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Autore: mattmary15    07/04/2014    3 recensioni
Questa storia comincia con una giornata come un'altra al liceo Shohoku. La ascolterete da tre punti di vista: quello del bel tenebroso Rukawa, quello dell'inarrestabile Sakuragi e quello della forte Ayako. Insieme racconteranno di come la vita scorre, giorno dopo giorno, e riserva sorprese. Ma ci vuole poco a fare in modo che un giorno come un altro diventi ... l'inizio di una storia da raccontare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Ayako, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell'autrice:
Ciao a tutti! Scusate l'assenza ma sono stata al Romics e non ho potuto postare. Questa più che una nota è un avvertimento: La storia ha già l'alert 'contenuti forti' ma questo capitolo è un po' particolare per cui chi non sopporta la violenza può saltarlo e io farò una sorta di riassunto nell'intro del prossimo, sorry. Detto questo, vi lascio al capitolo:

Che vada al diavolo!


La luce che percepisco mentre i muscoli delle braccia mi dolgono e bruciano, non è un buon segno. Cerco di sforzare gli occhi mentre la porta si apre. Sadama sta trascinando un corpo per le caviglie. E’ Sendoh. Quel bastardo non scherzava. Lo deposita proprio davanti a me e cantilena di nuovo le sue paranoie. Akira ha una ferita alla testa. E’ privo di sensi e la botta che lo ha ferito deve esserne la causa.
“Devi esserti sentito molto solo, povero Rukawa. Ti ho portato un amico, anche se tu forse avresti preferito quello stupido con i capelli rossi, giusto?”
“Lo sai che la pagherai per questo, vero Samada?” dico a voce bassa. Sono veramente incazzato.
“Davvero? Me la farai pagare tu? Legato come un salame?”
Ringhio ma ha ragione. Sendoh si lamenta, evidentemente sta riprendendo i sensi. Samada prende un flacone verde dal tavolo e versa una parte del suo contenuto su un piccolo asciugamano. Lo preme sulla bocca e naso di Sendoh e questi perde di nuovo i sensi.
“Fai la ninna Sendoh. Per ora è un gioco a due, vero Kaede?”
Sentirmi chiamare per nome mi inquieta. Samada si avvicina con quel panno ancora in mano.
“Scegli, lo faccio a te o a lui?”
Non capisco di che cazzo stia parlando.
“Sarò più chiaro. Non hai capito dove ti trovi vero?”
In effetti, un po’ per il buio, un po’ per la paura e soprattutto per il dolore, non mi sono neppure guardato intorno. Sembra un locale caldaia. Il tubo a cui sono legato deve essere quello in cui passa l’acqua calda perché sento il calore sulla punta delle dita e perde un po’ un paio di metri più dietro. L’impianto deve essere vecchio perché nella stanza c’è odore di muffa. E’ da escludere che sia l’impianto della palestra o dell’albergo.
“Ti trovi nel vecchio capanno dietro l’impianto termale. La caldaia è in disuso da anni.” Dice Samada giocando ancora con l’asciugamano “C’è ancora il vecchio impianto a gas. Sono certo che non lo revisionano da anni. Forse perché nessuno viene più qui. Magari solo una coppia che deve fare del sesso di nascosto si arrischierebbe in un posto tanto malsano, non è vero?”
Il motivo per cui ha trascinato Akira qui comincia a diventare chiaro.
“Io e Akira non siamo una coppia e non abbiamo mai fatto sesso!” gli grido in faccia. Lui ride.
“Ti credo, non c’è bisogno di scaldarsi! Sai Rukawa, ti ho mentito su una cosa. Quando ti ho detto che mi faceva schifo che Sendoh fosse l’oggetto dei desideri del figlio del mister, ho omesso che invece non trovo per niente male Hiroaki. E cosa devo sopportare? Che Sendoh mi porti via in un colpo solo maglia da titolare e pure il figlio del mister? Come se questo non fosse duro da accettare, Sendoh se ne infischia di tutto e tutti perché vuole te. E infine ci sei tu che ottieni sempre tutto con quella facilità odiosa!”
Mentre lui parla, penso a come potrei fare a tirarmi fuori da questa situazione, a come potrei aiutare Sendoh e capisco che quel pazzo non potrebbe essere più lontano dalla verità. Non ho mai ottenuto niente con facilità. Forse non ho mai avuto quello che desideravo davvero. Ripenso all’ultimo bacio che ho dato ad Hanamichi e al fatto che non è riuscito a dirmi che mi ama. Avrei  solo voluto sentirglielo dire per potergli rispondere che anche io lo amo. Da matti. Invece lui ha girato la testa di lato e ha evitato di rispondere al mio sguardo.
