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Autore: Alesh    09/07/2008    1 recensioni
Un Uomo senza volto? Due ragazzi che sembrano usciti da un manga? Ma che diamine stà succedendo?!?! PS: Rating Giallo per il linguaggio.
Genere: Comico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo, Parte Prima;
Anastasia quella mattina si svegliò di buon ora. Aprì gli occhi, e fissò il soffitto bassissimo sopra di lei, ricoperto di disegni fatti dalle sue mani. Si intende le mani che disegnano con la matita.
Posò lo sguardo di fianco a lei, dove una pota finestra la faceva affacciare su un grosso balcone, mentre una leggera brezza le accarezzava il viso e una leggera luce entrava da dietro una tenda semichiusa. Era una di quelle mattine un cui si crede che tutto possa andare bene, tutto liscio come l'olio. Sbadigliò rumorosamente, afferrando la sveglia con la mano.
-Che palla! Non funge più nemmeno 'sto ciaffo...-disse lei, stropicciandosi gli occhi con una mano, mentre con l'altra cercava di togliere le pile dalla sveglia-Vabbè, al diavolo la sveglia e le pile scariche...-sbatacchiò il povero oggetto con entrambi le mani. Si decise a rimetterla al suo posto, ovvero nella spazzatura, e di dirigersi in cucina, per fare colazione. Scese le scale a chiocciola molto velocemente (sì, aveva la camera in una mansarda) e, una volta arrivata in cucina, dopo aver sbattuto due volte nelle pareti dello stretto corridoio, prese un po' di latte dal frigo e lo bevve dalla bottiglia, senza tanti complimenti. Poi lo appoggiò sul tavolo, facendo schizzare delle gocce di latte dalla bottiglia di plastica. Peccato che mancò il tavolo, centrando in pieno la sedia, e lei, aspettandosi di trovare la superficie alta del tavolo, fu scaraventata a terra dalla sua stessa mano. Ecco cosa succede a chi ha troppa furia. Si udì un tonfo, abbastanza leggero, ma comunque dolorante per la povera Anastasia.
-Qui tra un po' ci rimetto le penne eh-
Si alzò, massaggiandosi una spalla, cercando di non fare troppi sforzi con quella spalla, già mezza rotta di suo. Andò nella sua camera, attraversando mezza casa. Appena finì di salire le scale, scivolò su un pezzo di carta, cadendo all'indietro, per fortuna non abbastanza da farla cadere dalle piccole scalette. L'unica cosa che la confortava erano gli uccellini che cantavano e la luce candida del sole alla mattina. Fuori dalla porta finestra della casa, accanto al balcone di quelli del piano di sotto, c'era un alberello, abbastanza alto. Lei, nei momenti di tristezza, andava nel balcone, e, saltando un po', arrivava nei rami più prominenti dell'albero e si sedeva, guardando il paesaggio del mare, che si vedeva da lì. Non era un granchè, se non ci fossero stati tutti palazzoni e alberghi sarebbe stato anche bello, ma così...era piuttosto deprimente. E questo la faceva rattristare ancora di più. Quando ciò accadeva, anche a ciel sereno, si scatenavano lampi e fulmini per qualche secondo, facendola sobbalzare dalla paura, spesso cadendo dall'albero sempre nella stessa posizione. Ecco il motivo per cui quella spalla era già mezza rotta.
Anastasia corse verso il bagno, facendo attenzione agli spigoli dei mobili, attraversando per l'ennesima volta in 5 minuti la casa, che, più che casa, sembrava un monolocale. Arrivata in bagno, iniziò a cercare un pezzo di ghiaccio, rovistando dappertutto, perfino sotto alle saponette e gli shampoo, ma poi, le venne il colpo di genio.
