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Autore: Rejected    05/04/2014    1 recensioni
Quasi dimenticavo, tra poche ore avremmo dovuto lasciare casa, a San Diego: ci saremmo definitivmente trasferite a casa del nuovo fidanzato di mia madre, ad Huntington Beach.
Lei non era di qui, di San Diego. Era nata ad Huntington Beach, appunto, e si era trasferita una volta sposata con mio padre, per motivi di lavoro. [...] Lì aveva incontrato un suo vecchio compagno, con il quale andava molto d'accordo quando stava al liceo, e che aveva divorziato qualche anno prima. Ricominciarono a parlare e a frequentarsi, finché lui non si dichiarò, un anno fa, e chiese a mia madre di sposarlo. [...] Aveva anche un figlio della mia età, ma non sapevo nulla di più, mamma disse che sarebbe stata una sorpresa.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sette

"Non devi ringraziarmi. Ci vediamo in classe"
Quelle parole continuavano a rimbombarmi in testa. Non si girò nemmeno a guardarmi, il che un po' mi ferì. Rimase con me, quella notte, nonostante tutti i casini in cui ci eravamo cacciati da quando mi trasferii a casa sua, nonostante tutte le litigate, nonostante mi avesse privato della cosa a me più cara. Riuscii finalmente a capire quanto fosse dispiaciuto per quel gesto, così cercai a mia volta di passarci su e di perdonarlo. Ci avrei messo un po', conoscendomi, ma decisi di provarci ugualmente.
Mi alzai dalla sedia, quando mia madre entrò in cucina.
"Buon compleanno, tesoro!" disse tutta eccitata, abbracciandomi e baciandomi la guancia.
"Grazie mamma!" le sorrisi, cercando di non far trasparire nulla della brutta nottata passata.
"E' tutto a posto, cara?" mi chiese.
"Sì, tutto alla grande! Ora scusami, ma devo andare a scuola" mi congedai, lasciandole a mia volta un bacio sulla guancia.
"Ah, aspetta!" mi voltai, sentendo la voce di mia mamma chiamarmi "prima di tutto, è arrivata questa lettera per te. Poi, dimmi, festeggerai stasera?" 
"No, non credo. Non ne ho molta voglia" dissi, per poi prendere la lettera e uscire frettolosamente da casa, incamminandomi verso scuola.
Ebbene sì, era il mio compleanno. Dopo quella notte, quasi me n'ero dimenticata. 
Per non parlare del fatto che era il primo compleanno che passavo lontana dalla mia città, San Diego. 
Passeggiavo con le cuffiette nelle orecchie, ascoltandomi tranquillamente l'album "Dookie" dei miei amati Green day, quando un ragazzo mi venne addosso, cadendo per sbaglio dal suo skateboard, proprio addosso a me.
"Ahia!" dissi, toccandomi la spalla destra.
"Oddio, scusami! Non ti ho proprio vista! Ti sei fatta male?" chiese, preoccupato.
"Solo una botta alla spalla" risposi, rialzandomi.
"Perdonami, davvero, ho girato l'angolo e-"
"Tranquillo, davvero. Non è nulla" dissi, sorridendogli.
Lo guardai bene in faccia, non sembrava male. Alto, con i capelli scuri e gli occhi verdi, aveva anche il bridge, come piercing, e un tatuaggio sul braccio.
"Menomale! Ora scusami, ma devo proprio scappare" afferò per poi saltare sopra il suo skate e allontanarsi tra la folla.
Arrivai a scuola giusto in tempo per l'inizio delle lezioni, quel ragazzo mi aveva fatto quasi arrivare in ritardo.
Entrai in classe e mi sedetti al mio posto qualche secondo prima che la professoressa raggiunse la classe.
Dopo l'appello iniziò a spiegare la sua noiosissima lezione sulla letteratura inglese di fine 1800, così, per farmi passare la noia, decisi di prendere la lettera che mi era stata data da mia madre quella mattina e la aprii.

«Cara Phoebe, 
come stai? Se i miei calcoli sono giusti, dovresti ricevere questa lettera nel giorno del tuo compleanno, quindi: TANTI AUGURI!
