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Autore: Delirious Rose    05/04/2014    2 recensioni
Tredicesimo anno del regno di Denev XVII: Suuritnom Calliram, quarto in linea di succesione al trono di Vernolia dei Mille Fiumi, conquistò e annetté il vicino regno di Agrirani, attirato dalle sue ricchezze e dalle vie commerciali che l'attraversavano. Tuttavia, non aveva ancora fatto i conti con quel popolo forse barbaro, ma fiero e fatto di indomiti guerrieri: vent'anni più tardi nominò come viceré il suo braccio destro, il comandante Hraustrion Relda, con il compito di annientare definitivamente quei ribelli che sfidavano il suo potere.
Questa è la versione semiestesa in cui accorperò le varie one-shot scritte finora
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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b IV a

 

 

Hraustrion Relda lesse corrucciato il rapporto, mormorando quasi impercettibilmente le parole: si sentiva addosso gli occhi di Saba e sapeva che l’uomo trovava lo spettacolo che stava dando di lui una divertente dimostrazione di debolezza. E in fondo, non poteva dargli torto: non era forse divertente un viceré che sa a malapena leggere?

“Sempre meglio di uno completamente analfabeta,” si disse, ripensando a come l’arrivo di Bluma avesse aperto ai suoi figli molte più porte di quelle che Cypris e lui avrebbero mai potuto offrire loro. Di certo, ventitré anni prima non avrebbe immaginato che avrebbe assunto una carica così importante o che gli sarebbe diventata indispensabile un’iniziativa presa più per dare l’esempio.

L’indice sinistro scivolò lungo la cicatrice che gli attraversava il viso dal ciglio al mento in un gesto meccanico e strinse le labbra mentre l’occhio buono si alzava sull’uomo davanti a lui, stringendosi in una sottile fessura.

«Siete certo che l’informazione sia giusta?» Non riusciva a leggere i pensieri di Saba e, di conseguenza, non riusciva a fidarsi di lui.

Saba annuì, stirando le labbra in un sorriso divertito. «Mio nipote sembra essere attaccato alle tradizioni, non tenterà di catturare l’Uccello di Fuoco prima del suo ventunesimo autunno: se non supera la prova, perfino i suoi sostenitori non lo considereranno più come il legittimo sovrano di Agrirani.»

«Potrebbe riuscirci.»

«E potrebbe fallire, come me,» ribatté Saba colpendo con la canna la gamba. «Potrebbe anche morire, come molti.»

«Potrebbe morire…» ripeté Hraustrion pensieroso, poi congiunse i polpastrelli premendo gli indici contro le labbra sottili. «Avete degli usi un po’ bizzarri ad Agrirani.
«La conoscenza è la chiave di tutto: sapere ci dona il potere, o almeno è questo ciò che sostiene il fratello di mia moglie e mio figlio ha fatto sua questa massima. Non nego che a volte può essere utile avere questo tipo di atteggiamento mentale, ma ci sono cose che è meglio non sapere…» Si alzò e fece qualche passo intorno al tavolo, mentre l’occhio buono indugiò sulla mappa del paese, poi esordì: «Mastro Midio ha confermato che la convalescenza di Heran sarà lunga e che molto probabilmente avrà bisogno di tutto l’inverno per riprendere perfettamente l’uso del braccio. Detesto l’inoperosità e non voglio che abbia una scusa per poltrire, per quanto plausibile, per cui desidero che gli insegniate tutto quello che c’è da sapere su Agrirani: lingua, tradizioni, usanze… tutto.»

Saba scoppiò in una risata talmente fragorosa da piegarlo in due: rise a lungo, scuotendo la testa e ripetendo qualcosa nella sua lingua natia.

«Tutto?» chiese una volta che fu abbastanza calmo da parlare, asciugandosi un occhio col pollice. «Con tutto rispetto, mio signore, non avete una considerazione un po’ troppo alta di vostro figlio? Sarà anche un ragazzo intelligente e forse in un inverno potrei insegnargli il grosso della nostra cultura, ma le differenze fra le nostre lingue sono tali che in un tale lasso di tempo potrei renderlo capace di avere a malapena una conversazione elementare.»

Hraustrion non condivise l’ilarità del Consigliere e restò impassibile, fissandolo serio: solo quando Saba si rese conto della tensione che si era creata fra loro e si fosse schiarito la voce per ritrovare un certo contegno, il Viceré tornò a guardare la mappa posandovi una mano sopra.

«Mi rendo conto che sei o sette mesi sono pochi, tuttavia se Heran cercherà di apprendere il più possibile, allora voi dovrete insegnargli il più possibile. Questo è un ordine, Saba, sono stato chiaro?»

