e l’altra mano a sorreggere il suddetto libro. I capelli raccolti in uno chignon improvviso, la ragazza era coperta solo da dei pantaloncini logori, di un rosso spento, e da una camicetta bianca, e troppo assorta dalla lettura, ignorava tutto ciò che le accadeva in torno, gustandosi l’avvincente storia tra le sue mani. Il tutto accompagnato da una tazza di Tè freddo sul tavolino da caffè davanti a lei. E questo, per lei, era più che normale, anche in un Sabato estivo come quello. Ciò che invece non era normale, era lo strano rumore provenire dal portico di casa. Ci fosse stato il padre, se ne sarebbe occupato lui, ma il genitore era via per l’innumerevole viaggio sull’ultima convention musicale. Perciò di quella situazione se ne sarebbe dovuta occupare Ally che, leggermente spaventata, si avvia alla porta di casa. La ragazza, bassa di natura, sale in punta di piedi e dopo aver osservato dallo spioncino della porta in mogano verde se ci fosse qualche visitatore, rimane piacevolmente sorpresa nel vedere che  nessuno sta dall’altra parte.
 
Ruotando gli occhi al cielo e insultando mentalmente quei bambini del vicinato che avevano deciso di farle uno scherzo, fa per tornare alla sua comoda postazione, quando il rumore di prima si ripresenta più intenso del precedente. Invece della paura o del fastidio, questa volta a guidare le sue azioni è la curiosità, un altro tratto caratteristico della sua personalità. Abbandonando l’idea dello spioncino per ovvi motivi, dirige la sua mano direttamente sul pomello di ottone, impaziente di sapere chi o cosa fosse responsabile di tutto quel trambusto. Attende qualche minuto, aspettando che il suono cessi da un momento all’altro. Poi improvvisamente non si ode più nulla. Quella è la sua occasione e con uno scatto fulmineo apre la porta aspettandosi l’inimmaginabile, ma al suo posto trova qualcosa che neanche lontanamente aveva attraversato l’anticamera del suo giovane cervello. Li, intento a grattare il pavimento con l’ausilio delle zampe anteriori, giaceva un Golden Retrive.
 
POV Ally
 
-Cosa..?-
 
Un cane. Ecco chi stava facendo tutto quel rumore. Un.. boh, penso sia un Golden. Si, lo è di sicuro, ma non riesco a definire la sua taglia. E’ troppo piccolo per essere adulto, ma non sembra sia un cucciolo.. Più che altro un cucciolotto. Si ecco, un cucciolotto di Golden Retrive stava grattando il pavimento del mio portico. Nope, non ha ancora un senso. Cerco di carpire qualche informazione in più e noto che non ha la piastrina ‘Beh, questa informazione non mi serve a un cavolo..’ penso stizzita. Ma perché mai un cane, alle 23:37 di un Sabato sera, doveva trovarsi qui?
La semplice emissione di quella parola sembrava avesse catturato la sua attenzione perché un attimo prima il muso era concentrato sul pavimento, con le zampe che grattavano sicure, e un attimo dopo il suo sguardo, per quanto assurda possa essere, era direzionato su di me. Pazzesco ne?
 
-Woof!- abbaia l’animale, con la coda che inizia a muoversi in una frenetica danza, il cui sesso mi è ancora sconosciuto. Smettendo di fare quello che aveva fatto finora esso si porta in posizione seduta, il tutto senza staccare il suo sguardo dal mio. E resta li, inerme. Qualche volta sbatte le ciglia, ma a parte scodinzolare e osservarmi, non fa altro.
 
