Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Flos Ignis    06/04/2014    1 recensioni
Ohayo, minna!
Sono nuova del fandom, e questa è solo la mia seconda fanfiction, per cui vi prego di essere clementi e di farmi sapere se vi piace o meno, così da potermi migliorare. Spero comunque di intrattenervi piacevolmente!
Ambientata dopo il secondo film: Sakura fa un incubo che la tormenta, e capendo che si tratta di un sogno premonitore decide di consultare i Tarocchi delle Carte per scoprire cosa attende lei ed il fratello.
Nell'ombra si nasconde un Cacciatore.
Dalla Cina e dall'Inghilterra, due ragazzi accorrono per aiutare i loro amici in questa nuova impresa della Padrona della Carte.
In un gioco frenetico di guardie e ladri, a determinare la vittoria sarà solo la magia più forte di tutte.
L'Amore.
Ok, non sono brava nelle introduzioni, ma spero di avervi dato un'idea. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Lee Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji, Touya/Toy, Yukito/Yuki | Coppie: Shaoran/Sakura, Touya/Yukito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FIDUCIA E AMORE
 
 
Tomoyo camminava tranquillamente verso la casa della sua migliore amica, certa che qualcosa di grande era accaduto il giorno prima. Non era da Sakura piantarla in asso senza darle spiegazioni o senza portarla con sé.
Quando suonò il campanello però, non si aspettava che ad aprirle la porta fosse Lee.
Nemmeno sapeva che era in Giappone, a dire il vero.
Anche il ragazzo rimase un secondo sorpreso di vederla, ma poi rimise la sua spada nel fodero che portava sulla schiena e le sorrise facendola entrare. Non appena lo fece, lo stupore lasciò il posto ad una sincera gioia di rivedere l’amico dopo tanto tempo.
Specialmente visto che il ragazzo si trovava in quella casa…
-Quanto tempo, Lee. Sono felice di rivederti. Da quando sei tornato?-
-Anche a me fa piacere, Tomoyo. Sono qui solo da un paio di giorni, non l’aveva programmato e quindi non ho avuto il tempo per…-
-TOMOYO!- una scheggia castana gli passò a fianco troncando le sue spiegazioni, avvolgendo la ragazza mora in un caloroso e quanto mai impetuoso abbraccio, ricambiato con gioia.
-Sakura, sono sollevata nel vederti in forma. Visto che mi ha aperto Lee, ho temuto il peggio-
-Dato che in casa non ci sono né Toy, né kero-chan, né Yuki, ha voluto verificare che non ci fossero malintenzionati, dopo quello che è successo ieri… ma scusa, perché credevi mi fossi fatta male?-
-Quando ieri sei scappata alla velocità della luce, ho capito subito che probabilmente c’era una minaccia nelle vicinanze, probabilmente si è avverato il tuo sogno premonitore con l’uomo armato d’arco, dico bene? Ieri sera non mi hai chiamata, quindi sono venuta a vedere se ti era successo qualcosa e a chiederti se Toy sta bene
-Il tuo intuito fa sempre impressione come un tempo…-
-Grazie, Lee. Posso dunque sapere chi è tanto temibile da costringere Lee a prendere un volo fino a Tokyo per il timore che nemmeno Sakura, con tutti i suoi poteri e le Carte dalla sua parte, riesca a sconfiggerlo?-
Sempre più basiti e impressionati dalla perspicacia della loro amica, le raccontarono quel poco che ancora ignorava, per poi spiegarle ciò che avevano fatto per la Carta dello Specchio.
Siccome Lee si agitava sul divano che divideva con Sakura come se avesse posato il sedere su un cespuglio di spini, Tomoyo si incuriosì oltremodo per quella strana reazione al solo nome della Carta dell’Aiuto.
-Posso vederla? Oh, come mi dispiace di non averti potuta filmare mentre creavi una Carta, con l’aiuto di Lee poi! E questo cacciatore… oh, avrei voluto vederti combattere contro di lui, amico mio!-
Sakura aveva accontentato Tomoyo, per poi stringere la mano di Lee nel tentativo di consolarlo benchè lei stessa si stesse trattenendo a stento dal ridere. Non perché trovasse stupido o ironico il fatto che lo spirito avesse assunto l’aspetto del suo ragazzo, quanto piuttosto per il palese imbarazzo che ghermiva Lee per poi non mollarlo più fino a quando l’argomento o la suddetta carta non fossero spariti dal suo udito o dalla sua vista.
Anche Tomoyo doveva averlo capito, perché si limitò a sorridere e commentare blandamente che l’aveva sempre detto che lui era fotogenico. Causando un ulteriore attacco di timidezza acuta nel giovane.
