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Autore: Internettuale    03/04/2014    2 recensioni
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Rick Riordan; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro '.
Miss Chase preferirebbe passare il resto della sua vita in isolamento, piuttosto che esser in compagnia di un americano.
Gli americani non possono trarre beneficio dalla sua saggezza, dal suo assennato giudizio e dalla sua dote copiosa; gli americani non posson far certo parte di quella stretta cerchia di amici che costantemente la lusingano per la sua magnificenza e grazia.
Ella è oltremisura brillante, oltremodo splendida, eccezionalmente considerevole per un americano.
E il fato, che ahimè corrisponderebbe al perfido scrittore di questa storia, le è così ostile, che deciderà di consegnare il suo cuore a un uomo le quali virtù non corrispondono per nulla all’ideale di bellezza ed eleganza che un uomo inglese dovrebbe incarnare.
Poiché Mr Jackson è, sfortunatamente, un americano.
Ma una tela intrecciata da sua madre con tanta parsimonia le riveste il capo. Un imbroglio colmo di oscuri preconcetti e idee malsane.
La negazione debella il tormento. L’amore si sottomette all'orgoglio. L’amabilità cede il posto alla superbia.
Riuscirà Miss Chase ad abbattere il suo più grande difetto fatale?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I suoi passi risuonavano sulla ghiaia che tappezzava il lungo viale per casa Brunner, e trepidante fremeva in attesa di quel rincontro con il vecchio amico di suo padre.
Il viale era costeggiato da alti e imponenti alberi e il giardino era incantevole. Un prato verdeggiante, ricoperto a tratti da tulipani e da margherite, ricopriva un terzo di quell'immenso parco appartenente al Signor Brunner; inoltre la residenza conservava un’eleganza che neanche il tempo osava distruggere e Percy ammirò il tutto con un’espressione estasiata.
Un domestico spalancò le porte dell’ingresso e, non identificandolo, gli domandò chi fosse, e il giovane educatamente rispose:- Il Signor Jackson. Figlio di Mr Poseidon, vecchia conoscenza del vostro padrone.-
L’uomo gli fece una piccola riverenza, invitandolo a entrare con tutta la cordialità che una persona può riservare a un ospite.
-Aspetti qui, la presento a Mr Brunner.-
Il domestico aprì le porte della sala da pranzo e Percy vi ritrovò seduti Mr Brunner, che placidamente sfogliava una lettura abbastanza impegnativa, e Mr Chase che scriveva una lunga lettera.
- Mr Brunner, Mr Chase, il Signor Jackson, figlio di Mr Poseidon.-
Detto questo se ne andò, e il gentiluomo fece il suo ingresso cercando di mantenere una totale calma.
Il Signor Brunner sbarrò gli occhi, e raggiunse Mr Jackson faticosamente per stringergli calorosamente la mano.
-Oh, mio giovanotto! Come siete cresciuto! E sapeste che gioia che io provo nel rivedervi!- .
Mr Chase sollevò lo sguardo dalla sua lettera, solo ed esclusivamente per osservare al meglio quel Mr Jackson, e pensò che fosse un uomo dotato di bell’aspetto.
Si alzò per presentarsi e lentamente si affiancò a suo zio.
-Anche per me è un enorme piacere, Signor Brunner! Sapeste con che gioia e con che agitazione son venuto qui, pensavo che non mi avreste riconosciuto!-.
Inorridito da quell’accento, Mr Chase accennò una smorfia, che subito fu notata da Percy.
-Sciocchezze! Mi permettiate di presentarvi Mr Chase.-
Freddamente e con distacco, proprio come si sarebbe comportato un Chase con un americano, Malcolm gli offrì la mano.
Percy ammirò quei lineamenti con uno stupore improvviso. Assomigliava particolarmente alla dama alla quale, poco tempo prima, aveva intralciato il cammino.
- Molto lieto- disse Percy, con un sorriso.
Mr Chase non rispose, si limitò a stringere quella mano con stizza.
-Se non vi dispiace-, disse Malcolm, – vorrei proseguire la mia lettera.-
-Oh, vai pure! Io e il Signor Jackson abbiamo molte cose da riferirci!-.
La prima mezz'ora passò in tutta tranquillità. Percy raccontò a Mr Brunner tutte le avventure vissute in America, dal viaggio per il burrascoso e terribile oceano, alla scoperta di nuovi usi e costumi. Il Signor Brunner, da sempre affascinato dal sapere e dalle culture, ascoltò affabilmente tutti quei racconti, a differenza di Mr Chase che, ogni volta che udiva opinioni positive su quella terra di villani e selvaggi, alzava gli occhi al cielo e scuoteva la testa come in segno di rinnego.
 
