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Autore: CassandraLeben    08/07/2008    33 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13...

Ciao!!!
Visto chi è tornata?
E sì, proprio io!!! E con me porto anche questo capitolo!!!
Vorrei soffermarmi a ringraziarvi tutte per bene, ma sto svenendo di sonno. Ho giusto la forza di scrivere queste due righe e di fare il solito casino con l’HTML (odio preparare i capitoli con il codice, sbaglio sempre qualcosa e poi devo rifare tutto, e non viene mai come voglio. Ghrrr). Fortuna che avevo già scritto il cap 13  XD!
Comunque, il viaggio è andato bene, Budapest è splendida, la campagna ungherese meravigliosa, e gli ungheresi … gli ungheresi … sono gente simpatica (mettiamola così … XD mamma mia che belli!!!).
Domenica, mentre ero a cena da uno zio, alla fine di una cena durata ben 5 ore (io giacevo distrutta sulla sedia, visto che di solito mangio pochissimo), in un ungherese che avrebbe fatto raccapriccio anche al
più impavido tra gli impavidi, sono riuscita a chiedere di andare al suo pc!!! E non appena l’ho acceso (e ho capito dove diavolo dovessi schiacciare XD) sono entrata su EFP.
Mi stava venendo un coccolone quando ho visto tutte quelle recensioni. Ero lì che saltellavo sulla sedia come una deficiente, in preda alla gioia (aiutata dallo spumante e dal vino che ho dovuto bere per non offenderli nonostante io sia astemia e mi ubriachi con le merendine kinder … ). Ad un certo punto è arrivato mio zio, che parla un po’ italiano, e mi ha chiesto se mi sentissi male ( è medico ). Chissà che faccia avevo? XD
Colpa della sua grappa, se ho perso completamente il controllo e non sono riuscita a contenere la felicità! E poi ha anche voluto sapere che cosa fosse EFP, e che cosa scrivessi!!! Quando gli ho detto che è una storia d’amore tra una ragazza e un vampiro, credo che mi abbia considerata perduta per sempre … Lui però adora la Transilvania e ha detto che mi ci porterà!!! Spero di tornare da loro molto presto XD. (che sporca approfittatrice).

Va beh, a parte questa digressione, sono davvero felice che vi siano piaciuti i cap precedenti!!!!!!!
Ed ora, dopo aver mandato
molte di voi ad affollare l’ade e le corsie di cardiochirurgia , a quelle a cui il cuore non ha ancora ceduto dico: Avete notato che nei generi ho messo: “Erotico”?
Ecco, i prossimi capitoli saranno molto “dolci” XD!!! Naturalmente, il mio lato sadico non riposa mai, non preoccupatevi! Per Edward e Bella, le sorprese non sono finite!
Mentre ero in Ungheria pensavo a come far andare avanti la storia, ma ero stata presa da una crisi di tristezza e avevo persino pensato di non proseguire la storia (attimo di sconforto. Maledetti ormoni). Di solito questa mia disperazione passa quando sono davanti alla tastiera ma, dato che il cap 14 non lo avevo ancora preparato, credo che ci metterò un po’ a postare … Chiedo perdono.

Voi magari date un occhiata verso giovedì pomeriggio. Al massimo venerdì. 
Credo che la storia si protrarrà un po’ più di quanto avessi pensato dato che mi sono venute un po’ di idee interessanti all’aeroporto … Devo solo capire come poterle inserire ... Spero non vi dispiaccia!
Ora vado che se no crollo. Un grazie a tutte voi che mi seguite e commentate (spero di ricevere ancora tanti commenti XD) e un saluto e un ringraziamento speciale a tutte coloro che hanno scoperto da poco le mie storie e che prima non mi conoscevano: Spero di non deludervi!
Un bacio a tutte,                                                                   Cassandra

PS: Ringrazio la ragazza che mi ha inviato la mail (mi pare li.95 ... nella mail, o qualcosa del genere.Non essendoti firmata, non posso chiamarti per nome.) Mentre ti stavo rispondendo alla mail, per sbaglio ho schiacciato elimina. Mi dispiace tantissimo. Scusami. Volevo ringraziarti per i complimenti.  Ciao.