Mi sporgo al di fuori della mia abitazione e controllo il vicinato, sperando di vedere il proprietario o il mascalzone che ha lasciato qui questo cucciolotto, ma quando mi accorgo che nessuno sta camminando o correndo via dalla zona, mi abbandono allo sconforto e deduco che l’animale non ha più un padrone. Almeno nei paraggi.
Dopo aver perlustrato una seconda volta il posto, soffermandomi sui Genkins, gli Hotwood e i McLaine, riporto il mio sguardo sull’esserino sottostante. E io cosa dovrei fare con lui? Fino adesso era rimasto fermo e immobile, non ha emesso un fiato dopo l’abbaio iniziale. Sembra tranquillo, a parte lo scodinzolare, quello c’è sempre.. Adesso che ci penso è rimasto a farmi le feste finora! Ciononostante non so ancora cosa fare con lui. Una parte di me, quella più compassionevole, mi sta dicendo di accogliere il fortunello in casa e poi vedere cosa fare definitivamente con lui in un altro momento, ma l’altra parte, quella rispettosa delle regole mi sta dicendo di chiamare il canile. Mio padre non sarebbe felice di ritrovarsi un essere bavoso e pulcioso sull’uscio. E poi non è che starà male al canile, solo un po’ al chiuso, in attesa di essere recuperato o riaffidato. Opto per la seconda opzione e tiro fuori il cellulare che era rimasto dormiente nell’unica tasca esistente dei miei trasandati pantaloncini. L’animale, che non aveva ancora smesso di compiere le sue annunciate azioni, cessa di colpo ogni suo movimento e volge lo sguardo da me al telefono che adesso giace a mezz’aria tra le mie mani in attesa di essere attivato.
Non so perché, e suppongo sia la stanchezza a farmi vedere cose, ma mi sembra che il cane, acquiettatosi dopo il mio movimento, abbia un’aurea più cupa. Come triste, amareggiata. Mentre prima stava bello eretto, con la coda che spuntava a destra e a sinistra con una certa regolarità, adesso sta piegato in avanti, come se avesse il peso del mondo sulle spalle, le orecchie leggermente più giù rispetto a prima e la coda che ormai rimane inerme contro il freddo pavimento. E’ possibile che un cane sia triste? Ma cosa sto dicendo! E’ un cane per l’amore di Dio!
 
Cercando di  ignorare gli sguardi preganti dell’animale, compongo il numero del canile di Miami portandomi il ricevitore sull’orecchio sinistro, mentre l’altro braccio lo avvolgo attorno a me, conserto. Passano due o tre bip e gli occhi dell’animale sembrano abbiano cambiato sentimento, mentre io mi mordo il labbro, combattendo una battaglia interna con me stessa. Ma poi qualcuno risponde dall’altra parte decidendo così le sorti del cucciolotto.
 
-Buona sera, canile di Miami. Cosa posso fare per voi?-
 
-Buona sera anche a voi. Sto chiamando perché un cane a me sconosciuto si è presentato alla mia porta-
 
 
 

-A tra poco allora. Ah! E grazie per l’aiuto!- detto questo concludo la telefonata e rimetto il cellulare in tasca.
 
Dopo aver concluso la conversazione con chi di competenza dall’altre parte, riporto il mio guardo sull’animale che durante la mia assenza aveva cambiato la posizione da seduto a sdraiato a terra, le zampe anteriori a entrambi i lati dal suo viso. Se non fosse perché è un cane, lo descriverei quasi abbattuto, come dire, privo di vita, come se battaglia che stava combattendo non valesse più la pena di essere affrontata e allora si stia abbandonando alla disperazione. ‘Wow.. Quante cose per aver detto che non sapevo come interpretare il suo comportamento’ penso sarcasticamente. Ma mi convinco che sia la stanchezza ha giocarmi qualche brutto tiro.
Beh l’inserviente non sarà qui per un’altra mezz’ora, tanto vale portarlo dentro.
 
Mi abbasso al suo livello e i suoi occhi, prima direzionati su un oggetto indefinito del mio vecchio portico, adesso si posano su di me, ma il muso rimane attaccato al terreno. Buffo, la sua espressione mi ricorda quella di una persona leggermente infastidita che ti chiede ‘Beh, adesso? Che vuoi ancora?’. Allungo una mano titubante nella sua direzione, non penso sia cattivo, ma meglio pensarci due volte prima di perdere una mano perché un cane randagio ha deciso di farci un tatuaggio. E poi mi piace molto suonare, perciò no, grazie, preferisco tenermela. Ma il modo in cui si è comportato finora e la sua quiete mi incitano a un contatto e prima che possa concludere la frase, la mia mano è già sulla sua nuca, con una carezza appena accennata.
 