-Ma...ma...MA CHE IDIOTAAA!!- e di nuovo a correre, tirandosi i capelli con entrambi le mani, mentre il suo viso aveva assunto un espressione a dir poco folle. Aprì di scatto il congelatore, e prese un pezzo di ghiaccio e lo mise sul livido, che ormai era guarito, ma lei fece finta di nulla. Non voleva ammettere di aver sprecato 10 minuti per trovare un pezzo di ghiaccio cercando per tutta la casa. Dopo qualche secondo però, lo buttò all'aria, rompendo un bicchiere che aveva lasciato sul tavolo la sera prima.
Avrete capito che Anastasia era famosa per la sua imbranataggine e ansia, anche se a scuola era sempre molto calma, educata, sorridente, sebbene chiusa a sè stessa. Gli unici che le avevano attirato l'attenzione in tutta la scuola, per un qualche ignoto motivo, erano due tipi della sua stessa classe: Archimede, il prototipo del bello e dannato, sempre freddo, e anche un po' nevrotico, e un suo amico, Alessandro che sembrava un po' dell'altra sponda, sempre vicino al suo caro amico. Sembravano legati da qualcosa di più profondo dell'amicizia. Una cosa che va al di là dei sentimenti umani, spesso futili e superficiali. Non si sapeva spiegare questa cosa. Ma comunque non aveva mai fatto nulla per avvicinarli a lei, nemmeno un dito! Cioè, ma vi rendete conto?
-Potresti evitare di prendermi per i fondelli, cara scrittrice..?-chiese Anastasia stringendo i pugni.
Ah, ehm, sì! Scusa, mi son lasciata prendere la mano. AH! Scrittrice, mano! Ahaha!! Ok anche basta.
-Ecco, sarà meglio..-
Ritornando al discorso di prima, non aveva mai fatto nulla per avvicinarli. La paura di sentirsi gridare contro "MA CHE VUOI?!" dal genio della scuola non la allettava più di tanto. E beccare Alessandro senza Archimede, era un'impresa ardua. Molto ardua. La ragazza però da un po' di giorni si era convinta che doveva avvicinarli. "Cavolo, sono due gnocchi da paura, uno super intelligente, l'altro super dolce.."
-KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! CHE BELLA COPPIAAAAAAAAAAAAAAAAAA-Urlò senza accorgersene, portandosi i palmi delle mani sulle guance, quasi a fare la stessa posizione de L'Urlo di Edvard Munch, solo con l'espressione felice.
-Ma andò stamo? A Poggibonsi?!?- urlò uno del palazzo di fronte, facendo ritornare alla realtà la ragazza.
-M-mi scusiiiiiiii- urlò di rimando lei, stringendo i denti sperando di non dover subire un'altra delle ramanzine del vicino.
-Mi scusi un par de cojoni!- e con questo sembrò congedarsi. Parlavano sempre senza vedere il volto dell'altro, e questo in un certo senso confortava Anastasia. Almeno il vicino non sapeva il viso di che voleva uccidere.
Tirò un sospiro di sollievo, e camminò lentamente verso la camera. Si dirise verso l'armadio, rovistando tra tutti gli abiti. Ne tirò fuori una camicia di lino e un paio di pantaloni neri, buttandoli sopra al letto. Poi andò in bagno, si occupò della propria igene personale, e poi si vestì di tutto punto. Se non avesse avuto un viso dai tratti fisici così femminili, avrebbero potuto benissimo scambiarla per un ragazzo. Ciò capitava spesso, sopratutto quando vestiva vestiti maschili, ed in più era alta abbastanza.
Poi prese la cartella, la mise a tracolla e uscì molto lentamente da casa. Ora doveva fare un bel pezzo di strada in bicicletta. Guardò l'orologio che aveva al polso. Aveva ancora un'ora. Poteva benissimo viaggiare con la dovuta calma, sperando di arrivare tutta intera al Liceo.
---
Due persone stavano sopra un albero, guardando una ragazza coi capelli rossi che era appena uscita dal cancelletto del condominio, che stava prendendo una bicicletta, attaccata proprio a quest'ultimo da un lucchetto.
