Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    03/04/2014    5 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salvami, ti salverò.
                                                           
                                                         66. Facce spaccate.
Ehi vuoi parlarmi 
di quando avevi un'altra faccia 
e andavi verso lei e non pensavi 
che da quell'attimo saresti stato quel che sei 
Tu sei non sei più quel che eri un tempo
E ora sei quel che c’è
Di diverso da me

                                        
Sei - Negramaro
<< Che cosa significa? Che cosa stai cercando di dirmi? >>
Claudia stava già andando in fiamme, e non sapeva più come comportarsi.
Yulian come aveva fatto a fare così male all’altra ragazza, quella che lei non avrebbe mai conosciuto, come aveva fatto a dirglielo?
Gliel’aveva detto da sempre? Lei l’aveva sempre saputo?
Ma adesso che cosa doveva dire a Nathan, che cosa doveva fare per non farlo stare così male? Che cosa?
<< Claudia?! Perché vuoi lasciarmi? Cos’ho fatto? Claudia! >>
Nathan l’aveva afferrata saldamente per le braccia e la scuoteva.
Claudia si sentiva una stupida ad aver scelto proprio casa del ragazzo per dirgli addio, ad aver scelto il posto dove si erano amati pochi giorni prima.
Scostò bruscamente quelle mani e cercò di non guardarlo troppo negli occhi, altrimenti avrebbe ceduto, altrimenti avrebbe anche potuto accettare di amarlo per sempre, avrebbe anche potuto farlo. E cominciò a chiedersi come avrebbe fatto a dimenticare quei cinque anni, quelle promesse che aveva fatto, i baci che aveva dato, e anche le mani di quel ragazzo che avevano imparato ad aderire al suo corpo.
Forse, a differenza di Yulian, Claudia aveva imparato ad amarlo pian piano Nathan.
Aveva imparato ad amarlo per poi dirgli addio.
Dirgli addio per un amore più grande, un amore vero.
<< Mi dispiace, mi dispiace tantissimo Nath. Lo so che non mi perdonerai mai, lo so, ma a me dispiace lo stesso.>>
Nathan si prese con forza i capelli tra le mani e si piegò per terra, Claudia aveva paura che si stesse sentendo male, che stesse per vomitare, ma Nathan sembrava solo essere afflitto da un terribile dolore allo stomaco.
<< Ma cos’ho fatto di male? Che cosa ho fatto? Dimmelo ti prego, dimmelo, farò qualunque cosa per rimediare, qualunque! >>
Le mani di Nathan scattarono nuovamente verso le sue, ma Claudia lo spinse da parte con le lacrime agli occhi, non voleva che lui la toccasse, non lo voleva assolutamente.
<< Smettila ti prego! Smettila! Non capisci che sto cercando di non farti del male?! >>
Claudia non aveva mai urlato con lui, non aveva mai alzato la voce così tanto, Nathan rimase paralizzato, con gli occhi persi puntati su di lei, rossi dalle lacrime e la disperazione.
E capì.
<< E’ per lui vero? E’ lui? E’ tornato >> Lo disse con una voce così stanca che il cuore di Claudia si spezzò in mille pezzi.
Era tutta colpa sua, lei avrebbe dovuto evitare di legarsi a lui.
Avrebbe dovuto cavarsela da sola invece di aggrapparsi all’altro, e adesso non faceva altro che fare del male, male e solo del male.
<< Non lo dirò davanti a te >> Mormorò lei con una maschera di dolore dipinta sul viso.
<< Cosa importa ormai? Viene domani vero? E’ domani che torna. >>
Claudia non rispose, ne aveva abbastanza di quella storia, stava per vomitare tanto dal dolore che provava, tanto dalla confusione. Non voleva più esitare però, voleva solo Yulian, voleva Yulian e dimenticare tutto quello che c’era stato prima.
