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Autore: Em Potter    08/04/2014    3 recensioni
Ho provato ad essere normale, ma mi annoiavo. Ero nata in una generazione poco interessante, in una generazione che non aveva nulla in cui credere e sperare. Ero nata in quella generazione che aveva già tutto, perchè i nostri genitori avevano già fatto tutto. Ovviamente, quando dicevo che avrei voluto una vita più movimentata non intendevo vivere una vita in cui la paura di morire da un momento all'altro o di perdere le persone che ami predominava. Ma la realtà era che mi sentivo così fuori luogo.
“Sei fortunata!” mi rimbeccava mia madre. “Vuoi davvero che qualche altra minaccia tenti di seminare il caos e distruggere ciò che abbiamo creato?”
“Nessuna strana minaccia attaccherà il nostro mondo, mamma. Questo è assurdo!” ribattevo.
... E da quando in qua io avevo ragione su qualcosa?
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro | Coppie: Lily Luna/Lysander
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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This is Halloween. 

La gelosia è una cosa orribile. Capita quando meno te lo aspetti, come una brutta sorpresa di compleanno o come un borsaiolo appostato dietro l'angolo per rubarti perfino le ossa. Alcune persone potrebbero dire con convinzione che la gelosia è una bella cosa, perché ti fa capire che qualcuno ci tiene a te e te lo dimostra. 
Beh, io non la pensavo affatto così. 
Sta di fatto che, quando dopo la fatidica gita ad Hogsmeade la gelosia venne ad incasinare ulteriormente la mia vita, ignorai Lysander Scamander come se la merda in confronto a lui fosse Elisabetta di Inghilterra. Un cambiamento radicale per una che ha stretto una specie di muto accordo con il ragazzo per ottenere di nuovo l'amicizia perduta. E io volevo davvero riottenere la sua amicizia. Ma ero così arrabbiata con Lysander che l'avrei volentieri mandato a cagare senza troppe spiegazioni.
Ovviamente, lungi da me il pensiero che quella strana lunaticità e il turbamento e l'istinto omicida che nutrivo nei confronti di quel ragazzo erano stati provocati da quella robaccia odiosa chiamata orribilmente: gelosia. 
« Davvero vuoi portare la Pozione Sbronzante alla festa di stasera? » stava sussurrando Hugo mentre Brown continuava a parlottare e fare battute che, se il mio malumore fosse stato inesistente, avrei trovato divertenti.
Grugnii in cenno di assenso. 
« Bene! » approvò mio cugino con estrema vivacità. « Bisogna di certo movimentare la serata. Indovina chi hanno invitato? Quei tipi del sesto anno di Tassorosso che non si divertono neanche con un incantesimo Imperio. Sarebbe carino sbronzare loro, no? »
Feci un altro grugnito che comunemente mio cugino poteva interpretare come un sì. 
« Ma che hai? » mi chiese Hugo, assestandomi una gomitata sul braccio. « Hai attaccato di nuovo briga con il professor Coleman e lui ti ha minacciata di fartela pagare cara? » 
« Coleman è l'ultimo dei miei problemi. » risposi, seccamente. 
Hugo mi fissò intesamente, come se stesse per valutare l'opzione di rinchiudermi in un manicomio per psicopatici e malati. Ma mio cugno era il penultimo dei miei problemi in quel momento. La lotta interiore dentro di me sembrava quasi non aver fine: volevo disperatamente che Lysander mi parlasse, mi guardasse o facesse qualunque cosa a parte ignorarmi, ma contemporaneamente volevo che stesse lontano da me anni luce. 
Bei casini che combino, davvero, complimenti a me. 
Sbuffai senza un motivo apparente e mi misi in ascolto, distogliendo lo sguardo da una nuca biondastra di mia particolare (per sfortuna) conoscenza. 
« Ragazzi. » esordì Brown, smettendo di fare battute e richiamandoci tutti all'ordine. « Vi farà piacere sapere che ho finalmente corretto i vostri test. Una parola: metafisici. » aggiunse sorridendo, catturando l'attenzione della classe al completo. 
Molti ridacchiarono; alcuni Corvonero sussurrarono ai loro compagni cose come “spero che il mio test sia andato bene” e ansietà simili, che sicuramente tutti noi potevamo aspettarci da tipi come loro. 
I Corvonero sono persone estremamente spregevoli – pensai, tenendo gli occhi piantati esclusivamente sulla nuca di Lysander.
Non a caso. 
Ovviamente, se lui continuava ad ignorarmi in quel modo così idiota non potevo far altro che prendermela con la sua intera categoria... no? Mi sembrava una scelta alquanto intelligente da parte mia. Oppure un modo molto stupido per attirare l'attenzione del biondino in questione. 
« Come sono andati i test, professore? » chiese Lorcan con tono ansioso, iniziando a tremare e a congiungere le mani in segno di preghiera.
Brown fece un colpetto di tosse, mentre brandiva i test e consegnava il primo foglio a Simon Zabini.  
« Alcuni sono andati proprio niente male. » rispose il professore, con soddisfazione. « Altri... beh, mi avvalgo della facoltà di non rispondere. » 
Ringrazio il cielo che questo test non fa media coi voti precedenti. 
Il professor Brown continuò a camminare per l'aula consegnando test e commentandoli. Edgar era così impaurito che tremava come un chihuahua sul punto di fare pipì ma il professore placò in fretta la sua paura consegnandogli il test con una grossa A rossa in cima al foglio. 
Edgar lesse il suo voto e fece un lungo sospiro sollevato. Justin Smith fece una smorfia, con quella faccia così identica a quella della sorella che quasi mi salì l'istinto omicida solamente a guardarla. 
« Quanto hai preso? » chiese ad Ed, sottovoce. 
« Accettabile. » 
« Solo Accettabile? » 
Ma ride bene chi ride ultimo. Fatto sta che, dopo che Justin Smith aveva bellamente preso in giro la sufficientissima A di Edgar (manco fosse un Troll, Merlino santissimo!), dovette per forza scavarsi la fossa da solo per quello che lui aveva ricevuto: uno Scadente. Il voto di Smith fu la notizia più bella della giornata di Lorcan Scamander che con la sua O rossa coronava il tutto. Fu il primo della classe ad aver ricevuto un voto così alto e ne fu veramente felice. Felice di aver battuto Smith, soprattutto, che con la sua sinuosa S stava quasi per piangere il morto. 
« Oh, che bello! » stava festeggiando Lorcan, facendo attenzione a farsi sentire dal suo acerrimo nemico e da tutta la classe. « Oltre Ogni Previsione. Niente male, vero? Insomma, mi sarebbe piaciuto ottenere un Eccezionale come al solito ma... » 
« Merlino, fallo tacere. » mormorò Hugo, che era calato nell'esasperazione più totale. 
Io, che ero appoggiata sul mio pugno chiuso e avevo la guancia praticamente negli occhi, feci uno sbuffo. 
« Immaginavo che Lorcan avrebbe reagito così una volta saputo il suo voto. » borbottai, tra i denti. « La sua reazione non è decisamente Oltre Ogni Previsione. » 
Mio cugino rise, afferrando al volo il test che Brown gli porgeva. 
« Hugo, se non ti uccidono i tuoi compagni, ti uccido io. » commentò il professore, scompigliandogli i capelli con un gesto amichevole. 
Hugo assunse un'espressione smarrita e diede un'occhiata al suo voto. 
« Ma prof! » esclamò, spalancando la bocca e inarcando entrambe le sopracciglia. « Mi ha messo una D? Che sta per... Desolante? » 
« Risposta esatta. » 
« Non vale! »
« Desolato, mister Desolante. » disse Brown in tono di scusa, facendo ridere a crepapelle la classe. E a malincuore anche me, anche se volevo a tutti i costi tenere alto il mio malumore. « La prossima volta mi aspetto di meglio da te. Capito? »
« Sissignore. » sorrise Hugo, per niente turbato dal voto ricevuto. 
Brown ridacchiò e fece un cenno col capo a me e Lysander, gli unici a non aver ancora ricevuto il test. Tutti i ragazzi della classe sembravano all'erta, curiosi di sapere come eravamo andati e, soprattutto, di sapere nel dettaglio il voto che avevamo ricevuto. 
« Complimenti ad entrambi, ragazzi. » Brown ci consegnò i test con un sorriso fiero. 
Afferrai il foglio, con Hugo che mi alitava pesantemente sul collo per vedere il voto che avevo ricevuto, e lo voltai pian piano, mettendo il mostra -con mia grandissima sorpresa- una grande E rossa sottolineata per ben tre volte. 
Eccezionale. 
« Eccezionale? » sgranai gli occhi. 
« Eccezionale? » fece eco mio cugino, spalancando nuovamente la bocca. 
« Eccezionale? » strepitò Lorcan con una vocina acuta e penetrante, voltandosi per guardarmi e alternando gli occhi da me e al fratello gemello con un certo sconcerto. « Hai preso Eccezionale? » si rivolse a me, troppo sconvolto per dire altro.
« Sì. » risposi, con tono di sfida. 
Anche Lysander si voltò indietro e io ebbi una fugace visione del suo test: anche lui, come me, aveva preso Eccezionale. 
« Come può essere possibile che avete preso entrambi una E? » insistette Lorcan, confuso. 
« Anche lei ha preso una E? » chiese Lysander stranito, rivolgendomi per la prima volta la parola da quando avevamo messo tutti e due il piede nella classe. 
Ovviamente, non gli risposi (il suo gigantesco ego doveva essere parecchio invidioso del mio voto) e continuai a squadrare Lorcan, con lo stomaco che stava ribollendo di qualcosa che non avevo idea di cosa fosse. E forse era meglio che continuassi a non saperlo. 
Sperava di essere l'unico a prendere Eccezionale, eh? Che secchione di merda.
« Certo che ha preso una E! » si intromise Hugo, afferrando il mio test e sbandierandolo davanti agli occhi di tutta la classe e davanti agli occhi invidiosi di Lorcan e Smith. « Avete capito la piccola Potter, eh? Tutto culo, ragazzi! »
« Hugo! » lo ammonì Brown divertito, che era seduto dietro alla cattedra per riordinare distrattamente le sue scartoffie. 
« Ma è verissimo, prof! Non è bravura, è tutto cu... » 
« Davvero affascinante. » lo interruppe l'insegnante, abbassando il capo per scrivere chissà cosa sul registro di classe con un sorrisetto sulle labbra. 
« Merlino santissimo... » continuava a borbottare Lorcan, verde di invidia, osservando attentamente il test del gemello come se non credesse ai suoi occhi. « Ma... ma... come avete fatto? Qui ci deve essere uno spiacevole equivoco! » 
Lysander gli intimò di tacere ed entrambi si voltarono in avanti, con Lorcan che ancora aveva da ridire sugli unici due Eccezionale della classe. Justin Smith era semplicemente allibito per parlare, e forse era meglio così: nessuno avrebbe sopportato anche lui in quella situazione.  
« Ragazzi, ascoltatemi. » intervenne Brown, alzandosi dalla cattedra e richiamando l'attenzione di tutti. « Invece di commentare i voti altrui che, come ho detto, non servono a nulla, voltate il vostro test e soffermatevi a leggere il commento che vi ho scritto. »
Ci fu un fruscio contemporaneo di fogli e solo quando voltai il mio mi accorsi che Brown aveva riservato a tutti noi un breve commento sul nostro lavoro, un commento scritto in base alle risposte che avevamo dato. 
Guardandomi in giro per assicurarmi che nessuno spiasse, lessi la mia dedica: 

