Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Lady Five    04/04/2014    3 recensioni
Una bellissima donna consapevole del suo fascino. Un uomo apparentemente di ghiaccio. Una passione improvvisa che non sanno dove li condurrà. E un fatto doloroso del loro passato che li accomuna, un'oscura minaccia che devono finalmente affrontare...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopocena, Lupin e Jigen decisero di andarsene subito a dormire, ancora un po' sconvolti dal jet lag. Fujiko sgattaiolò fuori, sperando di non essere notata, e si affiancò a Lupin.
“Posso accompagnarti?”
Quello andò subito in visibilio e la ragazza, temendo di essere stata fraintesa, mise subito le cose in chiaro.
“Ho bisogno di parlarti.”
“Ma ceeerto, chérie, sono a tua completa disposizione. Jigen, va' pure avanti, ti raggiungo subito. Ti ricordi la strada, vero?”
Jigen si allontanò borbottando.
“Per chi mi hai preso? Vuoi che non mi ricordi la strada in un paese di 20 abitanti?”
“Sono preoccupata” andò subito al punto Fujiko.
“E di che cosa? Non è un caso facile, ma non più di tanti altri, e non mi sembra nemmeno particolarmente pericoloso. Che cosa ti agita, in particolare, non capisco?”
La ragazza gli espose il dubbio che la ossessionava ormai da settimane: perché Goemon, e soltanto lui, doveva morire? Gli raccontò come erano giunti a questa scoperta, che non sembrava turbare più di tanto Goemon, mentre terrorizzava lei, come un oscuro presagio. Aveva paura che, se Sosa Abe avesse scoperto chi fosse, lo avrebbe fatto eliminare prima che il samurai potesse eliminare lui. Se avessero invece saputo prima cosa c'era sotto, avrebbero potuto tutelarsi meglio, prevenire le mosse della setta. Ma purtroppo sembrava non esserci modo di scoprirlo, e lei continuava ad arrovellarsi, senza venire a capo di nulla. Temeva che Goemon si esponesse troppo, ed era spaventata.
Mentre parlava, le labbra di Lupin si sollevavano in un sorrisetto ironico.
“Oh oh, ci tieni davvero al quel ragazzo...”
Dovevo aspettarmelo che reagisse così!
“Certo che ci tengo!”
“Non dirmi che sei innamorata!”
Fujiko si spazientì.
“E se anche fosse? La cosa non ti riguarda affatto! Mi sono rivolta a te perché sei suo amico e perché a me non dà retta, mentre se gli parli tu magari ti ascolta. Ma, se non intendi aiutarmi, scusa tanto se ti ho disturbato!”
Si voltò e fece per tornare indietro, ma Lupin la bloccò per un braccio.
“No, aspetta, dai, lo sai che io scherzo sempre! Solo, non ho capito che cosa vuoi che io faccia esattamente...”
“Convincilo a cercare di scoprire tutta la verità sul suo passato, prima di agire. E poi non mi piace affatto che lui si trovi da solo con quel tizio! Preferirei che lo affrontasse insieme a noi.”
“Potrebbe volerci molto tempo, a scoprire quello che vuoi sapere - le fece notare l'uomo - E poi, lui capirà subito che me l'hai chiesto tu...”
“Non me ne importa nulla!”
“Infine, è la sua vendetta. Credo ci tenga a eseguirla personalmente.”
“Lo so. Basta che non sia da solo, in quel momento, che noi siamo nei paraggi, pronti a intervenire....”
“Oh, beh, questo si può fare. Sarà sufficiente mettergli addosso un piccolo microfono e noi sentiremo tutto. Vedrai, chérie, metteremo a punto un piano a prova di bomba, nessuno si farà male, e alla fine saremo anche ricchi e felici!”
Fujiko sorrise.
“Allora posso contare su di te?”
“Parola di boy scout!” disse lui solennemente.
La ragazza si azzardò a dargli un bacio su una guancia e sgusciò via subito dopo.
“Grazie, sei un amico. Buonanotte! A domani!”
