Eomer si accorse presto di aver avuto ragione riguardo alla ragazza: era parecchio strana. Lui non aveva mai conosciuto un Elfo prima, ma quei comportamenti erano innaturali. Lei era malinconica, asociale, chiusa e raramente gli rivolgeva un timido sorriso. Ma solo a lui. La ragione era evidente: tutti gli altri cavalieri nemmeno la guardavano, e quando raramente la ragazza prendeva parola la guardavano con disprezzo e lei si zittiva subito. Sembravano ammirati solo quando, la sera, cantava. Aveva una voce splendida: dolce, cristallina, argentea e ammaliante. Cantava canzoni in elfico, dal ritmo lento e malinconico. Quei pochi che capivano le sue parole la guardavano comprensivi e paterni, gli altri si lasciavano semplicemente trasportare dalla dolcezza della sua voce. Finita la canzone, le rivolgevano uno sguardo sprezzante e si giravano dall'altra parte. Non parlava mai. Teneva appesa al fianco una spada a cui sembrava tenere molto. Una sera Eomer le disse: “Non mi hai ancora detto il tuo nome.”
“Elìn. Mi chiamo Elìn.”
“Da dove vieni?”
“Dal Reame Boscoso, mio signore.”
“Chiamami Eomer.”
“Va bene, Eomer.”
“Cosa ci facevi vicino a Isengard?”
“Se te lo dico, promettimi di non farlo sapere in giro.”
“Te lo prometto.”
A questo punto l'elfa abbassò la voce e gli fece segno di avvicinarsi. Poi gli disse all' orecchio: “Ero prigioniera.” Eomer scattò in piedi. “Di Saruman?” . “Si” disse lei “Ma non dirlo a nessuno!” “Perchè?” . La ragazza deglutì: “Perchè se sapesse dove sono...” Non riuscì ad andare avanti. Eomer le prese la mano. “Non lo saprà.” disse “Te lo prometto.”
“ Grazie Eomer. Grazie di tutto.”