"Riesci a cavartela in quasi tutte le situazioni e in quasi tutte le situazione riesci a trovare delle soluzioni folli ma convincenti, che comprendono sia la magia, sia l'utilizzo del combattimento alla Babbana. Le pecche che ho trovato sono le seguenti: a volte pensi troppo e il più delle volte sei impulsiva e segui l'istinto. Cerca di trovare il giusto equilibrio: non sei un eroe che deve salvare il mondo. E bada bene: tu e tuo padre siete due persone differenti."

Alzai lentamente lo sguardo dal commento, stringendo i pugni, e lanciai uno sguardo astioso al mio insegnante. Dovevo assolutamente nascondere il fastidio che l'ultima frase mi aveva provocato, non potevo stare al gioco di quelli che mi circondavano. Dovevo essere indifferente, non doveva importarmi di quello stupido commento e del riferimento che Brown aveva fatto a mio padre. 
E così... non posso essere un eroe, eh? 
Sapevo benissimo che io e mio padre eravamo due persone differenti, non avevo alcuna intenzione di imitarlo e non c'era affatto bisogno che il mio adorabile insegnante lo sottolineasse. 
Figurarsi! – pensai. – Lungi da me imitare quel grande e glorioso eroe del mio paparino.
Hugo finì di leggere il suo commento e si sporse sulla mia spalla per dare un'occhiata al mio. Ovviamente, lo lasciai fare.
« "Tu e tuo padre siete due persone differenti." » lesse Hugo sottovoce, fissandomi come se si aspettasse che scoppiassi in una scenata irata. Continuò a guardarmi intensamente, attendendo, e infine aggiunse: « Ehm... non sei arrabbiata? »
« No. » mentii, facendo un falsissimo sorriso. « So benissimo che io e mio padre siamo due persone differenti, non desidererei per nemmeno tutto l'oro del mondo essere come lui. » 
Mio cugino fu parecchio spaventato da quella mia reazione fintamente tranquilla, più spaventato di quanto non fosse stato se avessi fatto una scenata di profonda ira e pazzia davanti a tutta la classe. E lo comprendevo. Di certo aveva capito che avrei fatto di tutto pur di dimostrare al mondo quanto valevo, di dimostrare al mondo che valevo più di mio padre. 
E questa mia determinazione spaventava anche me. 
« Cosa ha scritto Brown a te, invece? » gli domandai, cambiando argomento. 
Hugo mi porse il suo foglio e io lessi la sua dedica: 

"Le tue soluzioni sono folli e molte volte sciocche e, nonostante a volte riesci a cavartela, spesso le cose non vanno come vorresti. Arrivi troppo tardi alla soluzione più semplice per pensare di compiere chissà quale impresa e questo è un difetto che ti porta ad essere completamente eliminato o stracciato in combattimento. Tuttavia, noto una certa predisposizione verso le arti marziali Babbane quando la magia non è compresa nelle tue soluzioni."  

« Wow. » fischiai. « In combattimento ti ammazzano. »
« Se solo tu non avessi un istinto di sopravvivenza pari a quello di un Kneazle e un culo grande quanto Grimmauld Place, ammazzerebbero facilmente anche te. » disse Hugo imbronciato, continuando a gettare delle occhiate indispettite al mio test. 
« E su questo ti posso dare ragione. » ridacchiai, facendo sorridere anche mio cugino. 
Ma il mio sorriso dovette in fretta afflosciarsi proprio nell'istante in cui Lysander si voltò indietro verso di noi, appoggiando i gomiti sul nostro banco. Nel giro di un secondo (e nemmeno), assunsi l'espressione più omicida del mondo. 
« Geniale, vero? » fece, riferendosi a Brown. « Cosa vi ha scritto nel commento? »  
Dove sono i cazzi tuoi, uhu? 
« Fatti nostri. » risposi con freddezza, prima che Hugo potesse aprire la bocca e sbandierare ai quattro venti i fatti nostri. O peggio... i fatti miei. « Non vorrai sapere il nostro punto debole se ci ritroveremo a duellare, no? » 
E sarebbe successo in fretta se avesse continuato a frequentare la Barbie. 
« Oh, mi sembra giusto. » disse Lysander, ma non sembrava tanto deluso da quella mia risposta.
Hugo, che mi stava guardando come se avessi detto qualcosa di bruttissimo e alla persona sbagliata, scoppiò in una risatina assai nervosa e non affatto adatta a quella situazione. 
« È ammattita, non farci caso. » disse, giustificando il mio comportamento. « Come se potessimo davvero duellare tra di noi... ah-ah-ah, Merlino santo! Che cosa sciocca! »
Lysander sorrise e tornò a voltarsi in avanti, dandomi le spalle. Una volta che il biondino si fu girato totalmente, e una volta che io ebbi finito di lanciare occhiatacce velenose e omicide alla sua nuca ossigenata, Hugo si scagliò praticamente contro di me. 
« Che ti ha fatto? » sibilò. 
« Chi? » chiesi, con una vocina davvero piccolissima. 
« Secondo te? » ribatté mio cugino, facendo un cenno col capo al biondastro. « Che ti ha fatto che lo tratti in questo modo? » 
« Io non lo tratto in nessun modo. » 
Hugo mi rivolse l'occhiata scettica del mondo e a salvarmi il culo fu il trillo della campanella, che annunciava la doppia ora di Pozioni insieme a Lumacorno. Con tutta l'impressione che quella giornata sarebbe stata una giornata indimenticabile (in senso del tutto negativo, intendiamoci), mi alzai dalla sedia e afferrai con stizza la mia pesante borsa nera. 
« La prossima volta introduciamo i duelli, spero che l'argomento vi interessi di più di quello precedente. » annunciò Brown alla classe, prima che tutti defilassero via dall'aula. 
Adesso Lumacorno non farà altro che... cos... DUELLI?!
« Sì, dei veri duelli. » rispose Brown, in risposta alle nostre facce interdette. « Tuttavia, potrete partecipare anche al Club dei Duellanti che metterò su partendo dal quinto anno in poi, e solamente i migliori si sfideranno in modo particolare tra di loro qui in classe. » 
SI SFIDERANNO TRA DI LORO QUI IN CLASSE?!?
« In modo particolare in che senso? » chiese Hugo, scioccato a dir poco. 
« Lo scoprirete nella prossima lezione. » concluse Brown, facendo aleggiare nella stanza un'aura di mistero. « E ricordate: impegnatevi al massimo, dovete essere capacissimi di duellare come si deve. Ora andate, su su! »



