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Autore: Mattia_Brambilla    08/04/2014    0 recensioni
Lo psicologo mi disse che quando scrivo creo un personaggio con delle enormi "barriere mentali" -usò questo termine "fra virgolette"- poiché sono condizionato dalla paura inconscia dell'altro.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo scrittore scrive:
Lo psicologo mi disse che quando scrivo creo un personaggio con delle enormi "barriere mentali" -usò questo termine "fra virgolette"- poiché sono condizionato dalla paura inconscia dell'altro. 
«Sì?»
«Devo dirle di sì, è una delle prime impressioni che ne ho tratto.»
«Ah, e dove?»
«Bé, innanzitutto lei presenta un personaggio estremizzato, che a volte arriva a toccare il "grottesco" -di nuovo "fra virgolette"-; il personaggio ha parti di stereotipi amplificati, e richiama un'inconscia "chiusura mentale" -"fra virgolette"- su certi argomenti e certi fatti relazionati all'altro. Nonostane ciò, nonostante la sua paura mascherata e sfogata tramite comportamenti di "odio, distacco e disprezzo" -ancora le "virgolette"-, la sua personam letteraria ha una moralità e dei pensieri tutti suoi (e suoi, di chi con cui ora sto parlando), che rompono lo stereotipo e creano un'opera in cui è presente il cervello dello scrittore (la sua filosofia) all'interno del corpo di chi lei aspirerebbe. Il suo personaggio è, senza offenderla, una corazza, un qualcuno che lei aspirerebbe ad essere, in modo da sententirsi protetto e difeso dall'"altro".» Mi sorrise.
«Ah, già, sono un povero stronzo che si finge qualcun'altro.»
«No, no, no, non volevo dire questo!»
Gli scoppiai a ridere in faccia. «Oh zio, professore, dottore! Non si preoccupi. La stavo prendendo solo per il culo.»
«Ahahahah.»
«AHAHAHAHAH!»
«Signor...»
«Dottore!»
«Ehm, signor...»
«Dottore!»
«Sì, signor...»
«Dottore! Dottore! DOTTORE! DOTTOREEEE!»
«Sig..»
«DOTTORE!»
«Si calmi, la prego...»
«Sono calmo, DOTTORE! Lei, lei, lei, lei sembra mooooolto nervoso! OsOvReN
«Ehm, che? Mi per...»
«Dottore, DOTTORE! ... Sa che ore sono?»
«15:45»
«Ah, grazie. AHAHAHAHAHAHAH!» 
«Perché ride?»
«Adoro prenderla per il culo.»
«Senta, la smetta, lei è qui perché obbligato, e io pure. Non mi faccia perdere tempo, mi lasci fare il mio lavoro, la prego.»
«Bé, lei mi lasci fare il mio!»
«Intende che dovrebbe essere a scrivere in questo momento?»
«Intendo che il mio lavoro è romperle i coglioni. Sempre se non le dispiace, messere!»
«Per lei dottore.»
«Dottor Messere.»
«Solo dottore, per piacere.»
«Ahahahahahah, lei è una testa calda, non sa trattare coi pazienti.»
«Faccio questo lavoro da più di venti anni, ritengo con molta probabilità di essere più in grado di lei di giudicare il mio operato.»
«Ma lei mi dice sempre che il giudizio su noi stessi è spesso errato a causa di caratteristiche fittizzie o accentuate in bene o in peggio da noi. Ergo, lei si crede un buono psicologo, ma non lo è
«In questo caso entra in gioco l'intelletto, la razionalità. Io so, per via della mia esperienza e della mia ragione, capire quando svolgo la mia funzione correttamente.»
«Intelletualismo etico! Ovviamente suo personale... Ascolti, oltre la retorica sterile e i pochi concetti (gravidi, per carità) che ha imparato a memoria all'università, io in lei non ci vedo nulla. Mi scusi, eh!»
«Come io non vedo nulla in ciò che scrive!»
«AHAHAHAHAHAH! Ma se un secondo fa stava analizzando i miei scritti e diceva di averci trovato tracce di moralità, rimasugli esistenzialisti, teorie di Nietzsche, a sprazzi idee Kierkeegardiane, il tutto influenzato da un relativismo sofista, eccetera, eccetera! Un botto di cazzate incoerenti, paroloni per rendere più evidente la distanza di intelletto, la "grande grandezza"-ora le virgolette le uso io!- della sua ratio (che a dir la verità è il suo ego) dal mio. Mi faccia dire che io, è vero, sono uno scrittore fallito e drogato, ma perlomeno cosciente della propria condizione; mentre lei è uno psicologo fallito, incosciente della sua inettitudine, oppure troppo conscio per affrontarla.»
Stette zitto. Io rincarai la dose:« E, senta,» dissi, accendendomi una sigaretta nonostante nelle scorse tre sedute mi avesse sgridato ad ogni mio tentativo di farmene una nel suo studio. «si crede un così grande psicologo che in queste sedute si è concentrato più su ciò che lei pensa di me e su ciò che scrivo (che le fotte quello che scrivo!?) più che su quello che io penso di me e su cosa mi abbia portato a essere ciò che sono, a fare gli "errori" (li reputate voi errori) di cui sono responsabile e a essere (forse) troppo chiuso in me stesso, stanco delle novità e cinico verso il Mondo. Lei non è solo inetto, è pure inutile. Ciò non la fa arrabbiare?»
Mi indicò solo la porta grigia. Intanto abbassava lo sguardo incazzato e ringhiava qualcosa. Io sbuffai fumo dandogli del:«Grandissimo coglione inetto!». Aggiungendo:«Domandati perché non pubblicano manco la copertina dei tuoi merdosi scritti!»
Uscii, sbattei la porta e mandai a cagare la segretaria che mi chiedeva il giorno per il prossimo appuntamento. Mi dimenticai di chiederle il numero, per l'"appuntamento" -'ste cazzo di "virgolette"-, ma non me ne fregava nulla: a casa mi aspettavano un bel porno, un pacchetto di fazzoletti, una confezione grande da sei e tre bottiglie di vino (due rosse e una bianco frizzante). E fanculo tutto il resto.
  
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