Per il suo bene, per non impazzire.
Voleva ritrovare i sorrisi dei suoi sedici anni, le lacrime di quel tempo, le mani screpolate, le parole e gli sguardi truci, le litigare e poi fare la pace.
Voleva Yulian a tutti i costi.
<< Questo non deve importanti Nathan, questo no. Io ti ringrazio, grazie con tutto il cuore per avermi amata, per avermi sostenuta in questi cinque anni, per aver accettato l’amore che io non provavo per te. Ma non posso tradire la mia natura, e alla fine, io sono nata per quella persona li, e basta. >>
Nathan aveva una mano premuta sulla bocca, gli occhi rossi a causa delle lacrime, la mano libera contratta, sembrava sul punto di scoppiare da un momento all’altro.
Gli sarebbe crollato il mondo addosso, ma poi sarebbe andato avanti come facevano tutti, come aveva fatto anche Claudia.
La rossa non aveva altro da dire, sarebbe  stato inutile e avrebbe causato solamente delle false speranze e una sofferenza maggiore, voleva andarsene da quella casa e non metterci mai più piede, solo che quando aprì la porta, Nathan l’afferrò per un braccio, la fece sbattere contro il muro e richiuse la porta con forza.
Claudia andò a finire con la testa sulla parete dura, facendosi male, era bloccata dalla mole di Nathan che la sovrastava e aveva paura, una paura folle.
Il ragazzo tirò un pugno al muro talmente violento che la parete vibrò sotto il suo colpo, le gambe di Claudia cedettero e lei si lasciò scivolare, ma Nathan l’afferrò per le braccia, stringendo, con le lacrime agli occhi, probabilmente appannati.
<< Dovrei ucciderti con le mie mani! Dovrei farlo, per quello che mi stai facendo!>>
La voce gli usciva strascicata insieme alle lacrime, appesantita dai singhiozzi, Claudia aveva gli occhi verdi fissi su di lui, stanchi e vuoti di ogni sorta di lacrima.
Nathan accostò la fronte a quella di lei e pianse dando libero sfogo alla rabbia, facendo in modo che lei lo vedesse, gettandole in faccia ogni sorta di male che aveva subito.
<< Dovrei ucciderti, ma non posso! Perché ti amo, vorrei che tu sparissi, ma ti amo >>
Le lasciò andare le braccia e Claudia finì di scivolare a terra, mentre Nathan si accasciava su di lei seppellendole il viso tra i capelli, bagnandole il collo di lacrime. << Perché ti amo lo stesso maledetta, maledetta! >>
A Claudia tremavano le mani, quella era la cosa più difficile che aveva fatto in tutta la sua vita, la cosa più brutta che avesse vissuto. Era stato un po’ come se Nathan le fosse morto in quel momento tra le braccia.
<< Lasciami andare Nathan, uccidimi davvero! Uccidimi nel tuo cuore perché non merito di esistervi. Odiami, devi odiarmi! Devi odiare me e Yulian ogni giorno della tua vita, devi maledirci sempre, ogni istante. Capito? Sempre! Perché io non possa dimenticare mai il male che ti ho fatto, sempre, sempre, sempre! >>
Claudia aveva il fuoco negli occhi mentre pronunciava quelle parole, aveva afferrato il mento di Nathan tra le mani e l’aveva costretto a guardarla negli occhi, perché voleva che lui la odiasse, non che l’amasse, voleva che lui la odiasse perché se lo meritava.
Nathan scostò quella mano e appoggiò la sua sul collo di lei, sfiorandoglielo con il pollice e facendo leggermente pressione al centro di esso.
<< Torna da me se lui non viene. Torna da me, va bene? Io ti vorrò lo stesso, ti accetterò sempre.>>
Claudia scosse la testa e si alzò in piedi, uscendo da quella casa, lasciandolo li a terra, nel freddo gelido di quel mese di Ottobre che stava annunciando la sua fine.
 