***


Quel venerdì mattina non poteva concludersi nel migliore dei modi, proprio come avevo ipotizzato. Di certo non avrei dimenticato quella mattinata, mattinata in cui avevo fatto scoppiare la mia pozione in faccia a quel malcapitato di Edgar procurandogli l'emicrania. E quella era la notizia cattiva, oltre alla reazione di Lumacorno. La notizia buona fu che per la prima volta in due mesi ero riuscita a finire in Infermeria per accompagnare qualcuno e non per accompagnare me stessa, cosa di cui l'anziana Madama Amelia ne fu lieta.
« Grazie tante, stupido pennuto. » 
Mandai gentilmente via il gufo di mio fratello James e scartocciai il Times di Londra, un giornale Babbano. Avevo da pochissimo gettato la Gazzetta del Profeta di quel giorno nel fuoco: avevo nutrito la speranza che dicesse qualcosa in più oltre ai soliti pettegolezzi su Celestina Warbeck oppure sulle Sorelle Stravagarie. Ma nulla. Di cronaca solamente un articoletto che parlava di un furto ad opera di Mundungus Flatcher, il vecchio ladruncolo che un tempo aveva cooperato con i miei genitori. 
Così, ad opera del mio arguto ingegno, avevo persuaso mio fratello James a mandarmi regolarmente il giornale Babbano più famoso. 
E anche sul Times non è scritto nulla. – pensai, irritata. 
« E quello che diamine è? » 
Sussultai di spavento, accorgendomi solo dopo con un certo sollievo che Hugo si era avvicinato a me. 
« Hugo! » soffocai una parolaccia enorme. « Potresti evitare di arrivare di soppiatto accanto a me come un ladruncolo? Credo sia illegale quello che ho appena fatto. » 
Mio cugino strabuzzò gli occhi e si sedette accanto a me al tavolo dei Grifondoro, avvicinando la sua testa alla mia.
« Miseriaccia... che hai combinato, stavolta? » 
« Ho convinto James a mandarmi regolarmente il giornale Babbano più famoso di Londra. E non credo sia una cosa molto regolare da fare. »
Non era assolutamente una cosa regolare da fare. 
« Infatti! » esclamò Hugo stupefatto, dando uno sguardo al Times. « Sei stata geniale, ma non facevi meglio a chiedergli cosa stesse succedendo nel paese in una semplice lettera? Non credo siano arrivati al punto di perquisire la posta. »
« Ci ho provato! » sbuffai. « Ma James continua a dirmi che mi sto facendo solo castelli in aria, che non sta succedendo nulla. Capirai! Secondo me è talmente ubriaco che non sa più neanche in che anno ci troviamo. » 
Bello avere fratelli come James, sul serio. 
« Cosa dice il giornale? » mi chiese Hugo, ormai incuriosito e interessato dal giornale Babbano. 
« Nulla di importante... » sospirai. 
La questione mi aveva proprio preso il cervello, era un pallino fisso che non avrei dimenticato facilmente. Ero davvero così determinata a risolvere quel mistero che niente e nessuno mi avrebbe fermata. Probabilmente sarei dovuta andare da Hagrid: le visite dal mio grande amico portavano sempre notizie buone e idee geniali. 
« Beh, magari possiamo riprovare la pross... ohh miseriaccia, metti via il giornale! » disse Hugo, allarmandosi improvvisamente. « Arrivano Fred e gli altri. »
Spiai sopra la spalla di mio cugino e mi affrettai a nascondere il notiziario Babbano, ficcandolo di prepotenza nella borsa piena zeppa di libri e foglietti volanti. Di certo non avrebbero controllato se nella mia borsa ci fossero giornali Babbani: nessuno poteva mai immaginare che qualcuno potesse tenere nella borsa un giornale Babbano. 
« Ciao, ragazzi! » disse Fred vivacemente, prendendo immediatamente posto al tavolo di Grifondoro e cominciandosi a servire il pranzo con un certo appetito. 
« Pronti per la festa di Halloween di stasera? » Dominique mi fece l'occhiolino, sorpassando gli altri per sedersi proprio accanto a me, che stavo spulciando un toast con aria svogliata. 
« Sì! » rispondemmo io, Hugo e Fred contemporaneamente. 
« No. » risposero invece Louis, Frank e Alice. 
« Come no? » replicai, dando l'ultimo morso al mio toast.  
« Halloween mi mette addosso una certa inquietudine. » borbottò Frank, rabbrividendo tutto e mettendo in chiaro che quella festa non faceva affatto per lui. 
« Sono troppo dolce per una festa come quella di Halloween. » sorrise Louis, immergendo la mano nei suoi capelli ramati. « Mi ci vedete vestito in modo macabro? » 
« Saresti ridicolo. » disse Hugo, con estrema schiettezza.  
« Appunto. » 
« Io non ho nulla da mettermi! » piagnucolò debolmente Alice, facendo il labbruccio. 
« Per i vestiti contate pure su di me. » intervenne Dominique, atteggiandosi come se fosse la dea della moda scesa in terra. « Ho due valigioni pieni di roba firmata, non ci metto nulla a trovare qualcosa di adatto a tutti voi. Che ne pensate? » 
« Grazie, Domi, ma sappiamo vestirci anche da soli. » rispose Hugo mentre si versava del succo di zucca, e Fred annuì con estrema convinzione. 
« Certo, e dovrei credervi? » ribatté Domi, facendo roteare gli occhi e tamburellando con le unghie curatissime sul tavolo di legno. « Non avete proprio il senso della moda, dello stile! Non vi lascio venire ad una festa di Halloween conciati come barboni... » 
Che carina, Dominique, si premura di far apparire belli i suoi cari. 
« ... tutti sanno che voi siete miei parenti, mi riderebbero in faccia! »
Come non detto. 
« Carino da parte tua, sorellina. » disse Louis, accomodandosi finalmente al tavolo per pranzare. Anche Frank e Alice lo imitarono, ridacchiando per la stramba affermazione di Dominique. « Ti prometto che non ti faremo fare brutte figure. » aggiunse. 
« E fammi sentire, cosa indosserai? » 
« Non ne ho idea, ma se ci tieni a farci da stilista per me va bene. » 
« Perfetto! » esclamò Domi elettrizzata, schioccando un bacio sulla guancia del fratello. « E tu, Frank? Hai bisogno del mio aiuto? » 
« I-io... ehm... » balbettò Frank, troppo educato per dire che farsi vestire da una donna non era poi così virile come un uomo avrebbe dovuto essere. 
« Capisco. Fred? » 
« Non mi faccio vestire da te, Dominique, scordatelo. » il tono di Fred sembrava più che definitivo. 
« Benissimo! » sbottò mia cugina, adirata. « Hugo? »
« Passo. » rispose velocemente Hugo. 
Dominique fece uno sbuffo gigantesco, scuotendo il capo.  
« E tu, Alice? Ho parecchi abiti che potrebbero andarti bene. Che ne dici di una favolosa veste nera? Tipo Morticia Addams, dato che stiamo in tema. » 
« Mi piace! » ad Alice scintillarono gli occhi. 
« Sarai bellissima. Peccato per quelle persone che potevano accettare il mio aiuto e apparire anche loro bellissime... » 
I ragazzi che avevano rifiutato il suo aiuto la ignorarono completamente, concentrandosi solamente sul pranzo che era proprio davanti ai loro occhi e davanti alle loro bocche. 
« Va bene. Allora: la veste per te, la tutina aderente alla Cat Woman per me... » Dominique contò sulle dita sfilanti il numero dei vestiti per la festa. « E indovinate chi metterà un meraviglioso vestitino anni sessanta in stile bambola assassina stasera? »
Scoppiai a ridere sguaiatamente, guardando i ragazzi: sarebbe stato comicissimo vedere uno di loro con un vestitino corto stile anni sessanta. Il mio sorriso, però, dovette ben presto congelarsi sul volto. Era calato un improvviso silenzio innaturale in cui tutti mi stavano fissando, chi alzando le sopracciglia, chi sogghignando. 
Me. Stavano fissando me. 
Aspettate... CHE COSA?!
« No. » dissi. « Assolutamente no! Io col vestitino? Non se ne parla proprio! Non mi vedrete mai con un vestitino addosso e non mi importa un Asticello secco se mi definirete un maschiaccio per tutta la vita. No, io il vestitino non lo metto e non lo metterò mai. »