 

< Dimmi, Amore. >

La faceva facile, lui.

< Edward … > Sussurrai accarezzandogli il capo. Si abbassò di nuovo per baciarmi le labbra e i suoi capelli mi accarezzavano la fronte.
< Bella, sei agitata … >
Era una constatazione, non una domanda.
< Il tuo cuore batte velocissimo. Calmati, ti prego. > Sembrava seriamente preoccupato.
Cercai di calmarmi, di respirare regolarmente. Non pensavo sarebbe stato così difficile.

< Edward … > mi ripetei per darmi coraggio < Devo dirti una cosa. >

Si sdraiò al mio fianco e, dopo aver posato le sue mani su miei fianchi, mi tirò sopra di sé.
Sdraiata sulla sua pancia, poggiai la testa sulla sua spalla. Osservavo il muro, mente lui osservava me.
Le sue mani erano poggiate una sotto la camicia, sulla pelle della mia schiena, l’altra sul mio capo, e mi carezzava con gentilezza.
< Non avere paura. A me puoi dire tutto. Lo sai … >
Interpretò male il fremito che corse lungo tutto il mio corpo ed aggiunse:
< Non mi potrei mai arrabbiare con te. Se si tratta di qualcosa che è successo … negli ultimi mesi … Qualunque cosa sia successa, tu abbia fatto. Non mi interessa. Non criticherò le tue scelte. Nella tua situazione, l’importante era pensare a sé stessi. Sono orgoglioso di te. Sei riuscita a liberarti da sola. Il resto per me non ha la minima importanza. Dimmelo solo se davvero lo vuoi, se ti può aiutare. Non aver paura di ferirmi.  >

Erano le stesse parole della sua lettera. L’unica che mi fosse pervenuta.

Non ero sicura di cosa potesse pensare, ma a grandi linee lo avevo intuito.
Dissi: < Non è niente di quello che credi … > Ero diventata rossa.
Mi baciò la testa e bisbigliò: < In questi momenti, darei di tutto per poter leggere i tuoi pensieri. >
< Forse, sarebbe più facile … > dissi io chiudendo gli occhi e stringendomi di più a lui.

Lo sentii trattenersi dal ridere.

< Amore, io … noi … > Non riuscivo ad andare avanti.
< Sì? > Mi incoraggiò lui con la voce più dolce del miele.
< Edward, è successa una cosa … >
Attendeva che proseguissi, accarezzandomi dolcemente.
< E credo … credo che dovrai aspettare un po’ prima di trasformarmi. >
Questa volta fu lui a stringermi di più.
< Bella, lo so che sono stato io ad insistere tanto, ma temo che, date le circostanze, sarebbe troppo pericoloso. >
Cominciai a tremare. Non mi sarei mai aspettata una risposta del genere. Non credevo che avrebbe insistito per trasformarmi.
Non potevamo aspettare? Appena qualche mese …
Mi alzai a sedere su  di lui, le mie mani sulle sue spalle. Non avevo smesso di tremare.
< Bella. Calmati. Non c’è motivo di avere paura. Prima torneremo a casa. Non lo farò subito.
Aspetteremo un po’. Attenderò finché non ti sentirai meglio, al sicuro … e magari riusciamo a farti incontrare i tuoi genitori, di nascosto … Sarà complesso, ma ce la faremo. Fra un mesetto, quando tutto sarà tornato tranquillo, diremo loro che per te restare è troppo difficile. Ce ne andremo lontano. Solo allora, ti cambieremo. >

Il suo tono era dolce e tranquillo, ma io non smisi di ansimare. Un mese era troppo poco.
Scoppiai a piangere.
Lui mi accarezzava la guancia, preoccupato.

