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Autore: LadyLisaLaurie    08/07/2008    4 recensioni
SEQUEL DI GELOSIE: Perché Gregory House vuole un bambino, e perché Lisa Cuddy, invece, no? La vita di coppia è difficile, anche di più se si è House e Cuddy. Le responsabilità sono molto pesanti...(l'ho data per OOC, perché in realtà non so come altro definirla!)
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il secondo - Cap II Non so se vi sia piaciuta, se l'abbiate letta o quant'altro...ma detesto lasciare le cose in sospeso.
*****

In macchina

“Mi dispiace farti guidare, so che sei stanca!” House era seduto dal lato del passeggero, con le mani sulle gambe, mentre strofinava la destra per il dolore.

“Tranquillo, siamo quasi arrivati! - una Cuddy sorridente gli prese la mano e portandosela alla bocca la baciò. – Appena arriviamo ti metti più comodo e ti faccio un massaggio” sempre con quel suo sorriso gli strofinava la gamba sinistra.

“Che massaggio hai in mente? – Cuddy rispose solo con un sorriso malizioso – Diavolo di donna!” si avvicinò e le diede un bacio sfiorando appena le labbra, mentre lei con lo sguardo seguiva la strada.

A casa

“Aspettavi me dolcezza?” House entrò nel salone in tenuta…notturna: i pantaloni a righe bianche e blu e la maglietta bianca tutta sgualcita, i capelli come sempre arruffati.

Cuddy non poté fare a meno di trattenere un sorriso. Era seduta sul divano, con le gambe accavallate: si era tolta il cappotto, restando solo con quella gonna corta che le copriva ora a malapena le cosce e la camicetta bianca sbottonata, dalla quale traspariva un corpetto di pizzo nero che la rendeva più sensuale del solito. In mano aveva un bicchiere di vino e lo faceva ondeggiare, mentre osservava il fuoco che scoppiettava nel camino.

House si sedette vicino a lei e le passò una mano tra i capelli. Dal canto suo, Cuddy bevve l’ultimo sorso di vino rimasto nel bicchiere e prima di mandarlo giù baciò House, lasciando che il liquido dolciastro si mischiasse alla sua saliva.

“Come siamo focose…” disse lui staccando le labbra e distraendola da quel momento inebriante di piacere.

“Perché adesso?”

“Perché dopo?”

“Lo sai di cosa parlo?”

“A volte non so neanche di cosa parlo io, come posso sapere di cosa parli tu!”

“Perché per una volta non provi ad esser serio?”

“Come posso essere serio con quelle gemelline che aspettano solo di uscire allo scoperto! - Cuddy sorrise maliziosa ed iniziò ad abbottonare la camicetta – Ehi ehi ehi…e adesso che fai, vogliono uscire, non nascondersi…chi siamo noi per giudicare le loro volontà?” disse infine avvicinandosi a lei ed iniziando a baciarle il collo, la guancia, la bocca poi di nuovo il collo.

“Greg…”

“Ahi..quando mi chiami per nome…niente di buono!”

“Greg forse dovremmo parlare non credi?”

“No parole…sì sesso! E poi…avevi promesso!”

“Cosa?”

Tu fai la diagnosi e io ti do il bambino – la imitò con una vocina irritante – Io ho fatto la diagnosi. È il tuo turno…” e riprese a baciarla.

“Prima di tutto – gli spinse la testa indietro per staccarlo dal suo collo – io non parlo così – lui sorrise – seconda cosa, la diagnosi l’ha fatta Wilson…dovrei darlo a lui il bambino?”

“Uhm…la mia donna e il mio migliore amico…ammetto che mi intriga un po’..” ricevette uno schiaffo sul braccio e lei si alzò in piedi innervosita.

“Fai sempre così, non riesci a concentrarti neanche per un attimo ed essere serio…io parlo di cose serie, oggi sei entrato nel mio ufficio dicendo cose pesanti, che vuoi un bambino e non mi pare un argomento su cui scherzarci su poi tanto, è una cosa seria, particolare e e…” quando era nervosa le parole le si accavallavano in bocca e si bloccavano senza più uscire se non in pensieri detti frettolosamente e senza esser razionalizzati e calibrati. Le mani che si attorcigliavano l’una all’altra, contorcendosi in movimenti impossibili anche da riprodurre con uno schema su carta.

House sapeva come calmarla, negli anni aveva imparato che bastava rassicurarla, così l’abbraccio da dietro, lasciandole poggiare la testa sul suo petto e stringendo le sue braccia intorno a quelle di lei e prendendo le piccole e tremolanti mani di lei tra le sue.

“Va bene…va bene…è tutto ok…rilassati!” le sussurrava all’orecchio.

“Perché adesso?” ripeté lei senza girarsi.

“Voglio un bambino da coccolare come tu fai con Lilian..lei... – si staccò girandosi a guardare il fuoco – A lei non piaccio…” Cuddy lo guardò sorpresa e avvicinandosi a lui gli mise una mano sul volto, richiamando i suoi occhi all’attenzione e lo baciò con veemenza sulle labbra lasciando quegli occhi spalancati a fissare i suoi.