 
***
 

« Maledetta Dominique! » sbottai, sistemandomi la stoffa del vestitino nero e cercando di assumere una posizione più dignitosa per quanto la situazione disastrosa me lo permettesse. 
Le calze prudevano in modo terribile ed erano così strette che perfino le mutande mi davano fastidio. Mi chiedevo come Dominique riuscisse a stare con i perizoma tutto il giorno perché, sul serio, ci voleva un diploma solamente per quello. 
« Vuoi smetterla di toccarti dappertutto? » mi rimproverò senza troppe cerimonie Domi, che era bellissima nei panni di una gatta nera. « Nemmeno Alice ha dato più problemi di te, e ha solo quindici anni. »  
« Domi, non mi sento a mio agio... voglio dire, non so se si capisce. » borbottai infastidita, cercando di stare al passo di mia cugina per non sentirmi una completa idiota. 
« Vuoi camminare in modo decente? » mi riprese Dominique, ignorando la mia ultima affermazione. « Oh Merlino, e hai messo solo un paio di ballerine! Pensa se avessi avuto i tacchi... »
Io con i tacchi? Vuole davvero che il mondo cominci a girare al contrario? 
Sbuffai e strinsi forte la stoffa del vestito tra le mani, che erano smaltate di un nero scintillante. La porta della Stanza delle Necessità si avvicinava sempre di più e di conseguenza si avvicinavano anche le mie figure di merda. E io che credevo che nessuno sarebbe mai riuscito a convincermi ad indossare un vestitino...
Me illusa. 
« Eccoci arrivate. » 
Dominique mi diede un piccolo colpetto come a dire di muovermi e io, in tutta la mia goffaggine (che in quel momento regnava sovrana, avrei osato dire) spalancai la porta della Stanza. Immediatamente, una forte luce bianca proveniente da una grossa palla da discoteca ci accecò in pieno e Jason Miller, che ballava a petto nudo e senza alcun pudore, ci oscurò la visuale. 
Forse è ubriaco – pensai, con convinzione. 
Guardando in giro, notai che la festa si articolava attorno ad una pista centrale su cui scheletri, zombie e varie creature macabre ballavano tra di loro scatenandosi; sulla sinistra vi erano una sfilza di divanetti rossi per tutte le coppiette che volevano sbaciucchiarsi senza decenza; in fondo vi erano i bagni e sulla destra era stipato il lungo tavolo delle bibite. 
Intravidi sui divanetti rossi il branco di oche più odiose di tutta Hogwarts, tra cui capitanava Cassandra Smith. Le oche erano intente a spettegolare tra di loro, con le gambe scoperte e il volto super truccato, mentre alcuni ragazzi le fissavano rapiti e pendevano dalle loro labbra. Tra i ragazzi si trovava anche Lysander, ma sembrava l'unico del gruppetto a non dare particolarmente attenzione alla Smith e alle sue amichette oche. 
Barbie ha perso l'attenzione del suo Ken? 
Spostando lo sguardo verso destra, vidi Simon Zabini e Matthew Ford, gli unici due Serpeverde che erano miei amici e che non mi detestavano a morte, camminare in modo veloce per la stanza in cerca di chissà cosa. Vidi anche Fred, Louis e Frank, vestiti identici da Dracula, che ballavano sulla pista, mentre alcune ragazzine che sembravano del quinto anno mangiavano con gli occhi Louis e ridacchiavano al suo indirizzo, ammiccando. Cormac McLaggen, inoltre, si divertiva a molestare chiunque, maschi o femmine che essi fossero. Infine, la squadra di Quidditch di Serpeverde, Bellatrix Lestrange e i suoi amichetti sedevano distanti da tutti e chiacchieravano fitto fitto tra di loro. 
« Sembra interessante. » dissi, alzando di molto la voce per farmi sentire da mia cugina. 
Dominque annuì e si tolse il pesante cardigan dalle spalle, attirando gli sguardi di una Stanza intera con solo un movimento. Niente da fare: Dominique era davvero affascinante e bellissima, e quei riccioli rosso rame non aiutavano per niente gli ormoni maschili che di lì a poco sarebbero partiti per la tangente. 
« Ehi, ragazze! » disse improvvisamente Mark, un amico di Jason, salutandoci con calore. Sembrava vestito da Vampiro, dato il pallore spettrale del suo volto. « Bella festa, vero? 
» e senza aspettare una risposta da parte di una di noi due, aggiunse: « Dominique, ti andrebbe di ballare con me? » 
Va subito al sodo, il ragazzo. 
« Certo! » rispose mia cugina, afferrando la mano libera di Mark e sorridendogli con quel sorriso affascinante che faceva cadere a terra milioni di ragazzi. « Mi raccomando, Lily, non fare la stessa fine di Jason. »
« Ma ti pare? » ribattei, prontamente. 
Dominique si allontanò mano nella mano con Mark, si voltò verso di me e sillabò “Mi raccomando!”. La ignorai di buon grado e mi misi a cercare Hugo in lungo e in largo per tutta la Stanza, salutando persone mascherate e non, deliranti sulla pista da ballo e non, ubriache e non, per poi imbattermi in lui al tavolo delle bibite. Non era il solo che stava facendo una scorpacciata di bibite: la maggior parte degli studenti erano piantati lì senza muoversi e osservavano le ragazze sui divanetti. 
« Hugo! » urlai, sovrastando il rumore della forte musica e dando dei colpetti sulla schiena di mio cugino per farlo voltare. 

Richiamato, lui si voltò verso di me e spalancò gli occhi.
« Miseriaccia, Lily! Sei proprio tu? » 
« Sì, sono proprio io, razza di idiota! » dissi, in modo davvero molto gentile, grattandomi la coscia con un gesto poco elegante. « Ma come diavolo ti sei vestito? » 
« Sono un Demone della morte. » rispose mio cugino, sventolando il bellissimo mantello nero lucido. 
« Pensa a te, piuttosto. Sei ridicola conciata così, non credevo che Dominique ti convincesse sul serio. »
« Non farmi pentire di essere nata. » soffiai, socchiudendo gli occhi.
Hugo continuava a guardarmi come se non mi avesse mai vista in vita sua (e forse non mi aveva davvero mai vista conciata in quel modo in vita sua), ma io lo fulminai con un'occhiataccia. Se continuava ancora a guardarmi come un demente avrei di sicuro usato le maniere forti, e non mi importava un accidente di scatenare una rissa durante una festa. Anzi, almeno sarebbe apparsa più divertente.

