Anime & Manga > Alice nel paese di Heartland
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Autore: Lady Cheshire    06/04/2014    2 recensioni
Seira è strana, glielo hanno sempre detto.
Veste in modo strano, si comporta in modo strano, il suo cuore fa un rumore strano.
E' vissuta con i racconti di sua madre, morta quando era piccola, che le narrava di un posto meraviglioso e di amici fantastici.
E' vissuta con un unico, grande tabù: L'identità di suo padre
Ama molto sua madre, e scoprire che le ha mentito sul suo nome le fa male, ma un coniglio col panciotto la porterà in un luogo dove tutti sono dediti a renderla felice.
Perché sua madre era Alice Liddell, e ora tocca a sua figlia avventurarsi nello strano, bellissimo, mondo di Hearland.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo Stregatto e L'Orologiaio

Si era risvegliata piano, intorpidita, seduta ai piedi di un albero ma c’era qualcosa che non andava, c’era qualcosa di diverso nel paesaggio intorno a lei. Non indossava più nemmeno i suoi vestiti, adesso indossava un abito con un non so che di fiabesco. Nonostante il colore predominante fosse il nero, rallegrato da linee rosa acceso che creavano un effetto tartan elegante, la gonna gonfia e il grembiule di pizzo, uniti alle lunghe calze a righe, le conferivano un’aria personaggio di un racconto per bambini. Era confusa e stralunata… Dove si trovava? Perché era li? E soprattutto:
«Dov’è quel dannato coniglio?! Quando lo vedo ne faccio una pelliccia, lo giuro!» esclamò furente la ragazza, mentre controllava che la sua chitarra fosse intatta e riscontrando, con enorme sollievo, che lo strumento non aveva riportato danni. Dando un’ occhiata in giro, appurò che quello non era decisamente il giardino dove si trovava fino a poco tempo prima, anzi, quello doveva essere decisamente un bosco. E trattandosi di un bosco, decise di fare la cosa più ovvia che le venne in mente: Seguire il sentiero!
«Deve pur portare da qualche parte» disse tra se, mentre cominciava a camminare. Il silenzio attorno a lei pareva irreale, quasi inquietante, al che quando la ragazza sentì un fruscio sopra alla sua testa, scattò come una molla per poi darsi della sciocca –Non c’è nulla di cui avere paura… non c’è nessuno qui, è solo un lugubre, vasto bosco silenzioso…-
 «Ehi, ti sei persa?» chiese una voce all’ improvviso, facendo voltare la ragazza di scatto. Seira si ritrovò così faccia a faccia con uno strano individuo, con i capelli rosa, orecchie da gatto viola piene di orecchini e gli occhi gialli e profondo che la fissavano curiosi… a testa in giù mentre penzolava dall’albero
«No… so esattamente dove sto andando» rispose fiera la ragazza che, in realtà, do dove stesse andando, non aveva la più pallida idea.
 «Ah si? E dimmi, dove saresti diretta?» domandò ancora il ragazzo, sdraiandosi comodamente sul ramo dell’albero, con il precario equilibrio e agitando la coda. Il viso decorato da un sorriso ironico e gli occhi divertiti di chi sa di avere ragione.
«In città» rispose lei laconica, pensando ovviamente che, alla fine del sentiero, ci dovesse essere una città, o comunque delle case «E comunque chi sei tu? Perché tutte queste domande?»
 «Mera curiosità, è difficile trovare qualcosa di veramente interessante qui… Io sono il Gatto del Cheshire» disse il ragazzo saltando giù dall’albero.
«Gatto del Cheshire?»
 «Esatto, ma tu puoi chiamarmi Boris e… il tuo nome?» domandò lui con un sorriso. Vedendolo più da vicino la ragazza si accorse che aveva del trucco sotto gli occhi e un tatuaggio sul ventre.
«Io sono Seira. Mi stai annusando?» chiese Seira, notando che effettivamente il ragazzo stava saggiando l’aria attorno a lei.
 «Ma tu sei una Straniera!» esclamò lui, ignorando la domanda della ragazza, aprendosi in un sorriso e muovendo le orecchie sul capo.
«Una che?»
