Ciao a tutti!!!!! Come vanno le vacanze? Spero vada tutto bene! E ai maturandi com'è andata?? Finalmente avete finito! Allora, spero la storia continui a piacervi e che non sia troppo noiosa: dovete portare pazienza, sarà ancora abbastanza lunga... XD Un grazie a coloro che hanno recensito tutti gli altri capitoli, in particolare QueenLilly (Ti muovi ad andare avanti?! :P) e a tutti coloro che leggono soltanto! Continuate a seguirmi!!!
Ciao e alla prossima!!!!!
Josephine non si accorse di quel gesto: il governatore Swann l’aveva
raggiunta e la stava conducendo nella sua cabina.
“Non è come la vostra camera, miss Allen, ma è la più comoda del
vascello.” Commentò lui con un sorrisetto di scusa. Josephine lo guardò.
“La più comoda? Ma governatore!” esclamò la ragazza. “Voi dove starete?
Io mi accontento anche di uno stanzino con un’amaca! Non voglio che voi stiate
scomodo a causa mia!” protestò. Lui le disse di restare tranquilla, poiché non
era l’unica cabina comoda di quel vascello ma ce n’erano altre tre. La salutò e
la invitò a colazione alle nove: nel frattempo, poteva riposarsi senza
preoccuparsi della sua sicurezza per la quale aveva provveduto personalmente.
Josephine ringraziò.
“Elizabeth è fortunata ad avere un padre come voi, governatore, se
posso permettermi.” Lui le sorrise tristemente. Poi la salutò e uscì. La stanza
sembrava abbastanza comoda: di media grandezza, c’erano un letto ed un comodino
addossati alla parete, una scrivania con una sedia al di sotto di una finestra
che poteva essere coperta da una tenda, un cassettone e un mobiletto spazioso.
Non avrebbe potuto chiedere di più. Svuotò il contenuto della sacca sul letto e
lo sistemò nel mobiletto; infine si sedette sul letto dal materasso
morbidissimo e si addormentò in men che non si dica. Alle otto e mezza si
risvegliò: quelle quattro ore di sonno le avevano fatto bene ed ora si sentiva
piuttosto sveglia. Indossò qualcosa di più elegante che proveniva direttamente
da casa sua e uscì dalla cabina. Dopo aver salutato cordialmente le due guardie
che stavano fuori dalla sua porta, chiese dove fosse il salone dove solitamente
si pranzava: aveva viaggiato per mare, ma non conosceva nulla riguardo a
velieri, rotte di navigazione e velature; era già tanto che sapesse distinguere
la prua dalla poppa e il babordo dal tribordo! Uno dei due soldati l’accompagnò
fino alla porta a vetri della sala da pranzo poi tornò alla sua postazione. Lei
bussò e dopo un sommesso “Avanti” entrò. Seduti al tavolo c’erano il
governatore Swann e gli alti ufficiali dell’esercito, ma del commodoro non
c’era traccia. Si sedette vicino al governatore e abbassò lo sguardo sentendo
quello di tutti concentrato su sé. Il governatore si accorse della sua
timidezza di fronte a tutti quegli sconosciuti e passò alle presentazioni.
“Il capitano Jonathan Archer, il comandante George Ground e il
sub-comandante Peter Starton. Signori, lei è miss Josephine Mary-Jane Allen,
figlia di un mio carissimo amico e amica di mia figlia Elizabeth. E’ qui per
aiutarci nelle ricerche.” Disse il governatore. Josephine fece un segno con la
testa che ogni persona presentatale ricambiava, poi riabbassò lo sguardo.
Poteva ben capire il perché tutti la guardassero in quel modo: non era normale
che una ragazza salisse a bordo di un vascello durante un operazione come
quella. Ma tutti quegli importanti uomini dell’esercito britannico tornarono
alla discussione che avevano intrapreso prima dell’interruzione da parte della
giovane. Un marinaio le si avvicinò e le servì del latte caldo in una tazza
riccamente adornata, mentre lei prendeva un biscotto e lo sgranocchiava
lentamente. L’argomento di cui stavano parlando non le interessava minimamente,
e vagava con la sua mente da una cosa all’altra, soffermando ogni tanto lo
sguardo sul capitano o sugli altri presenti alla tavola. Quando tutti cessarono
di mangiare, uscirono ordinatamente dopo averle rivolto gentilmente un saluto
che lei ricambiò. Rimase sola e tornò a concentrarsi sul suo latte: del commodoro
non c’era traccia e lei non riusciva a capire dove potesse essere. Era talmente
immersa nei suoi pensieri che non si accorse della presenza di qualcun altro
davanti a sé che la guardava seriamente mentre gli servivano il caffé.
