Ciao!!!
Visto chi è tornata?
E sì, proprio io!!! E con me
porto anche questo capitolo!!!
Vorrei soffermarmi a
ringraziarvi tutte per bene, ma sto svenendo di sonno. Ho giusto la
forza di
scrivere queste due righe e di fare il solito casino con
l’HTML (odio preparare
i capitoli con il codice, sbaglio sempre qualcosa e poi devo rifare
tutto, e
non viene mai come voglio. Ghrrr). Fortuna che avevo già
scritto il cap 13 XD!
Comunque, il viaggio è andato
bene, Budapest è splendida, la campagna ungherese
meravigliosa, e gli ungheresi
… gli ungheresi … sono gente simpatica
(mettiamola così … XD mamma mia che
belli!!!).
Domenica, mentre ero a cena
da uno zio, alla fine di una cena durata ben 5 ore (io giacevo
distrutta sulla
sedia, visto che di solito mangio pochissimo), in un ungherese che
avrebbe
fatto raccapriccio anche al più
impavido tra gli impavidi, sono riuscita a
chiedere di andare al suo pc!!! E non appena l’ho acceso (e
ho capito dove
diavolo dovessi schiacciare XD) sono entrata su EFP.
Mi stava venendo un coccolone
quando ho visto tutte quelle recensioni. Ero lì che
saltellavo sulla sedia come
una deficiente, in preda alla gioia (aiutata dallo spumante e dal vino
che ho
dovuto bere per non offenderli nonostante io sia astemia e mi ubriachi
con le
merendine kinder … ). Ad un certo punto è
arrivato mio zio, che parla un po’
italiano, e mi ha chiesto se mi sentissi male ( è medico ).
Chissà che faccia
avevo? XD
Colpa della sua grappa, se ho
perso completamente il controllo e non sono riuscita a contenere la
felicità! E poi ha anche voluto sapere che cosa fosse
EFP, e che cosa scrivessi!!! Quando gli ho detto che è una
storia d’amore tra
una ragazza e un vampiro, credo che mi abbia considerata perduta per
sempre … Lui
però adora la Transilvania e ha detto che mi ci
porterà!!! Spero di tornare da
loro molto presto XD. (che sporca approfittatrice).
Va beh, a parte questa
digressione, sono davvero felice che vi siano piaciuti i cap
precedenti!!!!!!!
Ed ora, dopo aver mandato molte di voi ad
affollare l’ade e le corsie di cardiochirurgia , a
quelle a cui il
cuore non ha ancora ceduto dico: Avete notato che nei generi ho messo:
“Erotico”?
Ecco, i prossimi capitoli
saranno molto “dolci” XD!!! Naturalmente, il mio
lato sadico non riposa mai,
non preoccupatevi! Per Edward e Bella, le sorprese non sono finite!
Mentre ero in Ungheria
pensavo a come far andare avanti la storia, ma ero stata presa da una
crisi di tristezza e avevo persino pensato di non proseguire la storia
(attimo di sconforto. Maledetti ormoni).
Di solito questa mia disperazione passa quando sono davanti alla
tastiera ma, dato che il cap 14 non lo
avevo ancora preparato, credo che ci metterò un
po’ a
postare … Chiedo perdono.
Voi magari date un occhiata
verso giovedì pomeriggio. Al massimo
venerdì.
Credo che la storia si protrarrà
un po’ più di quanto avessi pensato dato che mi
sono venute un po’ di idee
interessanti all’aeroporto … Devo solo capire come
poterle inserire ... Spero non vi dispiaccia!
Ora vado che se no crollo. Un
grazie a tutte voi che mi seguite e commentate (spero di ricevere
ancora tanti
commenti XD) e un saluto e un ringraziamento speciale a tutte coloro
che hanno
scoperto da poco le mie storie e che prima non mi conoscevano: Spero di
non
deludervi!
Un bacio a tutte,
Cassandra
PS: Ringrazio la ragazza
che mi ha inviato la mail (mi pare li.95 ... nella mail, o qualcosa del
genere.Non essendoti firmata, non posso chiamarti per nome.) Mentre ti
stavo rispondendo alla mail, per sbaglio ho schiacciato elimina. Mi
dispiace tantissimo. Scusami. Volevo ringraziarti per i
complimenti. Ciao.