 «Una Straniera, significa che non sei di questo mondo… Ѐ così?»
«Beh, penso di si» aveva risposto lei titubante
«Allora so esattamente dove portarti, seguimi… tanto ti sei persa no?» disse il ragazzo, iniziando a camminare. La ragazza decise di seguirlo in silenzio, evitando eventuali guai o peggio di essere rapita, di nuovo. Il ragazzo, Boris, l’aveva condotta fino ad una grande piazza, al cui centro svettava un’enorme torre di pietra grigia.
 «Questa, mia cara Straniera, è la Torre dell’Orologio, ed è il centro del nostro paese. Entra, e chiama Julius, sicuramente scenderà dai piani alti e saprà spiegarti ogni cosa…» disse il ragazzo con voce morbida «Non spaventarti se ti sembrerà scontroso, è innocuo. Ora vado, se hai bisogno di me, mi trovi al Parco Giochi» concluse poi, mettendole il braccio sinistro attorno alle spalle, indicando con la mano una strada che puntava verso Est, per poi dirigervisi, salutandola con un cenno della mano.
Seira si era quindi diretta verso la porta della Torre, incrociando persone senza volto che, però, non mostravano alcuna difficoltà a muoversi o ad orientarsi.
-Che strano posto…- pensò la ragazza, mentre varcava il portone di legno.
«C’è nessuno? Julius?» domandò titubante, ma comunque ad alta voce nella speranza che qualcuno la sentisse. Dall’alto, nella sua stanza, Julius Monray stava, come al solito, chino sul tavolo da lavoro, intento ad aggiustare uno dei tanti orologi che gli venivano portati giorno dopo giorno, con quell’attenzione maniacale che solo lui sapeva dimostrare, aveva sentito chiaramente, quella voce femminile che lo aveva chiamato.
  «Non è possibile…» affermò tra se, cominciando a scendere le scale sempre più velocemente e rimanendo allibito, davanti alla ragazzina dagli occhi azzurro cielo. Anche lei era rimasta perplessa, davanti all’uomo dai lunghi capelli color notte.
«Ehm.. sei Julius?» domandò di nuovo la ragazza.
  «Si, sono io, di cosa hai bisogno?» rispose il giovane, sistemandosi gli occhiali da lavoro sul naso.
«Credo.. Forse.. Oh, non lo so! Boris mi ha detto di venire qui perché mi avresti spiegato che succede e io l’ho fatto!» aveva esclamato Seira esasperata
  «Boris? Conosci lo Stregatto?» domandò l’uomo
«Si, mi ha detto di cercare te, e mi ha chiama… Estranea? No, non era così…»
  «Straniera?» l’aveva interrotta lui, bruscamente
«Proprio così»
  «Seguimi» aveva esclamato lui secco, facendole strada su per le scale. Ad un certo punto si era bloccato, fermato da un rumore insolito, e facendo scontrare Seira con la schiena dell’uomo.
«Ehi, ma che ti prende? Perché ti sei fermato?» domandò lei stizzita, mentre Julius la fissava in silenzio. Aveva sentito un rumore diverso da quello da cui era abituato a sentire, da quello che aveva sentito solo una volta ma che non avrebbe mai dimenticato. Quasi senza pensare, aveva posato la mano sul petto della ragazza, proprio all’altezza del cuore, per avere conferma.
Tu-Tum Tick Tu-Tum Tack
Un battito alternato ad un ticchettio, un cuore e un orologio… Quel suono lasciava non poco perplesso il giovane orologiaio.
«Ehm… potresti?»  chiese la ragazza, rossa di imbarazzo, alludendo alla mano di Julius
  «Ah, certo, scusami» rispose lui, riprendendo a salire, nascondendo l’imbarazzo.
La stanza di Julius non era cambiata negli anni, sempre asettica e vuota, con la scrivania piena di ingranaggi  da montare e le pareti spoglie. L’aveva fatta accomodare al tavolo e le aveva portato una tazza di caffè, per poi iniziare a parlare.