< Edward, no, no! > Scuotevo la testa. Gli occhi chiusi.
< Bella, non avere timore. Non devi. Ti starò vicino. Non so cosa ti abbiano detto, ma ti giuro, ti proteggerò io, da tutto e da tutti. Anche da te stessa. > Ora la sua voce era davvero preoccupata.
< Edward, io voglio che mi cambi! Che mi trasformi! > balbettavo confusa.
< Ma ti supplico, dobbiamo aspettare. Qualche mese … > Lo stavo implorando.
Socchiusi gli occhi e vidi la sua espressione combattuta. I nostri ruoli si erano invertiti.
Ora era lui che mi voleva vampira ed ero io che volevo restare umana.
< Bella, è pericoloso … >

I miei singhiozzi si fecero più forti.

Tra le lacrime, lo vidi pensare.
< Ma se per te è così importante … >
Mi accarezzava ansioso la fronte.
< Se per te è così importante, aspetteremo. Finché non mi dirai che ti senti pronta. >
Io, quando capii che avrebbe aspettato, mi chinai velocemente e, farfugliando qualcosa, continuai a piangere di gioia nell’incavo del suo collo.
Piangevo e ridevo sollevata.

I miei movimenti lo sorpresero. Mi accarezzò la schiena confuso.

< Grazie. Grazie Edward! Davvero! Vedrai, sarò una mamma bravissima! E tu un papà fantastico! Il miglior papà di tutti! > gridavo, intontita dalla gioia, dall’euforia e dalla stanchezza.

Lo sentii irrigidirsi.

Ecco, la solita imbranata. Non ero riuscita a dirglielo nel modo giusto.

Appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle, mi allontanò lentamente dal suo petto e mi fece rimettere seduta. Il mio corpo non gli pesava minimamente, sul bacino.
Mi guardava sorpreso, sconvolto. Una miriade di emozioni gli attraversarono in un istante fugace il volto. Ne riuscii a cogliere solo alcune.
Alla fine, incredulo, mi posò una mano sul ventre. Lo stava fissando. Sembrava che non riuscisse a distogliere lo sguardo.
Posai la mia mano destra sulla sua e attesi che mi dicesse qualcosa.
Aspettai a lungo ma lui non parlò.

Alla fine dissi: < Non sei contento? > Il tono della mia voce era speranzoso.

Con gentilezza mi afferrò per il bacino e mi mise seduta, poi si alzò ed andò dalla parte opposta della stanza. 
Si teneva la testa tra le mani. Lo vedevo tremare di rabbia mentre percorreva la stanza avanti e indietro a passi lunghi e veloci.
Ero terrorizzata e mi avvolsi nel lenzuolo.

Con voce inutilmente misurata mi domandò:
< Come stai? >

Non risposi. Mi limitai a fissarlo, dietro la spessa coltre di lacrime che mi offuscavano la vista.

Dopo aver fatto un respiro profondo, a occhi chiusi, irato,  scandendo le parole come se fossi scema mi domandò:
< Ti hanno fatto del male? >
< No … > sussurrai, cercando di ritrovare la voce.
Mi sentì. 
Lo vidi annuire. Il volto, tra le mani, contratto dalla rabbia. I nostri occhi si incontrarono.

Vide il terrore sul mio volto e, con evidente sforzo, tentò di rilassarsi e apparire calmo.
< Non sono arrabbiato con te, Bella. E non me la prenderò con il tuo bambino. Stai tranquilla. >

Le sue parole mi arrivarono addosso come uno schiaffo.
Mio? MIO? Sconvolta, mi limitai a fissarlo senza capire.

< Bella, dimmi, ti supplico … chi è il padre? Ho il diritto … > la sua voce tremava di rabbia.
< Edward … Ma che domande … > Scuotevo la testa e ridevo. Isteria.
< Ti ho detto: dimmi chi è il padre. Pretendo di saperlo! > Praticamente urlava. Io tremavo.

Mai mi sarei aspettata una reazione simile.