 
Annabeth si arrestò vicino al grande cipresso che fiancheggiava l’ampio viale di suo zio e si sedette compostamente per terra, con l’intento di concentrarsi nella lettura della missiva che la madre le aveva inviato.
I primi righi la esortavano a raccontare tutti i particolari sul loro viaggio e sulla vecchia tenuta di Mr Brunner. Poi pretendeva informazioni sue e di suo fratello e soprattutto notizie sulla salute del Signor Brunner. Gli ultimi righi, che destarono molta sorpresa ad Annabeth, furono i seguenti:
Annabeth, volevo solo informarti che presto ( se non domani), la Signorina McLean, sotto insistenza di Lady Venere (  che la vuole maritare), giungerà a Netherfield, accompagnata dal cugino Valdez. Desidero pienamente che il suo soggiorno in tenuta possa allietare le tue giornate, ma ti chiedo di prestare attenzione: non voglio che l’influenza di Miss McLean influenzi il tuo essere.
Con rispetto,
Lady Minerva.
 
Annabeth ripiegò la lettera frettolosamente e confusa osservò il cielo turchese.  Desiderava ardentemente rivedere la pro cugina, ma voleva passare qualche giorno in piena tranquillità.
Si alzò e si spazzolò furiosa la gonna e, con passo rapido, percorse il viale che portava all’immensa tenuta decorata da colonne con magnifici capitelli.
Entrò in casa e raggiunse il salone, pronta a esporre l’accaduto a suo zio, ma quando accedé alla grande sala si pentì amaramente della sua scelta.
Accanto a suo zio sostava lo stesso uomo che quella mattina l’aveva urtata, l’americano.
Ma ciò che la seccava in maggior misura era il Signor Brunner, che si comportava cortesemente con quel selvaggio.
Annabeth tossì e immediatamente gli sguardi di tutti si posarono su di lei.
Suo fratello la fissò scrollando la testa adagio, come per manifestare il suo disgusto, mentre il Signor Brunner sorrideva festosamente.
Annabeth esaminò con distacco l’uomo, che in quel momento aveva posato lo sguardo altrove, e con voce piatta disse: - Salve. -
Suo zio la invitò ad avvicinarsi e lei seguì il suo consiglio: - Annabeth, questo bel giovanotto è il Signor Jackson.-.
Percy, ancora visibilmente confuso e con le guance infuocate, le fece un inchino; Annabeth gli rispose con un gelido sorriso.
Susseguì un silenzio imbarazzato, carico di vergogna e di disagio.
-Debbo andare, Mr Brunner. Si è fatto tardi!- disse Percy con evidente fretta.
-Che immenso dispiacere. Ascoltatemi un momento, Signor Jackson. Vorrei pianificare un ballo in vostro onore, proprio qui a Netherfield, che ne dice?-.
-Oh! Sarebbe perfetto Signore. Magari verrò nuovamente da voi domani, ora non disponiamo dei mezzi per prepararci più adeguatamente. Devo fuggire, ho altre persone cui far visita!-.
Si scagionò così Percy, pur di allontanarsi da quella Signorina che tanto disordine gli creava nella mente. Salutò educatamente il Signor Brunner e Mr Chase, e con chiaro imbarazzo, s’inchinò dinanzi a quell’amabile fanciulla.
-Miss Chase.- replicò ancora, con un’altra riverenza.
-Mr Jackson.-
Uscì frettolosamente dalla vasta sala ben arredata, ma prima che le sue orecchie fossero troppo lontane perché odano, ascoltò la breve affermazione di Mr Brunner: - Mia cara Annabeth, lo avete ammaliato con così poco!-.
L’uomo rise di buon gusto,e prima di ascoltare la risposta seccata di Miss Chase, le porte della tenuta si chiusero all’istante.
 
 
Frank esaminava sovrappensiero le ombre che gli alberi creavano con i loro rami e nello stesso tempo iniziava a riformulare i suoi pensieri nella mente, fino a quando non si alzò per raggiungere la tenuta di suo cugino, per avviare la sua missiva:
 
Cara Signorina Levesque,
 
Sono giunto in Inghilterra sano e salvo, proprio come le avevo promesso nella lettera che le inviai mesi fa.
Inizio col dirle che mi trovo a Longbourn, nella tenuta di casa Jackson, e che il viaggio l’ho trascorso in maniera molto gradevole.
 Tutto merito del mio cugino Jackson, un uomo così amichevole e gentile. Sono sicuro che le piacerà molto.
Come sta? Spero che stia bene, lo spero con tutto il mio cuore. L’altro giorno, in paese, chiedevo sue informazioni ai passanti, e con soddisfazione le riferisco che entro il giorno conseguente a domani, le verrò a far visita. Le chiedo umilmente scusa se le mie lettere sono insufficienti sia emotivamente sia per lunghezza, ma lei sa bene che io non sono un abile scrittore, e che la goffaggine è un mio difetto fatale.
Debbo concludere così questa penosissima lettera, mio cugino è tornato.
 
A dopodomani,
 
Frank Zhang.
 
Frank ripassò la lettera più e più volte, e infine la scaraventò via. Le avrebbe fatto visita, ma non l’avrebbe avvisata del suo arrivo in Inghilterra.
 Avvertì i passi di suo cugino che raggiungevano la sua camera, e nascose lo scritto tutto stropicciato in un cassetto del banco in mogano.
 
 
Eccomi qui, con un nuovo capitolo pronto per essere letto.
Spero che via sia piaciuto, e vi prego di recensire per farmi sapere cosa ve ne pare c:
Grazie per la vostra attenzione :D 
Al prossimo capitolo, Internettuale <3 
 
  
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