Lui chiude leggermente gli occhi, come se quel contatto fosse stata la cosa più bella del mondo. –Allora, quelli del canile non saranno qui prima di mezz’ora perciò adesso tu verrai dentro con me, va bene?- e così mi alzo ritornando in casa e apro la porta fino al limite per fargli capire che può entrare. Lui si alza lentamente e con la coda bassa si porta nell’abitazione, il tutto caratterizzato da una lentezza indescrivibile. ‘Starà male?’ penso tra me e me ‘Ma se fino a qualche minuto fa mi faceva le feste felice’. Una volta dentro chiudo la porta, non staccando mai lo sguardo dall’animale. Lui si guarda intorno, annusando l’aria e studiando l’area, quando poi nota il salotto, soprattutto il divano al centro della stanza.
 
-No..- dico con un tono di avvertimento, -No, no, no, NO!- troppo tardi. Partito di corsa verso il mobile con un balzo lo raggiunge, il suo pelo messo in risalto sul blu scuro del divano. –Fai come se fossi a casa tua!- grido sarcasticamente alzando le mani al cielo per enfatizzarlo. Mentre io mi lamento dei numerosi peli che la su azione causerà, lui sembra ascoltare il mio consiglio e lo vedo mettersi comodo nell’angolo a destra: è seduto con il lato sinistro del corpo appoggiato al bracciolo che mi guarda impaziente. Curiosa mi avvicino e mi siedo vicino a lui, -Strano,- e sento un piccolo sorriso formarsi sulle mie labbra, -ti sei seduto nello stesso posto dove si siede un mio amico. E’ molto geloso del suo posto..- penso con una risatina leggera. Quando facciamo le nostre serate cinema, da soli o con Trish e Dez, lui si siede sempre li e io, ovviamente, nell’angolo opposto, con i nostri piedi che il più delle volte si intrecciano o si colpiscono a vicenda durante il film. Lui continua a guardarmi, come se mi stesse studiando e io ne approfitto per fare lo stesso: si, è decisamente giovane, e per quanto grosso possa essere, ha ancora gli occhi da cucciolotto. Sotto la luce tenue della lampada li vicina, riesco a vedere bene il suo aspetto; Il suo pelo è di una sorta di color caramello, più simile al miele, e viene messo in risalto dai bagliori dell’elettrodomestico. ‘Chi che conosco ha questo tipo di colore?’ mi passa questa domanda nella mente. Riporto il mio sguardo sul suo muso, mi soffermo sugli occhi e il fiato sembra morirmi in gola: quegli occhi, seppur canini, gli ho già visti da qualche parte; quel color nocciola, ma soprattutto quelle scaglie mielate, quasi verdi sono impossibili da dimenticare. E poi mi colpisce come un colpo di fulmine –Austin..-.
 
POV Austin
 
‘Lo ha detto! Mi ha riconosciuto!’ penso felice. Vedo che mi sta fissando negli occhi, cercando di capire il mio improvviso cambiamento, e io non posso fare a meno che far lo stesso, quasi dimenticandomi che da un momento all’altro io possa tornare umano.. E invece non succede nulla. 0 al quoto. Nada. Niente strani movimenti nella pancia, niente mal di testa allucinante, niente fitte di dolore al mio corpo. Suppongo che non abbia funzionato. Grrr! Pensavo che prendere il mio posto sul divano avrebbe aiutato. Lei, con quel suo sguardo concentrato, gli occhi leggermente chiusi, nello stesso modo di quando scriviamo una canzone, dove rimane concentrata masticando distrattamente il tappino della penna con i suoi denti bianchi. Quel suo sguardo mi fa capire che lei sta cercando si risolvere il rompicapo che in questo momento sta assillando la sua mente. Noto che continua a cambiarlo da un mio occhio all’altro e mi accorgo che mi sta fissando proprio negli occhi, non ‘vedendoli’, ma proprio guardare dentro per carpire e vedere ogni particolare, capite quello che intendo? Cosi mi avvicino al suo viso, cercando di far girare le rotelline in quel suo cervello, come per dire ‘Dai che ce la fai.. usa quella tua bella testolina Ally..’.
 