« Allora, come ti sembra la festa? » volle sapere mio cugino.
« Mmh. » risposi, meditando. « Celestina Warbeck non è il massimo per una festa di Halloween. Vorrei solo sapere chi Merlino hanno messo come DJ! Se solo mettessero della buona musi... » 
Non avevo neanche finito di completare la frase che la musica cambiò radicalmente, come se il misterioso DJ avesse ascoltato la mia richiesta. Dalla voce lenta e trillante di Celestina Warbeck passammo direttamente al rock Babbano, e in un attimo fu il paradiso in terra. 
« ... hanno messo della buona musica! » esclamai, con le pupille a forma di cuoricini rosa. 
« Sì! » convenne Hugo, guardandosi intorno con un sorriso. « Hanno sul serio messo della buona musica! » 
Io e mio cugino ci guardammo, mentre i Led Zeppelin rimbombavano nella Stanza, creando un certo scompiglio tra gli invitati della festa. 
« Entriamo in pista? » chiesi, alzando un sopracciglio con aria malandrina. 
« Hai capito tutto! » 
E fummo in pista in un nanosecondo, scatenandoci come non ci era mai capitato in tutta la vita. Le pazze coreografie che ci divertivamo ad inventare nella nostra Sala Comune erano nulla in confronto a quelle che stavamo mettendo in scena sulla pista di quella festa. Ballavamo con così tanta energia che molti ragazzi si spostavano tipo anni luce da noi per timore di venire travolti dalla nostra foga. 
Ballammo per quasi due ore, scatenandoci. Mi sembrava di ballare da anni, non mi sentivo quasi più le gambe. Certo, a volte dovetti fermarmi perché il fianco doleva, ma una volta passati cinque o dieci minuti rientravo di nuovo in pista, più pimpante di prima.
Improvvisamente, però, mentre ci stava divertendo un mondo, stopparono la musica rock.

« Nooooo! » gridai, alzando una mano come per richiamare il DJ e non cedendo alla tentazione di alzare il dito medio. « Non ci si può mai divertire! »
« Rimettete la musica! » esclamò mio cugino, circondando la bocca con le mani come da megafono. « Rimettete il rock Babbano, non fate i pappamolli! »

Eravamo tutti imbambolati sulla pista a guardare verso il podio del DJ quando Louis si avvicinò velocemente a noi tra il chiacchiericcio generale degli invitati e ci informò di una cosa veramente spiacevole.
« Su richiesta di Cassandra Smith metteranno la canzone di un film Babbano. Non ricordo come si chiama, aveva qualcosa a che fare con la frutta... ma quello che so per certo è che molti stanno meditando il suicidio. »
Louis sembrava abbastanza pensoso, come se si sforzasse di ricordare il titolo del film Babbano che aveva a che fare con la frutta. Ma io e Hugo avevamo immediatamente capito di quale film si trattava. Qualcosa che aveva a che fare con la frutta? Il misterioso film Babbano poteva avere solo un nome e quel nome era: il Tempo delle Mele. Zia Hermione ci aveva perseguitati fin da bambini con quel film, ripetendoci che era bello da vedere e interessante per la nostra età, e lo era davvero, solo che era davvero molto illusorio. Di certo nella realtà non capitava che il ragazzo che ti piaceva ti chiedesse di ballare. A meno che quel ragazzo non fosse ipoteticamente un tuo amico o a meno che tu non fossi ipoteticamente Dominique. In quel caso, puoi semplicemente declinare l'invito del tuo amico, mangiarti le mani perché non sei Dominique e correre a nasconderti altrove fin quando la canzoncina non è finita. 

« Oh, no... » mormorai, quando la canzone tanto odiata partì.  
In un attimo, mi feci in fretta largo tra la folla, evitando lo sguardo di ogni ragazzo in sala, e corsi velocemente via dalla pista dove tutte le ragazze raggiungevano eccitate i loro cavalieri per ballare quel lento. Raggiunsi il tavolo delle bibite in men che non si dica e mi gettai a peso morto su una sedia lì accanto, con mio cugino Hugo che mi raggiungeva velocemente come se stesse scappando da un mostro particolarmente violento.
« Ho sempre odiato questa canzone. » dichiarò, guardando a sottecchi le ragazze sui divanetti che non erano state invitate a ballare da nessuno. « E non trovo Isabel! Probabilmente sarà andata via dalla festa oppure non ha nemmeno messo piede qui. Ho visto Simon prima... dovrebbe esserci anche Isabel, Merlino porco! »  
Mentre Hugo borbottava cose incomprensibili sul suo immenso amore per Isabel Zabini, io squadravo la pista da ballo: Louis si era beccato una ragazzina del quinto anno che sembrava beata di trovarsi con lui, Fred anche, Frank aveva fatto la cosa migliore e si era dileguato, Dominique aveva cambiato cavaliere e oscillava tra le braccia di un Serpeverde del suo anno davvero carino e Cassandra Smith si strusciava (con il vero senso della parola) su quello scemo di Scamander. 
Potrei vomitare. 

« Puoi invitare anche qualche altra ragazza. » suggerii a mio cugino, che stava entrando in paranoia a causa di una ragazza inutile come la Zabini. « L'ho sempre detto che Isabel Zabini è un ghiacciolo per te: non potresti mai stare con lei. » 
« Gli opposti si attraggono. » 

« Sono d'accordo, ma voi siete fin troppo opposti. » 
« E tu e Lysander, allora? » ribatté Hugo, con un'espressione incredibilmente dispettosa. 
« Io e CHI, esattamente? » domandai, con vocina acutissima. 
« Mi hai sentito. » 
Certo che ti ho sentito, stronzo. 
« Non mi importa niente del tuo amichetto, chiaro? » ribadii, come se fosse la prima volta che il mio caro cuginetto mi accusasse di una simile cosa. « E poi, lui sta con la Smith, punto e basta. Ci sta anche ballando con quell... uhm... aspetta... »  
Ma dove diavolo sono lui e la Smith? 
Cercando di non pensare nulla di pervertito e osceno, guardai sui divanetti e intravidi Cassandra Smith, verde di rabbia mentre batteva forte il piede a terra. Di un certo biondino di mia conoscenza neanche l'ombra. E non mi importava. Mi voltai verso Hugo e notai che aveva ancora un'arietta insinuante e assai maliziosa. E non era un buon segno, non era affatto un buon segno.
« Non dire nulla di cui potresti pentirti. » scandii, voltandomi per prendermi qualcosa da bere al tavolo delle bibite. « Non mi importa niente di lui, capito? Niente! Anzi, lungi da me il pensiero... mi scivola proprio dalla mente. E non guardarmi con quel sorrisino idiota. » aggiunsi, nonostante fossi girata in modo da non guardare mio cugino in faccia. « Perché so benissimo che mi stai sorridendo come un idiota, e ti consiglio di non farlo. Piuttosto, ti consiglio di tirare fuori le ampolle con la Pozione Sbronzante: stasera ho proprio voglia di vedere quei Tassorosso ubria... »