-ACCIDERBOLINA!!-
-Acciderbolina? Secondo me è la reincarnazione del Mago Merlino-
-Sssh!! Scrivi, eccheddiamine!- lo zittì uno dei due, intento ad osservare ogni movimento della ragazza, infilando in bocca al compagno una sua mano.
-Mghnfhg!!- Alessandro stava cercando di dire qualcosa, ma Archimede, che aveva preso un binocolo, stava guardando le mani della ragazza intente ad aprire il lucchetto della bici.
-Scrivi...è abbastanza stupida, e stentiamo a credere che una così possa avere tutta quell'energia spirituale- ordinò con un tono che non ammette repliche la testa corvina, mentre toglieva la mano dalla bocca.
-Sembriamo due maniaci...se qualcuno ci vede...brrr, non oso pensare a cosa potrebbero pensare..-disse Alessandro rabbrividendo, scrivendo su un foglio a righe con una bic blu ciò che aveva appena detto Archimede.
-La gente è troppo indaffarata per stare a guardare nelle chiome degli alberi..scrivi...-
-La gente...è troppo...-sussurrò scrivendo le parole sul foglio.
-CRETINO!! Intendo quello che ti stò per dettare!- ruggì Archimede, senza staccare gli occhi di dosso da quelle mani che ormai stavano trafficando da 5 minuti.
-Ah, ehm, ok..-
-Non fare lo stupido quando in realtà sei anche più intelligente di me-
Quelle parole avevano acceso lo sguardo di Alessandro. Un sorriso inizò a formarsi nelle sue labbra, poi arrossì, aprì la bocca e cinse le sue mani nel torso del compagno.
-Come sono feliiiiiiice!!!-
-Diamine..dovevo stare zitto- disse piano a denti stretti Archimede, lasciandosi scuotere dalla contentezza di Alessandro-Susu, basta, mi hai accartocciato fin troppo-
-Eddààài, era tanto che volevo coccolarti un po'- disse con voce pacioccosa Alessandro, strusciando la sua testa sulla schiena di Archimede. Intanto, cercando di non fare caso alla testa castana, la capoccia corvina si rimise ad osservare i movimenti della ragazza.
-Thò! E' riuscita a salire sulla bi-
Ma la frase fu interrotta da un fracasso incredibile di ferro che si scaraventava a terra.
-Ohiohi...Ussignur...Aiutami tu..-disse Anastasia massaggiandosi il bacino.
Archimede non aveva fatto nemmeno caso ad Alessandro che si era staccato e ora guardava con aria sorpresa la ragazza che, rimessa in piedi, si avviò a piedi, lanciando maledizioni alla bicicletta.
-Possibile che se è tanto ricca, non abbia un motorino?- chiese il morettino, sbattendo le palpebre ripetutamente. -Forse il padre adottivo ha paura che possa uccidersi...è probabile, è da mezz'ora che stiamo qui e già è la quinta volta che rischia la vita..- rispose Archimede continuando a guardare accigliato la ragazza che camminava. Ad un certo punto però, ella si fermò di scatto.
-Ma che ha?-
-Boh, stiamo a vedere un po'..-
Iniziò a correre in direzione della casa con uno scatto da centometrista, lasciando a bocca aperta i due ragazzi che sulla cima dell'albero la stavano osservando.
Ma poi si fermò di nuovo, di scatto. "Questa è matta" pensò Archimede, grattandosi la testa e buttando all'indietro il binocolo, scaraventandolo in faccia ad Alessandro.
-E' VEROOOOOO!! NON DEVO METTERMI QUEGLI OCCHIALI, SE VOGLIO FARMI NOTARE DA QUEI DUEEEEEEEE!!-
Quest'urlo improvviso fece sobbalzare sia Alessandro che Archimede, che cascarono proprio davanti alla ragazza sul marciapiede pieno di buche con un frastuono incredibile in posizioni disumane, a gambe all'aria.