Yulian correva quasi trascinando la valigia con se.
Era in anticipo di un’ora, ma aveva già fatto tutto e doveva solo aspettare che l’aereo partisse, era ridicolo pensare che avrebbe fatto tardi, sarebbe arrivato puntuale, avrebbe stretto Claudia tra le braccia e si sarebbero amati tutta la notte.
Con il cuore a mille, si lasciò cadere sui divani in pelle, ansioso, con le mani sudate e i capelli ribelli, sembrava essergli improvvisamente tornata la forze dei suoi diciotto anni, quando per raggiungere quei capelli rossi come il fuoco avrebbe scalato il K2 a mani nude.
Si guardò intorno alla ricerca di un modo per distrarsi, e poi lo sguardo gli cadde su una figura in particolare, la figura di una ragazza.
I capelli chiari erano legati in un codino alto, il corpo magro avvolto in un cappotto nero che faceva intravedere solo i jeans stretti e un po’ scambiati, il naso contornato di lentiggini era leggermente arrossato, e gli occhi carichi di matita lo fissavano stanchi.
Yulian non voleva vedere Svetlana, non voleva partire con quella brutta sensazione nella bocca, voleva che lei se ne andasse.
Fece finta di ignorarla, ma lei non ci sarebbe stata, non certo quel giorno.
Camminò verso di lui con il suo passo cadenzato, facendo svolazzare la sua sciarpa rossa a destra e sinistra, sarebbe potuta cadere da un momento all’altro per come era stata sistemata precariamente sul quel collo sottile e pallido.
Il suo profumo alla cannella lo investì completamente, facendogli ricordare abbracci nella notte, sussurri segreti, mani che si accarezzavano e molte altre cose.
Yulian non si sarebbe lasciato fregare da quella bellezza falsa e manipolatrice.
Le mani da amare erano altre, e i sorrisi anche.
Rimasero in silenzio per un po’, guardando la gente passare frettolosamente davanti loro occhi, estranei a quelli che sentivano, perché bene o male, il mondo sarebbe andato avanti anche se loro si fermavano, nessuno si sarebbe girato a rialzarsi.
<< Non sono venuta qui per salutarti. A dir la verità non volevo nemmeno più rivedere la tua faccia, mi fa così ribrezzo che ho la pelle d’oca >>
Yulian rimase impassibile di fronte alla crudeltà di quelle parole, Svetlana aveva la capacità di ferire più di una biscia velenosa, lo faceva velocemente e senza pentirsene troppo.
Era per quel motivo che Yulian non voleva vederla, era per quel motivo che non voleva parlare con lei in nessun modo.
<< E allora che cavolo sei venuta a fare? Tornatene a casa >>
Poi gli toccava anche di essere brusco con una persona che non avrebbe più rivisto per molto tempo, ecco perché detestava quelle cose.
<< Oh, l’avrei fatto volentieri, ma tutto sommato, io sono una brava persona >>
<< Smettila! Non puoi trattarmi come se ti avessi tradito, come se solo tu avessi il diritto di essere arrabbiata. Sono stato sempre chiaro con te! >>
Yulian aveva alzato leggermente la voce, qualcuno si era girato nella sua direzione ma poi aveva proseguito, troppo impegnato a prendere qualche volo o ad incontrare una persona cara lontana da troppo tempo. Svetlana incrociò le braccia al petto e lo fissò di lato, con i suoi taglienti occhi azzurri marcati dalla matita nera.
<< Davvero? Eri chiaro quando mi infilavi la mano sotto la maglietta? Lo sapevi quando mi baciavi? Mentre facevi l’amore con me? Uhm? Sei stato chiaro in quei momenti? >> Svetlana si avvicinò accostando le labbra al suo orecchio. << No, sei solo uno sporco malato che non faceva altro che soddisfare i propri bisogni >>
A Yulian venne la pelle d’oca sulle braccia, ma rimase impassibile, non si sarebbe lasciato coinvolgere da quelle parole, un tempo era bravo a farlo, un tempo nemmeno le parole di suo padre gli facevano più male, ma evidentemente aveva perso l’allenamento.
<< Se può consolarti, qualche volta è stato amore >> Mormorò rivolgendole uno sguardo stanco e colpevole, forse uno dei più veri che gli avesse mai rivolto in quei cinque lunghi anni si condivisione forzata. Svetlana cambiò improvvisamente espressione, da gelida diventò afflitta e maledettamente innamorata, era la prima volta che Yulian le parlava di amore, o almeno di quello che era stato amore vero, almeno qualche volta.
<< E’ stato amore anche l’ultima volta? >> Domandò stringendogli spasmodicamente un braccio, Yulian sospirò afflitto, lanciando uno sguardo distratto all’orologio.
<< Che cosa importa ormai, Svetoc’ ka ? Se ti dico di si cambia qualcosa, forse? >>
Gli occhi di Svetlana si inumidirono nel sentirsi chiamare con il suo vezzeggiativo, strinse ancora più forte il braccio nel biondo e chiuse gli occhi per farsi forza.
<< Cambierebbe tutto per me. Potrei anche lasciarti andare senza rimpianti >>
Yulian sorrise debolmente, le afferrò la faccia tra le mani e le baciò la fronte, poi si alzò in piedi e afferrò la sua valigia con la mano destra, Svetlana si alzò a sua volta, ansiosa.
<< Adesso devo andare >>
Yulian ringraziò in silenzio tutto quello che le aveva regalato quella donna minuta, la pazienza che aveva avuto, le parole che gli aveva regalato, anche quelle brutte, le notti passate in compagnia senza pensare a ciò che gli mancava.
La ringraziò e poi la lasciò andare con un sorriso.
Ma Svetlana lo afferrò per una manica del giubbotto e vi nascose la faccia in lacrime.
<< Non andartene Yulian! Non ce la faccio da sola, non posso farlo da sola! >>
<< Ma cosa? >> Chiese lui stanco, afflitto, rammaricato, poggiandole una mano sulla testa, non pensava che sarebbe stato così difficile farlo.
Gli si stava spezzando il cuore.
<< Perché questo è anche figlio tuo! E’ figlio tuo! >> Gridò lei stringendosi convulsamente una mano sul giubbotto, li dove si trovava il suo ventre.
Yulian seguì quel gesto con il sangue che gli si gelava nelle vene, la mente altrove, persa in una dimensione che non voleva accettare quelle parole.
Aveva perso tutto, Yulian aveva perso tutto.
 