La faceva facile, lui.
< Edward …
> Sussurrai accarezzandogli il capo.
Si abbassò di nuovo per baciarmi le labbra e i suoi capelli
mi accarezzavano la
fronte.
< Bella, sei agitata … >
Era una constatazione, non una domanda.
< Il tuo cuore batte velocissimo. Calmati, ti
prego. > Sembrava seriamente preoccupato.
Cercai di calmarmi, di respirare regolarmente. Non
pensavo sarebbe stato così difficile.
< Edward …
> mi ripetei per darmi coraggio <
Devo dirti una cosa. >
Si sdraiò al mio fianco
e, dopo aver posato le sue
mani su miei fianchi, mi tirò sopra di sé.
Sdraiata sulla sua pancia, poggiai la testa sulla sua
spalla. Osservavo il muro, mente lui osservava me.
Le sue mani erano poggiate una sotto la camicia, sulla
pelle della mia schiena, l’altra sul mio capo, e mi carezzava
con gentilezza.
< Non avere paura. A me puoi dire tutto. Lo sai …
>
Interpretò male il fremito che corse lungo tutto il
mio corpo ed aggiunse:
< Non mi potrei mai arrabbiare con te. Se si tratta
di qualcosa che è successo … negli ultimi mesi
… Qualunque cosa sia successa,
tu abbia fatto. Non mi interessa. Non criticherò le tue
scelte. Nella tua
situazione, l’importante era pensare a sé stessi.
Sono orgoglioso di te. Sei
riuscita a liberarti da sola. Il resto per me non ha la minima
importanza.
Dimmelo solo se davvero lo vuoi, se ti può aiutare. Non aver
paura di
ferirmi. >
Erano le stesse parole della sua
lettera. L’unica che
mi fosse pervenuta.
Non ero sicura di cosa potesse
pensare, ma a grandi
linee lo avevo intuito.
Dissi: < Non è niente di quello che credi
… >
Ero diventata rossa.
Mi baciò la testa e bisbigliò: < In questi
momenti,
darei di tutto per poter leggere i tuoi pensieri. >
< Forse, sarebbe più facile … >
dissi io chiudendo
gli occhi e stringendomi di più a lui.
Lo sentii trattenersi dal ridere.
< Amore, io … noi
… > Non riuscivo ad andare
avanti.
< Sì? > Mi incoraggiò lui con la
voce più dolce
del miele.
< Edward, è successa una cosa … >
Attendeva che proseguissi, accarezzandomi dolcemente.
< E credo … credo che dovrai aspettare un
po’ prima
di trasformarmi. >
Questa volta fu lui a stringermi di più.
< Bella, lo so che sono stato io ad insistere
tanto, ma temo che, date le circostanze, sarebbe troppo pericoloso.
>
Cominciai a tremare. Non mi sarei mai aspettata una
risposta del genere. Non credevo che avrebbe insistito per
trasformarmi.
Non potevamo aspettare? Appena qualche mese …
Mi alzai a sedere su
di lui, le mie mani sulle sue spalle. Non avevo smesso di
tremare.
< Bella. Calmati. Non c’è motivo di avere
paura.
Prima torneremo a casa. Non lo farò subito.
Aspetteremo un po’. Attenderò finché
non ti sentirai
meglio, al sicuro … e magari riusciamo a farti incontrare i
tuoi genitori, di
nascosto … Sarà complesso, ma ce la faremo. Fra
un mesetto, quando tutto sarà
tornato tranquillo, diremo loro che per te restare è troppo
difficile. Ce ne
andremo lontano. Solo allora, ti cambieremo. >
Il suo tono era dolce e tranquillo,
ma io non smisi di
ansimare. Un mese era troppo poco.
Scoppiai a piangere.
Lui mi accarezzava la guancia, preoccupato.
< Edward, no, no! >
Scuotevo la testa. Gli occhi
chiusi.
< Bella, non avere timore. Non devi. Ti starò
vicino. Non so cosa ti abbiano detto, ma ti giuro, ti
proteggerò io, da tutto e
da tutti. Anche da te stessa. > Ora la sua voce era davvero
preoccupata.
< Edward, io voglio che mi cambi! Che mi trasformi!
> balbettavo confusa.