“Dunque te lo richiedo, tu o lui?” dice girandosi a guardare Sendoh.
Lui è ancora steso a terra e sembra così indifeso anche se è più grosso di me. Lui non ha mai avuto paura di dirmi che è pazzo di me, che è innamorato di me. Lui non ha mai voltato lo sguardo.
“Se devi fare del male a qualcuno, fallo a me.” Dico piano, guardando per terra.
Samada sorride e in due passi è davanti a me. Mi slaccia i pantaloni della tuta e sento le sue mani tra le cosce. Mi tocca immediatamente proprio dove non vorrei. Evidentemente è convinto che applicando la giusta dose di spinte su e giù, diventerò duro. Si sbaglia. Il suo tocco non produce alcun effetto. Non sono mai stato il tipo che si eccita sulle riviste o davanti ad un film e neppure faccio spesso ricorso a seghe di ripiego. Il basket mi eccita. Hana mi eccita, anche solo con lo sguardo. Quante volte, durante gli allenamenti, mi sono ritrovato a gestire erezioni improvvise solo a sentire l’odore del suo sudore. Ma questo qui non potrebbe mai farmi venire, neppure se mi masturbasse per ore.
Deve averlo intuito anche lui. Mi lascia andare e mi gira intorno. Non sono stupido. Capisco subito cosa intenda fare e ora vorrei urlare. Invece, quando lo sento strusciare la sua erezione contro i miei glutei, mi mordo il labbro e soffoco qualunque gemito. Mi penetra brutalmente ma solo per poche volte. La sua intenzione era solo farmi sanguinare.
“Bene,” dice soddisfatto “quando vi troveranno qui, in queste condizioni, sara chiaro a tutti come mai eravate qui!”
“Credi davvero che non dirò che sei stato tu?”
“Non potrai dire un bel niente! Vedi quel grosso ingranaggio? E’ la valvola del gas. Quando riempirà la stanza voi soffocherete.” Conclude mettendomi l’asciugamano sulla bocca. Perdo i sensi mentre sento ancora che allenta il laccio intorno ai polsi e mi stende addosso a Sendoh.
Che penserà Hanamichi quando ci troveranno così? Al diavolo! Io e Akira saremo già morti. Mi dispiace Hana non volevo che andasse così! Mi dispiace Akira, ho fatto ciò che potevo. Chiudo gli occhi mentre il mio naso già respira l’odore del gas.

Non so perché mi sono messa a correre così. Mi sono allontanata persino da Miyagi. E’ come se il mio intuito femminile mi stesse suggerendo a gran voce che non c’è tempo da perdere.
Mi ritrovo vicino alle terme. Non ricordavo che l’odore dell’acqua termale fosse così forte! Sembra odore di zolfo? No, è odore di gas! E non può venire dall’acqua delle terme.
Mi guardo intorno. Ci sono solo piante. Qui non può esserci nessuno. Ru e Sendoh devono essere per forza da un’altra parte. Tuttavia, ancora il mio sesto senso mi spinge a voltarmi in direzione di un vecchio capanno. Qualcuno ha guardato lì dentro?
Raggiungo la porta e la apro. Devo indietreggiare perché l’odore di gas è fortissimo all’interno.
Mi passo un braccio davanti alla bocca ed entro. Inorridisco pochi passi dopo.
Distesi a terra, mezzi nudi, ci sono Sendoh e Rukawa. Entrambi hanno pantaloni e boxer abbassati.
Mi avvicino e mi accorgo che Rukawa ha del sangue che gli scorre tra le cosce. Che faccio? Sono troppo pesanti per me. Anche provando a spostare Ru, non faccio che pochi passi. Scuoto allora Sendoh e sembra che questi sia capace di riprendersi.
“Mhh”
“Akira, presto, torna in te!” urlo e lo schiaffeggio, un po’ per fargli riacquisire lucidità, un po’ perché non posso credere che abbia fatto questo a Kaede in un posto così squallido.
“Che è successo?”
“Rivestiti.”
Lui si guarda, arrossisce e si tira su, in un colpo solo, boxer e pantaloni. Solo allora si accorge di Rukawa. Il suo viso cambia e mi impressiona vedere come vi si dipinge una maschera di terrore. Mi scansa, si avventa su di lui, lo solleva e lo chiama.