Qualcuno Bussò alla porta ed Edward gridò: < Vattene Alice! >
Lei se ne fregò ed entrò.
Ci osservò un attimo e, sbuffando, si sedette al mio fianco e mi cinse con le sue braccia fredde e snelle.
< Edward … Non vedi come la fai stare male? Dopo tutto quello che ha passato … Comunque, il bambino ha nove settimane e mezza. 67 giorni per la precisione. Fatti i tuoi calcoli e vedi che lo capisci da solo chi è il padre. Vi ho comprato un test. È nel sacchetto della farmacia … > Il tono di voce di Alice era tagliente, seccato.
Edward si appoggiò al muro. Era pensieroso. Mi osservava, preoccupato.
Alice si voltò e mi guardò negli occhi. A me rivolse uno sguardo amichevole, dolce.
< Bella, preferisci che stia qui io, per questa notte? >
Scossi la testa. < No, voglio Edward. >
Annuì e mi baciò la guancia, poi uscì.
Edward la osservava. Sicuramente, nella sua testa, aveva avuto le risposte che cercava.

Mi si avvicinò lentamente e mi abbracciò.
< Scusa, mi sono comportato in maniera riprovevole. Perdonami. > era sconvolto.

Mi feci piccola piccola tra le sue braccia e gli sussurrai:
< Non preoccuparti. So che è incredibile. >
< Incredibile è dir poco. > E poi mi fece sdraiare. Poggiò le labbra sul mio ventre e lo baciò con dolcezza.

Sollevando appena le labbra, mi sussurrò:

< Un bambino … Perché non vuoi sapere di che sesso è? >
< Come? Voglio che sia una sorpresa. Tu lo sai già? > Chiesi delusa.
Sorrise e mi disse: < Colpa di Alice, e del suo voler fare la stanza a tema. >
< O no! Ti prego, dimmi di no! Sarà tremendo! > Ridevo.
< Sicuramente. Dovresti vedere cos’ha in mente per i vestitini! > e rise anche lui.

Poggiò l’orecchio sulla mia pancia e rimase in silenzio. Lentamente, fece scivolare la mano sul mio cuore e rimase in quella posizione per qualche istante, poi sussurrò:

< Sai, ora … ora che me lo hai detto, riesco a distinguere anche il battito del suo cuore. È un suono molto, molto basso. Quasi impercettibile … Bellissimo. Prima, quando lo sentivo, non capivo cosa fosse. Temevo che ti fosse successo qualcosa, di dover correre da Carlisle. È un ottimo chirurgo … il migliore. Ero davvero preoccupato, e invece … chi mai avrebbe potuto pensare … > Mi sorrise e mi baciò le labbra. Era emozionato, commosso.
Si sdraiò al mio fianco e poggiò una mano sulla mia pancia mentre con l’altra afferrò la mia.
< Tu vorresti un maschietto o una femminuccia? >
< Voglio solo che sia sano e … normale … >
< Sarà sanissimo e normalissimo. Una vera piccola peste! >
Mi voltai e seppellii il volto tra la sua clavicola e il suo collo. Lui mi strinse le braccia intorno al corpo.
< Allora? Maschietto o femminuccia? >

Esitai un attimo. Ero certa che volesse un maschio, ma io …
< Vorrei una femminuccia … >

Lo sentii ridere e poi passarmi dolce una mano sulla schiena.
< Ci avrei scommesso! > Mi sussurrò all’orecchio.
< E tu? > Domandai.
< Io? Non lo so! Per me, era un’idea totalmente assurda. Non credevo che fosse possibile neanche lontanamente, una cosa del genere. È già un miracolo di per sè. Non ho mai pensato di poter avere dei figli … dei figli miei. >
< Uffa … > Sbuffai.
< Che c’è? > Mi chiese mentre la sua mano accarezzava gentile il mio volto.
< Ora sia tu che Alice sapete, e ci scommetto che lo dirà anche agli altri.
Ora solo io non lo so! >

Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti e poi lo sentii sospirare.

< Femmina … > mi sussurrò.

< Davvero? >
< Una bellissima bambina. >
Risi: < Avrà preso tutto da te! >
< Non dire così! Però, i capelli e gli occhi sì! >
< Avrà gli occhi verdi? >

Lo sentii annuire, poi aggiunse: 

< In realtà, verde-acqua. Reneè ha gli occhi azzurri.
Alleli recessivi. >
Feci finta di tirargli il cuscino e gli gridai: < Non parlarmi di biologia! >         

Rise e lo vidi alzarsi. Dopo appena un attimo, tornò da me e mi prese tra le braccia. Mi lasciò andare solo quando arrivammo in bagno.