< Ma ti supplico, dobbiamo aspettare. Qualche mese
… > Lo stavo implorando.
Socchiusi gli occhi e vidi la sua espressione
combattuta. I nostri ruoli si erano invertiti.
Ora era lui che mi voleva vampira ed ero io che volevo
restare umana.
< Bella, è pericoloso … >
I miei singhiozzi si fecero
più forti.
Tra le lacrime, lo vidi pensare.
Mi accarezzava ansioso la fronte.
< Se per te è così importante,
aspetteremo. Finché
non mi dirai che ti senti pronta. >
Io, quando capii che avrebbe aspettato, mi chinai
velocemente e, farfugliando qualcosa, continuai a piangere di gioia
nell’incavo
del suo collo.
Piangevo e ridevo sollevata.
I miei movimenti lo sorpresero. Mi
accarezzò la
schiena confuso.
< Grazie. Grazie Edward!
Davvero! Vedrai, sarò una
mamma bravissima! E tu un papà fantastico! Il miglior
papà di tutti! >
gridavo, intontita dalla gioia, dall’euforia e dalla
stanchezza.
Lo sentii irrigidirsi.
Ecco, la solita imbranata. Non ero
riuscita a
dirglielo nel modo giusto.
Appoggiando entrambe le mani sulle
mie spalle, mi
allontanò lentamente dal suo petto e mi fece rimettere
seduta. Il mio corpo non
gli pesava minimamente, sul bacino.
Mi guardava sorpreso, sconvolto. Una miriade di
emozioni gli attraversarono in un istante fugace il volto. Ne riuscii a
cogliere solo alcune.
Alla fine, incredulo, mi posò una mano sul ventre. Lo
stava fissando. Sembrava che non riuscisse a distogliere lo sguardo.
Posai la mia mano destra sulla sua e attesi che mi
dicesse qualcosa.
Aspettai a lungo ma lui non parlò.
Alla fine dissi: < Non sei
contento? > Il tono
della mia voce era speranzoso.
Con gentilezza mi
afferrò per il bacino e mi mise seduta,
poi si alzò ed andò dalla parte opposta della
stanza.
Si teneva la testa tra le
mani. Lo vedevo tremare di rabbia mentre percorreva la stanza avanti e
indietro
a passi lunghi e veloci.
Ero terrorizzata e mi avvolsi nel lenzuolo.
Con voce inutilmente misurata mi
domandò:
< Come stai? >
Non risposi. Mi limitai a fissarlo,
dietro la spessa
coltre di lacrime che mi offuscavano la vista.
Dopo aver fatto un respiro
profondo, a occhi chiusi,
irato,
scandendo le parole come se fossi scema mi
domandò:
< Ti hanno fatto del male? >
< No … > sussurrai, cercando di ritrovare la
voce.
Mi sentì.
Lo vidi annuire. Il volto, tra le mani,
contratto dalla rabbia. I nostri occhi si incontrarono.
Vide il terrore sul mio volto e,
con evidente sforzo,
tentò di rilassarsi e apparire calmo.
< Non sono arrabbiato con te, Bella. E non me la
prenderò con il tuo bambino. Stai tranquilla. >
Le sue parole mi arrivarono addosso
come uno schiaffo.
Mio? MIO? Sconvolta, mi limitai a fissarlo senza
capire.
< Bella, dimmi, ti supplico
… chi è il padre? Ho il
diritto … > la sua voce tremava di rabbia.
< Edward … Ma che domande … >
Scuotevo la testa
e ridevo. Isteria.
< Ti ho detto: dimmi chi è il padre. Pretendo di
saperlo! > Praticamente urlava. Io tremavo.
Mai mi sarei aspettata una reazione
simile.
Qualcuno Bussò alla
porta ed Edward gridò: <
Vattene Alice! >
Lei se ne fregò ed entrò.
Ci osservò un attimo e, sbuffando, si sedette al mio
fianco e mi cinse con le sue braccia fredde e snelle.
< Edward … Non vedi come la fai stare male? Dopo
tutto quello che ha passato … Comunque, il bambino ha nove
settimane e mezza.
67 giorni per la precisione. Fatti i tuoi calcoli e vedi che lo capisci
da solo
chi è il padre. Vi ho comprato un test. È nel
sacchetto della farmacia … >
Il tono di voce di Alice era tagliente, seccato.