L’uomo aprì la bocca per dire qualcosa, quando una guardia annunciò l’arrivo di Heran.

«Sei in ritardo, ragazzo,» sibilò Hraustrion con la sua solita severità.

Il giovane cavaliere rispose con un gesto militaresco e con un leggero cenno di capo rivolto al consigliere.

«La medicazione ha preso più tempo del previsto, signore.»

Hraustrion accolse la giustificazione con un sospiro stizzito, prima di spiegare per la seconda volta che cosa desiderasse da suo figlio e da Saba: poiché Heran aveva già dimostrato una certa curiosità nei confronti della cultura locale, aveva ritenuto utile per il proprio governo di coltivare tale interesse, e giacché parte delle difficoltà dei precedenti viceré stava proprio nei fraintendimenti che regolarmente si creavano con la popolazione, Hraustrion aveva deciso di cercare di eliminare il problema alla radice. Il viceré, il consigliere e il cavaliere discussero a lungo su come procede e a cosa dare la priorità, tuttavia quando terminato, Hraustrion ordinò a Heran di trattenersi. Con l’occhio morto fisso sulla porta e quello vivo sulla mappa, Hraustrion rimase in silenzio tanto a lungo che Heran credette che suo padre si fosse dimenticato della sua presenza.

«Non mi sono mai fidato si Saba,» mormorò infine, con una voce talmente bassa da essere quasi inaudibile, «per cui voglio che ogni sera tu mi venga a riferire ogni sua parola e azione.»

Heran strinse le labbra, grattando soprappensiero la fasciatura e senza alzare lo sguardo per non palesare il suo disappunto. «Da quando sono diventato una spia?» sibilò cercando di mantenere un tono di voce neutro.

«Dal momento in cui chiedesti a quei mercanti di parlarti di Agrirani oppure da quando ti sei rotto il braccio, non importa. Dato il tuo carattere, mi sei sembrato la scelta migliore.»

Il giovane non rispose, preferendo lasciar sedimentare quelle parole nella sua mente per cercare di coglierne il significato nascosto, eppure non poteva fare a meno di provare una certa delusione: era stato felice di lasciare Eimerado e l’indolenza che permeava la capitale, giacché si era sempre visto come un uomo d’azione – come un cavaliere artefice di gesta valorose – ma neanche il tempo di arrivare a Bordos-sul-Sandalo che si trovava costretto all’inazione.

«Un’altra cosa, Heran: le mappe di Agrirani che abbiamo sono incomplete e imprecise e i cartografi reali stanno insistendo per avere l’appoggio di almeno un Cavaliere per i rilevamenti del territorio. Non sei in grado di combattere per il momento e non posso risparmiare nessuno degli uomini a mia disposizione: non appena Mastro Midio riterrà il tuo braccio sufficientemente guarito, uscire per queste indagini ti permetterà di renderti utile, senza contare che potresti fare qualche... incontro

Questa volta il volto del giovane s’illuminò e rivolse uno sguardo di riconoscenza a suo padre. Aveva subito colto il messaggio segreto che gli stava mandando: trovare le vie utilizzate dai ribelli, i loro nascondigli e conoscere il terreno di una probabile, futura battaglia, era una missione d’avanscoperta che implicava una tattica sottile. Heran si considerava un buon stratega e un buon attore, quando le circostanze lo richiedevano: forse non sarebbe stata un’esperienza completamente negativa, quella di fare da spia.

 

 

Note d’autore

 

Uccello di Fuoco: considerato il nume tutelare di Agrirani, secondo alcuni non è altri che la forma assunta dalla prima regina del regno, la Noide Ralma, secondo altri è una divinità dimenticata venerata anticamente dalla popolazione autoctona della valle di Palandum. Il costume locale vuole che solo chi sia in grado di prendergli una penna o una piuma abbia il diritto di diventare il re: ogni uomo che abbia compiuto almeno ventun anni ha diritto di partecipare alla prova, indipendentemente che sia figlio o meno del precedente sovrano. Quando vi prese parte, Saba ricevette una ferita tale che i guaritori furono costretti ad amputargli una gamba, rendendolo incapace di partecipare alla prova una seconda volta: per questo motivo e per l’alto numero di casualità, consigliò a Suuritnias Calliram di non cercare l’Uccello di Fuoco.

Bon, non credo che ci sia molto da aggiungere in queste note.

Grazie non solo a chi leggerà queste righe, ma lascerà anche un commento.

 

 

Kindest regards,

D. Rose

   
 
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