Voltandomi di scatto col bicchiere di Burrobirra alcolica tra le mani, andai a sbattere violentemente contro il petto di qualcuno e rovesciai la bibita che avevo appena versato per terra. O meglio, sulle bamboline di Gucci che Dominique mi aveva prestato esclusivamente per quella sera. 
Domi mi ammazza.
« Li-Lily...? » mi richiamò una voce a me, purtroppo, assai conosciuta. 
Come non detto, mi ritrovai a pochi centimetri da Scamander in persona.
« Lysander! » sbottai, strappando un tovagliolino dalle mani di un timido Corvonero che passava lì vicino e schiaffandoglielo sul petto al biondino come per dire “Ecco, tieni, adesso datti una ripulita e sparisci dalla mia vista”.
Alzai lievemente il capo per guardare Lysander e notai che lui indossava una semplice camicia nera con dei pantaloni bianchi, con tanto di cravatta slacciata che gli conferiva un'aria davvero poco casta e pura (per non dire porca), e aveva un trucco nero semplice e particolare. I capelli spettinati erano la ciliegina sulla torta per gli ormoni di praticamente tutte le ragazze in quella festa che continuavano a guardarlo come se fosse davvero una succulenta ciliegia rossa. 
Rimasi a fissarlo inebetita per qualche secondo, poi...
Ma che caspita ti prende? – pensai, furibonda con me stessa. – Non guardarlo come se fosse la cosa più bella che tu abbia mai visto! Anzi, non guardarlo e basta. 
« Stai molto bene vestita così. » disse Lysander sincero, facendomi un sorrisetto sghembo.
Continuai a fissarlo, senza dire una parola, sperando che lui lo interpretasse come un segnale che a causa della musica ad alto volume non ero riuscita ad afferrare i suoi complimenti. 
Hugo tossicchiò.
« Ehm... adesso dovresti ringraziare... » mi sussurrò all'orecchio a denti stretti, riportandomi di nuovo con i piedi sulla terra. 
Sbattei le palpebre. 
Sì, probabilmente dovrei ringraziare.
« Non dire fesserie! » esclamai, invece. « Sono assolutamente ridicola vestita così! Guarda te se non devo sempre mettermi in ridicolo dappertutto. E non riesco a fare un passo senza sembrare un maledetto elefante in via di estinzione! Sapevo che non dovevo fidarmi di quella stronza di Dominique e del suo guardaroba. »
Lysander e mio cugino risero di cuore, poi il biondastro puntò indiscutibilmente lo sguardo sulle molto poco affidabili ampolle di vetro che mio cugino, seguendo il mio intelligente consiglio, aveva tirato fuori. 
« Ehm... cosa sono quelle cose? » chiese, non molto sicuro di voler davvero sapere cosa ci fosse in quelle ampolle.
« Pozioni Sbronzanti. » risposi, con fierezza. « Le abbiamo inventate io e Hugo per rinnovare alcuni prodotti dei Tiri Vispi. Sono un vero sballo! Oltre al fatto che riescono a farti sballare, chiaro, in tutti i sensi. »
« Riescono...? »
« Sì, riescono a sbronzarti nel giro di dieci minuti. » annuì Hugo, sorridendo per l'espressione sorpresa di Lysander. « E funzionano davvero. Hai mai visto dei Tassorosso ubriachi, Lysander? Beh, stasera è la tua sera fortunata. » 
E in effetti, dopo che furono passati dieci minuti da quando io avevo offerto (con tanto di persuasione) ai ragazzi Tassorosso un bicchiere che per loro conteneva semplice acqua di rubinetto, non dovettimo aspettare molto le loro reazioni. In un attimo, i Tassi si tenevano tutti sottobraccio e cantavano lodi a Dio, al Quidditch, alle donne e a qualcosa che non sto qui a dire. Hugo si era ubriacato facendo un uso spropositato di rum e vodka e si era unito a quei folli Tassorosso nell'allegra danza dell'amore e delle donne. Io e Lysander, invece, eravamo piegati in due dalle risate. 
« Hai visto quando quel tipo ha baciato mio cugino? » 
Stavo praticamente lacrimando dalle risate e mi ci volle tutta la forza di volontà per non crollare a terra e rotolare fin quando l'effetto delle risate non fosse finito definitivamente.
« Pare che Hugo abbia gradito, devo dire. » rise Lysander.
Scoppiai nuovamente a ridere, tenendomi la pancia e ringraziando il cielo che Dominique non fosse a portata di occhi altrimenti non avrebbe fatto altro che rimproverare il mio modo poco dignitoso di comportarmi con un vestitino. Guardai il biondino e feci un altro sorso di vodka alla fragola, lasciando il bicchiere da qualche parte sul bancone.
« Sei lucido? » gli chiesi, sventolandogli delle dita davanti al viso. Io ero abbastanza lucida e assolutamente capace di intendere e di volere, ma mi sentivo brilla e felice come non lo ero mai stata. « Quante dita sono queste? » 
« Sono lucido! » mi assicurò lui, sbattendo più volte le palpebre. « Mi gira solo la testa, ma giuro che sto benissimo. Sono tre dita, per la cronaca... cosa credi, che sono un ubriacone? » 
Risi, passandomi una mano tra il ciuffo di capelli. 
« Forse. » lo stuzzicai, osservando con la coda dell'occhio la sua reazione. 
« Ah, forse? »
Lysander si piazzò proprio di fronte a me e mai in vita mia mi ero accorta che fosse così carino anche quando era stropicciato e con i capelli appiccicaticci. A dire la verità, non avrei mai pensato che Lysander Scamander, mio grande amico di infanzia e man mano che passavano gli anni conoscente secchione da detestare, potesse essere così bello. Mai avrei pensato, soprattutto, di soffermarmi un giorno a contemplare le sue labbra rosee e carnose e...
Scaccia seduta stante questi pensieri strani dalla testa! – mi dissi, maledicendo l'alcool che sembrava stesse per farmi troppo effetto. 
Il biondastro continuò a squadrarmi, poi sporse il labbro in avanti e lo morse. No, non in un gesto porco come il mio subconscio aveva vagamente sperato. Era come se fosse a disagio, come se volesse dire qualcosa che normalmente non avrebbe mai detto.
« Perché in questi ultimi giorni mi hai trattato di merda? »
Ecco appunto. 
« Come hai detto? » Hai capito benissimo. « Non ti sento! La musica è troppo alta! » Certo, Lily, tu continua a mentire e vedrai che andrà tutto a meraviglia. 
« Ti ho chiesto il motivo per cui mi hai trattato male negli ultimi giorni. » ripeté Lysander, premurandosi di avvicinare il suo capo al mio per farsi sentire meglio. 
« Ehm... » fu la mia risposta esauriente. « Non ti ho trattato male, ero arrabbiata per fatti miei. Sì, ero arrabbiata per fatti che non ti riguardano. Ma quanto puoi essere egocentrico, Scamander? » 
« Quanto basta, Potter. » mi rispose lui. 
« Che tremenda faccia tosta che hai! » sbottai, tirandogli un colpo sul braccio. 
« Sempre quanto basta, Potter. » ci tenne a precisare Lysander, dandomi lentamente le spalle per prendere qualche altro tipo di bevanda dal tavolo delle bibite. 
In un secondo, il mio sguardo finì indiscutibilmente sul suo -mi costa dirlo- meraviglioso e sodo lato B e ringraziai di cuore i suoi pantaloni stretti che gli facevano un culo così dannamente bello.
Quando Mister-Ho-Un-Culo-Pazzesco-Scamander si voltò di nuovo dalla mia parte, sbattei velocemente le palpebre. Non volevo per nulla al mondo che mi vedesse adocchiare il suo sedere, anche perché sotto all'effetto dell'alcool avrebbe potuto dire qualsiasi cosa e non ero preparata psicologicamente alle cose che potevano fuoriuscire dalla sua bocca.  
« Dovresti smetterla di bere. » gli suggerii.  
« E tu di farmi impazzire. »  
Mi sentii immediatamente le guance in fiamme e, non sapendo cosa fare e cosa dire, con uno slancio di cavalleria afferrai il bicchiere colmo di Burrobirra alcolica del biondino e mi offrii di berlo tutto da sola, in modo che non bevesse lui e che non continuasse a dire stronzate. 
« Ehi! » 
La voce di Hugo interruppe la mia attività. Posai il bicchiere sul tavolo e vidi che mio cugino ridacchiava e barcollava verso di noi, brandendo una bottiglia vuota di vodka. 
« Merlino in carrozza, mi sembra di stare in paradiso! Ehi, rossa! Indovina? Ho rimorchiato una bella mora! » rivelò Hugo contento, avvicinandosi a me e gettandomi le braccia al collo con contentezza.
« Ohhh! » sorrisi, cominciandomi a preoccupare della situazione in cui mio cugino, da ubriaco, si era immerso fino al collo. « Chi? » 
Hugo, in tutta la sua estrema sobrietà, indicò la sua bella mora. Strabuzzai gli occhi e misi a fuoco che nel punto indicato da mio cugino non c'era nessuna bella ragazza mora, ma solamente un disperato Cormac McLaggen. 
« Ti piace? » 
« Chi, McLaggen? » mi stupii, pensando che probabilmente era meglio omettere il particolare in cui rivelavo ad Hugo che la sua bella mora in passato ci aveva provato spudoratamente con me. 
« Sì, ha detto di chiamarsi così. » mio cugino sbatté le ciglia in modo languido, mentre Lysander tuffava la testa sopra al bancone delle bibite per non far vedere che stava letteralmente morendo dalle risate. « Ti piace? » 
« Bellissima. » confermai, facendo fatica a restare seria.  « Perfetta per te, direi. » 
Ma non ci furono parole più sbagliate di quelle che avevo appena pronunciato. Fatto sta che, neanche un secondo dopo, Hugo si mise alla ricerca della sua bella mora e non fece altro che molestare McLaggen che, essendo veramente lucido, sembrava veramente terrorizzato da lui e non faceva altro che strepitare cose come “Avevo detto dolcetto, non scherzetto!” e cazzate simili.
Dopo venti minuti di pura follia, io e biondastro, che ce la stavamo ridendo un mondo, ritenemmo necessario intervenire per calmare gli animi. 
« Hugo... ti porto in bagno, vieni. » disse Lysander serio, contento del fatto che l'effetto dell'alcool era definitivamente sparito dal suo corpo e di conseguenza contento di essere ritornato di nuovo responsabile come era sempre stato. 
« No! Vuoi rubarmi la donna?! » protestò mio cugino, agitando le braccia e picchiando debolmente il biondino. 
« NON SONO UNA DONNA! » strillò McLaggen, che non tentava minimamente di non somigliare ad una donna con tutti quegli urletti poco virili che lanciava. « Potter... va benissimo che è Halloween ma lo scherzo è finito. Chiaro? » 
« Non è nemmeno iniziato, a dire il vero. » dissi, prendendo Hugo per un braccio mentre il biondino si affrettava a prendergli l'altro braccio e a sollevarlo di cinque centimetri da terra. 
« Ma allora è ubriaco! » esclamò McLaggen, ritraendosi spaventato. 
Cavolo! Non ci sarei mai arrivata, McLaggen, bel colpo di genio.  
Cercando di non scoppiare a ridere in presenza di uno sconvolto Cormac McLaggen, assestai con prepotenza una gomitata nello stomaco di mio cugino, che aveva cominciato ad agitarsi di nuovo e a renderci il compito molto più difficile di quanto non fosse. 
« Ma... che fai? » si stupì Lysander, inarcando entrambe le sopracciglia con preoccupazione.  
« Portalo in bagno e vedi se vomita. Va bene? » 
« Va bene. » 
Io e Lysander ci guardammo, facendo un cenno di intesa. Il biondino mi disse di stare tranquilla e cominciò a trascinarsi dietro un delirante Hugo, mentre quello scemo di McLaggen se la dava a gambe. Riuscii ad intravedere la faccia omicida di Cassandra Smith prima che anche io iniziassi a correre verso il bagno delle ragazze con un bicchiere di rum tra le mani e una voglia matta di sbronzarmi come aveva fatto mio cugino. 