-Sai,- emette lei dopo un po’, -mi ricordi tanto uno dei miei amici.. –inizia lei passando la mano in cima alla mia testa. –Anche lui ha i capelli di questo biondo qui,- e indica il mio pelo, -e ha esattamente, cioè proprio identici, gli occhi uguali a tuoi.- ‘Perché sono io Ally!’, -Sai, a te posso dirlo,- comincia di nuovo, con un sorrisino complice e gli occhi che brillano di una strana scintilla, -ma a me piacciono un casino i suoi occhi.- sussurra poi lei, passando ancora la mano sulla mia nuca. Lei non sa che trovo io dannatamente ipnotizzanti i suoi. Poi si ritrae e una breve risata le scappa dalle labbra, -E il fatto che, come ho detto prima, tu stia seduto nello stesso posto, mi sembra ancora più surreale. Se ti vedesse qui..- mi dice con finto tono di rimprovero. –Austin. Il ragazzo di cui ti sto parlando, si chiama Austin.- conclude con un sorriso distante.
 
E a quelle parole abbaio –Woof! (Sono qui!)-.
 
Lei mi guarda curiosa con quel suo bel nasino che si arriccia con un sorriso sottostante  -Ti piace il nome Austin, è cucciolotto?- esclama lei. ‘Si è il mio nome..’ penso infastidito, ma non dalla sua incapacità di riconoscermi, ma dalla situazione in cui sono bloccato. La sua mano sinistra, che fino ad allora era rimasta a farmi leggere carezze sulla testa, si sposta dietro il mio orecchio destro e Santo Dio, buonissimo Padre dei cieli, se mi piace quello che sta facendo. E’ come se mi stesse passando la mano alla base del mio collo tra i miei corti capelli, l’unica differenza è che da umano quello è un mio punto debole.. Inconsciamente chiudo gli occhi per qualche secondo godendomi la coccola. Lei sembra notare il mio apprezzamento e, con quel suo adorabile sorriso divertito, intensifica il gesto e ciò mi porta a scivolare pian pianino verso le sue gambe, ritrovandomi a pancia all’aria con le gambe sollevate, il muso rivolto verso il suo stomaco con la bocca aperta per il piacere. La sento ridere e con la coda dell’occhio noto che, il sorriso ancora più grande di quello di prima, mi guarda affezionata. –Oooh qualcuno è un coccolone- prende in giro lei, e mentre la sua mano sinistra continua a farmi sognare con quei bellissimi grattini dietro al mio orecchio, quella destra si posa sulla mia pancia e inizia a fare dei giri concentrici e stavolta non posso fare a meno di emettere suoni di apprezzamento, e il mio suono gutturale scappatomi dalla bocca sembra essere divertente, perché aumenta la velocità dei suoi gesti. Mentre io continuo a contorcermi dal piacere, facendomi scappare qualche verso qua e la, la sento dire –Allora sei un maschietto!- ed è in quel momento che mi rendo conto che, eh.. In questa particolare posizione.. cioè.. si vede.. Avete capito cosa! ‘Fossi stato ragazzo, in questo momento starei morendo di imbarazzo..’ penso, trovando un lato positivo in questa mia forma canina. Anche se quella mia parte perversa aveva fatto un altro tipo di pensiero.. Ma poi tutto viene interrotto troppo velocemente dal suono del campanello di casa Dawson.
 