“Kaede, Kaede! Rispondimi!”
“Portiamolo fuori!”
Sendoh lo riveste e se lo carica in spalla. Usciamo dal capanno e, all’aria aperta, lo depone sull’erba. Non smette di dire il suo nome. Mi ero sbagliato su Sendoh. Non è cotto di Rukawa. E’ innamorato.
Le lacrime gli solcano il volto scivolando, copiose, su quello di Ru che sembra ancora contratto in una smorfia di dolore.
Non è stato Sendoh a fare questo a Kaede. La verità mi taglia in due come farebbe una lunga katana. E’ stato Eiji Samada.
“Sendoh, resta con lui. Io vado a cercare aiuto.” Dico decisa anche se le mie stesse gambe non mi reggono. Lui sorride triste. Non lo lascia neppure per un secondo. Ora capisco cosa voleva dire Sakuragi in palestra sul fatto che fanno coppia fissa. Deve avere compreso anche lui che tra questi due c’è un legame forte. Devo trovare Hana e parlargli, deve riprendere il controllo della situazione o perderà Ru per sempre.
Corro più forte che posso quando qualcosa mi blocca. Due braccia forti mi afferrano. Una mi stringe il seno, l’altra mi tappa la bocca.
“Tu non vai da nessuna parte, piccola!” sento sussurrarmi all’orecchio. Capisco che è lui. Il verme che ha ferito Ru, che ha sequestrato lui e Sendoh, che ha distrutto la fiducia in se stesso di Ryota. E’ Eiji Samada. Mi divincolo, gli mordo una mano per liberarmi. Lui, d’istinto, mi schiaffeggia. Il colpo è talmente forte che finisco a terra priva di sensi.

Forse dovevo lasciare venire Fukuda. Mentre cerco in tutte le stanze dell’albergo, negli spogliatoi, perfino in cucina, mi assale la sensazione che, alla prossima porta che aprirò, me li troverò davanti nudi e allacciati che si danno piacere a vicenda. Se solo penso a Kaede tra le braccia di Sendoh, un conato mi assale e devo fermarmi a prendere fiato.
Smettila Hanamichi! Lui vuole te, lo hai detto anche a Sendoh. Non sono spariti insieme. Quel Samada lo avrà trascinato da qualche parte. A questo pensiero, un altro conato. Esco dalla struttura. Devo prendere aria. Se gli fosse successo qualcosa? Se non lo trovassi mai più? Se fosse stato portato via da quel pazzo e seppellito chissà dove, quale sarebbe l’ultimo ricordo che io avrei di lui? Un bacio rubato in un corridoio come fossi un ladro. E quale ricordo lui avrebbe di me? Di uno che dopo aver fatto chilometri per cercarlo e avere passato una notte infuocata con lui, non ha avuto il coraggio di esprimergli i suoi sentimenti. E dire che lo amo. Io lo amo. Credo di avere cominciato a provare questi sentimenti prima di quella dannata volpe. Però perché tirare fuori la questione in quel modo?
Ho camminato fino alle terme, scosto un cespuglio e, improvvisamente lo vedo.
Una parte di me vorrebbe correre ad abbracciarlo, l’altra lo odia. Più della prima volta che ho incrociato il suo sguardo sulla terrazza della scuola.
E’ tra le braccia di Sendoh.
Maledetto Sendoh.
Onnipresente Sendoh.
Inopportuno Sendoh.
Lo stringe e piange. Io vomito saliva e bile dietro al cespuglio da cui non riesco ad uscire. Mi sforzo solo quando lo sento chiedergli di svegliarsi, di respirare.
“Sendoh!”
“Hanamichi, sei tu? Aiutami a portarlo in infermeria. Io non sono in grado.”
Ha una ferita alla testa. E Ru, Ru cos’ha, perché è svenuto?
“Che cosa è successo?” chiedo cercando di sollevarlo strappandolo dalle braccia di Sendoh.
“Non lo so, ero svenuto. Una fuga di gas nel capanno della caldaia delle terme.”
“Che diavolo ci facevate in quel posto?”
Digrigno i denti come un cane rabbioso quasi come se, da un momento all’altro, Sendoh debba confessare di essersi appartato laggiù con lui. Invece abbassa gli occhi sul corpo di Rukawa e parla mortificato.
