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Autore: Megan Alomon    03/04/2014    1 recensioni
“Sei tutta sporca…” inizia la rossa guardandola, “Che hai fatto, tesoro?”
“Credo di essere caduta ancora.” Le risponde la mora.
Tu te ne stai appollaiato sul letto, non capisci cosa stia succedendo.
“Chi siete?” chiedi ancora.
“Non ha importanza.” Risponde la rossa.
“Avete un nome?”
“Non è necessario.”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cadere ancora

È buio, Triste non ti tiene più la mano.
Sei scalzo e poggi i piedi su un pavimento di legno grezzo. Il silenzio è forte, opprimente e terribilmente pesante.
Il tuo cuore batte forte.
Comici a sentire un rumore strano, diventa sempre più forte, qualcosa si avvicina, striscia sul legno.
Eccolo è qui.
Una palla di legno grande quanto un uovo si arresta bruscamente a pochi centimetri dalle dita dei tuoi piedi. La vedi perché i tuoi occhi si sono abituati all’oscurità e la palla è bianca.
Ti chini, la raccogli. Qualcuno accende una candela.
È Denti.
“Oh, sei qui.”
Tu non sai che dire, sei paralizzato da qualcosa che assomiglia alla paura.
Denti accende altre candele e presto l’ambiente nel quale siete immersi prende forma: un salotto ottocentesco con le poltrone ricoperte dalla polvere dei secoli.
Guardi Denti e ti accorgi che all’altezza del basso ventre ha il vestito sporco di sangue.
“Che hai fatto?” Dici sbarrando gli occhi.
Lei si ferma con un candelabro a mezz’aria e ti guarda. Poi si mette una mano sulla macchia e sospira.
“Sono caduta ancora.”
“Caduta?”
“Non dirlo a mamma, poi si arrabbia perché mi sono sporcata.”
Denti continua nella sua opera di accensione delle candele fino a che il salotto non è illuminato a giorno.
“Giochiamo?” ti chiede.
“A cosa?”
“Tu sei il principe e io la principessa. Io sto morendo e tu mi vieni a salvare.”
Acconsenti.
Denti si siede per terra e si liscia i capelli con una mano, ti guarda con aria pensosa e: “In realtà non so come si gioca a questo gioco qui, papà me lo dice sempre che sono un poco scema.”
Denti gattona fino ai tuoi piedi e recupera la sfera di legno bianco, si risiede e se la passa da una mano all’altra.
“Dove siamo?”chiedi.
“A casa, no?” ti risponde con un tono quasi scocciato.
“Ovvio.” Dici tu ma in realtà ci capisci meno di quanto tu non ne abbia capito fino ad ora.
Denti si alza, tende la mano che non afferra la sfera verso di te e sorride.
“Dobbiamo andare.”
“Dove?”
Non ti risponde. Tu afferri la sua mano, è morbida e la stretta è quella di una bambina.
Ti porta verso il fondo della sala lasciando dietro di sé una scia di goccioline rosse e improvvisamente noti che la macchia sul suo ventre si è spaventosamente allargata.
“Dio mio! Stai sanguinando.”
Denti sorride.
Ti arresti bruscamente, a te non viene da ridere. “Stai sanguinando forte! Devi fare qualcosa.”
La guardi negli occhi e non ci vedi più luce, non ci vedi più innocenza. È tutto sparito.
Denti continua a camminare tenendoti per mano, apre una porta arancione che da in una serra piena di piante morte.
La cosa ti inquieta ma non smetti di pensare al sangue che esce da Denti, se non fai qualcosa morirà.
“Ascolta. Io, io… dobbiamo fare qualcosa. Stai sanguinando.”
“Sto bene… tu credi che quest’acqua si possa bere?”
Ti volti a guardare dove sta guardando anche lei e noti che ai vostri piedi ora c’è una specie di laghetto. L’acqua è putrida e ci sono foglie marce dentro.
“No, non si può bere.”
Guardi Denti.
Lei sta fissando la superficie scura dell’acqua con aria interrogativa e improvvisamente lascia la tua mano e si tuffa.
Tu gridi “No!” mentre gli schizzi ti colpiscono la faccia.
Ti chini sul bordo per vedere dove è andata a finire ma in pochi secondi la superficie del laghetto torna piatta.
Sei solo.
Ti guardi intorno: piante morte, vasi rotti, un pezzo di serra è crollato e spira un vento freddo.
Una mano ti afferra il polso e ti fa cadere in acqua.
Ti divincoli fino a quando puoi ma l’essere che ti ha afferrato non ti molla. Apri gli occhi: Denti è davanti a te, sottacqua. È lei che ti ha tirato dentro.
Strano, non senti nemmeno il bisogno di respirare.
Denti nuota via, il laghetto pare immenso, da dentro. Tu la segui sbattendo le gambe e in poco tempo la raggiungi.
L’acqua è scura ma ancora non senti il bisogno di respirare.
Denti ti indica una spaccatura sul fondo dalla quale fuoriesce un bagliore iridescente.
Ti accosti e ci guardi dentro.
Quello che vedi non ti piace.
Aldilà della crepa vedi figure umane che strillano, si dimenano, scalciano, alcune di loro vanno a fuoco.
Ti fa improvvisamente male il petto, è una fitta spaventosa.
Ti volti.
Denti è ancora lì, il suo vestito ora è candido, non c’è più sangue.
Ti guarda, non sorride.
Apre la bocca e ne escono bolle d’aria che migrano verso l’alto.
Ti guarda un’ultima volta e poi abbandona la testa all’indietro e comincia a scendere verso l’abisso.
E un braccio forte ti afferra e tira fuori dall’acqua.
I tuoi polmoni gioiscono: aria.
  
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