Edward si appoggiò al muro. Era pensieroso. Mi
osservava, preoccupato.
Alice si voltò e mi guardò negli occhi. A me
rivolse
uno sguardo amichevole, dolce.
< Bella, preferisci che stia qui io, per questa
notte? >
Scossi la testa. < No, voglio Edward. >
Annuì e mi baciò la guancia, poi uscì.
Edward la osservava. Sicuramente, nella sua testa,
aveva avuto le risposte che cercava.
Mi si avvicinò
lentamente e mi abbracciò.
< Scusa, mi sono comportato in maniera riprovevole.
Perdonami. > era sconvolto.
Mi feci piccola piccola tra le sue
braccia e gli
sussurrai:
< Non preoccuparti. So che è incredibile. >
< Incredibile è dir poco. > E poi mi fece
sdraiare. Poggiò le labbra sul mio ventre e lo
baciò con dolcezza.
Sollevando appena le labbra, mi
sussurrò:
< Un bambino …
Perché non vuoi sapere di che sesso
è? >
< Come? Voglio che sia una sorpresa. Tu lo sai già?
> Chiesi delusa.
Sorrise e mi disse: < Colpa di Alice, e del suo
voler fare la stanza a tema. >
< O no! Ti prego, dimmi di no! Sarà tremendo!
>
Ridevo.
< Sicuramente. Dovresti vedere cos’ha in mente per i
vestitini! > e rise anche lui.
Poggiò
l’orecchio sulla mia pancia e rimase in
silenzio. Lentamente, fece scivolare la mano sul mio cuore e rimase in
quella
posizione per qualche istante, poi sussurrò:
< Sai, ora … ora
che me lo hai detto, riesco a
distinguere anche il battito del suo cuore. È un suono
molto, molto basso. Quasi
impercettibile … Bellissimo. Prima, quando lo sentivo, non
capivo cosa fosse.
Temevo che ti fosse successo qualcosa, di dover correre da Carlisle.
È un
ottimo chirurgo … il migliore. Ero davvero preoccupato, e
invece … chi mai
avrebbe potuto pensare … > Mi sorrise e mi
baciò le labbra. Era emozionato,
commosso.
Si sdraiò al mio fianco e poggiò una mano sulla
mia
pancia mentre con l’altra afferrò la mia.
< Tu vorresti un maschietto o una femminuccia? >
< Voglio solo che sia sano e … normale …
>
< Sarà sanissimo e normalissimo. Una vera piccola
peste! >
Mi voltai e seppellii il volto tra la sua clavicola e
il suo collo. Lui mi strinse le braccia intorno al corpo.
< Allora? Maschietto o femminuccia? >
Esitai un attimo. Ero certa che
volesse un maschio, ma
io …
< Vorrei una femminuccia … >
Lo sentii ridere e poi passarmi
dolce una mano sulla
schiena.
< Ci avrei scommesso! > Mi sussurrò
all’orecchio.
< E tu? > Domandai.
< Io? Non lo so! Per me, era un’idea totalmente
assurda. Non credevo che fosse possibile neanche lontanamente, una cosa
del
genere. È già un miracolo di per sè.
Non ho mai pensato di poter avere dei figli
… dei figli miei. >
< Uffa … > Sbuffai.
< Che c’è? > Mi chiese mentre la sua
mano
accarezzava gentile il mio volto.
< Ora sia tu che Alice sapete, e ci scommetto che
lo dirà anche agli altri.
Ora solo io non lo so! >
Rimanemmo in silenzio per alcuni
minuti e poi lo
sentii sospirare.
< Femmina …
> mi sussurrò.
< Davvero? >
< Una bellissima bambina. >
Risi: < Avrà preso tutto da te! >
< Non dire così! Però, i capelli e gli
occhi sì!
>
< Avrà gli occhi verdi? >
Lo sentii annuire, poi aggiunse:
< In realtà,
verde-acqua.
Reneè ha gli occhi azzurri.
Alleli recessivi. >
Feci finta di tirargli il cuscino e gli
gridai: < Non parlarmi di biologia! >
Rise e lo vidi alzarsi. Dopo appena
un
attimo, tornò da me e mi prese tra le braccia. Mi
lasciò andare solo quando
arrivammo in bagno.