E come se fosse stato di mutuo accordo, ci giriamo in contemporanea al’uno verso l’altra ‘Ti prego Ally, ti prego..’ la imploro con gli occhi. Io continuo a fissarla, quelle due pozze cioccolate che stanno combattendo per la cosa giusta da fare, ma quando vedo mettere sotto la mia testa le sue mani, che fino a qualche minuto fa mi davano calore e pace, per spostarmi dolcemente la testa, so lei che ha fatto la sua scelta. Mentre lei raggiunge la porta io mi riposiziono sul divano e mi guardo intorno, cercando un possibile nascondiglio o una via di fuga e poi noto con piacevole sorpresa che la finestra a fianco del televisore è aperta abbastanza da permettermi di scappare in modo veloce e sicuro. Loro intanto si erano scambiati le solite parole di cortesia.
 
-Allora dov’è l’animale? Adesso lo carichiamo.- dice l’inserviente e so che questo sarebbe il mio segnale per dirmi ‘Muovi il culo ed esci!’, ma mi trovo incapace di farlo, piuttosto mi concentro sulla figura di Ally, in piedi davanti alla porta. A quella affermazione lei, che fino a quel momento era rimasta a mordersi il labbro inferiore per via del nervosismo, sposta il suo sguardo dall’uomo a me, sostenendolo per qualche secondo.
 
-Mi dispiace..- dice lei, e il mio cuore sembra sprofondare –ma qui non c’è più nessun cane. Mentre cercavo di prenderlo è scappato. Mi spiace di averle fatto perdere tempo. Buonanotte.- e poi sbatte, letteralmente sbatte la porta in faccia all’onesto lavoratore. C’è un silenzio tombale, interrotto dal rumore del furgone che riparte per le strade di Miami. Mentre io cerco di capire cosa diavolo sia successo negli ultimi 5 minuti, la vedo appoggiarsi di schiena contro per poi scivolarci giù, con la testa tra le mani. E finalmente realizzo l’andamento dei fatti. Mi ha tenuto. Ha mentito, per me, e lasciato che ve lo dica, Ally Dawson non mente mai, MAI. Senza passarci troppo tempo su mi fiondo verso di lei , saltando dal divano, colpendo con la coda il tavolino, per ricoprirle la faccia, o meglio, le mani che le fanno da scudo, di leccate. Questo sembra riportarla alla realtà e la sua espressione è 10 volte più stanca rispetto a quella solare di prima. Si ricompone, liberando un suono che col tempo ho iniziato ad amare e a desiderare che solo io fossi in grado di crearle: la sua risata. –Va bene, va bene! Ho capito, sei contento!- ride lei, cercando di schivare i miei colati di bava. –Madonna! Un attimo prima eri depresso, uno straccio. Ti avrei potuto usare per pulire il pavimento e non avresti detto ‘beh’. Adesso invece sei qui che potresti spaccare qualsiasi cosa! E intendo qualsiasi, cosa!- parla riferendosi ai recenti avvenimenti, ovvero al tavolino e al divano spostati per il mio passaggio. Calmando le sue risate mi da un buffetto sul muso –Bastava dirlo che non volevi andartene.- scherza lei. Dopo aver detto questa frase però, un velo di realizzazione sembra scendere su di lei –Ma io sto parlando con un cane..?- sospira fissando un punto nel vuoto. Era più una domanda che un’affermazione. Scuote la testa, come a liberarsi di un pensiero. –Sono pazza- conclude lei guardando il pavimento, assente.
 
-Woof, woof, rrwoof! (Non sei pazza, solo genuina!)-.
 