 
***
 

Il bagno delle ragazze non era messo meglio della sala della festa. Ragazze vomitanti, febbricitanti e deliranti occupavano tutto lo spazio, mentre spettegolavano tra di loro sui nuovi sviluppi della festa e sulle nuove coppie nate quella sera. Nell'ultimo cubicolo regnava una gran puzza di fumo e intravidi Dominique, intenta a fumare tranquillamente una sigaretta seduta sull'asse chiusa del water con le gambe accavallate. 
« Domi? » 
« Lis... sei lucida? » mi chiese lei, aspirando il fumo e fissandomi con quei suoi occhioni celesti truccatissimi. 
« Lucidissima. » risposi, appoggiandomi mollemente al muro. « E questa da dove salta fuori? » feci cenno alla sigaretta. 
Dominique la fissò con indifferenza e ciccò sul pavimento, facendo ben attenzione a non farsi finire la cenere sul bellissimo vestito nuovo. 
« Un regalo di Mark. Vuoi provare? »
Scrollai le spalle e provai, finendo per tossire tutto il fumo e far ridere Dominique. Avevo già provato una volta, quando avevo solamente quindici anni, ma era passato un anno e in un anno avevo anche dimenticato come si mantenesse in mano una sigaretta. 
« Non così, devi fare... oh, abbiamo compagnia. »
Mi voltai di scatto e vidi che Cassandra Smith e le sue amiche facevano il loro vanitoso ingresso in bagno, con il sorriso frivolo e idiota sulle labbra e la borsetta con i cosmetici pronta per essere utilizzata. 
Mi chiesi se quella deficiente della Smith non avesse usato la scusa dell'alcool (che non aveva mandato giù) per strusciarsi senza pudore e vergogna su tutti i ragazzi carini che conosceva, per poi tornare nuovamente da Lysander e rovinargli la serata come aveva tentato di fare fin dall'inizio. 
« Ehi, Cassandra, tutto bene? Ti vedo sconvolta. » Dominique passò senza troppi giri di parole al contrattacco ma la Smith non sembrava in vena di pensare a lei. Piuttosto, non aveva occhi che per me e la cosa non era per niente piacevole.
« Sto benissimo, Dominique. » rispose Cassandra, non levandomi gli occhi di dosso. E la cosa continuava a non essere piacevole. « Sono venuta qui sperando di trovare la tua cara cuginetta, e così è stato. Beh? Come ti senti adesso che hai ottenuto quello che volevi? »
Tossicchiai.
« Come, scusa? » 
« Oh, non fare l'ingenua, Potter! » sbottò Cassandra, agitando la mano e mettendo in ascolto tutte le ragazze che erano presenti in quel bagno. Dominique non si era accorta che la sigaretta era finita tanto che era applicata sul volto contratto della Smith. « Non riuscirai a farmi litigare con Lysander. » 
Ci misi un attimo per metabolizzare le sue parole, poi scoppiai a ridere.
« Mi sei troppo indifferente per occupare i miei pensieri, Smith. » dissi, nel tono più sincero che potesse esserci. 
Se pensava di tenersi caramente il biondastro, che se lo tenesse pure! Per me era solamente un amico e non poteva essere assolutamente niente di più di un amico. E poi... chi diavolo si credeva di essere quella Cassandra Smith? Lungi da me separarla dal suo innamorato che, inoltre, quella sera l'aveva scaricata come un bidone. 
Chi va a Roma perde poltrona, cara Barbie. 
« Non cercare di tenermi lontana da Lysander. » ribadì Cassandra, nel tono più minaccioso che si potesse trovare, mentre si avvicinava a me lentamente. « Lui vuole me, vuole me da anni, e tra poco ci fidanzeremo. »
« Buon per te. » gli assicurai, neutrale.
« Certo, continua a fare la simpaticona. » insistette la Smith, con le sue amichette dietro di lei che ridacchiavano sdegnose. « Ma non riuscirai a rovinare la nostra storia, stronza! » e mi spinse con tanta forza che io, impreparata, finii nel cubicolo addosso a Dominique e mi bruciai una coscia con la sigaretta accesa. 
Nel momento in cui realizzai cosa era successo, se qualcuno mi avesse letto la mente in quel momento gli si sarebbe bloccata la crescita.
Cassandra Smith e le sue amiche defilarono via dal bagno e le ragazze presenti cominciarono a protestare e a commentare il gesto poco gentile della Smith. Io e Domi, invece, eravamo avvinghiate come due lesbiche nel bagno e non riuscivamo a scrollarci di dosso l'una dall'altra talmente che eravamo incastrate. 
« Merlino santissimo! » urlai, cercando di calmarmi, mentre afferravo volentieri la mano offertami da una ragazza che non conoscevo. 