Sai, qui la tua mancanza si sente parecchio, soprattutto durante le lezioni. Mi mancano parecchio i tuoi interventi e le tue battutacce che facevano passare più in fretta il tempo. La mia nuova compagna di banco è una rottura, non parla mai.
Anche quando usciamo con il vecchio gruppo si sente che non ci sei più. Gli altri cercano di non darlo a vedere, ma manchi a tutti, qui a San Diego.
Vedi di farti vedere presto, magari per le prossime vacanze.
Un bacio
Elise.»


Elise era la mia compagna di banco nella vecchia scuola, ci conoscemmo il primo anno e da quel momento diventammo inseparabili. Condividevamo un sacco di cose, ma, cosa più importante, condividevamo la stessa passione per la musica.
Lei suonava la batteria e aveva un gruppo, io cantavo, ma niente di serio, solo per passare il tempo. Non mi ritenevo nemmeno così brava.
Anche a me mancava parecchio, mi mancavano lei, i vecchi compagni e i ragazzi con cui uscivo di solito.
Leggere quel pezzo di carta mi fece emozionare, tanto che chiesi alla professoressa di uscire un secondo.
Andai in bagno a sciacquarmi la faccia e, quando tornai a sedermi, trovai Zacky che leggeva la lettera.
Sgranai gli occhi, così corsi al mio posto e cercai di levargliela dalle mani, ma senza successo.
"Dai Zacky, ridammi la lettera!" dissi scocciata.
"Perché? Sto solo leggendo!" rispose, così sbuffai.
"Zacky non è il momento, non fare lo stronzo" continuai.
"E' il tuo compleanno oggi?" chiese.
"Forse..."
"Bene, allora stasera si va fuori a bere" affermò deciso, voltandosi poi verso Jimmy  e richiamando la sua attenzione.
"Eh? Cosa?" chiese il batterista, che a quanto pare era assorto nei suoi pensieri.
"No Zacky, non-"
"Non si discute, stasera andiamo tutti a festeggiare al Johnny's, è deciso"
Sbuffai ancora e riuscii finalmente a prendere la lettera dalle mani del chitarrista. Suonò la ricreazione, ci alzammo tutti e uscimmo dalla classe. Zacky mi fece cenno di andare con lui e Jimmy, così li seguii. Ci incamminammo nel corridoio principale della scuola, io e Zacky parlavamo, mentre James ci stava davanti, a pochi passi da noi. Ad un tratto, però, mi ritrovai nuovamente con il culo per terra. Sentii il chitarrista ridere e, quando alzai lo sguardo, con mia sorpresa mi trovai davanti lo stesso ragazzo che mi cadde addosso quella mattina.
"Mi vuoi morta per caso?" sputai acida, mentre il mio amico mi aiutò a rialzarmi.
"Giuro che non è colpa mia!" disse, raccogliendo i miei libri da terra.
"Vi conoscete?" chiese Zacky.
"No, ma è la seconda volta in una giornata che mi fa cadere a terra" spiegai, sistemandomi i pantaloni.
"Già, dovremmo smetterla di incontrarci così!" rispose il ragazzo, cercando di sdrammatizzare. L'unica cosa che ricevette, fu una mia occhiataccia.
"A proposito, io sono David" disse, porgendo la mano.
"Io sono Zacky, lei è Phoebe e lui è-" si interruppe, quando vide Jimmy guardarci serafico e allontanarsi per i fatti suoi.
"Beh, forse aveva da fare" disse David.
"Comunque, stasera diamo una festa per il compleanno di Phoebe, ti vuoi unire?" propose il chitarrista. Io lo guardai interrogativa, aveva davvero appena invitato un completo sconosciuto alla mia "festa"?
"Ci sarò sicuramente!" rispose lui, facendomi l'occhiolino.
"Alle otto e trenta al Johnny's, mi raccomando!" 
"A stasera allora!"
Il ragazzo se ne andò, mentre io continuavo a fissare Zacky.