-...Huh...-riuscì a dire Anastasia, la mente dava l'impulso di scattare verso la scuola, ma il corpo non eseguiva gli ordini.
-Salve signorina!!- esclamò Alessandro riemergendo da sotto Archimede, aiutandolo ad alzarsi.
-S-salve signorina..-ripetè a pappagallo lei, balbettando. -Siamo maschi, prego- disse Archimede pulendosi i suoi pantaloni e rimettendosi a posto la giacca.
-Suuuu, un po' di vita! E' la prima volta che ci vediamo senza nessuno attorno, vero?-
-Eh...s-sì..-
-Piacere. Io sono Archimede Hashimoto, e questo imbecille è Alessandro Yamashita- disse con tono piatto Archimede, indicando con un indice prima se stesso, poi Alessandro. -Hashimoto e Yamashita...Siete di origine giapponese?- chiese lei speranzosa. Quella frase sembrava averla accesa come un fuoco in una caverna buia in una fredda notte in inverno inoltrato.
-Beh, i nostri più lontani avi sono giapponesi; gli ultimi giapponesi puri sono stati dell'inizio del Periodo Edo.- -Quindi tutte le generazioni..?-
-Tutti maschi!!- finì per lei la frase Alessandro, sorridendo da guancia a guancia.
-Comunque...infatti..siete proprio boni..- disse Anastasia, con uno sguardo perso in qualche posto imprecisato del cosmo, senza rendersi conto di ciò che diceva.
-Prego?- chiesero all'unisuono i due ragazzi alzano le sopracciglia.
-Cosa..?- chiese, poi arrossì come un peperone, facendo quasi pandan coi capelli-AH! NO, NULLA NULLA!! NON HO DETTO NIENTEEE!!- urlò, mentre i ragazzi si coprivano le orecchie con le mani, allontanandosi e facendo volti stravolti.
-B-bene- ora la parte del balbuziente la faceva Archimede -Bando alle presentazioni e agli alberi genealogici..Andiamo a scuola, che è meglio- concluse Archimede, massaggiandosi la testa, ancora sotto schock dalla caduta, mentre prendeva passo.
-Posso fare una domanda e poi basta?- chiese con una vocina dolce dolce Anastasia, facendo un viso altrettanto dolce.
-Mmmh..sè, spara-
-Perchè eravate qui?-
I due ragazzi si bloccarono e si guardarono un po' insicuri, poi prese la parola Alessandro.
-COFF EHM BEHspiareBEH EHM COFF-
-Cofembespirbemco?-
Archimede tirò un frontino ad Alessandro, e prese di nuovo lui la parola.
-Scusa, certe volte le CORDE VOCALI NON GLI FUNZIONANO, VERO?- disse, alzando la voce nelle ultime sei parole, per farsi sentire bene dal morettino.
-E' vero!- confermò lui, un po' imbarazzato, arrossendo furiosamente.
-Allora- e qui tirò una manata alla spalla della ragazza-siamo qui perchè volevamo assolutamente vedere questo posto, sai, è molto bello qui, è tutto un Vivere Verde-
-Infatti questa zona si chiama Vivere Verde- confermò lei, iniziando di nuovo a camminare.
-Sì, beh, certo, ebbè..-
-Vabbè, non importa, non voglio mettere in difficoltà un tipo sempre così sicuro di sè!- esclamò la testa rossa, alzando un pollice in alto e sorridendo.
E con questo ripresero SERIAMENTE a camminare, in silenzio. La ragazza schioccava sguardi sognanti ad Alessandro, che sembrava non farci caso, almeno apparentemente. -Lontana la scuola da qui, eh- si decise a rompere il ghiaccio proprio Archimede, che di solito non apriva mai bocca in presenza di gente semisconosciuta se non interpellato.
-Ah, beh, un po'..ma non tantissimo. Basta girare qui in questo bivio..Ecco.. e siamo arrivati- rispose Anastasia indicando la scuola che si scorgeva dietro al traffico delle macchine.