“Io non ricordo niente. Solo di aver preso un colpo in testa ieri sera quando sono uscito dalla mia stanza per andare a cercare il mister.”
Quelle parole mi calmano. Solo per un attimo. E’ stato Samada, ne sono certo! Sollevo Rukawa e raggiungiamo insieme l’infermeria della palestra.
Mi accorgo solo in quel momento che sta per iniziare la partita. Koshino ci viene incontro con l’espressione più sollevata che abbia mai visto solo per rabbuiarsi subito dopo aver capito che Sendoh è ferito.
Il medico della squadra fa entrare Sendoh e Rukawa e fa uscire tutti gli altri.
Maledetto dottore! Lo avevo appena stappato dalle braccia del porcospino e tu ci separi di nuovo.
Passano venti minuti. Dal corridoio sento le voci dei miei compagni esortare chi sta giocando. La partita non si è messa affatto bene a giudicare dalle parole che riesco a comprendere. Koshino è affianco a me. Non ha detto una parola. Posso solo immaginare cosa passa nella testa del piccoletto. I suoi sentimenti per Akira non sono un segreto per nessuno.
“Non è successo niente tra loro.” Dico un po’ per rassicurare Koshino, un po’ perché penso che dirlo a alta voce servirà a tranquillizzare anche me. Lui sorride.
“E’ colpa mia se è successo tutto questo. Sono stato io a decantare le qualità di Sendoh a Samada e sempre io a dirgli quanto fosse odioso Rukawa. Avrei dovuto stare zitto!” conclude liberando una lacrima capace solo di cadere lungo la sua guancia senza liberarlo dall’angoscia che prova.
“Non è colpa tua se quello è pazzo e, ti assicuro, che la pagherà.”
In quel momento il dottore esce dall’infermeria accompagnando Sendoh che pare in forma se non per il bendaggio alla testa. Koshino gli corre incontro e lo costringe a seguirlo in palestra.
“Dottore come sta Rukawa?” chiedo. Lui guarda per terra e si gratta il mento. Questo suo modo di fare non mi piace.
“Sta abbastanza bene. Qualche livido ed escoriazione. Tutto a posto.”
“Ma allora perché non può uscire anche lui?”
“Deve riposare.”
Mi dice andandosene. Al diavolo, ora quella dannata volpe mi dirà che è successo o giuro che non gli permetterò di dormire mai più! Entro nella stanza e chiudo la porta alle mie spalle. E’ sveglio e guarda fuori dalla finestra. Appena sente il rumore della porta, si volta e fissa i suoi occhi di ghiaccio su di me. Ora non so che dire. La sua pelle è più bianca del lenzuolo che lo avvolge fino al torace e da cui escono solo le lunghe braccia. Ai polsi ha evidenti lividi e tagli.
“Sta diventando un’abitudine quella di trascinarti in ospedale! Dovrò fissare un prezzario. Il soccorso notturno costa di più!” dico cercando di sorridere, portandomi una mano dietro la testa.
Lui non risponde e volta di nuovo la testa verso la finestra. Non ha funzionato.
“Ehi, faccia di volpe! Parlo con te sai? Che cazzo è successo stavolta? E' stato Samada?”
A quel nome vedo le sue mani stringere la stoffa del lenzuolo. Mi calmo. Devo calmarmi e farlo parlare.
“Kaede, per favore, guardami. Dimmi cos’è successo. Di là stanno giocando. Io sono qui per te.”
Si volta e mi guarda di nuovo.
“Vattene.” Dice solo ed è come se la terra venisse meno sotto ai miei piedi.
“Che vuol dire?” dico per fare resistenza.
“Sei idiota?” urla “Vattene! Non voglio più vedere la tua brutta faccia. Questo vuol dire. Voglio che tu sparisca. Non voglio più avere a che fare con te!”
“Perché? Cosa ho fatto?”
“Non hai fatto niente. Tu non fai mai niente, tu non dici mai niente. Sei un bugiardo, vattene!”
A quelle parole, capisco. Perché non sono poi così idiota. E’ arrabbiato perché non gli ho detto di amarlo. E’ arrabbiato perché non l’ho protetto. E’ arrabbiato perché non riesce a trattenere le lacrime. Devo uscire da questa stanza. Per il bene di entrambi. Anche se mi costa, anche se è doloroso, anche se significa arrendersi. 