"Oh, non farla tragica, Phoebe. Più siamo, meglio è"
"Se lo dici tu... Dov'è James?"
Ci guardammo in giro e lo notammo vicino ai bagni, con il gruppo di Leana. Il sangue mi ribollì nelle vene, iniziai ad agitarmi e diventai rossa in faccia. Non capii il perché, ma vederlo con quella mi infastidiva, mi infastidiva parecchio.
"Phoebe?" Zacky mi chiamò, ma non lo calcolai.
Continuavo a fissarli e a chiedermi cosa effettivamente lui ci trovasse in lei. Era bassa, con dei lunghi capelli biondi - tinti, per giunta - e la faccia da maialino. Mi sforzavo a capire cosa avesse potuto attrarlo, ma non riuscii a darmi una risposta, forse era solo brava a letto.
Leana si voltò improvvisamente verso di noi, si giò verso il suo gruppo di amici dicendo qualcosa e tutti iniziarono a ridere, continuando a fissarmi. Tutti, tranne Jimmy, lui abbassò lo sguardo. Con mio grande stupore, realizzai che quelli erano gli stessi ragazzi che avevano iniziato a darmi fastidio qualche giorno prima. Ora iniziavo a capire molte cose.
"Phoebe, che ti prende?" sentii Vee tirarmi per una manica. 
"Emh...sì, sì stavo solamente pensando" balbettai.
"E' ora di tornare in classe" 
Annuii e lo seguii verso l'aula. Passai il resto del tempo a scarabocchiare forme insensate su un foglio, aver visto James ancora con quella proprio non mi andava giù.
Non che mi interessasse particolarmente quello che faceva, era una sensazione strana.
Che stesse iniziando a piacermi?
No, non poteva essere, non potevo farlo accadere.
Non tornai a casa per pranzo, andai con Zacky al Johnny's per avvisare il proprietario che avremmo organizzato una festa quella sera. Fortunatamente Effie era di turno al bancone.
"Zacky, Phoebe, che ci fate qui a quest'ora?" chiese, passando uno straccio sul legno del bancone, per asciugarlo.
"Ciao Effie! No, niente, Zacky ha deciso di organizzare una festa per stasera qui al locale... Tu verrai?" chiesi alla mia amica.
"Certamente! Stacco alle quattro, quindi non ci saranno problemi! Che si festeggia?" 
"Il compleanno di Phoebe" intervenne Zacky.
"Oddio, auguri! Non ne sapevo niente" Effie uscì di corsa dal bancone e mi abbracciò.
"Sì, beh, non lo sapeva nessuno" cercai di giustificarmi.
Ci accordammo con Effie per l'orario, avremmo detto agli invitati di raggiungere il Johnny's per le otto e mezza.
In realtà Zacky mi disse che io non avrei dovuto occuparmi di nulla, avrebbe fatto tutto lui, compreso chiamare gli invitati. Chissà se ci sarebbe stato anche Jimmy.
Così andai a casa, mi lavai e mi vestii: indossai una canottiera dei blink-182, una minigonna in jeans, delle calze in cotone lunghe fino al ginocchio a righe bianche e nere e delle Converse All Star basse e nere. Mi truccai come al solito con una linea di eyeliner e lasciai i capelli sciolti.
Senza nemmeno rendermene conto si fecero le sette e mezza, così mi affrettai a prendere il mio chiodo in pelle e ad uscire di casa per raggiungere il locale.
Quando entrai, venni accolta subito da Zacky e Effie, che mi abbracciarono. Arrivarono poi Brian, Matt e Johnny. 
Quasi mi venne un colpo quando, voltandomi, finii tra le braccia di Jimmy.
"Buon compleanno" disse, per poi darmi un bacio sulla guancia.
"Grazie, Jim" risposi.
"Finalmente riusciamo ad incontrarci senza farti finire per terra!" la mia attenzione fu attirata dalla voce di David.
"Fortunatamente, aggiungerei" ribattei, per poi farmi abbracciare dal ragazzo.