“Di tutte le cretinate che dici al giorno, questa è la più grande. Lilian ti ama…ama te più di me. Sai quante volte al giorno mi chiede ‘quando torna papà’ o mi telefona solo per chiedermi se ti ho visto e se stai bene? Lei adora quando le racconti le favole…quelle che ancora non capisco come facciano a piacerle, e quando le dai i lecca-lecca alla fragola…” a quest’ultima affermazione Cuddy mostrò un sorriso misto a nervosismo perché gli aveva detto mille volte di non dare alla bambina tanti lecca-lecca, che le facevano male.

“Ops… - disse House sorridendo. – È solo che…lei è…una femmina…io vorrei un maschio con cui parlare un giorno di sport…”

“E non puoi farlo con lei? È una femmina non una stupida…guarda che lei si diverte a vedere i signori che si lanciano la palla…”

“Devo insegnarle un po’ di termini tecnici…” disse lui

“Eh sì…così poi lei li insegna a me…”

“Si ma… - con la voce di un bambino al quale è stato imposto qualcosa – Con un maschio è diverso…voglio insegnargli a guardare sotto la gonnella delle signore!”

“Ringrazio Dio di averti dato una figlia se queste sono le tue intenzioni…House…io…non…me la sento è…un impegno grande, lo vedi? Cosa dovrei fare?”

“Insieme possiamo fare tutto Cuddy…ce la caviamo sempre no?” ora l’abbracciava di nuovo cercando di convincerla, con lo sguardo sicuro.

“S-sì ma…” rispose timidamente lei

“E allora? Possiamo farcela…una babysitter, tua madre…guarda scomodo la mia se servisse, compro una casa qui accanto ai miei genitori e li sopporto a vita…”

“Greg…”

“Di nuovo il mio nome…male male male!” House scuoteva la testa.

“Perché è così importante? Io non…capisco…”

“Voglio un figlio con la donna che amo, che c’è da capire…”

“Abbiamo un figlio…una figlia, che ti ama e che tu ami…”

“Parli bene tu…hai la tua femmina, puoi insegnarle a mettersi il rossetto e comprare biancheria sexy per adescare gli scemi come papà…” Cuddy sorrise.

House si sedette di nuovo sul divano, iniziando a massaggiarsi la gamba che aveva ricominciato a far male. Non trovava neanche più le sue pillole e quel bicchiere di vino che Cuddy aveva versato per lui era ancora lì: non voleva berlo, sentiva il volta stomaco a pensare che Cuddy…Lisa Cuddy stesse rifiutando di avere un figlio con lui. Pensava di conoscerla, che avrebbe detto sì senza batter ciglio, invece dopo tanto tempo scopriva una nuova donna che non conosceva e non amava, perché invece di spalleggiarlo lo stava contrastando. Ad House non piaceva essere contrastato.

“È tardi…perché non andiamo a dormire e ne riparliamo domattina?” Cuddy si sedette accanto a lui ed iniziò a massaggiargli la schiena.

“Sì!” disse lui alzandosi di scatto senza neanche degnarla di uno sguardo e sparendo per il corridoio. Cuddy rimase qualche istante a guardare le sue spalle svanire dietro il muro, pensierosa e affranta per l’andatura di quella conversazione, ed iniziò a pensare se non fosse stato sbagliato aver risposto così. Si alzò dopo qualche istante, portando via la bottiglia e i bicchieri, arrivò in cucina fissando quel bicchiere pieno di vino e poi lo mandò giù tutto d’un sorso.

Voleva farsi perdonare e far sparire la tristezza dal volto del suo uomo, così entrando in camera, senza neanche guardarlo andò in bagno e vi si chiuse dentro: si diede una sistemata ai capelli tutti sfatti, si struccò e accennò appena un po’ di emolliente alla pesca sulle labbra per dargli un tocco di sensualità. Uscì dalla stanza e fermandosi sulla porta disse con voce sensuale “Dr.House… - lui neanche si voltò mugugnando un suono quasi fosse un muflone e non un uomo e fingendo di essere mezzo addormentato – Dr.House… - Cuddy salì sul letto e avvicinando la bocca al suo orecchio gli sussurrò – Vuoi giocare al dottore?” House si voltò trovandosi davanti una Cuddy sensuale, sexy che sorrideva, in una minuscola sottana di seta bordeaux, con dei merletti di pizzo color panna tutto intorno alla scollatura e al contorno dell’indumento.

“Bello…buonanotte!” e si girò dall’altra parte. House che rifiutava di fare giochetti erotici? Neanche in una vita precedente era mai accaduto. Avevano avuto litigate molto più feroci di quella discussione, eppure il sesso era sempre stato un ottimo metodo per far pace e una valvola di sfogo per entrambi. Cuddy non si diede per vinta: iniziò a baciargli il collo, e poi dietro l’orecchio, sulla guancia e stava per arrivare alla bocca, ma un House imbufalito si voltò di scatto urlandole.

“Ho detto no Lisa!” e si rigirò dall’altra parte.

Non era mai stata rifiutata, non era mai stata trattata così e in un’altra situazione gli avrebbe risposto urlando anche lei, ma rimase lì inebetita.

Deglutì rumorosamente e tirando su con il naso disse un timido “Buonanotte!” con la voce tremolante e si infilò sotto le coperte iniziando a piangere cercando di non farsi sentire.

Ma House sentiva…sentiva i singhiozzi, poteva quasi percepire le lacrime che graffiavano il suo volto, quel bellissimo e delicato volto che era come un soffice petalo di rosa, vellutato e fragile. E non fece niente…rimase lì in silenzio a sentire quei suoni di dolore nascondere l’atmosfera di quiete della stanza.

  
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