Mi viene di nuovo da vomitare. Esco e raggiungo la palestra. Abbiamo perso 110 a 52. Che umiliazione. I volti di Akagi, Maki, Fukuda e di tutti gli altri sono maschere di dolore. Meglio così. Tra le loro, la mia passerà inosservata. Scopro presto che non è così. Sendoh mi avvicina e mi tira da parte.
“Cosa è successo?” mi chiede.
Perché devo raccontarlo proprio a lui? A chi altri però?
“Abbi cura di lui” gli dico posandogli una mano sulla spalla e liberando le lacrime “io non sono in grado di farlo. Avevi ragione tu. Lui è troppo per me e io l’ho deluso. Sappi che se lo farai soffrire, verrò a cercarti e te le suonerò!” dico cercando di sorridere e asciugandomi il viso. Lo supero e ceco di guadagnare l’uscita. Lui mi raggiunge.
“Che storia è questa? E le parole di ieri in palestra? Quelle sul fatto che gli saresti stato comunque vicino qualsiasi cosa lui ti avesse detto?”
Colpito e affondato.
“Ora non posso. Non ce la faccio, Sendoh.”
“Ti avevo avvertito Sakuragi, lui è tutto o niente. Non puoi arrenderti ora!”
“Ma tu da che parte stai?” Gli chiedo con una vena di rabbia nella voce “Credevo che non aspettassi altro!”
“Ha ragione Kaede, sei proprio uno stupido! Io non l’ho mai visto sorridere, tu?”
Sgrano gli occhi. Io sì, l’ho visto sorridere, ho sentito il rumore che fa quando ride, il rumore che fa la felicità.
“Vedi? Con te Rukawa è felice. E io voglio che sia felice. Però non ti fermerò ancora. Se lasci libero il posto, io me lo prenderò senza tanti complimenti.” Conclude con uno sguardo deciso.
Vorrei urlargli che non lo lascerò mai quel posto ma sono interrotto da Miyagi e Koshino.
“Ragazzi chi di voi ha visto Ayako? Non si trova da quando sono partite le ricerche di Sendoh e Rukawa.”
“L’ultima volta che l’ho vista è stato quando ci siamo divisi i compiti.” Dico subito.
“Ma come? Non è stata lei a dirti dove eravamo?” chiede Sendoh.
“Tu l’hai vista?” Fa Miyagi sempre più nervoso.
Sendoh annuisce. “E’ stata lei a trovarci nel capanno. Se non fosse stato per lei, io e Rukawa saremmo morti. C’era gas ovunque. E’ stata lei a svegliarmi. Poi è corsa via per cercare aiuto. Credevo avesse detto lei a Sakuragi dove fossimo!”
“No, non l’ha fatto.” Ripeto.
“Allora dov’è?” chiede ancora Miyagi guardando Koshino senza avere il coraggio di fare l’unica domanda che abbia senso.
“Andiamo a cercarla!” esclama Sendoh allontanandosi con Koshino che sembra preoccupato solo per il fatto che la benda alla testa di Sendoh si sia macchiata di rosso.
Miyagi non si muove. Si guarda i pugni.
“E’ colpa mia!” Dice a bassa voce “Avrei dovuto proteggerla! Non avrei dovuto lasciarla sola! Se le succede qualcosa, sarà solo colpa mia!”
Le sue parole mi scuotono. Anche io avrei dovuto sentirmi così. Avevo giurato a Ru che lo avrei protetto, che nessuno l’avrebbe più toccato e le mie paure di espormi hanno rovinato tutto!”
“Coraggio Ryota. La troveremo. Sono certo che sta bene!”
Miyagi mi guarda e insieme lasciamo la palestra.

Gli ho detto di andarsene e lui l’ha fatto. Per la seconda volta! Che idiota. Perché dovevo innamorarmi di uno così? Ma ora basta. Con lui ho chiuso. Il basso ventre mi fa un male cane e non riesco neppure a rigirarmi nel letto. Non so neppure se hanno trovato quel bastardo di Samada. Un momento. Nessuno, a parte me, sa cos’è successo davvero. Merda. Devo avvertire il mister. Mi alzo dal letto facendo affidamento su gambe che in questo momento sono in sciopero. Mi sforzo. Devo farcela. Mi vesto e solo allora mi rendo conto dei lividi all’inguine. Esco dall’infermeria e la palestra è vuota. Il tabellone dei punti segna ancora l’umiliazione subita dalla nostra selezione. Dovevo giocare, non venire sequestrato da uno psicopatico.