“Aspetta un momento. C'è una cosa che non capisco. La vendetta di Goemon dovrebbe essere anche la tua... tu invece ti preoccupi quasi solo di proteggerlo, del resto sembra che non te ne importi nulla...”
“Sì, l'ha notato anche lui. Vedi, anch'io voglio che quei mostri paghino per quello che hanno fatto, ma nello stesso tempo so che questo non mi risarcirà per gli anni che ho vissuto senza più i miei genitori. Non ho quel sacro fuoco che arde in lui, che io ho paura finirà per bruciargli l'anima... io preferirei lasciarci il passato alle spalle e riprendere la nostra solita vita, guardare avanti... pensare a noi...”
Fujiko aveva abbassato la voce, come se in realtà stesse parlando a se stessa.
Lupin la osservava in silenzio.
“Mmmh... sei decisamente cambiata in queste poche settimane. Non ti ho mai visto così...”
La ragazza tornò sulle difensive. Si era lasciata andare troppo e questo non andava affatto bene.
“Si è fatto tardi. Devo andare. A domani!”
Sgattaiolò via e in pochi secondi era sparita nel buio.
Goemon era già a letto. Sperò che non le chiedesse troppe spiegazioni e, soprattutto, non facesse scenate di gelosia.
“Ehi, dove sei sparita? Ero preoccupato, stavo per uscire a cercarti...” disse, ma il tono era solo leggermente apprensivo, non arrabbiato.
Decise di essere sincera.
“Che cosa vuoi che mi succeda in questo posto? Avevo bisogno di parlare con Lupin e l'ho accompagnato per un tratto.”
“Di che cosa, se si può sapere?”
Fujiko si infilò sotto lo coperte.
“Ho aggiunto qualche particolare che tu avevi omesso nel tuo racconto...”
“Tipo?”
“Lo sai benissimo. Solo che con te non se ne può nemmeno discutere!”
“Ancora con quella storia del perché dovevano uccidere anche me, ecc. ecc.? Ma è un'ossessione! E perché saresti andata a parlarne proprio con Lupin?”
“Perché è coinvolto anche lui in questa faccenda, ed è un tuo amico! O almeno tu lo ritieni tale! Magari lui ci darà un mano e soprattutto riuscirà a farti ragionare, testone che non sei altro!”
Goemon non poté fare a meno di sorridere.
“Adesso basta, è tardi e tu stai facendo troppo baccano. Vieni qui.”
Fujiko si accoccolò tra le sue braccia, felice che Goemon avesse finalmente deciso di fidarsi di lei e non si sentisse più minacciato da Lupin.
La mattina dopo Lupin e Jigen non comparvero a colazione. Ma nessuno se ne stupì più di tanto, si sapeva che, in assenza di appuntamenti precisi, quei due amavano poltrire. Poi c'era la faccende del fuso orario, bisognava capirli.
Juro ne approfittò per chiedere a Goemon di tenere quella famosa lezione ai ragazzini della sua scuola. Lui, che ormai gliel'aveva promesso, accettò di buon grado. Forse lo avrebbe aiutato ad allentare la tensione per un po'.
Fujiko lo osservò dalla finestra. Ammirava incantata i suoi movimenti eleganti, i gesti precisi, il modo naturale e sicuro con cui impugnava la katana, come se fosse un prolungamento del suo corpo. I bambini, in semicerchio intorno a lui, lo guardavano con i visini intenti, gli occhi sgranati fissi su di lui. Quando Goemon cominciò a coinvolgere anche loro, invitandoli a ripetere le sue mosse con le loro piccole spade di legno, la ragazza si intenerì a notare la sua pazienza, la gentilezza con cui li correggeva o spiegava cosa dovevano fare. Se lo immaginò tanti anni prima, un piccolo orfano arrabbiato, mentre prendeva lezioni dall'assassino dei suoi genitori, e le vennero le lacrime agli occhi.
Distolse lo sguardo, e incrociò quello ironico di Lupin.
“Lupin! Da quanto tempo sei lì?”
“Abbastanza da aver notato come guardi il tuo uomo.”