Il sole sembrava avesse deidcato il suo massimo splendore in quella giornata, per far risaltare tutte le bellezze della natura e tutte le bruttezze degli umani. Le chiome degli alberi erano di un verde bellissimo, sembravano emanare luce pure quelli, mentre alcuni studenti erano appoggiati sui tronchi a chiacchierare del più e del meno in attesa della campanella che indicava che potevano andare in classe. Il cielo azzurro era coperto da qualche nuvoletta bianca e candida che sembrava essere fatta di zucchero filato, che davano un senso di freschezza in tutto quel contesto afoso e caldo.
Anastasia si rese conto che i due ragazzi attiravano molto l'attenzione: le ragazze si giravano e guardavano con sguardi sognanti e speranzosi Archimede, altre lanciavano occhiate omicide alla povera ragazza dalla chioma rossa, mentre alcuni maschi guardavano Alessandro trattenendo le risate. Anastasia guardò un gruppo di ragazzi che si erano messi a ridere sguaiatamente.
-EHI! Che avete tanto da ridere voi?- chiese lei, staccandosi dal gruppo, mentre Archimede la guardava un po' preoccupato, insieme a lui, anche Alessandro.
-Ehi testa calda! Cosa hai da intrometterti te?- chiese uno di loro, asciugandosi delle lacrime dagli occhi e continuando a ridere.
-Lo so che state ridendo di Yamashita! Stupidi!- e con questo si congedò, stringendo i pugni e lanciando al gruppetto uno sguardo come a dire "se-non-la-smettete-di-ridere-vi-ammazzo-in-tronco".
-Pefrassini! Lascia perdere quegli idioti..non c'è bisogno di sprecare fiato per gente come quella- disse Archimede, abbassando le palpebre e poi sospirando, prendendo per mano Alessandro-Non ti preoccupare Yamashi-
Ma fu interrotto dallo stesso Alessandro che fece abbassare la testa di Archimede con un braccio, mettendo l'interno del gomito dietro la nuca del ragazzo e con l'altra mano strofinandoli la testa.
-Suuu! ormai io non ci faccio nemmeno più caso! Ha ragione Hashimoto, Anastasia, con quelli non c'è motivo di sprecare il fiato, anzi! Non c'è nemmeno bisogno di sprecare tempo ad ascoltarli!-e alla fine lasciò la testa dolorante al ragazzo dalla testa corvina, mentre si massaggiava con le dita il punto strofinato della testa.
Anastasia sentì un brivido di calore percorrerle la schiena quando sentì il suo nome pronunciato da Alessandro, con la sua voce suadente e sensuale, come se le avesse disteso i nervi, quasi sempre tesi. E lo guardò sorpresa dopo quello che aveva detto: era veramente maturo e sensibile.
-Avete tutti e due ragione ragazzi. Se vi posso chiamare così- disse lei, facendo l'occhiolino ai due.
-Oh beh, certo, non c'è problema- disse un po' goffamente Archimede, arrossendo un po'.
-Hashimoto che arrossisce? Secondo me tra un po' cadrà Chuck Norris dal cielo e ci sarà la fine del mondo- disse Yamashita ridendo e dandogli una pacca sulla schiena, facendolo tossire forte.
-Io entro, ci vediamo in classe!- salutò lei ridendo, pensando a tutte le gag comiche che avevano fatto i due da quando li aveva visti.
---
-Ebbene?-
-Ebbene cosa?-chiese un po' spazientito Alessandro, un po' preoccupato dall'esordimento del compagno.
-Che si fa col vecchiaccio? Insomma, vuoi andargli a dire "Sà, ci siamo fatti scoprire dalla ragazzina cadendo da sopra un albero", e ora ci manca soltanto che arrivi Shinji Ikari e siamo apposto!- esclamò Archimede facendo un'espressione un po' pazza.