Raggiungo la hall dell’albergo e i giocatori dello Shohoku sono tutti lì insieme a Sendoh e Koshino. Akagi s’accorge per primo della mia attuale debole presenza.
“Rukawa! Il dottore ha detto che dovevi restare a riposo!”
L’idiota mi guarda. E’ ansia quella nei suoi occhi? No, con lui ho chiuso.
“Sto bene. Che succede qui?”
“Ayako è sparita!” esclama Mitsui e io capisco subito che ‘sparita’ non è la parola corretta.
“Ayako? Che ci faceva qui?”
“E’ venuta con me per parlare con mio padre di Samada!” interviene Koshino. Allora qualcuno lo sapeva che era pazzo!
“L’avete cercata?” chiedo.
“E’ logico che l’abbiamo cercata!” grida Miyagi e io copro la distanza tra noi con una decisione che le mie gambe non sapevano di poter dimostrare.
“Non urlare pigmeo! Se non l’hai trovata, hai comunque fallito! E pensare che fai credere a tutti che moriresti per lei! Dov’eri quando aveva bisogno di te?” dico guardandolo negli occhi, anche se le mie parole arrivano dritte al petto della testa rossa perché lo vedo abbassare lo sguardo e curvare le spalle.
“L’abbiamo cercata davvero dappertutto.” Ripete Mitsui.
“Non a casa di Samada” dice Koshino “la casa della sua famiglia è poco lontano da qui.”
“Allora che aspettiamo?” chiede Miyagi “Andiamoci subito.”
Il gruppo che parte è composto da Koshino, Miyagi, Mitsui e Akagi. Visto che si tratta di cercare Samada, io e Sendoh siamo automaticamente esclusi. Quest’ultimo mi si avvicina e mi prende da parte.
“Vorrei parlarti da solo.” Dice ed usciamo all’esterno della hall. Con la coda dell’occhio vedo che Hanamichi ci guarda. Vada al diavolo!
“Cosa c’è?”
“Innanzitutto come stai?”
“Bene.”
“Io non credo proprio. Dovresti essere a letto nelle tue condizioni.”
“Non capisco di che parli.”
“So che cosa ti ha fatto.”
A quelle parole la nausea mi coglie in pieno. In effetti mi sono svegliato in infermeria e non so che cosa sia successo dopo che sono svenuto.
“Hanamichi lo sa?” chiedo ed è la sola cosa che m’importa sapere.
“No.” Dice scuotendo la testa “Dovresti dirglielo però.”
“Mai.” Dico agitando un braccio “E non glielo dirai neppure tu, Akira!”
“Lui tiene a te.”
“Questo non ti riguarda.”
“Questa menzogna vi dividerà!” Mi dice sinceramente preoccupato.
“Non è quello che desideri?”
“Non è ignorando quello che è successo che passerà, Kaede! Io non voglio vederti precipitare di nuovo nella solitudine e nell’apatia.”
“Vuoi stare dalla mia parte o no?” chiedo scorrettamente. Sendoh non è il tipo che scende a compromessi. E’ una persona pulita. Se servisse a non fargli rivelare ad Hanamichi quello che mi ha fatto Samada, gli direi che l’ho fatto per salvare lui dalle mani di quello psicopatico. Gli farei solo male però. Rimango in silenzio e aspetto che si decida a rispondermi.
“Non glielo dirò. Lo farai tu, ti costringerò a farlo. Non oggi però. Oggi voglio solo che tu vada a riposare. Intesi Kaede?”
Meglio di nulla. Lascio che mi accompagni in camera. Lui si mette a leggere e io mi sdraio. La mia schiena chiede pietà. Prendo il cellulare e mando un messaggio a Miyagi. La risposta arriva subito. Non sono ancora arrivati a destinazione. Lascio il cellulare e un secondo dopo il display si illumina.
“Pronto?”
“Non dire una parola o la tua amica si farà male.” La voce è quella di quello psicopatico di Samada “Sono al capanno. Vieni da solo.”
“D’accordo. A dopo.”
“Chi era?” La voce di Sendoh è impaziente. Si sente che è preoccupato.
“Miyagi. Ha detto che non sono ancora arrivati a destinazione.” Mi alzo.
“Dove vai? Ti eri appena disteso.”
“Al bagno. Torno subito.”
Esco e richiudo la porta. Mi dispiace mentire a Sendoh ma Ayako è in pericolo ed io sono l’unico che può aiutarla. Anche se questo significa finire di nuovo nelle mani di quel pazzo.

  
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