Claudia guidava in maniera frettolosa e pericolosa, facendo brusche frenate, sterzando troppo velocemente, ma avrebbe fatto di tutto pur di arrivare a quell’aeroporto ed era già in ritardo, di quel passo non sarebbe mai arrivata in tempo.
Parcheggiare significò perdere altri venti minuti e pagare una somma esorbitante ad un tipo che non avrebbe nemmeno controllato la sua macchina.
Claudia però non pensava a nient’altro se non a raggiungerlo.
Corse come non faceva da tantissimo tempo, con i tacchetti degli stivali che facevano rumore sul pavimento, scivolò due volte finendo con il sedere per terra, ma si rialzò sempre, con la stessa forza di quando aveva sedici anni e correva verso di lui.
Li dove doveva esserci lui c’era moltissima gente appena arrivata, si fece più volte largo tra la folla cercandolo, ma non lo vide.
Accigliata si fermò un secondo, dove poteva essere? Era arrivata in ritardo, probabilmente era andato al bar o da qualche altra parte ad aspettarla.
Si, Claudia lo avrebbe cercato ovunque, proprio come avrebbe fatto la sua se sedicenne.
 
Yulian continuava a guardarsi le mani.
Scorticandosele perché si riaprissero le ferite, perché gli uscisse di nuovo il sangue.
Doveva salire assolutamente su quell’aereo, altrimenti l’avrebbe perso e mancava solo mezz’ora al decollo, era già in ritardo.
Svetlana continuava a tirare su con il naso e a strofinarselo in un fazzolettino ormai inutilizzabile, solo che lei era ostinata. Erano seduti in silenzio su quella panchina mentre il tempo scorreva.
<< Devo andarmene >> Mormorò lui, ma era la quarta volta che lo diceva, e non si alzò.
Svetlana soffiò ancora una volta nel fazzoletto, e Yulian chiuse gli occhi.
<< E vai, allora >> E ancora una volta, quando Yulian fece per alzarsi, lei gli strinse il braccio e lo fece risedere, senza che lui contestasse.
Perché rimaneva li? Perché non si alzava e se ne andava?
Tutto quello che voleva si trovava su quell’aereo, eppure Yulian non riusciva ad alzarsi, c’era qualcosa che glielo impediva.
<< Vai, ti spedirò le sue foto ogni tanto. Ti farò sapere come sta, se cresce bene, se è sano. Queste cose qui >>
Yulian sussultò e rabbrividì, perché Svetlana parlava in quel modo, perché parlava come se fosse già li presente? Yulian non riusciva nemmeno a pensarlo.
Dentro il ventre di Svetlana stava crescendo suo figlio, un figlio che non era il figlio di Claudia.
A quel punto Yulian si portò le mani sugli occhi e scoppiò a piangere come un disperato, non sapeva più che cosa doveva fare, non sapeva più come comportarsi.
<< Di chi cavolo parli? Io non lo voglio sapere! >> Sbottò in preda alle lacrime, Svetlana lasciò perdere finalmente il fazzolettino intrattabile e lo guardò con tristezza.
<< Lo so che questa è l’ultima cosa che volevi. Un figlio da me deve essere un vero strazio, ma non sapevo che sarebbe venuto, non l’avevo nemmeno immaginato. E poi se mi dici che è stato amore, ho detto che puoi andare anche senza rimpianti. Starà bene con me >>
Quelle parole gli spezzarono il cuore, ma allo stesso tempo glielo liberarono.
Yulian non conosceva quel figlio, non lo voleva, non l’aveva desiderato, e poi aveva solo ventiquattro anni, che cosa poteva fare?
Si alzò in piedi e raggiunse il suo imbarco senza voltarsi indietro, ma non appena gli fu chiesto di mostrare il passaporto per passare, una fitta lancinante gli afferrò il petto.
Pensò al sorriso caldo di Claudia, ancora quello di una bambina, alle sue braccia spalancate che lo attendevano dall’altra parte del continente.
<< Odiami Claudia, odiami per tutta la vita >>
Mormorò facendo un passo indietro.
Era sempre stato un codardo dopotutto, e non poteva abbandonare quel figlio.
Non poteva permettersi che ricevere delle foto ogni tanto, foto di una persona che non avrebbe mai amato e conosciuto in tutta la sua vita.
Perfino Claudia non gliel’avrebbe mai perdonato.
Yulian volse le spalle all’aereo che si intravedeva sulla pista, e aspettò che partisse con il cuore infranto, senza di lui.
Svetlana era ancora nell’aeroporto quando la trovò, lei lo guardò con occhi mortificati.
<< Se quel bambino mi ha privato della felicità, allora che lo faccia fino in fondo >>
 