-Cosa c'entra ora Shinji Ikari? Cosa ti sei fumato 'sta mattina, Archimede?- chiese sorpreso Alessandro dalla follia del suo compagno, sempre così serio e risoluto, anche se spesso un po' nevrotico.
-I capelli di Tatsuma Sakamoto!!- rispose ormai fuori di testa il ragazzo, alzando le braccia all'aria come per mandare via qualche presenenza maligna.
-Sai che certe volte sei peggio che la scrittrice?-
Ehi! Cosa c'entro io? Non sono una pazza come costui!
-AH! E ora sarei pazzo, eh-
Eeeeeh...e ho detto tutto!!
-Sè, e ho detto tutto un benedetto corno!-
-Basta su...facciamole fare il suo lavoro, dài. Anche te, stai calma- disse rivolgendosi a me.
Uff..va bene...Ritornando alla storia...Ora i due si guardavano in cagnesco.
-Insomma!! Glielo dirò io! Tanto ormai sono abituato e prendermi le colpe, io!- urlò Alessandro, facendosi sentire anche da un gruppo di ragazze che si stavano avvicinando ad Archimede.
-Ah, con questo vorresti dire che è colpa mia, eh?- Ora quelle povere ragazze erano spaventate dal nervosismo dei due, che sembravano volessero battersi come due Samurai in piena regola. Mancavano le spade ed erano a posto.
-ATTENTO! UN IPPOPOTAMO ROSA VOLANTE!- urlò Alessandro indicando dietro Archimede, con espressione evidentemente agghiacciata.
-Cretino, tanto non... GYA!!- urlò Hashimoto con un'espressione altrettanto agghiacciata.
Nel cielo stava volando un ippopotamo rosa. Ebbene non era uno scherzo.
Tutta la gente infatti si era fermata a vedere il fatto straordinario. Alcuni stavano ripendendo la scena coi cellulari: video che dopo qualche ora furono messi su YouTube.
Le ragazze urlavano, non di paura, ma di..sorpresa, in senso benevolo. Altre ragazze invece, un po' più risolute, urlavano di paura. Molti ragazzi dovettero andare in bagno per non farsela sotto. Dopo 2 minuti di Caos un ragazzo uscì dalla scuola e urlò ricolto a tutti i maschi:-I CESSI SONO TUTTI OCCUPATI!! SE DOVETE FARLA ANDATE DIETRO ALLA SCUOLAAAAAA-
I ragazzi si abbracciavano tra di loro, sperando in bene, mentre la paura di bagnare i pantaloni di D&G si faceva strada tra le loro piccole menti.
-Ok, chi è che ha buttato un gas allucinogeno?- chiese un uomo che passava di lì guardando l'ippopotamo rosa che volava allegramente nel cielo.
-Ma..ma..QUESTA E' PAZZIA!!!- urlò Alessandro, coprendosi il volto.
-NO! QUESTA E' SPARTAAAAAAAAAAA!!- urlò Archimede mettendosi ai ripari dentro alla scuola, non prima di aver dato un calcio a un Vecchietto Random che passava per caso davanti alla scuola, correndo come un forsennato, mentre Yamashita lo inseguiva a passi lunghi 3 metri.
-Sarà un segno del'ira divina di Abram?- chiese Alessandro, tremando da capo a piedi.
-Potrebbe essere..è nel suo pieno stile. Nonsense a palate- disse Archimede, ritornando alla sua risolutezza.
-Quanta tristezza- disse scuotendo il capo Alessandro, confortando anche Archimede accarezzandogli un braccio.
-Stà buono sà 'sta mano!-esclamò Archimede, togliendo la mano di Alessandro dal suo braccio-Andiamo in classe, credo sia la cosa migliore.- tagliò corto Archimede, prendendolo per un braccio e trascinandolo al piano superiore con passi veloci e decisi.
-Ouch! Lasciami, almeno per fare le scale, cavolo!- si lamentò il morettino, rimettendosi in piedi e raggiungendo veloce Archimede.
  
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