  «Gli Stranieri sono coloro che non fanno parte del nostro mondo , che vengono al di fuori del nostro paese… come te. Sono persone che vengono coinvolte nel nostro gioco, seguendo i personaggi e scoprendone i ruoli. Persone del genere sono molto rare, non capita spesso che qualcuno cada nel Gioco, quindi dati soggetti sono mira di attenzione da parte dei funzionari che ricoprono i vari ruoli del gioco» le spiegò Julius con calma.
«Va bene, e come si riconoscono funzionari e non?»
  «I funzionari hanno un volto. Tratti somatici che li differenziano e una personalità propria. Sicuramente in piazza avrai incontrato persona senza volto» aveva affermato lui, mentre annuiva attenta «Loro sono personaggi secondari, comparse, senza apparente utilità ai fini del gioco, capito?»
«Si, e io come faccio ad uscire da questo… Gioco?» domandò lei, bevendo un po’ di caffè.
  «Semplicemente non puoi» le rispose calmo, facendole quasi sputare la bevanda
«Come non posso?! Io devo rimanere bloccata qui per sempre?»
  «Dovrai rimanere qua fino a quando la boccetta che hai in tasca non sarà di nuovo piena, solo allora potrai uscire e tornare a casa tua. E prima che tu me lo chieda, per riempirla devi interagire coi vari personaggi, stringendo legami con loro, ma bada bene a prestare attenzione a come ti relazioni con loro, perché potresti scatenare reazioni piuttosto… intense ecco» concluse lui, mentre Seira estraeva dalla tasca del grembiule una piccola boccetta di cristallo, ma come faceva a sapere che si trovava li? Ma aveva ragione, parlando con lui e con Boris, essa conteneva già un po’ di liquido rosa.
«Non ho alternative?»
  «Nessuna, e ora vieni con me» la intimò Julius, dirigendosi nuovamente verso le scale, scortandola fino in cima. Da li si poteva vedere tutto il paese e Seira preferì non domandarsi a che altezza si trovassero, mentre l’uomo aveva puntato il dito verso Est «Quello è il Parco Giochi, dimora dello Stregatto, il ragazzi che hai conosciuto questa mattina da quanto ho capito. Quella invece è la Villa del Cappellaio» aggiunse indicando una grande villa a Nord della Torre «Non è esattamente un posto raccomandabile, è la residenza della Famiglia del Cappellaio, il clan mafioso del nostro paese, sono dei poco di buono, fai attenzione. Quello invece è il Castello di Cuori, dimora della Regina di Cuori. Sua Maestà la regina è una donna  irascibile e sanguinaria, tuttavia con un estremo interesse per gli stranieri. Detesta di uomini, quindi non dovresti avere difficoltà ad entrare nelle sue grazie. Li dimora anche il tizio che, con ogni probabilità, ti ha condotta qui. Sir Peter White, il Bianconiglio, primo ministro della Regina» concluse poi con tono ironico, indicando il Castello rosa, non lontano dalla Villa.
«Quindi concludendo: Parco Giochi, mafia, regina squilibrata. Ho capito!» esclamò Seira, indicando i vari luoghi
  «Si, un po’ alla larga ma ci siamo. Ti consiglio di andare al Castello, proprio oggi dovrebbe tenersi un incontro tra il Clan del Cappellaio e la Regina» disse Julius, mentre scendevano le scale e si fermavano davanti alla stanza del ragazzo. Subito la ragazza prese a correre giù per le scale, salutandolo di sfuggita, per poi ritornare sui suoi passi.
«Comunque io sono Seira, è stato un piacere Julius e grazie ancora» lo ringraziò con un sorriso, per poi correre fuori, attraversare la piazza e dirigersi verso il castello della Regina. Obbiettivo? Semplice, mettere fine alla vita di quel roditore che l’aveva trascinata in quel luogo fuori da ogni logica!

Minori: Mi scuso per l'enorme ritardo, ma ho avuto problemi di varia origine, che mi hanno impedito di pubblicare, ma mi ha consolato molto vedere quel numero 5 nelle recensioni. Credetemi mi ha reso felicissima, anche perchè non avrei mai pensato che questa storia sarebbe potuta piacere a qualcuno. Vi ringrazio ancora, e prometto di essere più costante con questa storia, sperando che continui a riscuotere successo :)

 
  
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