« Che sgualdrina! La detestano quasi tutti qui. » disse la ragazza, aiutandomi a rimettermi in piedi. « Quella Cassandra ha superato ogni limite, vero? » 
« Oh sì che l'ha superato! » ringhiai, facendo schioccare le nocche e tastandomi la bruciatura di sigaretta che mi aveva forato una parte di calza.
Intanto, anche Dominique si era alzata e aveva un'espressione molto più omicida della mia.
« Se non le corri dietro per strapparle quei quattro capelli biondi tinti da Barbie che si ritrova, giuro che lo faccio io! » esclamò Domi furibonda, inspirando profondamente e pulendosi il vestito ormai sporco di polvere e sporcizia e, soprattutto, alcool andato a male. 
Ma non avrei permesso che Domi si battesse con la Smith al posto mio. Infatti, dopo nemmeno un minuto, uscii impettita fuori dal bagno come una vipera velenosa, sbattendomi addirittura con violenza la porta alle spalle e facendo voltare un paio di ragazzi dalla mia parte nonostante la musica fosse alta. Prima che potessi fare un solo passo verso Cassandra Smith, estrassi la bacchetta e la puntai contro le casse della musica.
« Silencio! »
E la musica zittì di botto. Non diedi neanche il tempo ai ragazzi di realizzare la situazione o di protestare, che stavo già urlando come un'ossessa.
« STRONZA! » strillai, piantandomi sui talloni e individuando la Smith al centro della pista. I ragazzi mi fecero spazio e si misero in cerchio attorno a me, osservando la scena, chi con preoccupazione e chi con estrema curiosità. « Prova a mettermi di nuovo le mani addosso e ti faccio pentire di essere venuta al mondo! »  
Un attimo di silenzio, poi...
« Tu sei pazza. » disse la Smith, indietreggiando. « Lysander, la tua amica sta impazzendo. Non la vedi? Vuole dare spettacolo, come il suo solito! Dovevo immaginare che... » 
Come sempre, la Smith non faceva che recitare la sua poco simpatica sceneggiata. E non finì neanche di completare la frase da copione che aveva memorizzato che gli fui addosso come un leone selvaggio. Mi aveva stancata e doveva pagarla per la spinta villana che mi aveva dato in bagno, facendomi finire sulla malcapitata Dominique. 
Nel giro di pochi secondi regnò il caos sulla pista.
Menai gomitate, calci, pugni e via di seguito, mettendo in atto le mie più forti tecniche di arti marziali, mentre quella dannata Cassandra Smith mi tirava i capelli e colpiva ogni centimetro di me che riuscisse a colpire con il tacco della scarpa. Attorno a noi si era creato una specie di cerchio di cui io e Cassandra ne eravamo il centro, come se fossimo su una specie di wrestling.  
« Basta! BASTA! » 
Due braccia possenti e forti mi staccarono da Cassandra e in un attimo mi ritrovai per terra, sul pavimento gelido, e con la gonna alzata quasi per tutta la coscia. Sentii sotto la testa qualcosa di morbido e intravidi mio cugino Hugo.  
No, un attimo... HUGO?! 
« Ma tu non eri ubriaco fradicio da non fare un passo? » fu la prima cosa che dissi. 
« Ho bevuto la Pozione Sbronzante e l'effetto finisce dopo qualche oretta. » mi spiegò brevemente mio cugino, tenendomi saldamente per un braccio. « Anche io credevo di aver bevuto in modo normale, ma quel bicchiere conteneva la Pozione. Comunque, che ti salta in mente di scatenare una rissa con Cassandra Smith qui dentro, eh? » 
Anche Louis, Fred e Dominique intervennero, precipitandosi al centro pista. 
« Ma che sta succedendo? » si intromise Fred, spalancando la bocca.
« Bella domanda. » sbottò Mark arrabbiato, alzandosi le maniche del vestito e raggiungendoci a sua volta.
Tutti i ragazzi, compreso il DJ, sembravano in ascolto.
« Vorrei saperlo anche io. » disse Lysander accigliato, continuando a tenere le braccia circondate attorno al corpo di Cassandra.
« È stata quella stronza a cominciare! » sbottò Dominique, puntando il dito accusatore verso la Smith e non curandosi minimamente di tenere un tono dignitoso.
« Lysander... non crederai a queste due vipere, vero? » Cassandra, che godeva del fatto che il biondino l'avesse separata da me e la tenesse stretta tra le sue braccia, lo fissò con aria minacciosa. 
« VIPERE A CHI?! » tornò a contrattacco Dominique, prima che Louis la afferrasse per un braccio intimandole di darsi una calmata. 
« Siete patetiche! » continuò ad insultarci la Smith. 
« PATETICHE A CHI?! » urlammo io e Dominique, contemporaneamente. 
Gli occhi degli invitati alla festa dardeggiavano da me, Dominique e Cassandra senza sosta, come se stessero seguendo un'interessante partita di tennis.
« Smettetela! » sbottò Louis, irato.
« Questo è un complotto, una cospirazione! » Cassandra continuava ad inventare balle stratosferiche per passare da vittima indifesa agli occhi di Lysander e di tutti i ragazzi. « Quelle due si sono coalizzate contro di me! »
« Oh, piantala di fare la vittima! » sbuffai, alzando un braccio come per mandarla a quel paese.
« Zitta, Potter, che mi hai aggredita! »
« Sei stata tu a cominciare, razza di cretina! »
« CRETINA A ME?! »
« Sì, proprio a te! »
« LYSANDER! La stai sentendo, la tua amichetta? »
« Volete smetterla tutte e due?! » gridò Lysander, col tono esasperato di chi non ne può proprio più e guardando Cassandra con espressione di rimprovero.
« È stata la tua fidanzatina a cominciare! » infierii, continuando ancora a divincolarmi dalla presa ferrea di mio cugino.
« Concordo! » mi diede man forte Dominique.
« Fatti i cazzi tuoi, Dominique. » intervenne Fred, che per la prima volta in vita sua sembrava intenzionato a mettere fine ad una rissa e ad un pettegolezzo coi fiocchi.
« Questi sono effettivamente cazzi miei! » Dominique aveva spalancato la bocca, sconvolta da tale affronto.
« MA VOLETE PIANTARLA TUTTI QUANTI?! » esclamò Mark, con le mani tra i capelli in segno di esasperazione pura e con tutta l'aria di chi preferirebbe essere altrove piuttosto che trovarsi in mezzo ad una sottospecie di faida familiare, oltre che ad una rissa tra ragazze. « Questa qui è una festa in maschera di Halloween e i vostri affari privati non interessano a nessuno. »
Nella sala si sentì una sorta di “Parla per te!” seguito da delle risatine sparse.
« E va bene! » concluse Mark, seccamente. « DJ, rimetti la musica e quel che deve succedere succeda. E non dite che non vi avevo avverti... »
Ma non ci fu affatto modo di rimettere la musica e continuare a festeggiare la macabra festa di Halloween. Le parole di Mark furono improvvisamente coperte da uno strillo acutissimo e agghiacciante proveniente da fuori.
« C-cosa... chi ha urlato? » chiese qualcuno, con voce terrorizzata. 
Mi voltai di scatto verso Hugo e vidi il mio orrore riflesso nei suoi occhi: era successo qualcosa di grave. Nessuno osava muoversi, nessuno riusciva a fare un passo.
« Chi ha urlato in quel modo? » insistette la prima voce.
« Non lo so! » si sentì in risposta. « Proveniva da fuori! » Poi ci fu un altro strillo e parecchi passi, come se fuori stessero iniziando a correre per i corridoi.
Nel giro di qualche secondo, eravamo tutti fuori alla Stanza delle Necessità. Hugo mi prese la mano e insieme ci facemmo largo nel corridoio del settimo piano, dove sembravano stipati quasi tutti gli studenti del castello. Notammo in un baleno l'agitazione che regnava: alcune ragazzine del primo anno piangevano e altri studenti sussurravano spaventati tra di loro. 
Fissai mio cugino con intensità e, con un muto accordo, chiedemmo permesso per passare avanti e vedere cosa fosse successo. In un primo momento, non notammo nulla di strano a parte i professori, bianchi come cadaveri. Poi la parete catturò la nostra attenzione. Sulla parete, una volta immacolata, erano segnate queste parole:
 
TEMI ANCORA, HOGWARTS: SIA FATTA GIUSTIZIA.
E COME MOSCERINI, DI NUOVO, VERRANNO SCHIACCIATI.

E sotto alla scritta nera come la pece il corpo insanguinato di Bellatrix Lestrange.
  
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