< Edward! >
< Prendi. Sai come si usa? > e mi
porse il test di gravidanza. Alzai lo sguardo per rimproverarlo ma la
felicità
che gli vidi brillare negli occhi mi fece cambiare idea …
< Toh, contento? > Gli dissi dopo
un po’, agitandogli davanti agli occhi il pezzettino di
plastica, con la
striscia rosa ben in mostra.
Le dita gli tremarono, quando lo
afferrò. Poi mi abbracciò con vigore.
< Ti riporto a letto.
> e così
fece. Mi baciò a lungo, lasciandomi a mala pena respirare.
< Fammi indovinare. Quello lo terrai?
> ed indicai il test sul comodino, dentro la sua scatolina.
Rise ed annuì. Scossi la
testa sorridendo e mi scappò
uno sbadiglio.
< Bella, è tardi.
Devi dormire. Domani sarà una
giornata estremamente faticosa per te. Non devi affaticarti. >
Annuii e poi gli domandai: < Edward, ora, non è che
perché sono incinta tu mi tratterai come se fossi un
giocattolo di cristallo.
Per lo meno, non più di quanto tu già non facessi
prima! Vero? >
Lo sentii irrigidirsi e poi mi domandò:
< Ti risulto
opprimente? > Sembrava rammaricato.
< No, Edward no. Certo, a volte esageri, ma capisco
che per te sia difficile. E io di certo, con la mia imbranataggine e la
mia
sfortuna, non ti aiuto …
E' nella tua natura, voler tenere tutto sotto
controllo.
E poi,capisco che le cose adesso saranno molto più
difficili e pericolose. Con il bambino, o meglio, la bambina. >
Entrambi, senza volerlo, cominciammo ad accarezzare la
mia pancia. Appena le nostre mani s’incontrarono, lui
intrecciò le sue dita alle
mie.
< Bella, dopo gli ultimi mesi, non posso
permettermi di lasciarti sola un solo istante.
Ti assicuro, non vorrei affatto limitare la tua
libertà ma ne sono costretto … Non
sarà facile, ma ti prego, cerca di capire,
dovremo prendere delle precauzioni. >
Sembrava volesse scusarsi.
< Non preoccuparti. Capisco benissimo. E poi, non
voglio che ti allontani neanche per un attimo.
Devi restarmi vicino, ogni momento. Voglio poter
sempre essere certa che tu sia lì, vicino a me. >
< Io ci sarò sempre. >
< Mi sei mancato. Mi sei mancato tantissimo. >
Scoppiai a piangere e lui, dopo avermi avvolta nella coperta, mi
strinse tra le
sue braccia e cominciò a cullarmi.
Con voce addolorata e frustrata, mi sussurrò: <
Anche tu, Amore, mi sei mancata in una maniera indicibile. Credevo di
impazzire. >
< Ora cosa faremo? >
< Di questo non voglio che tu ti preoccupi. Hai già
troppo a cui pensare. Troveremo una soluzione. Io e Alice abbiamo
già pensato
ad un piano. Dovrai tenere duro. All’inizio sarà
molto difficile, ma sono certo
che poi ti abituerai. >
< Promettimi che non farai il cretino e l’eroe, e
che nessuno correrà rischi! > cercavo di respirare
regolarmente.
< Bella, se ti agiti ti sentirai male. La bambina
ha già dovuto patire l’ansia della prigionia. Sta
certa che l’ha subita
esattamente come te. In questo momento, ha bisogno che tu stia calma e
serena.
E anche io voglio saperti e vederti così.
Voglio che tu sia serena. E sta sicura che non
correremo pericoli. Agiremo in modo discreto. Risolveremo tutto. E ti
prometto:
non mi allontanerò mai da te. >
Dalle sua parole traspariva la
sincerità di cui erano
intrise.
Mi calmai e, senza accorgermene, scivolai nel sonno.
Sentirlo cantare la mia ninnananna mi fece finalmente
realizzare che ero libera, che ero con lui.
Quasi addormentata, cercai le sue
labbra e lui me le
porse.
Mi addormentai con il suo respiro buonissimo in bocca.
Non dovetti accarezzarmi il ventre. Non ne sentii il
bisogno.