-Dai, Lee, dovresti sentirti onorato! In fondo, se lo spirito ha assunto questa forma, significa che è stata Sakura stessa a immaginare l’Aiuto come se fossi tu, e dato che spesso lei si identifica con lo Specchio… aspetta. È per questo che sei imbarazzato. Come ho fatto a non capirlo prima?-
Sakura spostava il suo sguardo allucinato dalla sua migliore amica, che in quel momento sfoggiava un sorriso soddisfatto degno di un gatto che si è appena pappato il topolino indifeso, e Lee, che sembrava tutto tranne che un topolino indifeso in quel momento: sembrava pronto a uccidere Tomoyo con il suo sguardo più bellicoso.
Perché se Tomoyo era brava in qualcosa, era indovinare i sentimenti delle persone. E perché se Lee odiava qualcosa, era che gli altri gli leggessero dentro.
-…-
-Lo prenderò per un sì. Ora, Sakura… quel che serve è un costume per la tua nuova missione: la caccia-spettri!-
-…spettri?-
-Sakura, ricordi che l’ho raccontato no? Che quell’arciere è vissuto secoli fa ed è il suo spirito a restare in questo mondo, nutrendosi di magia. Cosa credevi che fosse?-
-Allora è un f-f-fantasma? Sono stata con un fantasma nel bosco ieri… AHHH!-
Si era buttata tra le braccia di Lee a quella realizzazione. Lui scosse semplicemente la testa, e Tomoyo sorrise intenerita, troppo abituati a quella reazione della ragazza alla menzione dei fantasmi per darle troppo peso. Sapevano anche che era solo uno sfogo di paura passeggero.
Siccome era Sakura stessa  a voler smettere di avere paura e far sempre la piagnona del gruppo, si staccò a malincuore dal calore sempre rincuorante del petto del suo ragazzo, che sembrava fatto apposta per accoglierla e proteggerla. Asciugò le due lacrime che le erano sfuggite, appuntandosi mentalmente di uccidere suo fratello appena rientrato per averle riempito la testa di storie di fantasmi spaventosi fin da quando era piccolissima.
Tomoyo la guardava, quasi orgogliosa di lei, mentre Lee le teneva una mano  aspettando pazientemente che si calmasse, senza interferire, lasciando che fosse lei a sbrigarsela con quella faccenda. Lo ringraziò mentalmente per questo pensiero discreto.
-Lee, quindi il tuo compito è imprigionare di nuovo questo spirito?-
-Sì, mia madre me l’ha affidato, chiedendomi anche di riportare indietro i nuclei magici delle mie sorelle, se possibile-
-Deve fidarsi molto di te e delle tue capacità. Come farai?-
-In realtà sono semplicemente l’unico che poteva mandare. Per riuscirci ho portato con me lo scrigno che lo custodiva in passato. Sapete, è stata proprio mia madre a catturarlo, da giovane. E poi dovrò ricoprirlo di fuda benedetti dell’elemento fulmine. È molto vulnerabile ad esso-
-Ma come farai ad attirarlo lì dentro?-
-Non lo so ancora, ma di sicuro mi verrà in mente una strategia. Sakura, promettimi che gli starai lontana-
-Ma…-
-Ha puntato te e tuo fratello. Non si fermerà fino a che non avrà assorbito tutta la vostra magia. E quando l’avrà fatto, non gli servirete più a nulla, da vivi. Non posso permettere che un errore mio ti possa causare danni-
-Ma non è stata colpa tua, cosa dici?-
-Mia madre ha sbagliato nel lasciare incustodita una cosa così pericolosa, conoscendo le mie sorelle, Feimei ha sbagliato ad aprire uno scrigno con un’evidente aura magica intorno e coperto di fuda di rinforzo, … ma soprattutto io ho sbagliato. Non avrei mai dovuto allontanarmi da casa dopo la premonizione di mia madre. Sono l’uomo di casa, è compito mio proteggere le mie sorelle. Ed ora, loro sono confinate nelle loro stanze, ancora prive di nucleo magico, ma soprattutto di forza. Se io fossi stato con loro…-
Lee tacque, schiacciato da sensi di colpa che sentiva pesanti come macigni.
-Ma Lee, non puoi pensarlo davvero! È stato tutto uno sfortunato incidente, non puoi sentirti in colpa per qualcosa che  non hai fatto, non ha senso!-
-Tomoyo ha ragione. Lee, guardami per favore…- attese di incrociare i suoi occhi  di giada con quelli ambrati per continuare a parlare. –Non puoi essere certo che non sarebbe successo nulla se tu fossi rimasto a casa. Non puoi saperlo semplicemente perché ormai è passato. Non è successo nulla di grave l’importante è che nessuno si sia fatto male in modo irreparabile. Ti aiuterò a rinchiudere il cacciatore, e poi restituiremo la magia alle tue sorelle. Te lo prometto. Ti fidi di me?-
-Certo, ma…-
-E allora smetti di rimuginare, e abbi fiducia. Sarò al tuo fianco, non permetterò che ti accada qualcosa. Sei sempre stato tu a proteggermi, ma ora è il mio turno di farti da spalla e ricambiare ciò che hai fatto per me da quando ci siamo conosciuti. Non accetto un ‘no’. Capito?- lo minacciò giocosamente puntandogli un dito sul naso, cosa che oltre a imbarazzarlo lo fece quasi diventare strabico. Al sorriso divertito e fiducioso di Sakura, non potè evitare di cedere.