"Tanti auguri, comunque. Oggi non ho fatto in tempo a dirtelo" 
"Grazie mille! Che ne dici, ci uniamo agli altri? Così te li presento"
Così portai il mio nuovo amico dalla band e lo presentai. I ragazzi lo accolsero molto calorosamente, come fecero con me mesi prima.
La festa era ormai iniziata da un paio di ore, l'alcohol scorreva a fiumi e tutti si stavano divertendo.
Persi il conto di quanti shot bevvi, mischiati con un numero indefinito di drink che mi erano stati gentilmente offerti dai miei amici. Ero decisamente brilla.
"Zacky, hai per caso visto Effie?" chiesi al mio amico.
Lui non disse nulla, si limitò ad indicare una coppia seduta su un divanetto, lei seduta a cavalcioni su di lui, intenti a scambiarsi dei baci tutt'altro che casti.
Realizzai che era lei, ma non riuscii a identificare il ragazzo finché non si alzarono: era Brian.
Sapevo che tra i due sarebbe nato qualcosa, ci avrei scommesso!
Anche io, però, avevo voglia di divertirmi, così andai a cercare Jimmy, pensando che avremmo potuto concludere quello che avevamo iniziato al matrimonio, ma non lo trovai.
"Phoebe, tutto a posto? Sto andando a prendere da bere, vuoi qualcosa?" incontrai David, che si stava avvicinando al bancone per prendere l'ennesimo drink.
"No, però vieni con me"
Senza pensarci due volte, lo presi per un braccio e lo portai in una parte isolata del locale, divisa dal resto tramite una semplice tenda.
Una volta arrivati lì iniziai a baciarlo, le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi. Non capii bene quello che stava succedendo, l'alcohol continuava a farsi sentire, l'unica cosa che sapevo era che quel ragazzo mi attirava da morire e, visto che l'unica persona che in quel momento volevo davvero non si trovava, pensai di divertirmi con lui.
Nel bel mezzo del momento però, fummo interrotti da un rumore acuto, come di un bicchiere che si ruppe.
"Vaffanculo" ci staccammo e notai James guardarci infuriato, diventò paonazzo in viso e si allontanò subito, così decisi di seguirlo.
"Jimmy, aspetta!" lo raggiunsi fuori dal locale, prendendolo per un braccio e facendolo fermare.
"Che vuoi?" mi chiese, acido.
"Che ti prende?" chiesi.
"Dovevi per forza fartelo quel tipo?" mi domandò, agitando il braccio per farmi mollare la presa.
"Non stavamo facendo nulla di male, non vedo perché te la prendi tanto" dissi.
"Me la prendo tanto perché tu mi piaci, Phoebe. Mi piaci dal primo giorno che ti ho vista. Permetti che vederti avvinghiata ad un altro mi dia fastidio?" sbottò d'un tratto.
"Ma che stai dicendo? Sei ubriaco?" chiesi incredula.
"Forse se lo fossi sarebbe tutto più facile" si voltò e iniziò ad incamminarsi lungo la via.
"Dai, Jimmy, aspetta...fammi spiegare" cercai di non farlo andare via.
"Non sarei dovuto venire. Ah, a proposito, buon compleanno" affermò, allungandomi un piccolo pacchetto regalo. 
Presi l'oggetto e lo fissai qualche secondo, mentre il ragazzo si allontanava da me.
"Jimmy!" gli urlai, sperando che si fermasse, ma non lo fece.
Decisi di aprire il pacchetto e, quando lo scartai, non riuscii a credere ai miei occhi: era il CD di "Let's go" dei Rancid, lo stesso che mi regalò mio padre e che finì in spazzatura per colpa di Jimmy.
Trovai anche un biglietto. "Spero che un giorno mi perdonerai".
Alzai lo sguardo verso la strada, ma la sagoma di James ormai era sparita. 



~ Vi chiedo ancora scusa, sto aggiornando una volta ogni morte di papa D: in mia difesa, però, posso dire che tutto questo tempo non è stato sprecato. Infatti l'ho usato per pensare a come svolgere i prossimi capitoli e vi posso già dire che ho dei grandi progetti per il capitolo finale! A presto :) ~

  
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