< Edward! >
< Prendi. Sai come si usa? > e mi porse il test di gravidanza. Alzai lo sguardo per rimproverarlo ma la felicità che gli vidi brillare negli occhi mi fece cambiare idea …
< Toh, contento? > Gli dissi dopo un po’, agitandogli davanti agli occhi il pezzettino di plastica, con la striscia rosa ben in mostra.

Le dita gli tremarono, quando lo afferrò. Poi mi abbracciò con vigore.

< Ti riporto a letto. > e così fece. Mi baciò a lungo, lasciandomi a mala pena respirare.
< Fammi indovinare. Quello lo terrai? > ed indicai il test sul comodino, dentro la sua scatolina.  

Rise ed annuì. Scossi la testa sorridendo e mi scappò uno sbadiglio.

< Bella, è tardi. Devi dormire. Domani sarà una giornata estremamente faticosa per te. Non devi affaticarti. >
Annuii e poi gli domandai: < Edward, ora, non è che perché sono incinta tu mi tratterai come se fossi un giocattolo di cristallo. Per lo meno, non più di quanto tu già non facessi prima! Vero? >

Lo sentii irrigidirsi e poi mi domandò: 

< Ti risulto opprimente? > Sembrava rammaricato.
< No, Edward no. Certo, a volte esageri, ma capisco che per te sia difficile. E io di certo, con la mia imbranataggine e la mia sfortuna, non ti aiuto … 
E' nella tua natura, voler tenere tutto sotto controllo.
E poi,capisco che le cose adesso saranno molto più difficili e pericolose. Con il bambino, o meglio, la bambina. >
Entrambi, senza volerlo, cominciammo ad accarezzare la mia pancia. Appena le nostre mani s’incontrarono, lui intrecciò le sue dita alle mie.
< Bella, dopo gli ultimi mesi, non posso permettermi di lasciarti sola un solo istante.
Ti assicuro, non vorrei affatto limitare la tua libertà ma ne sono costretto … Non sarà facile, ma ti prego, cerca di capire, dovremo prendere delle precauzioni. > 
Sembrava volesse scusarsi.
< Non preoccuparti. Capisco benissimo. E poi, non voglio che ti allontani neanche per un attimo.
Devi restarmi vicino, ogni momento. Voglio poter sempre essere certa che tu sia lì, vicino a me. >
< Io ci sarò sempre. >
< Mi sei mancato. Mi sei mancato tantissimo. > Scoppiai a piangere e lui, dopo avermi avvolta nella coperta, mi strinse tra le sue braccia e cominciò a cullarmi.
Con voce addolorata e frustrata, mi sussurrò: < Anche tu, Amore, mi sei mancata in una maniera indicibile. Credevo di impazzire. >
< Ora cosa faremo? >
< Di questo non voglio che tu ti preoccupi. Hai già troppo a cui pensare. Troveremo una soluzione. Io e Alice abbiamo già pensato ad un piano. Dovrai tenere duro. All’inizio sarà molto difficile, ma sono certo che poi ti abituerai. >
< Promettimi che non farai il cretino e l’eroe, e che nessuno correrà rischi! > cercavo di respirare regolarmente.
< Bella, se ti agiti ti sentirai male. La bambina ha già dovuto patire l’ansia della prigionia. Sta certa che l’ha subita esattamente come te. In questo momento, ha bisogno che tu stia calma e serena. E anche io voglio saperti e vederti così.
Voglio che tu sia serena. E sta sicura che non correremo pericoli. Agiremo in modo discreto. Risolveremo tutto. E ti prometto: non mi allontanerò mai da te. >

Dalle sua parole traspariva la sincerità di cui erano intrise.
Mi calmai e, senza accorgermene, scivolai nel sonno.
Sentirlo cantare la mia ninnananna mi fece finalmente realizzare che ero libera, che ero con lui.

Quasi addormentata, cercai le sue labbra e lui me le porse.
Mi addormentai con il suo respiro buonissimo in bocca.
Non dovetti accarezzarmi il ventre. Non ne sentii il bisogno.