C’era già la
sua mano posata sopra, a proteggerlo, a
proteggerci.
A difendere me e la nostra piccola bambina.
Luce. Dita fresche sulla fronte.
< Dobbiamo proprio
svegliarla? > La voce di
Edward, bassissima.
< Dormirà in aereo. > Alice …
< Bella? Bella, Amore, svegliati … > mi
lasciai
guidare da quella voce e riaprii gli occhi.
Il mio bellissimo sposo era chino
sopra di me e mi
osservava.
Sorrisi e gli cinsi il collo con le braccia. Aiutata
da lui, lo abbracciai stringendomi al suo corpo.
Edward teneva entrambe le mani sulla mia schiena, per
sostenermi. Senza che quasi me ne accorgessi, riuscì a
sfilarmi le lenzuola e
le coperte e mi prese in braccio.
Dopo avermi portata in bagno, mi aiutò a lavarmi. Mi
ricontrollò il braccio e le altre abrasioni e, dopo avermi
baciato a lungo, mi
porse degli abiti puliti.
Non badai neanche a che cosa fossero. Me li infilai in
silenzio e, assonnata nonostante l’acqua gelata, mi lasciai
prendere in
braccio.
Alle nove, lasciammo
l’albergo e, data la guida a dir
poco veloce di Jasper, arrivammo in orario all’aeroporto. Non
avevamo bagagli
da imbarcare e fu tutto estremamente veloce.
< Bella … >
< Sì? >
< Non torneremo a Forks. Mi dispiace, per Charlie e
Reneè … ma non possiamo proprio. >
Chiusi gli occhi e annuii, conscia
della pena inflitta
ai miei genitori. Mi appoggiai ad Edward che mi accompagnò e
sostenne fino ai nostri
posti, sull’aereo. Alice e Jasper erano seduti dietro di noi
e controllavano
che tutto fosse a posto. Vidi Alice infilare in tasca un passaporto con
la mia
foto.
Il nome però era il mio. Documenti falsi, così
come i loro.
Non facemmo neanche in tempo a
decollare, che sentii
Edward chiedere una coperta.
Percepii chiaramente, nonostante il torpore, le
sue dita accarezzarmi e sistemarmi il plaid addosso.
Ero praticamente sdraiata addosso a lui.
Quando riaprii gli occhi, stavamo
volando sopra
l’oceano.
< Mh … >
< Bella? Sei sveglia? > un bisbiglio al mio
orecchio.
< Sì … Edward. > mi teneva tra le
braccia.
< Scusa, se non ti sono di compagnia … >
< Ma cosa dici? È un piacere, osservarti dormire,
sorridere … sentire il mio nome sussurrato dalle tue
labbra.
Adesso però devi
mangiare. Hanno appena preparato. Hai fame? >
Annuii. Non vedevo l’ora di mangiare.
E quando venne la hostess, Edward chiese una porzione
abbondante.
Non mi sfuggii il suo sguardo
indirizzato non ai miei
occhi, bensì alla mia pancia.
Come la sera precedente, mi riempii
di cibo.
< Hai ancora fame? > mi domandò Edward, quando
ebbi finito.
< Edward! Se continuo a mangiare in questo modo
diventerò
una botte prima del tempo … >
< Sht, non dirlo neanche. Mangia ogni volta che hai
fame. Pensa che è la bambina che ti sta dicendo:
“Mamma, ho fame. Dammi da mangiare!”
E poi, sei dimagrita un bel po’. Voglio che ti rimetti
in forze. >
Scossi la testa e chiesi se ci fosse della torta.
Sapevo che lo diceva per il mio bene, ma riusciva sempre ad ammaliarmi
e a
farmi fare quello che voleva.
Prevedevo 7 mesi di “ Pensa al bambino ”.
Forse avrei potuto tenermi quella
notizia per me
ancora per un po’ … però, vedendo gli
occhi adoranti di Edward …
No, effettivamente non avrei potuto non dirglielo.
Affondai la forchetta nella torta
mentre Edward mi
baciava i capelli e rideva della mia espressione.
Sollevai la bottiglietta d’acqua e sospirai:
< Alla bambina. >
Lui, al mio orecchio,
sussurrò: < Alla bambina.
>