“Beh, sì, non l'avevo mai visto fare il maestro e direi che ci è proprio tagliato alla perfezione. E togliti quel sorriso idiota dalla faccia, per favore. Vuoi qualcosa da mangiare?”
“No, ti ringrazio, la nostra adorabile padrona di casa ha provveduto alla colazione. Quando finisce Goemon con i marmocchi?”
“Tra poco, credo. Guarda che gli ho detto che ti ho parlato.”
“Ah! Vabbé, basta che non se la prenda con me.”
Finita la lezione, Juro congedò i piccoli discepoli, che, emozionati ed entusiasti di aver combattuto con un vero samurai, chiesero a gran voce se ci sarebbe stato anche la prossima volta.
Rimasti soli, Juro decise di approfittare di quel momento per rivolgere a Goemon la fatidica domanda.
“Scusa, Goemon, ma... c'è una cosa che vorrei chiederti. So che non sono affari miei, ma, visto che dobbiamo lavorare insieme e hai chiamato qui quei tuoi amici... ecco, volevo saperne di più.”
“Dimmi, Juro” disse l'altro, che aveva intuito la natura della domanda.
“Qual è il tuo lavoro, lì dove vivi? Se ne hai uno...”
Goemon decise di dire la verità. Tanto prima o poi sarebbe saltata fuori. E poi Juro era un amico, non meritava di essere preso in giro.
“Sono un ladro, Juro. Come gli altri. Non siamo una vera e propria banda, ma spesso operiamo insieme. Siamo piuttosto in gamba, sai? Altrimenti non ci sarebbe mai venuto in mente di derubare il Sentiero del Dragone d'oro.”
Juro tacque perplesso. Aveva sospettato qualcosa del genere.
“Non siamo killer - si sentì in dovere di aggiungere Goemon - Non uccidiamo mai nessuno. Abe è un'altra questione, e riguarda esclusivamente me.”
“Capisco.”
Scese un silenzio imbarazzato.
“Deluso? Non voglio giustificarmi, ma in Occidente non ci sono molti lavori per uno come me... ho conosciuto Lupin e gli altri per caso, e sono diventato uno di loro. Poteva andarmi peggio.”
“Sì, certo. Non è mia intenzione giudicarti. Volevo solo inquadrare meglio la situazione.”
In quel momento li raggiunsero in giardino Fujiko e Lupin, insieme a Jigen, sbucato dal nulla.
“Ehilà, ragazzi! Goemon, sembra che tu abbia trovato una nuova vocazione! Potresti fermarti qui e mettere su famiglia” esclamò facendogli l'occhiolino e battendogli una mano sulla spalla.
Fujiko lo fulminò con lo sguardo, mentre Goemon fece finta di niente.
La ragazza cercò di riportare tutti all'ordine.
“Dobbiamo metterci al lavoro! Entriamo in casa.”
Si sedettero intorno al tavolo del soggiorno.
“Ma io non ho ancora avuto tempo di pensare a nulla! - protestò Lupin - Se non al modo di appurare i veri... gusti del nostro uomo” aggiunse con aria ammiccante.
Gli astanti restarono muti, quindi l'uomo proseguì.
“Basterà mettergli davanti Goemon, visto che abbiamo deciso che sarà lui l'esca, e una bella donna, nello stesso momento. Si capirà subito a chi andranno le sue preferenze!”
Però, che intuizione geniale! - pensò Fujiko - Lupin, so che puoi fare di meglio.
Lupin proseguì.
“Quando lo avremo agganciato, lo inviterò a cena con i miei collaboratori, Goemon e Juro, e mia moglie, Fujiko...”
“Tua moglie? - strillò l'interessata - E perché non posso essere anch'io una tua socia?”
“Troppa gente che lavora per me potrebbe insospettirlo, invece così è tutto più famigliare... sottotono. Gli uomini d'affari si rilassano in presenza di una donna che non è dell'ambiente. Se tu civetterai un po' con lui e quello non si mostrerà interessato... beh, il gioco è fatto, possiamo procedere con il resto del piano.”
Goemon si era incupito.
“Supponiamo, invece, che la soffiata sia sbagliata, che Miya abbia capito male... che si fa?”