C’era già la sua mano posata sopra, a proteggerlo, a proteggerci.
A difendere me e la nostra piccola bambina.

 

Luce. Dita fresche sulla fronte.

< Dobbiamo proprio svegliarla? > La voce di Edward, bassissima.
< Dormirà in aereo. > Alice …
< Bella? Bella, Amore, svegliati … > mi lasciai guidare da quella voce e riaprii gli occhi.

Il mio bellissimo sposo era chino sopra di me e mi osservava.
Sorrisi e gli cinsi il collo con le braccia. Aiutata da lui, lo abbracciai stringendomi al suo corpo.
Edward teneva entrambe le mani sulla mia schiena, per sostenermi. Senza che quasi me ne accorgessi, riuscì a sfilarmi le lenzuola e le coperte e mi prese in braccio.
Dopo avermi portata in bagno, mi aiutò a lavarmi. Mi ricontrollò il braccio e le altre abrasioni e, dopo avermi baciato a lungo, mi porse degli abiti puliti.
Non badai neanche a che cosa fossero. Me li infilai in silenzio e, assonnata nonostante l’acqua gelata, mi lasciai prendere in braccio.

Alle nove, lasciammo l’albergo e, data la guida a dir poco veloce di Jasper, arrivammo in orario all’aeroporto. Non avevamo bagagli da imbarcare e fu tutto estremamente veloce.
< Bella … >
< Sì? >
< Non torneremo a Forks. Mi dispiace, per Charlie e Reneè … ma non possiamo proprio. >

Chiusi gli occhi e annuii, conscia della pena inflitta ai miei genitori. Mi appoggiai ad Edward che mi accompagnò e sostenne fino ai nostri posti, sull’aereo. Alice e Jasper erano seduti dietro di noi e controllavano che tutto fosse a posto. Vidi Alice infilare in tasca un passaporto con la mia foto. 
Il nome però era il mio. Documenti falsi, così come i loro.

Non facemmo neanche in tempo a decollare, che sentii Edward chiedere una coperta. 
Percepii chiaramente, nonostante il torpore, le sue dita accarezzarmi e sistemarmi il plaid addosso.
Ero praticamente sdraiata addosso a lui.

Quando riaprii gli occhi, stavamo volando sopra l’oceano.

< Mh … >
< Bella? Sei sveglia? > un bisbiglio al mio orecchio.
< Sì … Edward. > mi teneva tra le braccia.
< Scusa, se non ti sono di compagnia … >
< Ma cosa dici? È un piacere, osservarti dormire, sorridere … sentire il mio nome sussurrato dalle tue labbra. 
Adesso però devi mangiare. Hanno appena preparato. Hai fame? >
Annuii. Non vedevo l’ora di mangiare.
E quando venne la hostess, Edward chiese una porzione abbondante.

Non mi sfuggii il suo sguardo indirizzato non ai miei occhi, bensì alla mia pancia.

Come la sera precedente, mi riempii di cibo.
< Hai ancora fame? > mi domandò Edward, quando ebbi finito.
< Edward! Se continuo a mangiare in questo modo diventerò una botte prima del tempo … >
< Sht, non dirlo neanche. Mangia ogni volta che hai fame. Pensa che è la bambina che ti sta dicendo:
“Mamma, ho fame. Dammi da mangiare!”
E poi, sei dimagrita un bel po’. Voglio che ti rimetti in forze. >
Scossi la testa e chiesi se ci fosse della torta. Sapevo che lo diceva per il mio bene, ma riusciva sempre ad ammaliarmi e a farmi fare quello che voleva.
Prevedevo 7 mesi di “ Pensa al bambino ”.

Forse avrei potuto tenermi quella notizia per me ancora per un po’ … però, vedendo gli occhi adoranti di Edward …
No, effettivamente non avrei potuto non dirglielo.

Affondai la forchetta nella torta mentre Edward mi baciava i capelli e rideva della mia espressione.
Sollevai la bottiglietta d’acqua e sospirai:

< Alla bambina. >

Lui, al mio orecchio, sussurrò: < Alla bambina. >  

  
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