Nathan quella sera non riusciva a dormire, si rigirava nel letto con un gran mal di testa e lo stomaco in subbuglio. Aveva già rimesso tre volte e probabilmente si era preso una bella influenza. O forse la sua mente non poteva concepire e tollerare le immagini che gli si formavano controvoglia. Claudia e Yulian stretti in un abbraccio caldo, ad amarsi.
Si portò il cuscino sul volto e soffocò un grido di frustrazione.
A quel punto il campanello prese a suonare freneticamente, Nathan scattò in piedi e fissò l’orologio, erano le due passate, chi era? Cosa poteva essere successo?
Infilò frettolosamente le pantofole e raggiunse la porta con fare strascicato.
Aprì la porta stringendosi le braccia per combattere il freddo, e maledicendo l’abitudine che aveva di dormire sempre a mezze maniche, anche quando non era opportuno.
E poi Nathan rimase con gli occhi sgranati, senza trovare le parole giuste.
La ragazza che gli stava davanti non la conosceva, o forse l’aveva fatto in una vita passata.
I capelli rossi erano scombinati, gli occhi vuoti come la morte più totale, il naso rosso e screpolato, se ne stava stretta nel suo giubbotto, piccola e indifesa come non l’aveva mai vista, come non avrebbe mai voluto vederla.
<< Claudia! Che c’è?>>
<< Hai detto che potevo venire da te no? Hai detto che mi avresti voluta lo stesso >>
La voce di Claudia era roca e irriconoscibile, la voce di una persona che aveva pianto tutte le sue lacrime e non ne aveva più.
Nathan la strinse forte tra le braccia, e a quel punto lei crollò letteralmente, svenendo.
Nathan maledisse Yulian dal profondo del suo cuore.
E nello stesso istante, Yulian giurò di non perdonarsi mai più, e si maledisse da solo.

_________________________________________________________
Effe_95

Buonasera a tutti, anche se lo so che volete uccidermi.
Mi permetto così sfacciatamente di salutarvi dopo aver scritto una cosa del genere, ma sicuramente posso dire che questo era il capitolo che avevo più paura di scrivere.
L'ho aspettato con il cuore in gola e l'ho scritto con l'ansia crescente, sperando che sia venuto bene nonostante tutto.
Vorrei dirvi che era nei miei progetti da sempre, da quando avevo fatto la bozza della storia, da tutto quel tempo, perciò non vorrei si pensasse che io l'abbia fatto per complicare la vita a questi ragazzi.
Tuttavia, ho l'obbligo di accendere in voi la fiamma della speranza, ricordandovi che la storia ha ancora una terza parte e che la seconda sta per giungere al termine.
Detto questo grazie mille sperando che il vostro odio si plachi :D
E dopo un tema di italiano di quattro ore stamattina a scuola, vado a riposare.
Alla prossima spero.

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: effe_95