“Oh, beh, in un certo senso sarà ancora più facile. Non sarebbe la prima volta che Fujiko rende inoffensivo un uomo sul più bello... poi sarà tutto tuo.”
La ragazza avrebbe dovuto offendersi, ma in realtà si sarebbe sentita più tranquilla, a fare lei il lavoro sporco.
Goemon invece non aveva affatto gradito quelle allusioni e tutti per un momento ebbero paura che gli avrebbe messo le mani addosso.
Fu lei a smorzare la tensione.
“A questo penseremo dopo, quando avremo capito bene la situazione. Ora mi sembra che la questione più importante sia come agganciare il soggetto.”
“Qualcosa mi verrà in mente. Devo decidere quale dei miei vecchi trucchi sia più adatto a questo caso... Datemi un po' di tempo, che diamine, sono appena arrivato!”
Lupin e Jigen si alzarono e uscirono di nuovo in giardino, dichiarando di fatto chiusa la riunione.
Gli altri tre rimasero seduti, in silenzio. Fujiko era un po' delusa. Si era aspettata che sarebbero riusciti a tirare fuori un piano in quattro e quattr'otto. Ma forse aveva ragione Lupin... era troppo presto.
“Ci ho ripensato” disse a bassa voce.
“A che cosa?” chiese Goemon.
“Sul fatto di farci aiutare da Julien... non mi sembra più tanto una buona idea...”
“Perché? Julien mi pare un bravo ragazzo...”
“Lo è... ma tutto quel denaro... potrebbe far perdere la testa anche al più onesto degli uomini. Meglio non indurlo in tentazione, potremmo perdere tutto. Ce la possiamo cavare da soli, l'abbiamo sempre fatto.”
“Il nostro scopo non è rapinare la setta...” le ricordò il samurai.
“Sì, ma avevamo detto che l'avremmo fatto, per tagliarle le gambe e impedirle di fare altro male...”
“D'accordo. Faremo a meno di Julien. Ma adesso dobbiamo concentrarci un po' di più su Abe e su come attirare la sua attenzione.”
Guardarono in giardino. Lupin e Jigen erano seduti sulla bassa cancellata di legno e discutevano animatamente. O, meglio, Lupin si agitava molto, come al solito, mentre Jigen si limitava a fare cenni di assenso o diniego da sotto il cappello che gli nascondeva quasi completamente il volto.
“Ho pensato a un'alternativa per avvicinare Abe senza destare sospetti - intervenne Juro - Uno di noi potrebbe tentare di diventare uno dei suoi bodyguard...”
Goemon rifletté per qualche secondo.
“Sì, potrebbe essere una buona idea... ma temo ci vorrebbe troppo tempo, e noi non ne abbiamo.”
Fujiko pensò che avevano aspettato quasi 20 anni, e ora qualche settimana, o anche qualche mese, in più o in meno non avrebbe fatto al differenza...
Appena restarono soli lo disse a Goemon. Ma lui non era d'accordo.
“Secondo me più tempo passiamo qui più corriamo il rischio che qualcuno si faccia delle domande... ricordiamoci che la setta è infiltrata ovunque. A mio avviso, poi, è anche pericoloso: immagino che prima di reclutare qualcuno Abe prenderà accurate informazioni... non possiamo permetterci che capisca qualcosa. Invece, nel caso di un affare allettante, è probabile che non andrà troppo per il sottile... E' tutto nelle mani di Lupin... e non so se sia un bene o un male!”
Fujiko considerò che aveva ragione. Il rischio era comunque alto, quindi meglio scegliere il male minore.
In quel momento Lupin fece irruzione in casa.
“Ho riflettuto a lungo. E ho stabilito che il piano più adatto è un mio vecchio cavallo di battaglia: la truffa del pallottoliere*!”

 

 

 

 

 

* Vista in un film un bel po' di anni fa... non c'è stato niente da fare, non ricordo né il titolo né gli attori!

  
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