-A quindi tu pensi di no, cucciolotto?- ho già detto quanto mi piaccia questo mio soprannome? –Comunque non farti strane idee,- inizia lei, mentre io rimango seduto a scodinzolare come quando sono arrivato –adesso stai con me. Poi domani vedremo cosa fare.- e mi da un ultimo grattino prima di alzarsi. Poi si dirige in cucina con me al seguito. –Sarai affamato,- e aggirando l’isola al centro, apre le dispense in cerca di qualcosa –ma io non ho pappa per cani,- continua pensierosa, mordendosi il labbro. Quel suo brutto vizio.. O forse bel vizio.. Al menzionamento della parola pappa mi viene in mente un’dea e senza riguardi raggiungo il frigo cercando di aprirlo, ma senza mani è dura, e inizio a grattare la superficie con le unghie della mia zampa destra, in attesa di attirare la su attenzione. Quando finalmente si accorge di cosa sto facendo, mi viene in contro, un sopracciglio alzato, curiosa per la mia recente azione. Sembrando di capire i miei intenti mi apre l’anta dell’elettrodomestico e ignorando i suoi no di protesta afferro con i denti l’oggetto dei miei desideri. Il contenitore di Pancake. Mi giro verso di lei, chiudendo il frigo con la coda, godendomi la sua espressione scioccata. –Pancake..?- e prende il contenitore dalla mia bocca, -Mi state prendendo in giro..- mormora, credendo che io non possa sentirla. Super udito, yeah! –Anche tu con sti Pancake? Cos’è una moda?- e io abbaio divertito, contento della piega che ha preso la situazione.
 
Mette il cibo nel fornelletto e fa partire il timer, poi si gira verso di me –Beh, non hai una targhetta, quindi sei senza nome, ma considerando che la tua permanenza qui sarà a tempo indefinito direi che è il caso di trovartene uno. Cosa dici cucciolotto?- chiede lei, appoggiandosi al bancone, le braccia conserte.
Al sentire quel nomignolo caccio un latrato comunicandole il mio piacere. E lei sembra capire –Cucciolotto ti piace vedo.. e va bene, Cucciolotto sia- conclude soddisfatta. Poi il microonde emette quel suo bip caratteristico ed Ally estrae il contenuto, porgendomelo sotto il muso. –Bene.. Bonne appetite!- e inizio a divorarlo.
 
 
 
 

NOPOV
 
 
Mentre Austin mangia, Ally sistema il salotto dal tornado precedente passato. Finisce il suo Tè e insieme al contenitore di Pancake ora vuoto, li mette nella lavastoviglie facendola partire. Una volta finito si gira verso l’animale. –Tu vieni con me.- dice risoluta.
 
Con Cucciolotto alle calcagna si ritrovano per l’ennesima volta in salotto e con l’indice della mano sinistra indica all’animale la poltrona verde di velluto di fianco alla finestra, ora chiusa. –Stanotte tu dormi qui. Non ho una cuccia, perciò vedi di fartela andar bene!- dice Ally in tono scherzoso. Austin monta sulla poltrona e dopo essersi messo comodo tra la marea di cuscini colorati, riporta lo sguardo su di lei, in attesa, di qualche cosa. Dopo qualche minuto lei sembra essersi ridestata dal suo stato di catalessi e allungando la mano verso la lampada la spegne. Poi prende la direzione delle scale e prima di salire il primo gradino da un ultimo sguardo ritrovandosi sorpresa che Austin, o come ora lo conosce, Cucciolotto, stia ancora reggendo il suo sguardo. La ragazza va a letto con un piccolo sorriso sornione sul suo giovane viso.


Angolo Autrice

Ed ecco il 3° capitolo! Pheew mi sa che questa storia sta diventano un po' lunga.. Di sicuro saranno meno di 20 capitoli, però comunque un pit lunga. Ho deciso di fare anche i capitoli lunghi, smettendola di accorciarli. Sono più belli.
Nonostante non abbia abuto le 10 recensioni richieste (bensì 8), deciso di pubblicare lo stesso perchè non sono un essere freddo e senza scrupoli. Anche senza le recensioni pubblicherei, solo ocn un po' di ritardo. Lungo o meno lo decido in baseal mio umore. 
Ho soprattutto pubblicato per quei poveri cristi che invece hanno recensito, perciò, almeno per loro, mi sembrava giusto che potessere sapere come va avanti sta storia.

Pensate che bello! (?) Non c'è nessuna sfuriata! Non che non ne abbia una da fare,xD, ma oggi non mi sentivo in vena di fare l'incazzata, perciò siete salv ;) !

Per avere il 4° capitolo, voglio vedermi 10 recensioni, in caso contrario aggiornerò tra un po'.. Ciao a tutti!


Pikachu!

 
  
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