-…sì.-
 
 
-Mi spieghi per quale assurdo motivo stiamo lasciando da soli quei due a casa mia?-
-Toy, perché sei così preoccupato?- Yuki era davvero un mago nel fare il finto tonto, quando ci si metteva. E la cosa lo divertiva, sotto sotto.
-Non è ovvio?-
-Quante volte devo ripeterti che a volte le cose vanno dette ad alta voce? Che diamine, non sono nella tua testa!-
-Vero, ma che bisogno c’è di dirlo se tu mi conosci benissimo?-
-…non quanto vorrei- era stato poco più di un triste sussurro, ma anche senza sentire le parole Toy aveva intuito che qualcosa non andava. Cercò quindi di tirarlo su con una battuta.
-Alza la voce, non ho un orecchio bionico!-
-…ho detto che conoscerti non implica leggerti la mente. Hai paura di un attacco del cacciatore o semplicemente di lasciarli soli perché stanno insieme?- si vedeva lontano un miglio che Yuki stava cercando di sviare il discorso, ma Toy non era certo un tipo che lasciava perdere facilmente.
-Entrambe le cose, naturalmente. Sono dei bambini. Ma c’è anche altro che mi preoccupa-
-Sono ragazzi in gamba, invece. Se la sapranno cavare. Cos’altro c’è in grado di turbarti, oltre a Sakura?-
-Te-
Sorpreso, Yuki inciampò sbadatamente nei suoi stessi piedi, andando quasi addosso ad un passante che lo guardò male. Se non fosse stato per Toy che lo aveva afferrato per un braccio, sarebbe finito sicuramente faccia a terra, sbilanciato dalle borse della spesa.
-Toy…-
-Yuki, lo so che qualcosa ti rende triste. Vorrei solo capire cos’hai e fare qualcosa per aiutarti- nel dire queste parole, pose la mano libera sul volto del suo amico, che avvampò, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per il piacere inaspettato.
-Non voglio che tu mi nasconda i tuoi pensieri e sentimenti. Voglio esserci per te, per le cose stupide e per quelle difficili. Non tagliarmi fuori-
Yuki sentiva i suoi occhi pizzicare, ma si rifiutava di piangere per le parole toccanti che gli aveva detto. Cosa doveva fare? Dirgli che, senza di lui, si sentiva perso in un mondo pieno di gente che per lui erano solo una massa di volti indistinti? Che il suo volto brillava come un faro nella nebbia? Che lo amava… ? Ma era giusto, per lui, amare? Lui, un essere che in realtà non avrebbe nemmeno dovuto esistere… innamorato del suo migliore amico.
Toy continuava a guardarlo negli occhi, senza cedimenti, cercando di intuire le emozioni che si susseguivano dentro di lui da uno sguardo, una piega delle labbra rosee…
La gente intorno a loro continuava a camminare, ma loro non li vedevano. Fermi, in piedi, in mezzo alla strada, continuavano a guardarsi, senza altro contatto tra loro se non quella mano che dal volto dell’albino era scesa in una dolce carezza fino al suo collo, passando sotto la sciarpa di lana pesante, per poi rifugiarsi dal freddo tra i capelli alla base della nuca, afferrandoli delicatamente.
A causa di quella presa forte ma non costrittiva Yuki istintivamente alzò il volto e lo protese verso quello di Toy, socchiudendo gli occhi come se fosse in trance. Quella mano posata sulla sua nuca aveva azzerato completamente i suoi pensieri, rendendoli talmente lenti e nebulosi che l’unica cosa che riuscì a fare in quel momento fu seguire l’istinto. Le borse gli caddero dalle mani che si andarono a posare sugli avambracci muscolosi di Toy, stringendoli come se fossero la sua ancora di salvezza.
Chiuse gli occhi, e finalmente posò le labbra su quelle di Toy, con l’unica cosa chiara dentro di sé che se lui si fosse scostato, magari disgustato dal contatto con un altro uomo, avrebbe potuto morire.
Ma quando sentì sulla bocca il movimento di riposta della sua compagna, seppe di essere già morto, perché quello non poteva essere altro che il paradiso.
  
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