“Vedo con piacere” cominciò l’uomo e Josephine sussultò dalla sorpresa.
“che non soffrite il mal di mare, miss Allen.” Il commodoro si era tolto il
cappello e la guardava quasi interessato. Lei raddrizzò la schiena e continuò a
sorseggiare il latte.
“Ve l’avevo già detto che i viaggi per mare non mi spaventano,
commodoro Norrington.” Commentò la ragazza senza guardarlo. Lui prese la tazza
di caffé e ne bevve un sorso.
“Non ci sono molte fanciulle a cui il mare non faccia un brutto
effetto. Miss Swann ne è un perfetto esempio.” Josephine lo guardò per un
attimo, ma quando incrociò gli occhi verdi dell’uomo, si distolse subito.
Allungò una mano e prese un altro biscotto.
“Come vede, Elizabeth non è la sola, commodoro.” Ribatté lei. Finì il
suo latte, posò la tazza sul tavolo e incrociò le braccia, stizzita. Come
poteva quell’uomo pensare che lei fosse così debole, senza nemmeno conoscerla?
“A me piace viaggiare per mare e ci viaggerei in eterno se non fosse per il fatto che non so nulla riguardo a come si
governa una nave.” Continuò. Lui continuò a sorseggiare il suo caffè senza
guardarla. Prese un biscotto si alzò.
“Io ho finito. A presto, miss
Allen.” Detto questo, mise il cappello e
uscì dalla sala senza aspettare risposta. Josephine rimase a fissare per un po’
il punto dove era seduto Norrington, poi si alzò e uscì con un sospiro.
Sul ponte, oltre agli sguardi di disapprovazione mista a curiosità dei
marinai, incontrò anche lo sguardo benevolo del governatore Swann.
“Non vi vedo molto felice, miss Allen.” Commentò con un leggero
sorriso. Lei lo guardò.
“Diciamo che tutti questi sguardi mi inquietano un poco, governatore.”
si giustificò la giovane.
“Dovete assolutamente sentirvi a vostro agio, miss Allen, o il viaggio
non vi piacerà.”
“Ma come faccio?” domandò lei dando le spalle al mare ed appoggiandosi
alla balaustra. “Ogni volta che mi giro sento gli sguardi su di me, come se non
avessero mai visto prima una donna su di una nave!” si lamentò. Il governatore
si voltò a guardarla.
“Ignorate gli sguardi altrui e comportatevi come fate sempre. Poi tutto
si sistemerà col tempo.” Le consigliò lui prima di cominciare ad allontanarsi.
Josephine lo guardò sorridendo.
“Governatore?” lo chiamò. Lui si voltò a guardarla. “Potrei chiedervi
di chiamarmi per nome, governatore?” domandò timidamente. Inizialmente
sorpreso, il governatore annuì.
“Come volete, Josephine.” Rispose.
“E…” lui si girò nuovamente “…grazie.” L’uomo sorrise e poi se ne andò
lentamente, lasciando Josephine sola a guardare l’acqua blu che scorreva sotto
la nave veloce.
- Ignorare gli sguardi… - pensò – sarà dura, ma ci riuscirò. – e detto
questo cominciò a passeggiare per il ponte del vascello.
James Norrington, dall’alto della sua postazione, la osservava di
nascosto ma tolse subito lo sguardo quando vide il governatore avanzare verso
di lui, ma era troppo tardi: il governatore lo aveva notato mentre la guardava
e sorrise, convinto che fosse preoccupato per lei.
“Starà bene, commodoro.” Gli disse. Lui si voltò e lo guardò stupito.
“Come, scusate?” domandò.
“Josephine, naturalmente. È solo un po’ turbata da tutti gli sguardi
dei marinai, ma si riprenderà presto. È una brava e forte ragazza, quasi quanto
Elizabeth.” Commentò guardando la giovane passeggiare per il ponte. Il
commodoro non disse nulla e tornò a guardare la cartina, domandandosi il perché
il nome di Elizabeth non gli provocasse un blocco allo stomaco tanto intenso
quanto sarebbe successo poco tempo prima e chiedendosi il motivo degli sguardi
nascosti verso la ragazza. Scosse la testa sorridendo leggermente.
- Non mi devo perdere. – pensò – Elizabeth ha bisogno di me e io non
devo pensare ad altro. – tornò serio come sempre e si riconcentrò sulla
cartina.